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Autore: Bijouttina    09/12/2014    9 recensioni
Un biglietto da visita, una scommessa con gli amici e una piscina basterebbero a capire il significato della storia.
La gelosia e la dolcezza in persona, Marco e Serena.
Marco è un rappresentante e affascinante pallanuotista, Serena una dolce e sensuale commessa in un outlet.
Una storia frizzante e divertente, con personaggi molto particolari che vi conquisteranno.
***
« Ora la mia missione è conquistarla e farla innamorare di me.», mi sento bello deciso e carico.
«E se ci riuscissi? Poi che cosa faresti? Tu non resisteresti neanche due minuti in una relazione stabile. Facciamo una nuova scommessa. Tu la porterai in villa dai tuoi, la farai conoscere ai coniugi Rossini, se non scapperà, vorrà dire che è davvero innamorata di te, e se questo succedesse, tu le farai la proposta.».
«Sei per caso impazzito?».
Che cosa ha bevuto?! Che cosa si è fumato?!
«No, affatto. Se tu la porterai da loro, vorrà dire che sarai innamorato di lei, non lo faresti altrimenti. E se sarai innamorato di lei, metterai la testa a posto. Per la gioia della tua mammina. Che ne pensi? Ti va di rischiare?».
Ho voglia di farlo? Non molta, ma non mi tiro mai indietro.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La serie del rischio'
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16. Si può sempre contare sugli amici
È la prima sera che passo senza la mia donna da quando stiamo insieme. Mi manca tremendamente, non mi vergogno ad ammetterlo. Ormai è diventata parte di me, della mia vita, del mio quotidiano, che, quando non è con me, è come se mi mancasse qualcosa. Non lo ammetterò mai apertamente, tanto meno con i miei amici che sono seduti attorno al tavolo di casa mia, scrutando attentamente Diablo che si è appisolato sopra le fiches della nostra consueta partita a poker.
«È normale che collassi in quel modo?», domanda Lorenzo arricciando le labbra.
Tocca la pancia del gattino con un dito, sperando di ottenere una qualsiasi reazione. Non si è mosso di un millimetro.
«Sei sicuro che non abbia tirato le cuoia?».
«Sicuro. Guarda». Mi avvicino al musetto e sussurro. «Diablo, pappa?».
Il diretto interessato apre gli occhietti di scatto e si mette in piedi a fatica. Posa il naso sul mio ed emette un fievole miagolio.
«Ha già capito tutto dalla vita!», esclama Paolo ridendo.
«Ora, però, dovrai dagli un contentino visto che l'hai svegliato a tradimento», aggiunge Giorgio accarezzandogli la testa.
«Credo che tu abbia ragione», affermo con un sorriso.
Afferro Diablo con una mano e lo porto in cucina, gli do un pezzettino di prosciutto cotto che Serena ha lasciato amorevolmente per lui nel frigo. Serena. Vorrei tanto essere con lei in questo momento.
«Che sguardo sognante!», dice Lorenzo apparendo al muretto che divide l'angolo cottura dal salotto. «Stavi pensando alla tua bella commessa, eh?».
Cerco di darmi un po' di contegno e metto la maschera dell'uomo duro.
«Stai scherzando? Non penso giorno e notte a lei», sputo fingendo un certo fastidio.
Sulle sue labbra appare un sorriso sghembo.
«Sì, certo, l'importante è che tu ci creda».
Rimetto Diablo nella sua cesta, crolla addormentato in un secondo netto, non so come ci riesca. Mi siedo nuovamente al mio posto, tre paia di occhi sono puntati su di me. Che cosa vogliono ora?
«Ci sei cascato in pieno, non è vero?». Giorgio mi osserva con un sorrisetto furbo.
«Che cosa intendi? Non capisco», rispondo accigliato.
«Tu, uomo da rimorchio, ti sei innamorato di quella Serena. Lo so che avevi già confermato, ma mi sembri diverso. È inutile che fai il finto duro con noi. Riconoscerei quell'espressione anche al buio», continua sicuro di sé.
