Libri > Il ritratto di Dorian Gray
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Autore: All In My Head    09/12/2014    1 recensioni
Altea è una giovane ragazza di estrazione borghese che vive con gli zii, il conte e la contessa La Torre, ed è costretta ad un matrimonio combinato con il duca De Lupis. Quando ormai sembra essersi rassegnata al suo infelice destino, alla tenuta si presenta in visita un giovane figlio di un vecchio amico del conte. Tutti sembrano preoccupati da questa apparizione inaspettata, a causa delle male voci che girano sul suo conto, ma Altea ne rimane comunque affascinata e si sente inspiegabilmente attratta da lui. Ma d'altronde, cosa ci si può mai aspettare quando il giovane in questione è proprio Dorian Gray?
Storia ambientata durante il viaggio di Dorian.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dorian Gray, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II

Quando, qualche ora più tardi, bussarono alla sua porta, si accorse di essersi addormentata e di avere ancora addosso gli abiti bagnati del pomeriggio.
«Chi è?», chiese con voce stanca e un poco allarmata.
«Sono Serena, posso entrare?», sentì in risposta.
«Si, entra pure», disse mettendosi a sedere sul bordo del letto.
Quando l'amica entrò le venne un colpo: Altea era bagnata, i capelli color dell'oro spettinati le ricadevano sulle spalle e le coprivano il viso e tremava.
«Oddio, ma cosa ti è successo?», esclamò lei portandosi le mani alle labbra in gesto di sorpresa.
«Non urlare per favore, non mi va che arrivi mia zia a fare domande a cui non posso rispondere e chiudi la porta».
Serena fece come le era stato detto e poi andò a sedersi a fianco dell'amica.
«Guardati, sei una straccio. È per il duca?», azzardò più preoccupata che mai.
Riusciva a capirla, anche se non del tutto visto che non si trovava nella sua situazione, ma essere costretti a sposare un uomo che non si amava era davvero orribile e ancor di più se quell'uomo era il duca de Lupis.
«Si e no. In parte, ma la parte più piccola».
ra agitata, si vedeva benissimo.
«Vuoi dirmi cos'è successo?».
Altea scosse il capo, non avrebbe potuto dire a nessuno quello che aveva fatto e non sarebbe nemmeno riuscita a spiegare le ragioni di quel gesto; non le comprendeva del tutto nemmeno lei.
«Sei sicura Altea? Lo sai che puoi dirmi qualsiasi cosa. Ricorda che non sono qui per giudicarti, ma solo per aiutarti; sei la mia migliore amica e odio vederti così».
«Lo so Serena, ma davvero non ne voglio parlare», le disse tentando di trattenere le lacrime.
«Forse un giorno, ma non ora», aggiunse poi un po' titubante.
Serena le sorrise per mostrarle che aveva capito e che non voleva obbligarla a fare niente che non volesse; per quello c'erano già i suoi zii. Non aveva mai compreso perché l'amica non si fosse mai completamente ribellata alla loro decisione e quando gliel'aveva chiesto la sua risposta la spiazzò. Il padre di Altea era un commerciante che apparteneva all'alta borghesia e quando aveva sposato sua madre aveva poco più di vent'anni. La madre di Altea invece ne aveva sedici ed era rimasta incinta pochi mesi dopo il matrimonio. Quando lei era nata vivevano tutti in una casa nel centro del villaggio vicino, ma qualche anno dopo i suoi genitori morirono di malattia; si ammalò prima suo padre che contagiò la moglie e Altea venne affidata alla zia, la sorella di sua madre, che aveva sposato un conte diventando contessa. Si presero cura di lei come se fosse stata figlia loro, visto anche l'impossibilità della donna di avere figli e così ora Altea non se la sentiva di venir meno ad un loro desiderio, soprattutto perché in fondo lo facevano per il suo bene credendo così di darle un promettente futuro da duchessa. Quello che non capivano era che a lei non importava dei titoli o dei soldi, ma desiderava qualcuno che l'amasse e soprattutto che lei amasse. Serena ammirava molto la forza dell'amica nell'affrontare quella situazione. Altea aveva imparato ad accettare quel suo futuro, ma continuava a sperare che i suoi zii cambiassero idea e cercava quanto più poteva di fargli capire che lei non voleva assolutamente sposare il duca. «Penso che tu debba andare a prepararti, è quasi ora e se tua zia ti dovesse trovare in queste condizioni le verrebbe un colpo», cambiò discorso cercando di strappare un sorriso all'amica per tirarle su il morale, forse ricordarle che tra poco si sarebbe tenuto il ballo non era il modo migliore, ma funzionò perché Altea rise immaginandosi l'espressione della contessa se l'avesse davvero vista così com'era in quel momento. Dopo aver abbracciato la sua migliore amica si alzò dal letto e si diresse verso il bagno per lavarsi.
