Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: DirceMichelaRivetti    27/11/2014    1 recensioni
Nick Fury non rimane certo fuori dai giochi, sebbene abbia lasciato la direzione del nuovo SHIELD a Coulson.
Fury porta avanti la sua lotta all'HYDRA: ha i mezzi per farlo e il supporto degli agenti Burton e Romanoff, all'occorrenza.
Presto scoprirà che l'HYDRA potrebbe essere ancora più pericolosa di quanto si creda; incontrerà nuovi alleati e nemici; oggetti e luoghi misteriosi e inquietanti.
Le indagini di Fury si intrecceranno con quelle del nuovo SHIELD e si rivolgerà anche a Coulson e ai suoi per poter far fronte alle varie minacce che si profilano.
Inoltre, rimane da svelare il mistero che circonda le origini di Skye.
Fitz, poi, sta cercando il proprio riscatto, il modo per tornare come prima o anche migliore.
Ho messo l'avviso "spoiler" perché seguo la serie in inglese e, quindi, ogni tanto potrebbero esserci delle anticipazioni.
Ho messo "What if" perché, pur cercando di aderire il più possibile alla serie, ho sviluppato una mia idea circa l'alieno della Guest House, circa Skye e circa le incisioni e la porterò avanti.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa dell’autrice: Questo capitolo inizia ambientato nel corso del settimo episodio della seconda stagione. Sconsiglierei la lettura a chi non ha ancora visto la puntata, sia per la presenza di spoiler, sia perché considero per noti alcuni fatti.

 

Questa giornata è tremenda! Tra Ward che si è accorto di Bobby che lo seguiva, l'esplosivo che ha con sé e, soprattutto, con Coulson che sembra impazzito!

Sapevo che non era una buona idea usare su di lui la macchina della memoria, ma lui è il direttore ed è lui a decidere. Mi ha fatto impressione, vederlo agitarsi in quella maniera, sentirlo parlare freneticamente, blaterare in quel modo... Non è bello vedere il proprio capo in un tal stato.

Adesso Skye l'ha portato nella cella di sotto, spero riacquisti presto la lucidità. So che teme di diventare come Garrett, per fortuna non pare arrivato a un simile stato!  Suvvia, dovrebbe essere semplicemente scosso dai ricordi che ha rivissuto: non dev'essere stato piacevole, chissà cos'è successo...dalle sue parole non ho capito molto. Skye, invece, sembrava capire  bene, probabilmente  sa qualcosa di più. Mi infastidisce, un po', non sapere  che cosa accada esattamente, ma in fondo sono abituata alla segretezza, alla compartimentazione; anzi, c'è   fin  troppa  condivisione  di  informazioni, rispetto a prima. Beh, forse questo è dovuto anche al fatto che sono tra gli stretti collaboratori del direttore Coulson. Non così  stretta  per  sapere  che  cosa ci  sia dietro  a  questa faccenda. Poco male, mi fido di May e di Skye, sono certa che agiranno al meglio.

Sono molto più preoccupata per Fitz. Non solo per la sua salute, ma anche per i suoi sentimenti, per  la  sua  felicità. Una  volta  sorrideva  spesso, quasi sempre; era allegro e geniale, sicuro  in quel che  faceva. Ora è  più  schivo, impaurito, lavora ai suoi progetti da solo. Non è più lo  stesso...

Io non sopporto di vederlo così! Rivoglio il mio amico!

Soffre  e  la mia  presenza  lo  fa  stare  ancor peggio. Io ... io ... mi odio!

Odio  il  fatto  di  essere  la causa del  soffrire  di  quella  che  è  la persona più importante per me, oltre  ai miei genitori. Non sarei dovuta andare  via, ma al momento sembrava la  soluzione migliore, sembrava  potesse  essere  un  sistema  per  aiutarlo  e, invece, le cose sono  solo  peggiorate  e  ora mi odia!

E  soffre!

