Il SUV volò per una decina di
chilometri, poi tornò a correre sull'asfalto, perché un’automobile volante
sarebbe stata un po’ troppo appariscente per entrare nel villaggio.
Fury si voltò per controllare le
condizioni di Barton: era ancora cosciente, benché
non sembrasse molto presente.
Si videro le prime case del paese: tetti
molto acuti, travi a vista sulle facciate e balconi con parapetti in legno.
Fury prese i comandi dell’auto e si domandò dove dovesse andare: in ospedale?
Nell'abitazione del principe Ottone?
Il dubbio rimase per poco: passando per
la piazza principale del villaggio, incrociò un’ambulanza e un pugno di persone
che gli fecero segno di fermarsi. Fury si sorprese per tale accoglienza e un
poco si insospettì, ma prima di darsi il tempo di ragionare, aveva già fermato
il SUV.
Scese, guardò le persone lì attorno e
salutò in un perfetto tedesco: “Buonasera. C'è un ferito in auto, avvelenato
per la precisione.”
Una giovane donna, con addosso un lungo
cappotto a doppio petto verde scuro, si avvicinò, porse la mano per
presentarsi, in fluente inglese: “Piacere, baronessa dottoressa Afdera
Franchetti. Benvenuto. Phil mi ha avvisata. Il nostro medico si occuperà del
vostro compagno.”
Fury si voltò e vide che due infermieri
stavano prelevando Barton dall’auto per trasferirlo
sull’ambulanza. Tutta quella premura ed efficienza insospettirono ancor di più
l'ex direttore.
“Preferirei stare vicino al mio amico.”
puntualizzò l’uomo.
“Non preoccupatevi per lui, gli
inietteranno l'antidoto e lo terranno un poco in osservazione, poi lo
accompagneranno da noi.” lo rassicurò la giovane, con un tono parecchio formale
“Avete per caso un campione del veleno o sapete di cosa si tratti?”
Fury porse la freccia alla donna che a
sua volta la consegnò al personale medico. L’uomo non era convinto, ma aveva
deciso di fingere di fidarsi, per poter avere più possibilità di difendersi,
temeva però per Barton, lasciato solo e indifeso.
La donna tornò a rivolgersi a lui:
“Potete seguirmi con la vostra auto e parcheggiarla al castello, dove
alloggerete. Data l’ora, ceneremo assieme.”
“Se si tratta di un invito, devo dire
che ne ho ricevuti di più gentili.” ironizzò l'uomo.
“Scusatemi, sono abituata a dare
disposizioni, in effetti; poi la concitazione del momento ...” il tono della ragazza
si era un poco addolcito “Ad ogni modo, Phil mi ha chiesto di ospitarvi e
prendermi cura di entrambi ed è quello che ho intenzione di fare. Se volete, vi
farò strada.”
Fury acconsentì. L’ambulanza era già
partita. L’ex direttore salì in automobile e seguì quella su cui era salita
Afdera, assieme ad altri due uomini, di cui uno era l’autista. Si spostarono di
non più di un chilometro. Arrivarono davanti a una cinta muraria piuttosto
imponente, con l’ingresso posto sotto un torrione circolare. Il grande portone
venne aperto a distanza con un telecomando. Entrarono nel cortile e le due auto
furono parcheggiate in quella che un tempo era stata una stalla.
Era buio, Fury non poté ben distinguere
l’aspetto del castello, ma capì che era formato da un massiccio corpo centrale,
con qualche torretta qua e là. Afdera affiancò l’ospite e gli fece strada fino
al portone d’entrata, ma fu un altro uomo ad aprire la porta e poi a prendere i
capotti di entrambi e portarli nello stanzino guardaroba. La donna invitò Fury ad
aspettarla in un salottino vicino all’atrio. Era una stanza ben arredata, con
un’eleganza ottocentesca, forse con un po’ troppo oro nelle cornici di un paio
di quadri che ritraevano due importanti principi d'Assia,
quasi fossero un biglietto da visita della famiglia per gli ospiti appena
giunti.
