«Scommetto che ti vuoi vendicare».
Dopo
quella sera passata a vomitare per svariati motivi, mi sono sentita una merda.
Non per
altro, ma per il semplice fatto che io non ne voglio sapere di tizi che si
sbaciucchiano, ragazzi che ti baciano, ti scopano e poi, puff,
ti abbandonano.
Tanto la
trafila è sempre la stessa.
E Gabri è proprio uno stronzo.
Ha
commesso un’azione riprovevole di fronte alla ragazza che lo vuole e che lui
vuole.
Ma
cos’hanno questi maschi in testa? Merda, di sicuro.
Che poi,
io non sono una di quelle femministe convinte, basta vedere cosa penso di mia madre… però non voglio fare né la sua fine, né avere tra i
piedi un tizio a caso che ha solo una cosa in mente e che ha i neuroni in mezzo
alle gambe.
Più ci
penso e più mi innervosisco.
A
scuola, il giorno dopo, fingo che non sia successo niente, ma la maggior parte
dei miei compagni erano presenti al momento del misfatto.
«Tita, ce l’hai con me?» continuo a ripeterle per tutta la
mattinata.
E lei
ogni volta scuote il capo e mi dice: «No, Berty. È
tutta colpa di quello stupido».
In
effetti è vero, è tutta colpa sua e della sua coglionaggine.
Pezzo di
merda, devo vendicarmi.
Così,
durante l’intervallo, trascino via Giaco, con fare cospiratorio. Appartati in
un angolo del cortile, ci guardiamo in faccia, in silenzio.
Poi
Giaco mi fa: «Scommetto che ti vuoi vendicare».
Quanto
adoro questo dolce e diabolico nanetto, sa sempre esattamente cosa voglio.
Potrei sposarmi con lui e farne uno schiavetto perfetto. Giaco è come se
vivesse per me, che carino!
«Detesto
Gabri, mi ha proprio nauseato» rispondo, digrignando
i denti.
«E che
vuoi fare?»
«Me la
pagherà cara. Tita non si merita uno del genere,
perché tutti si innamorano? È frustrante. Io rimarrò da sola, sai? Al massimo
potremmo andare a convivere io, te e Tita. Sarebbe
bellissimo, come fratelli…» Sospiro, con aria
sognante. «Ma dato che Tita è cotta di quel pirla, be’… devo fargli passare i bollenti spiriti» aggiungo, con
tono fermo.
«Io sono
con te. Ci facciamo due risate.»
Una
lampadina si accende nella mia mente e le mie labbra si increspano in un bel
sorriso.
«Parla,
ti prego!» mi implora Giaco, a mani giunte.
«Lo
umilierò di fronte a tutti, sta’ a vedere.»
Detto
questo, raggiungo nuovamente Gabri, Tita e Mauro.
«Gabri, potresti venire con me un attimo? Dovrei parlarti di
una cosa» mormoro, fintamente imbarazzata. In realtà, sto ribollendo di rabbia.
Lo prenderei a schiaffi seduta stante.
Ma mi
trattengo e, mentre lui sbuffa e annuisce controvoglia, strizzo l’occhio a Tita e mi allontano, seguita da Gabri.
Mi fermo
intenzionalmente in mezzo al cortile, in modo da avere l’attenzione di gran
parte degli studenti della scuola.
«Senti,
se è per ieri, non ti chiederò scusa. Mi hai messo in imbarazzo, mi hai fatto
fare la figura del fesso davanti a tutti, anche a quello sborone
di Mauro» dice, guardandomi male.
Non so
come riesco a non mollargli un pugno. Invece, gli sorrido con finta dolcezza.
«Ma no, Gabri. Sai…» mi avvicino a lui,
posandogli una mano sulla spalla. Gli voglio distruggere quel dannato
avambraccio, se solo penso che mi ha baciato… un brivido
di disgusto mi percorre e sento l’impulso di scaraventarlo a terra e scalciarlo fino a che… ma non
posso, devo stare calma. «Non importa, in fondo mi è piaciuto. È solo che non
me l’aspettavo, sai… poi c’era Tita…»
«M-ma… ma Berty, i-io… non… non volevo farlo, ero
arrabbiato. Tu non mi piaci!»
«Come
sarebbe a dire?» grido, alzando intenzionalmente il tono di voce. «Cosa
significa che non ti piaccio, Gabriel?» continuo, fingendomi isterica.
Sì,
effettivamente mi sto divertendo. Dovrei fare l’attrice, quasi quasi ci credo pure io a questa messinscena…
non posso vedere l’espressione di Giaco, ma sono sicura che stia trattenendo
una grossa e sonora risata. Mi ritrovo spesso a pensare che è incredibile
quanto quel nanetto possa avere un timbro vocale così potente e fastidioso, ma
è tanto adorabile… forse l’unico essere di sesso
maschile che potrei mai sopportare nella mia vita.
Intanto,
Gabri mi fissa, terrorizzato.
“Su, Berty, vai avanti” mi dico, assumendo un’espressione sempre
più accigliata.
«Sei
come tutti gli altri, Gabri! Mi hai illuso… come hai potuto? Ieri mi hai baciato di fronte a
tutti, poi quei messaggi che mi hai scritto, e ora…»
«Cosa
stai blaterando?» sbraita, indietreggiando.
