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Autore: RYear    08/12/2014    2 recensioni
Apocalisse.
«Quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra.»
- Non credevo accadesse tutto alla lettera. O almeno speravo in qualcosa di meglio! Adesso li odio. Mi hanno portato via, di nuovo, una delle persone a cui tenevo molto.
- Hai ancora tuo fratello, Gwen. Goditelo finché puoi.
- Mi stai augurando di morire? - scherzò.
- Non lo vorrei mai.
- Da quel giorno ho capito una cosa, fin troppo evidente ormai. In questo mondo dove si rischia di morire ogni secondo, ci sono due opzioni: non c’è spazio per la speranza, per le emozioni. O semplicemente bisogna lasciarsi andare e vivere ogni momento finché si può.
- Opterei per la seconda.
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Mai avrebbe permesso al destino di vincere, di nuovo.
Non avrebbe rinunciato a lei, non sarebbe tornato ad essere il triste e solo guerriero.
- Adesso sei tu ad avermi salvata – sorrise mentre lottava per tenere gli occhi aperti e mettere a fuoco la sua figura.
- Non abituarti.
Gwen sorrise. Sorrise per il ritorno della sua voce, dei suoi banali e falsi modi bruschi, per il suo ritorno.
Era viva grazie a lui, e lo era in tutti i sensi.
Aprite se vi ho incuriositi! Buona lettura! ^^.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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RUN

 

La prese tra le sue braccia, caricandola di peso, rischiando di essere infetto maggiormente – anche se quella malattia non sembrava colpirlo particolarmente – e la portò in quarantena.
Non poté oltrepassare la porta che divideva l’aria infetta da quella non-infetta, così ci pensò Glenn, già in pessime condizioni, ad accogliere una malata tra loro.
Gwen, ancora stordita e debole, si guardò attorno: alla sua destra vide la cella del dottor Caleb, che tentava di restar sveglio e attivo per non permettere alla malattia di prendere il sopravvento, così come Glenn e Sasha che giravano per il blocco aiutando i più bisognosi.
Oltre le scale, al piano di sopra, c’erano donne e bambini, del tutto inermi sui propri letti.
Annusò l’aria, che le fece venire il voltastomaco e dovette premere una mano sulla bocca per trattenere il conato di vomito. Si trascinò fin alla sua cella al piano terra, buttandosi sul letto e accorgendosi che oltre lei, in quella stanza, c’era soltanto un vecchio libro autobiografico di un artista sconosciuto al suo bagaglio culturale – non molto arricchito – così, spinta dalla noia, dalla curiosità e dalla voglia di restar sveglia ed in vita, cominciò a leggerlo aspettando un qualche segnale di salvezza, mentre il mondo continuava ad andare a rotoli.
 