Adesso mi evita. Quasi non mi rivolge  la  parola  e  l'unico con cui trascorre del tempo è Mack. Anche adesso, sono  lì, assieme, davanti al televisore, con un videogioco. Li sento parlare.

 

“Sai, i miei capi mi piacciono non incasinati, sempre.”

 

Sta dicendo Mack.

 

“Sì, lo è. O lo sarà. Si rimetterà, lo ha già fatto. Oltretutto … il cervello non cancella mai i file. Si perdono solo le connessioni, ma c’è sempre un backup. È solo questione di scavare e trovarlo.”

 

Accidenti! Era  da  un  po’  di  tempo  che  non  sentivo fare a Fitz un discorso così lungo e  filato, senza  interruzioni, senza  che  si debba fermare a cercare le parole. Va beh, gli capita più che altro nei discorsi tecnici e scientifici di bloccarsi, ma è comunque un piacere  sentirlo così. Inoltre, mi sembra che ci sia  speranza nelle sue parole ed è forse la prima emozione  positiva che gli  sento  trasmettere, dopo molti giorni. Ha usato un tono piatto, però ho percepito la sua speranza.

 

“Quindi anche tu hai file di backup?”

 

Gli domanda Mack … non lo sopporto!

No, non è che non sopporto lui è che … sì, sono gelosa, ho paura … Fitz si sta allontanando  troppo da me e si avvicina troppo a lui … Meglio unirmi alla conversazione.

 

“Qualcuno ha visto Skye?” chiese Simmons, avvicinandosi al divano.

Non ricevette risposta, entrambi gli uomini rimasero in silenzio. La scienziata capì che aveva spezzato la conversazione, anziché unirsi ad essa. Sì, effettivamente non aveva detto nulla di appropriato, ma non aveva neppure voluto far capire che li stava origliando.

Sì, in effetti, non aveva voluto unirsi a loro, ma proprio interromperli, cercare di ostacolare il loro legarsi … Si vergognò, non era stata per nulla corretta. Diceva di volere il bene di Fitz, ma poi non lo voleva troppo legato agli altri, cioè, insomma, non lo voleva troppo lontano da lei.

Per la vergogna distolse lo sguardo e l’occhio le cadde sui monitor di sorveglianza e notò che Skye era stata rinchiusa nella cella.

Simmons e i due uomini si precipitarono a liberarla, a chiederle che cosa fosse successo e dove fosse Coulson. Skye spiegò brevemente e pochi minuti dopo era in auto con Mack, per raggiungere Phil e impedirgli di commettere pazzie. Con la ragazza era andato l’esperto di meccanica, poiché era l’unico operativo rimasto alla base, dal momento che Triplett, Hunter e Bobby erano con May a cercare di catturare Ward.

Jemma pensò che, finalmente, avrebbe potuto trovare il tempo di parlare con Fitz, con calma e tranquillità, senza che nessuno potesse interromperli, senza che il giovane si rifugiasse da Mack.

La donna, per un attimo, si domandò se non fosse meglio lasciare in pace l’amico ma, no, non se la sentiva, avrebbe fatto almeno un ultimo tentativo per riuscire a riguadagnare l’armonia che c’era precedentemente tra di loro o, per lo meno, iniziare a ricostruirla e, comunque, anche se non ci fosse riuscita, molto probabilmente alla fine non si sarebbe arresa e avrebbe continuato ancora e ancora.

Non avrebbe rinunciato a Fitz!

Strano, non aveva mai immaginato di tenere così fortemente all’amico … Ricordò quella volta in cui Fitz era dovuto andare in missione con Ward: quanto si era preoccupata! Quanta angoscia!

Era stata assai in pena per lui, aveva temuto anche allora di perderlo. Tanta era stata la sua apprensione, che era stata disposta, per la prima e unica volta nella sua vita, a violare le regole dello S.H.I.E.L.D. pur di avere notizie su di lui e la sua missione. Aveva fatto bene, in quell’occasione, a fare la cosa ‘sbagliata’: lei e Skye avevano avuto la possibilità di scoprire la realtà dei fatti e salvare gli amici. Era certa, dunque, che anche nell’attuale situazione doveva fare come il suo istinto, il suo cuore, le suggeriva.

