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Autore: Ryoda_Oropa    31/10/2008    0 recensioni
Un ragazzo appare misterosamente a Tomobiki; stupito, si incamminerà per quella città che credeva esistesse solo fra le pagine di un fumetto e le immagini di una serie animata! Primo capitolo della trilogia "Dei e popoli dell'universo" e prima opera del duo di autori composto da Kitsune no Pao e Achille88!
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atarù Moroboshi, Benten, Lamù, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA LUNGA STRADA VERSO CASA

"Posso farlo, posso farlo... POSSO FARLO!", si ripetè il ragazzo.

Lacrime brillanti caddero al suolo. L'ascesa fu breve, Benten fermò il mezzo molto in alto tenendolo in levitazione, incapace gi voltarsi verso Oropa. Il ragazzo provava un forte odio e contemporaneamente un immenso amore per quella ragazza.

"Non mi dici addio?", domandò il giovane; la ragazze tacque.

"Ti chiedo scusa", disse Oropa; ma Benten continuò il suo silenzio.

"LO CAPISCI CHE IO NON SO COSA FARE?!?", gridò Oropa disperato. "NON SO NEPPURE SE RIUSCIRO’ A TORNARE NELLA REALTA'... NON SONO PIU' NIENTE, BENTEN!".

La dea della fortuna cominciò a singhiozzare molto forte e appoggiò la fronte al manubrio del suo mezzo.

Oropa era fuori di sè: il suo cuore batteva impazzito come al termine di una lunga corsa; il suo viso era bagnato di lacrime; si sentiva sudato e freddo, respirò profondamente per alcune volte. Infine voltò la ragazza verso di sè, la strinse al petto con tutta la volontà che aveva e la baciò profondamente con gli occhi chiusi madidi di lacrime.

La dea lo allontanò gridando: "TUTTO QUESTO SERVIRA' SOLO A FARMI SOFFRIRE ULTERIORMENTE!! SO BENISSIMO CHE QUESTO SI TRATTA DI UN ADDIO DEFINITIVO!!".

Oropa sorrise dolcemente e si lasciò cadere nel vuoto. "Benten... so solo che resterai per sempre nel mio cuore e che non ti dimenticherò mai... insieme a tutti gli altri!".

"E ora saluta Oropa e ritrova Paolo!", si disse il ragazzo incapace di aprire gli occhi. "Queste emozioni voglio viverle nel mio corpo... nel mio mondo!".

 

"L'operazione è riuscita perfettamente", disse il chirurgo. "Abbiamo eliminato l'ematoma cerebrale ed ora è sveglio, ma è molto confuso e debole; perciò fate piano e stategli lontano il più possibile. Ha avuto molta fortuna!".

Paolo mosse piano gli occhi e vide volti familiari intorno a sè, tutti evidentemente commossi.

"Sono t-tornato", pensò Paolo in preda ad atroci dolori. "Mi s-sento u-uno... schifo!".

 

Una settimana dopo Paolo portava evidenti le cicatrici dell’accaduto ed alcune ferite non si ancora erano rimarginate del tutto; Dario gli mostrava gli articoli di giornale che riguardavano l'accaduto. "Ne hanno scritte di tutti i colori!", esclamò l'amico furibondo. "Gare clandestine, scommesse, droga, prostituzione giovanile... quel bastardo che ti ha sfidato si è venduto bene ai giornalisti!".

"Dario... siete stati molto in pensiero per me, non è vero?!", domandò Paolo cercando di cambiare discorso.

"Paolo... è stato orribile!", esclamò Dario. "La tua stanza era un continuo via vai di gente... a proposito, ho visto spessissimo Lara in questi giorni; era nella tua stanza, giorno e notte". Lara era una ragazza della compagnia, con lunghi e morbidi capelli dei colori dell'autunno e grandi occhi castani.

"Sai... il primo giorno in cui eri in coma ha pianto sul tuo petto", concluse il giovane.

Tomobiki era lontana; a Paolo gli venne un colpo di magone e alcune lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Infilò una mano in tasca e ne tolse un fazzoletto di cotone rosa con una L ricamata... come quello che gli aveva dato Lamù.

Incredulo, lo piegò con cura e lo ripose in tasca più felice e sollevato. Paolo e Dario erano seduti su una panchina a bordo strada e sul marciapiede dall'altro lato un gruppo di ragazze si avvicinava.

Paolo riconobbe subito Lara e la chiamò, ma lei voltò lo sguardo ed accelerò il passo. Il ragazzo la raggiunse correndo, ma essendo molto debole inciampò quando le fu vicino... fortunatamente lei si voltò in tempo per sorreggerlo e disse: "Cosa stai facendo?".

"Io..volevo solo...ringraziarti!", disse Paolo.

"Dovresti essere ancora in ospedale!", esclamò Lara. "Che ci fai qui fuori?".

"Sono scappato un attimo, volevo uscire...poi torno dentro, promesso!".

"Allora ti saluto!", replicò freddamente la ragazza.

"Aspetta, Lara!", disse il ragazzo fasciato. "Dario mi ha detto che sei stata al mio fianco durante il coma. Io... voglio parlare con te". Gli occhi di Lara erano gonfi di lacrime, ma annuì e si allontanarono camminando.

"Mi piaci da tanto, Paolo", esordì arrossendo la giovane. "Dopo averti visto in quello stato ho avuto tanta paura; eri come morto... e per cosa? Per una stupida gara in moto! Eri lì per terra in un lago di sangue, prima che arrivasse l'ambulanza ti ho tenuto la testa; non riuscivo a svegliarti, ti chiamavo e non mi sentivi, poi i dottori ti hanno rianimato col defribillatore; vomitavi sangue, ma hai aperto gli occhi per un istante... poi hanno detto che eri caduto in coma, e che quello ti avrebbe probabilmente salvato...". Lara singhiozzava asciugandosi le lacrime con la manica del maglioncino.

