Premessa cronologica: questo capitolo è
ambientato dopo l’episodio 8. L’ho scritto prima di vedere il 9, per cui
consideratelo una sorta di alternativa o integrazione dell’inizio dell’episodio
9.
Perché diamine l’ho fatto?! Che accidenti
mi è saltato in testa? Nulla!
È proprio vero quello che dicono certe
donne: che il cuore degli uomini non è abbastanza potente per pompare sangue
contemporaneamente al cervello e al pene. O ragiono col cervello, che mi dice
di stare ben alla larga da Bobby, oppure non ragiono proprio.
Va beh, una scopata con l’exmoglie non è poi una tragedia.
Una scopata non è mai una tragedia.
Certo, però, non mi aspettavo sarebbe
accaduto. Mi ero ripromesso di non lasciarmi più ingannare da quella serpe e,
invece … Dannazione!
Ora ho capito che cosa ha fatto! Io la
stavo mettendo in difficoltà, sottolineando l’evidenza di quel che ha fatto a
quel poveraccio di Bakshi e lei, per impedirmi di parlare, per impedirmi di
dire come stessero le cose anche agli altri, ha usato il suo dannatissimo sex
appeal e mi ha fatto rimbecillire come al solito!
Che subdola!
Io la conosco meglio di chiunque altro,
qui dentro. Fa tanto l’amicona con Mack perché lo conosce da anni e hanno svolto alcune
missioni assieme, ma sono io l’unico che la conosce davvero.
Fa sempre la dura, la brillante, quella
capace e che sa, ma poi … Beh, non che non abbia queste qualità; mi spiace
ammetterlo, però ci sa davvero fare ed è molto abile, però … Il senso del
dovere, la necessità di mantenere coperture, il dover mentire e sostenere doppigiochi l’ha costretta a fare azioni di cui certo non
va fiera. Messa alle stretta ha dovuto fare scelte difficili, con cui non
riesce a convivere serenamente. Vuole sempre il meglio, vuole sempre ottenere
risultati perfetti, proprio per poter dire a se stessa che tutto ciò che ha
fatto è stato necessario per il bene. Ha sacrificato buona parte della sua
morale, deve almeno avere l’illusione della certezza che sia stato giusto così.
Fare qualcosa che non approviamo per una missione che poi non riusciamo a
portare a termine è ancor più amaro da sopportare.
Non è questo, però, che l’ha turbata
circa Bakshi. Checché ne dica, io sono certo che,
almeno inconsciamente, lo abbia spinto al suicidio proprio per evitare che lui
raccontasse quello che lei ha fatto, quando era infiltrata nell’HYDRA.
Ha paura del giudizio degli altri, ha
paura che non la riescano a perdonare, nemmeno con la giustificazione di averlo
fatto perché la missione lo richiedeva.
Se lei non può accettare il proprio
operato, non può nemmeno credere che gli altri siano disposti a farlo.
Vuole sempre primeggiare, proprio per
cercare di essere al di sopra delle critiche.
La sua coscienza è tremendamente
pesante, lei ne soffre parecchio, lo so, ma non ha il coraggio di confidarsi.
Teme che gli altri confermino la sua idea di essere un mostro, teme di rimanere
sola.
Dannazione! Mi sto impietosendo per
lei!
Così non va affatto bene. Non devo
intenerirmi, non devo scordarmi che è crudele e falsa!
È vero, ha le sue fragilità e le sue
paure, ma questo non basta a renderla umana o amabile. Lei queste difficoltà
non le vuole ammettere, lei vuole essere vista e considerata solo come donna
forte e guerriera, non le interessa che qualcuno la capisca più a fondo. Non
importa quello che ha dentro, se lei stessa lo tiene nascosto e lo nega. Lei
vuole apparire ed essere considerata in tutt’altro modo, lei non vuole
comprensione o tenerezza, lei vuole solo ammirazione e approvazione. Si impone
e non lascia che qualcuno le sfiori l’anima.
