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Autore: titty_93    08/12/2014    1 recensioni
Leonardo Abate, salvato miracolosamente da De Silva è stato cresciuto nella fredda città russa di San Pietroburgo. All'età di 21 anni è pronto per ritornare nella sua città d'origine e pianificare così la sua vendetta...(questa storia è il continuo di squadra antimafia 5 e ha come protagonista Leo,ma verrà approfondito anche il rapporto tra Rosy e Domenico e altri vecchi personaggi della fiction).
Genere: Drammatico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Domenico Calcaterra, Leonardo Abate, Rosalia/Rosy Abate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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41. Legami

Carmen era accoccolata tra le braccia di Leo che le accarezzava le braccia provocandole  piccoli brividi.
"E' stata la serata più bella della mia vita" - disse lui dopo aver regalato un leggero bacio sulle braccia.
"Bugiardo!" - rispose Carmen - "sarai stato con centinaia di donne prima di me".
"Ma non ho mai fatto l'amore con loro".
La ragazza si voltò un attimo cercando la sua bocca e baciandola appena - "e poi non ne ho avute così tante. Ma per chi minchia mi hai preso?" - continuò scherzando a fior di labbra. Sorrisero entrambi. Dopo di che lei divenne triste - "che ne sarà di noi, Leonardo? Come faremo a dimenticare tutto questo?".
"Oh tesoro, ma io non ti chiedo di dimenticare, ma di farti forza proprio sull'amore che proviamo per ricominciare".
"Sarà difficile".
"Appunto. Difficile, non impossibile".
Carmen annuì leggermente mascherando la tristezza che aveva ormai invaso la sua anima - "vorrei tenerti stretta tra le mie braccia per il resto dei miei giorni, ma è meglio se ci rivestiamo. Potrebbe ritornare Mimmo da un momento all'altro e non mi sembra il caso di farci trovare così".
Lei annuì e prese i suoi vestiti indossandoli in fretta. Era arrivato il momento di andare adesso. Carmen non voleva lasciarlo, come poteva con tutto quello che era successo. Si fermò un attimo, in silenzio, seduta sul letto, ma venne presto raggiunta da Leo. In ginocchio e la guardò togliendole alcune ciocche ribelli dal viso. Voleva trasmetterle tanta forza attraverso lo sguardo, ma lei continuava a tenere gli occhi abbassati.
"Abbracciami ti prego" - disse lei allungando le braccia e accogliendo il viso di Leo sul suo seno.
"Non ci rivedremo mai più vero?"- chiese la ragazza guardando un punto fisso di fronte a lei.
"Ci sarà il processo e temo che dovrai venire anche tu a testimoniare".
"No. Io intendevo... E' l'ultima volta che staremo così?".
"Non è detto, ma non voglio illuderti. Per adesso si!".
Carmen lo strinse ancora di più. Non voleva piangere, non doveva, dopo tutto quello che era successo. Si faceva forza da sola, pensando ai bei momenti trascorsi insieme a lui e chissà magari un giorno potrà riviverli di nuovo. Ma ora c'erano altre priorità. Leonardo doveva costruire il rapporto con i suoi genitori e Carmen doveva riprendere a studiare. Riprendendo a frequentarsi correvano il rischio di mandare tutto all'aria, di trascurarsi e avrebbero finito col litigare o peggio ancora, avrebbero smesso di amarsi. E questo non se lo potevano permettere. Magari si ritroveranno quando entrambi saranno più maturi, con meno situazioni problematiche alle spalle. E saranno più spensierati, più determinati ad affrontare Sandro e tutti coloro che non potranno vedere di buon occhio questa relazione.
"Ti accompagno" - Leonardo si staccò per prima prendendo il giubbotto.
"No, vado da sola. Non vorrei far infuriare mio padre. E' già tanto che ha acconsentito a tutto questo".
"Sicura sei?".
"Si".
Leo l'accompagnò alla porta - "in settimana prenderò l'aereo diretto per Milano. Verrai a salutarmi?".
"Non lo so Carmen, sarà più difficile dopo".
"Allora questo è il nostro addio?".
"Si".
Si abbracciarono di nuovo e si baciarono con passione, forse, per l'ultima volta.