Da lì, a quelle che sembravano ore, il sole non tardò a sorgere svegliando il resto del gruppo alla prigione. Quel giorno ognuno aveva il suo dovere: Rick aveva ormai risolto il caso dell’omicidio dichiarando – a se stesso ancor per poco – il colpevole.  Daryl organizzava una spedizione per trovare i medicinali, mentre Hershel si procurò bacche di sambuca come cura momentanea.
- Cos’hai intenzione di fare con quelle, papà?
- Quelle persone lì dentro, Maggie, hanno bisogno di me.
- Ma… papà, no! – urlò disperata – verrai infetto, ti ammalerai e…
- Non è detto che succederà per forza. Guardami – la incitò dolcemente – sono sopravvissuto a tutto questo e per di più anche senza una gamba! Non sarà un virus ad uccidermi. – la ragazza annuì affranta – ricorda, Maggie: ognuno ha il suo compito. Oggi, questo è il mio. – detto questo avvisò il suo vecchio amico Rick, e Daryl, che non mancò ad un discorsetto.
- Hershel…
- Sì, Daryl?
- Buona fortuna..
- E..?
L’arciere non capì a cosa volesse riverirsi quella domanda in sospeso, come ad incitarlo a continuare una frase incompleta, o volutamente non detta.
O forse sì, capì, ma non volle ammetterlo. Ciò l’avrebbe fatto sembrare ancor più debole agli occhi degli altri, ed ancorato a quella ragazza estranea ed indifferente – a suo parere – a se stesso.
Eppure, nel profondo, sentiva il dovere di farlo, come se dirlo fosse bastato a migliorare la situazione, o a sentirsi meno in colpa e sollevato.
- Prenditi cura di lei – gli uscì di botto, sospirando poco dopo come se un grande masso gli fosse scivolato dal petto, facendogli riprendere a respirare.
- Lo farò, conta su di me – sorrise incoraggiante, ed entrò in isolamento.
Daryl tremava.
Temeva i pensieri del vecchio, perché, ormai era chiaro, sapeva forse anche più di lui ciò che lui stesso provava ed ignorava. Ciò che, in presenza di quella ragazza, lo rendeva vulnerabile, fragile, dimostrando quel suo lato tenero ormai seppellito da secoli, di cui aveva persino dimenticato l’esistenza, semmai una ne avesse avuta.
Temeva tutto questo, temeva di poter apparire per quello che non era ed odiava essere: un debole.
Sì allontanò dando un ultimo sguardo oltre quel vetro che li divideva: Gwen le dava le spalle, aiutando Hershel a distribuire la cura tra le celle, camminando con fatica.
Odiava se stesso per quello che aveva permesso di accadere quel giorno: quel bacio era un dannato errore perché, anche se non aveva fatto storie, sapeva quanto lei potesse sentirsi più legato a lui attraverso quel piccolo ma significativo gesto.
L’aveva illusa per questo, forse, ed odiava non aver potuto chiarire prima che succedesse un ulteriore problema qual era, appunto, il virus.
Sospirò.
‘E’ forte’ pensò ‘riuscirà a sopravvivere finché non tornerò con i medicinali e sarà guarita’ cercò di convincere più se stesso che qualsiasi altra persona.
Uscì di lì in compagnia di Tyreese, che aveva dato il suo saluto alla sorella, proponendoli di accompagnarli nella spedizione.
- Come sapremo riconoscere queste medicine?
- Non dovete, ci sono io. Le conosco e credo di potervi essere molto utile per questo. Portatemi con voi – si offrì Bob.
- D’accordo, sei dei nostri. Michonne?
- Come ai vecchi tempi, Daryl! – rispose entusiasta. L’arciere annuì caricando la macchina, pronti a partire.
 
