Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: PONYORULES    28/11/2014    1 recensioni
« Facciamo cinquecento grammi? ».
« No, stavolta non funzionerà ».
« Ok, cinquecento grammi di mandorle e duecento di fichi secchi » continua imperterrito.
Taehyung lo spinge via, usando l'unica mano libera. Nonostante ci sia poco spazio, per un attimo vede sparire la testa dell'amico mischiarsi alla folla che sta aspettando pazientemente la metro.
« Ti ripeto che non serve a farmi cambiare idea ».
« .. e una bottiglia da tre litri di succo al kiwi » conclude JungKook, mentre entra con fare distratto nel vagone. L'amico lo affianca, si siedono accanto e per dieci minuti non si parlano tra loro.
Potrebbero essere scambiati per perfetti sconosciuti, anche se con divise uguali continuano a sostenere ognuno il proprio cipiglio. Si guardano attorno: l'uno fissa la mappa delle linee metropolitane, l'altro conta le fermate che mancano, controlla di non aver sbagliato come è solito fare anche se scende alla stessa da che ne ha memoria.
« Due ».
« Mh? ».
« Hai capito benissimo ».
« No, affatto » sul viso del più giovane si apre un sorriso accattivante. « Due cosa? ».
« Due bottiglie, sei litri in totale » ora è il più grande a sorridere. « Prendere o lasciare ».
[Pairing: YoonKook/TaeJin] [Cameo: Block B, Apink]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 
The X Place

JongKook apre gli occhi a contatto con i primi raggi del sole che filtrano dalla finestra della sua camera.
Sospira, in attesa che la stanchezza possa prendere nuovamente il sopravvento, ma come di consueto non succede. Recupera lo smartphone da sotto al cuscino e digita il numero di Taehyung.
« Ehi » inizia la chiamata.
« Mi svegli alle otto e ti aspetti che io possa accettare solamente un ehi? Sei fuori strada ».
« Come stai? ».
« Te l'ha mai detto nessuno che non sai mentire? ».
« Sì, tu. Tutti i giorni ».
« Beh, allora qualcosa di buono lo faccio per davvero ».
« Ci vediamo fuori fra dieci minuti? ».
« JongKook » il tono dell'amico diventa ruvido.
« É domenica. L'unico giorno in cui noi poveri studenti possiamo goderci un po' di riposo ».
« I tuoi genitori sono già in giardino? ».
« Mh » lo sente alzarsi dal letto.
« Sì, sono appena usciti ».
« A tra poco, allora ».
« Ti detesto ».
« Non è vero ».
« Non ci scommeterei ».
JongKook ama la domenica. Ma sopratutto ama il giardino che condivide con la famiglia di Taehyung.
Quando apre la porta sa già cosa trovare ad aspettarlo, perché è una scena che gli si presenta da quando è piccolo: suo padre e quello dell'amico seduti a gambe incrociate sotto all'albero di cedro, con la fronte corrucciata a giocare a Go; sua madre che parla con quella di Taehyung, mentre quest'ultima le lima le unghie. Dentro a quel piccolo pezzo di terra, JongKook ha sempre riconosciuto una parte di mondo. Benché piccolo, benché circondato da palazzi giganti e centri commerciali, lo sente suo, e lo vede ancora immutato. E vede l'amico salutare la famiglia allargata con un certo imbarazzo, mentre l'occhio violaceo comincia ad attirare l'attenzione.
« Non gli ho chiesto nemmeno come se l'è procurato » sta dicendo la madre. Guarda JongKook negli occhi prima di sospirare. « Avrei voluto avere te come figlio. Almeno sei buono ».
« Grazie, mamma » Taehyung grugnisce. « Belle cose ».
« É stata colpa mia, in realtà » risponde JongKook, grattandosi la testa. « Tae non centra niente ».
« Sono sicura che se lo sia meritato ».
« Eh? Ma le madri non dovrebbero avere questa specie di » gesticola, cercando di trovare le parole adatte. « Istinto iper protettivo costante ed eterno nei confronti dei propri figli? ».
