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Autore: The son of rage and love    16/11/2014    1 recensioni
Kurt Gallagher è un ragazzo buono, intelligente, suona la chitarra da quando era piccolo e ha una band.
Ma il destino gli ha fornito delle pessime carte, portandolo su cattive strade e rendendo la sua esistenza un totale fallimento. La musica è l'unica a non averlo mai abbandonato, e con lei è riuscito a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita.
I problemi ci sono ancora, sempre, ma tutto sommato la sua vita ha preso una piega positiva, finché un giorno non incontrerà qualcuno: una ragazza, un esempio per molte persone, ma che in quel momento non può essere l'esempio di nessuno. Come lui, avrà perso la sua strada e Kurt cercherà di aiutarla a ritrovarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I giorni successivi agli Alternative Press Awards furono... Complicati.
Il Monumentour venne messo in pausa per alcune giornate, così che gli artisti potessero riposarsi e dedicarsi ad altro oltre che alla musica: il che sarebbe stato fantastico se solo Chad non avesse deciso di unirsi a noi proprio in quei giorni.
Non dovevo organizzare il backstage, non dovevo sistemare le attrezzature, non dovevo supervisionare i meet and greet e perciò non avevo nessuna scusa per poter scappare lontano ogni volta che mi ritrovavo Hayley e Chad davanti agli occhi... Il che capitava fin troppo spesso.
Era più che ovvio che lei lo avesse perdonato, o meglio che avesse dimenticato, e con questo ricominciava il ciclo autodistruttivo che caratterizzava la loro "relazione" da oltre un anno. E l'unica cosa che potevo fare era restarmene a guardare in silenzio, o quantomeno potevo sfogarmi con Alf quando lo portavo a fare le sue usuali passeggiate... Davvero fantastico.
Ma non passava giorno in cui Hayley non mi chiedesse di riprendere a guardare i film di Scorsese, e io puntualmente le rispondevo che ero stanco o che non mi andava. Non le davo spiegazioni e lei non me ne chiedeva, era di nuovo fin troppo presa dal suo ragazzo... E io ero sempre più geloso.
Ma temevo che Chad le facesse del male se l'avesse vista scambiare più di una parola con me, e dato che lei adesso sembrava felice non volevo complicare le cose.
Facile a dirsi, quando l'unica cosa che volevo era stare un po' con lei.
In quei giorni avevo passato molto tempo con Taylor e Jeremy: le uniche fonti di distrazione oltre ad Alf. Avevamo suonato, giocato ai videogiochi e cazzeggiato, ma anche loro erano preoccupati per il ritorno di fiamma che aveva colpito in pieno Hayley. Si era trasformata in una quattordicenne tutta presa dalla sua prima relazione, che metteva il suo ragazzo prima di amici, parenti e persino prima di se stessa.
La situazione non migliorava se aggiungevamo Taylor e le sue domande più o meno esplicite su di me ed Hayley: a quanto pare aveva ancora dei dubbi su quel cavolo di mezzo abbraccio che aveva visto la sera degli Alternative Press Awards, e io dovevo sviare le sue domande con espressioni confuse o altre domande.
Per fortuna i giorni di pausa si conclusero senza esaurimenti nervosi e il tour riprese senza problemi.
Cercai di tenermi il più impegnato possibile, almeno finché Chad non fosse ripartito. Il che accadde dopo essersi visto un paio di concerti rigorosamente dal mio lato del backstage... Dire che per due sere dovetti trattenermi dal far scoppiare una rissa era poco.
Tirammo tutti un sospiro di sollievo quando la sua auto lasciò il parcheggio. Tutti tranne Hayley, che sembrava aver appena perso per sempre l'amore della sua vita.
Non ci eravamo ancora parlati, o meglio, lei aveva cercato di farlo con le solite proposte di riprendere le nostre "serate cinema", ma io avevo rifiutato ogni forma di dialogo o rapporto con lei.
La scusa era che temevo che Chad le facesse del male in qualche modo. Ma ormai avevo capito qual era la verità: temevo di non riuscire a controllarmi e di fare qualche stupidaggine che, se fosse giunta alle orecchie di Chad, non ci avrebbe pensato due volte a spaccarmi la faccia.
