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Autore: Claudia Donkeys    23/11/2014    1 recensioni
Non era un sorriso troppo grande o falso, come potevano risultare alcuni. Era semplice, delicato. - Io sono Alex Collins, piacere di conoscerti- mi tese la mano, che strinsi osservando i suoi occhi magnetici.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic  Mancava più o meno un mese alla presentazione, e i professori dovevano ancora scegliere gli alunni da far suonare. Mi diressi a scuola per esercitarmi, e sapevo che sarebbe stato difficile trovare una classe non occupata in quel mese così importante. Fortunatamente però le classi dei pianoforti erano quasi tutte vuote, quindi mi precipitai in quella più silenziosa. Dopo quasi mezz'ora decisi di fermarmi a riposare e qualcuno bussò alla porta. Pronunciai un curioso avanti ed entrò Alex.
- Ciao, Matthew, non voglio disturbarti, sono solo venuto a salutarti - gli chiesi come avesse fatto a capire chi stesse suonando, e mi disse che la mia musica era inconfondibile.
- Le note sono più dolci e veloci rispetto alle altre versioni. Sono tutti preoccupati per le presentazioni. Soprattutto i pianisti, che temono un duetto - mi soffermai sulle ultime parole: un duetto. Non avevo mai fatto un duetto, non sapevo se ne fossi capace.
- Non ho mai provato un duetto - confessai. Alex mi guardò pensieroso - Dovresti provarci. È un momento molto importante e impegnativo, in quanto mostra le capacità di un pianista di adattarsi alle diverse situazioni. Se ti serve qualcuno potrei suonare io con te - ero confuso:
non era un violinista e, in alcuni casi, cantante?
- Non sono bravo quanto te, però me la cavo - sorrise abbassando leggermente lo sguardo. Sarebbe stato strano suonare con Alex, però accettai, e feci posto sulla panca.
Alex si sedette e insieme cercammo una canzone adatta a un duetto, e dopo averla scelta decidemmo di iniziare.
Era strano dividere il pianoforte con qualcuno, e il fatto che quella persona fosse Alex mi rendeva nervoso. Lui però era concentrato sui tasti, e devo confessare che era piuttosto bravo.
Tutto sembrava procedere bene, finché non decisi involontariamente di pigiare la stessa nota di Alex, finendo quindi per premere con forza la mia mano sulla sua. Capendo il mio errore fissai Alex, che stava guardano la mia mano.
- Oh, scusa...- mi affrettai a dire, sollevando la mano. Ma Alex la prese nella sua e la accarezzò lentamente.
- Non preoccuparti, può capitare - rimase ancora un po ' con la mia mano, poi mi sorrise e la lasciò.
Ripartimmo e diverse volte dopo riuscimmo a eseguire la canzone senza il minimo errore. - Se continui così non potranno fare altro che prenderti. Si è fatto davvero tardi - notò Alex - sarà meglio ritornare a casa. Ci vediamo, Matthew - mi sorrise e mi diede un leggero bacio sulla testa.
Mentre usciva dalla classe, sentivo il bisogno di chiederglielo.
-Alex..- si voltò. - In questi giorni...potresti..esercitarti ancora con me? - sorrise - Certo. - mi sentii sollevato, non sapevo cosa avrei detto se mi avesse risposto di no. Però mi si avvicinò e con una penna presa dalla tasca scrisse su un foglio del suo taccuino qualcosa che non capii. Poi me lo porse.
- Questo è il mio numero. Chiamami quando hai bisogno di esercitarti.-  mi sfiorò il viso con la mano, poi uscì definitivamente dalla classe.
Provavo una strana sensazione.
Guardavo il foglietto e pensavo ai numeri dei miei vecchi amici, se così si potevano chiamare. Li avevo eliminati, non mi sarebbero serviti. Ma in quel momento avevo qualcun altro da poter chiamare.
Lo posizionai attentamente nello spartito e corsi a casa. Da quel giorno mi esercitai diverse volte con Alex, e molto spesso gli chiedevo anche di portare il suo violino, così che si esercitasse con me.
Un pomeriggio ci dirigemmo a scuola per suonare qualcosa, e per fortuna vi erano diverse classi libere. Si poteva sentire la tensione nell'aria. Occupammo un'aula piuttosto isolata, in modo da non essere disturbarti. Dopo che ci sedemmo sfogliai lo spartito, cercando una canzone da duetto, quando un foglietto stropicciato volteggiò e si depositò sul pavimento.
Alex lo raccolse curioso.
- Lonely day...è una tua composizione, giusto?- guardò attentamente ogni nota che avevo posizionato dopo tante prove. - Perché non la suoni?- sorrise aspettandosi una risposta.
Non avevo mai suonato una mia composizione in presenza di qualcuno.
Ma decisi di provarci, magari gli sarebbe piaciuta.
Iniziai con le prime note, Alex osservava attentamente le mie mani. Chiuse gli occhi e ascoltò silenziosamente finché non pigiai gli ultimi tasti. Aprì gli occhi, e continuando a guardare avanti a sé si rivolse a me.
- Matthew, perché non porti questa canzone alla presentazione? È bellissima, non ho parole - si girò e mi mise una mano sulla spalla. Anche se non lo mostravo, ero felice che qualcuno apprezzasse il mio lavoro.
Lo  ringraziai debolmente, sapendo che anche se a lui era piaciuto, per il professionista sarebbe stato diverso. E non sapevo nemmeno se il professore mi avrebbe scelto. Però la sua opinione era molto importante per me.
Sentirgli dire quelle parole mi rendeva particolarmente felice.
Continuammo a suonare fino a che non si fece sera, quindi ci salutammo e ci dirigemmo a casa. Quando andai a dormire, ero ignaro di quello che sarebbe successo il giorno dopo.

