Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: _Nightingale    03/12/2014    1 recensioni
«Lei non è come noi, Harry» mi urlò Tommo dall’altra parte della stanza, guardandomi dritto negli occhi con i suoi cristalli di ghiaccio, mentre attorno a noi gli oggetti volavano liberi a mezz’aria, mossi dalla sua rabbia. «Lei non è come noi, fattene una cazzo di ragione!»
Fermai un vaso prima che si scontrasse contro la parete, mandai a fanculo tutti i miei buoni propositi ed alzai la voce anch’io. «Tu non puoi capire, tu non sei mai stato innamorato!»
«Senti piccola canaglia, te lo dirò un’ultima volta» sussurrò lui, avvicinandosi a me, senza interrompere il contatto visivo neppure per un battito di ciglia. «È una Horan, e gli Horan sono demoni, e noi siamo angeli, capisci? Siamo fatti per scontrarci ed ucciderci, non per innamorarci. Quindi vedi di farti passare questa pazzia, perché se lo scopre suo fratello sai benissimo che non ti coprirò»
Forse avrei dovuto ascoltarlo, quel pomeriggio di tanto tempo prima. Forse mi sarei risparmiato un sacco di botte, oltre che l'arresto. Forse mi sarei dovuto fidare di lui, e chissà, forse se l'avessi ascoltato ora non starei correndo a salvare Lacey da morte certa.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

CAPITOLO 14

- Oblivion  -


 
 
NIALL

Era come se l’aria intorno a noi fosse stata congelata nel momento in cui Louis aveva percepito un cambiamento nel contatto con Harry. Si era limitato ad avvertirci di questo mutamento e poi se n’era rimasto come sempre in silenzio, qualche passo più avanti a noi, cercando di capire cosa fosse cambiato e perché.
«Dubito persino che sia nel mondo umano» ma se non qui, dove? In che guai si era cacciato? E perché lo sentiva ma non riusciva a parlare con lui? Non ero un esperto di telepatia, ma lo capivo anch’io che qualcosa non andava, e che non era una buona cosa che non andasse.
Aveva detto che il vento aveva cambiato voce, e la cosa mi spaventava alquanto. Ero rimasto con lui soltanto per Lacey, ma avevo un terribile presagio che qualcosa di brutto stesse per succedere e non vedevo l’ora di riportarla a casa sana e salva. E se questo significava dover prima trovare Styles, avrei fatto anche quello sforzo. Tutto per la mia sorellina.
E poi c’erano Zayn e Liam.
Il primo stava a braccetto con mia sorella cercando di rassicurarla, il secondo seguiva Tomlinson come un cagnolino, mantenendosi però a debita distanza di sicurezza. Non sapevo perché, ma qualcosa in lui ancora non mi convinceva; nonostante avesse dato prova di meritare la nostra fiducia, ancora dubitavo alla grande di lui. Avevo come l’impressione che, nel suo sguardo, ci stesse nascondendo qualcosa – come se sapesse qualcosa in più di noi, ma non avesse alcuna intenzione di condividere le sue informazioni con noi.
Eppure, se davvero ci fosse stato qualcosa sotto, Louis lo avrebbe scoperto subito. Sebbene il suo umore fosse sotto terra, si concedeva qualche conversazione silenziosa con il mio migliore amico,  il che voleva dire che ancora era nel pieno delle sue facoltà e che tutto passava come sempre per la sua testa.
Teoricamente, quindi, eravamo al sicuro.
 
Sospirai ed accelerai il passo per raggiungere il resto del gruppo, senza tuttavia avvicinarmi troppo; se Tomlinson costituiva l’avanguardia, il mio ruolo restava quello della retroguardia. Era compito mio assicurarmi che nessuno ci seguisse o ci tendesse un’imboscata – non avevamo motivo di essere in pericolo, ma la prudenza in certi casi non era mai abbastanza.
Continuai a camminare guardandomi in giro, con un’attenzione quasi maniacale ad ogni minimo movimento; stare sempre sul chi vive era nella mia natura, ed in caso di necessità sarei stato pronto a reagire.
Davanti a me l’alba nascente rischiarava il paesaggio colorando tutto di un delicato tono di rosa. Lacey si lasciò sfuggire un sorriso in fronte a quello spettacolo così maestoso nella sua semplicità, e mi chiesi se quella non fosse l’alba della sua nuova vita.
«A cosa pensi?»
Rimase indietro per aspettarmi e le cinsi le spalle con un braccio, sorridendo.
«A quanto ti voglio bene sorellina» le sussurrai stampandole un bacio sulla fronte.
Tomlinson si girò come per fulminarci, ma poi vidi che si stava asciugando una lacrima con la manica della vecchia felpa logora di Harry.
«Louis..? Che..?»
«Lo abbiamo perso, per sempre»
«Ma..»
«È stato maledetto»
Abbassò lo sguardo e cadde a terra, in ginocchio, con la testa tra le mani.
Lacey cercò di avvicinarsi a lui, ma fu respinta indietro da una forza invisibile che la fece finire tra le mie braccia, dolorante. Il viso del ragazzo nel frattempo si era contratto in una smorfia di disperazione, finché i suoi occhi di ghiaccio non divennero vuoti, spenti, freddi. Non trasmettevano più alcuna emozione.
La sua pelle sbiadì fino a diventare bianca, quasi cadaverica, mentre il suo sguardo impassibile si posò sulle mani, improvvisamente sporche di sangue fino ai polsi.
Nascosi il viso di Lacey sul mio petto perché non assistesse a quello spettacolo raccapricciante. La sentii tremare ed ansimare contro la mia camicia, così le accarezzai la schiena e le sussurrai che sarebbe finita presto.. ma con la morte di Louis.
 