« Mai avuto ». Il padre di Taehyung, poco distante, scoppia a ridere.
« Non so come replicare » la sua espressione esprime tutta la sua incredulità. « Dico sul serio. Omma è una fonte continua di sorprese ».

« Ho fame » brontola Taehyung.
« É già ora di pranzo? ».
« No, sono solo le dieci ».
« Sei senza speranze ».
« Sono d'accordo. Almeno me ne rendo conto » assottiglia gli occhi. « Mi rendo conto dei miei limiti ».
« Cosa stai cercando di insinuare? ».
« Che sei pazzo, Kook! Che dovresti toglierti dalla testa le tue idee malsane ».
« Scusa? ».
« Ma sì, intendo quel posto, Yoongi e i suoi amici ».
« Che cos'hanno che non va? A me sembrano simpatici ».
« Non sono simpatici » nega con la testa.
« Ok, ma non puoi negare il fatto che Yoongi sia bello ».
« Quest'ultima affermazione ti sembra pertinente? ».
« Assolutamente sì ».
« Opinabile ».
« Avanti, Tae » JongKook incrocia le braccia al petto. « Ho voglia di rivederlo ».
« Perché? » la sua voce si impenna. « Non rifilarmi un'altra delle tue frasi sconclusionate sulla lunghezza effettiva delle sue ciglia o sul colore della sua pelle, potrei non contenermi più ».
L'amico ci riflette un poco, distoglie lo sguardo. « É così chiaro di pelle » conclude, ignorando i suoi avvertimenti.
« É bianco ».
« No, è solo molto chiaro ».
« Sembra morto ».
« Kim Taehyung, la tua sensibilità mi commuove ».
« Sono oggettivo ».
« Non ti si può parlare di niente » esclama JongKook, alzando gli occhi al cielo.
« Cambiassi argomento mi troveresti interessato » annuisce. « Dico sul serio! Qualunque altra cosa? ».
« Ce l'ho! ».
« Cosa, cosa? » Taehyung è esaltato. Finalmente dopo mesi pensa di vedere la luce alla fine del tunnel.
« Jin » l'amico sorride. « Che ne pensi? ».
« Penso di non aver capito » risponde l'altro. « Per un attimo ho come avuto l'impressione che mi stessi chiedendo un parere sul ragazzo che mi ha tirato un pugno in faccia ».
« Meritato ».
« Mai detto il contrario ».
« Allora? » lo incalza, tirandogli una gomitata.
« É un ragazzo ».
« E quindi? ».
« Non sono gay ».
JongKook ride. « Non ci credi nemmeno tu ».
« Touchè » è il turno di Taehyung di alzare gli occhi al cielo. « Questo è il frutto della tua influenza negativa su di me. L'hai sempre avuta ».
« Quanto esageri » JongKook fa per alzarsi ma una mano lo riporta col sedere sull'erba.
« Dove stai andando? ».
« A mali estremi, estremi rimedi » borbotta. « Vorrà dire che ci tornerò da solo ».
« Cosa? » Taehyung è sconvolto, la sua bocca si apre senza far fuoriuscire alcun suono per una manciata di secondi.
« Tu? » indica l'amico. « Da solo ».
« Sì, hai capito bene! ».
« No, frena, ragiona ».
« Non mi va ».
« Non ti va di pensare? ».
« Esatto ».
« JongKook, non sarai una cima di arguzia ed intelligenza ma credo tu stia correndo un po' troppo ».
« Allora fermami ».
Si sfidarono unicamente guardandosi negli occhi. Rimasero in silenzio, attirando così gli sguardi dei loro famigliari, incuriositi sullo scontro ormai imminente.JongKook e Taehyung, però, aveva un modo molto particolare di litigare: si fissavano e basta, a volte per periodi interminabili ma non ero mai arrivati al contatto fisico. Ad entrambi non importava far valere la propria autorità sull'altro, nè esibirsi davanti ai genitori. Semplicemente entravano nel loro palazzo mentale, una sfera al di là del tempo e dello spazio. E attendevano.
