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Autore: Santanico_Pandemonium    05/12/2014    1 recensioni
L’ho conosciuto per caso.
Non avevo nessuna intenzione di farlo ne tanto meno di incontrare qualsiasi altra persona, ma è successo e ogni giorno dentro di me aumenta la convinzione che forse era destino che lo facessi. Forse era destino che incontrassi proprio lui.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP.5
«Ma perché cavolo vi ho dato retta?»
Stavamo sotto casa sua, appena davanti la porta d’entrata dell’edificio.
«Ci hai dato retta perché sai che è la cosa giusta.» rispose Lars.
«Dai amico, lei ti piace.» Cliff gli dava ragione.
Mi avevano praticamente convinto a tornare da lei. Non che non lo volessi fare, ma non ne avevo il coraggio. In più mi sentivo un idiota.
«In questo momento saremmo potuti essere a casa a provare per il prossimo concerto.» sbraitai facendo dietrofront. Cliff mi prese per un braccio.
«Cliff, almeno tu…» supplicai.
«Piantala di piagnucolare, Hetfield! Sei un uomo porca miseria! Primo, Dave è incazzato quindi oggi non avremmo suonato proprio un bel niente. Secondo, non fai che pensare a lei dall’ultima volta che vi siete visti e cioè secoli fa. In più Harley ti vuole quanto un orso vuole un vasetto di miele, quindi smettila di fare il coglione e va da quella ragazza.» continuò Lars mentre mi strattonavano davanti l’entrata dell’edificio.
«Il portone è aperto. Va da lei. Noi siamo al locale, ci vediamo più tardi. Dai Cliff, andiamo.»
Attraversarono la strada e si allontanarono.
«Begli amici che ho!» gridai.
«Ci ringrazierai più tardi, amico!» Cliff mi salutò con la mano.
«Fanculo…» sussurrai mentre superavo la porta d’ingresso.
Stavo salendo le scale – l’ascensore era ancora fuori uso – e immaginavo qualcosa da dire non appena me la fossi ritrovata davanti. Forse non era neanche in casa, il che sarebbe stato la mia salvezza da quella situazione. Ma appena iniziai a salire il terzo piano, sentii della musica e capii che era lei.
Stava ascoltando “Bicycle Race” dei Queen.
“Ascolta i Queen…” pensai. Appena arrivai davanti la porta del suo appartamento riuscii anche a distinguere la sua voce mentre cantava. Era stonata ma rimasi fermo ad ascoltarla per due minuti buoni. Sapevo che non appena la musica avesse smesso di suonare avrei dovuto bussare alla porta per farmi sentire.
Così, non appena piombò il silenzio, bussai.
«Arrivo!» gridò.
“Cazzo, e ora? Scappa James. Vattene.”
Si aprì la porta. Silenzio.
Indossava una maglietta nera, con il simbolo degli stessi Queen stampato davanti. La t-shirt le stava grande, anzi enorme, coprendole appena il fondoschiena e lasciando le gambe nude scoperte. I calzini bianchi ai piedi, i capelli scompigliati e il trucco sfatto. Dio quanto era bella. Pensai che avrei voluto vederla così per il resto della mia vita.
Sgranò quegli splendidi occhi grigi non appena realizzò che le stavo di fronte e dischiuse le labbra in un’espressione di stupore.
«Ciao.» riuscii a dire, interrompendo il silenzio.
Non sapeva cosa rispondere ma la vidi allungare la maglietta con le mani, cercando di coprirsi di più le gambe.
«Io… Io non mi aspettavo di vederti… Ehm… Entra.» biascicò, ancora disorientata mentre si scansava per farmi spazio.
«Vado a mettermi dei pantaloni…» continuò richiudendo la porta. La vidi correre verso la camera da letto.
“Bella mossa. Adesso la situazione è ancora più imbarazzante.” pensai. Non avevo la minima idea di cosa avrei detto ma infondo ero felice di rivederla.
«Non preoccuparti, non starò qui mol…»
«Lars mi ha detto tutto.» mi interruppe dall’altra stanza.
“Chiaro che Lars le ha detto tutto. Non tiene mai la bocca chiusa quell’idiota.”