Lo
afferro per il bevero della giacchetta e pianto i
miei occhi nei suoi.
«Mi hai
preso per il culo, Gabri!» lo accuso, riuscendo addirittura
a farmi salire le lacrime agli occhi. Attorno a noi, noto distrattamente che si
è creato un capannello silenzioso di spettatori molto, molto curiosi ed
interessati. Proprio come volevo io.
«No…»
«Non
negarlo, hanno visto tutti come mi hai baciato ieri! È vero, io ho reagito
male, ma poi mi hai scritto quegli sms e il mio cuore è esploso…»
Lo
lascio andare e faccio un passo indietro, con le mani che mi tremano. Forse
potrebbe sembrare che io stia tremando perché mi sento scossa e turbata,
perfino delusa, ma in realtà sono incazzata come non mai.
«Smettila
di dire cazzate!»
Come si
permette? Ho un autocontrollo da far invidia, lo so. Ma come posso rovinare
tutto? Ho fatto una silenziosa scommessa con me stessa e voi, cari lettori,
sapete bene quanto io detesti perdere o rifiutare le scommesse.
«Oh,
bene! Allora ti devo rinfrescare la memoria? “Berty,
non sai da quanto tempo volevo baciarti… sei
bellissima, non posso credere che le nostre labbra si siano sfiorate!” “Sei
così dolce… non sai quanto vorrei fossi qui con me,
per poterti accarezzare… mi fai impazzire…”
Questi messaggi li hai dimenticati, eh? Oppure quando mi hai scritto “Bertina mia, non vedo l’ora di rivederti, domani a scuola… ma non ti assicurò che saprò resistere…
ho una voglia matta di trascinarti nello sgabuzzino dei bidelli e…”»
«Basta,
basta, ti prego, smettila subito! Sei una fottuta stronza, vaffanculo!»
grida Gabri, per poi scappare all’interno della
struttura.
Intorno
a me, sento molte risatine divertite e molti sguardi sono puntati su di me.
Con
un’espressione fintamente offesa e imbarazzata, mi volto e corro ad abbracciare
Giaco.
Mentre
tutti credono che io stia singhiozzando, scoppio a ridere contro la spalla del
mio amico e lui fa lo stesso, cercando di non farsi sentire dagli altri.
«Ben gli
sta, a quel coglione!» esclama Tita, raggiungendoci e
unendosi all’abbraccio. «Grazie Berty, ti voglio così
tanto bene!»
Mi
scosto da Giaco e do le spalle al resto dei ragazzi presenti in cortile.
Sorrido
ai miei amici.
«Vi sono
piaciuti i messaggi erotici che mi sono inventata? Per questo devo ringraziare
quei maiali dei miei genitori» dico, divertita.
«Sul
serio si dicono queste cose mentre…?» fa Giaco,
mentre la stessa domanda si dipinge sul voolto di Tita, la quale però non apre bocca.
«Questo
è niente. La frase preferita della nostra dolce prof di matematica è “Fottimi,
ti prego, ti scongiuro, ti supplico”! Non avete idea di quanto mi senta male,
quando capita che sento queste porcherie. Sto cercando ancora la soluzione più
adatta, ma quei due sembrano bestie in preda alle convulsioni…»
«Bleah, Berty! Che schifo!»
esclama Tita, con una smorfia disgustata.
«Non ti
invidio» commenta Giaco, poi scoppia a ridere e insieme cominciamo a
scimmiottare mia madre nel momento dell’orgasmo.
Non
siamo normali, lo so, ma una volta Giaco è venuto da me a studiare e mio padre
era in casa per le ferie di Natale, così ha udito uno dei loro amplessi più
clamorosi e da allora è mio complice e alleato.
Proprio
in quel momento mi accorgo che Mauro, lì accanto, è rimasto impalato per tutto
il tempo a fissarmi.
Sbatto
le ciglia e gli sorrido, accattivante.
«Che
c’è, Mauretto? Ne vuoi un po’ anche tu?»
«Fossi
pazzo!»
«Piaciuta
la mia performance, eh?»
«Sei un
genio, Albertina. Ma dove trovi il coraggio?»
«Sono
peggio di un maschio. Mi sento proprio bene» ammetto, sollevando il pollice
della mano destra.
«Povero Gabri, non vorrei essere al suo posto.»
«Allora
sta’ attento a come ti comporti con me, altrimenti potresti fare una brutta
fine» lo minaccio, per poi strizzargli l’occhio.
Dopodiché
prendo Giaco e Tita sottobraccio e mi avvio verso
l’interno.
Sì, mi
sento molto soddisfatta: Gabri ha proprio sbagliato a
mettersi contro di me.
Forse,
non ha ancora capito con chi ha a che fare.
Spero
solo che Tita non se la prenda e non soffro per
questo troglodita, altrimenti mi sentirò in colpa, nonostante io sappia di aver
fatto la cosa giusta.
Io
faccio SEMPRE la cosa giusta, cacchio.
Tita si riprenderà, tutto andrà a posto e Gabri sprofonderà nella sua stessa vergogna.
Io sono
contenta, però…
C’è
ancora qualcuno su cui vendicarmi.
Detesto
chi mi umilia pubblicamente.
Vedrete
presto cos’ho in mente.