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Autore: Alfietta    15/11/2014    1 recensioni
il mio non è un bel lavoro, con le disgrazie degli altri noi ci guadagnano lo stipendio. Ma se non parliamo noi della verità chi lo farà? questa è la storia di una giornalista, che aiuta al polizia autostradale. In questa sua avventura, incontrerà non solo pericoli ma anche strane emozioni
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Invio l’articolo. Ho cercato di essere il meno di parte possibile. È la sua entrata in società. Questo vuol dire che seguiranno feste, aperitivi e molti ospiti. Forse devo fare dello shopping.

“Questo sabato ci sarà la festa per Ryan”

Questo sabato= arriva Ben

Festa=debutto in società

Per Ryan= oh cazzo tutto la società.


Come immaginavo ecco che arriva il giorno del suo debutto. L’articolo andrà in stampa giovedì in prima pagina alcune delle foto che ho scattato e sotto il titolo “è una scommessa vincente?” è un bel pezzo. Ho fatto un buon lavoro e ne sono orgogliosa, ma molto critica perché non è nel mio stile.

Ma Ben? Forse non dovrei farlo venire. Insomma è più di quel che pensavo. Farlo entrare in società e fargli fare il suo debutto. Dopo 3 mesi? Forse è troppo. Dovremmo
parlarne. Prima che venga.

“Quanti posti dobbiamo mettere per te?” mi chiede mia madre mentre sistema il prototipo della sala.

“MMh due forse. Non ne sono sicura. Ti farò sapere questa sera.”

“Sai che devo mettere Ryan al tavolo nostro. Non so dove però”

“Io (e Ben) potrei mettermi nel tavolo con Susan e la sua famiglia e voi con Michael e Ryan”

“Non mi piace dividere la famiglia. Tua sorella va bene, lei ha i suoi figli. Ma se Dio vuole poterete tutti i vostri rispettivi compagni. Quindi mi andrebbe di fare un tavolo
con tutti voi”

“Michael porta la ragazza!?!” chiedo sorpresa mangiando un croissant

“Si, non vedo l’ora di conoscerla! Ma anche di conoscere Ben e Sharpain”

“Chi?” chiedo distratta

“Ben il tuo ragazzo” dice tenendo in mano dei bigliettini. Alza le spalle come se fosse normale

“Si, questo l’ho capito. Ma mi chiedevo. Mio fratello sta con una ragazza che si chiama Sharpain?”

Scoppio in una risata. È molto eccentrico come nome. E anche strano. Non ci posso credere. Scommetto che sarà bionda con un fisico da paura. Speriamo non  superficiale.

“No, Sharpain è la mia ragazza” entra in sala Ryan con in mano una cartella e dei documenti. Ha l’aria stanca ma soddisfatta. Io sto ridendo ancora di più. Be’ menomale che non è mia cognata

“Ah… Ehm… è un bel nome” mia madre di spalle a Ryan sorride. Sicuramente ha pensato la stessa cosa che ho pensato io.

“Be io vado. Devo finire una cosa per il lavoro. Ci vediamo” lo salutiamo, ma prima di andarsene si ferma sulla porta e va a dare un bacio sulla guancia a mia madre e lei
sorride contenta. Che momenti dolci. Anche se sono un po’ invidiosa, io e mia madre abbiamo un rapporto stupendo, ma so che Ryan in questi anni ha fatto più da figlio lui che io.

“Sharpain? Scherziamo? Lui vorrebbe entrare in società con una tipa con un nome così?”

“Non essere discriminatoria. Magari è una ragazza fantastica. Dolce e premurosa. Non possiamo saperlo”

“Non te ne ha mai parlato?” chiedo curiosa

“Si, una volta soltanto. Ma qualche mese fa. Era un appuntamento al buio e lui era  molto agitato. Ma poi non mi ha mai detto com’è andata a finire. Credevo non fosse
il suo tipo. Di come ne parlava. Ma adesso sembra il contrario”

“Tu dici? Ma sono curiosa di sapere com’è” dico ridacchiando. Mi siedo sulla poltrona e guardo mia madre

“Sharpain. Come fai a non essere razzista?” ridacchiamo insieme.

 “Amore. Come stai? Sto preparando la valigia. Cosa mi devo portare? So che sto solo 3 giorni ma vorrei essere impeccabile, sai per i tuoi, quindi che dici se facciamo insieme la valigia?”

È così pieno di energia e voglia di fare che mi mette il sorriso. Ha i capelli tutti spettinati sembra si sia alzato adesso. Indossa la sua maglia bianca.

“Lo hai detto ai tuoi che vengo vero? Come l’hanno presa? Io non sto più nella pelle. Cioè me la sto facendo sotto ma credo sia normale.” Dice poi sedendosi di fronte al pc e osservandomi.

“Forse dovrei farmi la barba. Sai per non sembrare un senzatetto” continua toccandosela.