-
Qualche ora dopo in carcere
Rosy era sdraiata su quel letto scomodo, l'aveva dimenticato. Aveva dimenticato quanto fosse terribile vivere li dentro. Con persone che la guardavano dalla testa ai piedi, con disgusto, ma senza parlare, per paura che quell' indone mafiosa potesse uscire da dentro di lei. Con la fame che prepotentemente la assaliva per poi cibarsi di ciò che si preparavano da soli. Con le docce in comune, posto in cui alcuni ne approfittavano per minacciare o per vendicarsi brutalmente. Adesso però c'era qualcosa  di strano dentro di lei, sentiva che quello non era più il suo posto giusto. Forse era la voglia di condividere le giornate con suo figlio e anche con Domenico, che le assaliva la determinazione di voler uscire al più presto da li. In quel posto dove lei adesso si sentiva fuori luogo. Aveva deciso di collaborare, di parlare, di fare la pentita, e anche se aveva tradito tutti i suoi principi di mafiosa, nulla poteva essere lontanamente paragonabile di riavere con se le persone che ama.
E proprio mentre fantasticava su quella vita che da li a poco, avrebbe cambiato tutto, sentì aprire la porta della cella. Era una poliziotta.
"Abate" - urlò la donna con toni rigidi -"c'è una visita per lei".
Rosy si alzò, era sorpresa. Solamente ieri era stata portata li. 
Venne presa per un braccio e portata in quella stanza dove si accoglievano i propri cari. Quando un altra porta presto si aprì vide suo figlio seduto dall'altra parte del lunghissimo tavolo. Procedette lentamente poi si sedette di fronte a lui.
"Che ci fai qui tesoro?".
Leonardo allungò le mani e accolse quelle di sua madre tra le sue.
"Volevo vederti".
"E' successo qualcosa?" - chiese lei vedendo la tristezza nei suoi occhi.
"Niente di grave, davvero".
"Lo conosco quello sguardo. C'entra Carmen vero?".
"Minchia" - sbottò il ragazzo sorridendo leggermente - "non ti si può tenere nascosto nulla!".
Rosy sorrise appena. Aveva imparato a leggere nei suoi occhi dal primo giorno in cui l'aveva visto in quel covo abbandonato proprio come Domenico aveva saputo leggere nei suoi.
"Io e lei abbiamo preso una decisione. Una decisione sofferta per entrambi".
"Di cosa si tratta?".
"L'ho convinta a partire, a ritornare a Milano, a riprendere gli studi che per colpa mia ha trascurato".
"Ma perchè Leo?".
"Perchè è giusto così. E' giusto che lei si rifaccia una vita, lontano da me, e poi magari quando sarà più matura, sceglierà se avermi al suo fianco".
"Mi dispiace" ...Furono le uniche due parole che Rosy riuscì a dirgli. Come poteva dare consigli. Lei? Proprio lei che nella vita aveva sbagliato tutto.
"Io ho bisogno che tu mi stia vicino. Minchia. Fa più male di quanto pensassi".
Ma Rosy non riusciva nemmeno a confortarlo. Perchè nella sua vita nessuno aveva avuto bisogno di un suo abbraccio, di una sua carezza. Ed era come se tra se stessa e un altra persona si fosse creato un muro invisibile che ogni tanto, si alzava. Sempre di più. E sembrava insormontabile per lei. Solamente Domenico era riuscito ad abbatterlo, ad abbattere tutte le sue barriere. Perchè lui era forte, una forza che bastava per entrambi. Leonardo invece, era così debole e da solo non basterà per andare oltre a quel muro. 
"Leo, ma perchè sei venuto da me?" - chiese lei con la speranza che lui andasse presto via correndo tra le braccia di chi potesse ascoltarlo.
"Io non lo so, mamma. E' stato l'istinto a guidarmi qui da te. Forse, forse perchè io e te siamo uguali. E solamente tu sei in grado di capirmi adesso".
"Non dire così. Io e te non siamo uguali".
"E invece si, mamma!".
"Tu hai ereditato solo la parte buona di me".
Leonardo sorrise per un attimo - "ti sei tradita da sola".
Rosy scosse la testa, come per dire - in che senso?-.
"Finalmente hai ammesso che c'è una parte buona dentro di te".
"Adesso non cambiare discorso, ragazzo!".
"Mi aiuterà a non pensarci".
"Cosa vuoi fare? Io non ti capisco!".
"Non lo so. Io devo lasciare andar via Carmen, mamma. Minchia se devo. Non posso permettere che lei trascuri la sua vita per seguirmi ovunque mi manderanno. Non sarebbe giusto".
"Ma il tuo cuore non ne vuole sapere".
Leonardo scosse la testa. 
