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Autore: Margo_Holden    22/11/2014    2 recensioni
Sheena è una pacifista, che nel giorno della scelta, deciderà di stare con gli intrepidi.
Quello che non sa, è che non ci sarà solo la lotta per rimanere nel suo nuovo mondo, ma la lotta più grande dovrà vincerla contro se stessa e i suoi sentimenti.
Dal Capitolo 17.
"Quando giunsi lì, mi sedetti sul muretto con i piedi a penzoloni. Chiusi gli occhi e allargai le braccia. E sognai di essere una bellissima aquila, che volava e spiegava le sue ali senza paura o timore, che padroneggiava alta su nel cielo, limpido e senza nubi. Andava dritta per la propria strada e non si guardava mai indietro, sapeva cacciare e badare a se stessa, mentre muoveva le ali su e giù senza badare agli altri uccelli che la guardavano intimoriti. Aprii gli occhi di scatto quando capii che avevo disegnato il profilo di Eric."
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio, Tris
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6.



I giorni passarono e così si concluse anche il primo modulo. Fui quarta nella classifica mentre il primo fu proprio Brian. Non fummo sorpresi di questo, anzi lo sapevamo tutti fin dall’inizio, dal primo momento in cui Brian, aveva lanciato il primo coltello e sparato la prima cartuccia.
La sorpresa più grande, fu vedere al secondo posto Helena. Insomma era passata dall’essere una ragazza riservata e tranquilla, all’essere una macchina da guerra.
Spirito di adattamento, pensai.
Quanto a me, beh che dire, la posizione era favorevole ed una delle migliori. Volevo solo passare quest’iniziazione senza essere cacciata, in fin dei conti mi piaceva stare lì con i miei amici.
 Il rapporto con Eric, se così poteva definirsi, si era freddato. Lui non mi guardava nemmeno di sfuggita ma solo se costretto. Io invece facevo di tutto per evitarlo ma spesso mi ritrovavo a cercarlo. Non ci parlavamo più e non ci punzecchiavamo più a vicenda. Questo ovviamente mi faceva male, ma dovevo tenere duro e cercare di dimenticarlo. In fin dei conti era solo una settimana che lo conoscevo, però dentro di me sentivo di conoscerlo da una vita. Forse c'entrava il fatto che quell’amore, il mio amore per la precisione, era sbocciato così precocemenet, dettato forse dall'immaturità e si stava spegnendo altrettanto velocemente, ma certo  non per mio volere.
La cosa che per più mi ha ferito, è stato un episodio accaduto una sera. Stavo passando davanti la porta del suo dormitorio personlae quando lo vidi uscire in compagnia della rossa mentre si aggiustava la patta dei pantaloni. Avrei tanto voluta sparire nel lato più oscuro della luna, se solo ne esistesse uno, e restare lì per sempre. Invece dovevo fare i conti con la dura realtà, così senza che niente fosse, a testa bassa gli passai davanti.  Notai che mi guardò per la prima volta in tutti quei giorni trascorsi, ma quando entrai in sala pranzo, non solo non mi rivolse nemmeno uno sguardo ma rideva allegramente con gli altri capifazione. Era assurdo quanto potesse essere così ipocrita e lunatico. In quel momento, dopo essere stati svegliati bruscamente nel cuore della notte da Eric e Quattro, ci trovavamo tutti nel vagone del treno mentre andavamo in una destinazione a noi sconosciuta, ma che dal sorrisetto di Eric, non doveva trattarsi di niente di buono. Ci attendeva forse una nottata orribile? A quanto pareva si. Intanto il secondo modulo era cominciato e Quattro, con la sua severità e la sua calma che lo contraddistingueva, ci stava allenando per i combattimenti corpo a corpo. Devo dire che in quel campo non ero affatto male, forse centrava il fatto della mia rabbia repressa.
In quel momento mi ero isolata dagli altri e guardando quel placido e silenzio paesaggio notturno di Chicago, nuotavo nei pensieri che annebbiavano la mia mente. L’atmosfera del vagone era invece accompagnata dal flebile chiacchiericcio dei suoi abitanti e dal rumore del vento.
Mi piace stare affacciata al  finestrino mentre il vento, prepotente si diverte a sfrecciarmi in viso. Mi fa sentire leggera.. Quanto mi piacerebbe essere un Aquila. Così possente ma così leggiadra allo stesso tempo.  Forse mi sarei risparmiata parecchi dolori. Invece eccomi qui, Sheena la ragazza stramba, rotta e piena di ammaccature che ha deciso di cambiare fazione ma che resterà qui ancora per poco, tanto quanto vuoi che duri una Fricchettona? È questo quello che sento di me uscire dalle bocche degli altri. Forse hanno ragione, o forse parlano solo perché hanno paura.  Mi piace pensare che sia quella la ragione: la paura. Ma in fin dei conti non è la paura a farci agire? Almeno per me è così. Almeno dopo quella notte di sei anni fa quando la mia di vita e quella di mio padre e Travis cambiò, la paura e il dolore ci fecero agire.
