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Autore: _Whatever_    29/11/2014    4 recensioni
Questa storia è la continuazione di Crying Lightning, quindi, se non l'avete fatto, vi consiglio di leggere prima quella per capire meglio i personaggi di questa storia.
Dal primo capitolo: "Ogni tanto beveva un sorso del suo tè verde e la mattinata sembrava procedere tranquillamente, almeno fin quando non sentì quel nome.
Si guardò attorno sperando di riconoscere qualcosa, di vedere un particolare noto, ma poi sorrise, pensando a quanto risultasse patetico. Non poteva essere lei."
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Altri, Matt Helders, Miles Kane, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Forget Whose Legs You're On'
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Margaret si era completamente dimenticata dell'invito alla festa fatto da Liam a Liverpool e ovviamente una volta tornata a Londra, non ci aveva più pensato, ma Miles aveva deciso che lei ci sarebbe dovuta essere, sopratutto perchè pensava che avesse bisogno di una distrazione.
Tornati entrambi da Liverpool si erano ripromessi di restare in contatto, quindi quando una mattina dei primi giorni di gennaio il telefono di Margaret suonò, lei non si sorprese più di tanto nel vedere che Miles la stava chiamando.
"Buongiorno, splendore! Ti disturbo?" Chiese Miles di buon'umore, come al solito.
"Certo che no, Kane, dimmi tutto."
"Stasera passo a prenderti alle 8 e andiamo, okay?" propose il cantante.
"Andiamo dove, esattamente?" Chiese sorpresa e confusa Margaret.
"Come dove? Alla festa!"
Margaret continuava a non capire e il suo silenzio fu eloquente.
"Liam mi ha detto che a Liverpool ti aveva invitato alla festa di Joe..."
Margaret si ricordò in quel momento della conversazione avuta con Liam prima del simpatico avvistamento di Alex in taxi.
"E' stasera?"
"Sì, svegliona"
"Stai calmino, cì. "
"Ti passo a prendere alle 8, cì. Sistemati per bene, ti voglio in forma."
"Quando mai non sono in forma?" Chiese Margaret facendo la finta offesa.
"Hai ragione, sei sempre splendida. Allora diciamo così: ti voglio al massimo delle tue potenzialità."
"Ahahahaha d'accordo, anche se devo uscire per trovare qualcosa da indossare e non ne ho mezza voglia."ammise Margaret.
"Muovi il sederino. Ti accompagnerei io, ma ho da fare."
"Che devi fare di più importante di accompagnare me a fare shopping?" Chiese Margaret incuriosita dal tono che Miles aveva.
"Fatti miei."
"Ne riparliamo stasera."
"Sìsì, tu fatti trovare pronta alle 8." Miles chiuse la telefonata così.


Margaret stava aspettando Miles sotto casa, perchè non voleva sentire le sue lamentele e rimproveri e Miles arrivò puntuale all'appuntamento con un automobile nera.
"'Sera" disse semplicemente Margaret sedendosi sul sedile posteriore insieme a Miles.
"Ciao." rispose Miles sorridendo.
"Che hai oggi?" chiese Margaret, perchè Miles le sembrava più euforico del solito.
"Niente, te lo assicuro."
"Mmh, sarà."
"Come è andata la ricerca dell'abito?"
"Bene, ho trovato qualcosa di decente, dai."
"Sono curioso."
"Non è niente di che, è un vestito."
"Mmh, sarà." Rispose Miles facendo il verso alla ragazza.
La conversazione di spense così, ma Miles sembrava voler dire qualcosa.
Era euforico, non riusciva a stare fermo, picchiettava nervosamente le lunghe dita sul ginocchio, si girava spesso verso la ragazza, ma poi rimaneva in silenzio.
"Miles, mi stai facendo venire il mal di mare. Parla."
"Oggi sono tornato in studio." rispose tutto d'un fiato il cantante.
"Davvero? Ma è meraviglioso!" disse Margaret entuasiasta. Gli sorrise felice, perchè non poteva nemmeno immaginare quanto fosse difficile per Miles restare lontano dal suo mondo.
"Sì... non ho concluso niente, ovviamente, però ho preso i contatti con della gente e mi hanno proposto di iniziare delle sessioni per un album solista" Le ultime due parole le sussurrò quasi si vergognasse di quello che stava per fare.
