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Autore: Blu Notte    03/12/2014    1 recensioni
Londra, 1985. La capitale inglese è sconvolta da anni dai brutali omicidi perpetrati da quello che i media chiamano "Padre degli Orfani". Il serial killer si introduce nelle case delle sue vittime, uccide una coppia sposata, e lascia illeso e orfano loro figlio.
Rina è una ragazza di vent'anni, appena giunta dall'Italia per lavorare e per migliorare il suo inglese. Rina ha una capacità deduttiva ben al di sopra della media, e non è estranea ai casi di omicidio e all'investigazione. Si mette sulle tracce del Padre degli Orfani; il risultato a cui giungerà potrà fare luce anche sui casi irrisolti del suo passato.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16 Aprile 1985, 7.00 am

Darwin Street non era né bella, né brutta. Aveva l'aria mesta ma frizzante di un quartiere piuttosto economico.
Rina ci aveva messo poco a trovare il luogo dove Daniel Lloyd lavorava, era l'unico ufficio di quell'isolato. Ora non restava che trovare l'abitazione dell'assassino, che aveva detto di impiegare cinque minuti a piedi per recarsi sul posto di lavoro. Dunque la sua casa non doveva essere a più di cinquecento metri da lì.
Non fu un grande problema per Rina: si mise a chiacchierare con un'anziana signora dall'aria piuttosto pettegola, che – già perfettamente vestita – era uscita di casa per innaffiare i suoi gerani. Da lei, Rina seppe tutto quello che si poteva sapere. Daniel Lloyd abitava al numero 71 di Darwin Street, aveva i capelli rossi e la pessima abitudine di bere. La signora lo vedeva sempre recarsi a lavoro alle otto di mattina, per poi tornare a casa a mezzogiorno e ritornare a lavoro di pomeriggio. Rina chiese se aveva mai notato qualcosa di strano in lui. La signora rispose che quel tipo non le piaceva, e che ogni tanto vedeva qualche strana donnaccia frequentare casa sua. Rina ringraziò e si recò al numero 71.
Osservò la casa da distante. Come tutte le altre di quella strada, era una piccola villetta su tre piani con un poco di giardino in salita di fronte. Il giardino non era tenuto granché bene: il prato era spelacchiato e le piante quasi tutte secche. La casa aveva una grande mansarda e finestre bianche, dalle quali non si intravedeva ancora luce. Daniel Lloyd dormiva ancora?
Rina procedette lungo la strada, finché non raggiunse una panchina e si sedette. Da lì vedeva bene il numero 71, ma non era abbastanza vicina perché qualcuno distinguesse il suo volto. Tirò fuori un quotidiano che aveva comperato venendo lì, lo aprì e fece finta di iniziare a leggere. Si era vestita in modo completamente diverso dal solito, si era messa un paio di modesti tacchi, e aveva raccolto i suoi capelli neri dentro un cappello viola. Con quell'abbigliamento, chiunque le avrebbe dato almeno una decina di anni in più di quelli che aveva.
Rina aspettò, ma l'attesa si rivelava più snervante del previsto. Sotto i suoi occhi, scorrevano gli articoli del quotidiano senza che riuscissero veramente a distrarla. La distensione fra Stati Uniti e URSS, Gorbachev... il presidente Reagan..
Rina iniziò a picchiettare nervosamente sul metallo della panchina.
Poi sobbalzò. Eccolo.
Daniel Lloyd stava uscendo di casa, stava scendendo gli scalini e chiudendo il cancello dietro di sé. Rina registrò ogni suo dettaglio. Era basso, i capelli rossissimi, il viso colmo di lentiggini. Non era vestito bene, aveva l'aria trasandata. Aveva in mano una valigetta, probabilmente contenente tutto l'occorrente per svolgere il suo lavoro da impiegato. Rina era sicura che, avvicinandosi, avrebbe potuto sentire quel puzzo di sudore misto ad alcol tipico degli uomini sopra la quarantina che bevono. La signora non aveva esagerato, doveva davvero essere un alcolizzato.