«Le hai detto le paroline magiche?», chiede Paolo divertito.
«E quali sarebbero? Scusate l'ignoranza, ma stasera siete un po' troppo criptici per i miei gusti», commento storcendo il naso.
Loro tre si guardano e sbottano in coro: «Ti amo!».
«Ah okay, ora ho capito».
Muovo nervosamente le gambe sotto il tavolo, creando l'effetto di un terremoto sulle fiches abbandonate sopra il telo verde che si muovono incontrollate. Non ho mai amato sentirmi sotto esame.
«Vorrei ricordarti che non hai risposto», infierisce Lorenzo posando una mano sulla mia spalla e stringendola tra le dita, provocandomi una lieve fitta di dolore.
Mi porto una mano alla bocca e sospiro.
«Sì», mormoro con un filo di voce.
«Come, scusa? Non ti abbiamo sentito». Fra poco lo picchio se non la smette.
Sbuffo sonoramente e sfido i loro sguardi.
«Sì, ho detto di amarla e anche lei mi ama. Fine del discorso», borbotto incrociando le braccia al petto.
«Fine del discorso un corno!», tuona lui con decisione. «Ora comincia il bello. Ragazzi, diamo inizio al terzo grado!».
Se mi alzo con uno scatto degno di Diablo, potrei raggiungere la porta abbastanza in fretta da svignarmela prima che loro se ne possano rendere conto. Osservo tutte le vie di fuga possibili, ma delle mani si posano salde sulle mie spalle, obbligandomi a rimanere incollato su questa sedia.
«Conosciamo le tue intenzioni, grand'uomo, ma non puoi sfuggirci, non più ormai. Sei fregato». Paolo aumenta la forza della presa, non ho nessuna possibilità di scampo.
Lorenzo e Giorgio si siedono entrambi davanti a me, le dita intrecciate sopra il tavolo, lo sguardo inquisitorio.
«Allora», comincia Giorgio. «State insieme?».
Non ho altra scelta se non rispondere a tutte le domande che mi verranno poste, non ammetterebbero un mio silenzio.
«Stiamo insieme», confermo.
«Com'è a letto? È una porca, non è vero?». Lorenzo non si smentisce mai, la sua finezza non ha limiti.
«Non risponderò a queste domande, non ci provare nemmeno». Lo incenerisco con lo sguardo.
«Non te l'ha ancora data?», chiede Paolo alle mie spalle.
Chi me l'ha fatto fare? Era meglio evitarla questa serata tra amici.
«Certo che me l'ha data!», sbotto rabbioso. «Ma poi perché mai dovrei parlare della mia vita sessuale con voi?».
«Perché siamo i tuoi migliori amici», rispondono in coro come se la cosa fosse ovvia.
«Quindi ora ci dirai com'è a letto, almeno questo ce lo devi», aggiunge Lorenzo sorridendo come un idiota.
«Ve lo devo?». Aggrotto le sopracciglia.
«È scritto nel manuale del bravo migliore amico». S'intromette Giorgio. «Cita testualmente: ogni qualvolta uno dei tuoi migliori amici trova una fidanzata, egli ha il dovere di informare gli altri riguardo le loro performance sotto le lenzuola e/o altri eventuali incontri piccanti».
«Potete essere onesti con me. Avete fumato qualcosa di forte prima di venire qui, non è vero?», brontolo scuotendo la testa rassegnato.
«Non tergiversare sempre e rispondi a quella dannata domanda. Che cosa ti costa?», esclama Lorenzo esasperato. «Io ti dico sempre se ho fatto del buon sesso».
Mi guarda attentamente e spalanca la bocca.
«Non vorrai mica dirmi che è frigida?!».
