Come
(NON) scrivere una fanfiction
Era
un'afosa giornata di fine luglio, al
Quartier Generale. Le indagini sul caso Kira erano ad un punto morto,
come
spesso accade nelle fanfiction, ma ciononostante, gli agenti
continuavano a
lavorare strenuamente, sotto la supervisione di L, che, a sua volta,
non avendo
molta voglia di lavorare, era occupato a guardare cartoni animati sulla
sua TV
personale.
Il
maxi schermo che svettava sulla
parete, intanto, mostrava la signorina Amane nelle sue stanze
all'ultimo piano
intenta a smaltarsi le unghie dei piedi.
Matsuda,
rapito da tale visione, aveva
dimenticato di spegnere la fiamma sotto la caffettiera, facendola
saltare in
aria ben due volte, cosicché era toccato a Watari pulire il
tutto, ed una volta
finito, l'anziano maggiordomo aveva pensato bene di tirar fuori il suo
fidato
fucile da cecchino, compagno di tante scorribande di
gioventù, in modo da tener
sotto controllo quell'idiota-di-Matsuda.
Tuttavia,
non gli si poteva di certo dar
torto, vista l'avvenenza di Amane: tutti gli agenti, di tanto in tanto,
alzavano lo sguardo per ammirare la modella, tanto che Ide, per
sbaglio, aveva
chiuso senza salvare il file su cui lavorava da sei ore insieme ad
Aizawa,
beccandosi un predicozzo coi fiocchi da quest'ultimo, che aveva
continuato a
sbraitare contro di lui e contro Misa Amane, il cui fascino era, a suo
dire, la
più frequente causa di rallentamenti e problemi vari sul
lavoro.
Il
Sovrintendente Yagami era forse
l'unico che gli desse un minimo d'ascolto: trovava fuori luogo che in
un
ufficio pieno di uomini venissero proiettate siffatte immagini dal
potere
altamente conturbante, tuttavia si guardava bene dal contraddire
apertamente la
volontà di L. Faceva bene Mogi a starsene zitto nel suo
angolino pensando agli
affari suoi.
Finalmente,
il terzo tentativo di
preparare il caffè andò a buon fine, e Matsuda
cominciò a fare gli onori di
casa al posto di Watari, tutto preso a lucidare il suo arsenale.
Light
Yagami accettò con gratitudine la
tazza offertagli da Matsuda: il detective a cui era ammanettato gli
imponeva
ritmi serratissimi di dormiveglia. Erano rare le notti in cui gli
concedeva di
dormire, e non perché interpretassero fanfiction yaoi, ma
perché sperava
piuttosto di estenuarlo al solo scopo di strappargli una confessione.
Così
bevve avidamente il suo caffè, preparandosi all'ennesima
nottataccia in bianco.
Matsuda
porse il caffè anche ad L, che
come al solito non lo degnò nemmeno di uno sguardo, troppo
occupato a divorare
una scatola di ciambelle -scatola inclusa, ovviamente- e a lanciare
occhiate
bramose alla modella sul maxi schermo.
Fortuna
che Light non avesse notato come
quel depravato guardava la sua fidanzata. Ma forse non gli sarebbe
importato
granché, vista la considerazione che nutriva per lei.
Dunque
tutto procedeva perfettamente
come al solito, non succedeva nulla di rilevante da quasi un mese
ormai, e
questo d'altra parte poteva anche essere un bene: meglio niente, che
dei
problemi, no? Ma questa è una fanfiction, quindi qualcosa
deve pur succedere,
per far in modo che i due protagonisti si innamorino e soprattutto
finiscano a
letto insieme.
Ebbene,
come spesso accade nelle afose
giornate di fine luglio, l'umidità insopportabile che
affligge il Giappone si
era condensata in grossi nuvoloni colmi di pioggia, e in breve tempo
scoppiò un
temporale fortissimo, con tanto di lampi, tuoni e fulmini.
Gli
agenti, tuttavia, continuarono a
lavorare imperterriti -non sarebbe stato certo uno spaventoso temporale
a
fermarli- eccetto Matsuda, che, con la scusa della
stupidità, era esentato
dagli oneri lavorativi, e se ne stava quindi assorto davanti alla
finestra a
contemplare il diluvio imperversante.
