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Autore: Fabi96    28/11/2014    2 recensioni
La saga di divergent, vista dalla prospettiva di una coppia ancora più coinvolta nella guerra tra le fazioni, una ragazza e un ragazzo uniti nel loro sentimento, separati dai loro valori e dalle loro scelte.
Parlo di Eric, racconto della sua visione di questa rivoluzione, delle due battaglie e delle sue rinunce. Perché anche lui ha rinunciato a qualcosa.
Parlo di una ragazza che cercherà di riportare la pace nella città disastrata di Chicago, mentre Tris e Quattro saranno al di fuori della barriera.
Racconto quella parte di storia che la Roth ci ha mostrato attraverso le telecamere del dipartimento.
Parlo di un amore non compreso, dai suoi stessi protagonisti, di una società distrutta dalla guerra e una generazione perduta.
Io racconterò del fiore di loto, che quando inizia a germogliare è sommerso dall'acqua putrida e impura, ferito da insetti e infastidito dai pesci; infine rinasce, e rimane il lottatore più forte, in una natura ostile.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'ultimo degli iniziati si era appena posizionato sulla poltrona.
Gli interni avevano già concluso la prova da tre ore ormai e rimanevano solo più i ragazzini tras-fazione. 
Elise era troppo soddisfatta dei suoi allievi per accorgersi del continuo movimento nei corridoi di intrepidi e dei capifazione che dietro gli schermi della sala delle simulazioni erano ormai rimasti in pochi. Dov'erano gli altri? 
Era obbligatorio durante l'esame che ci fossero almeno la metá del numero dei capi presenti. 
Cosa stava succedendo? 
Scocciata da questo fatto distolse la sua attenzione dalla simulazione del ragazzo ex-erudito, ormai quasi conclusa, per rivolgere la sua attenzione al gruppo dei capi, ignorando completamente il gruppo di eruditi radunati intorno ai computer. 
Erano rimasti solamente  Robert, responsabile dei rapporti con gli eruditi e del test e Jack, uno dei capofazioni piu giovani tra quell'elite di eruditi. 
Ma dov'era il più giovane? Dov'era Eric? 
Era da mesi che si comportava in modo schivo e strano con lei. Erano giorni che non lo vedeva rientrare in camera a un'ora decente ed era da giorni che non parlavano, nemmeno un 'buongiorno' o un 'come stai'. E adesso non era nemmeno presente nella sala dove, come la chiama lui ,  la 'carne fresca' stava dando il meglio di se per dimostrare di essere degni degli intrepidi? Lui che era il responsabile degli iniziati? 
Stava capitando qualcosa, e il caos che si stava creando nei corridoi della fazione ne era l'indizio lampante. 
Elise interruppe i suoi pensieri, e si accorse che la simulazione si era conclusa e che il ragazzo l'aveva passata per il rotto della cuffia. Avrà tutto il tempo di migliorare adesso che era tra loro. 
Sentì qualcuno dietro di lei avvicinarsi e poggiare le mani sulle sue spalle , si voltò di scatto : era Jack. 
Era un ragazzo molto attraente. Era stato l'istruttore di Elise durante la sua iniziazione. C'è chi lo definerebbe uno stronzo di prima categoria e un DonGiovanni. Elise lo ha sempre visto come un fratello maggiore. 
Quel pomeriggio indossava la solita divisa nera degli intrepidi e la giacca di pelle dei capifazione (dopotutto era una cerimonia ufficiale, quella del test finale). La cresta di capelli neri non era stata fatta con la solita cura che Jack il perfettino ci metteva di solito, ai lati della testa aveva dei disegni rasati sul capello gia corto, linee dritte che gli conferivano una aria seria ma anche sexy.  
"E dopo questa penosa prova, che ne dici se ci avviamo insieme verso il pozzo?
Ascoltiamo per la quinta volta il discorso di Max, per te sarebbe la seconda, e poi ti offro qualcosa da bere?"
"No grazie. Devo prima controllare una cosa, ma se vuoi chiedi ad Eric, e digli pure che prima di chiederlo a lui, lo hai chiesto a me. Sono sicura che si farà una risata."
"Come minimo il pazzo mi spaccherebbe di nuovo il naso. Ma che posso farci? Si è accaparrato la più carina e da due anni la tiene occupata! Cioè, non esiste! Vorrei che fosse un pò abnegante nell'animo e imparasse a condividere e non a renderti una sua esclusiva! Cavolo, avete diciannove anni! " disse scocciato.
