To be the one I am
Vidi una porta aperta nel
cielo,e la prima voce,che mi aveva già parlato come
uno squillo di tromba, mi disse: “Sali quassù e ti mostrerò le cose che
devono
avvenire in seguito.”
Altro punto che li distingue
dagli umani.
Gli uomini si aggrappano
alla fede nel Signore solo e soprattutto nei momenti
peggiori..!
E gli angeli, questo, non
lo accettano, non lo trovano giusto.
Quando essi tradiscono il
Signore non concede loro il perdono…
E allora perché, Padre
mio, sempre e comunque lo porgi all’infame razza degli
umani, esseri incestuosi e fratricidi?
“Sì, Narciso era un bel giovane che
tutti i giorni andava a contemplare la
propria bellezza in un lago. Morì annegato, scivolando nello specchio
d’acqua
dove si rifletteva…” Rispose confuso.
“Di lui è rimasta memoria…”
“In tutte le epoche e in tutti i
luoghi il Signore si è sempre mostrato
infinitamente generoso con chi non lo meritava.” Sospirò con un
mezzo sorriso
malizioso Lucifero.
“Non ti capisco.”
Il Caduto allora si sollevò irato.
“Non fare l’offeso, Angelo Mio…
L’invidia è la bestia che divora e brucia
l’anima ed è ghiotta di angeli di Puro Spirito.” Riprese con
cattiva noncuranza
Satana.
“Che gli angeli combattano e si
ribellino a tutto ciò, allora!”
“Siamo così simili, Yurij… Io e Te.”concluse,
sollevandosi e avviandosi
all’uscita.
E gli occhi che ardevano, ghiacciati, fulminarono con
disperata cattiveria
l’immacolata figura che li superava…
Raphael
ripuliva dal sangue raggrumato la
schiena di Uriel che , sfinito, era caduto preda di un sonno senza
sogni.
Tutt’intorno all’attaccatura delle ali si era formata una crosta,
laddove
queste erano state tirate con forza e la pelle lacerata.
La lunga ferita, curata, si stava cicatrizzando…
Raphael, grazie a si suoi poteri curativi aveva provveduto
immediatamente ad
utilizzarli per soccorrere il compagno.
Sospirò, spostando una ciocca dorata dal viso dormiente del ferito…
Anael
sbadigliò annoiato, lanciando uno sguardo
disinteressato alle varie tende montate come precario e momentaneo
accampamento.
Come si usa dire, avevano vinto una battaglia… Ma non la guerra.
Le sue legioni avevano perso pochi fanti, fortunatamente, ma il costo
di prigionieri,
più che di vite, era stato alto.
Rabbrividì impercettibilmente…
Meglio la morte alla prigionia infernale, indubbiamente.
Voltò un istante il viso, incrociando il suo sguardo con quello di
Sachiel, che
da lontano gli fece un cenno di saluto.
L’arcangelo in questione camminava al fianco di Gabriel: i due
bisbigliavano
tra di loro, parlando in modo concitato.
Anael sospettava l’argomento della discussione…
Gli sfuggì un risolino divertito e, scuotendo il capo, portò lo sguardo
in
alto, socchiudendo gli occhi e sospirando.
Fissava
con rimprovero il compagno e questi, umiliato ed arrabbiato, si mordeva
il
labbro inferiore frustrato.
“Mi hai disobbedito.” Fece
duramente il Guerriero.
“Lo so.” Rispose in un
sussurro il rosso.
“Sai anche che quando sono io
ad impartirti un ordine tu devi
rispettarlo,vero?” Aggiunse allo stesso modo il tatuato.
“…” Non rispose, stringendo i
pugni tremante di rabbia.
“Parla, Yurij!” Gli impose il
compagno.
“Si.” Sibilò a fatica.
“Spero, inoltre, che tu
ricorda il perché…” Disse ancora Kei, avvicinando il
proprio volto a quello dell’Angelo.
Il Guardiano ricambiò lo
sguardo e le iridi cristalline tremarono, frantumandosi.
“Si.” Rispose, chinando gli
occhi.
Sul volto del Caduto si
disegnò un sorriso amaro, che scivolò via poco dopo, senza
lasciare alcuna traccia del suo passaggio.
“La mia autorità era,
logicamente, indiscussa… E naturalmente doveva pur
esistere un essere in grado, anche se non del tutto, di frenarla: Kei,
appunto.
I suoi ordini, se impartiti per salvaguardarmi o comunque per evitarmi
di
compiere sciocchezze che mettessero in pericolo la mia incolumità, non
potevo
né metterli in discussione né negarvi l’obbedienza. Una delle tante
regole che
permetteva il mantenimento dell’ ‘Equilibrio’. Limitava la mia libertà”
“Una meravigliosa gabbia dorata…” Commentò affascinato l’Imperatore.
“Si, alle volte confesso che…
Ho profondamente odiato Kei per questo potere
che gravava, appunto, sulle mie azioni.” Concluse in soffio il Caduto.
“Devi
tornare indietro.” Disse funereo il Guerriero.
“Stai scherzando?!” Fece il rosso, infervorato ,fissando con astio il
compagno.
“No Yurij, questi sono stupidi rischi che non puoi permetterti di
correre.” Continuò
imperterrito Kei.
“Voglio farmi valere e dimostrare che io ci sono, che lotto con voi!”
Ribatté
l’Angelo, supplicante.
“Tutto quello che devi dimostrare, Yurij, è solo abilità diplomatica:
tu non
sei fatto per combattere, tu non puoi combattere.” Prese una
pausa, lanciando
uno sguardo disinteressato al Guardiano, che lo fissava incredulo.