La
figura imbambolata del poliziotto
attirò per qualche strano motivo l'attenzione di L
-distraendolo da una Misa
che si stirava i capelli- che ebbe l'insolito impulso di rivolgergli la
parola.
«Matsuda,
non sa che è pericoloso stare
così vicino ad una finestra quando fuori c'è un
tempo simile?»
Il
poliziotto lo guardò piacevolmente
sorpreso: forse, in fondo, L un po' ci teneva a lui, se si preoccupava
che un
fulmine potesse colpirlo.
«Dovrebbe
proprio spostarsi, sta
impedendo il passaggio della già scarsa luce esterna e
ciò rappresenta un
pericolo per la mia vista» aggiunse il detective, smontando
in pochi secondi la
felicità di Matsuda.
«Andiamo, non mi guardi così» proseguì L, «credeva forse che mi preoccupassi che un fulmine l'avrebbe colpita? Questo è un edificio sicuro, la probabilità che vi cada un fulmine è dello zero virgola...»
In
quel momento, accadde
l'inimmaginabile: un fulmine colpì l'antenna del satellite
principale del
palazzo. La scarica elettrica percorse i fili conduttori, giungendo a
tutti i
terminali accesi, e proprio in quel momento, L, dopo essersi leccato le
dita
sporche di glassa, decise di fare un po' di sano zapping: prese dunque
il
telecomando della TV, inviando il segnale per cambiare canale, creando
così il
passaggio ideale per la scarica elettrica.
Non
ebbe scampo: il povero detective
venne impietosamente fulminato.
Fortunatamente,
i dispositivi di
sicurezza salva vita erano attivi e ben funzionanti: dopo pochi
secondi, la
corrente venne a mancare in tutto l'edificio. Black out totale.
Ci
fu il panico.
Light
gridava al miracolo per non essere
stato fulminato anche lui, vista la catena di metallo altamente
conduttore che
lo legava al detective arrostito, Matsuda andò a rifugiarsi
sotto un tavolo,
Aizawa continuò a sbraitare perché, per
l'ennesima volta, Ide non aveva salvato
il documento, il sovrintendente Yagami ebbe quasi un infarto, temendo
che suo
figlio sarebbe stato accusato anche di questo, le strida di Misa Amane
provenienti dall'attico gridavano qualcosa circa una piastra nuovissima
andata
distrutta, e Mogi, infine, rimase come sempre nel suo angolo.
In
tutto questo caos, nessuno ebbe la
decenza di preoccuparsi delle condizioni di Ryuzaki.
Watari,
l'unico ad aver mantenuto la
calma, andò ad attivare il generatore d'emergenza, in modo
che nell'edificio
tornasse un minimo di barlume, sperando che anche gli agenti
recuperassero il
proverbiale lume della ragione.
Poco
dopo, infatti, si accesero le luci
dell'impianto di sicurezza.
La
sala monitor si illuminò di una luce
rossastra, che lasciava presagire gli eventi profondamente drammatici
che di lì
a poco sarebbero accaduti.
«State
tutti bene?» chiese Light con
voce rauca, ricomponendosi dalla performance molto poco seria che aveva
appena
dato di sé.
Gli
agenti si guardarono con
apprensione, constatando che, a parte lo spavento, erano rimasti tutti
incolumi.
«Ryuzaki!»
gridò all'improvviso Matsuda,
indicando il detective, rimasto immobile come una statua davanti alla
TV
spenta.
Aveva
ancora il braccio proteso
nell'atto di cambiare canale: il telecomando nella sua mano destra era
esploso
in un mare di scintille, e alcuni sottili archi elettrici ronzavano
ancora
attorno al polso e all'avambraccio; gli orli della T-shirt erano
bruciacchiati,
così come le punte dei suoi capelli; dalla
sommità della sua testa si elevava
un sottile filo di fumo, e un vago sentore di bruciato
cominciò a spandersi per
la stanza...
Tutti
gli agenti si voltarono verso la
miseranda figura di Ryuzaki e, finalmente mossi a pietà,
cominciarono a pensare
al da farsi.
