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Autore: Evee    16/11/2014    2 recensioni
Seto Kaiba aveva finalmente capito due cose.
La prima era la ragione per cui fosse sempre stato tanto ossessionato da quella carta.
La seconda era il perché sentiva che non si sarebbe mai potuto innamorare di nessun'altra che non fosse lei.
Ma quello che non sapeva ancora era che presto l'avrebbe incontrata di nuovo... Anche lei infatti lo stava cercando, anche lei lo voleva vedere.
Ma lo voleva vedere morto.
[ Blueshipping ]
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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VI - You're not alone

{Tell me
Do you really know me?
Do you really see me?
When you forget
You're fighting on your own but
You are not alone
When your sky is falling
When your pain is calling
Don't forget
I will take you home
You are not alone
}

 

Una voce familiare lo calmò all'istante, prima ancora che il panico gli annebbiasse la mente e lo portasse a compiere mosse avventate.

-No, si fermi!- gli bisbigliò quello che aveva riconosciuto essere Isono.

Seto si voltò contrariato verso il suo assistente, che provvedette dunque a lasciare subito la presa.

-Neanche per idea.- gli rispose a denti stretti.

-Ma signore, stanno arrivando!- protestò.

Il ragazzo decise di ignorarlo, volgendosi di nuovo verso le scale e reggendo con fermezza la sua SIG Sauer. Erano sotto attacco, non gli sembrava il momento migliore per distrarsi e mettersi a chiacchierare.

-Ed io sono pronto a riceverli.- ribatté.

Isono tuttavia non si lasciò intimidire, ormai fin troppo abituato a fronteggiare il suo pessimo carattere. Purtroppo, gli svariati anni di servizio e di confidenza sembravano avergli fatto perdere del tutto un po' di sano, vecchio timore reverenziale. Il che, in tutta onestà, non lo aveva mai infastidito più di tanto... Ma cambiò subito idea quando il suo assistente decise che poteva permettersi anche di afferrarlo per un braccio ed iniziare a strattonarlo nella direzione opposta.

-E' troppo pericoloso!- insistette ostinato.

-Isono, lasciami immediatamente!- sibilò Seto -Devo fermarli...-

-E io devo tenerla al sicuro.- replicò il suo assistente, spavaldo come non mai -Si fidi di me. E' meglio se ci allontaniamo da qui...-

Seto si accigliò ancora di più. Lo aveva sempre apprezzato per la sua fedeltà incondizionata, ma in quella circostanza tutto quello zelo era decisamente fuori luogo.

-Non ho intenzione di scappare!- gli fece presente, con un tono che non ammetteva repliche.

-Infatti non fuggiremo...- fece Isono, le labbra increspate in uno strano sorriso malizioso -Li prenderemo alle spalle.-

Quell'idea era così buona che si pentì di non averla avuta lui stesso. Ma era stato troppo accecato dalla furia del momento per valutare le sue opzioni con lucidità, e aveva cercato subito uno scontro frontale. Tuttavia agire d'impeto era rischioso: aveva già ucciso altre persone in passato, ma non aveva poi tutta quella dimestichezza con armi e sparatorie. Invece aveva un altro vantaggio a suo favore: giocava in casa. Dunque, poteva approfittare della sua familiarità con il campo di battaglia. I due intrusi erano entrati dall'ingresso principale, per cui loro potevano raggiungere la porta di servizio, fare il giro della villa e coglierli di sorpresa. Ma, per farlo, dovevano agire in fretta.

-Vediamo di muoverci, allora.-

Detto questo, scattò nella direzione opposta e superò di slancio Isono, che rimase un attimo indietro, troppo interdetto e stupito di essere riuscito a convincere il suo ostinato capo con tale facilità.

 

***

 

Non si era mai sentita tanto impotente.