Al pensiero di mio fratello Travis mi si forma un nodo allo stomaco. Il mio fratellino Trav. Tempo fa promisi a me stessa di non pensare più a lui, ma come si fa a non pensare alla persona che hai considerato tutto il tuo mondo quando esso era crollato?  Travis, che con uno dei suoi meravigliosi sorrisi, riuscivano a cambiarti la giornata. Ecco quando sono triste penso ad uno dei suoi sorrisi e mi sento meglio. Come in questo momento, dove la malinconia ha preso il sopravvento della realtà, io mi ritrovo a pensare a lui e a sorridere involontariamente.
-Perché sorridi?- mi chiede una voce alla mie spalle.
Mi giro e mi ritrovo gli occhi nocciola di Brian che mi scrutano curiosi.
-Pensavo a Travis, e alla sua visone del mondo da persona ottimista e sognatore.- dico tornando a guardare fuori dal finestrino.
-E' tuo fratello?- mi chiede.
-Gemello per la precisione.- rispondo mordendomi il labbro per non piangere, non posso farmi vedere vulnerabile, almeno non qui. Ero circondata da pantere assetate di sangue.
-Anche io ho lasciato una sorella di 9 anni a casa. Olivia. Credo che diventerà una pacifica.- mi dice senza che io gli chieda niente. Tra me e Brian è sempre così, non so come ma risponde sempre alla mie domande silenziose.
-E cosa te lo fa pensare?- gli chiedo girandomi definitivamente verso di lui dando le spalle al paesaggio.
-Beh è un po’ come te: sempre sorridente, maldestra e bugiarda.- mi risponde facendomi l’occhiolino.
-Poverina allora. Insomma nemmeno io vorrei essere me.- dico guardando i miei anfibi neri.
-Io considero più poverini quelli come Billie che ne hanno prese molte da una ragazza in gamba e forte, proprio come te.- mi risponde portando gli avambracci sul davanzale del finestrino e sorridendomi.
Mi giro verso Billie e mi accorgo che gli è rimasto solo una cicatrice sul naso protetta da un cerotto. Non mi sono mai sentita così in colpa in vita mia. Povero Billie, in fin dei conti era gentile con me. Era, perché adesso ha paura anche se intenzionalmente lo guardo.  E non mi parla neanche più.
-Già.- rispondo voltandomi verso il finestrino.  
Brian non aggiunge più niente e rimaniamo a guardare il panorama sfrecciare sotto i nostri nasi.
-Ascoltatemi tutti. Se stasera siete qui, un motivo c’è, e questo motivo viene chiamato Ruba bandiera. Le regole sono facili. Io e Quattro formeremo delle squadre, due per la precisione, e una di queste rimarrà sul treno per dare tempo all’altra di nascondere la sua bandiera. Poi sarà il turno dell’altra. Beh vince chi prende per primo la bandiera della squadra avversaria. È tutto chiaro?
Improvvisamente la voce dura di Eric mi ridestò dal mondo immaginario in cui ero caduta. Ecco svelato l'arcano. Un gioco, tutto questo per un gioco. MI giro per guardare gli altri e li vedo fare un cenno di assenso con la testa mentre lui, subito dopo aggiunge un “buona fortuna e che vinca il migliore”. Ovviamente tutti sappiamo che con “migliore” non si riferiva affatto a Quattro ma a se stesso.
POichè sono una persona che non riesc a stare zitta e buona, faccio una domanda. Lo so questo lato del mio carattere è davvero spigoloso.
-Quindi questa sera siamo stati svegliati per un gioco?
Eric che prima non mi guardava, ora si stava avvicinando a me. Lo avevo fatto di proposito, lo ammetto. Sapevo che facendolo lui si sarebbe arrabbiato, o meglio infastidito, e si sarebbe avvicinato per intimorirmi. E ancora una volta, l'avrei beffeggiato davanti a tutti.
-Ascoltami ragazzina, non so sei hai capito che questo gioco, come lo definisci tu, ti porterà dei punti. Vuoi rimanere qui o vuoi fare la stracciona sotto i ponti?- mi disse con un tono tutt’altro che pacato.
-No, voglio rimanere qui!-risposi di rimando  usando un tono piuttosto alto e che non mi apparteneva.
Eric sembrava sorpreso del mio tono. Così riducendo gli occhi a due fessure , si allontana da me tornando alla sua postazione di prima.
-Quattro, ti do l’onore di cominciare.- continua dopo un po', cambiando discorso.
-Con piacere Eric. Allora vediamo chi abbiamo qui (fa vagare lo sguardo su tutto il vagone e poi i suoi occhi si fermano su Helena) Helena.- dice e la raazza si alza e si avvicina a lui.
-Brian.- dice Eric con una sfumatura di fastidio, nel tono usato. 
Dopo qualche minuto, mi accorgo che resto io ed un altro ragazzo interno. È bello sapere che nessuno vuole nella sua squadra Sheena. Proprio gratificante.
-Troy.- Quattro sceglie il mio compagno-appestato. Questo vuol dire che io sto con Eric. Spero di avere abbastanza energie per affrontare questa che sarà una lunga ed estenuate nottata.
-Devo proprio?- Eric questa volta si rivolge alla bionda Caroline, sempre bella con quelle gambe lunghe e bianche.
-Si è il regolamento.- risponde lei visibilmente divertita.
 Dannazione possibile che nessuno veda quello che vede Brian! Borbottando tra me e me, mi alzo e gli vado vicino.
-Allora Quattro se non ti dispiace tocca a me scendere per primo.- dice Eric che negli occhi gli si è già accesa la scintilla della sfida/vendetta.


