Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: DirceMichelaRivetti    30/11/2014    1 recensioni
Nick Fury non rimane certo fuori dai giochi, sebbene abbia lasciato la direzione del nuovo SHIELD a Coulson.
Fury porta avanti la sua lotta all'HYDRA: ha i mezzi per farlo e il supporto degli agenti Burton e Romanoff, all'occorrenza.
Presto scoprirà che l'HYDRA potrebbe essere ancora più pericolosa di quanto si creda; incontrerà nuovi alleati e nemici; oggetti e luoghi misteriosi e inquietanti.
Le indagini di Fury si intrecceranno con quelle del nuovo SHIELD e si rivolgerà anche a Coulson e ai suoi per poter far fronte alle varie minacce che si profilano.
Inoltre, rimane da svelare il mistero che circonda le origini di Skye.
Fitz, poi, sta cercando il proprio riscatto, il modo per tornare come prima o anche migliore.
Ho messo l'avviso "spoiler" perché seguo la serie in inglese e, quindi, ogni tanto potrebbero esserci delle anticipazioni.
Ho messo "What if" perché, pur cercando di aderire il più possibile alla serie, ho sviluppato una mia idea circa l'alieno della Guest House, circa Skye e circa le incisioni e la porterò avanti.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Premessa dell’Autrice: Salve a tutti, mi sa che per un po’ farò delle premesse cronologiche (come avrete già osservato precedentemente) per contestualizzare al meglio quel che scrivo, rispetto alla serie; anche perché alcuni capitoli li ho già scritti e quindi li adatto e li aggiusto a seconda di quel che vedo; benché temo che dopo l’episodio 8 dovrò abbastanza discostarmi per lo meno dalla trama principale; vedremo! ^__^

Intanto, questo capitolo è ambientato sul finale dell’episodio 7

 

Coulson sembra essersi finalmente calmato. L'ossessione per quei simboli lo aveva davvero alienato da qualsiasi altra cosa! Non so quanto la decisione di utilizzare la macchina della memoria sia stata dettata dalla necessità di salvare almeno una vita e quanto dal desiderio di scoprire di più sui suoi graffiti.

Mi fa impressione pensare al fatto che un extraterrestre, tramite del dna, sia riuscito ad innestare dei propri ricordi su altre persone e che tale pensiero fosse così forte da farle impazzire … Accidenti, è come se, dopo una trasfusione di sangue, si potessero avere memorie del donatore. Mi pare scientificamente impossibile!

Certo, però, anche la resurrezione è impossibile, eppure almeno sette persone sono state riportate in vita dallo S.H.I.E.L.D.

Se il dna alieno aveva capacità di rigenerare i tessuti, può essere che abbia rigenerato anche se stesso e, effettivamente, dalle ultime scoperte scientifiche, pare che il dna conservi memorie collettive, come una sorta di inconscio collettivo. Forse, dunque, non erano i ricordi di un singolo, ma di un'intera razza.

Comunque sia, perché su di me non ha avuto effetto? Coulson pensa che sia perché in realtà potrei essere un'aliena anch'io. La questione, però, non mi torna: extraterrestre o meno, l'essere avrebbe dovuto comunicare qualcosa anche a me, a meno che io non derivi proprio da quella razza ma, in tal caso, non sarei dovuta rigenerarmi da sola? Perché ho avuto bisogno del siero? La forma umana non lo permette? E perché ho aspetto umano? Potrei cambiarlo, teoricamente?

Ci sono troppe incongruenze e cose che non capisco! Come le ultime ricerche che Coulson mi ha fatto fare su Lovecraft e i suoi racconti ... mah, ora gli chiederò. Sono dieci minuti che lo aspetto qui, davanti al suo ufficio, ormai dovrebbe chiamarmi.

 

Un paio di minuti dopo, May passò davanti a Skye ed entrò nell’ufficio di Coulson; la ragazza ne approfittò per entrare nella stanza e sentire che cosa il direttore e il signor Thompson, l’uomo che avevano salvato poche ore prima, si stessero dicendo. Coulson gli aveva raccontato la verità sul suo essere un ex agente dello S.H.I.E.L.D., sul progetto T.A.H.I.T.I., sulla manipolazione dei suoi ricordi e le ossessioni dei simboli. Thompson aveva ringraziato per la sincerità e poi aveva espresso il desiderio di tornare alla sua vita degli ultimi anni, poiché era quella l’unica che conosceva.

