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Autore: Geo_L_C    22/11/2014    3 recensioni
Il distretto 13 si è ribellato contro Panem e tutta Capitol City, c’è stata una guerra che è durata molto, troppo tempo, così, Panem, decise di radere al suolo tutto il distretto 13 e mettere una volta per tutte a tacere tutti i distretti. Per mettere fine hai giorni bui, Capitol City decide che ogni anno, da quel momento, tutti i distretti doneranno in sacrificio un ragazzo e una ragazza per partecipare ad un nuovo reality show chiamato: Hunger Games dove, in questa lotta al massacro, ci sarà solo un vincitore.
Ma cos'è capitato nella prima edizione..
Genere: Avventura, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mags
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Caro lettore, quello che leggerai oggi saranno quattro nuovi capitoli di una storia a se riguardante i primi Hunger Games, volevo fare una cosa ispirata completamente al mio romanzo preferito, lo voglio dedicare anche all'ultimo che sta andando al cinema ora "Il canto della rivolta".
Sarà una piccola opera racchiusa in quattro parti.
Spero vi piacca, buona lettura!

 
 
Prima parte
Ricordo dei Giochi

 


 
La guerra emergeva da ogni angolo, si sentivano rumori di bombe a mano, sparatorie e diverse urla da ogni dove. Era una guerra senza freni.
I Giorni Bui erano iniziati più di un’ anno fa e, da quel che ricordo, i distretti non si erano mai ribellati così tanto. La mia storia parte da qui.
Prima di partecipare ai settantacinquesimi Hunger Games ho partecipato ai primi. Mi chiamo Mags Stilson.
Non ricordo bene com’è avvenuto tutto questo, avevo all’incirca tredici anni all’epoca, quindi, non ricordo molto, ultimamente la mia memoria scarseggia ma ricordo perfettamente che ero ancora in casa quando le bombe, che fecero cessare i Giorni Bui, esplosero sul distretto 13, ricordo che stavo guardando la tv accucciata con mia madre e mio padre, cercavano di proteggermi per le varie scosse che facevano dondolare il soffitto e far venir giù un po’ di polvere. Le bombe erano talmente potenti che facevano tremare tutti i distretti, la tv sfarfallava di tanto in tanto ma poi smise.
Ci fu un lungo e irragionevole silenzio e poi il simbolo di Capitol City, una donna dalla quarantina d’anni apparve tutta agghindata per la trasmissione e proclamò –Buon pomeriggio Panem, la guerra è finalmente cessata, molti dei ribelli saranno arrestati o giustiziati, ma il distretto 13 sarà raso al suolo domani all’alba. Panem ci ha ridato la pace.
Nessuno in casa mia osò pronunciare una minima sillaba, rimasero zittiti da quello che era un annuncio di pace e di fine battaglia. Ma lo sguardo dei miei genitori non era poi così rilassato, anzi, iniziarono ad agitarsi.
-Restate qui, qualunque cosa succeda..- disse papà per poi uscire di casa.
Ci mise un po’ a rientrare, era forse sera. Una volta giunto a casa non disse poi gran che, aveva visto tanti feriti, malati e morti, aveva solo saputo che i Giorni Bui erano terminati e lui doveva rientrare a casa, i Pacificatori non gli avevano dato altre risposte. Un altro annuncio apparve sullo schermo della tv, un’altra donna con un tubino nero, capelli raccolti e solito trucco e gioielli da quelli di Capitol City ci accolse con un bel sorriso e con il saluto iniziale.