Tornò in corridoio, tenendo ancora la mano sullo stipite della porta. Mi guardava con la testa leggermente inclinata e uno sguardo vagamente “materno” sugli occhi.
«Sono un coglione.» ammisi, spostando lo sguardo verso il soffitto e infilando le mani nelle tasche dei jeans.
«Lo sei.»
Stava sorridendo.
Senza rifletterci troppo, mi avvicinai a lei e le spostai una ciocca di capelli dietro l’orecchio, accarezzandole il viso con la punta delle dita. Chiuse gli occhi e si morse le labbra.
«Sono un coglione, ma sono felice di rivederti.»
«Anche io. Molto.» sussurrò.
Mi beai del suo volto per alcuni secondi che parvero interminabili prima di chinarmi a baciarla. Fu un bacio casto, appena accennato, non certo come quello della volta prima. Si alzò in punta di piedi e mi abbracciò forte non appena le nostre labbra si divisero. Mi avvolgeva con quelle braccia fine e io a mia volta la stringevo, premendola contro il mio corpo.
Mi ero immaginato chissà quali scenate isteriche per il mio stupido comportamento del nostro precedente incontro, invece era stata fin troppo comprensiva. Capii che era speciale.
 
«Avete fatto sesso?»
Sia io che Cliff ci voltammo verso Lars guardandolo storto.
«Che c’è? Stavo solo chiedendo.»
«No, e comunque non sono affari tuoi Ulrich.» lo rimbeccai io tornando a concentrarmi sulla mia birra.
«Ti prego, almeno dimmi che inizierete a frequentarvi un po’ più spesso. Non potrei sopportare un altro dei tuoi deprimenti monologhi alle 3 di notte.» scherzò Cliff dandomi una pacca sulla spalla e facendomi quasi soffocare.
«E io dovrei pubblicare un annuncio per cercare un nuovo cantante e chitarrista ritmico. Sei stato un pessimo musicista in queste ultime settimane.» continuò il batterista.
«Tranquilli. Le ho chiesto scusa per il mio comportamento da cretino e si, ci frequenteremo più spesso.» sorrisi alzando il mio boccale di birra.
«Bene, felici di averti aiutato James. Ora però torniamo a cose più serie. Che si fa con Dave?»
Mi fece immediatamente sparire il sorriso dalla faccia. Dave. Altro bel problema del cazzo.
«Lo sai già cosa ne penso, Lars. Per me può andarsene anche domani mattina appena si sveglia.» risposi trangugiando altra birra.
«Dai James… Solo perché oggi avete litigato non significa che devi essere così stronzo.» disse Cliff, poggiando il mento sulla mano.
Rimanemmo in silenzio per un attimo, riflettendo.
«In ogni caso, non è la prima volta che torniamo su questo discorso. Sappiamo tutti come si sta comportando Dave ultimamente, così come sappiamo tutti che questo suo comportamento sta davvero andando oltre il consentito. D’accordo, neanche noi non siamo dei santi, ma lui potrebbe diventare un problema per la band. Almeno, questo è quello che credo.» disse Lars incrociando le braccia.
«Per non parlare poi del suo egocentrismo.» continuai.
Cliff si limitò ad alzare le spalle anche se l’espressione che aveva sul volto ci dava perfettamente ragione. Infondo anche lui la pensava come noi.
Certo, Dave è un ottimo musicista, talentuoso e con la “forza” adatta per farsi largo nella scena musicale, ma il suo comportamento degli ultimi tempi era diventato un assoluto disastro. Tutti noi eravamo “sopra le righe” e ci divertivamo a fare festa ogni giorno, ma Dave sembrava non avere un limite. In più, dato che era sempre sbronzo, non sapevi mai cosa ti saresti ritrovato davanti, se il Dave gentile e piacevole, o il rompicoglioni strafottente e casinista, che inscenava una rissa per una qualsiasi cazzata gli passasse per la testa in quel momento.
«D’accordo, dunque mi pare di capire che siamo unanimi nella decisione. Dave deve andarsene.»
Con quelle parole, dure ma vere, Lars chiuse la discussione e tornammo a bere le nostre birre in silenzio.
   
 
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