Light,
in preda ad una delle sue solite
manie di protagonismo, cominciò a pensare di essere lui la
causa di cotanto
sfacelo: dopotutto, se era stato Kira senza esserne cosciente, poteva
benissimo
fulminare Ryuzaki quando più lo aggradava; ma, cosa ben
più grave, avevano
sentito tutti le sue grida di giubilo per non essere stato fulminato, e
difatti
quella serpe di Aizawa, sempre pronto a dubitare di lui, aveva
già cominciato a
guardarlo di sottecchi, profondendosi poi in illazioni assai infamanti.
Mentre
valutava i nuovi guai in cui si
era cacciato, Light non si accorse che il suo collega e compagno,
trasportato
d'urgenza sul letto della propria stanza e opportunamente denudato, con
lui
annesso ovviamente, aveva appena proferito parola.
«Light-kun»
bisbigliò, «voglio
Light-kun.»
Watari,
armato di Kit di pronto
soccorso, lo stava medicando, tamponandogli le bruciature
più evidenti, ma alle
parole di L dovette farsi da parte, cedendo il posto a Light.
«Voglio
che sia Light-kun a farlo»
insisté Ryuzaki con un filo di voce.
Il
ragazzo trasalì, non resosi
evidentemente conto del cambio di scenario e della nuova bizzarra
circostanza
in cui si trovava, ma con la solita prontezza di spirito si
avvicinò ad L con
fare deciso e amichevole al tempo stesso.
«Cosa
c'è, Ryuzaki?» disse affabilmente,
tenendogli la mano come solo un bravo amico sa fare.
Il
detective, a quel gesto, parve andare
in brodo di giuggiole: guardava Light con i lucciconi agli occhi e un
vago
rossore si spanse sulle sue pallide gote, mentre, estasiato, non la
smetteva di
ripetere il suo nome.
«Light-kun...
il mio Light-kun...»
Il
ragazzo lo guardò esterrefatto.
«Che
gli prende?» chiese preoccupato a
Watari, che invano tentava di spalmare una lozione sulle bruciature del
suo
pupillo.
«Non
lo so, ma credo che Ryuzaki
desideri che sia lei a medicarlo!» disse sconvolto Watari,
mollando la pomata
nelle mani di Light e allontanandosi dai calci che il detective gli
tirava per
scacciarlo.
«Davvero
vuoi che sia io a farlo?»
chiese perplesso al detective.
«Sì,
ti prego, Light-kun, non
resisto...» disse il detective con voce assai
simile a un miagolio, che per
qualche motivo fece rabbrividire Light.
Il
ragazzo cominciò controvoglia a
spalmare la crema curativa su una brutta scottatura sul torace di L,
mentre gli
agenti, tutti intorno, assistevano alla scena col fiato sospeso.
Ryuzaki
sembrava deliziato dal tocco
gentile e un po' incerto di Light, a testimoniarlo c'erano dei
preoccupanti
versetti striduli che emetteva di tanto in tanto, che facevano
accapponare la
pelle al povero Light.
«Secondo
voi sta bene?» chiese sottovoce
Matsuda ad Ide e Aizawa, in piedi accanto a lui.
«Non
so, non sembra del tutto...
Normale» considerò Aizawa.
«Gli
occhi! Avete notato gli occhi?»
intervenne Mogi.
«Sì!
Sembra che brillino, santo cielo!»
notò Ide.
«Oserei
dire che sembra... Felice?»
propose Matsuda un po' perplesso.
«Guardate!»
bisbigliò Aizawa, «sta
sorridendo!»
«È
vero!» approvò Ide, «ma sembra un po'
ritardato, o sbaglio?»
«Esatto!
Sembra un idiota!» esultò Matsuda,
preoccupandosi poco di mantenere un tono di voce basso.
Tutti
convennero che L, il geniale
detective, fosse improvvisamente rincitrullito, visto il suo
comportamento
ancora più bizzarro del solito.
«Sei
così bello, Light-kun» diceva di
tanto in tanto, per poi arrossire violentemente e guardare da un'altra
parte.
Light,
sempre più a disagio, lo
ringraziava frettolosamente, cercando di sbrigarsi con gli impacchi per
togliersi al più presto dagli impicci di quell'impaccio e
dagli strani giochi
di parole che avevano a che fare con i "pacchi".