 
Era un altro usuale giorno di tour, stavo allestendo lo stand per il meet and greet quando il signor Roberts mi piombò alle spalle, causandomi l'ennesimo micro infarto.
- Smonta tutto Gallagher, il meet and greet è annullato. - Mi urlò in un orecchio.
Io sobbalzai e lo guardai confuso - Annullato? Come annullato? Perché? -
Il pelato bastardo mi sorrise - Beh questi non sono affari che ti riguardano. -
Lo guardai, serio, stavo seriamente per urlargli un grosso "vaffanculo" in faccia, ma per qualche ragione a me sconosciuta non lo feci.
Mr. Frustrazione si voltò e, dopo avermi ripetuto di smontare tutto, se ne andò.
L'odio e la voglia di ucciderlo vennero rimpiazzati velocemente dalla preoccupazione: perché diavolo il meet and greet era stato annullato?
Presi il cellulare e scrissi un messaggio a Jeremy per cercare di capire cosa fosse successo. Non mi rispose, il che mi fece preoccupare ulteriormente.
Mi sbrigai a smontare lo stand, volevo correre dai ragazzi per capirci qualcosa di più... E ce l'avrei fatta se la vocina fastidiosa del pelato non mi avesse placcato a pochi metri dalla meta.
- Gallagher dove pensi di andare? - Mi urlò, spuntando da dietro un bus come nei veri film dell'orrore.
Alzai gli occhi al cielo e mi voltai - Ecco... Io volevo... -
- Volevi andare ad allestire il backstage, giusto? - Mi interruppe, e mi guardò con un'espressione che diceva "se non lo fai ti licenzio e mi pulisco il culo con la tua busta paga".
Sospirai - Si, giusto. - Mormorai, abbassando lo sguardo.
Ed ecco che mi ritrovai dietro il palco a collegare cavi, sistemare le solite attrezzature mastodontiche e costosissime e ad accordare chitarre.
- Ehi Kurt, che ci fai ancora qui? - Mi chiese uno dei ragazzi che lavorava con me, che stranamente stava portando via alcune apparecchiature audio.
Abbandonai per un istante l'accordatura dell'ennesima chitarra e guardai il collega - Sto preparando le chitarre. - Dissi, confuso.
Lui scosse la testa - Il concerto è stato annullato, stiamo smontando tutto. Non te lo ha detto nessuno? -
Sgranai gli occhi. Annullato? Il concerto era stato annullato? Ma che diavolo stava succedendo.
Mi alzai e poggiai la chitarra.
- Puoi... Puoi coprirmi per un po'? Io... Devo fare una cosa. - Gli dissi, praticamente implorandolo.
Lui annuì, confuso dalla mia espressione preoccupata - S-si, tranquillo. -
- Allora grazie! - Esclamai guardandolo e schizzando fuori dal backstage subito dopo.
Corsi nel parcheggio, verso il bus della band. Stavolta non mi sarei fermato per nessun motivo, poteva arrivare anche Godzilla, ma io avrei raggiunto quel dannatissimo bus e avrei scoperto cosa stava succedendo.
La prima cosa che vidi furono Taylor e Jeremy fuori dal mezzo, seduti sull'asfalto del parcheggio. Non vedere Hayley lì con loro mi allarmò ancora di più.
- Kurt! - Esclamò Jeremy appena si accorse di me.
Li raggiunsi - Ragazzi ma che sta succedendo? Avete davvero annullato il concerto? - Chiesi con il respiro ancora affannato per la corsa.
I due si alzarono e si guardarono.
- Hayley sta male, si è chiusa nel bus e non vuole saperne di uscire. - Esordì Taylor con una calma disarmante.
Sgranai gli occhi - Cosa? C-che è successo? È-è per colpa delle… Pillole? - Chiesi, guardandoli entrambi e adesso ero decisamente agitato.
Jeremy scosse la testa - No, le pillole non c'entrano niente, lei... - Sospirò - È esausta e a quanto pare si è presa una qualche forma di laringite, oggi non si reggeva in piedi e per questo abbiamo dovuto annullare il meet and greet. -
Taylor prese parola - Il dottore l'ha visitata e le ha detto che ha bisogno di riposo e che non potrà esibirsi per almeno due tappe. - Scosse la testa.