Afdera lo raggiunse quasi subito e lo
informò: “Tra un quarto d’ora la cena sarà in tavola. Intanto ci serviranno qui
un aperitivo.”
“Non mi aspettavo una simile
accoglienza.” ammise Fury, volendo testare la situazione.
“Siete ospite del principe d'Assia, i nostri mezzi sono molti.”
“Con così poco preavviso ...”
“L'ospitalità è sacra, siamo molto
rigorosi in questo. Al giorno d’oggi si sospetta di chiunque, ma noi siamo
ancora legati alla tradizione in cui si accoglie chi chiede aiuto e lo si
onora.”
“Non mi aspettavo di trovarla qui.” Fury
voleva capire se davvero tutto ciò fosse normale in quel posto, oppure se ci
fosse sotto qualcos’altro “Coulson mi aveva detto che era parecchio lontana, in
questo periodo.”
“È vero, ero a Teheran fino a poco fa.”
“Poco fa?"
“Sì, fino a quando altri affari non mi
hanno richiamata qui.” Afdera sorrise.
“Che genere di affari?”
“Il genere che richiedeva la mia
presenza qui.”
Fury era quasi divertito,
l’atteggiamento di quella ragazza gli ricordava alquanto il modo di fare della
Hill, la sua ex luogotenente: entrambe erano serie e avevano grande attenzione
per il proprio ruolo. Comunque continuò il suo tastare il terreno: “Una
fortunata coincidenza per noi.”
“Abbastanza.”
Entrarono due camerieri, portando uno un
vassoio con delle tartine e l’altro spingendo un carrellino con varie
bottiglie, per preparare qualsiasi aperitivo sarebbe stato ordinato. Serviti
gli antipasti, i due camerieri uscirono, lasciando di nuovo soli la donna e
l'ex direttore.
“Comunque, non vi siete ancora
presentato. Mio zio ha detto che vi chiamate Theo Robinson.” riprese il dialogo
la giovane, sorseggiando il proprio cocktail.
“Sì, esatto.”
“Siete da molto nello S.H.I.E.L.D.?”
“Non sono cose di cui mi è permesso
parlare.” rispose Fury, reso ancor più sospettoso da quelle domande.
“Capisco. Posso almeno sapere in che
condizioni avete lasciato i vostri aggressori?”
“Perché le interessa?”
“Perché mi è necessario sapere se
l'HYDRA passerà in paese a cercarvi, oppure se possiamo stare tranquilli.”
Fury si accigliò un attimo, poi scosse
le spalle e disse: “Immagino che ormai non sia più un segreto, la nostra lotta
contro di loro.”
“Avete fatto parlare i telegiornali di
tutto il mondo. Dunque?”
“Ci stanno cercando, sì.”
“Suppongo avrete controllato che non ci
siano tracciatori attaccati alla vostra auto.”
“Sì, ho guardato, non c’era nulla, oltre
a tanti fori di proiettili. È strano che un’archeologa, perché è questo che lei
è, sia così accorta in una situazione del genere.”
Afdera sorrise, bevve un lungo sorso e
con tono dolce rispose: “Voi sapete bene da che famiglia provengo. Vedete anche
con chi ho a che fare, è naturale ch’io sia ferrata anche circa certe
procedure.”
Cadde il silenzio nella stanza. Fury prese
una tartina da sbocconcellare, ma scrutò la giovane per studiarla: i suoi occhi
erano scuri, dolci e ammalianti, ma allo stesso tempo parevano di facciata,
come se nascondessero altro; le sue labbra, invece, abbozzavano un sorriso, ma
con un cipiglio da dominatrice. Nel complesso, Fury la considerava
affascinante, enigmatica e quindi pericolosa. Una sorta di Vedova Nera coi
capelli lunghi e castani, resa meno micidiale perché di gran lunga meno
sensuale di Natasha.
“Perché crede ch'io conosca la sua famiglia?
