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Autore: Scintilla19    26/11/2014    5 recensioni
Tutto procede regolarmente al Quartier Generale: i computer ronzano, Misa fa la solita manicure, Watari lucida il suo fucile da cecchino, il sovrintendente Yagami si rende utile, Aizawa sbraita contro Ide perché ha dimenticato di salvare i file prima di chiuderli, e Mogi tace nel suo angolino.
Intanto, Matsuda fa il caffé, Light lo beve, cercando di sostenere gli estenuanti ritmi di L, che a sua volta guarda pigramente la tv divorando una quantità spropositata di dolci.
Ma che fanfiction sarebbe senza OOC??
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane, Tota Matsuda, Un po' tutti | Coppie: L/Light
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOW KISS!

Come (NON) scrivere una fanfiction





 

Era un'afosa giornata di fine luglio, al Quartier Generale. Le indagini sul caso Kira erano ad un punto morto, come spesso accade nelle fanfiction, ma ciononostante, gli agenti continuavano a lavorare strenuamente, sotto la supervisione di L, che, a sua volta, non avendo molta voglia di lavorare, era occupato a guardare cartoni animati sulla sua TV personale.

Il maxi schermo che svettava sulla parete, intanto, mostrava la signorina Amane nelle sue stanze all'ultimo piano intenta a smaltarsi le unghie dei piedi.

Matsuda, rapito da tale visione, aveva dimenticato di spegnere la fiamma sotto la caffettiera, facendola saltare in aria ben due volte, cosicché era toccato a Watari pulire il tutto, ed una volta finito, l'anziano maggiordomo aveva pensato bene di tirar fuori il suo fidato fucile da cecchino, compagno di tante scorribande di gioventù, in modo da tener sotto controllo quell'idiota-di-Matsuda.

Tuttavia, non gli si poteva di certo dar torto, vista l'avvenenza di Amane: tutti gli agenti, di tanto in tanto, alzavano lo sguardo per ammirare la modella, tanto che Ide, per sbaglio, aveva chiuso senza salvare il file su cui lavorava da sei ore insieme ad Aizawa, beccandosi un predicozzo coi fiocchi da quest'ultimo, che aveva continuato a sbraitare contro di lui e contro Misa Amane, il cui fascino era, a suo dire, la più frequente causa di rallentamenti e problemi vari sul lavoro.

Il Sovrintendente Yagami era forse l'unico che gli desse un minimo d'ascolto: trovava fuori luogo che in un ufficio pieno di uomini venissero proiettate siffatte immagini dal potere altamente conturbante, tuttavia si guardava bene dal contraddire apertamente la volontà di L. Faceva bene Mogi a starsene zitto nel suo angolino pensando agli affari suoi.

Finalmente, il terzo tentativo di preparare il caffè andò a buon fine, e Matsuda cominciò a fare gli onori di casa al posto di Watari, tutto preso a lucidare il suo arsenale.

Light Yagami accettò con gratitudine la tazza offertagli da Matsuda: il detective a cui era ammanettato gli imponeva ritmi serratissimi di dormiveglia. Erano rare le notti in cui gli concedeva di dormire, e non perché interpretassero fanfiction yaoi, ma perché sperava piuttosto di estenuarlo al solo scopo di strappargli una confessione. Così bevve avidamente il suo caffè, preparandosi all'ennesima nottataccia in bianco.

Matsuda porse il caffè anche ad L, che come al solito non lo degnò nemmeno di uno sguardo, troppo occupato a divorare una scatola di ciambelle -scatola inclusa, ovviamente- e a lanciare occhiate bramose alla modella sul maxi schermo.

Fortuna che Light non avesse notato come quel depravato guardava la sua fidanzata. Ma forse non gli sarebbe importato granché, vista la considerazione che nutriva per lei.

Dunque tutto procedeva perfettamente come al solito, non succedeva nulla di rilevante da quasi un mese ormai, e questo d'altra parte poteva anche essere un bene: meglio niente, che dei problemi, no? Ma questa è una fanfiction, quindi qualcosa deve pur succedere, per far in modo che i due protagonisti si innamorino e soprattutto finiscano a letto insieme. 