-Buona sera distretti, il Presidente dopo domani avrà un annuncio molto importante da fare, obbliga tutti i cittadini di presenziare nel palazzo di giustizia alle ore diciassette in punto. Per i malati ed i feriti invece verrà trasmessa su scala nazionale in tutte le tv e verrà un pacificatore per controllare che voi tutti stiate guardando l’annuncio. Il messaggio non verrà ripetuto, buona notte- e si concluse con un primo piano della donna e un sorriso, in fine il simbolo di Panem e la sua colonna sonora.
I miei genitori iniziarono a preoccuparsi, non era affatto una buona cosa che il presidente voleva che tutti i distretti erano obbligati a vedere un annuncio da parte dello stesso presidente.
Passarono i due giorni più lunghi che io abbia mai atteso ed era venuto il giorno dell’annuncio al palazzo di giustizia.
In fretta e furia io e la mia famiglia uscimmo di casa e andammo al palazzo, vedevo solo in quel momento in che condizioni fosse il nostro distretto, macerie ovunque, alcuni scheletri di persone gettate in un angolo, fumi e vari fuochi non si erano ancora del tutto estinti. Il nostro passo era rapido e veloce come se avessimo paura di arrivare in ritardo, ero ancora immatura, ma capivo già cosa stesse succedendo.
Non appena fummo davanti all’enorme schermo che si presentava di fronte a noi e fummo tutti giunti sul posto, i rintocchi delle campane proclamavano le diciassette in punto. Il simbolo di Capitol City brillava raggiante sullo schermo e la sua colonna sonora era più alta che mai come se stessero per simboleggiare un avvenimento di festa. Apparve il presidente, ricordo che era agghindato a festa con un lungo cappotto celeste e sotto con dei vestiti blu, al suo fianco c’era suo figlio che all’epoca avrà avuto una trentina d’anni.
-Buon pomeriggio cari cittadini.. vi starete tutti chiedendo come mai vi ho fatto venire fino a qui per un annuncio. Mi scuso per il disturbo ma la famiglia Snow a una grande notizia da darvi.- il ragazzo passò a suo padre una busta con il sigillo di Capitol City ricamata in oro ed argento, l’aprì ed in fine l’esse.
-Il distretto tredici è stato raso al suolo e cosparso di radiazioni, per far si che la vita a Capitol City prosegua nella pace, d’ora in avanti, tutti i distretti dovranno dare in mietitura un giovane uomo e una giovane donna tra i dodici e i diciotto anni per partecipare obbligatoriamente ad un nuovo reality show, chiamato: Hunger Games.
Questo gioco comporta il massacro tra ventiquattro tributi dove combatteranno in un’arena costruita appositamente per loro, ci dovrà essere solo un vincitore che sarà elogiato per il resto della sua vita con una nuova casa e sarà pagato come una vera stella di Panem.
Qualora il tributo mietuto non vorrà partecipare sarà giustiziato in una pubblica piazza.-
Grida, urla disperate di donne che stringevano i propri figli, alcuni che urlavano contro lo schermo, altri che piangevano mia madre invece nulla. Rimase fissa a guardare l’uomo che tanto odiava, come mio padre ma a lui scese una lacrima e mi strinse forte a se. In fine il presidente concluse:
-Questo evento spettacolare verrà trasmesso a partire dall’anno prossimo e tutti i vostri figli verranno categorizzati e contati nei vari pagamenti e scambio di merci così che avranno più possibilità di partecipare a questo meraviglioso evento e rappresentare il proprio distretto.-
Non disse altro, sorrise alle telecamere e venne nuovamente il sigillo con la musica di sottofondo. I pacificatori ci obbligarono a rientrare nelle nostre abitazioni, aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, il presidente e la sua famiglia aveva deciso che era giunto il momento di rovesciare le sorti dei distretti e di rovinare le nostre vite.
 
