Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Chie_Haruka    01/12/2014    4 recensioni
Questa è la storia problematica di una ragazza che ha perso suo padre, il suo pilastro di vita. Da Quando non c’è più si è chiusa parecchio, come un riccio. Evitando contatti con chiunque. Non ha mai amato fare amicizie ne tanto meno fare conversazioni lunghe.
Suo padre sapeva bene che sarebbe morto e per questo ha lasciato a sua figlia, molte lettere in cui ci sono messaggi per lei.
Nel tentativo, sua zia l’obbliga ad andare all’università. Ciò implicherà un grande sforzo da parte di Evee che la condurrà pian piano alla verità. Ma quanto sente che sta per afferrare ciò che vuole, qualcuno gli sbarrerà la strada, cambierà la sua vita, cambierà lei. . .
E lei da quel momento capirà cosa voleva dirgli suo padre. Cosa voleva suo padre per lei.
Lo interpreterà a modo suo ma alla fine ci riuscirà. Ma prima dovrà vedere l’inferno, l’altro lato, ciò che ognuno di noi nasconde.
Questa storia non ha niente di normale, siete stati avvertiti xD
Genere: Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il viaggio in aereo è stato una noia mortale. Per tutto il tempo Rin era con le cuffiette e sdraiato. . .sembrava che dormisse. Ogni tanto andava in bagno per fumare e si poteva dedurre dalla puzza di fumo che emanava ogni volta che ne faceva ritorno.
Risultati di conversazione con questa persona era impossibile.
Alla fine mi abbandonai a un sonno profondo.
Circa dodici ore di aereo. Londra – America del sud. Uguale distrutta!
Rin mi strattonò con poca delicatezza dicendomi che dovevamo scendere.
Presi il mio trolley e scesi insieme a lui.
Gente, confusione, posti mai visti. Ecco! Iniziavo a sentire gli attacchi di panico.
Persino Rin non mi faceva questo effetto, stranamente,con tutto che sapevo che era un vampiro non mi creava alcun disturbo. Anzi, mi sentivo sollevata che non era un umano. Di conseguenza se ne stava sempre sulle sue e mi degnava solo di qualche sillaba.
Ma una domanda mi frullava da quando avevo scoperto cos’era. . . Riesce a leggere nella mia mente?
Voglio dire. . . i vampiri ne sono in grado? A tempo debito glielo chiederò, ma adesso è indaffarato a parlare con un uomo di carnagione scura e capelli neri come la pece.
Per quanto ne possa averne capito, anche quando ho studiato un po’ di spagnolo di base, sembra che stia cercando un taxi.
- Hasta luego! – disse Rin all’uomo.
Poi si avvicinò a me e disse che a breve saremmo arrivati in Perù. Attualmente eravamo in Bolivia.
Avrei voluto girarmi un po’ il posto, prima di abbandonarlo, ma a quanto pare sarà una cosa rapida e veloce.
Dopo una decida di minuti arrivò il taxi. E da lì iniziò un pellegrinaggio di vari taxi e mezzi pubblici. Alla fine abbiamo dovuto affittare una moto per arrivare a destinazione.
Era già sera inoltrata e alla fine Rin decise di fermarsi in un qualcosa somigliante a un hotel.
- Una habitaciòn con dos camas!*1 – disse Rin rivolgendosi a una donna anziana.
- Lo siento! Pero tengo solo una habitaciòn con una cama doble*2 – rispose la signora.
Vidi Rin corrucciare le sopracciglia e diventare nervoso, alla fine si accese una sigaretta e rispose “Vale”, e la signora gli diede la chiave.
“AH, devo condividere il letto co-con Rin?”. Riflettei sulla cosa.
Evee che problema hai? Non ti sei mai fatta nessuno, sei un imbranata senza precedenti e pensi che condividere il letto con qualcuno ti potrebbe procurare problemi? In caso li procuri tu a Rin! Non vedi come gli dai su i nervi?
Parlò la mia vocina interiore.
Ah, che bello quando prendeva vita propria!
