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Autore: Yulin Fantasy    25/11/2014    3 recensioni
La vita insieme non era abbastanza pazza per te, amico mio?
Che bisogni avevi di unirti a un circo itinerante? Un maledetto spettacolo che passa da Londra una volta all’anno, fermandosi solo tre giorni.
Folle lo sei sempre stato, ma questo era troppo, anche per te.
Sei andato via senza una scusa decente, se non quella di cercare te stesso.
Un tempo avresti provato a cercare tra gli annunci delle persone scomparse.
(Da Dylan Dog numero 333: Raminghi dell’autunno)
Questa fiction riprenderà la trama di quell’albo ma molto cambiata: l’unica cosa a cui assomiglia al numero 333 è il fatto che Groucho è andato via da due anni, unendosi all’horror circo e non vuole vedere Dylan. Ma lui non si arrende.
Cosa cambierà? Forse tutto. Diciamo che non c’è la “sostanza” e i mostri sono veri.
Dylan cercherà Groucho da tutte le parti e non capisce perché il suo amico non vuole più vederlo.
Cosa si nasconde dietro quei tendoni colorati?
Cosa è successo a Groucho?
Perché vuole allontanare Dylan a tutti i costi?
Uno degli incubi peggiori dell’indagatore dei medesimi sta per arrivare…
Una parola: addio.
(Chi non ha letto il numero 333 forse non capirà.)
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Dylan Dog, Groucho, Ispettore Bloch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Raminghi dell'autunno'
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CAPITOLO 3
QUEI MOSTRI

Nonostante non piovesse, l’aria fredda era come una lama gelida, che graffiava il viso di Dylan. L’indagatore dell’incubo stava camminando per le vie di Londra, con una meta decisa: il circo.
Sapeva che non andava bene intrufolarsi clandestinamente, ma sapeva che il suo incubo era collegato a questo. E, soprattutto, voleva trovare notizie di Groucho.
Non l’aveva visto, quella sera. Ma perché?
La preoccupazione si insinuava in lui, a poco a poco, e non ci volle molto che Dylan iniziò a pensare al peggio.
Il circo era chiuso, ma riuscì a scavalcare facilmente la bassa recinzione.
Le sue clarks lasciavano le impronte nel fango, le foglie volavano per via del vento, rendendo il posto più solitario di quel che era.
“Questo posto è in incubo, e io ci sono finito dentro… ma perché? Cosa mi ha spinto a venir qui? E va bene, ho avuto un incubo, come ogni essere umano, ma non si sembra il caso di collegarlo subito a questo posto!"
I tendoni colorati di rosso, giallo e arancione era cupi, lugubri. Il parco giochi aveva i baracconi contorti, che a Dylan misero i brividi.
Doveva essere abituato a quei posti… ma i circhi non riusciva proprio a sopportarli.
Soprattutto di notte.
Soprattutto se li avevano portato via il suo migliore amico.
Mentre camminava, immerso nei suoi pensieri, una voce femminile da dietro le sue spalle, lo fece quasi scivolare.
- Mh mh… ti sei perso o sei il solito guardone?-
Dylan si girò si scatto e vide una donna sui trentacinque anni, con una chioma corvina, a cui era appoggiato un capello a cilindro colorato, un vestito vistoso.
La donna lo guardava con lo sguardo divertito, ma c’era del mistero in quegli occhi che l’Old Boy non riusciva a definire.
- Ehm…-
La donna aveva anche delle bende attorno alle braccia, come una mummia. Una mummia però molto carina, pensò Dylan.
L’Old Boy si alzò, imbarazzato.
- Forza vieni, ti offro qualcosa.-
Disse semplicemente la donna, facendogli cenno di seguirlo. L’indagatore dell’incubo era confuso, non capiva perché la donna era così tranquilla, anche con uno sconosciuto che si era intrufolato clandestinamente.
Però la seguii, senza notare che le nebbia saliva.