Passò un anno e venne il giorno della mietitura, in tv passavano diversi annunci e trailer del nuovo reality show sul massacro, tutti erano così entusiasti di questo clamoroso e macabro evento. Addirittura negli ultimi giorni prima della mietitura una volta al giorno appariva questa donna che dava dei piccoli suggerimenti di come ci dovevamo comportare, come ci dovevamo vestire e come sarebbe avvenuta la cerimonia.
Quel giorno mia madre non parlava, restava in silenzio a guardarmi mentre mettevo un vestito color verde spento, un paio di ballerine nere e avevo legato i capelli ad una mezza coda con un fiocco dello stesso colore del vestito.
Feci una piroetta su me stessa e mio padre mi sorrise.
-Sei davvero stupenda tesoro mio..- disse.
-Io invece.. spero di rivederti..- replicò mia madre con le lacrime agli occhi.
Non dissi nulla, li abbracciai e basta, non volevo che pensassero che fossi debole e non riuscivo ad affrontare tutto questo ma dovevo farlo a testa alta.
Arrivammo esattamente alle quattordici in punto, orario in cui la nostra annunciatrice, Eriet Rollye, ci avrebbe accolti, era agghindata a festa con una bella parrucca celeste lunga fino a metà busto, aveva la parrucca intrecciata tra fiori azzurri e bianchi, il suo vestito era abbastanza strano, un lungo capo bianco, azzurro, celeste e giallo che rispecchiava la sua strana personalità. Il trucco poi non era da meno.
-Ben venuti ai primi Hunger Games, sono la vostra annunciatrice che presenterà i tributi del distretto 4! Come potete notare ci sono due ampolle contenenti nomi femminili alla destra e nomi maschili alla mia sinistra. Ovviamente inizieremo dalle signore, spero non vi offendiate vero ragazzi?-
Nessuno rise alla battuta, ma lei si e fece anche l’occhiolino al gruppo dei ragazzi. Fece passare tra le dita diversi foglietti per fare più suspance ed in fine ci fiondò la mano e ne estrasse uno che lo mostro al pubblico intero. Si riavvicinò al microfono e annunciò il nome:-Mags Stilson.-
Ricordo perfettamente la sensazione che provai in quel momento, mi ero completamente irrigidita, avevo il cuore che quasi mi esplodeva dal petto e, passo dopo passo, mentre mi avvicinavo al palazzo sentii il grido disperato di mia madre dove scoppiò in un pianto fragoroso. Io non mi voltai e continuai il mio percorso verso il palco.
Eriet Rollye mi presentò come “il primo tributo femmina del distretto 4” e incitò per un piccolo applauso anche se in pochi applaudirono. Poi toccò all’ampolla dei maschi e chiamò un ragazzo che non avevo mai visto prima anche perché era più grande di me di due anni.
Dopo i saluti alle nostre famiglie ci scortarono al treno che ci avrebbe portato a Capitol City per il cambio di look, per un’intervista di conoscenza per il pubblico e per le varie scommesse che ci sarebbero state ed in fine per farci allenare a dovere, eravamo troppo magri e deperiti per combattere, ci aspettavano due settimane di addestramento.
La mia vita stava prendendo una piega totalmente diversa, ero troppo giovane per tutto quel cambiamento, dovevo crescere nel giro di poche settimane, dovevo uccidere per sopravvivere. Non so se ce l’avrei mai fatta.
Ed eccoci all’intervista finale, quel ricordo mi fa viaggiare con la mente, mi fa tornare dei vecchi ricordi che io stessa fatico a cancellare. Il presentatore era eccentrico e allo stesso tempo ti riusciva a mettere a tuo agio. Dopo l’intervista dei primi tributo dei distretti 1, 2 e 3 toccò a noi del 4. Toccava a me per prima, dovevo rispondere a quattro o cinque domande dell’eccentrico presentatore, ero un po’ timida ma nemmeno così tanto da starmene zitta.
L’uomo mi presentò come “La sirenetta”, quell’uomo dava degli strani nomignoli a tutti in base a com’eravamo vestiti, in effetti il mio lungo abito rappresentava una sirenetta, era un lungo vestito che si stringeva fino alle caviglie e poi si apriva come una lunga coda da pesce, era senza spalline e brillava con le luci del palco, la mia pettinatura erano dei lunghi boccoli che scendevano in avanti ed in fine tenevo un bel ferma capelli a forma di fiore di loto sul lato sinistro. Mi baciò la mano e sorrise.
-Ben venuta mia giovane Mags ben venuta!- sorrise.
-Grazie a te per avermi chiamata “Sirenetta” sai, non mi sento così- risposi, mi avevano suggerito di fingermi una ragazza fragile e che non avrei mai potuto sopravvivere in un’arena ma in più dovevo brillare agli occhi della gente.
-Sei stupenda come loro. Bene Mags, sei il Tributo più giovane di tutti, come ti senti?-
-Non è facile devo dire, quelli del dodici hanno diciotto anni e gli altri su per giù sono più grandi di me di uno o due anni, insomma, essere la più piccola rischio di non farmi degli amici- risposi come se fossi una bambina.
-Te ne farai, soprattutto all’interno dell’arena, meglio essere in tre che da soli, giusto gente?- urlò al pubblicò e quelli applaudirono e risero alla sua battuta. Poi si fece più serio, si voltò verso di me e mi prese la mano.
-Come ha reagito la tua famiglia nel sapere che tu avresti rappresentato il tuo distretto?-.
-È stato un duro colpo, ma quando..- feci una pausa, dovevo fingere che i miei genitori era d’accordo con il presidente o sarebbero morti -..quando ho detto loro che ero orgogliosa di farlo, hanno capito che ero pronta ad affrontare tutto questo e cercherò di vincere per loro-.
Il pubblico fa dei sospiri tristi come se capissero cosa stavo provando in quel momento, ricordo di aver dato uno sguardo rapido al pubblico e alcune persone addirittura si asciugavano le lacrime. La mia recita stava andando a buon fine.
-Bene, sono sicuro che vincerai.. insomma, sei la mia Sirenetta preferita! Signori e Signore, Mags Stilson!- al mio nome tutti esultarono come se avessi già vinto.
 
