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Autore: AliF    19/11/2014    3 recensioni
Mary ha la vita che ha sempre sognato adesso. Ha un marito che la ama, una bella casa e un pancione ingombrante. Ha nascosto ciò che era prima sotto il letto, in uno scrigno di legno che non vuole più aprire. Ma il passato non può essere seppellito per sempre e quando i demoni giungono per uccidere lei e il suo bambino, Mary non può fare altro che pregare che Dio li aiuti. Ma Dio non c'è più e al suo posto, a salvarli, c'è un angelo con occhi blu e un trench stropicciato, e una sera le promette di proteggere per sempre Dean.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Mary Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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Con questo secondo capitolo si conclude una delle storie a cui tengo di più. Pensavo che avrei avuto molto più da dire scritta l'ultima parola, ma mi sono accorta strada facendo che avevo già detto tutto. Mary e Castiel saranno per sempre i migliori amici più belli in assoluto e mi mancherà raccontare di loro. Tuttavia, so che avrò ancora tanto altro da dire su questo (Head) Canon e quindi presto o tardi mi rivedrete di nuovo qui.
Sparsi per il testo, troverete vari riferimenti agli innumerevoli episodi e le due canzoni citate sono "Hey Jude" dei Beatles e "Carry on my Wayward Son" dei Kansas.
A presto, Alice.



























Family don't end with blood, boy!
[Bobby Singer - Supernatural]



























«Mi spieghi per quale motivo sei così agitato?» chiede Mary, mentre lava i piatti sporchi del pranzo appena consumato. Guarda Castiel muoversi nervosamente per la casa, stupendosi di quel suo atteggiamento. Nel tempo in cui ha imparato a conoscerlo -sono ormai due settimane che l'angelo vive a casa sua e le tiene compagnia, o meglio, lei parla e lui rimane per ore ad ascoltarla in silenzio- ha scoperto che Castiel è solitamente molto tranquillo, nulla è in grado di turbare la sua calma e vederlo adesso così vigile la rende nervosa.
«Qualcosa non va» le spiega, controllando la stradina dalla finestra.
«Quando esattamente nella mia vita qualcosa sarebbe andata nel verso giusto?» commenta lei, la voce carica dell'ironia che usa molto spesso come difesa -spera che suo figlio non prenda mai da lei- e poi sbuffa e si avvicina a Castiel, prima che possa rispondere alla sua domanda assolutamente retorica.
«Sai cosa faccio quando sono così nervosa?» gli chiede, afferrandogli una mano con delicatezza.
Dopo aver sorriso allo sguardo stupito e curioso ricevuto, lo guida fino a fargli toccare il suo pancione. Subito non accade nulla, ma poi lo sente, un piccolo colpo proprio sotto il palmo e Mary osserva l'angelo sgranare i suoi occhi blu per la meraviglia e trattenere il respiro. Dean scalcia e Castiel si stupisce di come una creatura tanto minuscola possa essere allo stesso tempo così forte. Si limita a muovere un poco la mano, in una goffa imitazione di una carezza, mentre il piccolo continua a muoversi, come a ricordare a tutti che sì, c’è anche lui lì. Spende qualche secondo a ringraziare suo Padre per aver dato vita a creature tanto meravigliose e per avergli permesso di conoscerle a fondo, studiarle e comprenderle e godere del loro splendore.
«È bello, una bella sensazione» mormora e Mary annuisce, trattenendo a stento un gemito di dolore che Castiel non può fare a meno di ignorare. «C'è qualcosa che non va?» domanda infatti, spostando i suoi occhi sul viso della donna.
«Oggi scalcia più forte del solito» spiega, ma questa volta sente qualcosa contrarsi e si piega per il male provato.
«Castiel...» ha bisogno di aiuto, perché adesso il dolore è davvero troppo intenso e lei quasi urla, ma l'angelo si gira di scatto e «Devi andare via» sbotta, prima di sfiorarle una spalla.
Quando riapre gli occhi che non ricorda di aver chiuso si ritrova in camera sua e lui la aiuta a sdraiarsi sul letto, accarezzandole la fronte sudata, scostandole i capelli biondi.
«Sono arrivati» la informa solo, prima di sparire in un battito d'ali, ma Mary è troppo impegnata a non morire per il troppo dolore -non sa nemmeno se sia possibile morire dal male, ma adesso le sembra possibilissimo- per occuparsene davvero. Respira a fondo, una volta, due, cercando di controllarsi e schiarirsi le idee, ma poi, quando realizza cosa sta per accadere, impallidisce e il cuore inizia a batterle furioso nel petto. Comincia a chiamare a gran voce l'angelo, perché non è pronta a tutto quello -i nove mesi non le sono bastati per prepararsi- e perché non vuole, non può, affrontarlo da sola. Ha bisogno di qualcuno al suo fianco e lui è l'unico amico su cui può contare davvero.
«Castiel! Ho bisogno di te!»
 