Alla fine entrammo in camera e come avevo capito c’era un enorme lettone. Ma ora mi stavano venendo i dubbi. . .  ma i vampiri dormono? E non si diceva che al sole diventassero cenere?
Forse sono solo dicerie, visto che è una giornata che lo vedo sotto il sole.
Rin senza dire niente entro in bagno e udendo lo scroscio dell’acqua sicuramente si starà facendo una doccia.
Nel frattempo mi ero sdraiata ed ero in dormiveglia. Stavo percorrendo con la mente tutta la giornata: l’aereo, i vari taxi, la moto. . . la moto è stato il momento più bello e “tragico” allo stesso tempo. Cioè,  quando una volta salì sulla moto di Albert non avevo provato emozione se non il desiderio di scendere immediatamente. Ma con Rin è stato diverso, avevo i brividi, tremavo ed ero in un certo senso tranquilla e contenta.
Mi ero praticamente lasciata andare, allacciando le braccia attorno al suo busto. Lui non sembrò affatto infastidito della cosa e cosi poco dopo appoggiai la testa sulla sua schiena.
- Dormi già? – mi chiesi Rin.
Aprii gli occhi lentamente e . . . e no! Non può uscire dalla doccia così. I capelli scompigliati e solo un asciugamano attorno alla vita! NO! NO ! NO! Panico . . . aiuto.
Le guance si tinsero di un rosso acceso, cosi girai di scatto lo sguardo verso la finestra.
- Adesso se non ti spiace vado io in bagno – lo liquidai entrando alla velocità della luce in bagno e chiudendomi a chiave. Sapevo benissimo che stava ridendo di me e del mio comportamento fuori luogo.
Mentre mi toglievo gli indumenti pensavo al luogo dove si potesse trovare una lettera e alla fine non mi venne niente in mente.
Aprii finalmente il getto d’acqua calda e mi lavai per bene. Era cosi rilassante . . . dentro il box doccia c’era uno specchio e quando alzai lo sguardo intravidi Rin dietro di me che mi guardava con fare curioso.
- AHH – mi sfuggii. Stavo per prendere una tovaglia accanto a me per coprirmi, ma il vampiro si intrufolò nel box doccia e mi bloccò rimanendo appiccicati alla parete, stretti stretti.
Inutile dire che la mia faccia stava passando da varie colorazioni e che la mia voglia di picchiarlo si fece strada nella mia testa.
- Sei troppo magra, devi mangiare. Lo sai almeno cos’è il cibo? Guarda che io posso stare senza cibo, tu no invece. Oggi non ci ho fatto caso, ma da adesso in poi mi ricorderò di farti mangiare, magari prendi anche una bella terza di seno. . . anche se anche così mi andrebbe bene. A me piacciono quelle piccole ! – mi soffiò vicino l’orecchio.
- E a me che cazzo mi interessa cosa ti piace o meno! – urlai ormai perdendo il senno, sembravo un indemoniata.
- Rin allontanai, ti prego! O prenderò sul serio l’idea di ammazzarti, ora e subito! – urlai ancora. Ma lui si limitò a guardami con tanto d’occhi e poi scoppiare a ridere.
Mi trovava così divertente?
Tutto d’un tratto senti qualcosa fra le mie gambe gonfiarsi e premere contro.
“ Calma Evee,respira è solo un brutto sogno. . .”
Ma Rin non si staccava e continuava a ridere , e fu allora che mi venne l’idea.
- Tu sai leggere nella mente delle persone? – deviai il discorso, visto che non voleva staccarsi da me ne tanto meno lasciarmi andare i polsi.
-Chissà – finì con lo scoppiare a ridere nuovamente.
- Quindi la luce del sole e che mangiate solo sangue sono . . – ma non continuai perché completò lui la frase per me.
- Si stronzate all’ennesima potenza. Beviamo sangue si, ma non come unico nutrimento. Anche perché di ultimi tempo sangue buono non c’è ne molto. Gli umani mangiano cosi tante schifezze . ..  blew – fece linguaccia.
