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Autore: Lex    11/08/2003    0 recensioni
Questo è il proseguo della mia ff "Adesso lo sai", scritta per tutti coloro che, come me, vogliono sapere cosa è successo dietro la porta dell'appartament o di Masahiko... Però, ragazzi, attenti al rating!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTTE MALEDETTA




Uscirono in strada e si diressero verso la stazione.
" Sei sicuro che ci siano ancora treni a quest'ora? ".
" Generalmente ne parte almeno uno ogni ora in direzione centro, ma oggi è Natale e probabilmente il servizio notturno sarà stato ulteriormente ridotto ".
" E se non ne troviamo nessuno? ".
" Beh, immagino che non ci rimanga che andare a piedi ".
" Cavoli, sarebbe proprio una bella sfacchinata ".
" Ti avevo detto di rimanere a casa, non era necessario andarci entrambi ".
" Santo cielo, Masahiko. Le hanno fermate per guida in stato di ebbrezza, no? Non vorrei essere io a ricordarti che qualche ora fa facevi il bello addormentato sul divano di casa. Cosa pensi che succederebbe se facessero il test anche a te? ".
" Beh.. ".
" Non ti lascerebbero certo guidare, tantomeno con le ubriacone a bordo, non ti sembra? ".
Grugnì qualcosa prima di risponderle a tono, " Beh, se è per questo non sarei neppure tanto sicuro dell'esito di un tuo eventuale test, mia cara. Mi risulta che anche tu non ci sia andata tanto leggera stasera, nevvero? ".
Lo guardò stupita, poi si voltò fingendo di non voler accettare la provocazione.
Lo divertì averla zittita, almeno per una volta, e non fece niente per nasconderlo. Anzi, insistette con lo sguardo fino a quando non fu costretta ad incrociarlo di nuovo. Allora, sentendosi presa in castagna, ne rise, divertita, dimenticando per un attimo lo scopo della loro missione.
La stazione era per lo più deserta. Un impiegato infreddolito e mezzo addormentato vendette loro i biglietti augurando cerimoniosamente buon Natale e li indirizzò verso il bar più vicino ai binari. Vi si ripararono in attesa del primo treno utile che, fortunatamente, non tardò a lungo.
Si mise seduta vicina ai portelloni di uscita e Masahiko la seguì guardandosi intorno con attenzione per poi sedersi al suo fianco. Non era il massimo della prudenza viaggiare a quell'ora di notte verso il centro, ma non avevano altra scelta e, comunque, il vagone era praticamente deserto. Nell'angolo opposto al loro vide un paio di gambe sbucare da una fila di seggiolini. Presumibilmente un ragazzo, a giudicare dal tipo di pantaloni, ma Masahiko non si sbilanciò, memore delle lezioni impartitegli negli anni trascorsi a casa Wakanae.
Attraverso il vetro divisorio, poi, intravide la figura di alcuni ragazzi nel vagone vicino che sembravano piuttosto su di giri. Di ritorno da una festa, probabilmente.
Nessun altro nelle vicinanze. Era la notte di Natale, d'altra parte.
Shion se ne stava in silenzio, apparentemente disinteressata degli altri passeggeri. Il suo sguardo era fisso sullo sgargiante manifesto pubblicitario di un concerto rock che si sarebbe tenuto la sera di capodanno. Ritraeva l'immagine di una giovanissima ragazza, probabilmente un idol, di cui Masahiko non aveva mai sentito parlare.
Rivolse la sua attenzione a Shion, invogliato da quella sua momentanea distrazione. Gli piaceva osservarla quando non ne era consapevole, e ancor di più quando la coglieva immersa nei propri pensieri. Guardarla gli piaceva sempre, in verità, ma quando lei non se ne accorgeva era più facile. Era libero di assaporare la bellezza dei suoi lineamenti, l'intensità del suo sguardo, l'armonia del suo corpo senza però esporsi a quegli occhi indagatori e, più che altro, a quella lingua biforcuta.