«Ma sei scemo? Fare l'amore con lei è a dir poco meraviglioso, lo faremmo dovunque e in ogni momento ed è molto fantasiosa. Ha anche improvvisato uno spogliarello piuttosto eccitante l'altro giorno, l'abbiamo fatto un attimo prima che arrivasse mia madre», confesso tutto d'un fiato, senza neanche rendermene conto.
Paolo raggiunge gli altri due, e tutti mi fissano con un sorrisetto strano.
«Che c'è?», tuono infastidito.
«Mi sto immaginando la tua donna che si spoglia in modo sexy e devo ammettere che hai ragione, è piuttosto eccitante».
Comincio a lanciare le fiches contro a Lorenzo, questo commento era a dir poco fuori luogo.
«Io, invece, stavo rimuginando sulla tua affermazione prima che arrivasse mia madre», commenta Giorgio grattandosi distrattamente il mento.
«Già, che cosa intendevi?», infierisce Paolo prendendo una sedia e sedendosi accanto a loro.
Sembrano la giuria di qualche insulso reality che spopola in televisione, manca solo un pulsantone rosso davanti da poter premere al momento giusto. Questa serata entra a pieno diritto nella classifica delle peggiori in assoluto.
Mi copro il viso con entrambe le mani e, dopo un lunghissimo sospiro, appoggio il mento sulla mano chiusa a pugno, il gomito ben piantato sul tavolo.
«Mia madre si è presentata a casa mia quando ci stavamo coccolando dopo averlo fatto». Rendo partecipi i miei amici di questa esperienza traumatica. Avrei fatto volentieri a meno.
«E ha trovato le mutande di Serena abbandonate sul divano. Non vi dico la figura del cazzo che ho fatto».
I tre bastardi si guardano tra di loro e scoppiano a ridere.
«Che cosa ci facevano le mutande lì?», domanda Paolo asciugandosi le lacrime provocate dalle troppe risate.
«Me le aveva lanciate in faccia durante il suo spettacolino erotico».
Non devo pensarci troppo, lei non è qui con me al momento.
«E così tua madre, la signora Rossini in persona, ha conosciuto la donna che ti ha fatto perdere la brocca». Lorenzo incrocia le braccia al petto e mi osserva con un sopracciglio inarcato.
«Mi ha costretto a presentargliela, io non avrei voluto, ma sapete che quando si mette in testa una cosa, è difficile farle cambiare idea». Una smorfia mi esce involontaria.
«Com'è andata?», chiede Giorgio sinceramente interessato.
«Mia madre è andata via canticchiando, non aggiungo altro».
Tutti hanno un'espressione stupita stampata in volto.
«È andata addirittura così bene?». Lorenzo è davvero sbalordito.
«Ero sconvolto, credetemi. Non l'avevo mai vista così soddisfatta. Serena l'ha stregata, in fin dei conti ha stregato anche me. Dovevate vedere con che tranquillità si rivolgeva a lei, nonostante le occhiatacce dubbiose e la malfidenza di mia madre. Non so come ci sia riuscita. Deve avere qualche dote sovrannaturale».
«Non dire cazzate!», sbotta Lorenzo. «Tua madre è al settimo cielo perché finalmente ti vede con una donna! Non hai mai presentato nessuno ai tuoi e, ora che c'è Serena, lei ti vede già accasato con centomila figli urlanti che saltellano in giro per casa. In fin dei conti è quello che tua madre ha sempre voluto, no?».
«Avere centomila nipoti urlanti e saltellanti?».
Lui alza gli occhi al soffitto, esasperato.
«Sai benissimo che cosa intendo! Lei non vede l'ora di vederti con la fede al dito, come le tue sorelle perfette: maritate e figliate».
«Che brutto termine, figliate», mugugno.
«Come sei rompi coglioni stasera Marco!», brontola il mio migliore amico incrociando le braccia al petto. «Puoi rigirare la frittata come vuoi, ma tanto il significato rimane sempre lo stesso. Tua madre vuole vederti sposato, punto».
«Ma io non ho alcuna intenzione di sposarmi». Gli faccio notare.