Conosco solamente Coulson, un suo zio, niente di più.”
Fury continuava a voler cercare di
mettere alla prova la donna: era certo nascondesse qualcosa e voleva capire di
che si trattasse. Afdera lo guardò dritto negli occhi, o almeno ci provò, visto
che l'uomo continuava a portare gli occhiali scuri. Non rispose alla domanda,
ma prese a raccontare: “Tre sono gli esponenti famosi del passato della mia
stirpe: la mia omonima nonna, nota solo per il matrimonio con Henry Fonda, il
mio trisnonno che era compositore e il mio bisnonno: Raimondo Franchetti,
esploratore! Iniziò le proprie avventure a diciotto anni, andando a caccia
sulle montagne rocciose, tra USA e Canada, proseguì poi in Malesia e Indonesia,
viaggiò per tutta l’Africa ed è stato il primo ad esplorare la Dancalia e uscirne vivo. Il mio nome è lo stesso di un
vulcano di quella regione.” il tono era calmo e pacato.
Un domestico entrò nella stanza,
annunciando che la cena era servita. I due andarono nella sala da pranzo e
mentre mangiavano un ottimo gulasch, la ragazza proseguì: “Il mio bisnonno,
però, non era solo in tutte queste avventure. Fin dal suo primo viaggio in
America aveva trovato un amico inseparabile: Nikolao
Yosef di Wollo, figlio minore del Ras Mikael di Wollo e di una figlia
dell'imperatore d’Etiopia, il Negus Menelik secondo.
Il Ras era un musulmano convertito al cristianesimo ortodosso e dunque aveva
assunto nomi occidentali per sé e i figli.” nonostante parlasse con grande
tranquillità e cenasse, Afdera non distoglieva lo sguardo dall’ospite “Il mio
bisnonno divenne dunque grande amico di questo Nikolao
e lo soprannominò Furio, per via del suo carattere e delle sue abilità nel
combattere. Viaggiarono per il mondo assieme, rimasero separati durante la
prima guerra mondiale e poi si riunirono per altre avventure, cacce ed
esplorazioni. Questo Nikolao aveva un fratello più
grande di qualche anno, Iyasu, che era stato nominato
proprio erede da Menelik e per alcuni anni era stato
imperatore di Etiopia, poi spodestato ed incarcerato. Nikolao
era desideroso di aiutare il fratello a riprendere il potere e sapeva che gli
italiani desideravano avere maggiore forza in Etiopia, credé dunque che si
sarebbe potuta evitate la colonizzazione, se sul trono fosse tornato Iyasu e se avesse adottato una politica favorevole
all’Italia. Fin dalla spedizione in Dancalia, i due
amici iniziarono ad intessere una rete di contatti con i vari Ras dell'Impero,
con i capopopolo e molte altre categorie. Insomma organizzarono un loro privato
servizio segreto con lo scopo di favorire sia il ritorno di Iyasu,
sia la benevolenza verso gli Italiani. Riuscirono a liberare Iyasu, che però venne presto ricatturato
e tutto fallì. Poi, nel 1935, Raimondo morì, poiché il suo aereo esplose. Si
diede la colpa agli Inglesi, altri pensarono ad una vendetta del Negus, altri
ancora che il governo Mussolini, ormai avvicinatosi a Hitler, non potesse
tollerare un ebreo come eroe nazionale...mah, è un mistero che è destinato a
durare. C’è chi ipotizza che fosse andato troppo vicino a scoprire l’ubicazione
dell’Arca dell’Alleanza, che alcuni sostengono essere in possesso proprio della
chiesa Ortodossa Etiope, poiché Salomone l’avrebbe donata al figlio che avrebbe
avuto dalla regina di Saba. Ah, giusto, la famiglia di Nikolao
sosteneva di discendere da questa coppia biblica.”
“Il tuo bisnonno sembra essere stato
davvero un uomo straordinario.”