«Sei
il mio migliore amico» tornava poi
alla carica Ryuzaki, guardandolo con due occhioni da cerbiatto, per poi
distogliere lo sguardo non appena incrociava quello di Light.
«Ma
che diamine gli prende??» sbroccò il
sovrintendente Yagami, con gli occhi iniettati di sangue fuori dalle
orbite,
afferrando Watari per le spalle e scuotendolo violentemente.
Chiaramente
vedere suo figlio vittima di
simili bizzarre attenzioni era troppo per lui, ragion per cui il
maggiordomo,
col suo tipico savoir faire,
riuscì a chiuderlo fuori dalla stanza:
appena in tempo, prima che il peggio avesse inizio.
«Ah!
Light-kuuuun!» miagolò
definitivamente L, contorcendosi tutto.
«Light-kuuuun!»
«Cosa
c'è? Ti ho fatto male?» saltò su
Light, allontanando preoccupato le mani dalle dolorose scottature.
Il
detective continuava intanto ad
emettere orribili versi come un gattino, incapace di dire altro.
«Ryuzaki,
mi dici dove ti fa male?»
chiese determinato Light, fronteggiandolo.
Il
detective piagnucolò e si contorse
ancora un po', prima di diventare rosso come un peperone e abbassare lo
sguardo, evitando quello di Light.
«Non
capisco cosa mi succede...
Light-kun, ti... prego...»
pigolò, indicando gli agenti con un
piccolo cenno.
«Credo
che Ryuzaki voglia rimanere solo
con lei, signorino Light» intuì Watari.
Light
non ebbe il tempo di capire nulla,
ché rimase solo nella stanza con Ryuzaki.
Come
al solito, se l'erano svignata
tutti, lasciandolo nei guai. Tipico.
«Ryuzaki,
adesso finisco di medicarti.
Per favore, cerca di resistere» disse prendendo della pomata
su due dita e
cominciando a massaggiare una bruciatura sul braccio del compagno.
«Ah,
Light-kun, fa male...» si lamentò L
con una vocina sottile, sottile.
«Resisti,
sto facendo pianissimo...»
«N..non
mi fa male lì...»
«E
dove?»
Light
seguì la traiettoria indicatagli
dallo sguardo di Ryuzaki, trovandosi faccia a faccia col "grosso"
problema che tormentava il povero detective.
«Oh...
No, no, no, NO!» esclamò facendo
un salto all'indietro e rovinando al suolo. Si rimise in piedi,
lisciandosi i
vestiti sgualciti e guardando torvo il compagno, ancora in stato
altamente
confusionale.
«Ryuzaki,
ma dico, contieniti,
dannazione!» disse indicando il rigonfiamento chiaramente
visibile sotto le
lenzuola.
Ryuzaki
in risposta lo guardò con occhi
supplicanti.
«E
va bene!» sbuffò Light, «ti lascio un
po' da solo per risolvere il... Il problema. Dieci minuti ti
bastano?» disse
pragmatico controllando l'orologio. «Facciamo quindici, non
vorrei trovarti nel
bel mezzo della festa quando rientro...»
«Light-kun...»
lo interruppe Ryuzaki,
«ma di... Di cosa parli?»
Light
lo guardò perplesso, indeciso se
rivolgere a lui la medesima domanda. Decise però di
mostrarsi magnanimo e
accondiscendente, vista la disavventura toccata al povero detective.
«Ma,
Ryuzaki, mi sembra piuttosto ovvio,
non ti pare?» chiese indicando con un cenno la sua "zona
franca".
«Non
capisco» sussurrò il detective.
Light
si schiarì la voce, cercando di
non perdere il controllo.
«Cos'è
che non capisci??»
Ryuzaki
sobbalzò spaventato, come se
temesse di venire colpito da un momento all'altro.
«Non
capisco cosa mi sta succedendo»
ripeté con un filo di voce quasi rotta dal pianto.
Light
aveva gli occhi sbarrati
dall'orrore: ma era stupido o cosa? Si era forse bevuto il cervello?
Possibile
che la scossa l'avesse reso imbecille da un momento all'altro?
«Light-kun...»
piagnucolò Ryuzaki,
«Light-kun, cosa devo fare?»