Per fortuna arrivai in orario, e mi sedetti accanto a Jordan. Quel giorno si sarebbero scelti gli alunni da presentare. Dopo che tutti furono arrivati, il professore ci guardò e dopo che ebbe attirato la nostra attenzione, parlò lentamente.
- So bene che siete tutti molto agitati per la presentazione, ma saranno pochi in questa scuola ad essere scelti per provare a superarla. Per gli altri non sarà la fine, perché gli artisti possono presentarsi da un momento all'altro - qualcuno sospirò, qualcun altro teneva le mani incrociate sperando di essere scelto.
- Per ovvi motivi ho deciso di presentare Powell e Knight. Spero di non aver fatto un grosso errore.- non potevo crederci.

Ero davvero stato scelto.

Alcuni ragazzi si complimentarono con noi, altri invece erano davvero dispiaciuti. Lanciai una fugace occhiata a Powell, era un chitarrista, e quindi ero stato l'unico pianista della classe ad essere scelto.
All'uscita molti si avvicinarono a me e si congratularono, probabilmente avevano saputo della scelta del professore. Altri ragazzi erano stati scelti nelle altre classi, e anche questi erano ricevevano congratulazioni.
In una piccola folla riuscii a distinguere Pandora, la ragazzina del primo anno che suonava l'arpa. Ero molto felice anche per lei, se lo meritava davvero. Mentre la guardavo sorridere timidamente tra gli amici, qualcuno mi poggiò le mani sulle spalle.
- Complimenti, Matthew. Sapevo che saresti stato scelto.- non potei fare a meno di guardare i suoi occhi blu e ringraziarlo.
- Grazie, Alex.- il mio lavoro era servito a qualcosa. Ora dovevo solo dimostrare al professionista le mie abilità. Salutai Alex e corsi a casa per riferire a mio padre quello che era accaduto: da quel momento sarebbe stata una lotta continua, con il solo scopo di essere accettato.

I giorni diventavano sempre più stressanti e ricchi di tensione. Mi esercitai molto con Alex, ma mi soffermai anche sulla mia composizione, in attesa di trovarmi in quella stanza tanto bella quanto strana. Pensandoci era passato molto dalla festa della scuola, e da quando Alex mi aveva dato un bacio sulla guancia. Ma perché stavo pensando quelle cose?
Mancavano poco più di 15 giorni alla grande prova, e sarebbe stato meglio per me ripassare tutto ciò che sapevo di musica, per prevenire una qualsiasi domanda teorica.

