Tutto
iniziò con la
prima esplosione, il portone centrale era stato sigillato per evitare
qualunque
via di fuga.
Gli unici che
avevano deciso di rimanere a proteggere Neji erano un gruppo di
mercenari
conosciuti come l’Akazuki che il giovane aveva opportunamente
assoldato qualche
giorno prima di spedire l’invito agli Shuriken.
“Cazzo
…” ringhiò
Kiba quando entrando nell’ufficio si trovò davanti
il viso di Kisame.
“Ma
guarda la
feccia di Konoha che si ribella al suo signore.” Rise Deidara
.
“Quello
non è il
nostro capo!” precisò Naruto.
Pain si
avvicinò al
biondo e l’osservò attentamente, sul suo viso si
dipinse un vago sorriso di
scherno.
“Fratellino,
ma che
sorpresa. Certo che tu somigli tanto a nostro padre …
decisamente troppo.”
“Io
non ho nulla a
che spartire con te!” replicò Naruto sospettoso.
“Insomma
guardami
con attenzione. Sei sicuro che non ti ricordi vagamente
nessuno?” insistette
Pain fissandolo negli occhi.
In effetti quel
giovane che sembrava essere il leader dell’Akazuki nei tratti
ricordava Kushina
Uzumaki, aveva lo stesso colore di capelli e gli occhi azzurri di
Naruto.
“Mio
padre non ha
mai nemmeno accennato alla tua esistenza! Perché dovrei
crederti?”
“Bhe
io e papà
abbiamo avuto parecchie divergenze in passato.”
Spiegò sedendosi sulla
scrivania.
Nel frattempo
ovviamente i suoi compagni avevano bloccato gli altri membri del gruppo
minacciandoli con i kunai alla gola, non volevano che interrompessero
in
qualche modo quella piccola riunione famigliare.
“Sono
sicuro che
stai mentendo!” gridò stringendo i pugni.
Pain
cercò con gli
occhi qualcuno che potesse confermare la sua affermazione, ma era tutti
troppo giovani
per conoscerlo. Il suo sguardo si bloccò quando
incrociò quello di Shikamaru.
“Indubbiamente
un
Nara. Siete sempre stati una palla al piede per noi e
l’Hokage. Senza contare
che avete costretto lady Hinata ad aiutarvi.” Disse
avvicinandosi alla ragazza,
obbligandola a guardarlo.
“Veramente
un
esserino grazioso. Non capisco perché Lord Neji lo abbia
venduto ad uno stupido
principe …” Pain non terminò la frase,
i suoi occhi guizzavano attenti in cerca
di una chioma rossa. Il sorriso scomparve dalle sue labbra …
si voltò furente
verso Hidan.
“Che
cosa c’è
Pain-san?” chiese Hidan notando il suo disappunto.
Sul viso di
Shikamaru comparve un involontario sorriso, era stati furbi a dividersi
prima
di entrare nel palazzo.
“Dove
si trova
Gaara?! Razza di dementi avete lasciato a piede libero colui che domina
lo
shikaku?! Dove avete la testa?!” gridò pochi
istanti prima che una mano di
sabbia rompesse il muro alle loro spalle.
“Avete
bisogno di
un passaggio?” chiese il rosso comparendo sulle spalle del
tasso.
Approfittando
del
diversivo fornito dal principe, che aveva lasciato spiazzato gli
Akazuki,
Shikamaru e gli altri scivolarono fuori dall’apertura, in
verità Naruto fu
quasi trascinato.
“Non
è il momento
di ricongiungersi ai tuoi cari!” berciò Choji
trascinandolo.
Pain
tentò di
fermarli, ma prontamente Gaara li bloccò contro la parete
con della sabbia
resistente quanto il cemento.
“Questo
vi
intratterrà il tempo necessario per sistemare
Neji.” Disse voltandosi.
“Il
tuo errore è
stato voltarmi le spalle! Shoten
no jitsu!”
gridò Pain.
Troppo tardi
Gaara
si accorge della lancia scagliata dal secondo corpo del ninja per
evitarla. L’arma
gli trafigge la schiena da parte a parte, sotto gli occhi di Kankuro e
Matsuri
che erano accorsi al balcone attirati dal trambusto. Prima che
però il corpo
esanime tocchi il terreno due mani lo afferrano scomparendo nel folto
del
bosco.