Non ha davvero legami, né affetti, è
addestrata a questo e a mentire … quindi basta! Non devo più pensarci, non devo
vedere ciò che lei non vuole si veda. Devo considerarla per come vuole
mostrarsi, punto e basta.
E, soprattutto, evitare di lasciarmi di
nuovo abbindolare e finire a far sesso con lei. Questo lo devo assolutamente
evitare.
Ne sono certo: tenterà di usare in ogni
modo il sesso e la tenerezza che ho per lei per manipolarmi e tenermi
“tranquillo”. Ma si sbaglia, questa volta non ce la farà, no, no e poi no!
Resisti, Lance, resisti!
Appena
il bus era atterrato alla base, subito Coulson aveva fatto trasportare Triplett nelle sale mediche della base. Il giovane era già
stato stabilizzato e non era in pericolo di vita, ma la situazione era comunque
molto delicata e necessitava di un intervento e cure appropriate.
Il
trasporto così urgente nell’area ospedaliera, non passò certo inosservato e
molti se ne accorsero; anche Simmons lo notò e
naturalmente si preoccupò, non avendo informazioni. Appena vide Fitz, gli si avvicinò e gli chiese: “Cos’è successo a Triplett?”
“Sono
contento anch’io di rivederti.” rispose, sarcastico, il giovane.
La
donna lo rimproverò con lo sguardo e poi gli disse: “Se permetti, non mi pare
di essere irragionevole se, vedendo un mio amico portato d’urgenza dai medici,
chiedo informazioni prima su di lui, che di te, che ti vedo sano e salvo.”
“Sì,
scusami …” borbottò Fitz “Comunque, se la caverà. Ha
rischiato la vita, ma tornerà presto tra di noi.” nel dire ciò il suo sorriso
fu sincero.
“È
stata una missione pericolosa? Tu come stai? Hai corso qualche pericolo …?” la
voce di Simmons era piuttosto apprensiva.
Fitz, in quel
momento, si irritò per la troppa premura, poi si rese conto della forte
contraddizione che aveva in sé: voleva che Jemma si
temesse per lui, ma pure voleva che lo ritenesse in grado di cavarsela anche
nelle missioni sul campo.
“Beh,
sì, ma c’era Triplett, che mi copriva. Ho dovuto
montare una trasmittente. Alcuni dell’HYDRA, però, si trovavano là e ci hanno
attaccato.”
“Là
dove? Alle Hawaii?”
“No,
in un centro australiano, ti spiegherò meglio dopo i dettagli. Comunque, avevo
a disposizione sei minuti per il mio lavoro.”
“E
ci sei riuscito?! Anche se siete stati attaccati?”
Fitz avvertì dell’ammirazione
in quelle parole; annuì, sorrise e con orgoglio disse: “Impiegavo poco più di
sette minuti … usando solo la mano danneggiata. Con entrambe molto meno.”
“Ma
è meraviglioso!” esclamò Jemma, contentissima “Ti
stai riprendendo benissimo. E poi? Raccontami!”
“Beh,
non ho montato subito la trasmittente, perché prima Coulson mi ha fatto
liberare degli impiegati del centro e l’ho fatto. Poi abbiamo raggiunto il
punto centrale e mi sono concentrato sul mio lavoro.”
“E
attorno vi sparavano?”
“Sì.
Triplett mi copriva, mentre preparavo la trasmittente
e … è così che è stato ferito.” lo sguardo Fitz si
abbassò, era rattristato. In parte era dispiaciuto per il collega e, in parte,
si sentiva frustrato per aver avuto bisogno di protezione.
Jemma notò la
malinconia dell’amico, anche se non la comprese pienamente, gli mise una mano
sulla spalla e dolcemente gli disse: “L’importante è che sia vivo! Lui ha fatto
il suo dovere e tu il tuo. Ognuno di noi ha il proprio compito all’interno
dello S.H.I.E.L.D. e ne conosciamo le responsabilità.