«Cambierai idea, eccome se cambierai idea». S'intromette Giorgio con aria di uno che la sa lunga. «Quando ho conosciuto Lara non avevo alcuna intenzione di fare il grande passo, era lontano anni luce dai miei pensieri. Poi ho cambiato idea all'improvviso, è stato come un fulmine a ciel sereno».
«Sei rimasto folgorato?». Lo prendo in giro.
«Come sei spiritoso. Non sono rimasto folgorato, o meglio, potrei esserlo stato della sua bellezza», ammette con aria sognante. «Ma questa è un'altra cosa, non distrarmi. Stavo dicendo che ero sicuro di quello che provavo per lei e dopo neanche un mese che stavamo insieme le ho comprato un solitario e le ho chiesto di sposarmi».
«E lei ha risposto di no». Gli ricorda Lorenzo con un sorrisetto furbo.
«Non era pronta», aggiunge Giorgio con un sospiro.
«Intanto tu hai fatto la figura del perfetto idiota», continua lui.
«Quando si è innamorati si fa spesso la figura dell'idiota. Guarda Marco, per esempio: ha la faccia da cretino da quando ha conosciuto Serena, ha fatto una figura del cazzo con sua madre perché era distratto...».
Lorenzo lo interrompe con lo sguardo perso nel vuoto. «Nuova scommessina?».
«Basta con queste tue scommesse!», sbotto sbuffando.
«Hai paura di perderla?», domanda inarcando un sopracciglio.
«Non ho paura, è solo che hai rotto», rispondo acido.
All'improvviso parte un coro sommesso da parte di Paolo e Giorgio.
«Scommessina, scommessina, scommessina...».
«Ho capito, smettetela!», tuono alzando la voce. «Sentiamo, che cosa hai in mente questa volta?».
«Scommetto che ci impiegherai meno di due mesi per capitolare».
«Io dico uno». Si mette in mezzo Giorgio.
«Sei», azzarda Paolo.
Lorenzo lo guarda stupito.
«Sei?», ripete. «Questo qui non resisterà così tanto, ma fai come credi».
«Non succederà prima di qualche anno». Scommetto io.
Mi guardano tutti come se fossi ammattito.
«Sarà una vittoria facile!», Lorenzo si frega le mani soddisfatto. «Chi vincerà, potrà essere il tuo testimone di nozze, che dici?».
«Dico che sei impazzito!», grugnisco. «Ci sto!».
Questa volta non vincerà la scommessa, non ho alcuna intenzione di sposarmi, non a breve.
 
***
 
È la prima serata tra amici da quando sto con Marco, non ci eravamo mai separati nemmeno un sera. In effetti, fa piuttosto strano non essere con lui in questo momento.
Marica e Stella si sono impossessate delle due poltrone, non che avessero altra scelta visto che Luca ed io occupiamo l'intero divano. Loro sono arrivate in ritardo, perciò si beccano i posti peggiori. Bacio il mio migliore amico sulla guancia e gli sorrido, aspettavo con ansia questo momento per fargli la domanda che mi assilla ormai da ore.
«Com'è andato l'appuntamento con il biondino?».
Le sue labbra si stendono in un sorriso radioso e ne deduco che sia andato alla grande.
«Credo di essermi innamorato».
Getta la bomba come se niente fosse.
«Che cosa?!», sbottiamo noi ragazze guardandolo con la bocca spalancata.
«Perché siete così scioccate?», chiede aggrottando la fronte.
«Forse perché è la prima volta che ci confidi una cosa del genere», risponde Marica, avvicinandosi di più a noi.
«Beh, è la prima volta che mi innamoro davvero», ammette stringendosi nelle spalle.
«Su, raccontaci tutto». Prendo la sua mano e la tengo stretta nelle mie.
Luca si sistema i cuscini del divano e comincia a confidarsi con noi.