Senza farsi notare, Rina estrasse dalla borsa la macchina fotografica usa e getta che aveva comprato, e scattò qualche foto. Una al suo viso, una di lui che si accendeva una sigaretta, una di lui di spalle, che si incamminava verso l'ufficio..
Rina abbassò la macchina e rifletté sul da farsi. Seguirlo sarebbe stata una perdita di tempo. Sapeva già dove lavorava, e non poteva entrare lì dentro senza farsi notare. L'ideale sarebbe stato fare una capatina dentro casa sua, ma era troppo rischioso, perfino per lei. Inoltre, non si era mai introdotta in una casa, immaginava che non fosse facile.
Rina osservò il numero 71, e per poco non rimase a bocca aperta. Lloyd aveva lasciato una finestra socchiusa! No.. a pensarci bene non l'aveva lasciata socchiusa. Era così anche prima. Che la finestra fosse rotta? Oppure se l'era semplicemente dimenticata aperta la sera precedente? Se era così, l'occasione era troppo ghiotta, e forse irripetibile..
Ma no, doveva pensarci bene. Si trattava di un assassino, dopo tutto. Se l'avesse trovata in casa sua, la avrebbe ammazzata senza pietà. Non doveva fare gesti azzardati.. E se la signora si fosse sbagliata? Se – ad esempio – alle otto Lloyd non andasse a lavoro, ma semplicemente a fare una passeggiata, e rientrasse dopo una mezz'ora? In quel caso coglierebbe Rina con le mani nel sacco.
Prima di fare una cosa del genere, Rina doveva studiare meglio le sue abitudini, osservarlo. Certo, quella finestra aperta era una bella tentazione, per lei che come scassinatrice valeva meno di zero.. Però no, non poteva rischiare di farsi ammazzare così.
Rina si alzò e se ne andò, perché stare lì di fronte a quella casa era troppo snervante. Sarebbe tornata il giorno dopo, e il giorno dopo ancora.



18 Aprile,7.00 am

Rina aveva adeguatamente studiato Daniel Lloyd. Il giorno prima lo aveva osservato sia al mattino, sia al pomeriggio, sia alla sera. Naturalmente il tutto senza farsi scoprire.
Al mattino andava a lavoro e – come aveva detto la signora – ci restava fino a mezzogiorno. Al pomeriggio lavorava dalle 16:00 alle 19.30. La sera scorsa non era uscito, ma Rina supponeva che almeno qualche sera a settimana si recasse in un pub o qualcosa del genere. Un uomo così doveva uscire, ogni tanto.
In realtà Rina non era molto soddisfatta. Non si era immaginata un uomo del genere, per l'assassino che stava cercando. Intanto non si era immaginata un alcolizzato: la dipendenza dall'alcol era sì sintomo di profondo disagio interiore, ma toglieva anche lucidità, e per un omicidio ci voleva grande, grande lucidità. In più, i killer di solito non bevevano, perché – al posto di bere – preferivano rinfrescare la loro anima disperata con il sangue di una vittima. O almeno, così pensava Rina.
Ma queste riflessioni venivano solo dal pregiudizio che Daniel Lloyd aveva suscitato in lei. Rina aveva visto il suo volto e le sue abitudini, lo aveva visto, cioè, per come si presentava a tutti. Poteva essere che dentro nascondesse un qualcosa di ben più profondo.
Quel giorno, Rina intendeva introdursi in casa di Daniel Lloyd mentre questi era a lavoro. Sarebbe entrata dalla finestra rotta – anche il giorno precedente era rimasta socchiusa – e sarebbe rimasta dentro non più di un'ora, per sicurezza. Avrebbe cercato qualcosa, qualunque cosa che potesse ricondursi agli omicidi perpetrati. Se davvero Daniel Lloyd era il Padre degli orfani, come Rina pensava, non avrebbe faticato a trovarlo.
Anche quel giorno Rina rimase seduta sulla panchina con un quotidiano in mano, anche quel giorno Daniel Lloyd uscì, trasandato, e si recò a lavoro.
