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Autore: virgo78    26/11/2014    2 recensioni
-Se ne è andato!- la ragazza cadde sulle ginocchia, grosse lacrime rigarono il suo viso roseo. Il vento gelido della Siberia portò lontano il suono di quelle parole. Una calda mano si poggio sulla sua spalla destra, Maia alzò lo sguardo verso il suo maestro – lo rivedrai… Cristal ha terminato il suo addestramento – disse l’uomo scrutando l’orizzonte come se cercasse qualcosa- e a te manca poco, poi lo rincontrerai.- le sorrise guardandola negli occhi celesti ancora umidi di lacrime, la ragazza annuì e si alzò da terra. Maia si avviò verso la casetta che per tanti anni aveva condiviso con il suo compagno d’armi, ora avrebbe affrontato da sola l’ultima prova…
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VII

 
Un turbine di emozioni che lo lasciò senza fiato. Cristal sentì il cuore uscirgli dal petto. D’istinto strinse più forte i gradini della sesta casa, quella di libra, finché le nocche non divennero bianche. Sirio, seduto due gradini più avanti, si voltò a guardarlo con fare interrogativo.
- Ci vediamo dopo- fece senza dare troppe spiegazioni alzandosi come un automa.
Sirio fece un cenno di assenso, poi si voltò a guardare lo spettacolo che si parava davanti. I templi bianchi parevano splendere di luce propria sotto i raggi del sole.  Era cambiato tutto in quel luogo dalla prima volta che era arrivato ad Atene. Il fragile equilibrio, a caro prezzo conquistato, era ora messo nuovamente in discussione. Sospirò alzandosi. I lunghi capelli color ebano, che conferivano alla sua figura un aspetto ancora più elegante, ondeggiarono mossi da un vento invisibile. Alzò gli occhi al cielo sgombro da nuvole, i suoi pensieri volarono ai dolci occhi di Fiori di Luna; alla tristezza che li velavano ogni volta che lo vedeva partire. No, fece scuotendo il capo, non era quello il momento di farsi prendere dallo sconforto, non ora che Atena aveva nuovamente bisogno dei suoi cavalieri. Si apprestò a salire i gradini della casa, un tempo appartenuta al suo vecchio maestro, lui sarebbe stato orgoglioso del suo discepolo. 
***
Cristal entrò nell’undicesima casa. Nella salita che portava alla casa dell’Acquario, non aveva incontrato nessuno. Milo era andando in ricognizione su ordine di Lady Isabel e Pegasus chissà cos’altro stava combinando. Sorrise ripensando al povero Andromeda che cercava sempre di giustificarlo in qualche modo. Avvertì una punta d’invidia verso l’amico; il cavaliere di Sagitter riusciva a trovare il lato ridicolo in ogni situazione, anche in quella più disperata. Comportamento che non apparteneva al Cavaliere dell’Acquario. Imboccò il corto corridoio e si avviò verso il tempietto adiacente all’undicesima casa. Lady Isabel aveva badato a farne costruire uno per ogni Cavaliere. Quella struttura rappresentava un’oasi di pace e di ristoro per i ragazzi. Entrò nella spartana stanza, quattro colonne in stile dorico poste agli angoli della camera, sorreggevano il soffitto celeste. Il locale era adorno solo di un letto con un comodino e, di una piccola scrivania posta sotto la finestra. Una cornice argentea troneggiava sul mobile antico. Ritraeva una foto, ormai sbiadita, di due ragazzini che ridevano spensierati. Si avvicinò al letto perfettamente in ordine, chiuse gli occhi e si concentrò. Cercò quel cosmo, tentò di scorgere quell’energia… Nulla.
Quella sensazione non la percepiva da molto, dall’ultima battaglia che si era consumata lì al grande tempio. All’epoca un altro cavaliere aveva fatto ricorso alle energie fredde della Siberia. All’improvviso la sua mente fu attraversata da due occhi azzurri come il cielo a primavera. Si avvicinò alla scrivania e sfiorò il portaritratti.