Simmons andò nella cucina della base e preparò velocemente uno spuntino, il preferito di Fitz: waffle con yogurt greco, miele d’acacia e noci. Mise tutto su un vassoi etto, assieme ad acqua e bicchieri e andò nel laboratorio, dove sapeva essersi rifugiato l’amico.

Toc-toc!” esordì lei, sorridente, sulla soglia “Si può entrare?”

Fitz era seduto a un tavolo e leggeva degli appunti; voltò leggermente il capo, incurvò le spalle, fu scosso da un fremito di nervosismo. Iniziò a respirare in maniera accelerata, come un principio di iperventilazione.

 

Perché? perché quest’ansia?

È simmons! È la mia migliore amica, è la donna che amo o che ho amato, almeno … sono sicuro di amarla ancora, se non riesco quasi a sopportarne la vista?

Sì, forse sì … forse è proprio l’amore per lei che mi fa sentire così a disagio. Se fosse solo un’amica, riuscirei a stare in sua presenza, ne sono certo, ma ora ho paura di sembrare un completo idiota ai suoi occhi.

Insomma, conosce triplett, conosce un sacco di gente in gamba e sa fare il proprio lavoro e poi ci sono io, che fatico pure ad esprimermi.

Dannato ward! È tutta colpa tua!

Prima potevo avere qualche speranza con lei, ma ora?

Non ho più la mia genialità, non ho più nulla!

Adesso, appena la vedo, ecco che mi agito, mi innervosisco, sento l’ansia … perché?

Finché il mio inconscio mi parlava coi panni di jemma riuscivo a parlarle, ora che lei è davvero qui, ho il caos più totale dentro di me!

Sono arrabbiato perché si è allontanata, perché mi ha lasciato solo, quando più avevo bisogno di un amico vicino. Era in missione, d’accordo, ma poteva dire di no.

Ora è qua e io non so che cosa fare.

 

“S...sì, vieni...pure.” bofonchiò Fitz, distogliendo lo sguardo e tornando a fissare gli appunti.

“A cosa stai lavorando?” chiese Simmons, cercando di rompere il ghiaccio; aveva sorriso e il suo tono era stato gentile e interessato.

“Niente.” rispose seccamente lui, spegnendo il tablet che aveva tra le mani “Che cosa vuoi?” domandò seccamente, senza guardarla.

“Nulla. Solo fare due chiacchiere... Guarda: ho fatto i waffle!”

Jemma era radiosa e mostrò il vassoio con il dolce.

“Non sono un bambino che si consola con la merenda!” si stizzì Fitz, lanciò all'amica uno sguardo pieno di ira e dolore.

Simmons fu sorpresa e, lì per lì, avrebbe voluto arrabbiarsi, ma si contenne e, sempre gioviale, replicò: “Non ho mai detto che fosse per te.”

“Per chi, allora? Triplett non c'è...” fu la sarcastica risposta.

“È per me!” esclamò la donna e addentò un’intera metà di waffle, riempiendosi troppo la bocca, quasi rischiando di strozzarsi.

Fitz si mise a ridere.

Jemma sentì di essere riuscita a stemperare la tensione.

Mentre la risata ancora continuava, lo stesso Fitz si stupì. Appena si accorse di quell'accenno alla sintonia passata, lui troncò il riso e tornò serio: aveva paura. Paura che le cose tornassero come prima, almeno con lei, almeno per un po’ di tempo … fino a quando lei non lo avrebbe di nuovo abbandonato.

Come avrebbe potuto sopportare di nuovo un abbandono da parte sua? Era stato così difficile la prima volta...!

La lontananza improvvisa, prolungata, apparentemente immotivata gli avevano fatto troppo male, sia al suo cuore che alla sua mente. Si era sentito solo, perso!