Rina aspettò giusto un quarto d'ora, il tempo di accertarsi che Daniel Lloyd non tornasse indietro perché aveva dimenticato qualcosa. Poi si mise il giornale in tasca, si alzò, ed entrò nel giardino del numero 71.
Si lanciò una rapida occhiata attorno, ma era ancora troppo presto perché ci fosse qualcuno in giro. Rina prese un bel respiro e si avvicinò alla finestra. La spinse, guardò dentro. Era la finestra della cucina: una cucina spoglia, con un tavolo circolare.. Rina mise le mani sul davanzale, pronta a tirarsi su. Adesso il suo cuore batteva, batteva forsennatamente. Che fosse paura? Non pensava di essere così debole, ma, dopotutto, non aveva mai fatto una cosa del genere.
Rina fece forza sulle braccia e si tirò su. Ma in quel momento un paio di mani la afferrarono saldamente alla vita e la tirarono indietro.
Rina cadde pesantemente sul prato, di schiena. Per un attimo non pensò a niente, tranne che sarebbe morta lì, in quel momento. Che alternative c'erano? Poteva mettersi a urlare, ma Daniel Lloyd le avrebbe tappato la bocca molto prima che qualcuno giungesse ad aiutarla.
Tuttavia, aprendo gli occhi si rese conto che il suo aggressore non era Daniel Lloyd. L'individuo che le stava sopra avrà avuto al massimo una trentina d'anni. Aveva i capelli biondi, il viso truce segnato da una cicatrice, un lungo impermeabili e un paio di pesanti stivali neri.
La agguantò e la girò di schiena. Rina sentì qualcosa di metallico serrarsi sui suoi polsi.
-La dichiaro in arresto per tentata violazione di domicilio.-
La polizia. Rina quasi emise un sospiro di sollievo.


Rina era già passata di fronte al numero 10 di Broadway, ossia New Scotland Yard, ma mai, mai aveva pensato che ci avrebbe messo piede. Tanto più, in condizione di arrestata.
L'uomo che l'aveva ammanettata la condusse in una specie di arioso ufficio, e la fece sedere davanti a un grande tavolo di legno chiaro, senza liberarla. Dopodiché semplicemente uscì dall'ufficio e se ne andò.
Rina voltò la testa e osservò l'esterno – la parete era composta da una delle grande vetrate che si vedevano da fuori. Osservò i turisti passeggiare tranquilli per quella via del centro, così ordinata e pulita. Dovevano essere al quinto o al sesto piano.. Mentre lei e il poliziotto salivano in ascensore, Rina non aveva contato i piani, ma immaginò che fosse così.
Rina si appoggiò allo schienale. Immaginò che sarebbe passato un bel po' di tempo prima che qualcuno comparisse a parlare con lei. Doveva far parte della strategia. Speravano di snervarla con un po' di attesa?
Circa mezz'ora dopo, la porta si aprì ed entrarono quattro uomini. Uno anziano e tarchiato – qualcosa nel modo in cui stava di fronte agli altri le disse che era il capo – uno dai capelli ricci e lo sguardo determinato, uno dai capelli color platino, e per ultimo il poliziotto dagli occhi truci che l'aveva arrestata. Questi le lanciò un rapido sguardo, che lei ricambiò impassibile, e poi si sedette in disparte.
-Allora, signorina Rina Martini..- L'uomo anziano le si sedette di fronte. -.. ci dice cosa voleva rubare, e perché?-
-Non volevo rubare nulla.-
Intervenne l'uomo dai capelli ricci, con voce seccata. -Per favore, non facciamo storie. Prima parla, prima avrà una possibilità di andare a casa.-
-Non potete tenermi qui. Effettivamente, non ho rubato nulla, e non ho nemmeno commesso una violazione di domicilio.-
-L'agente Lawliet l'ha vista tentare di introdursi in quella casa dalla finestra.- Disse l'uomo anziano, indicando con la testa il poliziotto che l'aveva arrestata.