L’aria era tesa tra gli sportelli di quella vettura, mentre i presenti si lanciano occhiatacce alquanto ansiose.
Daryl accese la radio, intercettando una segnale vocale sotto ad un costante fruscio. Poi di nuovo silenzio.
Quel gesto lo fece distrarre, anche se solo per un secondo, portandolo a schiantarsi contro un’orda infinita di vaganti, che accerchiò subito l’auto.
No, non li avrebbero fermati ancora una volta.
Daryl aprì il tettuccio dell’auto facendo uscire i suoi compagni uno alla volta. Seguendoli, uccise una decina di vaganti accoltellandoli o tirando frecce qua e là, ovviamente raccolte subito dopo per permettersi di usarle altre volte.
Tyreese tornò indietro in suo soccorso.
- Vattene amico. Scappa, qui ci penso io.
Daryl lo guardò preoccupato in volto, poi annuì, sicuro che l’amico ce l’avrebbe fatta.
L’orda lo stava accerchiando e lui, da cavia come distrazione, aveva aiutato gli amici a mettersi in salvo.
‘Ce la farà’ continuava a ripetersi speranzoso. Era stufo di perdere persone ed avere altre morti sulla coscienza. Dopo tutto, forse, quello sarebbe stato un bel modo per sfogare la rabbia che teneva chiusa in sé.
Corsero nel bosco, senza allontanarsi troppo per permettere al compagno di tornare da loro nel caso fosse uscito vivo da quella situazione.
Intanto ne approfittarono per riprendere il respiro mentre, col fiato sospeso, guardarono alla loro destra, da dove avevano udito un fruscio di foglie. Ne uscì Tyreese, imbrattato di sangue e fango.
- Tutto ok? Sei stato morso? Graffiato?
- Sono apposto. Proseguiamo – disse fermo e deciso precedendo il suo gruppo.
Daryl annuì lasciandosi sfuggire un breve sorriso.
Camminarono per pochi metri poi, raggiunto nuovamente l’autostrada, trovarono un altro veicolo. L’arciere si occupò della sua funzionalità mentre Michonne ripulì il suo interno ed il retro, nel bagagliaio.
Non trovarono molto se non una valigia aperta e mal ridotta che lasciava fuoriuscire abiti e stracci qua e là.
- Questi potrebbero tornarci utile alla prigione – commentò la spadaccina ricevendo un cenno del capo da parte di suoi compagni.
L’auto era funzionante e, con il poco carburante che rimaneva, raggiunsero la facoltà di veterinaria del West Peachtree Tech.
Il posto era colmo di vaganti ma ben nascosti, così si limitarono solo ad evitarli o uccidere quelli che intralciavano il cammino.
- Non siamo al sicuro qui. Probabilmente ce ne sono molto di più di quelli che riusciamo a vedere oltre quella porta, e potrebbero liberarsi subito. Io posso rallentarli, ma voi correte a prendere le medicine. Appena finito scappiamo di qui, ok? – ordinò Daryl.
- Sbrigati Bob, non abbiamo molto tempo – continuò incastrando, in maniera obliqua, un armadietto tra un muro e l’altro per non permettere agli azzannatori di passare.
- Qui è sicuro, ora. Trovato ciò che cerchiamo?
- E’ qui, in questa stanza, ma non riesco ad aprire.
- Fammi vedere – quasi sussurrò affacciandosi oltre la vetrata della porta. Non c’erano zombie al suo interno, ma l’ingresso era bloccato da un paio di sedie accatastate l’una sull’altra. Fece forza sulla maniglia insieme a delle piccole spallate riuscendo, dopo vari tentativi, a varcare la soglia. Consegnò una sacca a Bob che, in breve tempo, riempì con tutto il necessario per la cura.
Diede un’occhiata attorno, sempre vigile e pronto per un eventuale attacco-zombie, ma godendosi un po’ di ‘normalità’ che restava ancora chiusa in quel posto. Poteva immaginarselo, quel posto, gremito di gente intenta a svolgere il proprio lavoro. Gente che lì fuori si dimenava per mangiarli. Quelle che un tempo erano normali persone, erano ora diventati loro unico nemico, fonte di patimenti, affanni, stress e tristezza.
Faceva tutto così schifo. E per cosa combattevano? La sopravvivenza di un mondo ormai perduto? Con quale forza e coraggio andavano avanti?
Scosse la testa per cancellare quella negatività.
Controllò gli scaffali sui quali erano riposti, in maniera disordinata, vecchi libri, romanzi d’amore e di cultura, fantasy e di storia, fumetti e molto altro. Ne prese un paio per portarne a Carl, Beth e… Gwen. Dei brividi gli percorsero il braccio e la spina dorsale. Lanciò un’occhiata alla finestra ma no, era chiusa e quindi non era stato alcun vento a provocarli quella scossa.
La ignorò, e non fece altro. Per quanto l’angoscia e la consapevolezza di non riuscire a salvarla potesse attanagliarlo, non mollò. Ignorò piuttosto questo pensiero d’interesse: non era la sua unica vita quella che stava salvando, ora. Eppure quel suo metter fretta di raccogliere l’occorrente e correre via non era dovuto solo alla paura di esser morsi da un vagante: nel suo profondo, nel suo lontano e oscuro lato umano, lo sapeva. E non si sarebbe tolto quel grosso mattone lì sullo stomaco fin quando non sarebbe arrivo alla prigione e aver visto i loro corpi riprendersi davanti ai suoi occhi. Il SUO corpo.
- Fatto?
- Sì, ho finito. Possiamo andare.
Annuì e si affrettò a raggiungere l’uscita.
- Merda.
- Cosa succede? – chiese ansioso il ‘medico’.
- Quella trappola non riuscirà a fermarli ancora per molto. E non possiamo raggiungere la porta da dove siamo venuti. Dovremo uscire dalla finestra e in qualche modo saltare giù.
- E’ da suicidi.
- Preferisci, con non molte probabilità ed un po’ d’astuzia, slogarti una caviglia, o trasformarti in uno di loro?
- Vada per la finestra.
Corsero verso quella loro possibilità d’uscita, Bob per ultimo.
Fu un secondo: riuscì a salvare la sacca dei medicinali, ma non la sua. Un piccolo zaino che si era portato per sé, e che teneva saldo tra le mani non lasciandolo in nessun modo alle grinfie dei vaganti. Sembrava, piuttosto, voler farsi uccidere, ma non azzardava a mollar la presa.