Kim Taehyung aveva imparato a gestire la propria impazienza grazie agli sforzi titanici del suo migliore amico; che non erano stati abbastanza -quello no- ma che erano serviti. Benché più giovane di età, sin da bambino JongKook aveva dato prova di avere un animo generoso e leale. E di essere maledettamente testardo.
Se Kim Taehyung veniva continuamente paragonato ad un gambo di giunco -maneggevole e resistente, flessibile ad ogni cambiamento-, JongKook era la tempesta stessa.


La prima cosa che JongKook vede una volta entrato nel negozio è il sorriso smagliante di Yoongi. Corre verso di loro e alza le braccia, entusiasta. « Siete tornati! » esclama.
« Non è fantastico?! » domanda ironico Taehyung, spostando lo sguardo in lungo e in largo per accertarsi dell'assenza di Jin. Come sperato, non lo vede da nessuna parte, il divano affianco alla cassa è vuoto e le quattro poltrone sono occupate da dei clienti.
Nota che sono molto giovani, e che si stanno decolorando i capelli.
« Sì, è fantastico! » risponde Yoongi, saltando a piè pari la domanda retorica e poco convinta rivolta dal ragazzo che ora si aggira fra gli scaffali di prodotti. « Stai.. » tentenna. « Stai cercando qualcosa di particolare? ».
« Veramente no » risponde in modo secco, guardandolo con la coda dell'occhio. Lo sta fissando, gli occhi si sono spenti appena. E Kim Taehyung, forse per la prima volta nella vita, si sente in colpa e tenta di rimediare. « Che colore di capelli mi donerebbe di più? » domanda.
Ma subito si pente di averlo chiesto perché -ehi- si tratta pur sempre dei suoi capelli. Dei suoi piccoli bambini. Kim Taehyung considera la sua capigliatura come un tempio sacro. Yoongi si illumina di nuovo, di nuovo torna a sorridere. « Potremmo schiarirli ».
« Cos-? Mi sembra eccessivo ».
« Sì, forse hai ragione » risponde l'altro. « Anche se un colore chiaro ti starebbe molto bene ».
« E se provassimo qualcosa di più.. Sobrio? ».
« Perché non un bel color cioccolato? Che ne dici? ».
« Vi lascio soli per qualche minuto e diventate migliori amici? » borbotta contrariato JongKook, incrociando le braccia al petto.
« Stiamo solo decidendo il colore ».
« Il.. Cosa? » il ragazzo moro guarda l'amico. « Dopo tutte le storie che hai fat- » ma Taehyung gli salta addosso tappandogli la bocca e sussurrandogli all'orecchio una minaccia di morte.
« Vorrei farlo anche io » esclama, aggrottando le sopracciglia.Yoongi chiede a Taehyung di andare a prendere in magazzino il prodotto che utilizzerà sui suoi capelli. Rovista qualche secondo nelle tasche e gli lancia una piccola chiave d'ottone. Taehyung rimane interdetto: si conoscono a malapena eppure fra le mani si trova la chiave. E non può rifiutare.
Mentre si allontana vede i due ragazzi avvicinarsi di poco e le sue labbra si increspano in un sorriso sornione.
« Cosa dovrei fare con te? » gli si rivolge Yoongi. JongKook si zittisce e spalma la schiena contro al muro quando vede l'altro ragazzo avvicinarglisi pericolosamente al volto.
« Non saprei » balbetta incerto, quando in realtà ha le idee abbastanza chiare sul come potrebbe svolgersi la scena che gli sta balenando nel cervello. Non l'ha mai fatto, ma è convinto di poter spogliare Suga di ogni indumento entro venti secondi.
Quando si sente toccare i capelli sussulta: le sue mani sono morbide, a dispetto di quello che avrebbe potuto aspettarsi.