-Non ha modo di saperlo.- Rispose Rina. -Forse volevo solo osservare la cucina del signor Lloyd, oppure sgranchirmi le gambe nel suo prato. Chi dice che volevo entrare? Si fa il processo alle intenzioni, adesso?-
L'agente dai capelli ricci parve irritato. Quello anziano però rise, con una certa pazienza. -Lei ha una bella parlantina, signorina Martini. Ma veniamo ai fatti..-
-Mi permetta, ispettore Brent.- Lo interruppe l'uomo dai capelli ricci. -Mettiamola una sera in gattabuia, vediamo se domani mattina sarà così spiritosa.-
-Ispettore Brent!- Esclamò Rina. -Adesso capisco.-
-Cosa capisce, signorina?-
Rina fece un sorrisino. -Mi pareva strano che per una semplice..- fece segno di aperte virgolette con le mani -.. tentata violazione di domicilio si scomodassero tutti questi agenti. Ma ora capisco. Lei è l'ispettore Brent, responsabile per le indagini sul Padre degli Orfani. E questa deve essere la sua squadra. Mi state facendo tutte queste domande perché la casa in cui ho tentato di introdurmi è quella di Daniel Lloyd, sospettato di essere il serial killer di cui tutti parlano. Anche voi lo stavate tenendo d'occhio, e questo spiega perché un agente mi abbia vista e fermata prima che riuscissi a fare qualcosa. Ma dovete sapere che io non intendevo rubare nulla all'interno dell'abitazione di Daniel Lloyd. Lo stavo osservando, tutto qui, perché sono convinta che lui sia il Padre degli Orfani.-
Per un momento gli agenti non dissero niente, si guardarono solo l'un l'altro, stupiti. Anche il poliziotto che l'aveva arrestata – l'agente Lawliet – aveva alzato la testa, sorpreso, abbandonando per un momento la sua espressione indifferente.
-Dunque..- l'agente Brent sembrava perplesso -.. mi corregga se sbaglio. Lei stava indagando su Daniel Lloyd?-
Rina annuì.
-E che referenze ha per farlo?-
-Nessuna.-
-È una giornalista, in realtà?-
Rina scosse la testa, nell'esatto istante in cui l'agente con i capelli platino disse: -No, ho controllato.-
-Quindi, signorina Martini.. lei è consapevole che questo non è il suo lavoro, ma è il nostro?-
-Sì, ma siccome sta continuando a morire gente e avevo una pista abbastanza certa da seguire, ho deciso di muovermi anche io.-
Di nuovo, gli agenti non parlarono.
-Io adesso la lascerò andare.- Disse infine l'ispettore Brent. -Ma non voglio più vederla gironzolare in luoghi dove non deve stare. Se la vedrò di nuovo, io la arresterò e lei sarà rispedita al suo Paese, in Italia. Abbiamo già abbastanza da fare, senza doverci occupare di curiosi e ficcanaso. È chiaro, signorina?-
-Aspetti!- Protestò Rina. -Avete capito quello che ho cercato di dirvi su Daniel Lloyd? Lui è...-
-Daniel Lloyd è innocente!- La interruppe Brent, con un tono autoritario che prima non aveva. -Mentre ben tre coppie venivano uccise, lui era chiuso in un ospedale a disintossicarsi. E, penso, siamo tutti d'accordo sul fatto che il Padre degli Orfani agisca da solo, senza complici.-
Rina ammutolì.
Sì, sul fatto che agisse da solo non c'erano dubbi..
-Dunque le sue supposizioni su Daniel Lloyd erano infondate, come tutto il suo agire. Lo stiamo tenendo ancora sott'occhio per precauzione, ma abbiamo intenzione di non seguirlo più.. E adesso deve andare, signorina.-
Rina si alzò in piedi, un po' abbattuta.
L'agente Lawliet si mosse verso di lei. Le si portò dietro e – con una chiave che aveva in tasca – la liberò dalle manette.
Rina mosse i polsi intorpiditi, si diede ancora un'occhiata attorno. Dopodiché non poté fare altro che obbedire all'ispettore Brent.

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Scusate tanto per il ritardo. Spero che questo nuovo capitolo vi abbia incuriositi ^.^ Fatemi sapere,
Silvia

  
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