“In questo campo sei inutile e la tua inutilità è pari solo alla tua
capacità
di farti odiare e disprezzare da soldati validi come Uriel o Gabriel
che, a
differenza tua, sanno ciò che fanno, ne sono consapevoli e soprattutto…
Misurano
le componenti delle loro azioni.” Concluse fermamente.
L’Angelo lo osservava scandalizzato, avrebbe tanto voluto ribattere…
Ma le parole erano nate e morte, incastrate nelle sua gola.
Fissava il compagno, ma in realtà era come se non vi fosse nessuno
davanti i
suoi occhi.
Inutile…
Cos’era quell’improvviso gelo...?
Lo attanagliava, lo soffocava e lo uccideva.
Lentamente, dolorosamente le sue membra tremarono.
A capo chino, superò Kei e scostando la tenda con placida furia,
ignorando il
richiamo del compagno, si ritrovò all’esterno dell’accampamento.
Si portò una mano al volto.
Umido…
Umido di insulse… Come si chiamavano? Ah si,lacrime.
Era la prima volta che ne versava e bruciavano il suo volto.
Spalancò le sei meravigliose ali, prendendo il volo.
“Signor Kei non crede di… Aver
esagerato?” Azzardò, fissando il Superiore negli
occhi.
L’interpellato sospirò, un
sorriso tirato disegnò le sue labbra.
“Affermare la verità non è
esagerazione, mio caro Samael.” Fece sicuro Kei.
“Sbatterla con freddezza e
disinteresse in faccia ad un compagno è irrispettoso
e cattivo. Io credo ferisca più della spada, lei non crede?” Ribatté
pacato, senza
malizia e con una punta di ingenuità,quasi.
“Può darsi…” Bisbigliò l’altro.
Intriso nella convinzione che
nulla potesse scalfire i sentimenti impenetrabili
degli angeli, il Guerriero non si rese conto del male inflitto, anzi,
credeva
di avere agito nel giusto…
L’interpellato si voltò con
aria di sufficienza verso la figura che lo aveva
richiamato.
“Noto con piacere che
l’Inferno è stato caritatevole nei tuoi confronti…”
Un ghigno che voleva apparire come un sorriso di circostanza disegnò
quelle
labbra.
“Il Paradiso non sarà
altrettanto buono con te, temo.” Rispose
tranquillo.
“Come puoi dirlo?” Chiese con una punta divertita
nella voce, scostandosi
dagli occhi una ciocca d’ebano.
“Tu cosa credi faccia Michael
qui?” Chiese, dunque,
retorico Cassiel, prima
di cominciare a percorrere nuovamente il buio corridoio…
Sorrise aspramente, il
povero Condannato, mostrando al suo interlocutore la
schiena livida e solcata da due profonde, nere e sporche ferite sulle
scapole.
Pronunciato
il suo tradimento, Lucifero cadde…
Il meraviglioso Serafino aveva
dimostrato ciò che era, scoprendo il suo volto e
le sue intenzioni.
Il
timore e la paura della rivolta costrinse il Signore alla risoluzione
più
drammatica…
Esilio per quel
meraviglioso essere…
E come pianse il Suo cuore
quando la sua splendida Creatura bruciò di
rimpianto, sofferenza ed amore, ancora e nonostante tutto…
Per un attimo meditò su quell’acre sapore.
Metallico.
Che ti disgusta, ma che la curiosità ti costringe ad assaporare ancora.
Sollevò il volto, l’improvvisa percezione del calore sulla pelle gli
fece
capire che erano ormai fuori dai sotterranei.
“Samael spero tu non voglia commettere qualche sciocchezza…”
Soffiò a
fatica.
L’Arcangelo non rispose.
Allontanatosi
dall’accampamento sedeva su un’alta roccia, tremante, le ginocchia
raccolte al
petto.
Teneva il volto, arrossato
dalla poche lacrime, nascosto tra le ginocchia e le
sei ali avvolgevano la sua sottile figura, riscaldandolo e cullandolo.
“Le parole, così infide, così
crudelmente fredde, acide e veritiere. Non
trovi?” Una voce calda parlò alle sue spalle.
Sobbalzò, voltandosi di scatto.
Lo fronteggiava un giovane
meraviglioso: aveva la carnagione chiara, due occhi di un intenso
e brillante blu cobalto ed
i capelli neri,lisci e lunghi erano sciolti nella debole brezza
alzatasi…
Vestiva di bianco ed aveva
appena ritirato dietro la schiene un paio di grandi
ali candide fornite di morbide e lucenti piume.
Si poggiava con grazia ad un
bastone da passeggio nero, arricchito di intarsi
d’oro bianco.
“Lu… Lucifero..?” Balbettò
insicuro.
Come
poteva un tale splendore essere il Re dell’Inferno?
S’aspettava
un essere abbruttito dall’oscurità e dalle fiamme…
L’interpellato avanzò con
grazia a piedi nudi, chinandosi di fianco l’Angelo,
ed avvicinando le labbra all’orecchio di quest’ultimo:
“Mais oui, mon amour… C’est
moi*.” Soffiò, ghigando.
Tornò, poi , a fissare
nuovamente gli occhi smarriti, sorpresi ed impauriti
del Guardiano, carezzandogli con la punta delle dita una guancia ancora
intrisa
di gocce salate.
Poi, si sollevò subito dopo
con un sorriso.
“Vieni con me…” Bisbigliò
impercettibilmente, tenendo la mano tesa per
accogliere il gradito Ospite.
Le candide ali bagnate del
sangue dei peccatori sono la più seducente delle
tentazioni.
Signore e Padrone,il
banchetto è pronto.
(*)Il pezzo ad inizio
capitolo è tratto dall’Apocalisse..
La frase in francese
pronunciata da Lu significa: “Ma si amore mio,sono io”.