« I tuoi capelli sono belli così come sono » si sente dire. 

« Dov'è la lu- come mai era già accesa? » Taehyung non è bravo a trattenere la sua agitazione. Anche se gli è stata consegnata la chiave personalmente, si sente un ladro alle prese con la sua prima rapina.
E come ladro farebbe davvero schifo.
Kim Taehyung ama parlare, così si mette ad esprimere i suoi pensieri ad alta voce, mentre apre gli armadietti, disposti l'uno affianco all'altro.
Bum. Bum.
Colpi secchi che arrivano ai suoi timpani. Le mani tremano e la chiave gli scivola dalle dita, tentenna sul pavimento e finisce sotto alla pesante libreria affianco a lui.
Bum. Bum. Bum.
I colpi cominciano a farsi sempre più veloci. Il respiro del ragazzo si mozza e alle sue orecchie arriva un altro suono: un ansimo.
Bum. Bum.
Kim Taehyung non può dirsi una persona pudica ma in quel frangente non crede sia nemmeno troppo giusto origliare i suoni di una sana scopata. Così si mette a chinino, appoggia la testa contro il pavimento e strizza gli occhi per vedere dov'è andata la chiave. Ma i colpi continuano ad aumentare e il respiro si fa sempre più affannato, fintanto che ad un certo punto risulta quasi come un gemito.
Così, febbrile, sporge il braccio e lo infila nella fessura buia e sicuramente piena di sporcizia e ragnatele. Comincia a tastare a caso, allargando la bocca con un riflesso incondizionato.
Quando finalmente la stringe fra le dita, ritrae il braccio, trionfante.
« Si può sapere che diavolo ci fai tu qui? » una voce alle sue spalle lo fa sussultare, mentre si morde la lingua per non esibirsi in un urlo poco virile.
Si gira di scatto e si accorge della posizione che il suo corpo -non lui- ha assunto: è a novanta. Quando si trova davanti un paio di pantaloncini color smeraldo e un rigonfiamento esplicito al di sotto di essi, non gli resta altra scelta se non quella di deglutire e alzare lo sguardo, per riconoscerne il proprietario.
« Aigoo~ potresti alzarti? Al solo pensiero della tua faccia vicino ai miei gioielli mi si ribalta lo stomaco » dice SeokJin, alzando un sopracciglio.
« Sì, subito » risponde obbediente Taehyung. Ma mentre si spolvera le ginocchia, il suo sguardo si indurisce. « Yah! Come ti permetti? ».
« Ti ho solo ordinato di levarti ».
« Senti » sbuffa Taehyung, le guance fattesi paonazze per la rabbia. « Mi dispiace, ok? Mi ha mandato Yoongi, aveva dei clienti e non poteva lasciare il salone scoperto » apre il palmo della mano. « Mi ha dato lui la chiave ».
« O..kay? » risponde l'altro, inespressivo.
« Non volevo origliare ».
« Eh? ».
« Sì, insomma » gesticola in direzione dell'altra stanza. « Hai capito ».
« No, per niente. Oltre ad essere un cesso sei pure analfabeta? ».
Taehyung alza gli occhi al cielo. « Ti stavi sbattendo qualcuno o no? » lo incalza, ora con tono diretto. « Intendevo scusarmi per questo ».
Jin rimane senza parole e poi, senza continuare a proferirne alcuna, lo prende per un orecchio e lo butta dentro alla stanza affianco. Kim Taehyung sbatte il naso contro a qualcosa di duro e che puzza di sudore. Una volta aperti gli occhi si ritrova davanti un sacco da boxe.
« Non sono ancora così disperato da farmi un oggetto ».

« Come mai ci sta mettendo così tanto? » domanda Jongkook, mentre Yoongi continua a lavorare. Sorride al cliente attraverso il riflesso dello specchio, prima di girarsi a rispondere.
« Avrà incontrato Jin-ssi ».
JongKook ride. Forte. E a lungo.


 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: PONYORULES