Ebbene, come spesso accade nelle afose giornate di fine luglio, l'umidità insopportabile che affligge il Giappone si era condensata in grossi nuvoloni colmi di pioggia, e in breve tempo scoppiò un temporale fortissimo, con tanto di lampi, tuoni e fulmini.

Gli agenti, tuttavia, continuarono a lavorare imperterriti -non sarebbe stato certo uno spaventoso temporale a fermarli- eccetto Matsuda, che, con la scusa della stupidità, era esentato dagli oneri lavorativi, e se ne stava quindi assorto davanti alla finestra a contemplare il diluvio imperversante.

La figura imbambolata del poliziotto attirò per qualche strano motivo l'attenzione di L -distraendolo da una Misa che si stirava i capelli- che ebbe l'insolito impulso di rivolgergli la parola.

«Matsuda, non sa che è pericoloso stare così vicino ad una finestra quando fuori c'è un tempo simile?»

Il poliziotto lo guardò piacevolmente sorpreso: forse, in fondo, L un po' ci teneva a lui, se si preoccupava che un fulmine potesse colpirlo.

«Dovrebbe proprio spostarsi, sta impedendo il passaggio della già scarsa luce esterna e ciò rappresenta un pericolo per la mia vista» aggiunse il detective, smontando in pochi secondi la felicità di Matsuda.

«Andiamo, non mi guardi così» proseguì L, «credeva forse che mi preoccupassi che un fulmine l'avrebbe colpita? Questo è un edificio sicuro, la probabilità che vi cada un fulmine è dello zero virgola...»

In quel momento, accadde l'inimmaginabile: un fulmine colpì l'antenna del satellite principale del palazzo. La scarica elettrica percorse i fili conduttori, giungendo a tutti i terminali accesi, e proprio in quel momento, L, dopo essersi leccato le dita sporche di glassa, decise di fare un po' di sano zapping: prese dunque il telecomando della TV, inviando il segnale per cambiare canale, creando così il passaggio ideale per la scarica elettrica.

Non ebbe scampo: il povero detective venne impietosamente fulminato.

Fortunatamente, i dispositivi di sicurezza salva vita erano attivi e ben funzionanti: dopo pochi secondi, la corrente venne a mancare in tutto l'edificio. Black out totale.

Ci fu il panico.

Light gridava al miracolo per non essere stato fulminato anche lui, vista la catena di metallo altamente conduttore che lo legava al detective arrostito, Matsuda andò a rifugiarsi sotto un tavolo, Aizawa continuò a sbraitare perché, per l'ennesima volta, Ide non aveva salvato il documento, il sovrintendente Yagami ebbe quasi un infarto, temendo che suo figlio sarebbe stato accusato anche di questo, le strida di Misa Amane provenienti dall'attico gridavano qualcosa circa una piastra nuovissima andata distrutta, e Mogi, infine, rimase come sempre nel suo angolo.

In tutto questo caos, nessuno ebbe la decenza di preoccuparsi delle condizioni di Ryuzaki.

Watari, l'unico ad aver mantenuto la calma, andò ad attivare il generatore d'emergenza, in modo che nell'edificio tornasse un minimo di barlume, sperando che anche gli agenti recuperassero il proverbiale lume della ragione.

Poco dopo, infatti, si accesero le luci dell'impianto di sicurezza.

La sala monitor si illuminò di una luce rossastra, che lasciava presagire gli eventi profondamente drammatici che di lì a poco sarebbero accaduti.

«State tutti bene?» chiese Light con voce rauca, ricomponendosi dalla performance molto poco seria che aveva appena dato di sé.

Gli agenti si guardarono con apprensione, constatando che, a parte lo spavento, erano rimasti tutti incolumi.

«Ryuzaki!» gridò all'improvviso Matsuda, indicando il detective, rimasto immobile come una statua davanti alla TV spenta.

