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Autore: Lex    11/08/2003    2 recensioni
Questo è il proseguo della mia ff "Adesso lo sai", scritta per tutti coloro che, come me, vogliono sapere cosa è successo dietro la porta dell'appartament o di Masahiko... Però, ragazzi, attenti al rating!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazzi,
questa ff è il proseguo di "Adesso lo sai", scritta per coloro che vogliono sapere cosa è successo dietro la porta dell'appartamento di Masahiko. La storia inizia immediatamente dopo la fine del capitolo 3 della mia prima ff, quindi, se non l'avete letta, correte....




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DIETRO QUELLA PORTA




Le luci erano spente, ma una luce soffusa penetrava attraverso la tenda della portafinestra nella zona notte.
Intravide Shion vicino alla poltrona da lettura. Aveva una mano sul plaid che poche ore prima aveva ripiegato sullo schienale e l'altra impegnata a scostare leggermente la tenda per consentirsi di sbirciare l'esterno. La sua figura si stagliava in controluce sulla tenda chiara, ma il suo viso era lievemente illuminato dal lampione avanti il cancello d'ingresso.
Si tolse velocemente le scarpe e notò le sue abbandonate vicino alle pantofole. Rialzò lo sguardo ed in pochi passi le si avvicinò anch'egli a piedi nudi.
Percepì i suoi passi sul pavimento in legno, ma non si mosse finché non sentì le sue mani poggiarsi sulle proprie braccia. E allora lasciò libera la tenda che ondeggiò lentamente fino a riacquistare il suo equilibrio originario. Le sue mani erano calde, ma incerte. Quasi tremanti. Ne sorrise, divertita, curando di non farsi scorgere da lui.
Attese un lungo momento e poi, inaspettatamente, si girò con decisione, facendo sì che le sue mani perdessero il contatto con il proprio corpo. Gli mostrò uno sguardo severo, quasi di disappunto e rimase in silenzio, attendendo la sua reazione. E non la meravigliò vederlo restare immobile, con le braccia a mezza altezza ed un'espressione incredula ed un po' spaventata sul viso. Resse quel gioco per poco, godendosi però appieno quella reazione spontanea e poi allentò la tensione sorridendogli con malizia e parlandogli in tono complice, "Sei sempre così prevedibile, Masahiko ".
Faticò a riprendersi e lo stupore grottesco che continuava a dipingergli il viso la divertì ancora di più invogliandola a rincarare la dose, "Non dirmi che basta davvero così poco per metterti in difficoltà ?. ".
Gli passò di lato e fece pochi passi verso il centro della stanza spiandolo con la coda dell'occhio, "..dopo tutta quella sicurezza che mi avevi sfoderato stasera ".
La seguì con occhi oramai abituati alla semioscurità e sorrise di sé guardandola poggiarsi una mano sul fianco ed agitare il dito indice dell'altra a destra ed a sinistra. Vederla mordersi il labbro inferiore sembrò destarlo dalla sorpresa e finalmente le rispose, senza risparmiarsi un tono sarcastico, "Non trattenerti dal ridere, ti prego ". Fece un passo nella sua direzione e, notando che anche lei si stava furtivamente spostando indietro, continuò disinvolto "Fa' pure, non temere di offendermi per così poco ". Poi, con uno scatto improvviso la raggiunse e la strinse a sé, "Adesso non mi dirai che non lo avevi previsto, eh? ".
La sentì ridere tra le sue braccia e continuò, "Non ti lascerò scappare stasera, mia cara, dovrai fare di meglio per scoraggiarmi ".
Cercò il suo viso nel buio e la baciò. Sentì tutta la tensione del suo corpo sciogliersi lentamente e le sue braccia scivolargli leggere sulla schiena e sulle spalle. Pensò che quella era la prima volta che la baciava in quella casa, nella sua casa.
Si strinse a lui ricambiandolo con dolcezza, sentendo crescere in sé un'energia che non avrebbe saputo definire e che non si placò quando la sciolse dalle sue labbra e le parlò ancora, "Tu, invece, sei sempre la solita sfinge per me, ", rise sottovoce e proseguì, "riesci sempre a prendermi di sorpresa in un modo o nell'altro ".