Anch’io ho avuto bisogno di essere salvata da Bobbi,
quando il mio doppiogioco nell’HYDRA è stato scoperto.”
Fitz sospirò e
chiese: “Non ti sembra che gli operativi offrano molto di più di noi alla
causa? Loro rischiano la vita continuamente, noi che cosa?”
“La
vita l’abbiamo rischiata anche noi e più di una volta.” gli ricordò Simmons “Tu stesso hai sacrificato molto per lo S.H.I.E.L.D. e ti
stai sforzando il triplo di prima per poter continuare a servire la causa. Le
nostre ricerche non valgono meno dei loro combattimenti; loro spiano, lottano
in prima persona, ma siamo noi che forniamo i mezzi affinché loro possano
svolgere le loro missioni. Come in ogni società, ognuno è fondamentale ed è
giusto che ricopra al meglio il proprio ruolo, senza essere geloso di quello
altrui.”
“Sì,
è vero …” sospirò Fitz, convinto, ma non soddisfatto
“Gli eroi, però, che vengono celebrati e ricordati, sono quelli che muoiono in
battaglia … non chi inventa l’arma della buonanotte. Ti ricordi di Achille, non
di chi gli ha costruito l’armatura.”
“Qui
ti sbagli!” lo corresse Jemma, cercando di
sollevargli il morale “Efesto stesso gli ha fatto
l’armatura ed era così perfetta che, morto Achille, i greci se la litigarono,
in particolar modo Ulisse e Diomede che divenne pazzo per il fatto di non
averla! Quando costruisci qualcosa di valore, gli eroi litigano tra loro per
averlo. Fitz, sei sempre stato contento e fiero del
tuo mestiere, perché ora hai dei dubbi?”
“Beh,
non sono poi più così eccellente … ho montato una trasmittente, mica o fatto
chissà che cosa. Triplett, invece, è stato gravemente
ferito … penso che le ragazze preferiscano sentire la sua storia, piuttosto che
la mia.” quest’ultima osservazione era soprattutto un’insinuazione, fatta con
la netta intenzione di verificare la reazione dell’amica.
“Può
essere ma, ricorda, che la cosa importante che ha permesso il buon esito della
missione è stata la trasmittente che tu hai montato. La vita di Triplett era meno importante del tuo lavoro.”
A
Simmons non piaceva fare una simile scala di valori,
tuttavia, sapeva che quelle parole potevano aiutare Fitz
ad avere maggiore fiducia in sé.
Fitz rifletté
qualche istante su quelle parole e poi disse: “Sai che non avevo mai visto le
cose in quest'ottica? In effetti è vero... È un po' come la questione del
braccio e della mente. Siamo noi quelli che studiano le situazioni, le
esaminano, ricercano, pianificano e decidono; loro, invece, eseguono.”
“Sì,
però ora non esagerare. Anche per essere operativi, nello S.H.I.E.L.D.
bisogna essere discretamente intelligenti; all'accademia non prendevano certo i
bulli di quartiere o i giocatori di football solo perché sono forti. Non è solo
il fisico che lo S.H.I.E.L.D. cerca nei suoi agenti. Bobbi, ad esempio, ha buone basi di psicologia, per quello
che ho potuto vedere, mentre interrogava il signor Bakshi.
Mack è un meccanico e Triplett
ha capacità mediche.”
Fitz si rabbuiò
nuovamente e constatò: “Già, tutti se la sanno cavare in un ambito tecnico e in
missione, tutti tranne me. Anche tu hai fatto l'infiltrata!”
“Hai
detto che hai liberato queg...”
“Ho
slegato le mani a della gente, mentre altri combattevano!” la interruppe
bruscamente Fitz “Non ho fatto granché.”
Simmons era molto
rammaricata: voleva assolutamente capire! Mise ancora una volta la mano sulla
spalla dell'amico e gli chiese: “Fitz, al di là della
missione, mi puoi spiegare qual è il problema? Non è semplicemente il fatto che
hai delle difficoltà, c'è qualcosa di più, lo capisco, ma non riesco a
comprenderlo. Ti prego, dimmelo.”