Aveva ancora il braccio proteso nell'atto di cambiare canale: il telecomando nella sua mano destra era esploso in un mare di scintille, e alcuni sottili archi elettrici ronzavano ancora attorno al polso e all'avambraccio; gli orli della T-shirt erano bruciacchiati, così come le punte dei suoi capelli; dalla sommità della sua testa si elevava un sottile filo di fumo, e un vago sentore di bruciato cominciò a spandersi per la stanza...

Tutti gli agenti si voltarono verso la miseranda figura di Ryuzaki e, finalmente mossi a pietà, cominciarono a pensare al da farsi.

Light, in preda ad una delle sue solite manie di protagonismo, cominciò a pensare di essere lui la causa di cotanto sfacelo: dopotutto, se era stato Kira senza esserne cosciente, poteva benissimo fulminare Ryuzaki quando più lo aggradava; ma, cosa ben più grave, avevano sentito tutti le sue grida di giubilo per non essere stato fulminato, e difatti quella serpe di Aizawa, sempre pronto a dubitare di lui, aveva già cominciato a guardarlo di sottecchi, profondendosi poi in illazioni assai infamanti.

Mentre valutava i nuovi guai in cui si era cacciato, Light non si accorse che il suo collega e compagno, trasportato d'urgenza sul letto della propria stanza e opportunamente denudato, con lui annesso ovviamente, aveva appena proferito parola.

«Light-kun» bisbigliò, «voglio Light-kun.»

Watari, armato di Kit di pronto soccorso, lo stava medicando, tamponandogli le bruciature più evidenti, ma alle parole di L dovette farsi da parte, cedendo il posto a Light.

«Voglio che sia Light-kun a farlo» insisté Ryuzaki con un filo di voce.

Il ragazzo trasalì, non resosi evidentemente conto del cambio di scenario e della nuova bizzarra circostanza in cui si trovava, ma con la solita prontezza di spirito si avvicinò ad L con fare deciso e amichevole al tempo stesso.

«Cosa c'è, Ryuzaki?» disse affabilmente, tenendogli la mano come solo un bravo amico sa fare.

Il detective, a quel gesto, parve andare in brodo di giuggiole: guardava Light con i lucciconi agli occhi e un vago rossore si spanse sulle sue pallide gote, mentre, estasiato, non la smetteva di ripetere il suo nome.

«Light-kun... il mio Light-kun...»

Il ragazzo lo guardò esterrefatto.

«Che gli prende?» chiese preoccupato a Watari, che invano tentava di spalmare una lozione sulle bruciature del suo pupillo.

«Non lo so, ma credo che Ryuzaki desideri che sia lei a medicarlo!» disse sconvolto Watari, mollando la pomata nelle mani di Light e allontanandosi dai calci che il detective gli tirava per scacciarlo.

«Davvero vuoi che sia io a farlo?» chiese perplesso al detective.

«Sì, ti prego, Light-kun, non resisto...» disse il detective con voce assai simile a un miagolio, che per qualche motivo fece rabbrividire Light.

Il ragazzo cominciò controvoglia a spalmare la crema curativa su una brutta scottatura sul torace di L, mentre gli agenti, tutti intorno, assistevano alla scena col fiato sospeso.

Ryuzaki sembrava deliziato dal tocco gentile e un po' incerto di Light, a testimoniarlo c'erano dei preoccupanti versetti striduli che emetteva di tanto in tanto, che facevano accapponare la pelle al povero Light.

«Secondo voi sta bene?» chiese sottovoce Matsuda ad Ide e Aizawa, in piedi accanto a lui.

«Non so, non sembra del tutto... Normale» considerò Aizawa.

«Gli occhi! Avete notato gli occhi?» intervenne Mogi.

«Sì! Sembra che brillino, santo cielo!» notò Ide.

«Oserei dire che sembra... Felice?» propose Matsuda un po' perplesso.

«Guardate!» bisbigliò Aizawa, «sta sorridendo!»

«È vero!» approvò Ide, «ma sembra un po' ritardato, o sbaglio?»

«Esatto! Sembra un idiota!» esultò Matsuda, preoccupandosi poco di mantenere un tono di voce basso.

Tutti convennero che L, il geniale detective, fosse improvvisamente rincitrullito, visto il suo comportamento ancora più bizzarro del solito.