Poco dopo nella stanza entrò Beatrice che l'aiutò a mettere il vestito e le sistemò i capelli e quando Altea si guardò allo specchio sul suo viso non trovò alcuna traccia dell'amarezza che l'aveva colta quel pomeriggio. Indossava un abito rosso e semplice, con merletti pregiati che mettevano in risalto la sua figura elegante fungendo da cornice, i capelli erano raccolti, ma lasciavano cadere piccole ciocche di ricci dorati che le avvolgevano il volto. Le labbra piene e rosse in contrasto con la pelle bianca e gli occhi di un verde intenso messi in risalto dalle folte ciglia nere. Sorrise al suo riflesso e poi si girò verso le donne che erano presenti nella stanza. Si avvicinò a Beatrice e l'abbracciò ringraziandola di cuore, si sentiva bella, ma soprattutto si sentiva bene, poi insieme a Serena uscì dalla porta e scese le scale diretta nel salone adibito per il ballo. A metà strada sentirono la voce della zia che dava gli ultimi ordini e quella dello zio che le diceva di rilassarsi perché tutto sarebbe andato per il meglio.
«Serena», chiamò Altea fermandosi in mezzo al corridoio,
«Vai avanti tu, io arrivo tra poco. Ho bisogno di un momento».
L'amica fece un cenno d'assenso e proseguì arrivando nel salone. Altea la sentì rassicurare i suoi zii dicendo che lei sarebbe arrivata presto e poi fece un profondo respiro. Pensava di essere pronta, ma quando sentì i primi ospiti arrivare le prese il panico e iniziò a camminare nella direzione opposta. Decise di uscire in giardino per prendere un po' d'aria fresca, ma cambiò idea quando udì una dolce melodia provenire da una delle stanze della tenuta. Seguì il suono e quando fu arrivata alla sua sorgente aprì piano la porta cercando di non disturbare chiunque stesse suonando. Quando entrò vide Dorian seduto al piano che accarezzava dolcemente i tasti producendo quella musica meravigliosa, la più bella che avesse mai ascoltato. Ne rimase completamente affascinata e senza rendersene conto si avvicinò sempre di più a lui, fino ad arrivargli a poco più di un metro. Dorian all'inizio non se ne accorse preso totalmente da ciò che stava suonando, ma quando Altea si appoggiò allo splendido pianoforte a coda smise di toccare i tasti e alzò lo sguardo su di lei.
«Scusatemi, non era mia intenzione interromperti, anzi non dovrei neppure trovarmi qui. È meglio che vada», disse frettolosamente colta da un improvviso imbarazzo, ma Dorian le sorrise tranquillizzandola.
«Non preoccuparti, avevo finito», e si alzò avvicinandosi un poco a lei che indietreggiò di un passo.
«Siete davvero bravo, a suonare dico», balbettò dandosi poi mentalmente della stupida perché, specificando di cosa stesse parlando, aveva alluso a quel pomeriggio. Sperò che lui non se ne fosse accorto. Speranza inutile visto che sorrise più apertamente cercando di nascondere malamente una risata.
«Grazie», le rispose avvicinandosi ancora di un passo e lei si allontanò nuovamente.
«La maggior parte degli ospiti sarà già arrivata, forse anche il duca, siete sicura di voler andare?», chiese accennando un sorriso che lasciava intendere ciò che avrebbe voluto fare con lei.
«Avete promesso ai miei zii che non avreste fatto nulla che avrebbe potuto nuocergli, ma già pomeriggio non avete mantenuto la vostra parola, non vorrete ripetere lo stesso errore ora, mi auguro», disse lei con più sicurezza di quanto pensasse di avere.
«L'avete detto anche voi che non ho un'anima, quindi infrangere una promessa non dovrebbe toccarmi in alcun modo. E pensavo che vi fosse piaciuto ciò che è successo pomeriggio», un altro sorriso arrogante, ma che lasciava comunque senza fiato.
«Vi sbagliate signor Gray, non mi è affatto piaciuto. E ora, se volete scusarmi, mi attendono ad un ballo», e girò su se stessa diretta alla porta.
«Aspettate, vengo con voi», rise ancora all'ostentata sicurezza di lei e l'affiancò.
Arrivarono all'entrata del salone in pochissimo tempo e lì Altea si fermò. Le tremavano le mani e non era sicura di voler davvero entrare, ma ritrovò la determinazione quando sentì il braccio di Dorian cingerle la vita. Alzò lo sguardo su di lui e vide che le sorrideva incoraggiante, sarebbe stato al suo fianco e nonostante quello che aveva scoperto di lui si sentiva stranamente più sicura, così ricambiò il sorriso e dopo un respiro profondo mosse un passo all'interno della stanza. Sua zia la notò subito, sicuramente controllava l'entrata nella speranza di una sua apparizione, e le andò incontro.