Rise dentro di sé e lo sguardo gli scivolò sugli abiti che indossava. I suoi jeans le stavano un po' grandi. Aveva risolto il problema con una risvolta in fondo ai gambali ed una cintura in vita, ma si intuiva subito che non erano suoi. La camicia ed il maglione, anch'essi visibilmente abbondanti, erano però nascosti da sciarpa e cappotto. Pensò che la visione d'insieme, dopotutto, non era poi particolarmente sospetta e, in ogni caso, non avrebbe certamente potuto lasciarle indossare di nuovo il kimono in una notte fredda come quella. Già il tragitto da casa Wakanae al suo appartamento era stato un inutile azzardo. Non che gli fosse dispiaciuto, beninteso.
I portelloni si aprirono per la prima fermata. Una folata d'aria fredda si propagò furtivamente nel vagone prima che si richiudessero. La vide fermarsi i capelli improvvisamente agitati dal vento con una mano nuda e poi nasconderla di nuovo nella tasca del cappotto. Il treno ripartì subito dopo, insinuandosi di nuovo in quella notte inusitatamente silenziosa. Neppure quel vento freddo l'aveva distratta dai suoi pensieri. Chissà cosa si nascondeva dietro quello sguardo severo.
Notò i suoi zigomi leggermente arrossati. La corsa verso la stazione, l'aria fredda, oppure lo sbalzo di temperatura si erano fatti sentire. La sua pelle ne aveva risentito. La sua pelle. Dio, la sua pelle. Gli sembrò per un attimo di sentirla di nuovo sotto le proprie mani. Contro il proprio corpo. Sulla bocca. Sentì la stretta delle sue braccia intorno alla schiena, il suo insinuarsi contro il proprio petto. Percepì quasi materialmente la linea armoniosa della schiena confluire nella vita e perdersi elegantemente nei lombi. Dio, una scintilla si riaccese nel suo ventre e si sentì costretto a distogliere lo sguardo, cercando di nasconderle quel respiro più profondo che aveva inaspettatamente invaso i suoi polmoni. Un secondo fa, un anno fa, quanto era passato da quando le aveva fatto scivolare il kimono dalle spalle? Da quando aveva sentito tutto il suo corpo scivolargli sul torace. Cercò di focalizzare la sua immagine, ma non ci riuscì. Non l'aveva neppure, neppure... cavoli, non l'aveva neppure guardata. Che stupido. Non l'aveva guardata. Stupido! Come diavolo aveva potuto farlo, anzi, non farlo?
Era buio, certo, in fin dei conti non poteva rimproverarsi. No. Non era vero. Un'occasione l'aveva avuta, quando erano ancora vicini alla finestra. Anche lei se n'era stupita, l'aveva letto nel suo sguardo, ma in quel momento non era riuscito a pensare altro che a lei. Altro che a quello che stava succedendo. Non avrebbe mai pensato potesse esistere qualcosa che potesse emozionarlo più di sfilarle gli abiti uno dopo l'altro.
Eppure, era andata proprio così.
Gli stava finalmente concedendo il privilegio del suo corpo e quell'idea lo aveva emozionato più che quella di vederlo materialmente. E poi, e poi aveva pensato che ci sarebbe stato tempo anche per quello. Certo, tutto il tempo del mondo, ormai.
Che ingenuità! Hiromi, accidenti, gliel'avrebbe fatta pagare stavolta.
Il treno si fermò di nuovo. I portelloni si aprirono e quel vento si infiltrò di nuovo nel vagone animando i suoi capelli. Tolse istintivamente la mano dalla tasca del cappotto per riprenderli, ma sentì quella di Masahiko più veloce della sua fermarglieli sul collo.
Si voltò finalmente verso di lui e incrociò il suo sorriso. Dopo un primo attimo di stupore per quella sua ennesima premura, lo ricambiò e si avvicinò a lui facendosi scivolare la sua mano sulla spalla opposta.
Si rilassò lasciandosi dondolare dall'ondeggiare del vagone e dopo un attimo si decise a parlargli. La sua voce, però, risultò distaccata, " Come mai Hiromi avrà chiamato proprio te? ".
La domanda lo colse di sorpresa e le rispose pensieroso, " Beh, immagino perché vivo da solo ".
" E quindi? ".
" E quindi è probabile che abbia pensato che avrebbe svegliato solo me. Se avesse telefonato a casa tua avrebbe svegliato almeno quattro persone ".