«Sei così bello, Light-kun» diceva di tanto in tanto, per poi arrossire violentemente e guardare da un'altra parte. 

Light, sempre più a disagio, lo ringraziava frettolosamente, cercando di sbrigarsi con gli impacchi per togliersi al più presto dagli impicci di quell'impaccio e dagli strani giochi di parole che avevano a che fare con i "pacchi".

«Sei il mio migliore amico» tornava poi alla carica Ryuzaki, guardandolo con due occhioni da cerbiatto, per poi distogliere lo sguardo non appena incrociava quello di Light.

«Ma che diamine gli prende??» sbroccò il sovrintendente Yagami, con gli occhi iniettati di sangue fuori dalle orbite, afferrando Watari per le spalle e scuotendolo violentemente.

Chiaramente vedere suo figlio vittima di simili bizzarre attenzioni era troppo per lui, ragion per cui il maggiordomo, col suo tipico savoir faire, riuscì a chiuderlo fuori dalla stanza: appena in tempo, prima che il peggio avesse inizio.

«Ah! Light-kuuuun!» miagolò definitivamente L, contorcendosi tutto. «Light-kuuuun!»

«Cosa c'è? Ti ho fatto male?» saltò su Light, allontanando preoccupato le mani dalle dolorose scottature.

Il detective continuava intanto ad emettere orribili versi come un gattino, incapace di dire altro.

«Ryuzaki, mi dici dove ti fa male?» chiese determinato Light, fronteggiandolo.

Il detective piagnucolò e si contorse ancora un po', prima di diventare rosso come un peperone e abbassare lo sguardo, evitando quello di Light.

«Non capisco cosa mi succede... Light-kun, ti... prego...» pigolò, indicando gli agenti con un piccolo cenno.

«Credo che Ryuzaki voglia rimanere solo con lei, signorino Light» intuì Watari.

Light non ebbe il tempo di capire nulla, ché rimase solo nella stanza con Ryuzaki.

Come al solito, se l'erano svignata tutti, lasciandolo nei guai. Tipico.

«Ryuzaki, adesso finisco di medicarti. Per favore, cerca di resistere» disse prendendo della pomata su due dita e cominciando a massaggiare una bruciatura sul braccio del compagno.

«Ah, Light-kun, fa male...» si lamentò L con una vocina sottile, sottile.

«Resisti, sto facendo pianissimo...»

«N..non mi fa male lì...»

«E dove?»

Light seguì la traiettoria indicatagli dallo sguardo di Ryuzaki, trovandosi faccia a faccia col "grosso" problema che tormentava il povero detective.

«Oh... No, no, no, NO!» esclamò facendo un salto all'indietro e rovinando al suolo. Si rimise in piedi, lisciandosi i vestiti sgualciti e guardando torvo il compagno, ancora in stato altamente confusionale.

«Ryuzaki, ma dico, contieniti, dannazione!» disse indicando il rigonfiamento chiaramente visibile sotto le lenzuola.

Ryuzaki in risposta lo guardò con occhi supplicanti.

«E va bene!» sbuffò Light, «ti lascio un po' da solo per risolvere il... Il problema. Dieci minuti ti bastano?» disse pragmatico controllando l'orologio. «Facciamo quindici, non vorrei trovarti nel bel mezzo della festa quando rientro...»

«Light-kun...» lo interruppe Ryuzaki, «ma di... Di cosa parli?»

Light lo guardò perplesso, indeciso se rivolgere a lui la medesima domanda. Decise però di mostrarsi magnanimo e accondiscendente, vista la disavventura toccata al povero detective.

«Ma, Ryuzaki, mi sembra piuttosto ovvio, non ti pare?» chiese indicando con un cenno la sua "zona franca".

«Non capisco» sussurrò il detective.

Light si schiarì la voce, cercando di non perdere il controllo. 

«Cos'è che non capisci??»

Ryuzaki sobbalzò spaventato, come se temesse di venire colpito da un momento all'altro. 

«Non capisco cosa mi sta succedendo» ripeté con un filo di voce quasi rotta dal pianto.