- Maia…- sussurrò.
Poi ripudiò quell’ipotesi. Aveva saputo dell’investitura a cavaliere della ragazza, della sua ultima visita in Siberia dopo la morte del maestro dei ghiacci, poi il nulla. Era scomparsa senza lasciare traccia. Cristal l’aveva cercata per molto tempo ma Maia sembrava essere svanita nel nulla, come se i ghiacci eterni stessi della Siberia l’avessero inghiottita. Ora, a distanza di anni, avvertiva il cosmo di un cavaliere che come lui controllava le energie fredde. Chi poteva essere? Continuò a pensare mentre distrattamente si levava la maglia bianca. Sul torace erano ancora visibili le cicatrici lasciate dalla battaglia all’ottava casa, contro Scorpio. Si sdraiò sul letto una miriade di pensieri presero ad affollarle la mente. Lentamente la stanchezza ebbe il sopravvento e, Cristal sprofondò in un sonno profondo, dove a fargli compagnia, erano quegli occhi che mai in vita sua avrebbe dimenticato.
***
Quanto tempo aveva dormito Maia non lo sapeva. Provò ad alzarsi puntellando sul gomito ma cadde rovinosamente indietro, il dolore sordo sotto lo sterno la fece desistere :- Maledizione!- imprecò fra i denti.
Cercò di fare mente locale:
“Il gigante, la tipa con la risata come un serpente, l’urlo di Ambra e poi, e poi…Il buio”.
Fece un respiro profondo e si alzò. Mise lentamente i piedi a terra e il mondo cominciò a girarle intorno. Chiuse gli occhi… Un altro respiro… Sì alzò lentamente ignorando il senso di nausea che la assaliva… Non c’era tempo….
***
Le prime stelle della sera costellavano il cielo sereno. A Kimo parvero tanti piccoli diamanti incastonati su un manto di velluto nero. Fece correre lo sguardo lontano, al di là delle scure montagne che facevano da corona al paesaggio. Ambra … non riusciva a pensare ad altro. Come stava? Poggiò la fronte al vetro freddo.
- Vedrai starà bene !- la voce di Shido lo distolse dai suoi pensieri.
Il samurai della terra era seduto comodamente sul divano e addentava l’ennesima ciambellina salata.
- Si pentiranno di averla rapita, Ambra le darà filo da torcere! – continuò con la bocca piena.
Kimo si voltò a guardarlo.
- Come fai ad abbuffarti così?- disse.
- Perché sono sicuro di quello che dico. Ambra è un osso duro !- continuò Shido leccandosi le dita.
Rio si staccò dal marmo dell’alto camino, dove era poggiato, e accarezzò distrattamente la testa morbida di Fiamma Bianca.
-Osso duro quanto vuoi, ma non possiamo stare con le mani in mano- disse.
Simo sospirò sconsolato:- Dobbiamo ancora informare Maia della partenza. -
-Dove andiamo ?- la voce della ragazza fece voltare tutti.
A Shido l’ennesimo boccone le andò di traverso, Simo arrossì fino alla punta dei capelli. Rio cercò con lo sguardo Kimo. L’unico a rimanere impassibile fu Sami. Era seduto nella poltrona di pelle di fianco al divano. Alzò solo un sopracciglio.
-Allora ? – fece la ragazza scendendo lentamente le scale.
Maia guardava con insistenza Kimo, che prendendo un profondo respiro disse tutto d’un fiato:
- Dobbiamo recarci in Grecia al grande tempio di Atena. -
A Maia parve di nuovo di svenire, si aggrappò al corrimano delle scale cercando di fermare il senso vertigine che l’aveva assalita. Bianca in volto domandò con un filo di voce:
- Perché?-
Fu Rio a intervenire:
- Perché Ares è un Dio greco e, solo chi la prima volta lo condannò a un sonno forzato può farlo di nuovo-.