“Sì. Non si seppe più nulla, però, di Nikolao. Si fece vivo un paio di volte con la vedova e poi
scomparve. Strano. Un uomo con le sue capacità avrebbe dovuto farsi piuttosto
notare, aveva un animo irrequieto, avrebbe dovuto darsi ad altre imprese e,
invece, sembra sparire nel nulla. Eppure avrebbe potuto usare la sua rete di
spie e contatti per qualcosa; possibile che dopo la morte di Raimondo abbia rinunciato
a tutto? No, io non credo.”
“Che cosa crede, allora?”
Afdera si fece solenne e severa: “Io
credo di averlo davanti a me, in questo momento.”
Fury si scosse leggermente, come se
sorpreso, oppure attraversato da un brivido. Rise a bocca chiusa e replicò: “Si
rende conto dell'assurdità della sua affermazione? L'uomo di cui parla dev'essere morto ormai da un pezzo! Scusi, quanti anni
dovrebbe avere, adesso?”
“All'incirca 125.”
“Ecco, io mi sento profondamente offeso,
se lei sostiene che le sembri un uomo che possa avere più del doppio dei miei
anni! E poi gli etiopi hanno una carnagione più chiara della mia.”
“Ci sono almeno cinque etnie principali
differenti in Etiopia.” ribatté Afdera, senza battere ciglio “Inoltre, non dico
affatto che voi sembriate un ultra centenario, bensì che portiate così bene il
vostro secolo e un quarto che parete per nulla cambiato da allora. Se foste
invecchiato, forse non vi avrei riconosciuto, ma così... siete identico alle
fotografie.”
“Quali? Posso vederle?”
“Certamente.”
Afdera si alzò da tavola e uscì dalla
sala da pranzo. Fury la guardò uscire e rimase pensieroso.
Non
avevo affatto valutato l'ipotesi che la piccola potesse riconoscermi. Mi
aspettavo che conoscesse bene la storia di Raimondo ma arrivare ad ipotizzare
che Nikolao sia ancora vivo e riconoscermi,
addirittura! Quante possibilità c'erano? Tante come che l'HYDRA fosse
infiltrata nello S.H.I.E.L.D. Ultimamente, le ipotesi
più assurde si stanno rivelando vere, il rasoio di Occam
ha fallito ... Devo essere più prudente e aperto di mente. Ecco, a proposito di
prudenza, Barton starà bene?
Mi
sembra veramente strano che Afdera, che era in Iran fino a pochi giorni fa, sia
tornata qua, proprio adesso, proprio in tempo per soccorrerci!
La ragazza tornò nella stanza con in
mano una decina di foto e le mostrò all’ospite. Erano immagini delle varie
esplorazioni di Raimondo e del suo amico: America, Indonesia e molta Africa.
C’erano anche ritratti scattati in occasione di feste.
“Ammetto che c’è una grandissima
somiglianza tra me e quest’uomo, ma sì sa che i sosia esistono. Su internet si
trovano foto di divi confrontate con quelle di sconosciuti del passato che
sembrano identici.”
“Con voi è diverso.”
“Perché? Mi dica, come avrei fatto,
secondo lei, a rimanere giovane? Che cosa le fa credere a questa assurdità?”
“Io sono appassionata alla storia della
mia famiglia e senza dubbio Raimondo è l’esponente più affascinante e
misterioso, ha creato una sorta di leggenda, ai suoi tempi era presentato come
l'incarnazione di tutti i più alti valori e di tutte le qualità
dell'italianità! Era una sorta di Capitan Italia, proprio come il vostro
Capitan America, ma senza super poteri. Cinque anni fa, ritrovai alcuni bauli,
in solaio, c’erano dentro i suoi cimeli, gli oggetti che aveva usato nelle sue
spedizioni, foto e, infine, anche i suoi diari e le sue lettere. Lessi tutto
quanto e fu così che scoprii l’esistenza di questo Nikolao,
ormai obliato dalla memoria della nostra famiglia. Mia nonna e il mio prozio Nanuk ricordarono di aver sentito qualche volta quel nome,
ma non seppero darmi informazioni. Iniziai quindi a cercare per conto mio.