In tutte le sparatorie in cui era stata coinvolta, non le era successo neanche una volta di parteciparvi dietro le quinte, anziché in prima linea. Ed era talmente frustrante, lasciare che fossero gli altri a decidere la sua sorte. Era abituata a lottare in prima persona, per cui le era intollerabile il dover attendere e subire il corso degli eventi. Anche se, ad una riflessione più attenta, non avrebbe saputo bene per quale fazione avrebbe dovuto tifare. Certo, se i suoi colleghi avessero avuto la meglio sarebbe stata finalmente libera... Ma poi non avrebbe potuto evitare di confrontarsi con Kurosawa. E la prospettiva la terrorizzava. Benché avesse sempre avuto un debole per lei, sapeva anche quanto diventava furioso quando qualcuno lo deludeva... Per contro, se Kaiba fosse riuscito a respingere quell'attacco sarebbe rimasta sua prigioniera, ma sarebbe stata al sicuro. Per quanto, non avrebbe saputo dirlo... Ma forse sarebbe riuscito davvero ad aiutarla come si era proposto di fare. O forse avrebbe potuto approfittare di lui, e stare al suo gioco fino a quando non le avesse servito su un piatto d'argento un'altra occasione per ucciderlo. Così, avrebbe portato a termine il suo incarico e non avrebbe avuto più ragioni per temere l'ira di Kurosawa. Sarebbe rimasta vincolata a lui, certo, ma ormai non la considerava quasi più un'imposizione. Se anche si fosse liberata da quella dipendenza, poi che cosa ne sarebbe stato di lei? Uccidere era la sola cosa che sapeva fare.

Era ancora combattuta da quei dubbi, quando la porta della camera in cui si trovava venne aperta.

A quel rumore sussultò, non sapendo cosa aspettarsi, né cosa sperare. Da quanto riusciva a sentire lo scontro al piano inferiore era ancora in corso, ma con minore foga. Ormai andava esaurendosi, ed il vincitore era prossimo ad essere decretato. Ed era indubbio che chiunque stesse per varcare quella soglia glielo avrebbe presto annunciato.

Si voltò trattenendo il respiro, e non appena vide di chi si trattava sentì la tensione scivolarle via di colpo. La sua mente non si era affatto decisa su quali fossero le sue reali aspettative, ma la sensazione di delusione che le avvinghiò lo stomaco le fece capire che non era quella, la persona che sperava di rivedere.

Era sì un giovane alto e moro, con un sorriso beffardo sulle labbra. Ma non era lui.

-Suppongo che sia tu, la preziosa “White Lady”.- sogghignò.

 

***

 

Si arrestò dietro l'angolo, ansimando e con il cuore in gola.

Lui ed Isono avevano attraversato di corsa la villa fino a raggiungere l'ala opposta, avevano sceso la scala di servizio a due gradini alla volta ed infine si erano scaraventati fuori dalla porta sul retro, pronti a girare attorno al perimetro della sua abitazione. Prima di raggiungere l'ingresso principale, però, ritenne più prudente fermarsi per controllare la situazione. Il suo assistente lo precedette, sporgendosi con cautela.

-E' libero.- decretò infine, inclinando la testa perché lo seguisse.

Dunque si affrettarono verso il portone principale, dal quale continuavano a giungere i botti assordanti della sparatoria. Anche l'altro uomo alla fine si era introdotto all'interno, ma a quanto pareva Fuguta stava riuscendo a trattenerlo. Senza perdere altro tempo, superò Isono prima che potesse fermarlo e si affacciò sull'atrio con la pistola tesa davanti a sé e le dita sul grilletto, pronte a premerlo. Individuò subito l'intruso e senza troppi indugi fece fuoco.

In rapida successione sentì la SIG Sauer scalciare nelle sue mani, esplodere il proiettile, ed infrangere il vetro dello specchio sul lato opposto del salone. Serrò la mandibola, insoddisfatto.

Aveva mirato male, ma soprattutto aveva attirato l'attenzione su di sé.

L'agente non tardò a voltarsi verso la sua direzione, e con lui la sua arma. Tuttavia Seto non seppe mai se quello avesse una mira migliore della sua, o se con un secondo tentativo sarebbe riuscito a colpirlo.

Fuguta fu il più rapido, e gli piantò un proiettile nel cranio.