L’uomo uscì. Coulson rassicurò sia May che Skye circa le proprie condizioni, poi chiese alla prima di radunare tutto il team per una comunicazione importante, mentre chiese alla ragazza di trattenersi qualche minuto per un aggiornamento. May uscì.

“Allora, mi dirai, finalmente che cosa hai finalmente capito su quei geroglifici?” chiese la giovane, giovialmente.

“Tra poco ne parlerò ampiamente con tutti gli altri. Comunque, posso anticiparti che si tratta, sì di una mappa, ma non di un territorio, bensì di una città.”

“Bene, quindi cercheremo nel Tuttocittà.” scherzò la ragazza.

“Più o meno.” Phil sorrise a propria volta “Ad ogni modo non te ne occuperai tu.”

“Come?!” si sorprese Skye, un poco risentita “Credevo che questa indagine fosse mia.”

“Compartimentazione. Voglio che tu ti concentri sulle ricerche che ti ho affidato prima e del cellulare di Bakshi. Della città vi occuperete tutti in generale, ma tu non dovrai fare parola delle tue altre indagini: preferisco che le due ricerche rimangano separate, al momento, in modo che l'una non influenzi l'altra e non ci siano suggestioni. A proposito, le ricerche su Lovecraft e Cthulhu come procedono? Ti ho chiesto di fermarti qui, ora, per parlare di questo, quindi dimmi tutto.”

“Ho messo tutto il materiale interessante e le mie osservazioni su una chiavetta. Eccola.”

Skye porse la usb all'uomo. Coulson la prese, la infilò nel pc e iniziò a scorrere i file, chiedendo: “Intanto, cosa puoi dirmi? Cosa c'è di importante per te?”

“Una sorta di mostruoso extraterrestre semidivino dormiente in fondo all'oceano, che vorrebbe essere risvegliato e dominare il mondo, è una faccenda alquanto preoccupante a cui fare fronte o, per meglio dire, sarebbe preoccupante, se solo non si trattasse di racconti di fantasia sorti dalla mente contorta di quello che è considerato un maestro dell'horror. Coulson, sinceramente non capisco perché mi hai commissionato queste ricerche.”

“È per verificare un’ipotesi. Anch’io sono molto scettico, ma chi mi ha suggerito questa pista è molto sicuro e non ha motivo di mentirmi. Cosa puoi dirmi, invece, su Lovecraft?”

Skye alzò le spalle e disse: “È stato sovrastimolato fin dall’infanzia con letture poco adatte alla sua tenera età; ad esempio leggeva Poe già alle elementari, se non prima. Suo padre è stato internato, lui ha sofferto parecchio per la morte dei nonni, fin dai dieci anni è stato vittima di esaurimenti nervosi che poi sono divenuti pure isteria e depressione. Aveva paura ad andare a dormire! Era decisamente disturbato.” la giovane assunse un’aria severa “Ammesso pure il remoto caso in cui lui fosse convinto di dire il vero, si sarebbe trattato solamente del vaneggiamento di un malato.”

Coulson ascoltava e contemporaneamente scorreva i file sullo schermo. Osservò: “Qui hai nominato Crowley; a che proposito?”

“Alcuni hanno osservato profonde somiglianze tra gli scritti di Lovecraft e quelli di Crowley. Non ci sono, però, attestazioni di una loro reale conoscenza, tanto meno di una frequentazione. Esoteristi odierni sostengono l'esistenza di una corrispondenza segreta tra i due, di incontri avvenuti tramite i viaggi astrali!” alzò gli occhi al cielo, scuotendo il capo per quelle assurdità “Addirittura che Lovecraft sia stato allievo di Crowley, nell'ambito dell'occulto.”

“Lovecraft nella Golden Dawn ... interessante.”

“Impossibile.” lo corresse la ragazza “Suvvia, si tratta di vaneggiamenti privi di qualsiasi dato per supportarli!”

Coulson aveva un’aria cogitabonda e chiese: “Tu sai qual era un requisito fondamentale per diventate uno sciamano?”

“Non me ne sono mai interessata, non la ritenevo la mia carriera.” scherzò la ragazza.

“Una psicosi, il soffrire di qualche disturbo mentale.”

“Ci credo, per vedere gli spiriti!”

“L'iniziazione consisteva, però, nell'affrontare, combattere e soggiogare gli spiriti con cui si era in contatto; proprio come gli psicologi devono andare in terapia per poter imparare a fare davvero il proprio mestiere.”

“Scusami, ma non ti seguo: dove vuoi arrivare?”