Certo, Skye e May gli avevano rivolto la parola, più volte, quando Simmons non c’era, ma non era la stessa cosa! Erano persone che conosceva da pochi mesi, Jemma, invece, era al suo fianco da anni, sapeva tutto di lui! La loro complicità, il loro rapporto era qualcosa di unico, per lui, e irripetibile, che non poteva sperare di stringere con qualcun altro, tanto meno in così poco tempo!

Inoltre non sopportava i loro sguardi, pieni di pietà e commiserazione, come se lo tenessero con loro e gli parlassero come un vecchio parente rimbambito che non si è abbastanza crudeli da lasciare in un ricovero, ma da cui non ci si aspetta più nulla di utile o interessante.

Mack era diverso; non avendolo visto come era prima, non poteva compatirlo quanto gli altri, ma comunque non riusciva a percepirlo realmente come un amico, nonostante trascorresse molto tempo con lui.

“A cosa stai pensando?” domandò Simmons, cortesemente.

“Eh? Come...?” si scosse Fitz dalle proprie ansie.

“Sei rimasto silenzioso per un paio di minuti, non so se stessi ragionando o se fosse un modo per dirmi di andarmene.”

Jemma...” Fitz era parecchio indeciso.

 

Via, una volta per tutte devo vuotare il sacco!

Almeno saremmo entrambi chiari e arriveremo ad una conclusione. Se sarà negativa, se porrà fine alla nostra amicizia, sarà comunque meglio di questo limbo in cui mi trovo!

Io spero ancora che lei mi sia almeno amica, ma la evito, per paura che non sia così, per timore di scoprirla diversa, di dover soffrire.

In fondo, da quando è tornata, cerca di comportarsi come nulla fosse, ma allo stesso tempo temo la sua pietà ...

Non sapere, però, come stiano realmente le cose mi fa stare ancora peggio.

Finché non parleremo chiaramente, lei è sia la mia stessa amica di prima, sia una che mi compatisce come tutti gli altri ...

Via, è ora di aprire questa scatola di Schrodinger e scoprire se il gatto è vivo o morto.

 

Jemma...” ripeté lui.

“Sì?” lei lo incoraggiò con lo sguardo.

“Dobbiamo parlare.”

“Non desidero altro.”

“Sei diversa.” sentenziò Fitz, con una punta di rimprovero.

“Che intendi?” Simmons era estremamente meravigliata: tutto si aspettava, fuorché una simile affermazione.

“Guardati! Hai tagliato i capelli, ti vesti molto diversamente da prima …”

“Ho cambiato look per la copertura e allora? Sono sempre io!”

“No, come dice Skye, hai visto il mondo fuori dal laboratorio. Io, invece, sono rimasto qui, solo! Tutto attorno a me è cambiato: non siamo più un team, ma il cuore dello S.H.I.E.L.D., non siamo più agenti, ma ai vertici. È arrivata nuova gente, una miriade di impegni e preoccupazioni hanno mosso tutti quanti... E io sono rimasto indietro, anzi, oltre a rimanere fermo al passato, il mio cervello ha avuto un bug e ora non funziona più come prima. Non sono più adatto a tutto questo, non sono più altezza! Prima dell'incidente, avrei potuto anche gestire la situazione. Ero un ingegnere con un quoziente intellettivo di 203 punti. La mia stessa conoscenza e intelligenza mi avrebbero permesso di sentirmi a mio agio, in mezzo a questi nuovi colleghi, avrei potuto interagire con loro, guidarli, forse. Certo, non avrei stretto amicizie, forse, forse avrei trovato piacevole chiacchiere con qualcuno di loro, fuori dal laboratorio.” il suo tono era profondamente malinconico“Sarei stato bene, però; un po' solitario, ma come lo sono sempre stato; anche senza troppi legami, sarei stato tranquillo, rilassato...felice... Felice non so...la tua lontananza mi avrebbe fatto comunque soffrire, ma sarebbe stato diverso.” iniziò ad innervosirsi “Con il cervello in queste condizioni, niente di tutto ciò è stato possibile! Sono uno scienziato che non sa più nemmeno i termini basilari!” ora era furioso “Il mio discorso più sensato è: se prendiamo il coso e gli diamo una carica di quello, l’effetto dell'’altro coso potrebbe causare una cosa! Dì, hai capito qualcosa?”