- Lo sai com'è: vuole sempre dare il massimo, non vuole mai deludere i fan e questa l'ha presa come una sconfitta personale... E crede che starsene da sola a piangere nella sua cuccetta possa cambiare qualcosa. - Aggiunse Jeremy, facendolo suonare tanto come un rimprovero. Sicuramente sarebbe stato un padre esemplare, ma Hayley non era la figlia adolescente alla quale avevano dato buca al ballo di fine anno.
Sospirai - Da quanto è chiusa là dentro? - Chiesi, guardandoli entrambi.
- Da quando se n'è andato il dottore, saranno due ore ormai. - Rispose Taylor.
Abbassai lo sguardo. Mi sembrava un'eternità che io e lei non ci parlavamo seriamente, e riprendere a farlo con lei distrutta e in lacrime avrebbe sicuramente ridotto il mio cuore in mille pezzi. Ma adesso non si trattava di me, ma di lei, e ciò che più importava era che lei aprisse la porta di quel dannato bus e che si calmasse.
- Posso... Provare a parlarle? - Chiesi, tornando a guardare i due musicisti.
Fecero spallucce, un po' scettici - Magari a te darà ascolto. -
Annuii e mi avvicinai alla porta del mezzo. Stavo per bussare, ma prima di farlo mi voltai verso i due ragazzi.
- Posso farlo da solo? - Chiesi ancora.
I due si guardarono e dopo un silenzio interminabile Jeremy aprì bocca - Andiamo a fare un giro. - Sorrise e una volta aver afferrato Taylor, che non la smetteva di scrutarmi da dietro i suoi riccioli, si allontanarono dal parcheggio.
Sospirai e dopo aver raccolto tutto il coraggio che avevo in corpo diedi un paio di colpi alla porticina del tour bus.
- Hayley... - Nessuna risposta - Sono Kurt. - Aggiunsi, sperando che questo bastasse per farmi aprire.
Ancora niente, ed ero più che sicuro che avesse sentito.
Bussai di nuovo, finché non finii per poggiare fronte sulla porta del bus.
- Hayley, ti prego apri. - Dissi sospirando - Lo so che vorresti solo stare sola, che pensi che nessuno possa capire ciò che provi... Ed è così. - Poggiai un pugno sulla porticina - Non posso capirlo, non so cosa si provi e non sono qui per dirti cosa devi o non devi fare, solo... Sono preoccupato per te. - Colpii la porta con il pugno e corrugai la fronte - Ti prego, apri! -
Ancora silenzio e io cominciavo a rassegnarmi all'idea che lei non ascoltasse più neanche me, quando sentii l'inconfondibile rumore di una serratura che scattava.
La porta si aprì e mi ritrovai davanti la solita ragazzina dai capelli azzurri, con le sue magliette oversize e i suoi pantaloni comodi.
Mi guardò dritto negli occhi con i suoi verdi e maledettamente intensi, che adesso erano solo ricolmi di lacrime. Era pallida, il suo viso era stanco ed era più che ovvio che avesse pianto fino ad allora. Non mi disse niente, lasciò solo la porta aperta e se ne ritornò verso la sua cuccetta.
Entrai e chiusi la porta alle mie spalle, senza riuscire a dirle niente. Notai Alf, che dormiva beatamente sul divanetto del bus.
Presi un grande respiro, ripetendomi nella mia testa di non restarmene lì impalato come un idiota.
- Hayley... - Esordii, raggiungendola e abbassandomi davanti alla sua cuccetta, per poterla guardare - Come ti senti? -
Mi dava le spalle e sapevo perfettamente che lo faceva solo per nascondersi, perché non voleva mostrare quanto stesse soffrendo, non voleva mostrarsi fragile. Lo sapevo, perché lo avevo fatto anche io per molti anni, lo facevo ancora: dare le spalle a chiunque cercasse di aiutarmi.
- Sto bene. - Mormorò, rannicchiandosi sotto le coperte.
Sospirai a quella risposta.
- Sappiamo entrambi che non è così. - Ribattei, senza staccare gli occhi da quella sua testolina azzurra.
- Cosa dovrei dirti allora? - Esclamò, voltandosi verso di me - Si, sto male, dovrò saltare due tappe del tour e i fan mi odieranno per questo! - Era seria, e quel suo sguardo era qualcosa di disarmante.