Anche
Light stava per mettersi a
piangere dal nervoso.
«Ryuzaki,
maledizione, torna in te!» gli
ordinò scuotendolo per le spalle. Il detective
andò in visibilio a quel
contatto, per quanto non fosse propriamente piacevole.
«Light-kunnnn,
mi piacciono le tue
mani...»
Light
lo mollò all'istante, guardandosi
disgustato i palmi come se fossero stati due rospi.
Il
detective aveva ripreso nuovamente a
contorcersi e a miagolare.
Light
non poteva sopportare ancora a
lungo un simile strazio, per cui si decise ad affrontare apertamente
Ryuzaki, o
quel che ne rimaneva, risoluto nel suo contegno, ma con la solita calma
diplomatica che lo caratterizzava nel profondo.
Sciaff!
Una
sberla partì dritta al viso di
Ryuzaki e si stampò dolorosamente sulla sua guancia,
lasciando il segno delle
cinque dita di Light.
Il
detective rimase perplesso e spaesato
per un po', sbatté più volte le palpebre
confusamente e si guardò intorno. Per
un attimo, sembrò che fosse ritornato in sé.
«Ryuzaki!»
urlò Light, «Ryuzaki, stai
bene? Ti sei ripreso?»
Il
detective si accorse solo in quel
momento della presenza di Light, che lo fissava con insistenza e
preoccupazione
per capire cosa ci fosse che non andava in lui.
«Ihhhhh!»
squittì Ryuzaki, spaventato.
Fece per allontanarsi in fretta da Light e rotolò
rovinosamente giù da letto,
facendo una capriola sbilenca all'indietro e atterrando al suolo con la
grazia
di un sacco di patate. Nel mentre di questa goffa manovra,
riuscì però a
colpire il naso di Light, che, con le mani al volto, imprecava e
gridava a più
non posso.
«Ryuzaki!
Mi hai fatto male! Ma che
diavolo ti prende adesso?!»
Il
detective si tirò faticosamente su e
si rannicchiò in un angolo.
«Stammi
lontano!» ordinò in tono
lamentoso, «tu sei... Tu sei K-Kira... E s-sei un
p-p-pervert-tito!» balbettò
in maniera sconnessa.
«E
tu sei pazzo!» gridò Light fuori di
sé, «ora basta, ti porto in ospedale!»
«NO!»
strillò Ryuzaki, appiattendosi
contro il muro.
Light
gli si avvicinò di qualche passo.
«Non
avvicinarti, altrimenti mi metto a
urlare!» lo minacciò Ryuzaki.
Light
si bloccò: ma che diamine andava
dicendo?!
«Ryuzaki,
tu non stai bene, sei stato
colpito da un fulmine, devi andare in ospedale...»
tentò di farlo ragionare, ma
era tutto inutile, perché Ryuzaki sbarrò gli
occhi e cominciò ad
iperventilare.
«Depravato!
Porco! Mi fai schifo!»
furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca in risposta alle
ragionevoli argomentazioni di Light.
«Si
può sapere che ti ho fatto?!» sbottò
il ragazzo, stufo di passare per il maniaco sessuale di turno.
L
ansimò violentemente.
«Non
accetterò più le tue avances
e le tue molestie, Light-kun!
Non coprirò più i tuoi eccessi e non mi
concederò MAI ad un malvagio criminale
assassino della tua risma!»
Light
era più che mai allibito.
«Basta
così! Andiamo in ospedale» ordinò
porgendogli la mano, ma l'altro squittì ancora terrorizzato
e si precipitò
verso il bagno, inciampando nei suoi stessi piedi e urtando Light
strada
facendo.
«Ihhhhhh!»
pigolò spaventato, facendo un
salto di tre metri e riprendendo la sua corsa drammatica verso la
toilette.
Light
comprese le sue evidenti
intenzioni di chiudersi lì dentro e partì anche
lui all'inseguimento.
«Non
farlo, Ryuzaki!»
«Ihhhhhhhhh!»
squittì ancora il
detective, schivando una poltrona con un saltello degno del
più rosa dei
conigli.
«Fermo!»
Era
ad un passo dal rifugio prescelto, e
Light tentò il tutto per tutto: si lanciò in
avanti, afferrando all'ultimo
momento la caviglia del detective, che cadde lungo, disteso a terra.