"Auguri, Miles! Ti immagini? L'NME che ti dedica copertine, i tour in giro per il mondo, i festival..."
"Hei, hei, hei, fermati. Nulla è sicuro per ora. Stiamo solo parlando dell'eventualità."
"Dimmi che non vuoi farlo!"
"Non ho detto questo, è ovvio che io voglia farlo, ma..."
"No, ti impedisco di dire quello che stai per dire. Non ci sono 'ma' o 'se'. Devi trovare il tuo momento. Sei un bravo musicista e un bravo cantante, non ti manca niente, nè tantomeno nessuno."
Miles sorrise, rassicurato dalle parole di Margaret.
Trascorsero il resto del tragitto in macchina facendo mille speculazioni sul progetto solista di Miles.

La festa era stata organizzata nella villa fuori Londra di un produttore di Manchester, tale Joe Cross, amico di Liam.
Miles e Margaret furono i primi ad arrivare, ma c'era già Liam, già con una birra tra le mani.
Era stato assunto un dj per la serata, oltre a un servizio di catering, infatti dei camerieri stavano sistemando le ultieme cose: i flute sui vassoi, i vasi con i fiori, alcune luci.
Il padrone di casa e Liam erano nella sala principale e stavano facendo due chiacchiere in piedi, vicino alla console del dj.
Appena videro Miles e Margaret entrare, si avvicinarono a loro.
"Buonasera!" Disse lo sconosciuto.
"Benvenuti alla festa!" Li accolse Liam.
"Lei è Margaret, una nostra amica." Continuò il ragazzo di Manchester.
La ragazza porse la mano per presentarsi.
"Io sono Joe, molto piacere. E' un piacere vedere anche te, Miles."
"Piacere mio" rispose Miles porgendo la mano a Joe.
"Potete lasciare a me le giacche, vado a parlare con i ragazzi che lavorano qui questa sera, ci dovrebbe essere qualcuno all'entrata per sistemare il guardaroba, con permesso."
Aiutò Margaret a togliersi il cappotto e poi prese anche quello di Miles e si allontanò.
Margaret indossava un cardigan nero lungo fino alle ginocchia sopra vestito accollato verde, corto e senza maniche. Era cosparso di inserti di perline. Ai piedi portava degli stivaletti neri corti con il tacco. I capelli erano sciolti e liberi, c'era solo un fermaglio dello stesso colore del vestito a tenere una ciocca di capelli. Il trucco non era esagerato: un po' di matita e di mascara per evidenziare gli occhi e il rossetto scuro.
"Mi sembri mia nonna." Esclamò Miles dopo aver esaminato tutto con cura.
"Solo perchè ho questo cardigan addosso." Rispose Margaret senza dar troppo peso alle parole del cantante di Liverpool.
"E allora toglilo!" la esortò Liam.
"Non ancora. Al contrario vostro, io ho solo un vestito, non una camicia e un maglioncino o una giacca che mi tengano caldo. Quando si sarà creato un po' di effetto bue e asinello, allora lo toglierò. Fino ad allora, sembrerò una nonna, non mi interessa." Li liquidò così, per farsi un giro per la sala.



"Ripetimi perchè ci stiamo andando."
"Perchè il nostro produttore ci ha invitato a una festa nella sua villa."
"Dai, Adam, non fare il palloso anche questa sera."
Theo passò un braccio intorno alle spalle della ragazza seduta di fianco a lui in auto, quasi a volerla proteggere da un attacco di Adam. Sapeva che il suo migliore amico e collega non poteva sopportarla, ma apprezzava il fatto che Adam non facesse niente per farlo capire agli altri, solo che quella sera era molto rischioso provocarlo o infastidirlo. Non aveva voglia di andare a quella festa a casa di Joe, era stanco e immaginava che non si sarebbe divertito, quindi l'aveva presa dall'inizio col piede sbagliato.
Theo, al contrario, era sempre ben disposto nei confronti di queste feste, si stava abituando piuttosto bene al nuovo ambiente e Angie, la sua ragazza, si godeva il momento: stava con un cantante remotamente famoso e aveva la possibilità di frequentare ambienti che comuni studentesse si sognerebbero.
Arrivati a destinazione, si incamminarono verso la grande villa e fuori c'era un po' di gente che chiacchierava, Adam riconobbe qualche radiofonico, qualche modella vista in giro ad altre feste, oltre a Joe.