" Ah... è possibile, ma mi è difficile immaginare una tal premura da parte di Hiromi. E' più probabile che abbia sbagliato numero ". Una buffa smorfia dipinse il suo viso e continuò, " E, comunque, mi chiedo come mai siano uscite in quelle condizioni. Quando ce ne siamo andati stavano dormendo come ghiri sul divano in salotto ".
" Non ne ho idea. Ce lo faremo spiegare meglio più tardi, sempre che a quest'ora ci consentano di vederle, è chiaro ".
" Già.. ", gli rispose con fatalismo, " speriamo non sia un viaggio inutile ".
Fortunatamente riuscirono a parlare senza troppi problemi con gli agenti che avevano eseguito l'arresto e dopo gli fu anche concesso, in via del tutto eccezionale, di incontrare una di loro.
Furono costretti ad attendere la prescelta per quasi mezz'ora davanti ad una porta su cui era affissa una targhetta con su scritto "colloquio detenuti ? stanza 1".
Masahiko ebbe quasi piacere di ricollegare quel termine ad Hiromi e di vederla arrivare scortata da un paio di poliziotti. Ben le stava! Ma Hiromi si mostrò così dispiaciuta e disperata che non poté far altro che autobiasimarsi per quanto aveva pensato.
" Ci hanno fermate proprio vicino a casa Wakanae, avrei potuto telefonare lì, ma mi sono talmente vergognata... cerca di capire, ti prego Masahiko, non potevo permettere che il nostro Sensei ci vedesse con le manette ai polsi ".
" Okay, okay, ho capito, ma ora... ".
" Ehi, ma come mai sei venuta anche tu, Shion? Masahiko, non avrai mica avvertito Sora Sensei.. ".
" No, Sora non ne sa niente, non preoccuparti, non ancora, almeno ".
" E allora perché è venuta anche Shion? Non dirmi che era a casa tua a quest'ora di notte, Masahiko ". La sua espressione si fece inaspettatamente maliziosa suscitando la prevedibile irritazione di Masahiko.
" Cosa stai? credo che tu abbia altro di cui preoccuparti adesso, Hiromi ".
" Oh, oh, allora è proprio vero, eri a casa sua stanotte.. ".
" Hiromi! Falla finita! Puoi spiegarci cosa diamine è successo? ".
" Oh, si, certo. Quando ci siamo svegliate tutte da sole in salotto e abbiamo capito che eravate andati tutti a dormire, abbiamo deciso di uscire per bere qualcosa in quel nuovo bar vicino la stazione. Lo conoscete? E' molto carino e ci sono un sacco di bei ragazzi che ci lavorano come camerieri... pensa che una volta ho conosciuto uno studente universitario che.... ".
" Abbiamo capito, Hiromi, vai avanti! ".
" Si, subito, dove ero rimasta? E' tutto così confuso, cercate di capirmi, sono tutta sotto choc... Ah, si, dunque, abbiamo preso la macchina perché non avevamo voglia di farcela a piedi fino alla stazione a quell'ora di notte, e poi faceva un gran freddo.. Il vento rovina la pelle, lo sapete, no? La secca tutta ".
" Hiromi! ".
" Si, si, un attimo, adesso continuo. Ci hanno fermate dopo solo un isolato e ci hanno fatto soffiare in un palloncino di gomma. Poi ci hanno preso le chiavi della macchina e ci hanno portate qui... è stato terribile! Sono stati dei bruti! ".
Shion guardò Masahiko con rassegnazione e lasciò che fosse lui a continuare.
" Hiromi, abbiamo parlato con gli agenti che vi hanno arrestate e ci hanno riferito che avete cercato di abbordarli mentre erano di pattuglia, che non avete voluto mostrargli i documenti e che avete resistito all'arresto ".
" No, non è assolutamente vero, come possono dire una cosa di questo genere di quattro giovani ragazze indifese? ".
Masahiko proseguì con tono comprensivo ma fermo, " Hiromi, uno di loro ci ha fatto vedere il segno di un morso di brontosauro sul suo avambraccio ".
" E che cosa mai avrebbe dovuto fare una povera ragazza di fronte a tanta brutalità? Kazu non ha fatto altro che difendersi! E poi, i documenti non li avevamo... forse li abbiamo dimenticati a casa Wakanae... ".