"Sta zitto Jack, e vatti a bere quel bicchierino!"
"Prima bisogna sistemare tutti e poi, potrò divertirmi"
si girò e la lasciò li, ammutolita e confusa dopo quell'affermazione. Aveva la pella d'oca e piccoli brividi le erano saliti lungo la schina.
Cosa voleva dire? Possibile che ci fosse sotto qualcosa di grosso? Si girò verso il gruppo di eruditi: Jeanine non era più lì. 
Doveva trovare Eric. 
Il silenzio di quelle settimane era collegato di sicuro all'affermazione di Jack, al continuo crescere dei rapporti con gli eruditi, alla decisione di eliminare gli iniziati meno forti. Tutti i nodi tornavano: aveva accompagnato Eric un mese fa alla sede dei cervelloni e se ne era uscito con tre carichi di sieri per le simulazioni. Non era quello il fine. Non erano per le allucinazioni. Lei era la responsabile delle scorte e del funzionamento delle simulazioni, e di siero ce n'era per un esercito intero. Perché prenderne altrettanto?
E in quel momento capì.
Uscì di corsa dalla sala e corse attraverso i corridoi dela residenza. Doveva arrivare al pozzo il prima possibili. Non era importante trovare Eric: sapeva perfettamente dov'era. 
Sentiva un dolore all'altezza della parte sinistra del costato. Perche stava facendo tutto ciò? Perche collaborava con gli eruditi? Continuava a pensare che lo avessero ingannato. Si stava autocinvincendo che lo avessero tenuto all'oscuro delle motivazioni di quelle azioni, di quelle decisioni. Ma se era ignaro di quello che stava facendo in quei giorni, perche essere cosi schivo per mantenerlo segreto? Non era logico, ma non voleva essere logica e realistica su di lui. Non voleva rovinare il pensiero che aveva di lui.
Spuntò da una delle entrate rialzate rispetto al suolo della sala principale, e potè vedere quello che sperava con tutta se stessa non accadesse. Gli intrepidi erano in coda in più file, e i capifazioni stavano iniettando un liquido ambrato, dello stesso colore di quello che veniva utilizzato per le simulazioni. 
Era troppo tardi. 
Non dovevano vederla, si girò per ritornara velocemente sui suoi passi, per raggiungere la sua camera, ma sbatte contro un muro di muscoli che non aveva sentito muoversi dietro di lei.
 Eric la stava fissando con il viso corrugato e gli occhi sorpresi, sorpresi di vederla lì?
"Detesto quando qualcuno mi arriva alle spalle, che fai adesso? Ti sei messo a strisciare come un vigliacco?" 
Glie lo sputò in faccia, era troppo arrabbiata per attivare il filtro cervello-bocca. Troppo arrabbiata con lui per perdonargli quest'ennesima bugia. 
Non le importava della possibilità di farlo arrabbiare; lo sapeva che una sola parola fuoriposto o un unico insulto gli avrebbe fatto perdere le staffe. I suoi scatti d'ira erano incontrollabili, nemmeno lei riusciva a limitarne i danni, e molto spesso si concludevano col naso spaccato di quello che aveva osato offenderlo, o nel caso fosse stata lei a rispondergli, una grandiosa litigata pari a un concerto metal che si sarebbe sentito anche negli appartamenti della sede dei pacifici. 
Non siamo mai stati amici Liz" le rispose, con tono profondo guardandola dall'alto al basso.
Con uno scatto le intrappolò le braccia tra le sue mani e la strinse a se, buttandosi a capofitto sulle sue labbra, senza ritegno. 
Da quanto tempo non la guardava più, non la toccava, non la baciava. Pensava si fosse stancato di lei, troppi anni di intimità e amore, perche potesse durare più a lungo. Ricambiò il bacio. E lui rispose con ancora piu enfasi. 
La spinse contro il muro, all'interno della galleria, lontano da occhi indiscreti. E la divorò. La sua bocca non le lasciava il tempo di respirare. Le sue mani le portarono le braccia sopra la testa e con una sola mano intrappoló nella sua stretta i polsi sottili della ragazza. Partendo dalla nuca, con la mano sinistra, percorse la spalla, il braccio, tornando poi su, e sfiorandogli il seno destro, il fianco, lo stomaco, la coscia. Le mancava l'aria. Doveva separarsi subito. Doveva fare delle domande. Ma il corpo non rispondeva. Anzi, rispondeva nel modo sbagliato.