- e il mio com’è? – chiesi, ormai non ci tentavo più a divincolarmi da lui. . . era inutile!
- OH! Il tuo è così buono che ti dissanguerei, credimi! – mentre lo diceva si leccò il labbro inferiore.
- Senti Rin, con tutto il rispetto, ma quant’è che ti levi? – chiesi con fare rozzo.
- Mhm. . . non so avevo in mente qualcosa ma la cameriera con il cibo è arrivata, vado ad aprirgli. Sbrigati a vestirti se non vuoi che ti stupri – finì per poi scomparire.
C-cosa? ma che problema aveva? Un attimo prima non mi può vedere, non mi parla e non mi degna di uno sguardo, ora mi dice queste cose. . .
Deve smetterla o inizio a considerarmi in pericolo!
Finii con il vestirmi in tre nani secondi, i capelli li legai in una treccia fatta alla meglio e mi fiondai sul cibo. Avevo fame, era un intera giornata che non toccavo cibo.
Ah, dimenticavo la mia relazione con il cibo.
Io e il cibo ci vediamo solo quando io ho fame, estremamente fame. Per il resto della giornata e come se io non avessi bisogno di nulla. Questa situazione è iniziata quando morì mio padre, portandomi sulla soglia dell’anoressia.  . . ma non ci arrivai mai perché mia zia insisteva e ultimamente andando all’università Albert mi costringeva a mangiare. . .  ora c’era pure Rin che mi incitava a farlo.
Mentre prendevo della frutta Rin mi osservava serio.
- Se non mangi succederà qualcosa di peggio di quello che è successo in doccia- sogghignò mettendosi a sedere sul letto con la testa leggermente piegata di lato.
- Mangia! Tutto! – sembrò tanto più un ordine. Ma alla fine non volli fare polemiche perché avevo fame.
Rin nel frattempo si addormentò dentro le coperte e io incerta sul da farsi mi avvicinai piano al letto.
- Adesso infilati nel letto e dormi, mocciosa! – mi disse.  
Non mi feci ripetere la cosa due volte,  e anche se un po’ incerta, entrai dentro le coperte dandogli le spalle.
Dopo l’episodio della doccia ho timore nei suoi confronti. . . ma se avesse voluto farmi qualcosa l’avrebbe fatta senza tante cerimonie, quindi per adesso potevo starmene tranquilla.
 
 
 
 
Il mio sonno non fu per niente tranquillo. Mi ricordai che la sera prima non avevo chiamato mia zia, e avevo sognato tante cose brutte. Sangue, Richard che rideva e mia zia inerme e vuota che giaceva nel freddo pavimento, morta.
Mi svegliai di soprassalto ma non potei fare molti movimenti, visto e considerato che avevo una “piovra” attaccata a me.
- Rin – lo chiamai piano per farlo spostare da me.
Lui mugolò e mi strinse a se con fare possessivo.
- Rin – riprovai a sussurrare. Ma niente non mi rispondeva e non riuscivo a divincolarmi.
- Shh! Dormi ancora è presto. – mi disse poggiando la testa nella mia.
“ Ma tutta questa confidenza? “.
Ero vistosamente e vergognosamente rossa. Chissà quanto avrei finito di comportarmi come una bambina. . .
Spostai leggermente il capo e vedendo la sveglia nel comodino che segnavo le sei e un quarto decisi, o meglio ero obbligata in parte, a riprendere sonno.
Stavolta dormii magnificamente. . . peccato che Rin continuasse a leccarmi il collo e continuando a sussurrarmi che aveva fame.
Sbarrai gli occhi di colpo e stavo per balzare fuori dal letto ma mi tenne stretta a se.
- Dove pensi di andare? Ho fame! – e senza che io potessi replicare affondò in modo quasi impercettibile i denti.
Iniziò  a succhiare ed ansimare, io provavo un senso di svuotamento, mi girava la testa e mi aggrappai involontariamente alla sua schiena.