- Atena - continuò Maia.
- Esatto fece – Kimo- ma se tu non te la senti… - Lasciò la frase in sospeso.
- No!- quasi urlò la ragazza. Scese gli ultimi gradini della scala, poi disse:
- Quando partiremo?- chiese rivolta a tutti i samurai.
 -In queste condizioni non credo andrai lontano.-
 Sami intervenne con una freddezza che lasciò Maia spiazzata.
Perché si comporta così, pensò. Non era mai stato molto loquace con lei, ma il gelo che le leggeva negli occhi era qualcosa di nuovo:
- Comunque quando vuoi– terminò freddo il samurai.
 -Bene. Allora possiamo partire pure subito- fece Maia.
- Maia - cercò di intervenire Shido: -Rifletti se partiamo con te in queste condizioni e con Simo ferito, saremmo già svantaggiati.-
Maia guardò Simo. Non si era accorta della vistosa fasciatura che cingeva la spalla del ragazzo.
Chinò la testa: - Aspetteremo solo un altro giorno, poi partiremo, dobbiamo andare a riprenderci Ambra-.
- Dobbiamo andare a riprenderci Ambra o, devi semplicemente prenderti la tua vendetta verso Cristal il Cigno ? - fece Sami acido.
Maia lo guardò sconcertata, si chiese dove avesse potuto sentire quel nome. Poi ricordò le parole dette dal cavaliere di Ares; “quindi hanno sentito tutto”, pensò.
- Cristal il Cigno è solo affare mio e, sta sicuro Sami che non sarai invischiato in questa faccenda né tu né glialtri. –
Continuò maledicendo mentalmente i due cavalieri di Ares che avevano portato a galla quel nome – Quell’uomo è il mio ultimo pensiero in questo momento!-.
- Non si direbbe – continuò insolente Sami – Sai, dalla tua espressione credo invece che sia lui, più che Ares che il tuo spirito guerriero vuole affrontare.-
Maia avanzò verso di lui. Ora non sentiva più il dolore causato dal pugno di Kratos, quella che avvertiva era solo rabbia; una rabbia dettata dall’atteggiamento di Sami che lei non riusciva a capire.
- Ora basta Sami ! - Kimo si pose fra loro -E tu Maia calmati. Partiremo domani nel pomeriggio e andremo a riprenderci Ambra.-
Maia continuò a fissare Sami oltre le spalle di Kimo, poi si avviò verso la sua stanza.
Rio si avvicinò a Sami e afferrandolo per un braccio e disse:
- Che diamine ti è preso!- Sami si divincolò dalla stretta dell’amico e con gli occhi fissi verso la porta della camera di Maia, ormai chiusa, si avviò verso le scale.
-Dove vai! – Gli urlò quasi dietro Rio.
Sami non rispose, stava già aprendo la porta della stanza di Maia.
Rio guardò gli altri cercando da loro una spiegazione, ma negli occhi dei compagni vide il suo stesso stupore.
***
Le ombre create dai raggi della luna che filtrava fra i rami degli alberi, conferivano al paesaggio un aspetto surreale. Sentendo aprire la porta Maia non si voltò, nella convinzione che a seguirla fosse stato Rio, si limitò solo a dire:
- Non ho voglia di parlare. -
Non sentendo alcuna risposta si girò; arretrò di un passo nel vedere Sami.
- Che cosa vuoi ancora? – Domandò aspramente.
Sami la guardò, i suoi occhi già chiari sembravano di ghiaccio. Avanzò verso di lei e oltrepassandola si fermò davanti alla finestra. Poggiò le mani sul davanzale e chinò il capo.
- Chi è Cristal il Cigno ?- una domanda a bruciapelo che lasciò Maia senza parole.
Si girò il suo sguardo ora appariva più dolce.