Simmons, imbarazzata, mormorò: “Di quest'ultimo pezzo, no.”

“Ecco e, di solito, tu mi capivi al volo, non dovevo neppure concludere le frasi, perché lo facevi tu per me ... e viceversa... Adesso? Non riesco ad esprimermi con te, figurati con gli altri! Credo che i nostri colleghi si domandino che cosa ci stia a fare in laboratorio; le prime volte avranno pensato fossi l’addetto a riordinare. Probabilmente mi disprezzano ... sicuramente!”

“Non dire sciocchezze!” si affrettò a dire Simmons, che non sopportava di vederlo così disperato “Di certo ti considerano strano, perché te ne stai sempre sulle tue, ma non puoi dire che ti disprezzino! È vero, ora hai delle difficoltà, ma sei comunque riuscito a dare un grande contributo a tutti quanti!”

Fitz la fissò in cagnesco, un po’ risentito, ma non disse nulla.

“So che è difficile e doloroso per te. Non posso dire che ti capisco, perché non sarebbe vero. Io non sono nelle tue condizioni e, quindi, posso solo supporre, immaginare come sia terribile per te. Sono però certa che tu non sia differente da prima. Tu sei sempre e comunque il geniale dottor Fitz e, anche se al momento ti occorre più tempo per le tue scoperte ed invenzioni, tu hai più capacità e bravura di tutti gli altri scienziati qua dentro, messi assieme!”

“Allora siamo proprio messi male!” esclamò, poi rifletté e per qualche secondo rimase in silenzio: quelle parole, comunque, lo avevano parecchio colpito. Con un accento di speranza, domandò: “Lo pensi davvero?”

“Sì.” Simmons gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla “Ti sei ripreso rapidamente e stai facendo un buon lavoro per...”

“...per le mie condizioni?!” sbottò lui, interrompendola, aspro e furente, e si ritrasse.

“No, non intendevo questo. Io non metto affatto in discussione le tue capacità!”

“Dici così solo per tentare di consolarmi, di non farmi arrabbiare, ma non lo pensi affatto!”

“No, io ...”

“Non fai altro che compatirmi, esattamente come tutti gli altri!” ira e dolore, ormai, erano indistinguibili nell’animo e nella voce di Fitz “Sono inutile, ormai, non mi sbattete fuori solo per pietà o, forse, per paura che l'HYDRA mi prenda e mi estorca informazioni.”

Fitz, non è affatto vero!” Jemma era estremamente dispiaciuta “Noi ti vogliamo tutti bene e facciamo affidamento su di te!”

“Per il bene, può essere.” si placò un poco l’uomo “Non parlarmi però di lavoro! Vieni qui a controllarmi, mi tratti come un bambino, pensi ch'io non sappia più cavarmela da solo, che abbia bisogno costante di essere sorvegliato e aiutato!”

“Non è così!” questa volta fu lei a sentirsi offesa e, quindi, si impuntò nel difendere le proprie azioni: “Io mi sono sempre comportata così con te! Ricordi quella volta che ti preparai il panino, quando sei andato in missione con Ward? Io ti sono sempre stata vicino, ho sempre voluto fare quel che era in mio potere per te!”

“Adesso è diverso...”

“No, non lo è! Sei tu che mal interpreti il mio atteggiamento. Io mi comporto proprio come prima!” fece una breve pausa “Sì, ammetto che forse sono stata un poco più apprensiva, ma è perché mi sento in colpa!”

“In colpa?” si stupì Fitz.

“Sì. Io sono certa che tu abbia ancora tutte le tue qualità e potenzialità di prima, mi rendo però conto che tu fai fatica. Ti senti frustrato, vorresti essere attivo come prima, ma per il momento fai fatica, ti senti mutilato e a disagio ... Lo so, lo vedo e me lo hai detto. Soffro a vederti così e cerco di aiutarti in tutto ciò che posso poiché so che, quel che ti è accaduto, è colpa mia.”