I giorni successivi dopo l’intervista furono quelli più pesanti, soprattutto per il fatto che gli allenamenti erano stancanti, io non mi ero mai allenata e quando facevo le varie attività di sopravvivenza come: lotta corpo a corpo, la mia statura bassa e scheletrica non giovava alla vincita, perdevo quasi sempre. Ero più portata per le abilità manuali o per la pesca, insomma, non avevo mai ucciso nessuno fino a quel giorno.
C’è stato un momento nella sala addestramento che mi ha colpita particolarmente, mancavano meno di tre giorni alla partenza per l’arena e ci fu un episodio che mi colpì nel profondo.
Mentre stavo fabbricando una mosca per pescare, questo ragazzo si avvicinò a me e mi sorrise.
-Sono davvero spettacolari..- disse.
-Grazie, ma non poi così belle, posso farne di migliori, peccato non ci sia tempo- risposi, era l’unico in due settimane che mi aveva rivolto la parola -Sono Mags, distretto 4, tu?-.
-Ronnie, distretto 12-.
-Com’è la vita nel 12?-
-Un vero schifo, siamo i peggio trattati.. forse.. nel tuo?-.
-Non mi lamento, si sta bene, anche se alcune regole sono troppo.. rigide-.
Il resto della conversazione non la ricordo molto bene, ma io e lui, dopo quella piacevole chiacchierata continuammo a vederci per gli ultimi tre giorni, eravamo come se fossimo amici da una vita e mi piaceva molto la sua compagnia, ricordo che prima dell’arena ci parlammo un’ultima volta. Era la sfilata dei carri, io ero vestita come se fossi una sirenetta perché al presentatore ero piaciuta davvero tanto e l’idea di trasformarmi in una vera e propria sirenetta aveva colpito la mia stilista. Avevo una lunga coda azzurro mare che pian piano si apriva per le gambe e si estendeva come se fosse una coda trasparente perlata di vari lustrini, il reggiseno invece erano due conchiglie marine ed in fine la mia pettinatura ricordavano le onde del mare che si infrangevano sugli scogli. Il mio collega, proveniente anche lui dal 4, era vestito come me solo che invece di una coda da tritone aveva dei pantaloni che ricordavano le alghe marine, petto nudo e una collana ricoperta di conchiglie.
Tutti finalmente agghindati per l’occasione stavamo per salire quando, d’un tratto, Ronnie mi venne a salutare, lui era vestito come un minatore e l’avevano addirittura sporcato in viso per sembrare più un lavoratore.
-Hei Mags, sembri proprio una..-
-Stupida- lo interruppi.
-No, anzi, sembri proprio una bellissima Sirenetta, davvero- mi sorrise e rimanemmo in silenzio, lui mi imbarazzò un po’ ma ero felice che ci fosse lui a salutarmi, rischiavamo di non rivederci mai più.
Ed in fine una voce dal megafono ci diceva di salire sui carri, ed io e Ronnie ci salutammo. Guardai dritta d’avanti a me, ero pronta ad affrontare un nuovo percorso, ricordo l’energia che mi pervadeva su tutto il corpo ed il cuore che mi esplodeva dal petto. In fine eccoci a galoppare e a salutare la folla impetuosa che gridava e urlava i nostri nomi. La mia vita cambiò in quel momento.

   
 
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