Si avvicinò al produttore, che stava parlando con Liam Fray e una ragazza. Theo e Angie, entrarono subito perchè la ragazza aveva troppo freddo per passare a salutare.
'Ovviamente, se ti metti un vestito del genere a gennaio, non puoi non avere freddo.' pensò Adam acidamente, ma non emise alcun suono.
Adam non voleva interrompere, quindi si fece semplicemente notare da Joe, piazzandosi vicino a lui.
Liam, che stava parlando, si interruppe appena lo vide.
"Adam, che piacere!" disse Liam.
"L'ho fatto solo per te, sappilo." rispose Adam rivolgendosi a Joe.
"Lo so e ne sono onorato."Joe stava seguendo la nascita di Happiness, il primo album degli Hurts e aveva così imparato un po' a conoscerei due musicisti, quindi non si aspettava nulla di diverso dal chitarrista.
La ragazza che stava parlando con loro, o meglio, che stava in piedi con loro, era impegnata a guardare il cellulare e non alzò lo sguardo nemmeno quando sentì una voce diversa rispetto a quella di Liam e Joe.
Adam la guardò per qualche istante, giusto per capire se l'avesse già vista da qualche parte e lei, sentendosi osservata, sollevò lo sguardo e incontrò gli occhi gelidi di Adam che la guardavano intensamente.
"Buonasera" disse Adam porgendole la mano.
"Se-sera." rispose Margaret imbarazzata.
"Sono Adam."
"Piacere, Margaret." La ragazza non si era nemmeno accorta dell'arrivo di un tizio e pensò che fosse spuntato dal nulla, quindi era disorientata.
"Ora puoi tornare a guardare il telefono tranquillamente." Disse Adam prima di distogliere lo sguardo dagli occhi confusi della ragazza, per entrare nella villa.
Liam si cacciò a ridere per la frase di Adam e si aspettava una risposta acida da parte di Margaret, ma lei era rimasta senza parole, non sapeva cosa dire o come giustificarsi.
Era stata maleducata, ma di certo non poteva dire a praticamente tre sconosciuti che Alex le aveva appena scritto.
"E' inutile aspettarsi i tuoi auguri di complenno quest'anno?"
Era il 6 gennaio e per via di quella maledettissima festa, si era completamente dimenticata che fosse il compleanno di Alex quel giorno e Miles non aveva fatto riferimenti alla cosa, quindi lei non ci aveva minimamente pensato.
A questo si doveva aggiungere che durante il periodo natalizio, come in estate, ci si dimentica del giorno segnato sul calendario, quindi aveva trascorso quella giornata ignorando completamente l'avvenimento.
Voleva pensare a una risposta adatta, ma era ancora distratta dalla frase e dallo sguardo glaciale dello sconosciuto  e non riusciva a concentrarsi.
Rientrò nella villa per andare a cercare Miles per insultarlo per non averglielo ricordato.

Adam intanto aveva lasciato la giacca ad un elegantissimo ragazzo per andare a procurarsi qualcosa di forte da bere. Theo e Angie stavano parlando con Nicholas Grimshaw vicino alla roba da bere, ma lui voleva evitare accuratamente un certo tipo di persone, non aveva voglia di fare conversazioni banali sulla musica, sulla moda o su quello che aveva fatto a capodanno.
"Un cuba libre. E non metterci troppa coca cola." Margaret l'aveva preceduto di qualche secondo e aveva appena ordianto un cocktail.
Adam la guardò perplesso e notò che sembrava su di giri. Non pensava di averla fatta incazzare così tanto con quel commento acido, ma, riflettendoci, capì che era stato gratuito e che lei non aveva colpa se lui era stato costretto ad andare a quella festa.
"Senti..." Iniziò a dire Adam.
"Cosa vuoi?" la ragazza si girò di scatto verso di lui.
Adam ingoiò una risposta acida, per non rifare lo stesso errore di pochi minuti prima.
"Volevo scusarmi per quello che ti ho detto fuori. Non avevo il diritto di dirti una cosa del genere, sono stato maleducato." disse semplicemente, guardandola negli occhi per farle capire che era sincero.
"Sì, sei stato molto maleducato." Rispose Margaret.
"Ma anche io non sono stata proprio il massimo, solo che era un messaggio un po' particolare e quindi ero tutta presa dalla lettura." Ammise poi la ragazza.
Adam apprezzò la spiegazione non richiesta e sorrise impercettibilmente.