HARRY
  
Camminavo mano nella mano con Lacey, nella calda luce del sole californiano, con la sabbia sotto i piedi e l’infinito all’orizzonte.
Camminavo in silenzio, incurante di ciò che avveniva intorno a me; tutto quello che contava era lì, nelle mie mani, e null’altro mi importava.
Camminavo guardando sempre avanti, perché nella vita non bisogna mai voltarsi indietro; il passato è come uno spettro che ti perseguita, ma prima o poi anche i fantasmi si stancano ed abbandonano una soffitta per infestarne un’altra, e così sarebbe stato anche con me.
Camminavo pensando a come, nella sua semplicità, quel momento fosse perfetto: io, lei, il nulla avanti a noi.
Camminavo finché tutto non si fece buio.
Ero solo.
Solo nell’oblio.
Caddi in ginocchio, la testa tra le mani, i polmoni che facevano sempre più fatica a respirare.
E poi la luce.
Era lì, luminosa, davanti ai miei occhi.
Mi sorrideva.
Cercavo di raggiungerla, ma non riuscivo a muovermi. Ero troppo stanco per anche solo riuscire ad allungare una mano verso di lei.
E poi alla luce si aggiunse una voce, la sua voce.
Era arrabbiata perché non trovavo la forza di andare da lei.
Raccolsi tutto il coraggio che avevo e mi imposi di lottare per la mia vita, per me, per lei, per tutte le persone che mi stavano accanto.
E toccai la luce.
 
Non ce l’avevo fatta.
Mi ero arreso.
Appena superata la porta ero caduto a terra svenuto, troppo debole per continuare a scappare. Mi ero risvegliato in una nuova cella – molto più piccola e molto più buia – incatenato al letto da cui stavo fissando il soffitto, senza potermi muovere di un millimetro.
La ferita al viso bruciava febbricitante, aggiungendo la febbre alla frustrazione per non essere riuscito a fuggire; se l’infezione avesse continuato ad espandersi, così denutrito e mal ridotto, sarei finito in cancrena e poi direttamente sottoterra, sempre che qualcuno non mi avesse ucciso prima. Lì dentro non ci ero di certo arrivato da solo, ma allora perché tenermi in vita? Cosa potevano volere da me? Perché tutto quel dolore?
Non avevo mai desiderato così intensamente la morte, che ormai era l’unica via di salvezza che mi fosse rimasta. E chissà, magari dopo la vita mi aspettava davvero il Paradiso come mi era stato promesso.
Ma se gli Angeli cattivi non vanno in Paradiso, dove vanno? All’inferno, con i Demoni? A bruciare la loro anima? Avrebbe avut pietà di me, Dio? Louis mi ripeteva di continuo che i Guardiani Silenti non potevano nulla in confronto al Suo giudizio, che però avremmo affrontato soltanto al concludersi del lungo viaggio della vita terrena. Chissà come sarebbe stato incontrarlo, sentire la sua voce, vedere la sua luce.
Eppure, non avevo paura.
Stavo aspettando quel momento da così tanto tempo.. e sentivo che non mancava molto al mio ritorno nei Cieli. Chiusi gli occhi, lasciando che le forze abbandonassero il mio corpo, mentre le energie sfuggivano al mio controllo, come se quell’improvvisa scarica di adrenalina che mi aveva illuso di poter vivere non fosse stata altro che un’illusione sterile, fredda, ingannevole. Il ricordo della tentata fuga mi sembrava quasi un sogno lontano, frutto della mia immaginazione, un’immagine fittizia creata dal mio cervello.
E, come a conferma delle mie supposizioni, una sequenza al rallentatore si formò nel profondo della mia mente – cupa e sbiadita come un vecchio album di fotografie ingiallite.
Una ragazza che correva felice in un campo di grano dorato, una cucina che prendeva improvvisamente fuoco, una notizia mormorata al telegiornale della sera; due gatti silenziosi su un divano di alcantara, un pendente ciondolante su cui si rifletteva la luce della luna, una via al buio illuminata solo dai fari di un’auto spenta; un ragazzo annegante nelle sue stesse lacrime salate, un riflesso appena accennato su uno specchio a brandelli, un bacio rubato sotto un cielo all’imbrunire.
E tutto si fece chiaro.
La nebbia nella mia testa si diradò, mentre una nuova luce prendeva il controllo dei miei occhi.
Avevo capito.
Avevo capito cosa ci facevo lì dentro e chi mi teneva prigioniero.
Nessuno aveva mai voluto uccidere Lacey – il vero obiettivo ero sempre stato solo e soltanto io, e lo avevo saputo fin dall’inizio, anche se mi ero rifiutato di vedere l’evidenza.
La domanda ora era.. quanto sarei resistito, ancora?