Poco dopo si staccò, ripulì bene il mio collo e la sua bocca e mi indicò la mia di colazione.
- Devi fare sempre cosi? Chiedimi il permesso e non prendo ordini da te! – sibilai.
- Il permesso? – rise di gusto. – Me l’hai dato l’altro giorno a casa tua e non ti sto dando ordini, tu mangi e basta! – concluse la ordine  frase e se ne andò in bagno.
AH no? Non è un ordine. . . è solo la mia impressione !*3
Alla fine feci colazione, anche perché mi girava la testa.
Ci preparammo e fummo subito in moto.
Nel tragitto mi informò che saremmo andati a “Machu Picchu”, secondo alcune informazioni raccolte da lui, la lettera si dovrebbe trovare lì.
E’ un sito archeologo situato in un alta montagna, da lì il nome “ vecchia montagna”.
Quando arrivammo ai piedi di un sentiero, Rin mi informò che da lì dovevamo proseguire a piedi. E che dovevamo mangiare, più che mangiare masticare, un tipo di foglia che ci aiutasse con il cambio di pressione che ci sarà a breve ,man mano che ci saremmo avvicinati alla montagna.
La cosa in questione dovevo farla solo io, visto che a lui non cambierebbe nulla.
Ovviamente per avviarci al sentiero ,un uomo peruviano ci fermò per il pedaggio che Rin pagò liquidandolo senza tante moine.
Quando vide che non ci fosse nessuno nei paraggi, Rin mi si avvicinò e mi disse che a piedi avremmo impiegato tre giorni.
Sbarrai gli occhi e stavo per tirarmi indietro da quel pellegrinaggio assurdo.
- Ovviamente io sono qui non solo per farti compagnia – mi sussurrò nell’orecchio carezzandomi il mento con due dita.
Poi mi prese in braccio e con un movimento ,che all’occhio umano non si noterebbe, arrivammo a destinazione.
- Su mocciosa! Non abbiamo tempo da perdere – mi disse iniziando a girovagare qua e là nelle rovine.
Deve smetterla di chiamarmi “mocciosa”.
Decido di sedermi e non collaborare.
- Che stai facendo? – mi disse arrabbiato.
- Manifestazione! ribellione contro la parola mocciosa – gli rispondo seccata gonfiando le guance.
- Ma se ti comporti da tale, come ti dovrei chiamare? – mi chiese stampandosi un sorriso canzonatorio.
- Evee. E v E e. – scandii bene le parole.
Lui sbuffò sonoramente e se ne andò.
Mi sta facendo venire una crisi isterica patologica. Non lo capisco per niente .
Prima è freddo e distaccato, poi mi minaccia di stuprarmi, poi mi da ordini sul cibo, mi  abbraccia  mentre dormo e ora si comporta da sbruffone.  . .
Non saprei e non saprò mai come comportarmi con codesto essere!
 
Alla fine decisi di dare un occhiata ovunque.
 
 
Quattro ore dopo . . .
 
-Trovato niente? – domandò Rin ormai scocciato
- Niente di niente. Che facciamo? – chiesi.
Non ebbi risposta. Si sedette accanto a me e cadde il silenzio. Solo il fruscio del vento tra le rovine si udiva.
Dopo un po’ qualcosa sotto di noi iniziò a tremare.
Come una molla scattai e mi allontanai da quella pietra che si stava spostando da sola!
Rin mi guardò con tanto di sorriso.
- Bingo! – disse.
Io continuavo a non capire e lo guardavo con insistenza, affinché mi rispondesse alle mia muta domanda.
- Uffa! Sei una palla. Fa come ti dico e andrà bene. – mi rispose.
Ma quella frase non mi suonava affatto. Seguirlo, fare come dice lui e andrà bene. Ecco quel “ Andrà bene” ha innescato qualcosa nel mio cervellino. Ovviamente qualcosa di non positivo.
 - Andiamo – disse glaciale.
Anche se titubante dovetti seguirlo. Davanti a noi si era aperto uno specie di passaggio sotterraneo.