“Arrivo venerdì pomeriggio, verso le cinque. Mi vieni a prendere, spero, ti prego non mandarmi un autista non saprei come comportarmi” mi supplica. Non parlo. Mi basta guardarlo è così. Dolce,naturale, rilassante.

“Amore? Scusa sto parlando solo io senza lasciarti il tempo di rispondere.”

“Tranquillo… è una bella cosa. Tutto questo tuo entusiasmo. Io direi le tue solite maglie, i tuoi jeans non quelli strappati, una o due camice e magari un completo elegante” magari buttandola cosi, non gli farò capire quanto importante sia per me questa festa.

“Un completo elegante? Perché?” chiede sospettoso

“C’è questa festa, a casa, inviteranno un po’ di gente. È l’entrata in società di Ryan. E anche la tua visto che ci sei… sai è tipo una di quelle occasioni importanti. Molto
importanti, in cui dovrai impressionare la gente.” Lui fa un paio di facce strane e poi mi dice

“ se per te è importante, lo è anche per me” sospiro


Facciamo la valigia, ci mettiamo molte cose che forse non userà mai. Poi prende i regali: per i piccoli una macchinina e una bambola, per mio padre una bottiglia di vino che ha pagato troppo e per mia madre un foulard molto delicato. Si dice che l’affetto non si compra. Ma un aiuto in queste situazioni non fa mai male.

“Ho letto l’articolo che mi hai mandato. Quello su Ryan, bel lavoro. Anche se non è il tuo genere”

“Non mi ci è voluto molto. So lui, so la compagnia, so cosa si aspetta la gente e cosa si aspetta mio padre. È molto commerciale”

“Appunto, per niente il tuo genere”

“è carino, un bel pezzo. Ma non mi rispecchia. È totalmente diverso da quel che voglio scrivere io”

“Già. Vedrai troverai qualcosa…” mi rassicura

“Speriamo”

“Allora come mi devo comportare?” chiede poi come un alunno che prende appunti

“ Si te stesso. Vedrai che andrà benone”

“Tu dici?”

“Amore. Io ti amo. E loro ti adoreranno e se non lo faranno? Fa niente!” gli sorrido.

“Va bene”

“Amore ora devo andare mia madre sta urlando. Sarà in crisi di tovaglioli. Non saprà se scegliere il rosa o l’argento” dico sentendo urla di sotto

“ Vai salva la situazione. Ci vediamo tra qualche giorno. Un bacio”

“A domani”
 


“Mamma? Che succede?” mi avvio nella sala da pranzo alla ricerca di quella donna che sta urlando

“Nonna?” rimango sconvolta nel vedere la signora Margharet Sali nel soggiorno di casa, indossa un vestito molto elegante bianco con le perle e un capello gigantesco.

Non posso crederci. È davvero mia nonna? La donna che ha dato la tortura a mia madre per tutto il suo matrimonio? La donna rigida come un manico di scopa? La stessa donna che all’età di otto anni mi insegnò a camminare sui tacchi?

“Tesoro ti ho detto mille volte di non chiamarmi cosi” esclama come se le avessi ferito l’orgoglio. È in piedi con i segna posti dei tavoli in mano.  Ha l’aria superiore. Lei è superiore.

Osservo mia madre: ha assunto la posizioni di ubbidienza; Sorriso di circostanza né troppo vero né troppo falso; postura elegante, spalle erette e gambe accavallate. Non mi sorprendono le urla che ho sentito. Non era mia madre, era mia nonna!

“Miss Sali è un onore vederla!” le dico andandola ad abbracciare. Lei con modi molto schizzinosi mi accoglie/respinge e io sorrido. È sempre stata una donna senza peccato. O con così tanti peccati da non farci più caso. Una vera roccia. Che non ammette obbiezioni, o bianco o nero, non sia mai un grigio, potrebbe far scoppiare una rivolta nazionale.

“Piccolina, anche per me è un vero piacere, stavo giusto parlando con tua madre dei posti. I Martz non vanno assolutamente messi con i Kors, hanno divergenze
“personali”, non so se mi spiego, che potrebbero uscire casomai questi due si incontrassero. E poi Wintter con i Olpus? Veronica cara. Cosa mi combini?” mia madre in segno di risposta beve un sorso di thè e sorride imbarazzata.

“Menomale che sono venuta a impedire queste tragedie!”

“Meno male” risponde seccamente mia madre, che situazione. Davvero, peggio non poteva andare per mia madre.

“Andrea? Non ho capito! Come mi devo comportare?! È un galà! Mi ci vuole un corso accelerato di galateo!”

“Vieni da noi. Oggi pomeriggi. Ti spiegherò le basi. Anche se ci sarà Alex la giù!”

“Andrea sei un angelo! Grazie”

“Preparati sarà un pomeriggio intenso”

“Sono pronto!” sono educato a dovere, ma devo rifrescarmi la memoria riguardante le regole “eleganti”, il “galateo”. So che Alex mi aiuterà lo stesso ma voglio
impressionare anche lei. Giusto per stupirla un po’.