 
***
Al piano inferiore, l'angelo osserva attento i setti demoni che occupano la stanza, i loro veri volti si sovrappongono a quelli delle persone possedute, e poi la sua attenzione si sposta ai sigilli completamente svaniti dalle pareti -una cosa che lui reputava assolutamente impossibile.
La lama angelica, compagna di innumerevoli battaglie, appare nella sua mano e gli infonde sicurezza. Con un ringhio, i demoni lo aggrediscono, mentre Mary urla il suo nome. Il primo muore trafitto al cuore dal suo pugnale, il secondo lo toccandolo e ne allontana un altro con un calcio.
"Castiel, ti prego!"
«Sono occupato!» urla, facendo fuori altri due nemici.
"Vedi di portare il tuo culo piumato qui immediatamente!" e una parte di lui vorrebbe sorridere, perché tutto quello è così Dean, così familiare.
«Mary, cosa succede?» sbotta, perché il soldato in quel momento che parla e nulla deve distrarlo dalla battaglia -una distrazione e muori. Il suo tono è quanto di più simile all'esasperazione possa esserci, visto che non percepisce demoni al piano superiore e quindi non capisce cosa possa accadere di così grave e urgente.
"Mi si sono rotte le acque!" geme la donna e a quelle parole l'angelo impallidisce e sente tutte le forze venir meno. Guarda gli ultimi nemici rimasti, mentre gli occhi risplendono di Grazia e urla riempiono la sala quando i demoni bruciano.
 

 
***
«Cas sto...» 
«Partorendo» completa l'angelo, comparendole di fronte e lei non potrebbe essere più felice di vederlo che in quel momento, ma ogni gioia svanisce quando guarda Castiel e riconosce un'espressione di sincero terrore sul suo viso. Lei decide di ignorarlo.
«Dammi una mano, non ce la faccio da sola» lo prega Mary, ma lui non accenna a muoversi di un passo, rimanendo gelato sul posto a fissarla.
«Che cazzo stai aspettando?»
«Io non so che cosa fare» ammette dopo lunghi attimi di silenzio. Lei ammicca, sconvolta.
«Che cosa... Castiel, sei un angelo maledizione!»
«Noi non veniamo al mondo così» obietta lui, mentre un nuovo urlo riempie la stanza e Mary giura che questa volta qualcosa si è spaccato, perché altrimenti non si spiega tutto quel male. «Quando veniamo creati, c'è solo un'intensa luce e la voce di nostro Padre, che sussurra il nostro nome. Poi gli altri angeli iniziano a cantare, per dare il loro benvenuto al nuovo fratello» continua, guardando la donna di fronte a lui.
«I soliti privilegiati insomma, nessun dolore, niente sangue e sudore. Ma io sono umana e sto soffrendo, sto soffrendo molto se non te ne sei accorto»
«Mi dispiace» e Mary giura che quando finirà tutto quello, una testata a Castiel non gliela toglie nessuno. Anche a costo di spaccarsi lei la testa. «Io non sono preparato a questo» conclude e, davvero, lei non ha mai visto nessuno di così terrorizzato come l'angelo in quel momento. Così respira a fondo e tenta di calmarsi, ingoiando un nuovo urlo.
«Castiel, non me ne frega niente» e quello sa benissimo che non è il miglior modo per tranquillizzare una persona -è un angelo santo cielo- sull'orlo di una crisi di panico, ma non le importa. «Senti, nessuno di noi è mai veramente pronto ad un evento simile. Non bastano nove mesi o una vita intera per prepararsi in modo adeguato, perché l'arrivo di un figlio è ciò di più bello e terribile possa esserci. Io sono terrorizzata Castiel» respira a fondo ancora una volta, ma il gemito le scappa comunque dalle labbra e lei si contorce sul letto. «E sono da sola, non c'è mia madre, o mio padre, o John o i medici e le infermiere. Ho solo te adesso» lo guarda e sorride appena. «Cas, tu sei parte della mia famiglia, lo sai? E io ho bisogno di te, io e Dean abbiamo bisogno di te» e l'angelo spalanca i suoi occhi blu e sente il cuore mancare di un altro battito a quelle parole, che già una volta l'avevano salvato.