" E sul vostro tasso alcolico non possiamo nutrire alcun dubbio, temo ", intervenne finalmente Shion.
" Già... ", finì Masahiko.
" E adesso che facciamo? Ci lasceranno uscire, vero? ".
Masahiko si scambiò uno sguardo di sottecchi con Shion e riprese con voce calma, cercando di trovare le parole giuste, " Il problema è proprio questo, Hiromi. Vedi, ora che vi hanno arrestate dovrete affrontare un'udienza davanti ad un Giudice che deciderà se il vostro arresto è stato regolarmente eseguito ".
" Benissimo, sono sicura che chiariremo tutto, il Giudice capirà senz'altro le ragioni di quattro povere ragazze offese e orrendamente torturate dalla polizia ".
Masahiko cercò ancora brevemente lo sguardo di Shion e proseguì, " Ecco, Hiromi, il problema è che oggi è Natale e non ci sono udienze fissate fino a dopodomani ".
" E quindi ci mandano a casa e faranno l'udienza il ventisette? ".
Shion decise finalmente di intervenire e porre fine a quella commedia, " No, Hiromi, faranno l'udienza il ventisette, ma nel frattempo voi dovrete rimanere qui dentro ".
" Che cosa? Qui dentro? Altri due giorni? ".
" Già, è quello che ci hanno detto. Pensa che ci hanno consentito di parlarti adesso solo perché quegli agenti erano particolarmente sensibili al fascino femminile.. ".
" Ma... e allora perché hanno arrestato delle belle ragazze come noi? ".
Shion e Masahiko restarono a bocca aperta. Hiromi proseguì disperata, " Non è possibile, noi tra quei criminali... per altri due giorni. Dovete assolutamente trovare il modo di tirarci fuori da qui ".
" Ehi, non è così facile, non è mica un film questo! Non possiamo mica organizzare un'evasione su due piedi... ".
Masahiko intervenne terrorizzato, " Un'evasione? Ehi, ma di cosa state parlando, santo cielo? Finiremo per metterci tutti nei guai ".
" E allora? ", replicò Hiromi furente, " Vorresti lasciarci qui a marcire il giorno di Natale? Come se fossimo delle delinquenti? ".
" No, dico solo che dobbiamo trovare un'altra soluzione ". Rifletté per un momento e continuò, " Un avvocato, per esempio, si, dobbiamo consultare un professionista ".
Hiromi reagì con orrore, " Un avvocato? Nemmeno a parlarne, tutta gentaccia quella. Pensa che una volta ne ho persino frequentato uno... ".
" Ma, cerca di capire.. ".
" Niente da fare, mi ha spezzato il cuore quel... quel.. quel demonio! E pensare che quando l'ho conosciuto era stato così carino con me. Era stato lui a corteggiarmi. Certo, non lo avevo nemmeno notato io all'inizio. Poi, dopo due settimane di pressing, sul più bello, se l'è filata. E solo perché... si, insomma, perché... ".
Shion e Masahiko si guardarono l'un l'altra mentre Hiromi continuava il suo racconto, poi fu nuovamente Masahiko a parlarle. " Okay, abbiamo capito, niente avvocati. Cosa facciamo, allora? ".
Hiromi fece disperatamente cenno di no con la testa senza cercare di trattenere le lacrime. Masahiko si sentì ancor più in colpa per quanto aveva pensato qualche minuto prima e cercò le parole migliori per minimizzare la situazione e rincuorarla. Ma Shion lo precedette parlando però loro con tono dubbioso, " E se ne parlassimo a Tatsumi? ".
Masahiko la guardò con ansia crescente. Hiromi restò un momento in silenzio e poi le rispose entusiasta, " Vuoi dire il padre di Kaoru? Lo yakuza? E' una grande idea, Shion, un'idea fantastica. Lui ci tirerà fuori di qui in un attimo, ne sono sicura! ".
Shion lo guardò ancora, ma Masahiko restò di pietra.
" Tu che ne pensi? ".
Indugiò prima di risponderle, " Penso che ho un brutto presentimento ".