L'inverno arrivò velocemente, così come il giorno della presentazione.
Ero nervoso, molto nervoso.
Probabilmente chi mi guardava vedeva la solita faccia inespressiva, ma dentro ero teso come una corda. Tutti gli studenti scelti erano raggruppati in una sala, che raggiunsi in fretta. Accanto a loro vi erano amici e compagni di classe, pronti a sostenerli e ad incoraggiarli. Io in effetti non avevo chiesto a nessuno di accompagnarmi, nemmeno a mio padre.
Qualcuno iniziò ad entrare nelle classi 'speciali', per i pianisti dovevo aspettare solo un ragazzo del quarto anno.
Vidi Pandora, e aveva le braccia scoperte. Però non erano ricoperte di trucco come aveva consigliato il professore, bensì mostravano apertamente tutti i tagli scarlatti della ragazza. Chissà come le sarebbe andata, dopotutto era anche più piccola di me. Chiusi gli occhi: il mio cuore batteva forte.
Dalla porta entrò una serie di persone, probabilmente la famiglia di uno studente. Quando si allontanarono dalla porta, notai che uno di loro si stava avvicinando a me.
Era Alex.
Lo guardai sorpreso, perché era lì?
- Ciao, Matthew. Sono venuto ad augurarti buona fortuna, so che ce la farai - mi sorrise e si sedette su una sedia accanto alla mia. Quindi era venuto per me. Non potevo deluderlo, dovevo assolutamente superare quella prova. Mi ero esercitato tanto, e in quel modo avrei mandato al diavolo anni e anni passati suonando, senza pensare al parere degli altri. In quel modo avrei mostrato a tutti che ero riuscito a raggiungere il mio scopo.
- Grazie, Alex - mi sfiorò la guancia, e mi mise una ciocca di capelli dietro all'orecchio. Chiusi di nuovo gli occhi, però questa volta ci rimasi per un po '. Sospirai profondamente. Alex mi mise una mano sulla spalla e mi massaggiò la schiena come per infondermi coraggio.
- Matthew Knight - pronunciò una voce all'esterno della sala.
Era il mio momento.
Mi alzai e mi diressi verso l'uscita.- Matthew, ti aspetto nella classe dove ci esercitiamo - Alex mi sorrise, poi uscii definitivamente e mi incamminai verso la magnifica classe dalle pareti scure.
Osservai le mie gambe, e notai che non tremavano come mi sembrava di sentire.
La porta di legno scuro ergeva imponente. Feci un ultimo sospiro ed entrai.
La 
vetrata con l'angelo rifletteva la luce del pomeriggio sulle pareti nere, creando un gioco di colori magnifico. Sul divano bianco era seduto un uomo di forse quarant'anni con pizzetto e capelli grigi raccolti in un codino. Era vestito elegantemente ed emanava un'aria maestosa e austera. Ci fu un attimo di silenzio.
- Qual è il tuo nome? - chiese squadrandomi dalla testa ai piedi. - Matthew Knight...- risposi cercando di mantenere una postura corretta. Mi fece cenno di accomodarmi sulla panca, perché non poteva essere chiamata sgabello, era decisamente troppo grande. Quandi mi sedei mi chiese l'esecuzione di diversi brani, e dopo aver ascoltato attentamente, socchiuse gli occhi e mi parlò. - Knight, voglio provare un duetto - feci posto sulla panca e aspettai che il professionista si sedesse.
Era strano che al suo posto non ci fosse Alex, mi rendeva nervoso. Scelse una canzone molto difficile, che però avevo provato diverse volte.
Al termine del duetto mi guardò. - Hai composto qualche brano?- chiese incrociando le dita.
Allora gli proposi Lonely day e iniziai a suonare. A circa metà canzone mi bloccò, aveva già elaborato un giudizio, e speravo che fosse positivo. - Matthew, giusto? Hai suonato perfettamente tutto ciò che ti ho chiesto, rendendo magnificamente l'atmosfera delle canzoni. Sei andato piuttosto bene anche nel duetto, hai saputo valorizzare la tua parte senza però sovrastare la mia, e per questo meriti i miei complimenti. Ma con la composizione personale non ci siamo proprio. Il ritmo era lento, le note acute erano troppo accentuate e il tutto troppo drammatico. Sappiamo entrambi che un artista non si può definire tale senza creare una sua opera, inimitabile e unica. Mi dispiace ragazzo, ma non sei il talento che sto cercando - quelle parole furono un tuffo nel cuore.