Dovevamo scendere una scala fatta di corda. Non credo che sia nuovissima e non voglio sapere neanche quanti anni può avere.
Scendemmo piano quella scala e ogni tanto guardavo giù trovando il buio pesto e un Rin che guardava sotto la mia gonna rossa a scacchi.
- Ma che guardi! Tanto c’è buio – replicai offesa e rossa in viso.
Non potevo neanche dargli una pedata in faccia o sarei caduta giù anche io.
- Mhm, questo lo dici tu! Io sono un vampiro ricordi? Vedo anche con il buio. – disse sornione.
- Ma quelli sono i gatti! – replicai alzando la voce.
Lui mi guardò come se avessi detto una bestialità e scoppiò a ridere.
- Smettila di guardare o ti do una pedata in faccia – sbuffai seccata.
- D’accordo zitella acida! – sghignazzò continuando a scendere.
In tutta risposta ricevette un ringhio.
Scendemmo e scendemmo ancora. Dopo un po’ mi accorsi che era troppo buio e non riuscivo a vedere più nulla. Troppo silenzio, nessun rumore. Si udiva soltanto il mio cuore impazzito e il mio corpo tremare.
- Rin. . . – sussurrai  piano.
- Che c’è adesso? – mi disse scocciato.
- Ho paura!-
- Fifona, non c’è nessuno! Continua a scendere questa maledetta scala– replicò.
Dopo un po’ si udii un versetto acuto in lontananza seguito da un qualcosa che strascicava.
Stavo per gridare ma Rin mi bloccò la bocca in tempo.
“- Non.fiatare. Non.ti.muovere.ci.penso.io. – “. Sentii la voce di Rin nella mia testa, parola per parola.
“ E chi si muoveva?” replicai nella mia mente.
Rin si scostò da me e lo sentii balzare giù con un tonfo.
Delle urla straziate, versi e ghigni si udirono per un paio di minuti. Era inutile dire che stavo morendo di paura e che probabilmente se avessi avuto uno specchio e luce avrei potuto vedere il mio pallore. . .
Adesso c’era silenzio, si sentivo di nuovo il vento.
Dopo un po’, la stanza si illuminò. Rin aveva acceso tante candele e una strana conga gigante.
Al lato c’era un mucchietto di strane creature fatte di ossa e qualche lembo di pelle qua e là.
- Non guardarle o ti impressioni e poi non mi dormi la notte. – sorrise in modo accattivante.
- Spiritoso – dissi finalmente scesa con i piedi a terra.
La stanza era stata scavata nella pietra. Vi erano molte incisioni di strani simboli, tantissime candele, libri e ragnatele a non finire.
- Riesci a leggerli? – chiesi a Rin.
- E per chi mi hai preso? Per Dio? È vero che ho quasi ottocento anni ma non so mica tutto. – sentenziò lui tra il divertito e la serietà.
- Ottocento anni? Ma sembri mooolto più giovane! – dissi cercando di farlo innervosire.
- Ah ah Ah! Spiritoso, sul serio! – disse un po’ offeso.
- Qui non c’è la lettera, dobbiamo proseguire. Ma mi devi stare incollata! Hai capito? E’ pieno di quei cosi là – mi indicò il mucchietto di corpi.
- C-cosa? io. .aiuto – mi tremava la voce stavo per svenire là, ma la paura era troppo forte per svenire in un luogo del genere. – che cosa sono? – chiesi, anche se non volevo realmente sapere.
- Non morti. Guardiani delle catacombe e della tomba principale che c’è nel cuore della montagna. – mi spiegò.
- E mio padre mi ha spedita qui? Ma cosa cazzo ha in quel cervello? – dissi furiosa.
- E lo chiedi a me? – alzò un sopracciglio e mi indicò la strada da percorrere.
Prese una candela, la accese e me la diede.
Camminammo per un po’ distanziati da cinquanta centimetri massimo. Poi notai gli sguardi svegli e attenti dei non morti puntati su di me e mi aggrappai forte al braccio di Rin.