Sheena se sbagli o combini casini come al tuo solito, sei fottuta!

Mi ricorda prontamente la mia coscienza.
-Con piacere Eric.- gli risponde Quattro che con un sorrisetto apre la porta del treno.
Il primo a lanciarsi e proprio lui, poi Brian, Billie, altri ragazzi ed infine io.
-Sheena vedi di non farci perdere tempo e muoviti.- mi ringhia contro non appena metto piede sul terreno.
-Okay non sono mica una tartaruga. Sono abbastanza veloce.- gli rispondo mentre lui esasperato si porta una mano sulla fronte.
-Comunque sia, idee su dove nascondere la bandiera?- ci domanda o meglio, domanda a tutti tranne che a me. Esasperante.
Nella noia, decido di guardarmi intorno.
Il posto in cui siamo è sommerso da container neri, vecchi palazzi diroccati, di nuovo vecchi palazzi ed infine una grande ruota panoramica che spicca maestosa al centro. La mia ruota panoramica. Mossa da un ondata di nostalgia mi avvicino piano ad essa. Macino passi e polvere fino a quando non arrivo nelle vicinanze della ruota. Mi guardo intorno e noto che nessuno si è accorto della mia assenza, così con una scrollata di spalle, decido di continuare la perlustrazione della zona.
 Improvvisamente mentre i mei occhi si saziano famelici della visione del paesaggio nero, una lampadina si accese nella mia piccola mente malata. Ma cert, perché non ci avevo pensato prima?!. Se mettessimo la bandiera su, in alto, nessuno penserebbe mai che sia stata nascosta lì, sotto gli occhi di tutti e per di più, su di una ruota panoramica che di certo non passa in osservata. Ma il problema era: come fare a farsi ascoltare da Eric? Insomma lui non mi aveva scelto, lui era stato obbligato a scegliermi.
Così ritorno dal gruppo che pare essersi spostato.
-Sheena, siamo qui.- mi dice Brian sotto voce.
-Okay. La bandiera dov’è?- chiedo.
-Eric la sta portando alla casa diroccata sulla destra.- mi risponde titubante. A quanto pare non era l’unico a pensare che quel piano, facesse acqua su tutte le parti. 
-Penso che ci faremo prendere subito. Andiamo...una casa diroccata? E a chi è venuta questa brillante idea?- dico gesticolando.
-A me. Qualche problema ragazzina?- a rispondere è l’ultima persona che avrei voluto sentire. La bionda Caroline. E d’altronde sapevamo anche il motivo per cui Eric avesse accettato.
-Si.- rispondo guardandola dritta negli occhi. Se pensava che mi facesse paura, si sbagliava di grosso.
-Interessante , e sentiamo tu dove l’avresti messa?- mi risponde incrociando le braccia al petto. Era la mia occasione, perché con Caroline, a differenza di Eric, si poteva parlare. Diciamo che la bionda era più democratica.
-Vedi quella ruota panoramica?- gli dico indicando con il dito la ruota. Non ricevendo nessuna rispota allora mi sentii in dovere di continuare.
-Beh, se noi la mettessimo in alto, nessuno potrebbe pensare che si trovi lì. Perché è un posto scoperto e in evidenza, rispetto alla casa diroccata.- continuo tutto d’un fiato. La bionda sembra rifletterci e poi annuisce.
-Sembra una buona idea.- mi dice.
E così ci ritroviamo tutti e tre a raggiungere Eric. Mentre camminiamo per raggiungere la casa, mi accorgo che il quarterie mi sembra familiare. È lo stesso quartiere protagonista dei miei incubi peggiori. Così mi fermo di colpo, mentre la mia mente trona a sei anni prima. Sbarro gli occhi, e quello che sento è solo il battito del mio cuore accelerare e le urla disperate di mia madre rimbalzare nella mia testa. No, non può essere proprio quel luogo, mi dico.