("Cas.. Siamo una famiglia. Noi abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te")

«Quindi, ti prego, porta la tua angelica presenza qui vicino a me e, non lo so, rassicurami e ricordami che devo spingere, va bene?» e poi «Ma non ti azzardare a cantare o ti spiumo»
«Sono intonato»
«Non mi interessa»
Castiel fa come gli è stato ordinato, perché lui è sempre stato bravo a eseguire gli ordini -è un soldato dopotutto ed è stato creato per questo- e ignora la vocina fastidiosa che gli ricorda invece tutti i dubbi che ha avuto, che gli ricorda la sua Caduta. Si inginocchia di fronte a Mary e inizia a parlarle e confortarla, cercando di alleviare in qualsiasi modo il suo dolore, mentre la donna suda e urla e spinge e urla ancora e respira a fondo prima di spingere di nuovo e di nuovo.
«Si vede la testa» la informa Castiel, dopo un quantità di tempo che le pare infinito. «Ancora un po' e ci siamo, credo. Continua a spingere»
«Lo sto già facendo!»
«Mi hai detto tu di dirlo» le fa notare pacato l'angelo, cercando di ignorare le offese che la donna gli rivolge.
Un piccolo sforzo dopo e il vagito di un neonato risuona nella stanza. Mary, crolla sui cuscini alle sue spalle, mentre Castiel si alza, stringendo fra le braccia un mostriciattolo tutto grinzoso e sporco e urlante, ma lei giura di non aver mai visto nulla di più bello in vita sua e il pianto di suo figlio le scalda il cuore.
«Dean... Lui come sta?»
«Sta bene. Dean sta bene» la tranquillizza, sistemandole il piccolo tra le braccia tremanti e lei può giurare che anche l'angelo sia emozionato -i suoi occhi risplendono e non sono mai stati così blu e così caldi come in quel momento.
Poi Mary guarda ancora il suo bambino e inizia a piangere e a ridere, perché quello è il momento più bello di tutta la sua vita.

(«Dicevi sul serio prima?»
«Sì Castiel, sei parte della mia famiglia adesso e lo sarai per sempre, qualunque cosa accada, perché, nel bene o nel male, noi rimaniamo uniti e non ci si abbandona, mai»
«Grazie Mary»)
 

***
Mary sbadiglia, camminando a piedi nudi lungo il corridoio. John è già a letto che l'aspetta e lei non vede l'ora di raggiungerlo sotto le coperte e posare la testa sul suo petto e addormentarsi respirando il suo profumo, ma Dean sta piangendo nella sua cameretta e lei sa che il meritato riposo è ancora lontano.
È quando sta per entrare nella stanza che sente qualcuno canticchiare una canzone che conosce fin troppo bene.