«Alex è stupendo. È molto dolce, ma allo stesso tempo è un po' pazzo come me. Mi fa ridere tantissimo». Si blocca all'improvviso, un'espressione trasognata si dipinge sul suo volto.
«Oooh, voi due l'avete fatto», sussurro estasiata.
Lui annuisce con decisione.
«Ieri sera ed è stato magico. Non so come spiegarlo, non era pura passione, c'era sentimento e c'era...».
«Amore», concludiamo noi in coro la frase, con aria sognante.
«Sì, ragazze mie, c'era amore. Avete presente quei film zuccherosi che adoriamo guardare?».
Muoviamo la testa su e giù in segno di assenso.
«Beh, è stato molto meglio».
Gli butto le braccia al collo e lo bacio sulla guancia.
«Come sono felice per te, tesoro mio», mormoro al suo orecchio. Lo sono davvero, enormemente, Luca merita solo il meglio perché è un uomo meraviglioso. E non lo dico soltanto perché è il mio migliore amico.
«Ora basta parlare di me. Come vanno le cose con pezzo di manzo?». Mi allontana da sé in modo tale da potermi guardare negli occhi.
«Lo chiamiamo così ora? Avrebbe anche un nome se te ne fossi dimenticato». Incrocio le braccia al petto e mi fingo offesa.
Alza gli occhi al soffitto e sospira.
«Come vanno le cose con Marco?». Mi accontenta, gesticolando come un pazzo.
«Così va già meglio», commento soddisfatta.
«Quindi?». Mi schiaffeggia delicatamente un braccio.
«Va tutto benissimo», dico alla fine.
«Tutto qui?», sbottano le mie due amiche all'unisono.
«Scusatemi tanto, ma che cosa vorreste sapere?», chiedo aggrottando le sopracciglia.
«Ogni minimo dettaglio, ovviamente», risponde Stella sedendosi sul tappeto davanti a noi. Intreccia la gambe e appoggia i gomiti sulle ginocchia, il mento sulle mani chiuse a pugno.
«Com'è a letto, quante volte l'avete fatto, cose di questo tipo insomma», infierisce Marica.
«Se finalmente hai capito di amarlo o no», aggiunge Luca con un sorrisetto malizioso.
«Questa mi sembra un'imboscata. Non sono tenuta a dirvi tutto sulla mia vita di coppia», brontolo incrociando le braccia al petto.
«Vita di coppia», ripete il mio amico inarcando un sopracciglio. «Credo che la qui presente signorina Boissone debba dirci moltissime cose».
Tre paia di occhi mi fissano in trepidante attesa, mettendomi anche un po' di ansia, se devo essere sincera.
«Cominciamo dall'inizio», propone Luca, fissandomi con gli occhi ridotti a due fessure. «Fate coppia fissa? Vi siete messi insieme?».
Annuisco decisa.
«Sì, ci siamo messi insieme», ammetto inumidendomi le labbra, ho la salivazione azzerata come se fossi sotto esame.
«Ti sei innamorata di lui?», domanda Marica, osservando attentamente ogni mia mossa.
Abbasso lo sguardo sulle mie unghie e mi metto a giocare con uno dei bracciali che ho al polso, lo giro e lo rigiro senza un motivo apparente.
«Sere?», richiama la mia attenzione Luca.
Sospiro.
«Sì, mi sono innamorata di lui e gli ho anche detto di amarlo», concedo loro alla fine.
«Oh tesoro mio, è una cosa meravigliosa!», esclama lui, avvolgendo le mie spalle con un braccio e attirandomi a sé.
«Boh, è tutto così strano, io mi sento strana, in qualche modo diversa», dico sommessamente.
«Non sarai mica incinta?!», sbotta Marica portandosi una mano alla bocca.
La guardo allibita, come può aver pensato una cosa del genere?
«No!», grido piccata. «Abbiamo sempre usato precauzioni, non siamo dei ragazzini alla prima esperienza».
Sembra tornare a respirare normalmente, si porta una mano alla fronte.
«Per un momento ho pensato al peggio».