«Ma dov'eri finita? Serena ci ha detto che saresti arrivata qualche minuto più tardi, ma è passata mezz'ora! Sono arrivati ormai quasi tutti, compreso il duca che sta parlando con tuo zio in tua attesa! Ti sembra il modo di comportarti questo?», la contessa era furiosa e cercava in tutti i modi di contenersi senza grandi risultati.
Altea stava per rispondere quando il giovane al suo fianco la batté sul tempo.
«Temo sia colpa mia contessa: ho trovato un pianoforte in una delle stanze al pianoterra e ho iniziato a suonarlo, Altea mi ha sentito ed è venuta a vedere chi fosse. Ma non si preoccupi, ora è qui e la serata è ancora lunga, ha tutto il tempo per stare con il duca».
La donna si tranquillizzò un poco dandogli ragione, ma Altea si irrigidì al sentirgli pronunciare l'ultima frase: non voleva passare del tempo con il duca, preferiva stare con Dorian pur sapendolo senz'anima e capace di tutto. Sua zia però la prese sottobraccio allontanandola da lui e trascinandola dal suo futuro marito.
«Non voglio che passi troppo tempo con il signor Gray, non mi piace», le sussurrò all'orecchio e poi a voce più alta disse:
«Duca de Lupis, mia nipote Altea è appena arrivata». Il duca si volse verso di loro e sorrise felice, nulla a che vedere con il sorriso di Dorian, e s'inchinò di fronte a lei. «Miss Altea, finalmente ho il piacere di passare del tempo in sua compagnia», le disse il duca baciandole la mano in un modo che lei osò definire viscido e facendole venire la pelle d'oca. Si prese un momento per guardarlo con attenzione e questo bastò per confermare tutte le sue paure. Era leggermente più basso di lei e indossava un frac di colore nero che evidenziava al massimo le sue forme alquanto rotonde, segno di un ottimo tenore di vita. Il volto era leggermente rosso e paffuto e si poteva facilmente affermare che i suoi capelli biondi avevano certamente visto giorni migliori: sembrava un pinguino spennacchiato.
«Il piacere è mio duca», rispose più per educazione che per altro e quando incontrò lo sguardo di sua zia, azzardò perfino un sorriso, ma solo per evitarsi l'ennesima ramanzina sul comportamento che una giovane donna dovrebbe tenere in occasioni importanti come questa. Certo, per lei quel ballo non era in alcun modo un'occasione importante, anzi tutt'altro, ma poco importava di quello che pensava, giusto? Il duca iniziò a parlare di una sua qualche proprietà in Francia e sua zia ne sembrò davvero molto interessata, ma visto che perfino la sua voce la disgustava, lei smise presto di ascoltare accarezzando l'intero salone con lo sguardo. I tavoli rotondi giacevano apparecchiati vicino alle pareti per dare spazio a chiunque volesse ballare e in fondo alla sala, dalla parte opposta rispetto alla porta d'entrata, c'era una lunga tavolata rettangolare ricoperta completamente da vassoi contenenti cibo di ogni genere. Altea vide gli ospiti che di tanto in tanto la guardavano con compassione oppure con una punta d'invidia e poi parlavano tra loro, probabilmente perché sapevano dell'imminente proposta del duca. E meno male che doveva essere una sorpresa! Spostando lo sguardo verso l'entrata poté riconoscere alcune delle ragazze con cui passava il giovedì pomeriggio a bere the e parlare di cose frivole. Che poi, loro parlavano mentre lei si limitava ad ascoltare e ad annuire ogni tanto per far sembrare che le stesse ascoltando, quando in realtà non vedeva l'ora di tornarsene a casa, proprio come stava facendo in quel momento. Con sua somma sorpresa però, loro non stavano guardando nella sua direzione bisbigliandosi commenti poco carini come stavano facendo la maggior parte degli invitati, così seguì il loro sguardo fino a metà della sala. Lì, a fianco di uno dei tavoli, Dorian se ne stava in piedi con in mano un bicchiere di vino rosso e non le toglieva gli occhi di dosso. In un attimo si sentì completamente spoglia di qualsiasi protezione. Doveva distogliere lo sguardo, ma lui l'aveva incatenato al suo e lei si sentiva sempre più accaldata. Dorian sorrise come se conoscesse i più oscuri segreti di lei e si portò il bicchiere alle labbra, assaporando ancora il gusto dolce del liquido rosso sangue che teneva tra le mani. Altea mosse un passo nella sua direzione, spinta da un chissà quale intenso desiderio, ma fu presto fermata dalla mano di sua zia che le toccò piano il braccio, riscuotendola da quel torpore che l'aveva accolta non appena aveva incrociato un paio di occhi color della pece.


Angolo Autrice
Ed eccomi con il secondo capitolo che spero vivamente appreziate.
Ringrazio TheSalvatore_ per aver inserito questa storia nelle preferite e tutti quelli che sono arrivati fin qui.
Alla prossima :)  
   
 
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