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Autore: TwoWorldsCollide    15/11/2014    1 recensioni
"Prego?" sentii una voce provenire alle mie spalle.
Mi voltai e mi trovai di fronte la ragazza che ore prima si era improvvisata una guida turistica
"Che vuoi?" chiesi infastidita.
"Sai che non è educato rivolgersi a un tuo superiore con questi toni?" mi chiese con un sorriso.
"Un mio superiore? Quanti anni avrai? Al massimo 22?" risi beffarda.
Sospirò. "Tu sei Demi. Giusto?" chiese e io annuii. "Dimmi Demi, perché bussi alla mia porta?"
"Lei è Miss. Callahan?" chiesi incredula.
"Si, in carne e ossa."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Demi Lovato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero sveglia nel cuore della notte. Mi rigiravo nel letto per ritrovarmi sempre nella stessa posizioni. Sempre a fissare il soffitto, con un unico pensiero nella testa: Marissa! Fin quando la mia attenzione non venne attirata dal vibrare del mio cellulare. Afferrai il cellulare e notai scritto: "Sole." Nel leggere il nome sul telefono subito iniziai a sorridere. 
-Dormi?-
-No. Pensavo. Tu come mai non dormi?- chiesi preoccupata.
-Devo dirti una cosa.- nel leggere quel messaggio iniziai a farmi mille paranoie. 
-Cosa?-
-Sono andata da Immacolata per chiederle di restare io qui a scuola nel caso qualche alunna non sarebbe potuta andare a Londra- 
-Quindi?-

-Quindi mi ha detto NO. Mi dispiace.- 
-Non fa niente.- scrissi velocemente. Ero dispiaciuta, ma non l'avrei mai ammesso. 
-Dolce notte.- 
-Notte-


Dormii fino a tardi. Potevo e volevo. Fin quando qualcuno non mi svegliò con una cuscinata.
"Anche se è sabato, non vuol dire che devi dormire tutto il giorno." mi disse una Selena saltando sul letto e continuando a prendermi a cuscinate. 
"Lasciami dormire." mormorai. 
"Su forza. Alza il culo da quel letto." disse tirandomi le coperte. "La madre superiore oggi annuncerà i nomi di tutti gli studenti che andranno a Londra."
Mi alzai, sedendomi al centro del letto. "Selena per piacere chiamala col suo cazzo di nome a quella lì." mormorai.
"Anche se penso che andremo tutte. Vabbe è da vedere. Tu che ne pensi?" disse ignorando le mie parole. 
Ammiravo la sua capità di riuscire a portare avanti un discorso da sola, ignorandomi. 
"Penso che .." 
"Si lo so. La pensi come me. Su forza vai a vestirti." disse euforica. 
"Ma io.. Va bene." risposi alzandomi. 


"Allora ragazze, come previsto oggi dirò i nomi di chi ha avuto l'autorizzazione per partire." disse immacolata entrando in mensa. "Iniziamo con.." si guarndò intorno, poi tornò a guardare la lista. "Diciamo che solo una ragazza non potrà partire e visto che nessuna collega si è offerta di restare qui e rinunciare al viaggio... beh resterò io con lei." disse guardandoci una per una. "Per il momento è tutto." 
Cercai lo sguardo di Marissa che velocemente fuggiva al mio. 
"Nessuno si è offerto di prendere il suo posto?" chiesi in un sussurrò a me stessa. 
E Marissa? Mi aveva mentito? Perché? 
"Lovato." mi voltai di scatto.
"Mi dica suor Benedetta." 
"Tesoro la madre superiore vuole vederti nel suo ufficio." 
"Ok." dissi alzandomi.


Bussai. Aspettai una risposta dall'altro lato che non tardò ad arrivare.
"Voleva vedermi?" chiesi entrando.
"Si. Allora Lovato, la punizione è terminata, ma mi dispiace dirti che non potrai andare a Londra." disse dispiaciuta. E lo sembrava davvero.
"Posso farle una domanda?" 
"Certo." 
"Ma nessuno. Proprio nessuno, neanche Suor Benedetta o Miss Callahan si sono offerte di restare?" chiesi cercando una risposta a tutte le mie domande.
"No. Cambierebbe qualcosa?" 
"No. Assolutamente." 
"C'è un'altra cosa Lovato. Ma forse è meglio se ti siedi." 
Perché dovevo sedermi? Cosa stava succedendo? "Cosa succede?" 
"Ieri ho chiamato tua madre, non riuscendo a rintracciarla ho chiamato tua nonna." disse interrompendosi, come se cercasse le parole più adatte da usare.
"Quindi?" 
"Ha risposto Meghan." 
"Si è mia zia. Ma mi scusi la domanda cosa centra con tutto questo." chiesi confusa.
"Mi ha chiesto di darti un permesso. Mi ha chiesto di lasciarti uscire per un pò, per poter andare a casa." disse abbassando lo sguardo, per poi tornare a guardami. "Mi ha detto che la nonna non sta bene e non sa per quanto tempo puo' resistere ancora." 
La nonna? La mia nonna? 
All'udire quelle parole il mondo mi crollo addosso e le lacrime non tardarono ad arrivare. Sembravo un fiume in piena. 
E Immacolata forse lo sapeva. Forse sapeva cosa significasse perdere qualcuno che si ama tanto. Così si alzò e venne ad abbracciarmi. 
"La prego, mi dica che non è vero." 
"Lo so fa male. Ma ora puoi avere il permesso per andare da lei. Puoi passare un pò di tempo con lei." sussurrava quelle parole cercando di placare il mio dolore. "Puoi vivertela ancora, anche se per un pò." 
"No. Lei non capisce. E' la cosa più vicina ad una mamma che io abbia mai avuto." dissi in preda al pianto.
"Lo so. Meghan mi ha raccontato alcuni frammenti della tua vita. Per questo ti dico che ..puoi andare se vuoi. Tua zia verrà qui tra un paio di ore e ti porterà da tua nonna." disse lasciandomi libera da quell'abbraccio. 
"Come farò senza lei? Non avrò più nessuno."   
"Sei una persona che ne ha passate tante. Sei forte. Quindi alzati, prepara le valigi e vai da tua nonna. Ha bisogno di te." disse con tono deciso e io annuii cercando di fermare le lacrime che continuavano a rigarmi il viso.