Light
tirò forte, mentre Ryuzaki cercava
di aggrapparsi con le unghie al pavimento, ringhiando e digrignando i
denti
alla stregua di un cane rabbioso.
Finalmente
Light riuscì ad agguantarlo
per bene, impedendogli ogni possibilità di fuga, ma il
detective inselvatichito
si dibatteva e dimenava come meglio poteva, continuando ad apostrofare
Light
con gli epiteti più ingiuriosi che conosceva, alternati a
squittii e ringhi
allarmanti. Infine, nel disperato tentativo di liberarsi,
addentò con tutta la
forza che aveva una mano di Light, che ululò di dolore.
Con
le lacrime agli occhi,
impossibilitato a liberarsi, a meno di non amputarsi la mano, Light
afferrò un
candeliere d'argento e colpì in testa il detective.
Ryuzaki
si accasciò, inerme.
Un
forte trambusto annunciò lo
spalancarsi della porta.
«Lighttttt!
Caro!»
«Figliolo...»
«Ragazzo,
stai bene?»
«Cosa
è successo?»
Il
vociare concitato degli agenti preoccupati
durò parecchi minuti; persino Misa aveva lasciato le sue
stanze per vedere cosa
fosse successo.
«Misa-Misa
ha sentito delle urla ed era
così preoccupata!» disse la ragazza
gettandosi tra le braccia di Light,
che la scansò via poco dopo.
«Light,
crediamo che la situazione sia
molto grave...» affermò suo
padre. «Watari giura di non aver mai
visto Ryuzaki in un simile stato.»
«È...
È morto?» Domandò
rabbrividendo Matsuda, indicando il detective immobile.
«No,
l'ho solo tramortito» spiegò
Light. «Ad un tratto è diventato
violento, ho dovuto farlo» si
giustificò, mostrando la mano su cui era incisa l'arcata
dentale completa di
Ryuzaki.
A
quella vista, Misa strillò e scoppiò
in lacrime, così Mogi l'accompagnò fuori. Quando
la porta si richiuse alle loro
spalle, Aizawa si fece avanti.
«Light,
noi pensiamo che il cervello di
Ryuzaki sia stato danneggiato dalla
scossa» sentenziò gravemente.
«E
di conseguenza la sua personalità ne
è risultata modificata» aggiunse Ide.
«Questo
mi pare ovvio» ribatté
Light. Al sentire la sua voce, Ryuzaki, ancora incosciente, emise un
flebile
mugolio.
«Ma
non possiamo dare la caccia a Kira
con Ryuzaki in queste condizioni!» si fece avanti
Matsuda, ottenendo per
la prima volta l'approvazione dei colleghi.
«Per
questo dobbiamo agire subito» intervenne
Aizawa, «voglio dire, potremmo portarlo in ospedale,
dove riceverebbe le
migliori cure, ma potrebbero volerci mesi, forse anni,
affinché si riprenda del
tutto.»
«Le
indagini sarebbero
compromesse» gli diede manforte Ide.
Light
annuì. «Quindi cosa proponete
di fare?»
«Beh,
ecco...»
«Noi
pensavamo...»
«Certo
è rischioso...»
«...di
fulminarlo.»
Un
silenzio denso di tensione calò sul
gruppetto.
«Di
nuovo» aggiunse Ide, a scanso di
equivoci.
Light
sbiancò.
«Siete
pazzi?»
«Light,
siamo sicuri che anche lui
sarebbe d'accordo» disse il
padre. «C'è un minimo di
possibilità che
possa tornare normale. Sarà come un elettroshock. Ma
dobbiamo fare subito,
prima che il temporale finisca.»
In
quel momento, come se fosse un
presagio, un fulmine abbagliò i loro volti.
«Dobbiamo
tentare!»
«Possiamo
farcela!»
Alla
fine, Light acconsentì e prese il
comando della situazione, elaborando velocemente un piano per salvare
L.
«Dobbiamo
portarlo sul tetto. Lì ci sono
più possibilità che un fulmine lo colpisca. Lo
legheremo al
parafulmine» disse agli
agenti. «Ci servirà una barella o una
lettiga
per trasportarlo. E delle corde per legarlo in caso opponga resistenza.