Una pietra era stata appena lanciata sul mio petto, creando un dolore emotivo che per la sua grandezza poteva essere reale, in fondo.
Annuii lentamente, feci un piccolo inchino e uscii dalla sala chiudendo la porta. Ogni passo era pesante, probabilmente trasportavo con me tutte le parole che avevo sentito negli ultimi anni.
Non ce la farai mai.
È tempo sprecato.
Perché stai buttando la tua vita?
Il tuo è un sogno irrealizzabile.
Non sei il talento che sto cercando.
Si ripetevano nella mia mente, facendomi rivivere quei dolorosi momenti. Camminando mi ritrovai di fronte alla classe dove di solito ci esercitavamo Alex ed io, cosa che mi fece ancora più male. Avevo deluso Alex, non ero riuscito a superare la cosa più importante. Aprii comunque la porta, dopotutto era venuto in classe per aiutarmi, e dovevo dirgli la triste realtà. Appena mi vide, si alzò velocemente e mi raggiunse. - Com'è andata? Siediti e raccontami- ci sedemmo e ci fu un minuto di silenzio. Alex mi osservava curioso, quindi tirai un sospiro e iniziai a parlare.
- Non mi ha preso. Ha detto che non sono il talento che sta cercando.- abbassai lo sguardo, non riuscivo a guardarlo nei suoi cristallini occhi blu. - Non riuscirò mai a diventare qualcuno, ho solo illuso me stesso- perché stavo dicendo quelle cose? Forse perché le pensavo veramente. La speranza che avevo avuto fino a quel momento era svanita.
Si era dissolta, proprio come la felicità che avevo provato quando ero stato selezionato per la prova.
- Mi dispiace di averti deluso, Alex - aggiunsi, affondando le unghie nel palmo della mia mano. Alex non parlava, probabilmente non aveva nulla da dire.
Improvvisamente però mi abbracciò, stringendomi forte come mai nessuno aveva fatto. Sentivo i suoi capelli corvini sfiorarmi viso, ma non mi dispiaceva. Odoravano di gardenia. - Non mi hai deluso, Matthew. Sei stato bravissimo, il mio giudizio non cambierà nemmeno se Dio in persona dicesse il contrario. Io so che un giorno diventerai qualcuno, ne sono sicuro. Nonostante quello che dicono tutti gli altri, rimarrai sempre il mio Matthew, che riesce a farmi sognare semplicemente suonando - dopo aver ascoltato Alex, ricambiai l'abbraccio appoggiando la mia testa sulla sua spalla.
Non avevo mai abbracciato nessuno, mi meravigliai di me stesso. Per Alex però era diverso, mi aveva sostenuto prima della prova, così come dopo il mio fallimento.
Volevo davvero bene a quel ragazzo, come non avevo mai fatto.
Chiusi gli occhi e assaporai ancora quella sensazione di calore, così piacevole ma così precaria.
Anche dopo un po' Alex non si allontanò, continuava a stringermi carezzandomi i capelli. Quando capii che si era fatto tardi decisi di sciogliere l'abbraccio.
- Alex, io...grazie - si avvicinò e mi poggiò le mani sulle guance. - Matthew, non ringraziarmi. Io credo in te. Non abbandonare il tuo sogno.- mi diede un dolce bacio sulla guancia e si allontanò. Poi mi salutò con un cenno della mano e uscì dalla classe. Provavo una strana sensazione, ma non sapevo specificare bene cosa.

Forse ero felice.




Hey! Mi scuso per eventuali errori, ma non ho avuto la possibilità di rileggerla, la correggerò in seguito ^-^ ringrazio tanto chi recensisce la mia storia, mi fa davvero felice conoscere il vostro parere *-* ovviamente ringrazio anche chi legge in silenzio, è grazie a tutti voi che continuo a scrivere <3 Sperò che questo capitolo un po' lunghetto vi sia piaciuto, credo che il seguente sarà mooolto più breve :') alla prossimaaa!  
   
 
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