Il colpo si rivelò ben più violento di quanto si aspettasse: l'uomo sussultò e cadde riverso all'indietro, andando ad aggiungere sul pavimento altro sangue e quello che probabilmente era liquido cerebrale. Rimase a fissarlo con distacco, per nulla impressionato e, anzi, in parte affascinato da quel macabro spettacolo. La vita era qualcosa di talmente prezioso, eppure si stupiva sempre della facilità con cui quei 21 grammi potevano essere strappati via dal corpo, lasciando nient'altro che carne dietro di sé.

-Signore, sta bene?-

Alla voce di Fuguta si riscosse, tornando di nuovo vigile. Non era il momento di abbandonarsi a riflessioni filosofiche. L'emergenza era tutt'altro che risolta.

-Dov'è l'altro?- gli chiese rapido, senza neanche rispondere alla sua domanda.

-E' salito al piano superiore.- gli rivelò la sua guardia del corpo -Ho temuto per lei, signore, credevo l'avesse trovata...-

Ma Seto non ascoltò nemmeno il seguito della frase. Perché anche se lui ora non si trovava più al primo piano, sapeva bene che quel bastardo sarebbe riuscito comunque a scoprirvi qualcuno. E lui non poteva permetterglielo. Con uno scatto furioso si lanciò sulle scale, subito inseguito dai passi e dalle voci di Isono e Fuguta, che gli gridavano di fermarsi. Ma qualunque cosa avessero detto o fatto, non sarebbero riusciti a trattenerlo. Non stava prendendo in considerazione i rischi a cui poteva andare incontro, e men che meno l'agire con cautela.

Nella sua mente c'era posto solo per Kisara.

Raggiunse di corsa la stanza in cui l'aveva lasciata, e senza pensarci due volte aprì la porta di botto, facendovi irruzione. Teneva la pistola puntata saldamente davanti a sé, pronta per l'uso, ma scoprì che dentro non c'era nessuno a cui sparare. La camera era deserta, e tutto intorno a lui era silenzioso, immobile. Tutto tranne le tende, appena mosse dal vento che penetrava dalla finestra aperta.

Seto digrignò i denti e tirò con frustrazione un pugno al muro, con tanta violenza da sbucciarsi le nocche.

Era arrivato troppo tardi.

 

*

 

-Sei morti. Cinque uomini e una donna, è corretto?-

Seto rivolse un'occhiata distratta all'agente della squadra omicidi, lasciando che fosse Isono a dargli la conferma di quella specie di bollettino di guerra. Era stato un vero massacro: avevano trovato i corpi senza vita di due sorveglianti al cancello d'ingresso, mentre nell'atrio giacevano ancora due delle sue guardie del corpo, una cameriera e ovviamente il solo intruso che erano riusciti a prendere. Sembrava un campo di battaglia. Sperava soltanto che gli sbirri si muovessero con i loro rilievi e si portassero via i cadaveri, prima che tornasse suo fratello da scuola. Riuscire a pulire e sistemare tutto per tempo era semplicemente impossibile ma, anche se non avrebbe potuto tenergli nascosto l'accaduto, avrebbe gradito quantomeno evitargli quella vista. In realtà gli sarebbe piaciuto insabbiare del tutto la questione, ma purtroppo Isono, non appena si era reso conto che erano sotto attacco, aveva dato l'allarme all'istante.

Ed ovviamente la polizia era arrivata in tempo non per aiutarli, ma solo per procurargli altre rogne.

Il detective Mori, che fino a quel momento si era aggirato guardingo nell'atrio, scavalcò con agilità i vari corpi disseminati sul pavimento e quelli della scientifica chinati su di essi ad analizzarli, avvicinandosi a lui inesorabile.

-Bene, signor Kaiba. E' giunto il momento che mi dia qualche spiegazione sull'accaduto...- gli disse, brandendo il suo taccuino con fare battagliero.

Seto incrociò le braccia in segno di chiusura, guardandolo torvo. Più tempo passava in sua compagnia, e più l'insofferenza che provava nei suoi confronti cresceva a dismisura.