Il
giovane guardò l'amica, incerto, poi sospirò e iniziò a spiegare
malinconicamente: “Jemma, tu hai sempre visto solo il
meglio di me, a parte in questi ultimi mesi. Ci siamo conosciuti all'accademia,
anche se ti ho raccontato, non mi hai mai visto nei miei periodi più duri. Ti
ho sempre detto che non ero felice a casa mia: essere intelligenti è garanzia
di una vita di sofferenze, salvo poche eccezioni. Non solo si ha una più chiara
visione delle cose (e di solito si notano maggiormente gli aspetti negativi),
ma anche non si è compresi dagli altri e si finisce con l'essere isolati,
maltrattati, vessati ... Il più intelligente finisce con l'essere considerato
dai più come il mezzo scemo, quello strano, quello che non sa godersi la vita,
quello che viene sfruttato e ... e ...” il tono di Fitz
era carico di ira, ma non urlava “Ho passato un’infanzia orribile. I bambini
sanno essere crudeli molto più degli adulti: ti isolano, ti fanno sentire un
estraneo, un mostro, sbagliato ... Vorresti solo essere accettato e giocare con
loro, ma nessuno ti vuole, se non altri reietti. Io, però, non m mi sono mai
abbattuto. Ero il collante di un gruppo di ragazzini emarginati. La mia grande
intelligenza, poi, mi permetteva di escogitate e creare vendette contro i nostri
persecutori. Ero orgoglioso di me stesso: difendevo e vendicavo gli oppressi,
con le mie idee. Benché, poi, il più delle volte venissi picchiato per questo.
Quando mi è stata data la possibilità di entrare nello S.H.I.E.L.D.
accettai subito e ne fui entusiasta proprio perché avevo, sì, l'opportunità di
essere apprezzato e poter studiare al meglio, ma anche e soprattutto, perché ho
potuto entrare a far parte di un’organizzazione che difende. Per me vale
tantissimo l'ideale di protezione su cui si regge lo S.H.I.E.L.D.:
dedicarsi anima e corpo, in ogni istante della propria vita alla protezione, al
servizio del bene! Per me non c’è compito più alto, consacrazione maggiore. Io
credo fortemente in tutto questo. Non sono qui per il prestigio, per i soldi
(entrambi mancano) o la possibilità di fare ricerca. Io sono qui perché voglio
difendere! Li sentivi anche tu i nostri compagni di accademia: molti erano lì
solo per le possibilità di ricerca che lo S.H.I.E.L.D.
offriva, senza che importasse loro della missione e gli ideali di protezione!
E, infatti, quasi tutti o sono passati all'HYDRA, o si sono semplicemente
trasferiti in altre aziende, come se nulla fosse.” il disprezzo che provava per
costoro era evidente “E così hanno fatto molti operativi: erano attaccati
all'azione, al mestiere e basta. Io provo un immenso rispetto per i nostri
colleghi che sono rimasti con noi anche adesso, poiché sono quelli che credono
davvero nel nostro lavoro.” prese fiato “Io, se andassi a lavorare in un
laboratorio privato, potrei ancora essere considerato molto utile e in grado di
ottenere grandi risultati, tanto quelli si accontentano di poco ... ma non mi
sposto da qui poiché questo è il mio posto, perché voglio mettere ogni briciolo
del mio ingegno a difesa del bene! A volte sono geloso, sì, del fatto che il
merito venga spesso accaparrato dagli operativi, però una volta era più
semplice non dar peso alla gelosia, ora è molto più difficile. Senza le mie
piene capacità da offrire, mi sento una nullità, non posso più portare avanti ciò
che è sempre stato importante per me e su cui ho fondato la mia vita.”