Ci rimuginò su per un attimo intuendo il motivo di tanta apprensione, ma proseguì decisa, " Hai qualche altra idea? ".
Le rispose scotendo la testa rassegnato, " No, in realtà non saprei cos'altro fare ".
Parlò di malavoglia, ma con voce ferma, " Allora è deciso ".
Quando lasciarono la questura Hiromi era decisamente più sollevata e Masahiko infinitamente più preoccupato.
" Dove pensi che potremmo trovarlo a quest'ora, Masahiko? ".
" Beh, sappiamo dove abita, passiamo prima da lì, altrimenti dovremmo fare un tentativo in almeno due o tre locali del centro, oppure telefonare a Kaoru ".
" Si, è una buona idea, lei potrà darci qualche buon suggerimento. Sempre che Kaoru abbia lasciato il cellulare acceso e che sia abbastanza lucida per rispondere, ovviamente ".
" Già... ".
Tatsumi non era a casa e nemmeno nei tre locali in cui Shion e Masahiko lo cercarono. All'esito delle ricerche decisero quindi di giocare la carta Kaoru. Se non avesse risposto al cellulare sarebbero stati costretti a chiamare sull'utenza di casa Wakanae e così tutti avrebbero saputo quanto era successo alle Assi. Andarci di persona avrebbe comportato un eccessivo ritardo col risultato che tutti, comunque, sarebbero venuti a conoscenza del fattaccio.
Fortunatamente Kaoru rispose dopo neppure troppi squilli e indicò loro il locale dove avrebbero certamente trovato suo padre. Il The secret flower garden gay bar. Come avevano fatto a non pensarci da soli?
E lì, infatti, lo trovarono, anche se dovettero aspettare a lungo prima di incontrarlo. Furono ricevuti nella stanza di Aoi che li accolse con grande cordialità.
" Ragazzi, come state? E' una vita che non vi si vede da queste parti ".
" Già ", rispose Masahiko ricordando con vergogna l'avventura del vaso rotto, " Ma sei stata proprio tu a dirmi che non avrei più dovuto farmi vedere qui, ricordi? ".
" Hai ragione, e, in fin dei conti, mi fa piacere che tu abbia seguito il mio consiglio ". Continuò voltandosi verso Shion e consentendo solo a lei di sentire le sue parole, " E credo di non essere l'unica, vero? ".
L'arrivo di Tatsumi, però, catturò tutta la loro attenzione. Si avvicinò loro con consueta eleganza e passo sicuro, allontanando con un rapido gesto un paio di uomini in abito scuro.
" Ragazzi, scusate per l'attesa. So che avete bisogno di una mano ".
Masahiko lo guardò stupito, ma la spiegazione di Tatsumi non si fece attendere, " So cosa è successo. Mi ha telefonato Kaoru e mi ha spiegato la situazione.. le ragazze si sono cacciate in un bel guaio stavolta, eh? ".
" Già, è per questo che siamo qui ", lo incalzò Shion, " Può fare qualcosa? ".
" Certamente, cosa credete? Mi basta una telefonata e le ragazze saranno fuori in mezz'ora ".
Masahiko si sentì enormemente sollevato, ma lo sguardo di Tatsumi lo insospettì tremendamente. Capì subito, prima di vederlo aprire di nuovo bocca, quale sarebbe stato il degno finale di quella notte maledetta.
Uscì dal locale insieme a Shion e chiuse la porta di servizio alle loro spalle. Non aveva avuto il coraggio di guardarla in viso dopo aver risposto nell'unico modo possibile alla vile richiesta di quello yakuza ingrato.
La vide voltarsi lentamente e rivolgergli uno sguardo pensieroso.
" Sei proprio sicuro che non sia meglio che rimanga qua con te? ".
" Si. Qualcuno deve pur andare a controllare che le Assi vengano effettivamente rilasciate. Non vorrei proprio che tutto questo fosse inutile ".
" Non me ne preoccuperei. Credo che possiamo fidarci della sua parola. Anche se è un maniaco è pur sempre uno yakuza. E in più è il padre di Kaoru ".
" Questo dovrebbe farci preoccupare ancora di più, non ti pare? ".
Finalmente la vide sorridere e ne fu rincuorato.