"And any time you feel the pain,
Hey Jude, refrain,
Don't carry the world upon your shoulders
"

Mary si ferma sulla soglia, un enorme sorriso sulle labbra. L'angelo, il trench stropicciato e la giacca abbandonati sulla poltrona, sta cercando di calmare Dean, sfiorandogli una guancia paffuta e bagnata dalle lacrime con le lunghe dita affusolate. E ancora, come sempre, Mary legge affetto e tanto altro in quegli occhi blu.
«Allora dicevi la verità» richiama la sua attenzione dopo un po' e quasi se ne pente, perché l'altro smette di cantare, voltandosi a fissarla, inclinando leggermente la testa e assottigliando lo sguardo.
«Riguardo a cosa?» domanda curioso.
«Riguardo al fatto che sai cantare. E che sei pure intonato»
Lui le sorride, tutto denti e rughe intorno agli occhi e Mary non può fare altro che sorridere anche lei e si avvicina alla culla.
«Perché proprio quella?»
«Dean mi ha detto che è la tua preferita e che, prima di metterlo a letto, gliela canti sempre» le confessa subito dopo e osserva la donna trattenere il respiro per un attimo -gli umani lo fanno quando le emozioni sono tante e troppe e ti assalgono tutte nello stesso istante.
«Se lo ricorda ancora?»
«Ricorda tutto di te»
Se possibile, il sorriso sul volto di Mary si fa ancora più ampio e radioso e Castiel sente il suo cuore scaldarsi.
«Comunque non smetterà mai di piangere se non lo prendi in braccio» lo informa dopo un po' la donna, ma lui scuote la testa.
«È meglio di no» rifiuta, tornando a fissare gli occhi verdissimi del bimbo.
«Perché?»
«Potrei fargli male»
Lei ride e Castiel le rivolge uno sguardo perplesso e confuso.
«Posso giurare che per Dean non esiste posto più sicuro al mondo delle tue braccia»
Solleva il piccolo e lo porge all'angelo che, dopo un attimo di indecisione, lo prende con attenzione. Rimane a fissare incantato il bimbo, che osserva a sua volta lo sconosciuto con i suoi grandi occhi verdi, calmandosi per pochi istanti. Poi inizia di nuovo a piangere e Castiel lo culla, paziente, sussurrando -cantando- e la sua voce è tanto bella che Mary rimane ad ascoltarlo assorta, fino a quando il bimbo non si tranquillizza.

"Carry on my wayward son,
For there'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Now don't you cry no more"


Lo culla ancora per un po', poi le sopracciglia si inarcano e «Si è calmato» commenta sorpreso, facendo sbuffare divertita Mary.
«Questo è perché gli piaci»
L'angelo sorride. «Anche lui mi piace parecchio» confessa, guardando il piccino sorridergli, un sorriso sdentato e bellissimo, e poi cedere al sonno e chiudere gli occhi verdi.
La donna gli accarezza una mano, attirando la sua attenzione.
«Tu lo ami» sussurra, sorridendogli come poco prima aveva fatto Dean.
Non è una domanda, ma Castiel annuisce appena, un veloce cenno della testa, come se tutto quello fosse sbagliato, come se si dovesse vergognare -e forse dovrebbe, dovrebbe davvero, perché gli angeli amano il Signore, tutto il loro amore è rivolto a Dio. Solo che Castiel questa volta non si nasconde, è stanco di farlo, perché lui ama Dean da tanto, tantissimo tempo.
«Come l'hai capito?» le domanda invece, posando il bimbo nella culla e rimboccando le coperte.
«Ho visto come lo guardi e ho sentito qualcosa di diverso nella tua voce quando parli di lui, come se si colorasse di emozioni che non riesci a nascondere. È qualcosa profondo, talmente tanto da non riuscire a comprenderlo»
Lui annuisce. «Dean e io condividiamo un legame più profondo»
«Io credo che tu ti sia innamorato dell'anima di Dean, della sua essenza più nascosta che nessuno, nemmeno lui stesso, è riuscito a vedere. Ma tu sì e ti ha cambiato»
«La vedo sempre. La vedo ogni volta che lo guardo negli occhi, la sento ogni volta che gli sfioro il marchio che gli ho lasciato sulla spalla quando l'ho salvato dall'Inferno» riprende a respirare, alzando gli occhi che non si ricorda di aver abbassato e scopre che il suo sorriso si è fatto più largo e bello ancora.
«Non potrei sperare nulla di meglio per mio figlio che qualcuno che lo ami così tanto. Mi auguro che un giorno lo capisca anche lui»
L'angelo sorride, ma è un sorriso amaro. Sa che per Dean è difficile legarsi a qualcuno. Da un lato è ciò che più desidera al mondo perché teme la solitudine, gli fa gelare il cuore, ma dall'altro ha il terrore di perdere coloro ai quali lui tiene perché, Dean lo sa, prima o poi perderà o, peggio, distruggerà chiunque egli ami, è sempre stato così dopotutto. Castiel l'ha capito -Castiel lo capisce sempre- e non può far altro che aspettare che comprenda anche il cacciatore, realizzi che l'angelo non se ne andrà mai, non lo abbandonerà, non dopo che ha abbandonato tutta la sua vecchia vita per lui.