“Molte tradizioni parlano della magia come qualcosa che può dare grande potere, ma anche causare follia, se non è ben dominata. Un potere e una conoscenza tali da poter essere sopportarti solo da una mente e un animo forti. Bisogna essere più potenti della magia stessa per piegarla e usarla e non esserne sopraffatti. All'epoca di Lovecraft, l'esoterismo era ancora molto di moda: c'era chi si limitava a intrattenere gli ospiti alle feste con i tavolini che si muovevano e chi, invece, si dedicava totalmente all'occulto. La teosofia era al proprio splendore.”

“Come sai tutte queste cose?” si meravigliò Skye.

“Tempo fa indagai su una loggia massonica ancora molto legata all'esoterismo e, quindi, mi ero parecchio documentato. Poniamo dunque per vero che Lovecraft praticasse magia, indipendentemente da un possibile legame con Crowley. Egli, o con arti divinatorie, o perché sopraffatto dalle energie mistiche, potrebbe aver realmente visto Cthulhu, il mondo degli abissi e tutto il resto.”

“Oppure no. Quel pannello potrebbe davvero essere stato inciso puramente sulla base dei racconti di Lovecraft!” le faccende in cui si stavano imbattendo erano già sufficientemente ingarbugliate e quasi assurde, che Skye non voleva complicarle ulteriormente, inserendo addirittura la magia!

Coulson, che invece rimaneva piuttosto calmo, rispetto all’immensità di ciò che stavano forse per affrontare, sottolineò: “Dimentichi i simboli sul retro e il fatto che sia di un materiale sconosciuto.”

“È vero anche questo.” Skye ammise in un sospiro “Ma è così assurdo e tremendo!”

Phil non le rispose; continuava a scorrere i file e dopo pochi istanti ebbe un sobbalzo, sgranò gli occhi, rilesse l'ultima riga, poi voltò lo schermo verso Skye, gliela indicò:

 

Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn

 

Le chiese, con una velata agitazione nella voce: “Questa? Dove l'hai trovata?”

“È il richiamo di Cthulhu.” spiegò lei “Si trova nei racconti. Qualche folle dice di averlo sentito in sogno. Significa: Nella sua dimora a R'lyeh il morto Cthulhu attende sognando.”

“Attende cosa?”

“Un allineamento stellare o qualcosa del genere, non è ben spiegato, comunque un fenomeno cosmico che sarebbe lo stesso che lo ha imprigionato e che ora serva a liberarlo. Inoltre avrà bisogno di seguaci per riemergere dagli abissi e prendere potere, per questo ci sono gli abitatori del profondo, gli ibridi tra essi e gli umani e la gente che lui stesso chiama in sogno.” Skye scosse di nuovo il capo, per evidenziare come lei ritenesse insensata la faccenda “Sono astrusità al pari dei rettiliani di cui blaterano i complottisti!”

“In linea di massima sarei anch’io scettico ma ci sono troppi elementi che lasciano supporre possa essere questa la risposta che cerchiamo; certo, non prove concrete, ma tante prove indiziali. Inoltre sono anch'io tra i folli che hanno sentito il richiamo.”

“Che cosa?” si stupì ancora Skye.

Coulson prese il taccuino su cui si era annotato la frase udita in sogno, sull’aereo di ritorno da Theran. Lo mostrò alla ragazza, le riferì le circostanze e concluse: “Pensavo che il sogno fosse solo una suggestione, ma le parole sono esattamente le stesse!”

Skye non sapeva cosa rispondere; infine propose: “Se domandassimo a Thor? Lui viene da un altro mondo e su queste questioni potrebbe saperne più di noi.”

“Hai ragione!” si illuminò Coulson, che non aveva considerato tale risorsa “Cercherò il modo di rintracciarlo e chiedere il suo parere. Grazie di tutto, Skye.” le sorrise “Adesso andiamo. May avrà già radunato tutti gli agenti di alto livello, a cui mostrerò che cosa ho scoperto sui graffiti.”

“Livelli?” pensa vo li avessi aboliti, lo canzonò un poco Skye.

“Hai ragione, diciamo allora, gli agenti di cui mi fido maggiormente.”

 

 

Ward aveva appena chiuso la telefonata con Skye. Si era voluto assicurare che il signor Bakshi, il suo regalo per Coulson, fosse stato recapitato. Era stato contento di risentire la ragazza e, finalmente, le parlava da uomo libero e non da prigioniero. Era sicuro che anche a lei aveva fatto piacere sentirlo, sebbene avesse percepito la voce di lei un poco allarmata e gli avesse lanciato qualche frecciatina.