Le piacque quel tono sensuale. Si alzò sulla punta dei piedi, poggiò la fronte alla sua e lo imitò, "Non mi sembra che ti sia mai davvero dispiaciuto, non è vero? ".
Era vero. Le si avvicinò e la baciò ancora. E ancora. E ancora. Quell'energia si intensificò e accese un calore imprevisto e straordinario nel suo corpo. Si sentì costretta ad un respiro più profondo e lasciò la sua bocca che subito le scivolò sensualmente sulla mandibola e sul collo. Dio, poteva essere davvero così sensibile la sua pelle in quel punto? Realizzò istintivamente che in quel momento tutto il suo corpo lo era. Si abbandonò a quella sensazione e si godette quelle labbra gentili ma decise che percorrevano intrepidamente le linee del suo corpo. Si godette il suo calore, il suo respiro, tutta la sua voglia di lei.
Sentì le sue mani passargli tra i capelli e tenerlo stretto a sé mentre le scopriva la pelle di una spalla. Era così calda, morbida, indicibilmente liscia. Riaprì gli occhi e per un attimo la vide. La spalla scoperta, il tessuto del kimono forzatamente teso dal petto verso l'estremità rotonda e lucente. L'idea di aver insinuato la mano sotto il suo kimono fece scomparire ogni altro suo pensiero e la sensazione fu così intensa che quasi ci si perse. Ebbe d'improvviso l'impressione di aver ricevuto la chiave del castello e di potercisi avventurare dopo aver chiuso fuori ogni altro pretendente.
Tese ancor di più la stoffa facendola scivolare sul braccio con la spallina del reggiseno. La sentì sussultare appena quando la baciò per tutta la lunghezza della clavicola fino alla base del collo e tornò su, perdendosi nell'odore e nel calore della sua pelle.
Come promessole affrontò il nodo del kimono e lo sciolse con inaspettata facilità. Ne rimase stupita e le sfiorò le labbra perfino un apprezzamento ironico. Ma fu solo un momento. Non voleva distrarsi da quella sensazione. Glielo avrebbe detto dopo.
Si, dopo.
Si discostò appena da lei per consentirsi di allentarle la fascia intorno al costato e lasciarla cadere a terra. I lembi del kimono già forzato si schiusero appena lasciandogli intravedere una sottile striscia di pelle. Un brivido gli percorse tutto lo sterno fino all'addome, le mani gli tremarono e istintivamente cercò la sua approvazione prima di spingerli giù dalle sue spalle con le dita.
Il kimono tradizionale di casa Wakanae le scivolò lungo la schiena e si adagiò silenziosamente ai suoi piedi. Che sensazione straordinaria. Si sentì turbata ed intrigante, preda e cacciatrice. Aspettò di sentire i suoi occhi su di lei, le sue braccia di nuovo intorno al proprio corpo, ma lui non fece niente di tutto questo. Cercò i suoi occhi nella semioscurità e si stupì di vederli fermi nei propri. Tremavano, come le sue mani qualche istante prima. Ma non era indecisione che vi leggeva stavolta e neppure paura. Capì che era solo felice. E anche lei lo era. Gli sorrise e si lasciò stringere ancora al suo petto.
La sensazione della sua pelle sotto le braccia lo stordì e lo inebriò. Lasciò scivolare le mani sulle spalle, lungo la schiena, la vita ed infine sui fianchi. Sentì montare dentro di sé un'energia ed un calore sconosciuti. La strinse istintivamente con più decisione e sentì tutto il suo corpo contro il proprio. La sensazione fu talmente forte che per un attimo non riuscì a respirare. Faticò a recuperare velocemente ossigeno, ma desiderò ancora quel contatto. Ancora di più. I vestiti. Si, avrebbe voluto toglierli ma non poteva tollerare l'idea di allontanarsi da lei di un solo centimetro.
Le sue labbra, poi, erano meravigliose. La sua bocca lo era. Dai suoi baci, dalle sue pause, dal suo respiro trasparivano tutte le sue emozioni. Il gemito che le sfuggì quando fece scivolare le mani per la prima volta oltre la base della schiena lo infiammò.