Andiamo Sheena non vedi che è buoi?

E aggiungo.
Ma non serve a niente perché sento già gli occhi pizzicare.
-Sheena stai beni?- fortunatamente Brian mi riporta alla realtà.  Faccio si con la testa e continuiamo a camminare. Per un attimo stavo lasciando che il mio passato si impossessasse di me e che tornasse a galla, mostrando la propria faccia a tutti i presenti che facevano ormai parte della mia nuova vita.
Quando arriviamo alla casa vediamo Eric fare avanti ed indietro, facendo venire il mal di testa a tutti. Poi, si ferma e mi guarda dritto negli occhi. Con uno sguardo per niente pacato, ma furioso.
-Posso spiegarti tutto, ma adesso non abbiamo tempo.- lo anticipai proteggendomi il viso con le braccia. Quando si trattava di Eric niente era sicuro.
-Tempo per cosa?- mi chiede.
-Tempo per spostare la bandiera da qui a lì.- dissi indicando prima la casa e poi la ruota.
Lui dapprima mi guardò strano, ma poi si convinse, come se avesse capito tutto. E per la prima volta io ed Eric ci trovavamo d'accorso su qualcosa. Insomma, rispetto alla prima volta che ci siamo visti, le cose stavano cambiando, speravo di non sbagliarmi.
Cominciammo a correre e arrivammo alla ruota. Lì si aprì un dibattito su chi fosse il più idoneo a salire. Nessuno però, si rendeva conto che non avevamo molto tempo, i 20 minuti stavano per scadere. Così senza pensarci su un secondo di più, sfilai dal braccio di Eric la bandiera, e cominciai salire sotto lo sguardo sbigottito di tutti. Quando arrivai a metà della salita mi accorsi che qualcuno mi stava dietro. Guardai chi fosse questui e mi accorsi con enorme sorpresa che era Eric.
-Che fai mi segui, signor Occhi di Ghiaccio?- gli domandai mentre continuavo a salire i pioli della ruota.
-Voglio evitare che ti spiaccichi sul terreno.- mi rispose sorridendo. Stava sorridendo e non si era arrabbiato.
-Comunque come mi hai chiamato?- domandò divertito.
-SIAMO ARRIVATI! PENSO CHE QUI ANDRÀ BENE. TE CHE NE DICI?- comincia ad urlare per non mostrare il mio imbarazzo.
-Si va bene. Sei proprio strana Sheena.- mi risponde lui ridendo. Era la prima volta che lo vedevo ridere per questioni che non fossero disgrazie degli altri.
-Lo so, me lo diceva sempre anche mio fratello.- risposi sedendomi sullo spiazzo di metallo al centro della ruota, mentre Eric faceva lo stesso. La vicinanza con lui mi destabilizzava ma mi piaceva. Ed ero sempre più convinta dei miei sentimenti verso di lui. Insomma, in 16 anni mi era piaciuto solo un ragazzo, intrepido, che frequentava la mia stessa classe. Ed era un tipo misterioso, con piercing e tatuaggi, ma la sua particolarità, o la cosa che più mi piaceva, era il suo modo di fare. Egli era sicuro di se, arrogante  e aveva degli occhi color ghiaccio che ti leggevano dentro. Riflettendoci, era uguale ad Eric. Forse mi sono sempre piaciuti gli amori impossibili e le personalità complesse o forse semplicemente  i cosiddetti “bad boys”.  Fatto sta, che adesso ero sola con lui e si era creata una certa sintonia tra noi. Dopo giorni che non ci sfioravamo nemmeno con lo sguardo, stare lì con lui era una dolce fortuna.
Mentre pensavo a tutto questo non mi accorsi che lo stavo fissando.
Questa cosa però, non passò di certo inosservato ai suoi occhi.
-Non farlo.- interruppe bruscamente quel piacevole silenzio che si era creato.