In fondo, però, lui non aveva violato nessun codice di sicurezza, aveva solamente telefonato al numero di Bakshi ed era stato certo che, in quel momento, l'hacker lo stesse esaminando.

Ward voleva riconquistare la fiducia del suo vecchio team. Aveva giurato che non avrebbe mai più mentito a Skye ed era determinato a mantenere l'impegno, certo ciò non sarebbe significato il doverle dire tutto, senza omettere alcunché. La situazione era troppo complicata, c'erano troppi intrighi, troppi intrecci, troppi doppiogiochi, troppi interessi segreti, per poter essere cristallini.

Nemmeno lui, in verità, sapeva a quali schieramenti appartenessero realmente tutti i vari partecipanti a quei giochi di potere, nemmeno lui poteva vedere le carte di tutti quanti, doveva dunque essere estremamente prudente e fare attenzione, prima di prendere decisioni che avrebbero potuto comprometterlo.

Inoltre, non aveva ancora deciso da quale parte stare: se da quella dello S.H.I.E.L.D., quella del padre di Skye o, semplicemente, da quella del suo cuore.

Quando Garrett era ancora vivo, Ward aveva tentato di portare Skye dalla parte dell'HYDRA, perché non l'avrebbe mai voluta uccidere, ma la desiderava accanto a sé, per sempre.

In quel frangente, al di là della causa da sposare, per Ward la cosa più importante era di riconquistare la fiducia di Skye (il cuore sapeva di possederlo ancora) e per far ciò gli era necessario passare allo S.H.I.E.L.D. qualche informazione dell'HYDRA e, magari, qualche membro dell'organizzazione, come aveva già fatto con il signor Bakshi.

Sì, era certo che Skye fosse ancora, per lo meno, attratta da lui, nonostante tutte le volte che avessero parlato, dopo il suo tradimento, lei gli avesse parlato con disprezzo e fosse stata estremamente fredda, quasi crudele. L’uomo ne era sicuro: quando lei gli parlava in maniera aspra, era solo perché detestava il fatto di essere ancora innamorata di lui..

Adesso, ben rasato e vestito di tutto punto, Ward si apprestava a presentarsi ad un incontro cruciale. Nella lista delle cose più urgenti da fare, il giovane aveva quella di fare una lunga chiacchierata col fratello maggiore, ma per il momento aveva dovuto posticiparla a dopo un incontro determinante per stabilire il suo futuro.

Ward uscì dall'albergo in cui si trovava e con l'aria di un uomo d’affari, se ne andò in giro per la città, spendendo soldi con gran disinvoltura e offrendo generose mance. Si, piazzò in un caffè di lusso e fece mostra di sé in tale maniera. Trascorsero un paio d’ore e poi finalmente un uomo gli si avvicinò, lo guardò per qualche istante. Ward gli sorrise, intuendo di chi si trattasse, fece un largo gesto col braccio, gli indicò la sedia davanti a sé e, con la classe di un gentiluomo, gli disse: “Prego, si accomodi.”

Il sopraggiunto si mise a sedere, senza staccare gli occhi da Ward un solo istante e, quando furono viso a viso, sussurrò: “Hail HYDRA!”

Ward annuì e rispose al saluto, per poi dire: “Spero ti mandi Whitehall e senza scherzi, questa volta.”

“Mi manda lui, sì, ma non so di che scherzi tu stia parlando: noi siamo gente molto seria.”

“Ah sì? E come chiameresti, allora, quel che aveva organizzato quel pidocchio di Bakshi?”

“Non so di che parli, anzi, voglio sapere perché il signor Bakshi, non ti conviene chiamarlo pidocchio, non sia qui.”

“Non è qui per colpa della brutta festa che voleva farmi, quando ci siamo incontrati al ritrovo prestabilito.”

“Non capisco... Io sapevo di dover incontrare il signor Bakshi e lei in uno dei locali di questo quartiere, sinceramente...”

“Evidentemente sei solo un galoppino.” lo interruppe Ward, autoritario “Portami da Whitehall, parlerò solo con lui dell'accaduto.”

Intimorito e vinto da tale carisma, l'uomo acconsentì e invitò Ward a seguirlo. Grant era estremamente soddisfatto: tutto stava funzionando come previsto.