-Dopo di lei, se non le dispiace.- replicò -Vorrei tanto sapere con quale criterio li scegliete, gli agenti da assegnare come scorta.-

Il volto del poliziotto cambiò rapidamente colore, in un misto tra l'imbarazzato e l'oltraggiato.

-I nomi di quei due mi sono stati imposti dall'Agenzia Nazionale, benché io preferissi loro uomini di mia fiducia.- rispose infine -Ed è alquanto sgradevole da ammettere, ma non sarebbe la prima volta che la criminalità organizzata riesce a corrompere degli agenti, o addirittura ad inserire degli infiltrati nelle forze dell'ordine.-

Seto si limitò ad un battito di ciglio. Come al solito l'investigatore gli stava solo confermando cose che già da solo aveva intuito. D'altronde, aveva a che fare con Riichi Kurosawa.

-Comunque, non appena avremo tra le mani anche l'altro agente può stare certo che non la passerà liscia.- continuò il detective Mori.

Quella frase gli offrì l'occasione per formulare quella proposta che già da un po' gli ronzava in testa. In tutta onestà la sua intenzione iniziale era quella di andare a sistemare quella storia da solo, ma forse un po' d'aiuto non sarebbe guastato. Se proprio non poteva evitare il coinvolgimento della polizia, tanto valeva approfittare della situazione.

-Potrei darvi una mano, con quello.- gli disse quindi.

-Non se ne parla proprio.- fece l'agente, fulminandolo con lo sguardo -Non ammetto intromissioni nelle mie indagini, tantomeno da parte di civili...-

-Neanche quando il civile in questione sa esattamente dove trovare quello che state cercando?- gli domandò Seto, con un sorriso accattivante.

Il detective ponderò quella domanda per qualche istante, chiaramente combattuto tra la sua integrità professionale e il desiderio di giustizia.

-E sentiamo, come farebbe ad esserne così certo?- gli chiese con fare sospettoso.

Seto esitò per un momento. Spiegarglielo avrebbe richiesto troppo tempo. E soprattutto avrebbe significato parlargli di Kisara, e non voleva farlo per nessuna ragione. Non solo perché non poteva appellarsi alla legittima difesa per giustificare l'averla tenuta sotto sequestro, ma soprattutto perché avrebbe comportato denunciare che era stata lei a cercare di ucciderlo. E lui non voleva metterla ulteriormente nei guai.

Ma, fortunatamente, per convincerlo gli bastarono due semplici parole.

-Localizzatore GPS.-

 

***

 

Non appena scese dall'auto, venne scossa da un tremito.

E non fu per l'aria gelida che si era alzata, in prossimità del tramonto. Non fu neanche per la vista del locale notturno davanti al quale era stata portata. Era il pensiero di quello a cui sarebbe andata incontro, una volta al suo interno. Vedere Kurosawa era per lei sempre un'incombenza sgradevole, cui si sottoponeva solo quando era strettamente necessario farlo e per il minor tempo possibile. Se era di buon umore le toccava solo sopportare le sue avanches, se invece non lo era a quelle si aggiungevano insulti e percosse. In genere ciò era poco prevedibile ed abbastanza casuale, ma quella volta aveva più di un motivo per ritenere che non sarebbe stato semplicemente di cattivo umore.

Sarebbe stato molto peggio.

Il giovane che l'aveva scortata fin lì la spinse dentro, dove si erano già radunati i primi clienti. Dall'ambiente il locale appariva innocuo e rispettabile, il posto ideale dove trascorrere una piacevole serata: luci soffuse, arredi eleganti, musica d'atmosfera. Ma Kisara era stata in fin troppi posti simili, e sapeva bene che i frequentatori abituali non vi si recavano per bere semplicemente un drink... Una volta passata la mezzanotte, nei privé avrebbero avuto luogo attività tanto immorali quanto illegali, tra cui spaccio, prostituzione e gioco d'azzardo. Quella era solo un'immagine di facciata. Una perfetta metafora di Riichi Kurosawa.