“Fitz, io so quanto cuore hai sempre messo in tutto ciò che
fai!” lo rassicurò, calorosamente l’amica “Più di una volta hai dimostrato
fermezza e risoluzione e un coraggio che vale molto più di quello degli
operativi. Quando io e Triplett eravamo all’Hub, la Hand ci ha messi alla
prova: si è finta dell'HYDRA e ci ha minacciati di morte se non avessimo
giurato fedeltà all'HYDRA. Triplett ha reagito
combattendo, mentre io avevo una paura tremenda. Al momento, ammirai, e ammiro
ancora, la sua determinazione a lottare fino all'ultimo, tuttavia questo è il
suo mestiere, lui è da sempre stato addestrato per questo. Noi no. Gli
operativi vedono la morte ogni giorno, per noi è una rarità, o almeno lo era
fino a poco tempo fa. Con la Hand abbiamo visto il
vostro scontro con Garret attraverso le telecamere e
abbiamo sentito tutto. So che ti ha offerto la direzione del centro di
tecnologia e tu, senza esitare, senza nemmeno degnarlo di una risposta, gli hai
giurato che avresti fatto tutto il possibile per fargliela pagare. Non è una
frase da ingegnere, ma da uomo coraggioso e saldo nei suoi ideali. E sei quasi
riuscito nel tuo intento! Hai praticamente quasi ucciso Garret
e come? Non con un’arma, non con la forza, ma con la giusta applicazione di una
tecnologia. E sono sicura che anche in questa missione tu abbia dato il
meglio.” Jemma, però, non voleva solo assecondare
l’amico, ma anche cercare di farlo ragionare, quindi gli chiese: “Sai che cosa mi
da veramente fastidio in tutta questa faccenda?”
“Cosa?”
“Non
che tu abbia delle difficoltà, ma il fatto che a volte le usi come scusa per commiserarti.
Puoi davvero tornare abile come prima, forse anche di più. È successa una
disgrazia e questo non si può cambiare; le possibilità che hai sono due: o
abbandonarti allo sconforto e piagnucolare per il resto della tua vita o, come
stai già facendo, rimboccarti le maniche e dare il duecento per cento per
tornare al meglio. È una sfida inevitabile, o stai fermo o vai avanti, senza
preoccupati per gli ostacoli e senza piangere per le difficoltà, perché le
lacrime e lo sconforto non hanno mai fatto progredire nessuno. So che non ti
darai per vinto, so come sei ostinato e io sarò con te, come sono sempre stata,
perché sei il mio migliore amico!”
Fitz era stato
parecchio rinfrancato dalle parole della donna, ma quest’ultima frase tornò ad
abbassargli il morale. Guardò Jemma con grande
serietà e le domandò: “Dunque sono solo questo, per te? Non pretendo più di ciò
che senti, non voglio nemmeno perdere la tua amicizia; voglio solo sapere la
verità, così da mettermi il cuore in pace. Sei attratta da Triplett?”
“Ecco
perché l'improvvisa gelosia verso gli operativi!” capì Simmons,
alzando gli occhi al cielo, poi tornò dolce e rispose: “Una simpatia speciale
per lui ce l'ho, lo ammetto, ma non so cosa sia. Così come non so che cosa
provo davvero per te. Quando mi hai detto di amarmi, sono rimasta molto
stupita; mentre eri in coma e avevo paura di perderti... ho pensato a come
sarebbe stata vuota la mia vita senza di te; se tu fossi morto, con te sarebbe
morta anche una parte di me, una parte grande e importante. Questo, però, non è
bastato a farmi capire se ti amo o meno. Quando mi è stata affidata la missione
di infilarmi nell'HYDRA, ho pensato che la lontananza mi avrebbe permesso di
schiarirmi le idee, ma non è stato così. Scusami, so che probabilmente ti
sembro crudele, ma io davvero non so cosa provo per te.”
“Potremmo
provare e poi vediamo che cosa succede.” suggerì Fitz,
colmo di speranza, anche se la risposta vaga dell'amica non lo aveva
soddisfatto.