Luca mi guarda di sottecchi, la fronte aggrottata.
«A parte il fatto che ci sono situazioni ben peggiori. Non che io voglia rimanere incinta, ma sarebbe comunque molto meglio di altro». Le faccio notare.
«Per esempio?», s'intromette Stella.
«La morte».
Okay, sono stata un po' drastica, ma forse è la volta buona che la smettono con queste assurdità. Luca mi pizzica un braccio, facendomi emettere un gridolino di dolore.
«Ti sembrano cose da dire?!». Mi sgrida con espressione truce.
Mi stringo nelle spalle e gli mostro la lingua.
«Ora, per punizione, ci dirai com'è farlo con un gnoccolone del genere». Mi pizzica nuovamente il braccio.
«Ahi, ho capito, smettila o ti stacco tutte le dita a morsi».
Lo rifà e questa volta mi lascia pure un segno rosso vicino al gomito.
«Continuo quanto voglio. Dopo la tua sparata, non hai alcun diritto di lamentarti. Ora parla o vado avanti fino a domani mattina».
Sbuffo sonoramente e gli sputacchio in faccia per vendicarmi.
«Sei disgustosa Sere, non so come faccia a sopportarti quel povero Cristo», borbotta passandosi una mano sul viso.
«Forse la sopporta perché lo soddisfa fisicamente». Viene in mio soccorso Stella con il suo innato candore.
«Oppure perché piaccio a sua madre». Questo commento mi esce senza neanche rendermene conto.
«Che cosa vorresti dire?», chiede lui alzando il tono della voce, incredulo.
«Erm... l'altro giorno è capitata a casa sua ed è stato costretto a farmela conoscere. A quanto pare le sono andata a genio. Marco è rimasto piuttosto sorpreso, nemmeno lui ha un rapporto idilliaco con la madre». Racconto loro, mordicchiandomi nervosamente le unghie.
«È positivissima questa cosa», commenta Luca battendo le mani sulle sue ginocchia. «Ora non ti resta che conquistare il resto della sua famiglia».
«Suo padre è un osso duro, incrociate le dita per me». Li prego con lo sguardo.
«Ti adorerà. Come potrebbe non adorare questo tuo bel visetto?». Il mio migliore amico me lo prende con entrambe le mani e lo stritola per benino, mi sta spezzando la mandibola.
Mi lamento sommessamente e lui, dopo un po', mi lascia finalmente andare.
«Basta, sono stanca di tutto questo parlare di amori, genitori e tutto il resto. Ce lo guardiamo questo benedetto film? Tocca a me scegliere, se ve ne foste dimenticati». Marica parla velocemente, sembra tarantolata, ci sta tenendo nascosto qualcosa.
Luca ed io ci scambiamo un'occhiata eloquente.
«Maricuccia nostra...», comincia Luca, posandole una mano sulla spalla.
Lei lo guarda accigliata, le braccia conserte.
«Sai che ti vogliamo bene...», continuo io, sbattendo velocemente le ciglia.
«Che cosa c'è che ti turba?», conclude Stella facendole gli occhi dolci.
Marica si copre il viso con le mani e scuote la testa.
«È impossibile tenervi all'oscuro di qualcosa», dice sconsolata.
«Impossibile», affermiamo all'unisono.
Guarda tutti e tre con affetto e poi scoppia a piangere come una fontana. Non va affatto bene. Scendo dal divano e la raggiungo, la avvolgo in un abbraccio.
«Ci siamo qui noi, tesoro». Le massaggio la schiena, cercando di calmarla un po'. «Ti va di raccontarci cos'è successo?».
Marica tira su col naso, poco elegantemente, ma non importa, in questo momento lei può tutto.
«Ho incontrato Michele stamattina», risponde tra i singhiozzi.
Bene, ora si spiegano molte cose.