“Allora iniziamo come si sta seduti a tavola: il tovagliolo si tiene aperto sulle gambe, schiena eretta, staccata dalla sedia.” Sono seduto a tavola con entrambe le
bambine che seguono le parole della mamma passo passo. E io cerco di fare lo stesso.


“Ben staccato  dalla sedia” mi ribecca

“Brava Aida! Ben prendi esempio” la piccola ridacchia e io le faccio la linguaccia.

“Ben! Nessuna linguaccia a tavola!” starnazza Andrea. La prende molto seriamente lei.

“ È maleducazione mangiare il pane prima di essere serviti o fra un piatto e l'altro, bere senza prima aver passato l'acqua o il vino al commensale alla propria destra o
sinistra che ha il bicchiere vuoto. Quindi devi pensare prima agli altri e poi e te!” mi dice guardandomi dritto negli occhi quasi da farmi paura.


“Sono un poliziotto! Lo faccio di mestiere tranquilla!” la rassicuro. Mentre prendo un sorso d’acqua, ma mi fermo un attimo prima notando il bicchiere della piccola vuoto.

Lo riempio e poi sorseggio la mia acqua. Molto stile all’antica, sobrio e importante.


“ Il capotavola aspetta che i piatti di tutti i commensali siano serviti, e viceversa i commensali aspettano che il capotavola inizi per primo il suo pranzo. Prima di servire

il secondo, bisogna aspettare che tutti i commensali abbiano terminato il primo. Chiaro?”


“Certo. Aspetto tutto, anche a costo che si raffreddi?” chiedo imbronciato

“Anche a costo che si surgeli!” risponde indispettita. Alzo le mani in segno di arresa.

“Bene ora passiamo alle presentazioni”

“Si questo mi interessa!”

“Nelle presentazioni: si presenta sempre la persona più importante per prima preceduta dal titolo di maggiore rilievo (di studio o incarico professionale), la stretta di mano
non avviene mai da seduti ma alzandosi in piedi e porgendo la mano destra, ed è la persona alla quale ci si presenta, non quella presentata, che dovrebbe porgere per prima la mano. Per l'uomo è d'obbligo alzarsi, mentre non lo è per le donne. Compri?”


“Oui”

“Non ti preoccupare per la lingua. Sono tutta gente che sa più di una lingua e casomai non dovessi capire, scusati e cerca di esprimerti al meglio” 

“Va bien”

“Perfect”

“continuiamo. Mai dire Buon appetito o cin cin e mai dico mai chiedere del sale. Se lo trovi sulla tavola, bene lo puoi prendere. Ma se no mai chiederlo alla padrona.
Potrebbe pensare che non apprezzi il cibo offerto”


“ Ora passiamo alle postante: primo si parte sempre dall’esterno ad utilizzarle e in secondo luogo durante le pause le posate vanno messe nel piatto con i lembi rivolti verso il basso, la posizione esatta è raffigurata dalle 20.20 dell'orologio. Finito il pasto le posate sono con i lembi verso l’alto, parallele alle ore 6.30. fammi vedere se avete capito”

Io e Aida le facciamo vedere come le vuole messe ma la piccolina che ancora non sa l’orario ci guarda e poi scoppia a piangere. Poverina. Si arrabbia con la mamma perché non le ha spiegato l’orario. La prendiamo in braccio e le facciamo tornare il sorriso, le mostriamo come deve fare e lei si asciuga le lacrime con il fazzoletto.
Povera piccola. È così adorabile.


Andrea mi spiega un altro paio di cose e poi mi spedisce a casa. Domani è un grande giorno. Finalmente la rivedrò non sto più nella pelle. Mi è mancata un sacco. Sono proprio felice di rivederla. Me la sto facendo un po’ sotto. Non so bene cosa aspettarmi. Almeno adesso so un po’ come comportarmi. Sono rassicurato per un po’, ma terrorizzato dall’altro. Tra l’altro il padre di Alex non ha preso bene la mia venuta. Ma spero che conoscendomi cambierà idea su di me. Almeno io ci provo. In fondo non mi nemmeno conosce!




EBBENE ECCOMI QUA! PERDONATEMI!!! MA HO AVUTO DAVVERO UN PERIODACCIO. NON SONO RIUSCITA A SCRIVERE PER UN Pò. SONO UN DISASTRO A RISPETTARE I TEMPI. TRA SCUOLA, RADIO, AMICI E FAMIGLIA. PERDONATEMI COMUNQUE SONO TORNATA CON QUESTO NUOVO CAPITOLO. 
EBBENE, SI AVVICINA L'INCONTRO TRA BEN E RYAN E ADESSO ANCHE IL BALLO PER LA LORO ENTRATA IN SOCIETà.
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE :) CI VEDIAMO AL PROSSIMO CAPITOLO
-A

 
  
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