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Autore: alex_clacethompson    01/12/2014    1 recensioni
Sarah e Alex sono cugine e per dimenticare i dolorosi ricordi si trasferiscono in un nuovo paese per iniziare una nuova vita. una volta arrivate faranno incontri particolari che gli cambieranno la vita per sempre...e il legame che si creerà con i nuovi vicini di casa le porterà in un mondo estraneo al nostro...
P.S. è la mia prima fanfiction quindi non criticate sul modo di scrivere. grazie
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Daemon, Nuovo personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 – SARAH
 
<< Che si fa allora? >> chiede Alex dal bagno. << Puoi avere almeno la decenza di chiudere la porta? >> le rispondo guardandola storto.
Apro la porta che da sul giardino, è un vero disastro. Non solo la terra è tutta rovinata ma non c’è un filo d’erba e la cosa che mi fa più rabbrividire è quello schifo di staccionata, con la vernice verde tutta scrostata.
I miei occhi da pittrice non fanno che sottolineare la mancanza di una nota artistica in tutta la casa. Mi devo concentrare. << Alex, esci dal cesso che mi servi! >> le urlo dal giardino. Sento solo un mugolio e so che non è una cosa positiva. Dopo quella che sembra un’eternità mia cugina si degna di uscire fuori a darmi una mano in giardino.
<< Da cosa iniziamo? >> ha un tono piatto e annoiato, e non abbiamo nemmeno incominciato. << Direi da quell’obrobrio laggiù >> dico indicando la staccionata.
<< Okay, vai a prendere la vernice. >> mi dice quella simpaticona di mia cugina con tono autoritario. << Noi non abbiamo della vernice … >> rispondo, come se fosse la cosa più ovvia.
Alex alza gli occhi al cielo, so già che lei non muoverà un dito, ma può almeno provare a partecipare. << Allora, vai a chiedere ai vicini >> sembra scocciata, l’avrò disturbata mentre stava messaggiando con mezza popolazione americana.
<< Non ci penso nemmeno, vai tu! >> gli rispondo di rimando, ma so già ciò che accadrà << Senti, l’idea l’hai avuta tu, problema tuo. >> perfetto.
 La incenerisco con lo sguardo, mentre mi incammino verso la casa di fianco.
Un bel respiro, Sarah. Ti presenti, chiedi, e scappi via.
 Fai una buona impressione e tutto andrà bene, ma con quel piercing al naso chissà che figura farei, mi rimprovero mentalmente.
Busso, ma nessuno viene ad aprirmi, l’attesa è immensa e nel mentre, provo a togliermi il piercing al naso, prendo la pallina e inizio a svitare, e in quel momento esce un ragazzo.
Merda!
La scena, vista da fuori può essere solo buffa, una ragazza con le dita nel naso, la pelle che sta andando in combustione, e un ragazzo in modalità Ken di Barbie che la guarda come se fosse un’idiota scesa in terra.
Sono in una situazione molto imbarazzante e l’unica cosa che posso fare per rimediare è togliermi le dita dal naso. Non so come ma trovo la forza per parlare e con molta fatica gli chiedo << Vernice? >>. Lui, fisico da paura e occhi verdi, mi fissa come se avesse appena visto un alieno. << Che cosa? Ma a che cosa ti serve della vernice? >>. Con un tono abbastanza scocciato gli dico << Secondo te? La uso per farmi un panino no? >> fa una smorfia di disgusto e dice << Ahi, che saporaccio … non trovi? >>. Evito di ribattere stringendo i pugni e cercando di mantenere la calma. Fin da quando eravamo piccole io e mia cugina abbiamo la caratteristica comune di stringere i pugni ogni volta che capitavamo in una situazione particolare. L’avevamo ereditata dai nostri padri, fratelli, morti due anni prima in un incidente. Con loro c’era anche la madre di Alex, mia zia, che li aveva accompagnati. Dovevano andare a pesca quel giorno, me lo ricordo bene, mio zio e mio padre erano eccitatissimi per quella giornata e avrei tanto voluto andare con loro ma me lo vietarono. Non riesco a togliermi dalla mente la voce strozzata di mia madre quando ci ha comunicato la triste notizia. Io quasi non ci volevo credere mentre Alex non resse e scappò fuori nel giardino in lacrime. Non l’avevo mai vista così … solitamente era lei la ragazza forte che non piangeva mai mentre ero io quella che piangeva sempre. Ma quel giorno le parti si erano invertite: ero io quella che non piangeva mentre lei piangeva a dirotto per la perdita dei genitori. In quel momento ho pensato di essere stata molto fortunata perché mia mamma non era andata con loro e quindi era ancora con me, cosa che non si può dire per Alex. Fu per questo motivo che mia madre chiese la custodia di mia cugina affinché potesse stare in un ambiente più famigliare che non una casa famiglia dove i servizi sociali l’avrebbero sicuramente mandata. Non lo dimostra tanto ma per questo ci è grata, perché le abbiamo ridato una famiglia.
<< Ma ci sei? >> il ragazzo che ho di fronte mi riporta alla realtà. Prima non mi ero accorta di quanto fosse bello. Ha degli occhi verdi che si possono definire ipnotici, i capelli spettinati come se si fosse appena alzato dal letto e un fisico da urlo. Come lo posso dire? Be non aveva la maglietta addosso. A fatica gli tolgo gli occhi di dosso e trovo la forza per parlare << Allora? >> lui mi fissa e io mi perdo nei suoi occhi verdi << Ma secondo te io ho della vernice in casa? Che cosa me ne farei? >> adesso ha veramente rotto << Senti, coglione, se non hai della vernice pazienza, ma potresti essere così gentile, almeno fingi di esserlo se ti costa tanto, da dirmi dove ne posso comprare? >> lui sembra quasi stupito dalla mia risposta ma, con mia grande sorpresa, mi risponde << L’unico negozio della zona è a Petersburg, si chiama Foodland. Non ti puoi perdere anche se credo che tu ne sia in grado … ma mi diresti il tuo nome? Sai com’è … tra vicini bisogna andare d’accordo non pensi? >> con quella risposta mi ha preso alla sprovvista ma, cercando di mantenere la calma, gli rispondo << Grazie … comunque io mi chiamo Sarah … e tu? >> lui mi fissa con un punto di domanda stampato in faccia. Sento che sta per dire una gran cavolata … << Sarah … ma con o senza h? >> preferisco non rispondere perché non so cosa gli direi se lo facessi. << E tu, coglione, come ti chiami? >> nel momento esatto in cui faccio la domanda mi pento di averla fatta, perché dopotutto quel ragazzo è uno sconosciuto a cui sto dando fin troppa confidenza. << Daemon. Daemon Black. >>
Non sto a chiedergli altro perché, anche se non lo conosco, so già che mi risponderà con una gran cavolata solo per il gusto di farmi arrabbiare. Il ragazzo continua a fissarmi ma io distolgo lo sguardo. << Be … è stato un vero piacere conoscerti H! >> mi saluta e torna in casa. Posso giurare di aver visto una scintilla partire dal suo corpo appena prima che chiudesse la porta.
Torno nel nostro fantastico giardino e urlo a mia cugina << Vado al supermercato a comprare della vernice per la staccionata. >> ma mi basta girarmi per capire di aver parlato al vento perché quella simpaticona di mia cugina si è già rinchiusa nel suo mondo fatto di cuffie e musica. Trattenendo la rabbia entro in casa, prendo le chiavi della macchina e vado via.
   
 
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