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Autore: Dreamhunter    26/10/2008    3 recensioni
Un viaggio. Una tomba. Antiche lettere. Una storia del passato che si intreccerà con il presente... Crossover con AtS e BtVS, spoiler sino al penultimo episodio della terza stagione di Bones.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: Cross-over, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 6
I SEGRETI DELLO SCRIGNO

“Fai piano...”.
“Sto facendo piano, Bones...”.
“Ricordati che questo scrigno è stato chiuso per più di cento anni...”.
“Lo so. Incredibilmente a scuola mi hanno insegnato a contare...”.
“Non forzare così la serratura! Rischi di romperla...”.
Uno sbuffo. Seeley abbandonò le mani in grembo. “Vuoi aprirlo tu, madame l'antropologa? Bene. E' tutto tuo”.
“Non ci riesco”, ammise Temperance cupa. “Come se tu non lo sapessi. Sei rimasto a guardarmi per dieci minuti, mentre ci provavo”.
“Già... Quindi perché tu non fai la stessa cosa? Guardami. E basta. Mi deconcentri”.
Accigliato, lui si chinò di nuovo sullo scrigno. Non c'erano parti arrugginite: la nicchia di pietra l'avevo protetta, almeno sino al crollo della tomba, circa un mese prima. Probabilmente anche ciò che vi era conservato all'interno doveva essere in buone condizioni. Si concentrò sulla serratura. Non era chiusa a chiave, solo incastrata...
“Aspetta...”, mormorò. Si alzò e sparì in bagno.
“Dove vai?”, chiese Temperance.
“Aspetta, Bones, aspetta...”.
Dopo qualche secondo, Seeley tornò con delle forbicine per unghie. “Non so di chi siano, erano nell'armadietto dello specchio. Le avevo notate ieri sera”. Con cautela, infilò le punte nella serratura. “Vedrai che...”.
Nel silenzio notturno si udì un click e lo scrigno si aprì.
Un sorrisone illuminò il volto di Seeley. “Ah! Chiamami MacGyver, baby!”.
Lei sbatté le palpebre. “Chi?”.
“Non importa... Pronta?”.
“Pronta”.
Sollevarono il coperchio, lentamente. Quasi con dolcezza.
Con rispetto. E un pizzico di apprensione.
Dallo scrigno si levò un odore pungente. Odore di tempo.
Odore di memoria, di oblio.
Affascinato, Seeley deglutì. “Cosa sono, Bones?”.
“Sembrano due involti di velluto...”, rispose Temperance, sporgendosi a prendere quello più piccolo, annodato ad un'estremità, a formare un sacchetto. Il velluto era rosso scuro, pregiato.
Quando ne sciolse il nodo, sul palmo della sua mano cadde un medaglione, appeso ad una catenella.
“Accidenti!”, esclamò Seeley. “E' quello che penso io? Oro massiccio?”.
“Direi proprio di sì...”, valutò lei, soppesando il gioiello. “Questo genere di medaglioni di solito contiene sempre qualcosa... Mi passi le forbicine, per favore?”.
Fu facile, il fermaglio del medaglione non oppose resistenza.
“Che cosa c'è dentro, Bones?”.
“Capelli...”, sussurrò Temperance, mostrandogli un ricciolo finissimo di colore biondo miele. “Capelli di neonato...”.
Seeley annuì. “Il figlio...”.
“E c'è anche un anello... d'argento...”. Deponendo il ricciolo nel medaglione, lei ne trasse l'anello, che brillò, sotto la luce delle lampade. “E' da uomo. Un claddagh”.
“Un... che?”.
“E' l'anello tradizionale irlandese. Altamente simbolico. Ecco... qui...”. Gli indicò la forma peculiare del monile: due mani che tenevano un cuore sormontato da una corona. “Le mani corrispondono all'amicizia, il cuore all'amore, la corona alla lealtà”.
“Originale... E intrigante... Un anello irlandese da uomo...”. Seeley ammiccò. “Scommetterei che apparteneva all'amante...”.
“Avrebbe un senso”, concordò Temperance. “Nei carteggi che abbiamo esaminato nel pomeriggio, c'erano molte lettere da e per Cordelia Chase Lynch, ricordi? Viveva nei pressi di Galway e Drusilla andava a trovarla spesso... E' presumibile che abbia incontrato l'uomo tramite lei...”.
“Può essere, ma Drusilla conosceva di sicuro anche un altro irlandese... Il cognato di suo cugino. Il pittore. Liam O'Connor”.
“Quello del ritratto che ti somiglia? Era sposato...”.
Seeley rise. “Oh, sì... Come se non avessimo mai affrontato casi di fedifraghi... E poi Wesley dice che ha ritratto Drusilla più bella di quanto non fosse... e corrisponderebbe anche al profilo tracciato dalle nostre teorie: un uomo impegnato, non disponibile...”.
“Secondo Willow, però, O'Connor era felicemente impegnato. Il suo era un matrimonio d'amore”.
“Tu hai sempre sostenuto che la monogamia è irrazionale, no?”.
“Certo. E non ho cambiata idea”, proclamò Temperance. “Mi sto solo limitando alle informazioni che abbiamo. E secondo le cronache l'unione matrimoniale di O'Connor è stata serena per tutta la vita”.
“Ah, Bones...”. Seeley scosse la testa, estraendo dallo scrigno l'involto più grande. “Da fuori qualsiasi matrimonio può apparire felice. Solamente i due coniugi in questione possono sapere come stanno davvero le cose. E spesso pure loro sono confusi in proposito...”.
“Non ho commenti. Non ho esperienza diretta di relazioni monogamiche esclusive e durature”. Lei lo sbirciò. “Nemmeno tu. Non matrimoniali”.
“E' vero”, concesse lui, mentre svolgeva la stoffa vellutata dell'involto misterioso. “Ma ho esperienza di casi che coinvolgono persone sposate. E quasi mai, dall'esterno, i problemi coniugali sono evidenti. Anzi, di frequente, più il matrimonio è in crisi nel privato, più, molte volte, i due si dimostrano uniti in pubblico. Credo si tratti di una sorta di pudore o...”. Trattenendo il respiro, Seeley si interruppe. “Wow, Bones!! Abbiamo vinto la lotteria! Speravamo di trovare delle lettere e invece...”. Buttò di lato il velluto. Rivelando una specie di grosso quaderno. “E' un diario! Il diario di Drusilla! Speravamo di trovare delle lettere, però questo è decisamente meglio!”.
Senza troppi complimenti, Temperance glielo strappò.
Con il cuore che batteva a mille. Chissà perché...
Quella vicenda nascosta nelle pieghe del passato la stava catturando in una maniera oscura ed ipnotica... Romantica... L'aggettivo le balenò a tradimento nella mente... Per un istante. Si sforzò di ignorarlo e si dedicò al diario. Alla calligrafia nitida ed elegante di Drusilla De Lancy.
La stessa delle lettere che avevano esaminato con Willow, eppure diversa... Nuova. Libera. Emozionata.
“La prima annotazione risale al dicembre 1861...”.
“E...?”, domandò Seeley, protendendosi. “Avanti, Bones, leggi!!”.
Lei sospirò profondamente. Ok.
E cominciò a leggere...