Corsi per il corridoi, con gli occhi colmi di lacrime. Arrivai in camera e iniziai a preparare le valige. Non importava cosa c'infilassi dentro, l'importante era far presto. In meno di mezz'ora finii di preparare le valige, indossai i vestiti con i quali ero arrivata. Con i quali la nonna mi aveva visto l'ultima volta. Presi la chitarra e la valigia e andai da Immacolata. 
"Lovato già sei pronta ad andare?" mi chiese sorpresa.
Annuii. "Quando si tratta di mia nonna, farò sempre a pugni con il tempo." 
Sorrise. Era un sorriso dolce. Uno di quelli di chi sa cosa vuol dire perdere una persona tanto cara e cercare di passare più tempo possibile con lei.
"Tua zia a momenti arriverà. Vuoi aspettarla qua?"
"No, andrò fuori. Io, ho bisogno di aria. Si. Ho bisogno di pensare e forse ho bisogno anche di fumare."sussurai. "Si direi che ho bisogno di pensare all'aria aperta e di fumare." dissi ancora una volta con tono deciso.
"Facciamo che tu non mi abbia detto che devi fumare." disse sorridendo. "Ah Demi hai detto a qualcuno della tua partenza?"
"No. Le chiedo un favore, sempre se può farmelo." 
"Dimmi."
"Non voglio che nessuno sappia niente. Nessuno dei miei amici o insegnati." dissi decisa.
"Va bene." 
"Grazie." dissi uscendo.


Era ormai mezz'ora che aspettavo mia zia nel cortile est della scuola. Ero seduta sotto una grande quercia e non facevo altro che fumare. 
Piangere e fumare. 
Fumare, piangere e pensare. 
Pensare, pensare e piangere. 
Pensai a mia nonna e alla sue parole quando mi scopriva a piangere. 
"Bambina mia, non piangere. Hai un dono. Canta il tuo dolore. Suona il tuo dolore. Affronta il tuo dolore. Avrai sempre voglia di piangere, ma ti aiuterà a sentirti meglio." 
Così presi la chitarra e inziai a suonare una musica lenta. 
Una musica piena di dolore e rabbia. 
Una musica di riconoscimento, di gratitudine e di amore. 
Ogni parola che avrei voluto dire in quel momento a mia nonne iniziarono a venire fuori come un fiume in piena.

"Quando mamma mi ha lasciata e io piangevo,
tu mi dissi: "Sei la bambina che volevo."
Anche se sapevo che non sarebbe tornata più indietro,
per farmi forza ti stringevo, soffrivo meno.
E se vedevi che io a volte non ero contenta,
facevi di tutto per non farmi sentire diversa. 
Malgrado adesso io abbia qualche annetto in più,
ti chiedo scusa se non sono come mi vorresti tu."

E mentre le parole uscivano senza freno, i ricordi iniziarono ad affollare la mia mente. 
Immagini mie e di mia nonna. 
Sorrisi, abbracci, pianti e baci. 
Feste, regali e cene.
Il primo giorno di scuola. La prima volta sulla bici. La prima chitarra. 
Le lacrime iniziarono ad invadere di nuovo il mio viso. Strinsi a me la chitarra e mi lascia cadere in un pianto liberatorio. Un pianto di paura e dolore. 
"Demi?" due braccia forti e a me sconosciute mi strinsero forte.





PS: Vi prego non odiatemi! Comunque che dire? Ah si, ho un enorme casino in testa e questo capitolo è uscito fuori da quel casino, ma come si dice? Non è finita qui eheheheh =D Coooomunque, alcune mie amiche dicono sempre: "Quann duje se vonn' cient nun c' ponn!" E' un detto napoletano, in poche parole sta a significare che quando due persone si amano, cento persone non ci possono far nulla è inutile combattere. Perché se due persone si amano davvero supereranno qualunque ostacolo.
NB: Spero che il capitolo vi piaccia e mi scuso per gli errori, ma sopratutto mi scuso se non sono riuscita a scrivere bene in napoletano. =) Alla prossima! Ops quasi dimenticavo, la canzone inserita nel testo, sono i versi di una canzone di GionnyScandal.
   
 
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