- Te l’ho detto prima è affar mio.-
- Fai parte di un gruppo. Ci siamo fidati di te senza mai chiederti nulla del tuo passato. Ora quel passato sta tornando …- Maia non lo lasciò finire.
- Che cosa t’importa di Cristal il Cigno, che cosa t’importa del mio passato. Dimmelo Sami, quale ostacolo può costituire per te tutto questo!- fece allargando le braccia.
- M’importa di te. -
Di nuovo senza parole, Sami l’aveva lasciata di nuovo senza parole. Che cosa voleva dire con: “M’importa di te”. La guardò per un tempo che sembrò indefinito. Poi si avviò verso la porta passandole accanto. Il profumo di muschio bianco che lo accompagnava, lasciò una scia che a Maia parve quasi di poter toccare. Temporeggiò sulla soglia:
- Ti rendi conto di quanto qualcosa sia importante quando stai per perderla. –
Non si voltò nel dire quella frase. Abbassò la maniglia dorata e uscì dalla stanza.
***
Rio lo stava aspettando a metà della bianca scala che conduceva al piano di sotto.
- Cos’altro gli hai detto – fece rivolto all’amico.
- Nulla che ti possa riguardare – fece secco Sami.
 Poi superò Rio continuando a scendere le scale. Passò in mezzo agli altri samurai, prese la giacca sul divano e, senza dire una parola, aprì il pesante portone d’ingresso richiudendoselo alle spalle.
- Qualcuno mi può spiegare cosa gli è preso!-
Domandò inutilmente Rio dalle scale agli esterrefatti amici.
****
Sami vagò senza meta nel bosco adiacente all’abitazione di Rio, nemmeno si accorse di essere arrivato al laghetto dove tante volte avevano passato con gli altri momenti spensierati. Si fermò ad ammirare la luna argentea riflessa nello specchio del lago scuro; una leggera brezza fece increspare la superfice nera creando piccole onde che andavano a infrangersi sui massi. Un rumore di passi sulle foglie cadute dagli alberi lo fece voltare di scatto. Kimo sbucò da dietro il tronco di una pianta secolare. Si bloccò alla vista dell’amico. Sami lo guardò poi, come se la presenza di Kimo fosse del tutto irrilevante, si voltò nuovamente verso il lago. Continuò a fissare la pozza d’acqua, rapito dai giochi di luce che la luna creava in essa. Kimo si avvicinò di più, Sami abbozzò un sorriso ma continuò a dare le spalle all’amico, poi quasi parlando a se stesso mormorò:
- Alla fine doveva accadere, ma non credevo così presto.- Sospirò nel pronunciare la frase. - Maia è una ragazza ostinata, cocciuta e impulsiva. L’ho sempre tenuta lontana e, non mi chiedere il perché non saprei dirtelo, ma…Il solo pensiero di poterla perdere, di non vederla più, ha fatto scattare in me qualcosa …- Lasciò la frase in sospeso.
Kimo fissò l’amico cercando di cogliere qualsiasi movimento qualsiasi reazione ma, Sami sembrava una statua in quel momento.
- Mi spaventa … Perderla mi spaventa, e non capisco il perché...- Chinò il capo.
“ Perché il pensare di perderla ti ha fatto capire che non è un’amica come per noi” pensò Kimo ma non proferì parola. Si rese contò che in quel momento, quello di Sami, era uno sfogo. Poggiò una mano sulla sua spalla dell’amico e sorridendole le disse:
 - Torniamo a casa non facciamo preoccupare gli altri, una bella dormita e, domani tutto sembrerà diverso.-
Sami non rispose, si limitò solo a girarsi e seguire Kimo sula via del ritorno.
 
 

 Eccoci quà dopo mesi di silenzio...Silenzio... ma questo non vuol dire che non ho continuato a scrivere....
Eccovi 2 capitoli. Spero buona lettura
   
 
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