- Un po’ di liquore? Un gyokuro?-
- Un gyo…? No grazie, non bevo.-
Il “camerino” della ragazza era molto piccolo, eppure ci stavano parecchie cose. Cose che Dylan non aveva mai visto e rimaneva sorpreso a quante cose la gente potesse inventarsi.
Beh, lui si era creato un mestiere. Anche questo è qualcosa.
La donna, di cui non sapeva ancora il nome, si sedette su una sedia, mettendo il vassoio su un tavolino.
- Il gynko è un thé giapponese.-
- Ah.-
Dylan si sedette. Osservava ogni movimento di Crystal, mentre la donna si sedeva sulla poltrona accanto a Dylan, appoggiando il vassoio contenente il thé.
- Allora: sei impiccione e ignorante. Cosa altro?-
- Sono un tipo dalle mille sfaccettature.- Disse con la suo solita ironia Dylan, per poi tornare serio.
- Ma tu dimmi: chi sei?-
- Il mio nome è Crystal.-
Rivelò la donna. Quando però l’Old Boy voleva dire il suo di nome, Crystal lo anticipò.
- … Tu sei Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo, non è vero?-
L’uomo la guardò, stupefatto. Crystal rise, mettendosi una mano davanti alle labbra, per poi tornare a sorseggiare la bevanda.
- E tu come fai a sapere chi sono?-
- Sai, corrono molte voci nel nostro circo. Sei famoso ormai. Dylan Dog, l’indagatore dell’incubo! Sei venuto a indagare su di noi, per caso? Siamo un incubo, secondo te?-
La sua voce era scherzosa, ma nascondeva molto in profondità una nota di rabbia, che Dylan però non sentii.
- Va bene, hai ragione che ormai sono famoso. Ma penso di sapere di chi fosse la voce che ha detto la prima volta il mio nome, in questo posto…-
Dylan guardò negli occhi la donna, con aria determinata.
- … E’ stato Groucho, non è vero?-
Crystal sorride, beffarda.
- Elementare, Watson.-
- Ora basta. Denunciami pure, ma dimmi dove il mio amico.-
- Denunciarti? No, sei troppo carino. Quanto a Groucho, immaginavo che fossi qui per lui…-
Disse, accendendosi una sigaretta.
- Nel suo camerino, ho visto foto che ti ritraggono. Poi ci ha parlato di te.-
- Dimmi dove.-
- Dove vuoi che sia? È qui, nel nostro circo… ma non lo troverai. Ogni giorno si trucca in modo diverso… e poi… non vuole più vederti.-
- Questo vorrei che fosse lui a dirmelo.-
- Rispetta la sua decisione Dylan… vattene.-
Dylan la guardò per un po’. Poi si girò e si avviò alla porta. Ma prima di uscire disse:
- Verrò, questa sera. Spero di riconoscere almeno te.-
- Okay… ma non ti spaventare troppo.-
Quando Dylan uscì, Crystal sospirò pesantemente. Aspettò un po’, prima di poter uscire: prima doveva accertare che l’indagatore dell’incubo se ne fosse andato.
Quando ne fu certa, uscì nella nebbia, e bussò a un camerino.
- Sono io, Crystal… è venuto.-
La sua voce si fece triste.
- Perché non vuoi vederlo?-
Non ricevette nessuna risposta. L’aria gelida feriva il volto della donna, mentre una lacrime ne solcò il volto.
- Non vuoi proprio… perdonarlo, vero?-
Anche lì nessuna risposta. Alla fine, se ne andò. Si era avvolta uno scialle per il freddo, così se lo strinse attorno il collo, per proteggersi. Alzò gli occhi al cielo, un cielo nuvoloso, che non gli lasciava intravedere le stelle. Decise di lasciar stare e tornare nel suo camerino.
Era inutile cercare di vedere oltre le nuvole: quelle erano la maschera del cielo, mentre le stelle erano le anime. E se indossano una maschera, ci sarà pur un motivo…

Il mattino dopo, Dylan stava alla finestra.
Nessuna voce.
Nessuno sguardo.
Nessuno.
Non c’era nessuno in quella casa, a parte lui.
Quella casa non era mai stata più solitaria di così.
Perché lì non c’era nessuno, ormai.
Nessuno che potesse ridonargli la felicità.
Il sorriso.
Strinse i pungi. Due anni erano passati ormai, come era possibile che non l’avesse ancora superata!?
Groucho aveva fatto la sua scelta, la sua scelta di vita… perché lui non poteva semplicemente accettarla, voltare pagina, dimenticarsi di lui?
Dylan si sedette sulla sedia e sfogliò il suo diario.
Perché Groucho era, anzi, è il suo migliore amico.
Perché non lo avrebbe mai abbandonato così.
E soprattutto, perché in quel circo c’era qualcosa… qualcosa di cattivo.
E Crystal non gli aveva detto la verità.
Chiuse il diario di botto.
Qualcosa però, scivolò via dalla pagine e cadde dolcemente a terra.
L’Old Boy si chinò e la raccolse, osservando l’oggetto: era una vecchia foto.
Rappresentava lui, con alcuni suoi amici.
C’era Bloch, Lord Wells, Madame Trelkosvki, Anna Never… Botolo!
Ma quando era stata scattata? E soprattutto… da chi?
Notò che però nella foto non c’era Groucho. Girò l’immagine e vide che c’era una scritta:
Tu che brontoli sempre di essere solo… ma lo vedi che in realtà non lo sei, testuto?
Quella scrittura l’avrebbe riconosciuta tra mille: impossibile da leggere, ma con il tempo era riuscito a comprenderla, come un manoscritto antico.
- Groucho…-
Sussurrò.
Eccola ancora, la rabbia mescolata alla tristezza.
Rabbia, perché quei… quei mostri, si erano portati via ciò a cui lui teneva di più: il suo migliore amico.
Sentì il campanello urlare.
Dylan nascose la foto tra le pagine del diario e andò ad aprire, sapendo già chi avrebbe trovato.
- Bloch…-
- Old Boy, ti avrò chiamato almeno una decina di volte e tu non rispondevi mai! Ma mi vuoi dire che cosa hai?-
L’ispettore Bloch era arrabbiato, ma nella sua voce c’era una punta di tristezza e confusione.
- Scusami vecchio… ma in questo periodo non sto tanto bene.-
- Sciocchezze! Io so che cosa hai!-
Esclamò, mentre Dylan si apprestava a chiudere la porta.
- A te manca Groucho, non è vero?-
L’indagatore dell’incubo si bloccò.
- Lo so che ti manca… ma non puoi torturati così. Dai, andiamo a fare un giro, così ti puoi sfogare.

ANGOLO AUTRICE
Da qui, smetto di seguire il fumetto.
Da quando Crystal rivela il suo nome, ho smesso di seguirlo.
Ora, a parte qualche frase, sono io la burattinaia che ha in mano i fili dei personaggi.
Beh, spero come sempre che questo capitolo vi sia piaciuto…
Spero di aver reso bene i personaggi: un Dylan arrabbiato, un Bloch confuso, una Crystal triste… e Groucho? Beh, lo scopriremo presto.
Spero che recensirete.
Sayonara,
Yulin Dyana Fantasy

   
 
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