Risalì prontamente il dorso, ebbe un attimo di esitazione, ma lasciò che il pollice della mano destra si insinuasse furtivo sotto la stoffa del reggiseno all'altezza del costato. Calcolò istintivamente quanti pochi centimetri lo separassero dal suo seno. Faticò per fare scivolare la mano nella direzione opposta, ma arrivò, lentamente, fino al centro della schiena.
Lo sentì irrigidirsi appena, smettere di baciarla, di carezzarla, perfino di respirare. La sua concentrazione era tutta su quella mano. Trovò finalmente la chiusura di quell'affascinante indumento e si apprestò a violarlo senza però riuscirvi immediatamente.
Quella breve indecisione la fece sorridere e la invogliò a stringersi di più al suo petto. Lo baciò sul collo e nello stesso momento Masahiko riuscì nel suo intento. Riprese a respirare e rismise subito dopo sentendo le sue labbra sulla propria pelle.
Quell'incredibile sensazione lo avvolse completamente. Lo sorprese l'idea di non aver mai veramente pensato a cosa potesse significare essere oggetto delle sue attenzioni. La sua bocca era calda, dolce ed eccitante. Il profumo dei suoi capelli accattivante. Quello della sua pelle irresistibile. Si lasciò andare a quel calore, fino a che non sentì una mano intrufolarglisi sotto il maglione e sfilargli parte della camicia dai pantaloni di flanella chiara.
Fece passare la mano nella fessura tra le stoffe e accarezzò la pelle nuda della sua schiena. I dorsali, la spina, le scapole. Le sue spalle. Le piacevano, così forti e protettive. Avvertì nelle sue reazioni allentate stupore e compiacimento. Gli sorrise e lo baciò mentre faceva scivolare anche l'altra mano sotto la camicia, sull'addome e sul petto. E quanto le piacque quella sensazione, le piacque la sua pelle e le piacque ancor di più sentirlo costretto a respiri più rapidi e profondi.
Masahiko si lasciò andare a quel contatto caldo e gentile delle sue labbra. Le sue labbra, le sue mani, che binomio era straordinario, elettrizzante. Avrebbe anche potuto abbandonarsi completamente a quel piacere. O forse no. Già, voleva di più. E quelle sue carezze, incredibilmente, non facevano che alimentare l'energia che si sprigionava dal suo ventre.
Sollevò insieme maglione e camicia, lo invitò ad alzare le braccia e lo aiutò a sfilarli contemporaneamente. Prima che cadessero a terra era di nuovo contro di lui.
Il contatto con la sua pelle gli tolse il respiro. La trovò calda, fresca e bollente. O forse era lui ad esserlo, non avrebbe saputo dirlo con certezza. Il suo corpo contro il proprio, protetto soltanto da quei pochi ultimi indumenti. Le poggiò entrambe le mani sulla schiena e le fece scorrere contemporaneamente lungo i dorsali nudi fino alla curva della vita. La sollevò da terra, affondò il viso nel suo collo e la strinse come mai prima di allora.
Tanta intensità la stupì, ma le piacque. Le piacquero le sue mani, la sua stretta, ma più di tutto le piacque sentire la propria pelle scivolare sulla sua.
Lo sentì fare qualche passo verso l'estremità della stanza ed allentare la stretta intorno alla sua vita, lasciandole toccare nuovamente terra, soltanto dopo aver raggiunto l'armadio a muro.
In quell'angolo buio cercò di nuovo il contatto con la sua bocca e con il suo corpo. Lo sentì sostenerle la schiena con un braccio per impedirle di poggiarsi all'anta dell'armadio che, invece, fece scorrere più discretamente che poté. Le venne quasi da sorridere sentendolo allungare un braccio verso gli scaffali.
Quanta determinazione, il suo Masahiko.
Pronunciò il suo nome sottovoce, ma dovette attendere qualche istante prima di ottenere più attenzione di quanta ne stava ricevendo il proprio corpo.
"Posso aiutarti? ".
Immaginò la sua espressione stupita nel buio e proseguì, "Con il futon, voglio dire ".
Rimase ancora una volta interdetto. No, non poteva proprio nasconderle niente. Anche al buio, senza poter vedere il suo viso, era capace di leggere senza difficoltà le sue intenzioni ed i suoi stati d'animo. Anche se stavolta, in realtà, non c'era niente che volesse nasconderle.