"A lei il suo cuba libre con poca coca cola." Disse il barman.
Margaret prese il bicchiere, ma non iniziò a bere, voleva aspettare che anche Adam ordinasse.
"Direi che prendo quello che ha preso lei." Disse poi Adam al ragazzo dietro il bancone.
Margaret intanto aveva appena notato alle pareti delle stampe appese e Adam seguì il corso del suo sguardo per capire cosa stesse guardando. Non fece commenti sulle rappresentazioni, perchè magari non era quello che stava guardando Margaret.
"Quanto può essere di fuori luogo tenere dei Picasso alle pareti in una sala usata per una festa?" disse a bassa voce Margaret, quasi parlando tra sè e sè.
"Scusa?" Adam pensava di aver sentito male.
"Oh, no, niente, riflettevo a voce alta."
"No, dimmi."
"Stavo pensando che tenere delle stampe di Picasso in un sala che si usa per delle feste non è proprio il massimo. Joe pensa di aver pensato a qualsiasi particolare, ma non ha curato per niente questo aspetto."
Adam la guardò sorpresa per l'argomento della conversazione e per la franchezza con cui aveva sparato questo giudizio.
"Cosa avrebbe dovuto fare?" chiese incuriosito dal parere della ragazza.
"Non lo so. E' una stanza molto bella, avrebbe potuto tenere libere le pareti, oppure mettere qualcosa di colorato e vivace, qualcosa di piacevole alla vista."
"Stai criticando Picasso?"
"No, non lo farei mai, ma l'arte ha sue funzioni specifiche. C'è l'arte che fa riflettere, che provoca, che insegna e poi c'è l'arte che abbellisce, l'arte fatta solo per essere guardata, e di certo le opere di Picasso non fanno parte di questa seconda categoria." concluse Margaret.
"A lei, signore." disse il barman, facendo notare ad Adam che il suo cocktail era pronto.
Adam lo prese e lo avvicinò a Margaret per fare un brindisi.
"Alle scelte sbagliate di Joe in tema di arte."
Margaret sorrise e fece toccare il suo bicchiere con quello di Adam.
Sorseggiarono il cocktail guardandosi negli occhi, chiedendosi quale sarebbe stata la prossima dell'altro, ma furono interrotti dall'arrivo di Miles.
"Heilà! Come procede?" Chiese portando un braccio intorno alle spalle della ragazza.
In quel momento Margaret si ricordò di uno dei motivi per cui era rientrata e fulminò Miles con lo sguardo.
"Tu, brutta testa di cazzo! Hai anche il coraggio di presentarti qui con quella faccia da schiaffi?"
Adam non riuscì a trattenere una risata davanti all'immagine di una ragazza tanto bella quanto sboccata che insultava un ragazzo.
"Cosa ho fatto ora?" chiese Miles.
"Scusami un secondo." Disse Margaret rivolgendosi ad Adam prima di tirare fuori il telefono dalla pochette per far leggere al cantante di Liverpool il messaggio che le era arrivato qualche minuto prima.
Adam capì che sarebbe stata una conversazione privata e quindi si allontanò silenziosamente dai due.
Dopo aver insultato Miles per cinque minuti buoni, Margaret si decise a rispondere al messaggio.
'Tanti auguri'
Inviò il messaggio e mise via il telefono.


 La festa si era riempita di gente e c'era un caldo esagerato e lei aveva bevuto un drink a stomaco vuoto. La testa iniziava a girare, sudava freddo e la nausea si impossessò di lei.
Cercò un bagno, ma non lo trovò al piano terra, quindi prese coraggio e iniziò a salire le scale per raggiungere il primo piano. Ogni scalino era un'impresa e si teneva allo scorrimano per non cadere. Era arrivata a metà scala e si stava maledicendo per non aver chiesto a qualcuno di aiutarla, ma non voleva farsi vedere in quelle condizioni e non voleva disturbare nessuno, anche perchè conosceva pochissima gente a quella festa.
Mentre cercava di salire, incrociò lo sguardo di una persona che stava scendendo e doveva apparire molto in difficoltà perchè lo sconosciuto si fermò.
"Tutto bene?" Chiese educatamente.
Lei scosse leggermente la testa perchè non voleva parlare, la nausea stava aumentando.
"Devi vomitare?"