“Windham Manor, 2 dicembre 1861
E' tarda notte e nel caminetto ormai il fuoco è spento. Il mio polso destro è debole ma riesco a scrivere più agevolmente della settimana scorsa. E' una sensazione piacevole, dopo tanto tempo di inattività, e ho deciso di iniziare questo nuovo diario. Ho un grande desiderio di raccontare ciò che è accaduto negli ultimi mesi e devo farlo su pagine bianche, intonse... Forse, quando gli eventi assumeranno una forma concreta d'inchiostro sotto i miei occhi, allora comprenderò le bizzarre emozioni che mi agitano...
Da principio non mi sono resa conto del mutamento. Tutto è stato così famigliare, consueto... Ad agosto feci visita a Cordelia Chase Lynch, nella sua casa estiva sull'oceano, vicino a Galway. Sapevo che la moglie di mio cugino è originaria di quella città e non mi meravigliai di incontrarne il fratello, ad un ricevimento di Cordelia.
Mi rammentavo di lui. Me lo avevano presentato alla nozze di mio cugino. Liam O'Connor. Dipingeva. Aveva regalato agli sposi un loro ritratto. Ricordavo anche la sua bella consorte, straniera, esotica. Insieme creavano un connubio attraente.
Al ricevimento di Cordelia, la signora O'Connor però non era presente. Come me, si trovava in visita da amici, nella campagna londinese. E Mister O'Connor venne da solo. Conversammo a lungo e ne rimasi colpita. Un uomo di tale presenza e personalità... Confesso che l'avevo giudicato avventatamente. Pensavo vivesse di mondanità e feste. Ed al contrario lo scoprii schivo e riflessivo.
Un uomo amante dell'ombra. Quanto io lo sono della luce discreta.
Se non scrissi sul mio vecchio diario di quella serata estremamente gradevole fu perché ero troppo stanca. Ed io non ho mai provato stanchezza dopo un ricevimento. Tedio e noia, sovente. Mai stanchezza...
Mi ripromisi di scriverne l'indomani, ma Cordelia mi tenne impegnata e nel pomeriggio cercai qualche momento di solitudine con una passeggiata che si prolungò per cause di forze maggiore.
O per un gioco del destino?
Se cammino sola, nella quiete della natura, tendo a distrarmi, a smarrirmi con la mente. E' da questi vagabondaggi che nascono i miei versi. Quel giorno, in particolare, percepivo in me un'energia straripante, impetuosa... E fui avventata, temeraria. Mi spinsi nell'esplorazione di sentieri sconosciuti e tortuosi. Finendo col cadere.
Fu allora che mi ruppi il polso. E che Mister O'Connor mi trovò. Mentre tornavo verso la proprietà dei Lynch, in lacrime per il dolore, sotto una pioggia improvvisa e sempre più fitta.
A dispetto delle intemperie, dopo avermi lasciata al sicuro, egli andò anche a prelevare personalmente il medico e Cordelia lo invitò a cena, per ringraziarlo. Un'altra serata piacevolissima... Che non potei annotare a causa del polso. La cosa mi turbò.
Tuttora non so il perché.
Avrebbe dovuto contrariarmi maggiormente l'impossibilità di scrivere le mie poesie. Non potevo infatti dettarle a nessuno. Ho bisogno di comporle in privato, nell'intimità della mia anima... E in quei giorni avrei voluto scriverne talmente tante...
Mister O'Connor venne a farmi visita quotidianamente. Si fermava non più di un'ora, per un tè in giardino, con me e Cordelia, ma mi abituai ai suoi modi gentili e pacati, ai suoi occhi scuri e intensi, ai suoi sorrisi rari e luminosi. Ai nostri discorsi sull'arte e la letteratura. Alla sua compagnia... Sino a che mi disse che doveva raggiungere la moglie a Londra.
“Non amo molto questo genere di vita, ma Elisabeta sì. Ha necessità di stare tra la gente”, mi raccontò, con una vaga dolce arrendevolezza. Poi mi guardò, di sottecchi. In quel momento Cordelia non poteva udirci, intenta a calmare uno dei figli che si era sbucciato un ginocchio giocando. “Miss De Lancy... mi concedereste il permesso di scrivervi?”.
Trasalii. Si preoccupò. “Non è mia intenzione mettervi in imbarazzo”, aggiunse. “Desidero solo serbare la vostra amicizia... E' stata un dono inatteso per me. Non importa se non potrete rispondermi per via del polso. Mi accontenterò di sapere che mi leggerete”.
Acconsentii, naturalmente.
Non ho mai avuto un uomo per amico. Di norma frequento i mariti delle mie amiche o intrattengo educate corrispondenze di natura squisitamente dialettica con altri poeti, ma un vero amico... No. Gli uomini non badano molto a me. Mi ritengono una strana creatura, immagino. Non Liam, però.
Sì, ormai, nei miei pensieri, lo chiamo Liam.
Mi ha scritto molte lettere, di settimana in settimana, piene di argomenti ed ispirazione. La sua amicizia è divenuta una fonte di nutrimento per la mia anima. La consapevolezza dell'esistenza di qualcuno che si pone nei confronti del mondo con occhi simili ai miei mi conforta e mi riscalda.
E domani, egli sarà qui. Giungerà in visita da sua sorella Catherine, per trascorrere a Windham Manor le festività natalizie.
Sono colma di emozione e aspettativa all'idea di rivedere il mio caro amico.
Il mio caro amico...
Finalmente riesco a scriverlo e a prenderne atto. Questo diario mi ha aiutata, come auspicavo. Sono stata tanto confusa, ma ora realizzo appieno la bellezza di quanto accaduto. Ho un amico.
Mi sento ricca”.

