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Autore: Yumiko    23/11/2014    1 recensioni
L'anima del faraone Atemu nuota nei meandri della materia onirica: ma quel tormentato viaggio, alla ricerca dei suoi ricordi più nascosti, sarà disposto a compierlo da solo?
Lo spirito vagante si destò e, questa volta, si girò con più cautela temendo che, qualunque cosa fosse apparsa in quel luogo, svanisse ancora.
«Mou hitori no boku? Puoi aprire gli occhi, sai, sono qui.»
Yuugi guardò la sua controparte con un sorriso bambinesco, incrociando le braccia dietro la schiena, i capelli spettinati sulla fronte.
«No, non stai sognando, cioè insomma… Ad essere più precisi, siamo immersi nel Sogno, ecco, ma è come se fossimo svegli anche se, beh, tecnicamente non lo siamo.»
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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[Note e spiegazioni a fine pagina]

 

 

Posso tenerti con me?[*2] 

 


Fluttuava.

Fluttuava tra i mille colori del tramonto, sovrastando il mondo.

 

Sotto di lui - i paesaggi cambiavano, le scene si susseguivano e – forze sibilline - andavano a scavare nella profondità della sua anima.

Atemu abbassò lo sguardo, cercando di concentrarsi e di non cadere inghiottito nel Nulla.[*1]

E tutto quel che vide fu un bambino: un piccolo fagottino dalla pelle abbronzata che correva verso l’orizzonte, ridendo gioioso, le braccia lasciate alla balia del vento, gli occhi ametista socchiusi appena.

 

Poi tutto si dissolse, il bambino ora non c’era più.

E le striature rosee del cielo infinito si tinsero di un rosso scarlatto.

 

Al suo posto, apparve la figura di un ragazzo seduto su un trono, circondato da una miriade di persone che andavano a formare, presumibilmente, una corte reale: era un ragazzo dai lineamenti sottili, con uno sguardo severo, autoritario, estraneo…

Prima che potesse dare un significato a quelle immagini, ecco che queste diventarono nuovamente fumo, disperdendosi nell’aria frizzante, scomparendo nell’infinità della materia onirica.

Lo scenario mutò ancora, e il giovane spirito fluttuava, inerme, incapace di muoversi, incapace di parlare. Semplicemente, osservava, rapito, qualunque cosa il suo sguardo riuscisse a cogliere.

 

«Mou hitori no boku.»


Atemu spalancò gli occhi, voltandosi verso quella voce - a tratti infantile, a tratti dal suono maturo: una voce che gli pareva così familiare, come se l’avesse ascoltata mille e più volte; ma non vi era nessuno. Era completamente solo.

E di nuovo puntò lo sguardo lontano, portando una mano sulla fronte e aggrottando le sopracciglia, esausto ma determinato più che mai a continuare quel viaggio - o sogno, a dir si voglia.

 

Il manto notturno brulicante di stelle e il blu della notte scacciarono ogni segno di stanchezza.

E lo spirito vagò, ancora, senza trovare un punto di arrivo.

 

Vide il suo doppio con il Puzzle del Millennio tra le mani, un sorriso sereno tra le labbra e il riflesso di un’anima – la sua, di anima – pochi passi più in là, che rassicurava con parole soavi il piccolo amico.

 

«Aibou.»

 

I grandi occhi viola di Yuugi adesso brillavano (…di felicità, forse?), e il ragazzino si lasciò andare ad una risata di cuore, contagiandolo: sì, stava ridendo, proprio lui che – solitamente – non cedeva alla forza delle emozioni. Non in quel modo così spontaneo e naturale.

Un leggero tocco sulla spalla risvegliò Atemu, incantatosi a guardare la scena che proseguiva in una serie di altri intrecci, nutrendo di ricordi la sua memoria più recente.

 

«Mou hitori no boku.»

Lo spirito vagante si destò e, questa volta, si girò con più cautela temendo che, qualunque cosa fosse apparsa in quel luogo, svanisse ancora.