(“Sono perseguitato, mi sono ribellato e ho fatto questo, tutto questo, per te”)

Due braccia sottili lo stringono e una testa bionda si appoggia sul suo petto.
«Castiel, posso chiederti una cosa?» domanda piano Mary e lui annuisce, improvvisamente curioso.
«Ripeto a Dean che gli angeli vegliano su di lui e lo proteggono. Io ho come l'impressione che non potrò esserci per sempre, ma voglio assicurarmi che lui starà bene, anche quando io...» la voce le si spezza e la presa si fa più forte. «Castiel, promettimi che veglierai su Dean e lo proteggerai. Promettilo, ti prego» lo guarda negli occhi blu e questa volta non c'è bisogno che lei glielo dica, l'abbraccia forte anche lui e le accarezza i capelli.
«Te lo prometto Mary»

(«Mary?»
«Sì Castiel?»
«Grazie»)

 
 
***
Castiel è lì quando un bambino di quattro anni, occhi verdi sgranati dalla paura e colmi di lacrime, scappa dalla sua casa in fiamme, stringendo al petto il fratellino di soli sei mesi. Poco dopo li raggiunge il padre, il viso ustionato e coperto di cenere. Scuote la testa, guardando i suoi figli e condannandoli ad una vita che sua moglie non voleva per loro. Li abbraccia, per nascondere le lacrime che sfuggono dai suoi occhi -deve essere forte per Dean e Sam- e promette a se stesso che non avrà pace finché non si vendicherà del demone dagli occhi gialli, colui che gli ha strappato la sua anima gemella.
Castiel rimane lì a lungo, le fiamme infernali danzano nell'oscurità del suo sguardo, mentre cerca di ignorare il dolore sordo che gli attanaglia il petto. Vorrebbe piangere la morte della sua migliore amica, ma gli angeli non piangono -gli angeli sono soldati di Dio- e non può far altro che intonare un canto tanto triste che è la Natura stessa a piangere la morte di Mary Winchester.
Poi le fiamme diventano cenere e Castiel china il capo, svanendo in un battito d'ali.
 