-Fare cosa?- chiesi. Non riuscivo a capire a cosa alludesse.
-Guardarmi, cercare la mia attenzione, innamorarti.- disse l’ultima parole girandosi a guardarmi. Mi correggo,  non mi stava guardando , lui mi stava penetrando. Quelle lastre mi scrutavano avare, e distruggevano ogni cellula del mio corpo, cominciando proprio dagli occhi.
-Non preoccuparti ho recepito il messaggio. Ma lascia che ti dica una cosa. Eric non sono una bambina, situazione analoghe mi hanno fatto crescere prima del previsto. Inoltre non sei l’unica persona che deve essere aggiustata…. Tu non puoi nemmeno immaginare quanto io sia a pezzi. Sono come un puzzle vecchio che deve essere ricostruito e sostituito con pezzi nuovi. E se un giorno, dico un giorno lontano anni luce, dovessi provare qualcosa per te, farei di tutto per conquistarti.
 Sarai mio, un giorno, lo sarai caro Eric. Aggiunsi nella mia mente. Per tutto il tempo in cui dissi quelle parole lui non mi guardò, o meglio lo fece per i primi secondi, ma poi tornò a guardare l’orizzonte.
-Okay. Un giorno, forse lontano anni luce, mi dirai la tua storia, little warrior.- mi rispose di rimando sorridendomi. Io feci lo stesso.
-Stanno arrivando, cerca di non farti vedere, Triss è molto più astuta di Quattro.- disse e cominciò a scendere.
-Okay.- risposi in un sussurro. Lui si bloccò di colpo.
-Per la storia della tua “vita spezzata” o per il gioco?- chiese con un sorriso beffardo sul viso.
-Entrambe.- dissi avvicinando il mio viso al suo. D’un tratto fui catturata dai suoi occhi che per una volta non erano agghiaccianti, ma erano di un blu limpido, quasi cristallino. In quel momento sentivo che Eric si fidava di me, e provava una certa ammirazione per me. Il cuore cominciò a battere più forte e le mani a sudare. Così mi ritrassi dalla posizione precedentemente presa e tornai a fare la guardia alla bandiera. Eric però non si mosse anzi rimase li fermo a fissarmi. Poi d’un tratto salì nuovamente i pioli della ruota e si inginocchiò vicino al mio viso.
-Sai che c’è Sheena. Ti odio perché riesci a disarmarmi, perché quando ti guardo sento come un senso di protezione invadere tutto il mio corpo. E poi sei stata l’unica ragazza a tenermi testa fin dal primo giorno, perché tu non mi giudichi come fanno gli altri, perché sei sempre così solare e piena di amici, e ti invidio per questo. Ma Sheena io non so amare. Non ho la più pallida idea di come si faccia. Per ciò ti chiedo di non innamorati di me. Io ti distruggerei solamente. Io distruggo tutto quello che tocco, tutto quello che mi sta intorno. E tu non te lo meriteresti.
Senza preavviso mi bacia.
Mi sentivo come ad un bambino a cui hanno regalato il giochino da lui tanto desiderato. Ero estasiata, esaltata e eccitata. Era proprio come me lo era immaginata. Labbra morbide e piene, mentre la braba ispida, mi solleticava timidamente le guance.
Il contatto con le sue labbra calde mi provocano una serie di brividi lungo la schiena. Il bacio da prima è casto ma poi diventa passionale. E mi ritrovo appesa alla sua maglia mentre lui fa scivolare le sue mani sulla mia schiena.  Improvvisamente si stacca e senza dire niente o darmi il tempo di dire qualcosa, comincia a riscendere i pioli della ruota. Avrei voluto urlargli che io sono già distrutta e che gli avrei insegnato ad amare, ma non ne ebbi il tempo o forse mi macò il coraggio.
 