“Questo
muore se
non facciamo subito qualcosa!” gridò Kiba.
“Sei
decisamente un
genio! Però ci sono degli organi vitali in gioco e non si
può estrarre una
lancia senza opportune conoscenze. Purtroppo solo gli Hyuga sono
esperti in
questa arte!” replicò Rocklee adagiandolo sul
manto erboso.
“Non
ci sono
problemi, Naruto sta giungendo con Hinata e lei una Hyuga.”
“Ma
sei tonto! Bisogna
essere opportunamente addestrati e non credo che in tutti questi anni,
quello
splendore sia stata istruita se non a compiacere il
principe!” borbottò l’altro.
“Bhe
allora lo
lasciamo morire?” chiese Naruto raggiungendoli con la ragazza.
Hinata si
chinò sul
rosso: “Non sono brava e potrei uccidervi.”
“Tra
questo e la
morte non credo vi sia grossa differenza. Sei una ragazza in
gamba.” Replicò lui.
Hinata
appoggiò le
mani sul ventre di Gaara iniziando a nutrirlo con il proprio chakra per
sanare
la ferita, poi chiamò Naruto.
“Al
mio tre estrai
con decisione … 1, 2, 3!”
L’urlo
di Gaara
lacerò il silenzio della foresta, ma almeno la ragazza era
riuscita a farlo
smettere di sanguinare.
“Dove
si trovano
Shikamaru e Choji?” domandò Naruto.
“Loro
avranno
raggiunto Neji ormai.” Ansimò il rosso cercando di
rimettersi in piedi.
“Cosa
pensate di
fare?!” chiese l’ancella.
“Devo
tornare a
palazzo … ci sono Matsuri e mio fratello in mano
all’Akazuki.” Rispose mentre
tentava qualche passo incerto.
“Non
gli sarete di
aiuto così! Dovete riposare. A loro pensiamo io e
Kiba.” Disse Rock Lee.
“Ma…”
tentò di
opporsi.
“Se vi
farete
ammazzare poi chi la sente la vostra innamorata?”
ironizzò Kiba strizzando un
occhio.
“Stupido.”
Bisbigliò
sedendosi.
Shikamaru e
Choji
avevano ormai intrappolato Neji, ma il giovane non era stato sconfitto
ancora,
come ultima risorsa utilizzò un’antica tecnica di
maledizione insegnatagli da
Hidan come risorsa finale.
Con
il vostro sangue traccio il mio cerchio,
con
la vostra carne sancisco la vostra vita,
non
più vita umana riservo a voi,
condannati
alla mezza umanità resterete
per
volere del mio sacro sigillo.
Fino
a quando mia la principessa guerriero non sarà,
notte
da uomini e giorno da bestie vivrete,
Cervo,
farfalla, volpe, tasso, lupo e lepre,
vittime
del vostro amore sarete!
Quando
scenderà la notte uomini tornerete,
ma
con le vostre compagne congiungervi non potrete
perché
se parlerete della vostra dannazione
a
morte sicura le condurrete.
Salmodiando
queste
parole l’Hyuga scomparve … lasciando il segno
maledetto sulla pelle dei
ragazzi.
Era da poco
giunta
l’alba, quando Hinata si svegliò ritrovandosi
sola. Una volpe la spiava dal
folto del bosco in compagnia di un tasso.
MALEDETTI SONO
STATI I FIGLI DELLA FOGLIA
E DEL LORO
DOLORE
PARLARE NON POSSONO
PER NON
CONDANNARE
CHI AMANO AD UNA
EFFERATA FINE.
LA PRINCIPESSA
GUERRIERO CEDERE DOVRA’
PER SALVARE LO
SCHIAVO CHE L’ANIMA LE HA STRAPPATO?
RINUNCERA’
AL SUO
ORGOGLIO PER POTERLO ANCORA STRINGERE?
E LUI
SARA’ ANCORA
IN GRADO DI AMARLA?
Tutto questo nel
terzo tomo: MALEDETTI DAL CUORE libro conclusivo della serie di Dorei
no Kisu