***
Dean è stravaccato sul letto, il telecomando in mano e nell'altra una bottiglia di birra. Sam è ancora al pub ad aspettare la fine del turno di quella cameriera che non ha smesso di guardarlo per tutta la sera. Dean l'ha salutato con un pacca sulla spalla e un preservativo lasciato sul tavolino, ridendo forte dopo aver visto suo fratello arrossire per l’imbarazzo.
Quando i titoli di coda iniziano a scorrere sullo sfondo nero, Dean spegne la televisione e si volta a fissare Castiel, sdraiato al suo fianco, assorto come sempre nei suoi pensieri. È da molto che il cacciatore lo vede così preoccupato ed è per questo che l'ha chiamato e gli ha chiesto di rimanere per un po' -stupendosi al cenno d'assenso dell'amico- cercando di concedergli un momento di respiro.
«Lo sai che puoi parlarmene, vero?»
Castiel si volta a fissarlo con quei suoi occhi incredibilmente blu che fanno sempre perdere un battito al suo cuore perché... Beh, perché è inquietante il modo in cui lo guarda, sembra volergli leggere l'anima e lui si sente sempre così piccolo di fronte a quell'immensità. Poi tutto finisce e lui torna a guardare il televisore.
«Mi piace il Dottore. Praticamente è un dio che si finge umano e che comprende e ama l'umanità intera. Nessuno per lui è meno importante, tutte le vite sono da proteggere se hanno bisogno di aiuto»
«Un po' ti assomiglia in questo Cas. Anche tu proteggi l'umanità» ride il cacciatore.
«Non è esatto. Io...» ma si interrompe.
«Tu cosa?»
"Io proteggo te Dean" ma tace, spostando lo sguardo fuori dalla finestra.
«Devi tornare in Paradiso? Ti hanno chiamato?» domanda Dean quando l'angelo appare di nuovo così assorto e distante, cercando di tenerlo con sé –non lo sopporta quando è così lontano da lui. «Intendevo questo prima. Puoi parlarmene se vuoi»
«La situazione è stabile per il momento e non hanno bisogno di me adesso» lo informa monocorde, come se volesse chiudere il discorso nel minor tempo possibile e il cacciatore lo comprende, cercando di sopprimere quella vocina fastidiosa che gli ricorda di essere un semplice umano e di non poter far nulla per il suo amico, mentre lui c’era sempre quando aveva bisogno di una mano, che non è mai abbastanza. Per questo spegne la luce e si appoggia alla spalla dell'angelo, ascoltando per un po' il suo respiro e il battito del suo cuore, e improvvisamente sente il sonno scivolargli lento addosso, facendogli pesare le palpebre, ma lotta per rimanere sveglio -a volte teme i suoi stessi sogni che si trasformano quasi sempre in incubi.
«Non ci saranno incubi questa notte» lo rassicura Castiel e Dean fa scivolare una mano in quella dell'angelo, stringendola un poco, per assicurarsi che lui rimanga lì.
«Lo so. Non ne ho mai quando ci sei tu al mio fianco» sbadiglia il cacciatore, ma non è per questo che vuole rimanere sveglio.
«Sai, c'è un pensiero che continua a tormentarmi da giorni. Potrebbe essere un ricordo, ma non ne sono sicuro» gli confessa. «C'è mia mamma e un neonato nella culla e posso giurare che abbia gli occhi verdissimi e...» si blocca, sbuffando divertito. «Ed è strano perché, su una poltrona, c'è anche una giacca blu e, soprattutto, il tuo trench»
Castiel rimane in silenzio, non gli confessa che quello è uno dei ricordi più belli e caldi che abbia mai collezionato nella sua lunga esistenza.
«A volte, ho come l'impressione di averti già conosciuto, di conoscerti da sempre, da molto prima dell'Inferno, anche se so che è impossibile» continua, lo voce impastata dal sonno «Ti ho già incontrato Cas?» gli domanda e non può vedere l'angelo sorridere.
«Dormi Dean» sussurra invece l'amico, muovendosi piano.
E Dean è ancora sveglio quando la mano di Castiel gli sfiora l'impronta che gli ha lasciato sulla spalla, e, improvvisamente, è come se fosse di nuovo completo, come se avesse perso qualcosa di importante per poi ritrovarla tanto tempo dopo. Come chi, dopo tanto errare e smarrirsi, giunge finalmente nel luogo a cui sente di appartenere, il posto che può chiamare casa.
 
 







 
 
Ognuno lascia la propria impronta nel luogo che sente appartenergli di più.
[H. Murakami]
 






   
 
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