Alzo il bacino verso di lui, non aderendo piu al muro, e lui, per tutta risposta, grugni nella sua stessa bocca, e la roportò di nuovo contro il muro, afferrandola sotto i glutei ed incastrando il suo corpo tra il suo possente busto e non permettendole di scivolare con la vita. Era sollevata da terra. Eric la guardava con uno sguardo febbricitante
"E tutta questa rabbia, dove e stata nelle ultime settimane?"
Lo guardò sbigottita.
"Adesso la colpa sarebbe mia? Tu dov'eri quando io tornavo dagli allenamenti serali e ti aspettavo fino alle due di notte sperando che arrivassi da quelle riunioni clandestine con i capifazione?" 
Il suo sguardo cambiò, da concentrato e desideroso, a furbo e eccitante, ancora piu di prima
"Possiamo dire che sono stato con te solo per il tempo della doccia"
"Non c'eri mai al mio ritorno, non c'eri mai quando entravo sotto la doccia e non c'eri mai quando avevo bisogno di te"
"Guardare alcune volte non nuoce" disse con il suo sorriso sornione sulle labbra.
Per tutta risposta lo fulminò con lo sguardo, e si strofinò su di lui, rubandogli un gemito di approvazione per il movimento che gli avevo regalato e che, secondo lui, aveva chiuso la discussione. Non era cosi.
Rinizio a baciarla, stavolta non solo piu la bocca, anche il collo e la sua base, e inizio a scendere... Allungò le mani sotto il suo sedere, per posizionarla meglio e con un colpo di reni porto il busto di lei all'altezza del suo viso. E in quel momento Elise entrò in azione. 
Lo attaccò. Appoggiò le braccia sulle sue spalle e prese lo slancio per liberare le gambe e stringergliele intorno al collo. 
Eric Perse l'equilibrio all'indietro atterrando sulla schiena e dopo una capriola repentina di lei, Elise fu in posizione d'attacco, acquattata su un ginocchio, con la gamba sinistra stesa, pronta per lo scatto che l'avrebbe salvata dalla riposta di Eric.
Il capofazione non si mosse dalla posizione supina in cui era atterrato, aveva gli occhi serrati. 
Elise, non vedendo risposta del suo attacco e nessun accenno di movimento dal corpo del ragazzo, si tiro su in piedi, e si avvicino molto lentamente al corpo. Che l'avesse stordito a causa della torsione del collo, o per la caduta? 
C'era solo silenzio in quella galleria poco illuminata dalla luce antincendio nel lato destro a 5 metri di distanza dall'uscita. Il buio gettava delle ombre sui loro corpi che lasciavano su di lei e i suoi capelli ramati solo buio. 
Si chinò sul corpo senza sensi di Eric, aveva il viso rilassato, forse era veramente svenuto. Il viso era per metà illuminato dalla fievole luce, sul collo si vedeva la fine del grande tatuaggio che iniziava da metà busto, continuava sulle braccia, fino all'altezza del mento. Aveva sempre amato quel tatuaggio: rappresentava la forza, l'essere di Eric. E amava baciarglielo al mattino presto, quando lui era ancora tramortito dalla nottata appena passata ad amarsi. 
Lo amava, lo amava cosi tanto, da non poter credere in un suo coinvolgimento in quello che stava per succedere. 
Elise si rialzó e lo scavalcò. Con Eric fuori gioco per poche ore, aveva tutto il tempo di entrare negli uffici dei capi e cercare delle tracce e dei motivi del trasporto di quel siero e della sua natura. 
Eric piegò la testa verso la sua ragazza ormai al fondo della galleria, la osservò camminare: determinazione. Ecco cosa vedeva in lei. Determinazione. Era la stessa cosa che gli altri capifazione avevano notato, e gli avevano reso piu facile quello che avrebbe dovuto fare. Portarla con se. Senza l'approvazione dei capi sarebbe stato complicato salvarla. Ora tutto era piu facile, Sarebbero stati insieme di nuovo, e l'avrebbe potuta difendere. Avrebbe potuto nascondere il suo segreto. La sua divergenza. 
  
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