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Autore: Rowena    03/11/2008    1 recensioni
La gita scolastica di quest’anno dell’Osaka High sarà in California.
Oh no. No no no, non può essere!
Ci deve essere un errore: questa giornata sembrava così promettente, il tempo splendido e una giornata a caccia di saldi con la mia migliore amica in programma, quindi perché si deve abbattere su di me questa disgrazia?
Non è giusto, non me lo merito.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Una lunga notte insonne, una giornata di preoccupazioni e castelli in aria su quanto potrebbe accadere tra poco.
L’ora di cena si avvicina inesorabile, senza che io sia riuscita a prepararmi un qualche tipo di discorso. Non ho sentito Julia, Nakatsu o tanto meno Sano, che sapevo impegnato tutto il giorno con gli allenamenti. Sono rimasta sola, a pensare, senza risultati.
Quando, finalmente, il campanello annuncia l’arrivo degli ospiti di questa serata, schizzo ad aprire la porta prima ancora che mamma possa offrirsi di andare al posto mio.
Oh no, accogliere quei due sarà un mio personalissimo piacere: devo tirare per bene le orecchie a entrambi, così impareranno a tenermi all’oscuro dei malvagi piani di mia madre! “Ben arrivati” esclamo cercando di sembrare il più minacciosa possibile.
Sto per cominciare la ramanzina, se non che… Ma perché diavolo mi guardano in quel modo?
Sano e Nakatsu sono arrivati insieme, ed entrambi sembrano imbambolati alla mia vista. Il secondo perde addirittura sangue dal naso, anche se non mi spiego perché.
“Ehm, va tutto bene?” domando già dimentica dei miei progetti di vendetta.
Silenzio. Nakatsu riesce dopo qualche secondo a indicarmi a bocca aperta, sempre sconvolto.
Ho qualcosa che non va? Forse mi sono vestita troppo elegante: ho scelto l’abito che avevo comprato in Giappone nel tentativo di non far capire a mio fratello in che razza di scuola fossi finita.
È imbarazzante, però ho pensato che questa potrebbe essere la mia ultima occasione di vedere Sano… Mio padre potrebbe davvero decidere di tenermi a vita sotto chiave, perciò mi sembrava giusto mostrarmi un po’ più carina del solito. Non voglio che lui o Nakatsu mi ricordino nei miei vestiti di maschiaccio! Il mio ragazzo mi fissa e riesce finalmente a parlare. “Sei bellissima”.
Ecco, se potevo ancora avere qualche chance per lo meno di sgridarli per aver accettato di partecipare a questa cena bislacca ora tutto è andato a rotoli.
Sano, Sano, Sano… Ma com’è possibile che con così poche parole tu riesca a sciogliermi?
Sospiro, prima di lasciare loro spazio per entrare. “Avanti, non ha senso evitare ancora il momento tanto temuto. Solo, mi spiace che siate stati coinvolti in questa faccenda di famiglia”.
Nakatsu strabuzza gli occhi. “Scherzi? In tre sarà più facile spiegargli che non è successo niente di male. E poi chi meglio di noi potrebbe aiutarti, noi che conoscevamo il tuo segreto e l’abbiamo mantenuto senza chiedere niente?”
Se ci fosse Umeda a dir la verità sarei molto più tranquilla, ma lasciamo perdere.
Speriamo che tu abbia ragione, amico mio. Chiudo la porta di casa e indico il corridoio che porta alla sala da pranzo, ma Sano mi ferma non appena il nostro compagno di disavventure s’incammina per primo.
È serio, eppure con quell’aria complice che conosco bene. “Non devi scusarti: sei venuta in Giappone per me, perciò aiutarti in questa situazione mi sembra il minimo che possa fare”.
Oh, Sano. Mi vengono in mente le condizioni della preside che mamma mi ha riportato ieri notte e arrossisco fino alla punta dei capelli.
Non sei in debito con me, affatto: la sola cosa che avevo chiesto era poterti vedere saltare di nuovo, e l’hai fatto. Semmai sono io a doverti ancora qualcosa per avermi salvata quella notte e per avermi protetta per tutto il tempo che sono stata in Giappone.