«Quel Michele? Il Michele coglione che ti ha lasciato con un SMS dicendoti che non voleva stare più con te perché non ti amava più? Il Michele testa di cazzo che ti tradiva da mesi con quella baldracca di Pamela? Quel Michele? Perché se fosse quel Michele potrei incazzarmi di brutto».
Luca è piuttosto alterato. Tutti noi conosciamo benissimo la storia di Michele, sono stati insieme per quasi due anni, parlavano perfino di matrimonio. Lui un giorno si è svegliato e le ha mandato quel messaggio assurdo. Marica ha sofferto moltissimo a causa sua, aveva smesso di mangiare, passava le notti insonne. Noi tre abbiamo giurato che se mai lui fosse riapparso nella sua vita, avremmo fatto qualsiasi cosa perché lui non la prendesse nuovamente in giro.
«Che cosa voleva il bastardo?», chiedo digrignando i denti. Ho un'avversione assurda verso quel verme schifoso, senza palle.
«Mi ha chiesto di perdonarlo. Ha detto che è dispiaciuto per come mi ha trattato, che gli manco e che vorrebbe un'altra possibilità». Parla a fatica tra le lacrime.
«Tu l'hai mandato a quel paese, vero?», domanda Stella, lanciandomi un'occhiata preoccupata.
Scuote la testa debolmente. «Gli ho detto che ci avrei pensato».
No, non va bene. Pensare a cosa? Quell'uomo la stava distruggendo, non dovrebbe passarle nemmeno per l'anticamera del cervello l'idea di potergli dare un'altra occasione. Non esiste.
«Tesoro! Non dovevi dirgli una cosa del genere! È come se gli avessi detto di sì a quella sua assurda richiesta!», tuona Luca sconvolto. «Non ti ha già fatto abbastanza male? Lui non ti merita, tu sei troppo buona. È solo un bastardo traditore e deve soffrire le pene dell'inferno».
«Ma io lo amo ancora», piagnucola lei con gli occhi rossi e gonfissimi per le tante lacrime versate.
Andiamo di male in peggio.
«Non permetteremo che tu ci caschi ancora una volta. Ti farai male Marica», dico accarezzandole dolcemente il braccio.
«E se io volessi farmi del male?».
Bene, dopo questo commento mi lascio cadere pesantemente sul pavimento, appoggio la schiena contro il divano e abbraccio le ginocchia.
«Non ci credo che tu voglia davvero farti del male», azzarda Luca con pochissima convinzione.
«Lo so che voi lo state facendo per il mio bene, ma non ho mai smesso di amarlo. Tengo davvero molto a lui, sono stata felice al suo fianco. Vi prego, lasciatemi fare di testa mia, almeno questa volta. Se qualcosa dovesse andare storto, potrete dirmi che voi me l'avevate detto, ne avreste pieno diritto. Ho bisogno di rivederlo, di passare un po' di tempo con lui per capire che cosa provo veramente nei suoi confronti. Vi voglio bene ragazzi e sono felice che vi preoccupiate per me, vuol dire che ci tenete a me».
«Ti vogliamo un bene dell'anima», confermo a nome di tutti. «Promettici soltanto una cosa».
Lei annuisce e aspetta che continui il mio discorso.
«Non farti fregare ancora una volta da lui, non commettere gli stessi errori».
«Ve lo prometto». Ci regala un fievole sorriso.
Non so se darà mai ascolto ai nostri consigli, spero soltanto che non la faccia soffrire ancora una volta, o lo ammazzo con le mie stesse mani.

 
***Note dell'autrice***
Una serata tra amici ogni tanto ci vuole, peccato che questi amici siano davvero dei grandi impiccioni hahaha :D Non invidio Marco & Serena! Vi erano mancate le scommesse di Lorenzo? Era un capitolino un po' di passaggio, ma spero vi abbia fatto comunque divertire! Martedì prossimo saremo tutti a pranzo a casa Rossini! Vi voglio belle cariche!
Grazie infinite a tutti tutti tutti... mi rendete immensamente felice!


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