Fu proprio in una di queste stanze adiacenti che venne condotta. L'aria era pesante a causa della mancanza d'aria e dell'odore acre del troppo fumo che vi si era impregnato nel tempo. Ma un ulteriore contributo lo stava dando il sigaro dell'uomo che, sdraiato su un divanetto di pelle rosso scuro, presto si sarebbe andato ad aggiungere agli altri mozziconi gettati nel posacenere lì accanto.

-Buonasera, signore.- disse allora il suo accompagnatore, infrangendo il troppo silenzio -Vengo a farle rapporto.-

Kurosawa si limitò ad un cenno d'assenso, accordandogli il permesso di parlare.

-Abbiamo fatto irruzione a Villa Kaiba, ma nonostante avessimo il vantaggio della sorpresa non siamo riusciti ad avere la meglio. Il mio collega è morto, ed io sono stato costretto alla ritirata. Comunque, sono riuscito a riportarle White Lady, come mi aveva richiesto...-

-Vedo.- commentò Kurosawa, benché non avesse rivolto a Kisara neanche un'occhiata -Per fortuna che c'è ancora gente di cui posso fidarmi.-

A quella frase il cuore della ragazza saltò un battito. Quel commento non preannunciava nulla di buono... Ma per il momento non aggiunse altro. Il ragazzo al suo fianco proseguì quindi con il suo resoconto, descrivendo nel dettaglio l'operazione e quanto era riuscito a scoprire su Kaiba nei giorni precedenti.

-Capisco. Puoi andare, ora.- lo congedò dopo una decina di minuti Kurosawa, una volta esaurite le informazioni da riferire -Riceverai domani l'accredito del tuo compenso.-

Il giovane allora ringraziò e provvide ad accomiatarsi rapidamente, lasciandoli soli. Improvvisamente fu come se, assieme a lui, se ne ne fosse andato anche il poco ossigeno rimanente nella stanza. Respirare le divenne così difficile da essere quasi doloroso. Ma era una sensazione che provava sempre, quando era in sua compagnia. Nonostante tutte le cose fatte e viste negli anni le avessero indurito il carattere e il cuore, davanti a lui continuava a sentirsi sempre a disagio, in colpa, come quella bambina ancora con le mani sporche di sangue. E mai come in quel momento le sembrò di rivivere la stessa scena, perché, al pari d'allora, sapeva di averlo deluso. Così rimase ferma dov'era, paralizzata, consapevole di non potergli sfuggire ma comunque cercando di rimandare quel confronto il più possibile.

-Avvicinati, mia cara.- le disse, il tono pericolosamente lusinghiero -Hai paura di me, per caso?-

No.

Ne era terrorizzata.

 

[dimmi
mi conosci per davvero?

mi capisci per davvero?
quando dimentichi
che stai combattendo da sola ma
non sei sola
quando il tuo cielo sta precipitando
quando il tuo tormento sta chiamando
non dimenticare
che ti riporterò a casa
tu non sei sola]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Ta-dannn!!! Alzi la mano chi aveva previsto la comparsata del buon Isono! In premio, provvederò a regalarvi dei biglietti eccezionalmente gratuiti per Kaibaland, grazie alla gentile offerta -coff coff- del nostro sponsor!!!

Vabbeh, torniamo seri ora e veniamo alle precisazioni del capitolo: quando Seto si abbandona all'esistenzialismo e fa riferimento a “21 grammi”, allude al peso che tale Duncan McDougall ha attribuito all'anima, ricavandolo dalla differenza del peso corporeo prima e dopo la morte. Si tratta di esperimenti effettuati all'inizio del '900, ma che a quanto pare sono stati confermati anche recentemente.

Negli intenti questo avrebbe dovuto essere il penultimo capitolo... Anzi, in realtà l'idea iniziale era di scrivere una song-fic a mò di pandant della mia “My heart will go on”, limitata alla scena della festa primo capitolo (il che spiega anche il perché sia risultata più lunga delle altre parti). Ma, come sempre, una volta che si inizia le idee aumentano e nella realizzazione la storia è venuta ben più prolissa ehm...

Thanks a tutti voi, see u next sunday!!!

Kisses,

- Evee

 
   
 
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