«Mou hitori no boku? Puoi aprire gli occhi, sai, sono qui.»

Yuugi guardò la sua controparte con un sorriso bambinesco, incrociando le braccia dietro la schiena, i capelli spettinati sulla fronte.

«No, non stai sognando, cioè insomma… Ad essere più precisi, siamo immersi nel Sogno[*1], ecco, ma è come se fossimo svegli anche se, beh, tecnicamente non lo siamo.»

Atemu, che fino a quel momento si era limitato a fissare l’amico, tentennò.

«Vuoi dire che…?»

Yuugi continuò a sorridere: «Questo luogo non esiste. – puntualizzò, -  puoi vedere e far accadere qualunque cosa tu voglia.[*1] Talvolta però i ricordi si scontrano con i nostri pensieri, facendoci rivivere momenti passati. Per questo, ad esempio, hai visto alcuni istanti di quando eri bambino: sei tu che – in modo inconsapevole, rievochi tali immagini.»

L’ex sovrano annuì distratto, poi alzò lo sguardo, dubbioso.  

«…E perché mi trovo qui?»

 

I due spiriti, trascinati dalla corrente insaziabile del Sogno, fluttuavano.

E colori d’acquerello, ora, facevano loro da sfondo, mentre dolci noti risuonavano tra soffici nuvole.

 

«Mou hitori no boku, puoi scegliere: puoi continuare a viaggiare nel fiume del Sogno, andando a cercare altri ricordi riguardanti il tuo passato, oppure...»

Lo spirito del Puzzle lanciò un’occhiata curiosa al suo partner, attento, immobile.

Yuugi prese il ragazzo per mano, un lieve rossore sulle guance e gli occhi pieni di calore.

«Mou hitori no boku… Posso tenerti con me[*2]

 

 

 

*



E quel difficile viaggio,

quelle due anime in continua lotta contro i loro sogni,

lo avrebbero affrontato insieme…

…fino alla fine.

 




[Fino alla fine di tutto.

O, forse, fino alla fine di niente.]

 

 

 



Fine

 

 

Note:

Qualche spiegazione è d’obbligo. Innanzitutto, salve! Se state leggendo le note significa che forse, nonostante la cosina contorta che ho postato, un pochino vi ha incuriosito. ^^

Parto subito dicendo che era da tempo che avevo quest’idea in mente ma che non sono mai riuscita a trovare il modo per esprimerla come avrei voluto. >_<

Allora, passiamo ai dovuti riconoscimenti:

[*1] L’idea di un viaggio nel Sogno, sì - con la lettera maiuscola, mi è saltata fuori ripensando a un libro letto l’estate scorsa - “Le parole di Luce”, di Joanne Harris, magari la conoscete per “Chocolat” -  in cui appunto – essendo un romanzo fantasy (che ho amato nella maniera più assoluta <3), presenta questo luogo in cui è possibile ritrovare le cose perdute (dagli oggetti di quando eravamo bambini, alle persone care e così via…) e in cui si rischia di smarrirsi facilmente, venendo inghiottiti dal Nulla. Ora, non ricordo onestamente le modalità esatte e, a dirla tutta, non sono andata a controllare, dal momento che mi sono semplicemente ispirata a ciò per ambientare la fanfic e giostrare con i ricordi di Atemu.  

...Quindi, voilà - !

Bene, dopo queste spiegazioni tecniche, veniamo al finale.

[*2] Come penso che abbiate capito, per il titolo e l’ultimo pezzo, mi sono ispirata a “Casper – Il Film”: è una scena adorabile e la citazione è famosissima, ho voluto riadattarla e l’ho ficcata lì a mo’ di ciliegina sulla torta per metterci un po’ di dolcezza <3

Posso concludere dicendo che sì, ero decisamente molto ispirata XD

Niente, sono abbastanza soddisfatta… >.<

A presto ^^

 

Yumiko

 

 

  
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