L'uomo lo condusse in un albergo e lo scortò fino a una lussuosa suite all'ultimo piano. Ward poté così dedurre di non trovarsi in un punto di ritrovo ufficiale dell'HYDRA, altrimenti lo avrebbero bendato. Non che una benda avrebbe potuto impedirgli di capire dove si trovasse.

La suite era forse la migliore dell'albergo; ampia, aveva almeno quattro stanze: una larga stanza che fungeva per metà da salotto e per metà da ufficio, una camera da letto, un bagno con idromassaggio e un piccolo cucinotto con pianobar. C’erano almeno un paio di membri dell’organizzazione, ben armati.

Dietro la scrivania in fondo alla sala, davanti una vetrata da cui si potevano ammirare i tetti della città, sedeva Whitehall.

“Ben venuto, agente Ward.”

Hail HYDRA.” rispose Grant.

“Non ti aspettavo solo.”

“Dica, piuttosto, che non mi aspettava affatto.” Ward lanciò uno sguardo accusatore e poi aggiunse: “Il suo uomo, Bakshi, ha tentato di rigettarmi nelle mani di Coulson.”

Whitehall, per nulla stupito, al meno a vedersi, chiese: “Dove si trova, ora, Bakshi?”

“Da Coulson.” rispose candidamente Ward, poi si fece molto severo: “Io sono fedele all'HYDRA! Voi mi avete salvato da ragazzo, mi avete formato, mi avete reso l'uomo che sono. È vero, sono stato infiltrato nello S.H.I.E.L.D. per anni, ero dormiente, come molti altri, per ordine vostro. Garrett, il mio mentore, il mio secondo padre, era uno dei vostri vertici. Sapevo ogni cosa del progetto Centipede e di Deathlock, ma non ho rivelato una sola parola a Coulson, quando indagavo al riguardo, con lui e la sua squadra. Hanno ucciso l'uomo che era stato il mio unico affetto, per quel che è consentito a un membro dell'HYDRA di affezionarsi. Mi hanno tenuto prigioniero per mesi, isolato, sempre al chiuso senza un solo raggio di Sole ed hanno cercato di vendermi a mio fratello! Io voglio vendetta, voglio annientarli!” Ward si era parecchio infervorato, fece una pausa per riprendere fiato e proseguì: “Finalmente ho avuto la possibilità di liberarmi, di tornare a voi ed essere finalmente ciò che sono e chi trovo ad accogliermi? Il vostro caro signor Bakshi che, nonostante tutto quel che ho patito e quel che ho fatto per l'HYDRA, dubita di me e cerca di consegnarmi agli agenti di Coulson. Mi sono infuriato, ovviamente, ho ucciso i suoi tirapiedi e lasciato lui allo S.H.I.E.L.D., così vedremo se sa essere leale quanto me!” fece un'altra pausa e osservò la reazione dell'uomo che aveva dinnanzi, ma lo trovò impassibile; gli chiese: “Voi mi garantite che quel verme ha agito di propria iniziativa e che posso ancora fidarmi dell'HYDRA?”

Whitehall rimase silenzioso qualche istante e poi disse ai suoi subalterni: “Lasciateci soli.”

Tutti e tre i suoi sgherri uscirono dalla suite.

Whitehall abbozzò un vago sorriso a bocca chiusa e disse: “Basta con questa sceneggiata. Non c'è rischio che lo S.H.I.E.L.D. ci stia spiando. Il posto è sicuro, dimmi se è tutto è andato come previsto.”

Ward si rilassò, sogghignò e disse: “Bakshi mi ha detto che voleva arrivare tanto vicino a Coulson per piantargli una pallottola nel cranio. Io gli ho dato la possibilità di trovare l'occasione per farlo. Ora è prigioniero e...libero di agire insospettato.”

“Molto bene.” si complimentò Whitehall, poi precisò: “A parte noi due, anche nell’HYDRA, tutti continueranno a credere che sia prigioniero e basta. Non solo così saremo sicuri che non ci saranno fughe di notizie, al riguardo, ma pure otterrai facilmente prestigio tra i nostri confratelli.”

Ward annuì, poi domandò: “Potrei avere il posto di Bakshi, finché non torna dalla missione?”

“Vedremo se ne sarai all'altezza. Intanto resta qui e aspetta nuovi ordini. Continua a fingere di essere un ricco gaudente.”

“Agli ordini.” acconsentì Grant, poi domandò: “Mi concede, almeno, di poter risolvere una faccenda personale con mio fratello?”

“Purché non ti comprometta.” concluse Whitehall, poi si alzò e uscì dalla suite, lasciando Ward solo.

   
 
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