Richard si fermò davanti alla
lapide di marmo lucido. Teneva in mano un mazzo di gigli zeffiro, avvolti in
carta di giornale.
Glieli aveva dati Nicole: li
aveva strappati da un ciuffo di gigli che crescevano, inselvatichiti, vicino
alla fontana dei pesci.
Con cautela, si sedette accanto
alla tomba, sull’erba nuova. Qualche pallida primula spuntava già fra le croci
del camposanto.
Richard appoggiò gli avambracci
sulle ginocchia.
“Lo spettacolo è stato un
trionfo, sai?”, mormorò, rivolto al tumulo di terra.
“Non ce l’avrei mai fatta senza
il tuo aiuto, Keith.”
Giocherellò un po’ con il bordo
del giornale, arrotolando la carta su se stessa, srotolandola con l’unghia.
“Non li ho denunciati, alla fine.
Sono sicuro che tu non avresti voluto.” Sospirò. “È stata dura convincere
Nicole, ma alla fine anche lei si è rassegnata a dirsi d’accordo con me. È
testarda, quella ragazza. Ma lo sai meglio tu di me.”
Un soffio di vento primaverile
agitò dolcemente i fiori nelle sue mani, come a dargli ragione.
“A tuo padre non ho detto nulla, non mi è sembrato il caso. Vuole finanziare un’ala del nuovo teatro comunale a tuo nome, sai? Pensa: un giorno potrei ballare in una sala dedicata a te. O potrebbe farlo Elizabeth. È stata grande, la sera della prima. Penso non abbia mai ballato così bene… Però non so se continuerà a farlo, in realtà. La tua morte l’ha molto cambiata: l’ultima volta che ho avuto sue notizie, stava partendo per una missione umanitaria, pensa!”. Richard sorrise.
“Forse anche lei avrà la sua
assoluzione, dopotutto.”
“Mr.Wilkes continuerà l’opera che
tu avevi iniziato, e penso che gli darò una mano. Nicole ha già promesso che
parte dei ricavati della sua prossima mostra saranno devoluti alla fondazione
‘John Wilkes’. Penso che tu saresti fiero di come sta diventando. E che saresti
fiero anche di me, almeno un po’.”
Richard si alzò.
“Sarà dura senza di te”, sussurrò
pianissimo. “Ma me la caverò. Grazie di tutto, Keith.”
Posò i fiori sull’erba tenera,
proprio davanti al marmo lustro.
“Riposa in pace, amico mio.”
Richard si voltò e cominciò a
camminare. Sembrò preso da un pensiero improvviso.
Tornò sui suoi passi, estrasse il
portafogli dalla tasca posteriore. Prese qualcosa, un foglio ripiegato.
Lo aprì e stirò con la mano, poi
lo posò a terra, fermandolo con i fiori. Sorrise.
“Stammi bene, Keith. Io di certo
lo farò.”
Se ne andò via, risollevato,
sereno. Non avrebbe mai dimenticato Keith, ma il ricordo, ora, sarebbe stato
dolce. Era certo che l’amico fosse in pace.
Un soffio di vento fece tremolare
i petali rosati dei gigli, e mosse appena l’oggetto sottostante.
I visi di Keith, di John, di
Elizabeth e di Nicole, giovani e sorridenti su uno sfondo d’erba - giovane e
verde come quella su cui la fotografia era posata - occhieggiarono fra i gigli.
L’angolo della fotografia
sfiorava l’ultima lettera della frase commemorativa.
KEITH FINNEGAN
BELOVED SON AND BROTHER
FAITHFUL FRIEND
The world to him was but a savage play
He came, saw, dislik'd, and
passed away
Ringrazio tantissimo tutti coloro che hanno lasciato una recensione, rendendomi terribilmente soddisfatta di me.
Un grazie particolare a Mocchan, che è la "madre ideale" di questa storia, e a Mika, che mi ha costretto a scriverla.
Un grazie anche a HarryEly e a Mirkodancer per le loro parole di apprezzamento: credetemi, hanno significato molto per me.
Grazie anche a elrohir e IceWarrior, per avere avuto il coraggio di inserirla fra i preferiti. Grazie, ragazzi. Grazie mille.
Ah, per inciso. Questo *non significa* che non sarò felicissima di ricevere altri commenti! XD