Eric

Ero impazzito lo so. Ma desideravo da tanto assaporare le sue piccole labbra rosee. Quella ragazza mi avrebbe portato fuori strada, lo sapevo. Ma io non potevo permettermelo. Ed adesso era lì, ferma su quella ruota a guardarmi scendere con uno sguardo assente, come se la mente già avesse cambiato pagina e stesse riscrivendo da capo la storia.
Quando arrivai giù, mi accorsi dai rumori, che la battaglia era appena cominciata. Così decisi di fare da guardiano del faro, il faro era ovviamente la ruota. Rimasi lì, in silenzio con il fucile spianato ad aspettare che si facesse vivo qualcuno e poi improvvisamente vidi  un ombra avvicinarsi. Mi sistemai meglio il fucile ma non dovetti sparare perché mi accorsi che era semplicemente Brian. Anche se avrei volentieri voluto ucciderlo. Lo odiavo ma non ne sapevo il motivo. Lo trovavo viscido, spocchioso e arrogante. Delle volte mi domandavo cosa ci trovasse Sheena in lui.
 Smettila di pensare a lei Eric, mi rimproverai mentalmente da solo. Dovevo darci un taglio, quella ragazzina avrebbe portato solo guai. Guai che avrei voluto abbracciare, baciare e fare altro. Stavo decisamente andando contro i miei principi:

 1.usare le ragazze solo per una cosa: il sesso. Ovviamente mai sul letto dove dormi, ma sempre sul divano.
2.mai farlo con una iniziata, o se proprio ti piace e la desideri ardentemente , sedurla dopo l’iniziazione.
3.mai innamorarsi. Se poi si tratta di un iniziata è ancora peggio.

-Sappiamo dove hanno nascosto la bandiera.- mi dice con indifferenza.
-Beh allora cosa aspettate?- rispondo in tono brusco.
-Taylor non riesce a tenere a bada gli iniziati.- risponde semplicemente.
-Okay arrivo. Fai da guardia alla ruota. Dove sono?- chiedo.
-Vicino la torre.- mi risponde mentre prende il mio posto.
***
                                                                                              

Dopo un estenuante battaglia, riuscimmo a prendere la bandiera e a vincere. Il viaggio di ritorno sul treno fu il più lungo  e più estenuante che feci. Vedere Sheena che scherzava e prendeva in giro bonariamente James mi infastidiva. Odiavo quando era felice, perché voleva dire che non lo era per me. Che la sua felicità era di qualcun altro o peggio, per qualcun'altro che non fossi io.
E senza pensarci due volte chiesi a Taylor se potevamo spassarcela. Lei ovviamente accettò.
Così adesso eravamo nella mia camera, entrambi nudi e sdraiati sul mio divano.  Ma non servì poi a molto. Non riuscii ad avere alcun rapporto sessuale con Taylor che indignata si rivestì ed andò a scaldare il letto di qualcun altro. In quel momento non me ne fregava un cazzo. Ormai il mio pensiero fisso era diventata quella ragazza stramba: Sheena.  Solo e sempre lei. Avrei tanto voluto lei sotto di me, ma a quanto pare questo non era possibile. Si vedeva lontano un miglio che avrebbe fatto quel passo solo quando avrebbe sentito un nodo allo stomaco e le mani tremare, fino ad allora, era per me offlimits.
Così mi rivestii e andai ad ubriacarmi al pozzo. Bevvi almeno cinque bicchieri di Jack Daniel’s prima di crollare. Di quello che successe poi non ricordavo niente. Ma quando mi svegliai la mattina dopo, ero sdraiato sul letto con solo i boxer. Decisi, con la bocca pesante e impastata dalla saliva, di andare a fare una doccia.
Mentre ero sotto il getto gelato dell’acqua, delle immagini mi trapasso la mente e improvvisamente ricordai tutto.

Spazio Autrice.
Lo so, sono in un ritardo pazzesco ma è sempre il solito motivo. beh se vi è piaciuto il capitolo recensite, ma fatelo anche se non vi è piaciuto.
Ringrazio tutte quelle persone che hanno inserito tra le preferite o le seguite la mia storia, e quelle che recensiscono. vi amo tutte. beh vado di fretta quindi vi saluto e vi auguro un buon weeked.
Rage and Love.
   
 
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