Lei annuì col capo e lui non fece altre domande, ma si avvicinò a lei, le mise un braccio intorno alla vita per sorreggerla e farle fare le scale più velocemente.
La portò in bagno e le aprì la porta.
Lei si fiondò nella toilette e si inginocchiò davanti al water.
Avrebbe voluto avere la forza di chiudere la porta per non far sentire quello che stava succedendo, ma per fortuna ci aveva pensato lo sconosciuto.
Restò in bagno pochi minuti, perchè non aveva chissà che da vomitare, poi si alzò tremante, si sciacquò il viso e la bocca e si avviò con passo incerto verso il corridoio che dava sulle scale.
"Meglio?" chiese una voce alle sue spalle.
Lo sconosciuto l'aveva aspettata fuori dal bagno.
"Molto. Ti ringrazio, se non ci fossi stato tu probabilmente avrei sboccato sulle scale." disse Margaret imbarazzata.
"Tranquilla" disse il ragazzo.
Margaret lo osservò attentamente solo in quell'istante, perchè il tono con cui aveva pronunciato quella singola parola l'aveva turbata.
Era un ragazzo molto alto, indossava un completo grigio e una camicia bianca.
Stava appoggiato di lato contro il muro con le braccia conserte. I capelli chiari erano tirati indietro con della gelatina, il viso era simmetrico e preciso: un profilo delicato e uno sguardo concentrato mettevano in risalto gli occhi grandi.
"Ha un nome il mio salvatore? Chiese Margaret incuriosita da quel ragazzo che sembrava uscito da una fotografia degli anni '20.
"Piacere, sono Theo." Rispose la figura maschile porgendole la mano.
"Molto piacere, Margaret."
"Tu devi essere quella con cui stava parlando il mio amico prima."
"Se il tuo amico è quello con lo sguardo da generale nazista che se ne va in giro a fare commenti acidi e inappropriati anche con persone sconosciute, allora sì, sono io."
"Povero Adam, lui nemmeno voleva venirci a questa festa." disse Theo per giustificare il collega.
"Bhe, di certo non è colpa mia." concluse Margaret.
"Torniamo di sotto?" propose Theo.
"Certo, devo prendere un po' d'aria fresca."
"Ti accompagnerei volentieri, soprattutto per ascoltarti insultare il mio collega, ma non credo che la mia ragazza la prenderebbe bene." Theo le fece l'occhiolino.
'E ci credo, se fossi il mio ragazzo ti terrei d'occhio 24 su 24'
Margaret ovviamente non espresse il suo pensiero a voce alta, ma si avviò verso il piano di sotto.
Andò subito in giardino e tirò fuori il telefono per controllare l'orario e vide che le era arrivato un messaggio, anzi due.
'Non mi deludere, sono certo tu possa fare di meglio.'
'E' troppo chiederti una telefonata?'
Erano stati inviati a dieci minuti di distanza l'uno dall'altro.
Margaret ci pensò per qualche secondo, ma senza considerare attentamente pro e contro, fece partire la chiamata.
"Buonasera" rispose la voce profonda dall'altra parte e Margaret si sentì mancare per un attimo perchè non aveva avuto il tempo di pensare a quello che stava facendo.
"Ciao."
"Come stai?" chiese Alex educatamente.
Margaret non voleva parlare di come stesse, perchè non era proprio in formissima, sia per quello che era successo qualche minuto prima in bagno, sia per colpa della sua voce.
"Buon compleanno, Al!"
"Non volevo costringerti a farmi gli auguri stasera, sai quanto poco me ne frega di queste cose."
Ci fu una pausa e Margaret sapeva che Al non aveva detto tutto quello che voleva dire, quindi aspettò.
" E' che in determinati giorni ci si aspetta un messaggio, qualcosa, per capire che non si è gli unici a pensare a certe situazioni, presente tipo Natale e feste del genere? Non so se sono riuscito a spiegarmi, mio padre mi ha riempito il bicchiere varie volte stasera."
"Sì, Alex, ho capito perfettamente. E non mi sono dimenticata del tuo compleanno, o almeno, non volontariamente, è che oggi sono stata molto impegnata e non mi ero accorta del giorno segnato sul calendario."
"Okay."
"Sei dai tuoi quindi?"
"Sì, sono a Sheffield, sono tornato qualche giorno a casa, sono arrivato oggi."
"Come stai?"