Istintivamente Paolo prese il fazzoletto che aveva in tasca e glielo porse, ma lei lo rifiutò. "Tienilo pure, l'ho usato un giorno perchè piangendoti addosso ti avevo bagnato le labbra, poi te l'ho messo in pugno... enon l'hai più mollato!", esclamò mostrando uno splendido sorriso luminoso!

"Dunque il fazzoletto era suo... come la lacrima...", pensò incredulo Paolo. D'istinto la abbracciò, affondando il suo volto in quei morbidi capelli respirando profondamente il suo profumo di donna.

"Allora eri tu...", mormorò il giovane.

"Cosa?", domandò Lara.

"Quando ero in coma ho sentito un dolce profumo ed era il tuo... ed era tua anche la lacrima salata!". Paolo era stupito, ma felice; la abbracciò ancora e la strinse al petto; aveva sempre trovato Lara bellissima, ma non aveva mai osato immaginare che anche lui le piacesse!

I due si salutarono con una promessa. "Stiamo insieme...io e te!".

 

Paolo era ormai tornato a casa sua, i genitori erano ancora molto arrabbiati, ma era comprensibile; aveva fatto una stupidaggine colossale ed era tempo di pagare il debito!

Il ragazzo si addormentò contento; stare con Lara lo riempiva di gioia e condividere un sentimento così grande era meraviglioso. Tutto ciò lo fece pensare a Benten e allo strano sogno che aveva fatto...

 

"Non è possibile! Cosa ci faccio ancora qui?", si chiese Paolo mentre camminava sotto il sole di maggio che illuminava l'intera Tomobiki.

"Stai sognando!", disse Lamù seduta sul ramo di un albero.

"E tu che ci fai qui?", domandò il giovane.

"Ho creato una macchina che ci permette di parlare con te durante i momenti in cui sogni immerso in un sonno sufficientemente pesante; poi ho anche ideato un sistema che ci permette di accedere ai tuoi ricordi della giornata e visionarli, scartando le informazioni inutili e memorizzando le vicende dal forte impatto emotivo... sempre durante il tuo sonno!", concluse la ragazza.

"Così ora guardate il mio cartone animato, eh?", scherzò Paolo.

"Esatto!", rispose la bella aliena, "Ha anche un successo strepitoso!".

"Da non credere...", pensò il giovane.

I due si fissarono sorridendosi per lunghi momenti, poi Paolo prese coraggio e chiese: "Come sta Benten?".

"Bene, è tornata quella di sempre".

"Mi fa piacere!".

"Anche a me!", ammise la simpatica aliena. "Vederla così sdolcinata era così... innaturale!".

"Lamù, io lo so perchè sono finito proprio nel vostro mondo", disse Paolo. "La prima volta in cui vi ho visto in tivù ed ho osservato le vostre storie... io ho sentito che erano cariche di una magia molto speciale".

"Lo so... ho sbirciato fra i tuoi ricordi... ed eri pazzo di me!".

"Ora quella magia... la voglio vivere!".

"Lo so. Lara è davvero una ragazza speciale!".

"Salutami tutti, specialmente Ataru e Benten...". Paolo si interruppe, si voltò e disse: "Vieni avanti!". Un ragazzo biondo in yukata bianco e nero sbucò da dietro un albero.

"Ciao, Oropa!", esclamò stupita Lamù.

"Scommetto che non vedevi l'ora... vai con lei!", ordinò Paolo.

Oropa sorrise felice e disse: "Non sapevo più dove andare... portami con te, Lamù!".

La bella extraterrestre posò gli occhi su Paolo, ma lui la rassicurò con uno sguardo benevolo: "L'ho creato io no? C'è spazio anche per lui... Benten ne sarà felice, non potevo far finire tutto così, ma prometto che non interverrò più!".

 

Un lampeggio verde intermittente svegliò dal sonno Paolo; il telefonino segnalava un nuovo messaggio. Era Lara, non riusciva a dormire.

Paolo non ci pensò due volte e nonostante l'ora tarda scese in strada, inforcò la bicicletta e raggiunse la casa dell'amata. Fischiò piano e la finestra del secondo piano si illuminò; la figura scura di Lara sbucò da dietro le tende.

"Cosa ci fai da queste parti?", domandò la ragazza. "Ti rendi conto di che ore sono?".

"Le quattro di notte", rispose Paolo. "Ma in fondo non riuscivi a dormire...".

"Se i miei ci vedono saranno guai!", esclamò Lara.

"Voglio solo dirti una cosa", disse Paolo. "Nel sogno che ho fatto quando ero in coma ho visitato un mondo strano, ma denso di magia. Questo mondo reale, invece, ne è privo perchè le persone che lo popolano sono aride nel cuore. Pensano solo ai soldi, alla notorietà e si dimenticano dei sogni!

Ma io ho imparato una cosa da quel sogno: anche questo mondo può essere denso di magia... basta solanto volerlo e abbandonarsi alla magia più grande che esista... l'amore! Lara... me ne sono accorto da poco, ma io credo di amarti... voglio amarti!".

 

"CHE TENERI!", fecero in coro gli abitanti di Tomobiki davanti al maxischermo installato da Lamù.

"Un ragazzo speciale...", disse Lamù.

"Che ha trovato una ragazza speciale!", rispose Ataru guardando la bella aliena negli occhi.

I due si fissarono con gli occhi languidi e tremolanti, ed entrambi pensarono: "Siamo davvero fortunati!".

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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