Scossi la testa - Sai che non sarà così, non potrebbero mai odiarti per questo. Loro ti amano! - Cercai di farla ragionare, ma lei sbuffò e si voltò di nuovo, tornando a rannicchiarsi sotto le coperte.
Abbassai lo sguardo. Non sapevo davvero come arrestare la costruzione di quel muro che stava sollevando tra lei e il resto del mondo.
- Hai sempre detto che i Paramore non siete solo tu, Jeremy e Taylor, ma anche tutti coloro che amano la vostra musica e che si fanno ore ed ore di fila sotto il sole cocente per vedervi suonare... Dici sempre che i Paramore sono una grande famiglia disfunzionale. - Mi lasciai scappare un sorriso - Sia nel bene che nel male, i tuoi familiari continueranno sempre ad amarti e a sostenerti, non importa se li maltratti o li deludi, loro saranno sempre lì per te. -
Sollevai la testa e la vidi voltarsi verso di me. Il suo sguardo era diverso, forse avevo trovato il mattone portante del suo muro.
Si tirò su, mettendosi a sedere, poi si sporse verso di me e mi abbracciò. Mi strinse le braccia attorno al collo, poggiando la testa sulla mia spalla, e io non potei non ricambiare quella stretta.
Neanche ci credevo a tutto ciò che le avevo detto, forse un tempo, quando mio padre, mio fratello e anche mio nonno erano ancora vivi. Mio padre era davvero così, lui mi voleva bene anche quando tornavo a casa totalmente strafatto, o quando mi sospendevano da scuola da scuola o magari venivo beccato a rubare in qualche negozio. Non ha mai alzato un dito su di me, lui semplicemente mi parlava: cercava di mettermi in moto il cervello e di farmi capire che stavo buttando la mia vita nel cesso, ma io ero troppo stupido per capirlo.
E mio fratello, beh, per lui ero una specie di eroe tormentato, un po' come Wolverine. Con la differenza che al posto degli artigli di adamantio avevo la chitarra che mi aveva regalato il nonno prima di morire... Che paragone orribile.
Hayley mi strinse maggiormente a se e questo mi fece tornare alla realtà. La sentii singhiozzare ed io le accarezzai piano la schiena.
- S-sai quando... Quando cerchi di dare sempre il massimo e... E allora tutti si aspettano sempre di più da te? - Mormorò tra un singhiozzo e l'altro.
Annuii e lei si sollevò appena, poggiandomi le mani sulle spalle.
- E-e poi arriva un momento in cui non... Non ce la fai più e allora crolli... E tutto... Tutto ciò in cui credevi, i tuoi ideali, se ne vanno tutti a quel paese. - Continuò, senza smettere di piangere. Non mi guardava, teneva lo sguardo rivolto verso l'alto, forse per cercare di trattenere le lacrime, ed io cercavo di capire se stesse parlando di come si sentisse in quel momento o se in realtà stesse provando a dirmi come si era sentita per tutto quel tempo.
- E vorresti solo sparire, p-perché anche se tutti continuano a volerti bene e a s-starti accanto, sai... Sai che li hai delusi... I tuoi amici, l-la tua famiglia e persino te stesso. - Stavolta mi guardò e capii dai suoi occhi che ciò che mi diceva era qualcosa che andava ben oltre quest'ultimo crollo emotivo.
E l'unica cosa che volevo era che non si sentisse mai più così, perché lei non meritava tutto questo, lei meritava di meglio. Meritava di essere felice: lontana da Chad, lontana dalle sue pillole, lontana dai media che aspettavano come lupi famelici che una mezza notizia scomoda su di lei arrivasse alle loro orecchie. E malgrado tutto questo, i pianti, le lacrime, i suoi problemi e i miei problemi... Volevo solo baciarla e stringerla così forte da farle dimenticare anche solo per un istante tutto questo casino.
Ma la realtà era un'altra e, per quanto la versione di noi due felici e contenti mi piacesse di più, non potevo ignorarla.
La guardai, riuscendo incredibilmente a sostenere quel suo sguardo che ti disintegrava il cuore, e senza dire niente le poggiai una mano su una guancia. La accarezzai appena, asciugandole una lacrima con il pollice.
- Sai, non per forza devi tenerti tutto dentro, cioè... Non sono bravo con i consigli, ma... So ascoltare. - Mormorai, rischiando di bloccarmi ad ogni sillaba.