"Rilassato, stranamente. Oggi sono stato con Miles e poi sono venuto qui, mi mancava casa, i miei, le mie persone."
"Hai visto Miles?"
"Sì, sono stato con lui in studio, l'ho accompagnato."
"Ecco perchè ha avuto il coraggio di tornarci allora!"
"Diciamo che ci stava pensando da un po', aveva solo bisogno di qualcuno che lo accompagnasse." spiegò Alex.
"E chi meglio di te..."
"A qualcosa sono utile anche io."
"Evidentemente. Io sono a una festa con Miles."
"Sì, lo so, da Joe. Ti stai divertendo?"
"Diciamo di sì, dai."
Entrambi non commentarono il fatto che stessero avendo una normale conversazione al telefono, non avevano ancora tirato fuori il discorso di quello che era successo pochi giorni prima a Liverpool.
"Ti sta simpatico Fray? Gli devo ancora un pugno in faccia."
"Lascialo stare, è simpatico e gentile."
"Non ci ha ancora provato con te?" Chiese Alex sembra ombra di gelosia o malizia.
"Non è interessato, ha la mente occupata da un'altra ragazza e io non ho bisogno di un altro musicista nella mia vita." Ammise Margaret.
"Oggi ho sentito Miles dirti che ti voleva tutta bella e perfetta per la festa." Alex voleva cambiare discorso, visto che l'ultima risposta di Margaret avrebbe portato a discorsi poco convenienti.
"Ecco perchè mi sembrava più allegro del solito, era con te!"
"Sì, eravamo a fare colazione. Quindi, come ti sei conciata? L'hai accontentato?"
"Diciamo di sì. La prima cosa che mi ha detto è che sembro una vecchia, solo perchè ho un cardigan sopra il vestito. Il vestito è molto bello però, te lo giuro, è verde scuro, corto, accollatto"
"Anche la sera del nostro primo bacio avevi un vestito verde scuro. Era corto e avevi la schiena completamente scoperta. Eri bellissima." Disse Alex semplicemente.
Margaret non rispose, sorpresa e turbata per quelle parole così semplici, ma efficaci a farle venire gli occhi lucidi.
"E di certo sei bellissima anche stasera, non ho bisogno di vederti per saperlo."
"Al..."
"E' un semplice complimento, Margaret, non prenderlo male. Sei una bellissima ragazza, oggettivamente, a prescindere da quello che posso pensare di te. Accettalo senza ribattere, ti prego. Siamo stati così bravi fin'ora."
"Grazie, Alex."
"Figurati, Margaret. Dovresti andare, sei una festa, goditela, non voglio tenerti al telefono."
Margaret avrebbe voluto rispondergli che avrebbe potuto trattenerla tranquillamente, che lei non si sarebbe opposta assolutamente, che preferiva parlare con lui così tutta la sera, perchè era da un po' che non succedeva, ma sapeva che non poteva superare un certo limite. Avevano fatto la loro scelta e dovevano rispettarla, non potevano fare sempre quello che volevano.
"Sì, anche perchè un tizio mi ha già ripreso perchè stavo leggendo un messaggio e sono stata maleducata con lui."
"E chi è questo?" Chiese Alex fingendosi indignato.
"Non lo so, è uno che lavora con Joe, ma non l'ho mai visto. Tutto quello che so è che si chiama Adam e che è di Manchester e questa ultima cosa l'ho capita solo perchè voi northerner ci tenete tanto al vostro accento marcato."
"Ahahaha, lo so. In ogni caso è stato poco cortese ad apostrofarti."
"Sì, lo è stato, ma poi si è scusato perchè mi ha visto su di giri, si è sentito in colpa, stellina."
"Meglio, molto meglio, ma tu lo sai che quello di Manchester sono stati cresciuti a latte e odio."
"Sì, lo so."
"Allora...Ti lascio andare. Buona serata, Margaret."
"Anche a te."
"Io stasera faccio il bravo ragazzo, vado a dormire ora. La mia cameretta mi aspetta esattamente come l'ho lasciata."
Margaret sorrise per il tono soddisfatto con cui Alex aveva parlato della sua 'cameretta'.
"Allora buonanotte, Alex."
"Un abbraccio." concluse Alex prima di concludere la telefonata.