Sorrise, sicuro che lo avrebbe percepito anche nel buio, "Sono sempre il solito ragazzino prevedibile, non è vero? ".
La sua voce era calda ed indifesa. E lasciò trasparire il suo animo sincero ed appassionato.
Gli rispose facendogli scorrere le proprie mani sulle spalle e minimizzando quell'intesa istintiva, "No, Masahiko, ho soltanto sentito scorrere l'anta dell'armadio ".
Gli si avvicinò ancora, lasciando che il viso, il naso e le labbra gli sfiorassero lentamente la guancia ed il collo. Gli parlò nell'orecchio, con voce lieve e calma, "E ho pensato che non mi avresti mai chiesto di stendermi sul pavimento ".
Nella sua voce non c'era apparentemente malizia, ma Masahiko immaginò chiaramente l'espressione del suo viso. Lasciò che le proprie braccia si stringessero con maggior intensità intorno al suo corpo. La sentì sistemarsi contro il suo petto e continuare, "E poi ho pensato che qui non c'è nessuno che possa improvvisamente aprire una porta o affacciarsi ad una finestra, non è vero? ".
Riconobbe le parole che le aveva rivolto quella sera sul tetto e sorrise.
Carezzò i suoi capelli, la sua vita, i suoi fianchi. Baciò il suo collo e quando la sentì distendere tutto il proprio corpo sotto le sue mani le rispose, "Hai ragione, non c'è nessuno qui, tranne noi ".
DRINN
Il telefono li sorprese facendoli quasi sobbalzare.
Si voltarono entrambi in direzione dell'apparecchio immobile ed appena visibile nella semioscurità.
DRINN
"Ma chi diamine... ".
Gli parlò sottovoce dopo un breve attimo di incertezza, "Non rispondere ".
"Ma? ".
"Avanti, lascia stare ".
DRINN
"Ma ... a quest'ora... ".
Attese un momento e dopo un ulteriore squillo proseguì, "E' strano, a quest'ora, la vigilia di Natale.. è meglio rispondere, potrebbe essere importante ".
Fece scivolare con rammarico le proprie braccia dal suo corpo e nelle vibrazioni della sua pelle percepì chiaramente quanto gli costasse allontanarsi da lei. Lo seguì con lo sguardo avvicinarsi al telefono e si sentì sciocca per avergli rivolto quella richiesta. Sorrise, nel buio, e senza rendersene conto si strinse nelle proprie braccia.
"Si, chi parla? ".
Dopo un breve attimo lo sentì replicare spazientito al suo interlocutore.
"Si, sono io, che cosa c'è a quest'ora? ".
A quanto pare furono sufficienti pochi secondi per rispondergli, ma il tono di Masahiko, stavolta, risultò più allarmato, "Che cosa stai dicendo? ".
Gli si avvicinò istintivamente nel tentativo di cogliere qualche particolare che l'aiutasse a comprendere la situazione.
"Non posso crederci, ma si può sapere cosa stavate facendo? ".
Il suo tono, adesso, era palesemente arrabbiato ed incredulo. Stavolta il suo interlocutore ebbe bisogno di più tempo per rispondergli. Lo vide passarsi una mano sulla fronte e tra i capelli. Gli si avvicinò ancora di qualche passo.
Si sentì strana così semisvestita. Non aveva provato alcun disagio tra le sue braccia ma adesso, se non fosse stato quasi buio, si sarebbe sentita perfino in imbarazzo.
"Va bene, va bene, ho capito. Dove vi hanno portato? ".
"Si, so dov'è ".
Riappese il ricevitore senza salutare e si voltò verso di lei. La sua espressione era un misto di ira, apprensione e rimpianto. Le parlò però con tono incolore.
"Era Hiromi ". Indugiò per un attimo nel vano tentativo di cercare le parole più appropriate. "Telefonava dalla questura ".
"Dalla questura? ".
"Si, sono state arrestate ".
"Arrestate? ".
"Tutte quante ".


Continua.....

Ehi, ragazzi, fatemi sapere cosa ne pensate... che faccio, continuo?

  
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