LACEY
 
Mi strinsi tra le braccia di mio fratello aspettando che tutto fosse finito, mentre mi tappavo forte le orecchie e mi concentravo sui bei ricordi della mia infanzia.. le urla di Louis erano strazianti, mi perforavano il cuore, mi lasciavano devastata dentro. Avevo capito che quello, in qualche modo, doveva essere collegato alla scomparsa di Harry, ma non sapevo né quanto, né come, né perché. Speravo solo che finisse in fretta, e che non gli accadesse nulla di grave.
Mi sentivo in colpa e non ne capivo il motivo.. era come se anch’io fossi colpevole del crimine di cui si era macchiato, e meritassi anch’io di essere punita. Ma punita per cosa? Che ruolo avevamo noi nel suo destino? Cos’avevo fatto per meritare di nuovo l’abbandono?
Aprii piano un occhio e alzai di poco la testa verso Niall, in cerca del suo consenso; stava sospirando, ma come sempre il suo sguardo non tradiva alcuna emozione.
«Niall..?»
Mi guardò per un attimo, poi sciolse l’abbraccio e mi lasciò libera. Mi voltai, ma di Tommo non c’era più alcuna traccia. Accanto a noi Liam e Zayn se ne stavano in silenzio, lo sguardo basso, i pensieri che volavano chissà dove. Non persi neppure tempo a chiedermi dove fosse finito l’Angelo, già sapevo che non ne sarebbe valsa la pena; quell’avventura si stava trasformando in una disperata lotta all’ultimo sopravvissuto, e non potevo non interrogarmi su chi sarebbe stata la prossima vittima.
Sospirai – dopotutto ero una Horan – e mi strinsi nelle spalle, tremando un po’ per il freddo, un po’ per la paura, un po’ per la rassegnazione. Due Angeli erano fuori, a chi sarebbe toccato ora? Al Demone, al Disertore o alla Mortale?
 
«Su, andiamo»
Un sussurro, un flebile mormorio e mio fratello mi spinse via, lontano da quel luogo maledetto e spaventevole, lontano dall’oscurità più cupa. Intrecciai forte le dita alle sue e lo seguii, quasi stessi scappando dal mio passato, dal nostro passato, da un passato che mi perseguitava senza sosta, e che mi avrebbe portato presto o tardi alla morte.
Raggiungemmo in silenzio la spiaggia, senza mai voltarci indietro, neppure a controllare che gli altri due ci seguissero; mi sedetti sulla sabbia rannicchiata su me stessa, ancora incredula e spaventata fino al midollo. Lasciai scorrere i granelli tra le dita, perdendo lo sguardo oltre l’orizzonte – ma al di là dell’oceano non c’era casa, c’era un mondo a me totalmente sconosciuto che probabilmente mai avrei avuto la possibilità di visitare. La mia esistenza non valeva più nulla ormai; i miei sogni, i miei desideri, i miei bisogni, nulla contava ora che avevo scoperto una parte della tanto cercata verità. Avevo scoperto chi ero io, ma era stato un fallimento. A cosa mi era servito, se continuavo a ferire le persone intorno a me? A quale scopo essere una Demone, se non potevo salvare le persone che amavo?
Non sei inutile. Sei l’unica persona che ci può riuscire.
Spalancai gli occhi.
No, me l’ero immaginata.
Non poteva essere la sua voce, lui non era qui con me, e probabilmente non ci sarebbe stato più.
Io sono sempre con te, Lacey.
La sua voce, di nuovo.
Non.. non capivo.
Era come una specie di ricordo, una vaga memoria impressa nella mia mente di qualcosa sussurrato molto tempo prima, che doveva essersi svegliata al solo pensare a lui.
Richiusi gli occhi, beandomi di lui.
No, non avrei smesso di amarlo, non ne sarei stata in grado. Forse un giorno mi sarei rassegnata nuovamente alla sua scomparsa, ma il mio amore per lui mi avrebbe accompagnato per tutta la vita e forse anche oltre.
Forever and ever together we’re sailing into infinity.
Perché noi insieme eravamo questo.. l’inizio, la fine, l’infinito, l’eterno, il bianco, il nero, l’Angelo, il Demone, il bene, il male. Eravamo il tutto ed eravamo il niente.  Ma il destino aveva deciso nuovamente di dividerci, ed io non potevo far altro che accettarlo ed andare avanti, a testa alta, consapevole di aver fatto tutto il possibile.
Ma lo avevo davvero fatto? Avevo davvero rischiato tutto per lui? Fino a mettere in gioco la mia stessa vita?
 
«Torniamo indietro»
«Lacey..»
«Subito. So dove si trovano Harry e Louis.»
 




 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: _Nightingale