Margaret ringraziò il cielo per il fatto che Alex avesse chiuso subito la telefonata, le sue ultime parole le avevano fatto venire gli occhi lucidi e il groppo in gola. Nessuno poteva nemmeno immaginare quanto volesse che quell'abbraccio fosse reale, che lui fosse a scaldarla tenendola tra le sue braccia come tanti anni prima nel giardino di casa di Matt.
Una valanga di ricordi la investirono, ma non voleva abbandonarsi alla nostalgia, così ricacciò indietro le lacrime e tornò dentro da Miles.


La ragazza cercò Miles e lo trovò impegnato in una profondissima conversazione sulla moda con una biondina.
"Eccoti, finalmente." Disse Margaret senza preoccuparsi di interrompere la conversazione.
"Ciao.." Rispose Miles quasi risentito per l'intrusione.
"Tu hai intenzione di restare ancora tanto?" Chiese la ragazza senza minimamente considerare la biondina.
Miles guardò invece proprio nella direzione di quella ragazza e lo sguardo da cerbiatta lo catturò.
"Sì, penso di sì. Tu vuoi andare?"
"Sì, penso che prenderò un taxi." Annunciò Margaret molto poco sorpresa dalla risposta di Miles.
"Ti conviene dividerlo con qualcuno, siamo un po' lontani dalla città, anche se non so se a quest'ora incontrerai qualcuno disposto a tornare indietro." Le spiegò Miles, prima di rivolgere tutte le sue attenzioni alla ragazza con cui stava parlando prima.
"Okay, okay. Buon proseguimento, Miles. Ci sentiamo nei prossimi giorni."
Margaret si stava allontanando, ma decise che si sarebbe presa una piccola vendetta per il fatto che Miles non le avesse ricordato che era il compleanno di Alex.
Tornò indietro.
"Chiedile la carta d'identità prima di portatela a letto, potrebbe essere ancora minorenne." Gelò entrambi con quest'uscita prima di andarsene, ma la biondina sorrise in modo colpevole, quindi c'era un fondo di verità in quello che Margaret aveva appena detto.
Margaret iniziò a cercare Joe e Liam in mezzo alla confusione della festa per salutarli prima di prendere la strada di casa. Li individuò vicini alla porta mentre parlavano con Adam.
Andò da loro con la stessa determinazione con cui si era presentata da Miles pochi minuti prima.
Si avvicinò, ma non li interruppe, perchè era già stata ripresa una volta da Adam per la sua maleducazione, ma si accorse dai loro discorsi che Adam stava salutando perchè stava andando via.
"Scusa, stai andando a Londra?" chiese Margaret speranzosa.
"Sì, ho chiamato un taxi, perchè?"
"Anche io sto andando via e mi chiedevo se potessimo dividere il taxi."
"Certo." Rispose Adam.
Margaret andò a recuperare il cappotto e poi tornò dal gruppo per salutare il padrone di casa e Liam.
"Bellissima festa e bellissima casa, davvero!" Disse Margaret salutando Joe.
"Non devi dirgli altro?" La frase di Adam le gelò il sangue nelle vene.
Lei si voltò per fulminarlo con lo sguardo, ma Joe aveva sentito benissimo e la guardava con fare interrogativo.
"Cosa?"
"Beh...non è niente, è solo che magari le stampe di Picasso alle pareti non ci stanno proprio bene per una festa di questo genere." Ammise la ragazza imbarazzata.
Joe si mise a ridere per niente risentito.
"Lo terrò a mente per la prossima volta."
Finiti i convenevoli i due uscirono e si avviarono verso la fine del giardino per attendere il taxi.
Margaret si accese una sigaretta e Adam era tentato di fare commenti su questa cosa, ma decise che per quella volta poteva risparmiala.
"Sei sempre così gentile o stasera sei particolarmente acido?"
"Diciamo che questa sera sono più sadico del solito." ammise Adam sorridendo.
"Me l'ha detto anche Theo."
"L'hai conosciuto?" chiese Adam incuriosito.
"Sì, mi ha aiutato prima per una cosa. E' stato molto gentile."
"Sì, lui è un gentiluomo."
"Perchè non torna con te?" Chiese Margaret interessata al motivo per cui non potesse condividere il taxi anche con quel bellissimo ragazzo.
"Torna più tardi, Angie vuole godersi la serata in mezzo a queste persone pseudo famose."
"Dal tuo tono si sente che ti sta proprio simpatica questa ragazza."
"Già." Adam non aggiunse una sola parola sull'argomento.
