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Autore: Horror_Vacui    03/12/2014    0 recensioni
Mi ero nutrita di illusioni e mi ero lasciata abbagliare da false speranze costruite su un terreno paludoso e cedevole. Avevo lasciato agli altri il compito di definire la mia strada, avevo permesso a chiunque di dirmi chi fossi. Il mio cuore era passato tra le mani di tanti finti estimatori, ciarlatani che non ne avevano capito il reale valore. Ma da quel giorno tutto sarebbe stato... diverso.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era mattina.

Non ero ancora del tutto sveglia, le palpebre rifiutavano di collaborare e sentivo il corpo pesante e terribilmente stanco, ma lo percepivo: era mattina.

Dei timidi raggi di sole, sfuggiti al grigiore, filtravano attraverso la tenda, mentre i primi clacson cominciavano a farsi sentire.

La città prendeva vita, di nuovo.

Per quanto avessi fatto sempre fatica ad accettarlo, il mondo là fuori avrebbe sempre ripreso a vivere, nonostante tutto. Quella mattina però questo pensiero non toccò le corde della mia mente, perché io, ne ero certa, avrei ripreso a vivere assieme al mondo.

Aprii gli occhi e mi guardai intorno.

Le tende... le tende erano strappate, i cassetti giacevano scomposti sul pavimento assieme al loro contenuto.

Mi tirai su a sedere su quel letto sfatto.

C'era uno specchio rotto e in mezzo ai pezzi di vetro un oggetto luccicante, ma avevo la vista troppo appannata per capire di cosa si trattasse.

Abbassai lo sguardo e scoprii di indossare ancora lo stesso abito della sera prima, le calze erano strappate e sporche di sangue all'altezza delle ginocchia. Un breve ricordo mi attraversò la mente senza che potessi carpirlo. Tastai i capelli e tolsi il fermaglio che li teneva raccolti, dando sollievo al capo indolenzito.

Ebbi un momento di esitazione, perché l'idea di rimanere chiusa lì, in quella camera in cui era esplosa una guerra lampo contro me stessa, su quel letto che aveva accolto tutte le mie lacrime nero inchiostro, mi sembrava la migliore possibile. Pensai alle conseguenze, alle spiegazioni che avrei dovuto dare a tutti quelli che conoscevo, alle parole di rito, alle frasi fatte, ai "Passerà!", ai "Capita, ma tu sei forte, ti riprenderai!" che avrei dovuto ascoltare, come un tormentone pop, di quelli che ci si ritrova ad ascoltare impotenti ovunque si vada.

Cosa mi avrebbe condotta giù da quel letto, fuori da quella stanza? Cosa mi avrebbe indotto a raccogliere tutti i pezzi, ad incollarli e a rinascere? Semplice. Il passato.

Ritornai con la mente al passato, a chi ero stata fino a quel momento. Chiesi scusa a me stessa e mi perdonai. Non mi ero amata come meritavo, ma al contrario ero rimasta in attesa di qualcuno che mi donasse un po' del suo amore. Come una mendicante, non avevo fatto altro che elemosinare tutto, sguardi, gesti e sentimenti. Fino ad allora ero stata solo un personaggio secondario all'interno della mia storia,  sempre in secondo piano, vigliacca e incapace di prendere in mano il Destino e stabilirne la direzione. Mi ero nutrita di illusioni e mi ero lasciata abbagliare da false speranze costruite su un terreno paludoso e cedevole. Avevo lasciato agli altri il compito di definire la mia strada, avevo permesso a chiunque di dirmi chi fossi. Il mio cuore era passato tra le mani di tanti finti estimatori, ciarlatani che non ne avevano capito il reale valore. Ma da quel giorno tutto sarebbe stato... diverso.

Mi sentii improvvisamente lucida, il mio corpo era lì, era vivo e lo sentivo davvero per la prima volta pulsare. Chiusi gli occhi e per un momento l'energia dell'universo era lì, fluiva attraverso di me.

Io ero parte di quell'energia.

Non sarei mai più stata il fragile agnello da proteggere, no! Ero rinata, una leonessa pronta a ruggire e a prendere a morsi la vita, ad afferrare i propri sogni, pronta a rischiare e a correre... correre lontana, veloce come una sferzata di vento.

Io avevo distrutto la mia camera e tutto ciò che mi teneva ancorata al passato.

Io avevo scagliato con violenza quel portafoto contro lo specchio che mi restituiva l'immagine di una donna disperata.

Non sarei stata più debole.

Non sarei stata più facile preda.

Avrei conquistato il mondo, non un timido passo alla volta, ma con una sola, graffiante, zampata.


   
 
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