“E poi, avremmo dovuto affrontare comunque tuo padre prima o poi” aggiunge con un mezzo sorriso. “Non abbiamo niente da nascondere”.
Andiamo, allora. Gli prendo la mano. “Vorrei avere io un po’ del tuo coraggio” mormoro piano.
“Perché, cosa ti ha spinta a trasferirti da sola in un paese straniero e a travestirti pur di aiutare un testone pieno di sé come il sottoscritto?”
“Follia… o amore” concludo arrossendo. È così, io ti amo.
Sano sorride e mi scompiglia i capelli come al solito, approfittando della sua altezza. “Sarà meglio assicurarci che Nakatsu sia ancora vivo, lo abbiamo lasciato andare da solo!”
Accidenti, ha ragione: solo con mio padre? Povero, dobbiamo salvarlo.
Quando arriviamo in sala da pranzo, il nostro amico è ancora sulla soglia, come pietrificato. Seduto a capotavola, mio padre lo fissa con aria minacciosa.
“Mizuki, chi è questo idiota?”
“Ehm…” comincio, cercando di non ridere; com’è possibile che in trenta secondi sia già riuscito a farsi inquadrare? “Lui è Nakatsu Shuichi, papà, era un mio compagno di scuola in Giappone: è venuto a trovarmi per vedere come me la passavo”.
Verità con qualche piccola omissione; aspetto ancora, almeno dobbiamo sederci tutti a tavola prima di cominciare con le rivelazioni.
Papà lo snobba, senza concedergli un minimo di tregua. “Molto gentile da parte sua, per essere un idiota”.
Mi chiedo cosa sia riuscito a combinare per farsi trattare così… ma forse è meglio che io non lo sappia, oh sì.
Mamma sceglie di entrare proprio adesso, togliendoci tutti dall’impiccio, e dopo aver posato sulla tavola l’insalatiera assesta senza troppa forza una bella gomitata a papà. “Non essere scortese con i nostri ospiti, caro”.
Sono quasi sul punto di ringraziarla, ma poi mi ricordo a chi devo questa bella serata e decido di soprassedere. Meglio riprendere con le presentazioni.
“Papà, ti ricordi di quell’atleta che seguivo sempre in televisione?”
“Quel Sano? Quello che idolatravi come il tuo più grande eroe?”
Ma non l’ha riconosciuto o lo fa apposta? Arienai, questa non è più casa mia, è il circo degli imbarazzi!
Faccio finta di nulla, riprendendo a parlare. “Esatto, proprio lui: beh, ti presento Sano Izumi in carne e ossa”.
Sano fa un passo avanti per stringere la mano a mio padre, che non perde l’occasione per squadrarlo da capo a piedi.
“Come mai ti trovi anche tu in America, ragazzo?”
Quando si dice la cortesia! Per fortuna che il mio ragazzo è abituato a trattare con la maleducazione degli Ashiya, visto che io non gli ho mai dato tregua con le domande personali.
Da qualcuno dovevo aver preso la testardaggine e la capacità d’impicciarmi nelle faccende altrui, no?
L’interpellato, tuttavia, non si lascia sorprendere. Aver passato mesi e mesi con me deve averlo reso più intoccabile di prima. “Sto seguendo una sorta di allenamento speciale a porte chiuse poco distante da qui, ma soprattutto sono venuto per vedere sua figlia: la scuola non è più la stessa senza di lei”.
Prevedo una serata molto, molto, molto lunga: ero preparata a mio padre e ai suoi interrogatori, ma non credevo che Sano avrebbe risposto così, senza problemi o esitazioni, né che fosse tanto deciso ad affrontare la mia famiglia.
In parte è meglio così, tanto avevo messo in conto una situazione simile già da qualche tempo, anche se non credevo che ci saremmo trovati a parlare del Giappone e, soprattutto, di me e di Sano così presto.
Via il dente via il dolore, si dice. Speriamo che sia così anche questa volta!
Papà fissa Sano con stupore e io scuoto Nakatsu, che finora è rimasto immobile, come sotto shock, per invitarlo a sedersi.
Forse almeno riusciremo a gustarci l’insalata, prima di cominciare a vuotare il sacco.


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