Strattonò più e più volte riuscendo finalmente a riprenderselo.
Michonne, con la sua katana, fece fuori gli zombie della prima fila che minacciavano di scivolare dalla finestra e finir su di loro.
Daryl, furioso, si fece consegnare la sacca di Bob controllandone l’interno.
- Mi stai dicendo che stavamo rischiando la vita per una stupida bottiglia di vodka!? Vaffanculo Bob!
- Tu non sai cosa significa per me! E’ difficile passare dall’essere un tossico dipendente ad una brava persona astemia nel giro di pochi giorni. Tu non capisci!
- E tu non capisci che hai messo a rischio la tua e la nostra vita per una fottuta bottiglia d’alcool! – urlò avvicinando la fronte alla sua con fare superiore e minaccioso – non la passerai liscia.
Bob gli tenne testa aspettando che l’amico si staccasse. Gli riconsegnò, poi, il suo ‘premio’ tanto difeso sussurrandogli un ‘fottiti’ carico di rabbia.
(Esperimento pt.2: ascoltate questa https://www.youtube.com/watch?v=TfXbn1t9QIo aspettate a leggere finché non comincia la canzone c: )
Saltarono giù dal tetto, distante pochi metri da terra, raggiungendo poi, velocemente, l’auto.
Il viaggio di ritorno fu teso e silenzioso. Daryl emetteva piccoli ma affannosi respiri, mentre l’ansia gli mangiava lo stomaco, saliva su per la gola soffocandolo.
‘Ce la farò’ si ripeteva ‘devo farcela. Devo arrivare in tempo. E lei, lei deve resistere. E’ forte, è una grande bastarda, ce la farà’ s’incoraggiava.
Era una continua lotta contro il tempo.
Alla prigione, nel blocco A, altre persone si erano trasformate in vaganti mentre Gwen si sorreggeva su una qualsiasi cosa solida e resistente trovava davanti, soccorrendo ed aiutando i viventi.
Una persona dall’esterno sfondò la porta della quarantena entrandone ed uccidendo gli zombie presenti. Gwen si girò di scatto pregando fosse qualcuno corso in loro aiuto con la cura ma, solo dopo aver messo a fuoco la figura, si accorse essere Maggie. Sospirò sconsolata e distrutta. Non aveva più forze, non sarebbe sopravvissuta un altro minuto.
- Gwen! Oddio…
- V..vai da Glenn. E’… e’ al piano di sopra, non sta bene – si sforzò a dire col poco respiro che le era rimasto.
- Gwen… mi spiace. Scusa.. – rispose la ragazza correndo dal coreano.
Gwen strizzò più volte gli occhi inquadrando la situazione lì dentro: gente malata lottava per la vita mentre la morte minacciava di prendere il possesso del loro corpo.
Hershel aveva fatto del suo meglio, gli aveva aiutati come meglio poteva riuscendo a controllare la situazione, ma non li aveva salvati tutti.
Gwen arrancò verso la camera di Sasha trovandola stesa a terra mentre il sangue le colava dalla bocca.
- No… - sussurrò correndole incontro. Le sollevò il capo poggiandole un cuscino sotto. Fece una breve e veloce respirazione bocca a bocca provando a guadagnare tempo. Controllò le pulsazioni: il suo cuore, anche se flebile, batteva ancora.
Si alzò ed uscì dalla camera in cerca di Hershel. La testa le girava vertiginosamente, la vista le veniva sempre meno, mentre le uniche cose che sentiva erano mugolii dei vaganti ed urla di gente che chiedeva aiuto, richiamando il suo nome.
L’ultima cosa che fece fu voltarsi a sinistra, in direzione della porta, e vedere una figura possente entrare in quarantena. Poi perse i sensi e cadde a terra.
Il sangue cominciò a fuoriuscirle dal naso e dalla bocca, i battiti lenti e irregolari, era praticamente morta.
Daryl era corso lì dentro, in suo soccorso, perché, alla vista di quella scena, non poteva aspettare senza far nulla. Non avrebbe permesso di far morire altre persone, non lei. Non ora, non così presto.
Era ansioso, ma doveva essere fermo e mantenere la calma.
La prese tra le sue braccia mentre richiamò Bob.
- Bob dannazione, aiutami!
- Daryl… temo sia troppo tardi.
- No, cazzo, no! Non è tardi, il suo cuore batte ancora, lo sento. Passami quelle fottute medicine!
Bob scosse la testa occupandosi lui stesso di curare Gwen.
- Sono cure spese inutilmente..
- Vedrai che poi ne varrà la pena. Ti avevo detto che te l’avrei fatta pagare cara, ricompensarmi con questo mi pare il minimo, no? Non ti ho chiesto chissà quale favore, ti ho chiesto di salvare una vita. La vita di una NOSTRA amica.
Bob lo guardò persistente e deciso, che andava oltre un semplice sguardo, quasi a scrutarne l’anima. Non c’era motivo di scaldarsi tanto, ma non arrivò a secondi fini. Probabile che tenga alla ragazza molto più di quanto lui stesso pensi – o magari no – ma si sarebbe comportato in questo modo anche con qualsiasi altro membro del gruppo. Nessuno doveva morire, non più.
- Dobbiamo portarla su un letto, non posso procedere qui sul pavimento.
Daryl annuì mettendo un braccio sotto la schiena di Gwen, l’altro sotto le gambe, e la sollevò.
La portò nella cella più vicina, in cui il corpo di un non-morto giaceva a terra con le fauci spalancate ed un legnetto mal appuntito conficcato nel cranio. Sorrise pensando fosse opera della spadaccina.
Gwen riprese coscienza, o quasi. Aprì gli occhi – o quello che sembrava il gesto d’aprirgli – e respirò.
L’arciere osservò il procedimento, poi uscì di lì prendendo alcune delle medicine curanti con sé.
- Dove vai?
- Vedo se qualcun altro ha bisogno d’aiuto.
- Sicuro di riuscirci?
- Devo farlo. Con lei siamo arrivati giusto in tempo, magari non saremo così fortunati di nuovo.
Ed uscì di lì sospirando.
Un sospiro di sollievo, un peso in meno sullo stomaco e sulla coscienza.
Lei era morta. Le era sembrata morta. L’aveva vista svenire davanti ai suoi occhi. Il sangue usciva dalle sue labbra e no, il suo cuore non batteva. Probabilmente sì, sarebbero state cure sprecate. E invece, per chissà quale miracolo, lei era viva.
 