Rosy doveva far qualcosa, non poteva vedere suo figlio in quello stato. Per qualche strana ragione, Leo aveva bisogno di lei. Della sua mamma. Adesso doveva abbattere lei quel muro che si era creato tra lei e suo figlio. E sarà difficile, ma dovrà farlo. Per il bene del suo figliolo.
"Vorrei tanto abbracciarti" - disse istintivamente e vedendo che pian piano, quella barriera stava per sgretolarsi. 
"Ma non si può".
"E chi minchia te l'ha detto".
Si voltò verso la poliziotta di turno, che stava assistendo al discorso. La donna scosse la testa.
"La prego. Un minuto soltanto".
"Non posso" - rispose la donna fissando un punto lontano,e non guardandola negli occhi.
"Un secondo".
"Ho detto che non posso" - sbottò a bassa voce, ma questa volta gli sguardi si incrociarono -"se lo vedono gli altri detenuti, succede il caos. Ed io non posso perdere il lavoro".
"Ma adesso non c'è nessuno! La prego. Siamo entrambi in buona fede".
La poliziotta roteò gli occhi ben sapendo di non riuscire a vincere questa battaglia - "E va bene però non appena sento arrivare qualcuno, vi ordinerò di staccarvi e voi dovrete farlo. Okay?".
Rosy annuì per poi raggiungere presto l'altra estremità del tavolo. Accolse suo figlio tra le braccia, abbracciandolo più forte che poteva e finalmente quel muro che non sembrava poi così insormontabile, era caduto. Questa volta aveva bisogno anche lei di Leonardo. Aveva bisogno di sentire il profumo di suo figlio, di annusarlo fino a smettere di respirare, ma durò poco perchè la guardia li distaccò ferocemente in vista di una nuova visita.
Rosy venne presa nuovamente per il braccio da quella donna, vedendo sempre farsi più lontano il viso di Leo. 
"Ce la farai a superare tutto questo. Te lo prometto" - gridò. Leonardo le sorrise, prese il giubbotto e fu il primo ad andare via. 
Quando Rosy venne sbattuta nuovamente in cella, e la poliziotta chiuse a chiavi la cella , le parlò- "Mi dispiace, ma questo è il pezzo da pagare per aver infranto la legge".
Leo non si pentì minimamente di essere andato da sua madre in carcere, anche se averla vista in quello stavo gli aveva fatto male. Magari non ero riuscito nel suo intento di schiarirsi ogni dubbio, ma almeno gli era stato vicino. E Dio solo da quanto si fosse sforzata sua mamma, di essersi aperta così tanto con lui. Aveva proprio bisogno del suo abbraccio che gli aveva trasmesso tanta forza. Con lei al suo fianco, era sicuro di superare tutte quelle volte in cui sentirà la mancanza di Carmen.
Camminò per le vie di Catania con le mani in tasca e ricordando quel momento. Arrivò presto a casa di Domenico, ma stranamente le guardie di turno non c'erano fuori alla porta. Se ne accorse solamente adesso Leo, forse erano andati a farsi un giro. Ogni tanto Domenico li lasciava liberi per una pausa. Leonardo iniziò a tremare, aprì lentamente la porta di casa che stranamente era aperta. Varcò la soglia di casa con estrema lentezza, vide da lontano, appoggiato ad un tavolo un bigliettino "Ho avuto una chiamata urgente Leonardino, scappo in questura. Domenico!". Il tempo di voltarsi di scatto e intravide nella penombra un uomo puntargli la pistola, non c'erano dubbi, era De Silva.

Spero che il dialogo tra Rosy e suo figlio vi sia piaciuto, e anche l'ultima parte con un po di suspance! Vi ringrazio per il sostegno e ci tenevo a dirvi (così vi preparate psicologicamente xD) che il prossimo capitolo sarà il terzultimo poi ci sarà l'epilogo finale ;). Ho voluto terminare la storia perchè secondo me, sono andata anche troppo oltre visto che la trama principale era il cambiamento di Leo e poi non mi piace allungare il brodo quindi reputo giusto un finale degno di questo nome :).Ed è proprio per questo che non vorrei tralasciare nessun anticipazione così vi godete ancora di più questi ultimi capitoli. Se proprio volete saperlo, basta farne un cenno nelle recensioni  =). Grazie ancora <3.
Passate sulla mai pagina fb dedicata a squadra antimafia con tante news su SAM7 -> https://www.facebook.com/squadraantimafiamania
  
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