Eravamo un tutt’uno in quel momento. Si, mi vergognavo ma la paura era più forte.
- Hai voglia di coccole? Non ti sembra un luogo poco romantico? – mi chiese ridendo.
- Scemo! Perché sono svegli se sono morti? Perché rimangono immobili? – feci una sfilza di domande a seguire una dopo l’altra alla fine Rin mi tappò la bocca con la mano.
Passò il suo braccio nelle mie spalle e mi strinse a sé.
- Non si muovono perché hai la luce di Dio. - indicò la candela. Adesso che ci facevo caso c’era una croce disegnata con una scritta “Que la luz de Dios te proteja “*4.
AH! Ora mi è , quasi, chiaro.
Camminammo stretti stretti, anche se odio ammetterlo, per svariati corridoio.
“ Mio padre me la pagherà. A costo che lo vada a cercare all’inferno! “ pensai.
Tra di noi era calato un silenzio tremendo e più andavamo e più gli sguardi minacciosi di quelle strane creature si posavano su di noi. Sembravano che volessero mangiarci l’anima e corpo in un sol boccone!
Mi girai un pochino la testa per vedere dietro e. . . non l’avessi mai fatto!
C’era una folla inferocita di quei cosi dietro di noi.
Ok, ora non avevo più paura. Era qualcosa che andava oltre.
- Non ti girare e non ci pensare. – mi strinse ancora più a se.
- Rin, posso chiederti una cosa? – chiesi titubante.
- Mhm –
- Mi leggi nella mente? Cioè. .  voglio dire, lo riesci a fare con chiunque? –
- Si abbiamo questo “ potere” di leggere nella mente, ma con te è un pochino complicato. Sei talmente confusa che mi fai scoppiare la testa. A si e no, ogni tanto capisco qualche tuo pensiero, ma per il resto tabula rasa. A parte le tue emozioni che sono evidenti, si intende. –
- Oh! Ho capito –
- E meno male! –
- Mi prendi per cretina? –
- No, sei solo una mocciosa-
- Sei solo geloso  perché sono più giovane di te! – replicai
- Cosa? –
- Vecchietto! – rincarai la dose.
- Se continui cosi ti faccio sbranare da quei cosi! – disse serio guardandomi negli occhi.
-Ok scherzavo! – urlai in preda al panico.
- Brava bambina. – concluse.
A quanto pare l’ultima parola doveva essere la sua.
Dopo un oretta o quasi, ormai stavo perdendo la cognizione del tempo, arrivammo in una grande sala dove si intravedeva una piccola cappella con un altare.
Sopra di esso giaceva una lettera.
“Ora spiegatemi perché mio padre ha messo una lettera qui! In un posto improponibile! E se Rin non ci fosse stato? Ero morta già in partenza . . .”
- Eccola finalmente! – esclamò stufo Rin.
E ci davo tanto di ragione, lo ero anche io.
- Bene, rimani qui in questo punto preciso. Cosi quei cosi non ci attaccheranno. – mi disse posizionandomi al centro.
- Cos-sa? E tu che fai? –
- Prendo la lettera e c’è ne andiamo da questo posto di schifo – disse ormai sull’orlo di una crisi.
Gli risposi un flebile “ok”.
Osservavo quelle orripilanti creature e guardandomi attorno vidi tanti specchi.
“Specchi! Ma che genio che sono”
Mi spostai leggermente affinché la luce della candela colpisse uno specchio. E cosi fu per gli altri, fin quando la stanza non si illuminò del tutto.
Vidi i mostri gridai e spintonarsi fuori da quella stanza.
- Brava bambina! Allora non sei totalmente scema! – sentii parlare Rin.
Nel frattempo avevo girato la testa seccata da quelle sue parole e notai che Rin era infilzato da tutti le parti da enormi chiodi.
- AH!- un urlò e lacrime iniziarono ad uscire.
- Fa silenzio! Non è niente – replicò seccato.