“Non
so se sia una buona idea iniziare, senza sapere. Se entrambi fossimo
inconsapevoli della profondità dei nostri sentimenti, allora si potrebbe
tentare ... Ma tu sai già di amarmi, la situazione sarebbe troppo squilibrata:
tu che daresti 100 e io non so quanto possa offrirti. Mi sentirei a disagio, mi
affannerei per fare quanto te e questo mi stresserebbe, mi sentirei in colpa e arriverei
ad odiare il tuo amore.”
“Se
parli così, vuol dire che già sai si non potermi amare.” constatò Fitz, molto freddamente.
“No,
è che non lo so! E ho paura di tutto questo e di sbagliare e rovinare la nostra
bellissima amicizia che è la cosa più importante che ho! Io non potrei vivere
sapendo di spezzarti il cuore, di darti un’illusione di felicità e poi
privartene. So che tu potresti amarmi per sempre e starmi accanto senza che io
ti ricambi, ma questo può funzionare solo fra amici, non in una sorta di finta
relazione dove non potrei darti quello che meriti.” la giovane era molto
amareggiata “Non è un no secco e definitivo, è momentaneo, finché non avrò il
cuore più chiaro.” voleva essere compresa “Pensa anche solo al contatto fisico!
Ti abbraccio come amico, ma il pensiero di coccolarci come una coppia... non
so, è strano, non ci riesco a vederci in intimità, forse perché non sono
abituata, forse perché ...non lo so...perdonami...”
Jemma era
estremamente confusa e triste.
“Dammi
un bacio!” la esortò Fitz.
Simmons lo guardò
stupita.
“Mettiamo
alla prova la chimica che c'è tra noi.” continuò lui.
Jemma non disse di
no, ma nemmeno si ritrasse; era incerta, non sapeva, ma rimase a fissare Fitz, sperando che prendesse lui l'iniziativa.
I
due scienziati erano fermi a guardarsi negli occhi da diversi secondi...
“Ehi,
FitzSimmons!” esclamò Skye,
che passava da lì, appena uscita dalla zona ospedaliera “Triplett
è cosciente, i medici dicono che può già tornare operativo: la medicazione è
stata molto efficace. Se volete, potete andare a salutarlo.”
“Sì,
è un'ottima idea. Andiamo.” disse Fitz, precedendo
l'amica.
Jemma si meravigliò,
ma lo seguì senza dir nulla, temendo che la sua esitazione avesse offeso
l'amico.
I
due scienziati entrarono nella stanza dove Triplett
era stato sistemato per le cure. Le bende erano state cambiate, lui aveva
attaccata una flebo con soluzione fisiologica e una macchina teneva monitorati
i suoi parametri vitali, ma era tutto a posto, almeno per quella spiacevole
situazione.
“Come
stai?!” chiese subito Simmons, avanzando verso il
ferito, preoccupata di vederlo in quelle condizioni, nonostante sapesse non
fossero critiche.
Fitz pensò che Simmons vedesse Triplett con
occhi con cui non avrebbe mai guardato lui. Impercettibilmente, sospirò
rassegnato e si avvicinò anche lui al letto.
“Oh,
ho solo dovuto fare un cambio di sangue.” scherzò Triplett
“Il primo medico ha peggiorato la situazione.”
Simmons lo guardò
smarrita, non capendo.
“Uno
dell'HYDRA, si è fatto avanti dicendo di essere un dottore, quando mi hanno
impallinato.” spiegò il ferito “Non ho capito cosa volesse, avevo la mente un
po' offuscata; tu, Fitz, l'hai capito?”
“No.
Non credo volesse ostacolarci, ma solo studiarci o parlare con Coulson ...”
Fitz era sicuro che
il direttore non avrebbe voluto che si dicesse che avevano avuto un
faccia-faccia col padre di Skye.