Light aveva gli occhi sbarrati dall'orrore: ma era stupido o cosa? Si era forse bevuto il cervello? Possibile che la scossa l'avesse reso imbecille da un momento all'altro?

«Light-kun...» piagnucolò Ryuzaki, «Light-kun, cosa devo fare?»

Anche Light stava per mettersi a piangere dal nervoso. 

«Ryuzaki, maledizione, torna in te!» gli ordinò scuotendolo per le spalle. Il detective andò in visibilio a quel contatto, per quanto non fosse propriamente piacevole.

«Light-kunnnn, mi piacciono le tue mani...» 

Light lo mollò all'istante, guardandosi disgustato i palmi come se fossero stati due rospi.

Il detective aveva ripreso nuovamente a contorcersi e a miagolare.

Light non poteva sopportare ancora a lungo un simile strazio, per cui si decise ad affrontare apertamente Ryuzaki, o quel che ne rimaneva, risoluto nel suo contegno, ma con la solita calma diplomatica che lo caratterizzava nel profondo.

Sciaff!

Una sberla partì dritta al viso di Ryuzaki e si stampò dolorosamente sulla sua guancia, lasciando il segno delle cinque dita di Light.

Il detective rimase perplesso e spaesato per un po', sbatté più volte le palpebre confusamente e si guardò intorno. Per un attimo, sembrò che fosse ritornato in sé.

«Ryuzaki!» urlò Light, «Ryuzaki, stai bene? Ti sei ripreso?»

Il detective si accorse solo in quel momento della presenza di Light, che lo fissava con insistenza e preoccupazione per capire cosa ci fosse che non andava in lui.

«Ihhhhh!» squittì Ryuzaki, spaventato. Fece per allontanarsi in fretta da Light e rotolò rovinosamente giù da letto, facendo una capriola sbilenca all'indietro e atterrando al suolo con la grazia di un sacco di patate. Nel mentre di questa goffa manovra, riuscì però a colpire il naso di Light, che, con le mani al volto, imprecava e gridava a più non posso.

«Ryuzaki! Mi hai fatto male! Ma che diavolo ti prende adesso?!»

Il detective si tirò faticosamente su e si rannicchiò in un angolo.

«Stammi lontano!» ordinò in tono lamentoso, «tu sei... Tu sei K-Kira... E s-sei un p-p-pervert-tito!» balbettò in maniera sconnessa.

«E tu sei pazzo!» gridò Light fuori di sé, «ora basta, ti porto in ospedale!»

«NO!» strillò Ryuzaki, appiattendosi contro il muro. 

Light gli si avvicinò di qualche passo.

«Non avvicinarti, altrimenti mi metto a urlare!» lo minacciò Ryuzaki. 

Light si bloccò: ma che diamine andava dicendo?!

«Ryuzaki, tu non stai bene, sei stato colpito da un fulmine, devi andare in ospedale...» tentò di farlo ragionare, ma era tutto inutile, perché Ryuzaki sbarrò gli occhi e cominciò ad iperventilare. 

«Depravato! Porco! Mi fai schifo!» furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca in risposta alle ragionevoli argomentazioni di Light.

«Si può sapere che ti ho fatto?!» sbottò il ragazzo, stufo di passare per il maniaco sessuale di turno.

L ansimò violentemente.

«Non accetterò più le tue avances e le tue molestie, Light-kun! Non coprirò più i tuoi eccessi e non mi concederò MAI ad un malvagio criminale assassino della tua risma!»

Light era più che mai allibito.

«Basta così! Andiamo in ospedale» ordinò porgendogli la mano, ma l'altro squittì ancora terrorizzato e si precipitò verso il bagno, inciampando nei suoi stessi piedi e urtando Light strada facendo.

«Ihhhhhh!» pigolò spaventato, facendo un salto di tre metri e riprendendo la sua corsa drammatica verso la toilette.

Light comprese le sue evidenti intenzioni di chiudersi lì dentro e partì anche lui all'inseguimento.

«Non farlo, Ryuzaki!»

«Ihhhhhhhhh!» squittì ancora il detective, schivando una poltrona con un saltello degno del più rosa dei conigli.