Ma come faceva a dire che non era niente? Per poco non lo colpiva al cuore! Ho letto, in un libro che parlava di vampiri, che se qualcosa di appuntito colpisse il loro cuore quest’ultimo moriva.
Si dimenava ma non riusciva a liberarsi. Allora decisi di poggiare la candela e posizionarla sempre davanti agli specchi.
Stavo per entrare nella cappella ma Rin mi urlò di non entrare.
- Cretina! Per poco non morivi! – mi urlò.
Io non vidi niente e rimasi immobile.  Ovviamente capii che io non stavo comprendendo e mi spiegò che solo i non morti potevano entrare lì.
Se io avessi messo piede sarei morta.
Però . . . che cosa triste . . . pensare Rin che è un non morto. Sembra cosi vivo ed eppure non lo è. Perché?
- Sono così è basta! – mi rispose.
- Non leggere nei miei pensieri! – urlai infuriata.
Osservai bene, per quanto mi era possibile, all’interno della cappella.
C’era una sorta di interruttore, ma era molto lontano da me.
Così recuperai un sasso e con molta calma e concentrazione lo lanciai verso l’interruttore. Ovviamente non lo centrai, ovviamente. . .
- Entro questo cortesemente. Sai, anche io provo dolore! – sbuffò.
- SI un attimo. . . mio signore! – feci per prendere un altro sasso e con forza e decisione stavolta centrai l’interruttore.
Una volta spento, Rin fu libero.
In men che non si dica fu buio totale. Io rimasi paralizza, sentii solo uno spostamento d’aria.
Solo dopo mi resi conto di essere in braccio a Rin e che stavamo salendo quella odiosa scala.
Si sentiva oscillare la scala qualcuno oltre noi la stava percorrendo. Brividi di paura salirono lunga la schiena e mi aggrappai con più forza chiudendo gli occhi.
Mi imposi di non parlare e non chiedere nulla.
Quando iniziammo ad avvicinarci all’uscita vidi cosa realmente ci stava seguendo.
“ avrei tanto voluto che in quel momento mi cadessero le lenti a contatto . . . “
Uno scheletro con qualche muscolo e vena pulsante, un occhio nero come la pece, dente aguzzi e disparati da tutte le parti e la bava alla bocca, ci stava seguendo.
Con un balzo di Rin uscimmo alla velocità della luce.
Per nostra sfiga il sole era tramontato e cosi la creatura uscì.
Rin mi adagiò a terra ancora che tremavo, mi porse la lettera e assaltò il mostro.
Non riuscivo a seguirne i movimenti, troppo veloci si muovevano.
Si vedevano solo le chiazze di sangue qua e là e infine il “corpo” del mostro accartocciato su se stesso.
Mentre Rin si avvicinava verso di me notai che le sue ferite ormai erano rimarginate.
Io non so perché, ma scoppiai a piangere in silenzio.
Lui mi abbracciò e mi prese nuovamente in braccio.
- Andiamo mocciosa – sussurrò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*1 Una stanza con due letti.
*2 mi spiace ho solo una camera con un letto matrimoniale.
*3E’ una mia battuta di tutti i giorni xD
*4 Che la luce di Dio ti protegga
 
 
Angolo autore:
Salve gente! per farmi perdonare ho postato prima. Aleè ci son riuscita! Sto lavorando anche nei disegni ( nella mia pagina su face book, per chi volesse vedereli ) e sullo studio. Quindi il prossimo aggiornamento non so quando avverrà.
Allora cosa ne pensate di questo capitolo? Prima vi ho dato lo zuccherino e adesso un po’ di “horror”. Cioè io sarei morta fossi stata al posto suo xD ma qui non so se rende un po’ l’idea.
* si mette in ginocchio e fa tanto di occhi dolci* vi prego chiunque legga mi faccia sapere la propria opinione T.T sul serio ci tengo a questa storia e a sapere cosa ne pensare realmente.
Detto ciò mi dileguo perché matematica chiama D:
Un abbraccio, Haru <3
( lo so che volete un abbraccio da Rin! U.u monelle ).
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Chie_Haruka