Al termine dell'annotazione, Temperance tacque.
E Seeley sospirò. Riscuotendola. D'un tratto, lei rimise a fuoco la stanza da letto, le lampade accese, le tende leggermente smosse dalla brezza estiva. E Booth, a gambe incrociate davanti allo scrigno vuoto.
Per un po' tutto si era annullato.
Le parole di Drusilla De Lancy l'avevano risucchiata in un'altra realtà.
In un'epoca lontana. E l'immagine del suo sogno, la donna con gli occhi trasparenti e la penna in mano, aveva acquistato un'inquietante tridimensionalità.
“Beh...”, esordì Seeley spezzando il silenzio. “Avevamo ragione entrambi. Il famigerato amante era Liam O'Connor e Drusilla lo ha incontrato in casa dei Lynch”.
“Non possiamo ancora essere certi che si tratti di lui. Drusilla ha sottolineato più volte di considerarlo un amico”, gli fece notare Temperance. “Forse l'amante deve ancora entrare in scena. Magari O'Connor viene citato nel diario perché è tramite quest'amicizia che lei ha poi conosciuto l'altro uomo”.
“Sì, è possibile”, convenne Seeley, pensieroso. “Però... non so, a me non è parso che Drusilla stesse parlando di un amico. Mi ha dato l'impressione che piuttosto stesse parlando di un'anima gemella... Un'amicizia così stretta tra un uomo e una donna può veramente rimanere tale?”.
La risposta di lei fu istintiva. “Tu ed io siamo amici”.
Colto in contropiede, lui per un attimo ammutolì.
“Che c'è? Non sei d'accordo? Non lo siamo?”.
“No, no, Bones, lo siamo... Ma è una cosa differente. Cioè, noi due lavoriamo insieme, siamo partners... Non è che siamo...”.
“Anime gemelle?”. Temperance rise. “No, è vero. E' una cosa differente”.
“Appunto”.
“Infatti”.
“Già”.
“Sì... Continuo a leggere, Booth?”.
“Continua a leggere, Bones”.


Grazie come a sempre a tutte,per la lettura e i commenti. ;)


  
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