«Fermo!» 

Era ad un passo dal rifugio prescelto, e Light tentò il tutto per tutto: si lanciò in avanti, afferrando all'ultimo momento la caviglia del detective, che cadde lungo, disteso a terra.

Light tirò forte, mentre Ryuzaki cercava di aggrapparsi con le unghie al pavimento, ringhiando e digrignando i denti alla stregua di un cane rabbioso.

Finalmente Light riuscì ad agguantarlo per bene, impedendogli ogni possibilità di fuga, ma il detective inselvatichito si dibatteva e dimenava come meglio poteva, continuando ad apostrofare Light con gli epiteti più ingiuriosi che conosceva, alternati a squittii e ringhi allarmanti. Infine, nel disperato tentativo di liberarsi, addentò con tutta la forza che aveva una mano di Light, che ululò di dolore.

Con le lacrime agli occhi, impossibilitato a liberarsi, a meno di non amputarsi la mano, Light afferrò un candeliere d'argento e colpì in testa il detective.

Ryuzaki si accasciò, inerme.

Un forte trambusto annunciò lo spalancarsi della porta.

«Lighttttt! Caro!»

«Figliolo...»

«Ragazzo, stai bene?»

«Cosa è successo?»

Il vociare concitato degli agenti preoccupati durò parecchi minuti; persino Misa aveva lasciato le sue stanze per vedere cosa fosse successo.

«Misa-Misa ha sentito delle urla ed era così preoccupata!» disse la ragazza gettandosi tra le braccia di Light, che la scansò via poco dopo.

«Light, crediamo che la situazione sia molto grave...» affermò suo padre. «Watari giura di non aver mai visto Ryuzaki in un simile stato.»

«È... È morto?» Domandò rabbrividendo Matsuda, indicando il detective immobile.

«No, l'ho solo tramortito» spiegò Light. «Ad un tratto è diventato violento, ho dovuto farlo» si giustificò, mostrando la mano su cui era incisa l'arcata dentale completa di Ryuzaki. 

A quella vista, Misa strillò e scoppiò in lacrime, così Mogi l'accompagnò fuori. Quando la porta si richiuse alle loro spalle, Aizawa si fece avanti.

«Light, noi pensiamo che il cervello di Ryuzaki sia stato danneggiato dalla scossa» sentenziò gravemente.

«E di conseguenza la sua personalità ne è risultata modificata» aggiunse Ide.

«Questo mi pare ovvio» ribatté Light. Al sentire la sua voce, Ryuzaki, ancora incosciente, emise un flebile mugolio.

«Ma non possiamo dare la caccia a Kira con Ryuzaki in queste condizioni!» si fece avanti Matsuda, ottenendo per la prima volta l'approvazione dei colleghi.

«Per questo dobbiamo agire subito» intervenne Aizawa, «voglio dire, potremmo portarlo in ospedale, dove riceverebbe le migliori cure, ma potrebbero volerci mesi, forse anni, affinché si riprenda del tutto.»

«Le indagini sarebbero compromesse» gli diede manforte Ide.

Light annuì. «Quindi cosa proponete di fare?»

«Beh, ecco...»

«Noi pensavamo...»

«Certo è rischioso...»

«...di fulminarlo.»

Un silenzio denso di tensione calò sul gruppetto.

«Di nuovo» aggiunse Ide, a scanso di equivoci.

Light sbiancò. 

«Siete pazzi?»

«Light, siamo sicuri che anche lui sarebbe d'accordo» disse il padre. «C'è un minimo di possibilità che possa tornare normale. Sarà come un elettroshock. Ma dobbiamo fare subito, prima che il temporale finisca.»

In quel momento, come se fosse un presagio, un fulmine abbagliò i loro volti.

«Dobbiamo tentare!»

«Possiamo farcela!»

Alla fine, Light acconsentì e prese il comando della situazione, elaborando velocemente un piano per salvare L. 