Margaret non ebbe bisogno di chiedere chi fosse Angie, immaginò fosse la sua ragazza.
Il taxi arrivò dopo qualche minuto, tempo che trascorsero in silenzio.
Adam le aprì la portiera e la chiuse e andò a prendere posto dall'altra parte del sedile posteriore.
Il conducente chiese loro l'indirizzo a cui portarli e Adam le fece un cenno con la mano per farle dire prima il suo indirizzo di casa.
"Grazie" disse semplicemente Margaret e lui accennò un sorriso.
Dopo altri interminabili minuti di silenzio, Margaret prese l'iniziativa per fare conversazione.
"Prima Theo ti ha definito collega." disse. Adam fece un cenno con la testa per confermare.
"Ma cosa fate esattamente?"
"Siamo una band." Rispose Adam.
"Gli altri componenti non sono venuti stasera?" fu l'ingenua domanda di Margaret.
"Non ci sono altre persone, siamo un duo."
"E come vi chiamate?"
"Hurts."
Margaret non commentò il nome della band.
"Non penso di avervi mai sentito."
"Non siamo ancora famosi, il primo album esce ad agosto."
"E che genere fate?" L'argomento musica incuriosiva sempre Margaret.
"Non indie rock se è quello che ti interessa."
"Come fai a dire che sia quello che mi interessa?"
Adam la guardò con un sopracciglio alzato.
"Sei venuta alla festa con Miles Kane e conosci Liam Fray..."
"Che c'entra? Miles lo conosco da anni e Fray lo conosco solo grazie a lui. E poi chi ti dice che io ascolti la loro musica?"
Adam la guardò male.
"Okay, sì, li ascolto, ma non ascolto solo indie rock."
"Ah sì? E cosa mi risponderesti se ti chiedessi cosa ascolti?"
"Come prima cosa ti direi che non sono affari tuoi e poi ti dico che te lo dico soltanto se mi dici che genere fate."
"Davvero sei interessata al genere? La musica è tutta bella, non è bella per genere. Io, per dire, ascolto Depeche Mode, Beatles e Michael Jackson."
"Interessante, ma continui a non rispondere alla domanda."
"Vieni a vederci e lo scoprirai." Azzardò Adam sorridendo.
"Dove suonate?"
"Facciamo un piccolo set la settimana prossima in un locale alla moda di Londra. Joe ci ha procurato la serata e ha invitato un sacco di gente dell'ambiente."
"Ci penserò."
"Viene anche Liam, quindi puoi chiedere i dettagli a lui se sei interessata."
Adam considerava chiuso l'argomento ed era molto soddisfatto per essere riuscito a chiederle di rivedersi senza chiederle un vero e proprio appuntamento, ma Margaret tornò alla carica con delle domande dopo qualche minuto di silenzio.
"Theo canta, vero?" chiese Margaret, conoscendo già la risposta, perchè si ricordava fin troppo bene della voce di quel ragazzo.
"Già."
"E tu che strumento suoni?"
"Vari."
"Non scoprirò niente su di voi, vero?"
"A meno che tu non vada su internet a cercare, dubito tu possa sapere qualcosa."
"Nonostante la tentazione sia forte, ho deciso che mi godrò la sorpresa la settimana prossima."
"Quindi vieni?"
"Probabilissimo."
Tutto quel mistero l'aveva incuriosita e poi voleva assolutamente sentir cantare Theo.
Margaret iniziava ad avvertire una certa stanchezza e nonostante volesse continuare a parlare con il suo compagno di taxi, appoggiò la testa contro il finestrino e dopo poco si addormentò.
Adam la svegliò toccandole leggermente il braccio.
"Sei arrivata, bell'addormentata."
"Oh, sì, scusate."
"Figurati, so di essere noioso." scherzò Adam.
"Non ho detto questo."
"Scherzavo, Margaret, tranquilla. Ci vediamo la settimana prossima."
Margaret fece per tirare fuori il portafogli per pagare la sua parte di tariffa, ma Adam la fermò prendendole il braccio.
"Lascia stare. Mi devo far perdonare."
Margaret provò a insistere, ma lui era irremovibile.
"A presto allora."
Uscì dall'auto e si avviò verso il portone di casa.
Una volta aperto, si girò verso la strada e notò che l'auto non era ancora partita. Fece un cenno con la mano e Adam rispose allo stesso modo poi entrò.
  
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