" E poi lo sai che le donne non sono ben viste da queste parti. Non ci servono altri problemi, non per stanotte, almeno ". " Beh, potrebbe sempre restare Shioya, no? ".
" Ma... ".
" Avanti, lo sai che non mi farei riconoscere da nessuno ".
" No, non è per questo? ".
" Potrei darti una mano ".
" Ma veramente? ".
" Ma cosa? C'è forse qualche problema con Shioya? ".
Tentennò prima di decidersi a risponderle sinceramente. " No, non è per Shioya, lo sai. La verità è che preferisco che tu vada a casa. Non sarà un grande spettacolo e niente che tu non abbia già visto, oltretutto ".
" Masahiko... ".
" Per essere sincero.. si, preferirei che tu non mi vedessi conciato in quel modo. Non stasera, almeno ". Abbassò istintivamente lo sguardo e continuò quasi sottovoce, " Era un'altra l'impressione che avrei voluto darti di me stasera. Non avrei mai pensato che sarebbe andata a finire così ".
Lo studiò per qualche secondo, guardò il suo viso e ricordò la sua espressione nella loro prima foto di famiglia. Si rese inaspettatamente conto, per la prima volta, che forse era proprio quello l'attimo in cui aveva attecchito il germe del sentimento che provava in quel momento.
Quel germe si era inconsapevolmente annidato nella sua tarda adolescenza per poi crescere e maturare, aspettando con pazienza e determinazione di esser pronto ad esprimersi al di là del suo intimo.
Gli si avvicinò cercandone lo sguardo e una volta che l'ebbe incrociato gli sorrise come nessun altro aveva il privilegio di vedere. Gli parlò con occhi caldi e trasparenti, consentendogli, per una volta, di leggerle dentro senza difficoltà, " L'impressione che mi hai dato è quella di una persona che è disposta a sacrificare qualcosa a cui tiene molto per aiutare qualcuno in difficoltà e che forse neppure se lo merita ".
Le piacque quella sua espressione un po' stupita, un po' incredula e infine rasserenata. Se la godette appieno e senza distogliere lo sguardo fece scorrere le dita di entrambe le mani sul suo petto e sul suo ventre. Poi prese le sue mani nelle proprie e guidò lentamente le sue braccia intorno al proprio torace. Si strinse a lui e gli parlò rinunciando definitivamente, in cuor suo, ad ogni forma di difesa, " E non cambierei idea se tra dieci minuti vedessi Masami servire saké ad un tavolo di yakuza ".
Il suo sorriso l'avvolse ed il suo ringraziamento la rincuorò, anche se, in realtà non la convinse del tutto.
Kaoru aprì improvvisamente la porta di servizio facendoli trasalire entrambi.
" Ah, siete qua! Quel porco di mio padre aveva paura che ve ne foste andati ".
" Non sarebbe stata una cattiva idea.. ", le rispose Masahiko rassegnato, " Ma tu cosa diamine ci fai qui? ".
" Beh, voi vi state divertendo da matti e io avrei dovuto restarmene a casa a dormire? ".
" Divertendo? ", rimase per un attimo interdetto prima di dare finalmente libero sfogo alla sua frustrazione, " Divertire, noi? Tuo... padre, non ti ha forse detto che cosa ha chiesto in cambio di una telefonata? ".
" Si, ma.. ".
" Bene! Allora non venirmi più a dire che mi sto divertendo! ".
" Si, ma.. ".
" Adesso tu accompagnerai Shion fino in questura e vi accerterete che le Assi siano rilasciate, chiaro? ".
" Ma io... ".
" Chiaro?! ".
" Okay, okay, ho capito. Anzi, sarà meglio incamminarsi subito, Shion, vero? ".
Shion lo guardò riprendere fiato faticosamente e sorrise del suo sfogo inaspettato.
" Stai attento, mi raccomando ".
Gli carezzò una guancia e si voltò incamminandosi a fianco di Kaoru che mormorò di soppiatto, " Nervosetto stasera, eh? ".
Rimase qualche istante in strada, osservandole sparire nella notte e sentendo in sottofondo un ridacchiare sommesso. Finalmente si decise a rientrare nei camerini ripensando già con nostalgia a quella carezza leggera sul viso.

  
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