«Dobbiamo portarlo sul tetto. Lì ci sono più possibilità che un fulmine lo colpisca. Lo legheremo al parafulmine» disse agli agenti. «Ci servirà una barella o una lettiga per trasportarlo. E delle corde per legarlo in caso opponga resistenza. Aizawa, lei si procuri delle corde; Ide, lei chiami subito Watari e gli dica di procurarci qualcosa per portarlo sul tetto! Papà, tu...»

In quel momento, L si mosse, facendo versi inconsulti. «Light... kunnn... mmmmmm...»

«Si sta svegliando!» gridò il sovrintendente Yagami.

«Non c'è più tempo! Non c'è più tempo! Light, cosa facciamo?» perse la calma Matsuda.

«Mmmmmh... Light-kuuuun... Ti v-voglio... Ad-adesso...»

«Coraggio!» disse Light, afferrando il detective per le braccia e cominciando a trascinarlo verso l'uscita. «Datemi una mano!»

Una forza sovrumana si era impossessata di lui; iniziò a salire le scale trascinando malamente il detective sui gradini, godendo anche un pochino nello sbatacchiarlo qua e là, con gli agenti al seguito che cercavano di aiutarlo sollevando di peso Ryuzaki. Ma ciò era impossibile, sia perché Ryuzaki aveva ricominciato a dimenarsi, sia perché Light avanzava sulle scale come una furia, tanto che nessuno riusciva a tenere il suo ritmo.

Arrivò al ventunesimo piano e si arrampicò sull'ultima rampa di scale.

«Light-kuuuuun, non mi importa se sei Kira, non mi importa delle indagini...» Biascicava intanto L. Light spalancò la porta che immetteva sul terrazzo e, dopo pochi passi, entrambi furono bagnati fradici di pioggia.

«Sei il mio migliore amico ed io ti amo...»

Light lo trascinò verso il centro del terrazzo, verso l'antenna parafulmine.

«Ed ora voglio essere completamente tuo, donandoti la mia verginità... Quindi prendimi qui ed ora, Light-kun, io sono pronto!»

«Sta' zitto, Ryuzaki!» gridò Light, disgustato.

«Non trattenerti, ti prego, e non respingermi ancora, ma prendimi con tutto il tuo ardore! Sopporterò il dolore del tuo impeto nel mio corpo, perché ti amo!»

«Che schifo...»

«Perdonami se non sono attraente come meriteresti... Ma ti prego, prendimi! Non resisto più... Prendimi! Prend...»

Woosh!

L'agognato fulmine si abbatté sui due poveri sventurati nel momento esatto in cui Ryuzaki saltò addosso a Light. 

I due ragazzi caddero a terra, privi di sensi. Furono raggiunti poco dopo dagli agenti, che, dopo averli trascinati sotto una piccola tettoia al riparo, tentarono di rianimarli. Ryuzaki fu il primo a svegliarsi.

«Agenti della polizia giapponese, è L che vi parla! Cosa succede?» disse mettendosi seduto.

«Ryuzaki, sei di nuovo tu?»

«Certo, Matsuda. Chi altri dovrei essere?»

«Ha funzionato!» Gridarono in coro, abbracciandosi e festeggiando il ritorno alla normalità di Ryuzaki.

Il chiasso svegliò anche Light, i cui occhi si posarono bramosi su Ryuzaki, trovandolo inspiegabilmente la creatura più deliziosa del mondo, cosi tenero e attraente al tempo stesso.

«Ma ciao, bel micetto...»

 

 



Continua...

 

 

Note dell'autrice

Ah, l'IC, questo sconosciuto!

Purtroppo sono una purista dell'IC, e vedere personaggi stravolti dall'OOC inutile e ingiustificato mi toglie ogni volta la voglia di vivere. Ragion per cui ho scritto questa fanfiction, che voleva essere una bonaria parodia dei più frequenti OOC di L. Ho pensato infatti di renderli ancora più evidenti lasciando Light IC quanto più possibile... almeno fino al prossimo capitolo.

Riuscirà Light a ritrovare la sua caratterizzazione perduta? O perderà anche qualcos'altro?? XD

Lo scopriremo nel prossimo capitolo di Now Kiss: "Quando la fangirl si fa prendere la mano". O qualcosa del genere. XD

 

   
 
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