“No, è colpa di Ward!”

“Sì, in parte sì. Tu, però, hai scelto di dare a me il solo ossigeno che avevamo a disposizione. Tu eri pronto a morire per me, tu hai sacrificato parte delle tue capacità per me... Io non posso lasciarti solo, io devo starti vicino e fare di tutto per te!” la giovane aveva le lacrime agli occhi.

“Visto?! Ti stai contraddicendo! Ammetti che non sono più geniale e che stai con me per pietà e per far stare calma la tua coscienza!”

“No, i sensi di colpa sono secondari ...” ormai Jemma era confusa, l’emozione aveva preso il sopravvento su di lei: voleva ad ogni costo aiutare e far star bene il proprio amico, ma non riusciva a trovare le parole adatte e questo la faceva quasi disperare.

Disse, con voce alterata da un pianto che tratteneva: “A me manchi moltissimo, io vorrei che il nostro rapporto tornasse profondo e intenso, vorrei che ci capissimo ancora con un semplice sguardo, che bastasse solo la reciproca presenza per stare bene. Eravamo una coppia perfetta, ora qualcosa si è inceppato, ma possiamo aggiustare tutto!”

Simmons aveva le guance rigate da lacrime che none era riuscita a trattenere: non sopportava l'abisso che si era creato tra loro.

Fitz scosse il capo, non era convinto per nulla e disse: “Con queste parole, stai contraddicendo gran parte di quel che hai fatto. Quando il nostro rapporto era armonioso, non gli davi troppa importanza. Ero il tuo migliore amico ...”

“Lo sei tutt’ora.” precisò lei, con veemenza.

“Non ero, però, importante quanto tu lo eri per me. Amicizia e amore sono ben diversi. Fin da subito, ho notato come Triplett ti guardasse e soprattutto come tu lo guardassi. C'è attrazione tra voi ... Sono stato geloso!”

Per la prima volta, Simmons rifletté sugli atteggiamenti un po' invasivi, un po' preoccupati che aveva avuto Fitz i primi tempi in cui Triplett si era unito al team.

“Mi vuoi bene, sì, e mi sono illuso, quando ti sei preoccupata tanto per la missione con Ward. Già allora, però, la tua apprensione mi ha irritato; come se fossi stato un bambino incapace e da proteggere!”

“Ti hanno mandato in una zona di guerra! Tu che non avevi mai impugnato un'arma, se non in fase di costruzione!”

“Sono un agente dello S.H.I.E.L.D.!” ribadì Fitz a denti stretti.

“Infatti te la sei cavata benissimo! All'epoca sono stata troppo apprensiva perché ti voglio troppo bene, perché sei importantissimo per me!”

“Ecco, colleghiamoci alla seconda contraddizione: perché te ne sei andata? Non dire che era necessario per lo S.H.I.E.L.D. perché avrebbe potuto andare qualcun altro. Inoltre, avresti potuto dirmelo! Mi sarei preoccupato, sì, ma almeno non avrei pensato che mi avessi abbandonato. Come posso fidarmi ancora?” l’ira di Fitz era ormai tutta fuoriuscita, ora rimaneva solo la sofferenza e la sua fragilità; dovette sforzarsi, vincere il dolore alla gola, per dire: “È sbagliato, lo so, ma io ho bisogno di appoggiarmi a qualcuno, di un sostegno, di costanza; ora più che mai.”

Jemma sgranò gli occhi, si sentì nuovamente offesa, incrociò le braccia e chiese: “Quindi, perché temi ch’io mi allontani di nuovo, preferisci affidarti a Mack. Che garanzie ti dà?”

“È l'unico che non mi tratta come un invalido!”

“Nessuno ti tratta così! Sei tu che lo credi!” insisté Simmons, estremamente dispiaciuta e un poco esasperata da quel ritornello.