‘Non credo in Dio. Ma chiunque sorvegli da lì su, grazie’

 

SPAZIO AUTRICE

NO, non sono morta. Probabilmente molte di voi mi avranno data per scomparsa o saranno andate a ‘chi l’ha visto?’. O forse non vi siete neanche accorte della mia assenza! D’oh :c e vabbè, me lo merito :c
Chiedo scusa, perdonatemi D: quasi due mesi di assenza non sono accettabili, ma ho i miei motivi! *cori* ‘non ce ne facciamo nulla delle tue scusee!!’ ndehehe é.è
Ok, tra colloqui, problemi in famiglia, scuola ed il mio fidanzamento (da un mese e poco più ormai, yee) non ho avuto modo di pubblicare. O almeno ci provavo, ma nulla.
Dunque… capitolo insolito? Inaspettato? Ansioso? Noioso? ''C'è di nuovo il tuo stupido esperimento con la canzone, yee!'' Commentate! (Scusate gli errori, non ho potuto correggere per la fretta)
Io ho solo una cosa da dire riguardo Walking Dead: COSA DIAVOLO E’ PASSATO PER LA TESTA DI ROBERT O FRANK O CHICCHESSIA!?
Beth. E’. Morta.
Cuore infranto.
No sul serio, io non ci credo… spero si siano sbagliati ed era una puntata fantasiosa. Ma Beth non può essere morta. Non doveva morire!
Sono a lutto da una settimana, aiutatemi.
Lei… e lui… oddio T_T
Ok la smetto, qui lo spazio d’autrice è più lungo del capitolo! Ahah
Alla prossima! (Mi auguro avvenga presto)
 

_R

   
 
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