Ma lei distese il suo splendido viso in un sorriso, abbassando lo sguardo e portando una delle sue manine sulla mia poggiata sul suo volto, stringendola appena.
Ad un tratto diede un colpo di tosse, seguito da un altro e poi un altro ancora.
- Hayley! Aaaah fila a letto, devi riguardarti! - Esclamai afferrando i lembi della coperta, mentre lei si sdraiava e continuava a tossire.
- Non volevo farti affaticare. - Dissi mentre tiravo su le coperte e lei scosse la testa.
- Non è colpa tua, lo sai. - Mormorò, coprendosi fino al naso. Era stanca, lo vedevo, e ora che si era calmata volevo solo che si riposasse.
- Hai freddo? - Chiesi osservandola e lei annuì appena.
Mi guardai intorno, alla ricerca di una coperta in più, e ne vidi una ripiegata sul letto di Taylor. La presi e ci coprii quella ragazzina infreddolita che nel frattempo aveva chiuso gli occhi.
Rimasi lì per un po'. Non feci niente, la osservai e basta, forse per assicurami che si fosse addormentata o forse perché mi piaceva guardarla, ma mi alzai solo quando sentii bussare alla porta del bus.
Andai ad aprire: erano Taylor e Jeremy.
- Allora? - Mi chiese il chitarrista e prima di rispondere uscii dal bus e mi chiusi la porta alle spalle.
- Sta riposando. -
- Sta bene? Si è calmata? - Chiese Jeremy, preoccupato.
Annuii - È solo... - Sospirai - Crede di avervi delusi tutti, non solo oggi, ma da quando ha cominciato a stare male. -
I due musicisti si guardarono e vidi qualcosa nei loro sguardi, forse preoccupazione o la consapevolezza di non aver capito la loro amica fino in fondo.
- Te lo ha detto lei? - Chiese Taylor.
Sospirai ed annuii - In un certo senso ha cercato, ma... Me lo ha fatto capire. -
- Come abbiamo fatto a non rendercene conto? Ci respingeva per non ferirci ulteriormente... E noi l'abbiamo abbandonata proprio nel momento del bisogno. - Disse Jeremy, portandosi una mano sul volto. Sembrava distrutto e l'ultima cosa di cui Hayley aveva bisogno era vedere i suoi amici a terra.
- Ehi, coraggio. Dovete solo parlarle. - Dissi, guardandoli entrambi - Malgrado ciò che ha detto o fatto... Lei ha bisogno di voi. -
- Dovremo scusarci di molte cose. - Mormorò Taylor ed io lo guardai.
- Dovrà farlo anche lei... Ma non ora, non credo sia il momento più adatto per toccare questo argomento. - Ammisi, corrugando appena la fronte e i ragazzi annuirono.
Forse, se avessero chiarito una volta per tutte, le cose sarebbero migliorate: Hayley avrebbe ritrovato un certo equilibrio nella propria vita, magari avrebbe anche aperto gli occhi su Chad, e Jeremy e Taylor avrebbero ritrovato la loro amica.
E io cosa ci guadagnavo in tutto questo? Gelosia, dubbi e un'altra marea di sentimenti indefiniti.
Ma mi andava bene, pur che potessi almeno starle accanto, pur che potessi continuare a suonare con Jeremy e Taylor, pur che potessi continuare a giocare con Alf.
Era così che funzionava quando tenevi a qualcuno: avresti fatto qualunque cosa, senza aspettarti niente in cambio.
 




ANGOLO DELL’AUTORE

Salve a tutti ragazzuoli, eccoci giunti alla fine del capitolo… Cavolo ho perso il conto. Ma capitemi, io suono, quindi so solo contare fino a quattro e ricominciare :’)
Che dire sul capitolo? Hayley si è ammalata, perciò ha portato il nostro caro Kurt a riavvicinarsi a lei e a cercare di risollevarle il morale. Taylor e Jeremy hanno finalmente capito come si è sentita la loro amica per tutto questo tempo, perciò ben presto i Paramore dovranno parlare e… E poi lo scoprirete (:
Ringrazio come sempre Lonni per la recensione e torno ad elemosinare commentini anche dagli altri lettori :’)
Al prossimo weekend! :D

Peace.
  
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