Fitz la fissò torvamente, non sapeva cosa rispondere. Il suo collo tremava visibilmente per il groppo in gola.

 

Effettivamente anche il mio inconscio continuava a dirmi che ero io ad isolarmi e non gli altri ad escludermi e, per quello che ho potuto verificare, è abbastanza così … però …

 

“Non ha importanza, nulla ne ha!” sbottò lui, aggrappandosi di nuovo a qualcosa che lo facesse infuriare “Ricordi quando stavamo cercando la Provvidenza? Ricordi che dicesti che, almeno, eravamo ancora uniti e io ti dissi che non avrei mai voluto che le cose cambiassero? Ricordi che cosa rispondesti? Che ormai era tardi, che le cose erano già cambiate …”

“Eh?!” si stupì Simmons “Che cosa c’entra questo, adesso?”

“C’entra, c’entra …” Fitz aveva l’amaro in bocca “Tu, così, hai detto chiaramente che il nostro rapporto non era più come prima, che era già stato destabilizzato … e io so qual è stato l’elemento alieno che si è introdotto nel nostro sistema e ha spezzato l’equilibrio: Triplett.”

“Cosa?! Tu ti stavi riferendo a noi due? Io credevo che intendessi la nostra squadra, il nostro lavoro, lo S.H.I.E.L.D. in generale … Quello ormai era cambiato, compromesso dall’HYDRA.”

“Davvero?”

“Certo.”

“Non lo stai dicendo solo per calmarmi?”

“Assolutamente! Non ti mentirei mai, lo sai. In quel momento, nemmeno ci pensavo a Triplett, eravamo così, allo sbando, in mezzo alla neve, senza conoscere le forze e quelle dei nemici, convinti che il Direttore Fury fosse morto ... Ero stravolta, preoccupata. L'unico pensiero che mi sollevava era che fossimo uniti e averti vicino, anche se tutto il resto era stato capovolto.”

“Bene, torniamo, allora, alla domanda che ti ho più volte fatto e alla quale non hai ancora risposto: se davvero sono così importante per te, perché mi hai abbandonato, quando avevo più bisogno di averti vicina?”

Simmons guardò amaramente l’amico, sospirò, si avvicinò e, con tono contrito, gli disse: “Pensavo che la mia vicinanza ti facesse più male che bene. Vedevo che eri in imbarazzo e ti vergognavi, quand’ero in laboratorio con te. Credevo che la mia presenza ti agitasse e innervosisse ancor maggiormente, quando non trovavi risposte, e quindi ho pensato di allontanarmi, ritenendo che tu potessi sentirti più tranquillo, libero e senza pressioni.”

Fitz rifletté qualche momento e, con tono spento e triste, ammise: “Sì, è vero. La paura di deluderti e di non essere all’altezza, non solo del lavoro, ma anche tua, è tremenda. Il sapere di non poterti offrire nulla mi tormenta. Stare lontano da te e pensare che tu te ne fossi andata proprio perché scontenta di me, è stato ben peggiore.”

Jemma istintivamente lo abbracciò, lo strinse forte, forte a sé e gli disse: “Lo so, me lo hanno detto e … e mi dispiace davvero tantissimo! Ho sbagliato e te ne chiedo scusa. Prometto che d’ora in poi non ti terrò nascosto nulla e ti chiederò il tuo parere, prima di prendere decisioni del genere e, anche se deciderò diversamente, ti spiegherò sempre il perché.”

Fitz, dapprima rigido, si sentì confortato, alla fine si sciolse e ricambiò l’abbraccio. Era stanco di essere in conflitto con Jemma e, quindi, rassicurato da quelle parole, decise di fidarsi nuovamente.

“Beh, facciamo merenda? I waffle saranno ormai freddi.” disse il ragazzo, con un sorriso, per stemperare la tensione e far capire che per lui la situazione era risolta.

Simmons si sentì rinfrancata e sollevata.

Si misero a mangiare assieme, ma presto dovettero interrompere, poiché Coulson, Skye e Mack stavano rientrando alla base.

   
 
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