Aizawa,
lei si procuri delle corde; Ide, lei chiami subito Watari e gli dica di
procurarci qualcosa per portarlo sul tetto! Papà,
tu...»
In
quel momento, L si mosse, facendo
versi inconsulti. «Light... kunnn...
mmmmmm...»
«Si
sta svegliando!» gridò il
sovrintendente Yagami.
«Non
c'è più tempo! Non c'è più
tempo!
Light, cosa facciamo?» perse la calma Matsuda.
«Mmmmmh...
Light-kuuuun... Ti
v-voglio... Ad-adesso...»
«Coraggio!» disse
Light, afferrando
il detective per le braccia e cominciando a trascinarlo verso
l'uscita. «Datemi una mano!»
Una
forza sovrumana si era impossessata
di lui; iniziò a salire le scale trascinando malamente il
detective sui
gradini, godendo anche un pochino nello sbatacchiarlo qua e
là, con gli agenti
al seguito che cercavano di aiutarlo sollevando di peso Ryuzaki. Ma
ciò era
impossibile, sia perché Ryuzaki aveva ricominciato a
dimenarsi, sia perché
Light avanzava sulle scale come una furia, tanto che nessuno riusciva a
tenere
il suo ritmo.
Arrivò
al ventunesimo piano e si
arrampicò sull'ultima rampa di scale.
«Light-kuuuuun,
non mi importa se sei
Kira, non mi importa delle indagini...» Biascicava
intanto L. Light
spalancò la porta che immetteva sul terrazzo e, dopo pochi
passi, entrambi
furono bagnati fradici di pioggia.
«Sei
il mio migliore amico ed io ti
amo...»
Light
lo trascinò verso il centro del
terrazzo, verso l'antenna parafulmine.
«Ed
ora voglio essere completamente tuo,
donandoti la mia verginità... Quindi prendimi qui ed ora,
Light-kun, io sono
pronto!»
«Sta'
zitto, Ryuzaki!» gridò Light,
disgustato.
«Non
trattenerti, ti prego, e non
respingermi ancora, ma prendimi con tutto il tuo ardore!
Sopporterò il dolore
del tuo impeto nel mio corpo, perché ti amo!»
«Che
schifo...»
«Perdonami
se non sono attraente come
meriteresti... Ma ti prego, prendimi! Non resisto più...
Prendimi! Prend...»
Woosh!
L'agognato
fulmine si abbatté sui due
poveri sventurati nel momento esatto in cui Ryuzaki saltò addosso a
Light.
I
due ragazzi caddero a terra, privi di
sensi. Furono raggiunti poco dopo dagli agenti, che, dopo averli
trascinati
sotto una piccola tettoia al riparo, tentarono di rianimarli. Ryuzaki
fu il
primo a svegliarsi.
«Agenti
della polizia giapponese, è L
che vi parla! Cosa succede?» disse mettendosi seduto.
«Ryuzaki,
sei di nuovo tu?»
«Certo,
Matsuda. Chi altri dovrei
essere?»
«Ha
funzionato!» Gridarono in coro,
abbracciandosi e festeggiando il ritorno alla normalità di
Ryuzaki.
Il
chiasso svegliò anche Light, i cui
occhi si posarono bramosi su Ryuzaki, trovandolo inspiegabilmente la
creatura
più deliziosa del mondo, cosi tenero e attraente al tempo
stesso.
«Ma
ciao, bel micetto...»
Continua...
Note
dell'autrice
Purtroppo
sono una purista dell'IC, e vedere personaggi stravolti dall'OOC
inutile e
ingiustificato mi toglie ogni volta la voglia di vivere. Ragion per cui
ho
scritto questa fanfiction, che voleva essere una bonaria parodia dei
più
frequenti OOC di L. Ho pensato infatti di renderli ancora
più evidenti
lasciando Light IC quanto più possibile... almeno fino al
prossimo capitolo.
Riuscirà
Light a ritrovare la sua caratterizzazione perduta? O
perderà anche
qualcos'altro?? XD
Lo scopriremo nel prossimo capitolo di Now Kiss: "Quando la fangirl si fa prendere la mano". O qualcosa del genere. XD