“Beh,
comunque, per evitare di essere catturato, costui mi ha tagliato un’arteria e
ha spiegato a Coulson come salvarmi, così che pensassero a curarmi, anziché
inseguire lui. Il direttore e Fitz hanno fatto un
ottimo lavoro per chiudermi la ferita e stabilizzarmi. A proposito, grazie, Fitz.”
“Oh,
figurati.” minimizzò l'altro “Tu avresti fatto lo stesso. Ciascuno di noi lo
avrebbe fatto per qualunque altro.”
Fitz ripensò a quei
momenti cruciali: si era molto preoccupato per il compagno. Non aveva permesso
alla gelosia di sopraffatto, neppure per un secondo. Anzi! La premura di
salvarlo era stata maggiore proprio per l'affetto che Jemma
nutriva per lui. Fitz sapeva di essere in
competizione con Triplett per l'amore della donna, ma
non avrebbe mai voluto che gli capitasse qualcosa di brutto, sia perché era uno
dei pochi che condividevano i suoi ideali, sia perché sapeva che ciò avrebbe
fatto soffrire Jemma e lui non poteva permetterlo.
“Ce
la siamo cavata bene, vero Fitz?” stava proseguendo Triplett “Dovremmo fare squadra più spesso, non credi?”
Fitz rimase
interdetto: non si aspettava un apprezzamento; allora stava davvero tornando in
forma!
“Sì...”
rispose l'ingegnere “Ti ringrazio.”
“Per
cosa?”
“Beh,
sia per la pallottola che ti sei preso, mentre mi proteggevi …”
“Dovere.
Era il mio compito.” sorrise Triplett.
“E
grazie per aver avuto fiducia in me. Insomma, quando credevo che Coulson mi
avesse solo voluto tenere occupato, facendomi esercitate a montare la
trasmittente, tu eri certo che in realtà uno scopo ci fosse. Hai avuto più
fiducia te, in Coulson e in me ,di quanta ne abbia avuta io, questo è bello.”
“Beh,
io credo molto nello S.H.I.E.L.D.; lo sapete, ormai,
mio nonno era nell’Howling Commander,
siamo tutti molto affezionati e fiduciosi nei confronti di questa
organizzazione e nelle capacità dei suoi membri e dei suoi capi … e poi Jemma mi ha sempre parlato molto bene di te.”
Triplett, poi, spostò lo
sguardo su Simmons e le sorrise, lei ebbe un piacevole
sussulto e ricambiò.
Può essere che jemma
non sappia che cosa provi per me o per triplett, ma a
me è evidente. Siamo stati amici per troppo tempo. Abbiamo sviluppato un
rapporto molto bello e profondo che, però, non può evolvere in qualcosa di più.
Dice di non essere certa dei propri
sentimenti, ma vedo come si emozioni davanti a triplett,
come gioisca di ogni sua attenzione.
Devo farmi da parte, almeno in questo
senso,
sarà duro e doloroso, ma prima me ne
farò una ragione e meglio sarà. Qui alla base viviamo tutti assieme, se tra
loro accadrà qualcosa, io non potrò evitarla, non potrò fuggire, per cui è bene
ch’io stia al mio posto e cerchi la maniera di non soffrire.
“Scusatemi.”
disse Fitz “Penso che andrò a lavorare al progetto
per il sistema di visualizzazione da inserire su quinjet
e bus. Cerco Mack. A dopo!”
“D’accordo
…” mormorò Simmons, un poco perplessa.
“Grande
Fitz! Sono certo che farai un lavoro coi fiocchi!” lo
incitò Triplett e alzò il braccio per battere il
cinque.
L’ingegnere
rispose al saluto e poi uscì dalla stanza.
Stupido che sono! Non avrei dovuto
lasciarli da soli! Non dovrei lasciargli jemma,
dovrei combattere per lei!
Combattere … beh, corteggiarla … ma se
quello che ho fatto finora non basta, che cosa posso farci?
A volte non conta quello che si vive
assieme, la sintonia, gli interessi comuni e tutto il resto … se non c’è il
sentimento, che nasce indipendente, non ci si può far nulla.