Disturbai la polizia mortuaria di tutto il mondo, ma nessuno seppe indicarmi la
sua tomba: un nome e basta non era sufficiente. Mi misi a peregrinare da un
archivio all’altro in cerca di indizi; il tempo per farlo era poco, dal momento
che stavo anche studiando. Alla fine trovai del materiale interessante: in
alcuni giornali dell’immediato dopoguerra, che riportavano le imprese di Peggy
Carter e dell'RSS, notai che in alcune foto compariva un uomo estremamente
somigliante a Nikolao. Cercai di approfondire, ma
tutti i documenti ufficiali relativi all’RSS sono secretati, perché confluiti
poi nello S.H.I.E.L.D. e nemmeno io potevo arrivarci.
Decisi di indagare a ritroso e riuscii a rintracciare qua e là articoletti
relativi a un’organizzazione forse criminale, le cui intenzioni e i cui
mandanti non furono mai chiari, che agì negli anni successivi al 1935, in
Etiopia, Italia e Inghilterra, per poi apparire qua e là in Europa durante la
seconda guerra mondiale e poi sparire nel nulla. Ultima informazione: l’RSS
aveva deciso di mettersi sulle sue tracce, temendo un collegamento con l’HYDRA
o con qualcosa di parimenti pericoloso. Dedussi che Nikolao
e i suoi ebbero a che fare con l’RSS, si allearono con loro e confluirono nello
S.H.I.E.L.D. Mi ero ripromessa di parlarne con lo zio
Phil, ma prima che potessi rivederlo, ci giunse la notizia della sua morte.
Seguii in televisione l’invasione di New York e poi continuai a tenermi
aggiornata circa il fatto che lo S.H.I.E.L.D. fosse
ormai rivelato al pubblico mondiale. Ecco, allora, che sugli schermi comparve
qualche volta il direttore Nicholas Joseph Fury. La prima volta che lo vidi
notati subito la somiglianza con l’amico del mio bisnonno, poi sentii il suo
nome e improvvisamente capii che erano la stessa persona.”
Fury era perplesso, ragionò rapidamente
su cosa sostenere, poi sospirò e disse: “Ammetto di essere l'ex direttore Fury
e di essere figlio del Nikolao di cui parli, ma non
sono mio padre. Il tempo passa per tutti, perché ti sfugge questo concetto?”
“Non è il tempo, ma siamo noi che
passiamo. Certi scienziati stanno negando l'esistenza del tempo. Ad ogni modo,
c’era un altro uomo amico vostro e del mio bisnonno, il dottor Stephen Strange. Un po’ più giovane di voi, meno inseparabile, ma
ugualmente caro. Raimondo lo conobbe solo come medico, gli chiese di
accompagnarlo nella spedizione in Dancalia... Quando
il mio bisnonno morì, Strange non era ancora
diventato quel che è ora, non aveva ancora seguito la sua vera vocazione. Nei
diari è descritto come un giovane medico dalle capacità straordinarie e col
pallino dell’occulto, che era rimasto deluso nello scoprire che Raimondo, pur
essendo ebreo, non conosceva i segreti della qabala.”
“Continuo a non seguire il tuo
ragionamento.”
Fury lo capiva benissimo in realtà, ma
non voleva ammetterlo. Sperava che la donna non avesse abbastanza informazioni,
in modo da non dover ammettere la verità. Supponeva che lei avesse sospetti, ma
non prove e che cercasse da lui una conferma che non le avrebbe dato.
“Il dottor Strange
è il mago più potente della terra. Conosco la sua storia: durante la seconda
guerra mondiale, venne ferito in modo tale da compromettere la sua abilità di
chirurgo. Troppo orgoglioso per accertare il ruolo di medico generico, si
dedicò allo studio della magia, peregrinò a lungo, trovò il migliore dei
maestri e apprese tutto da lui. Ora, Strange,
nonostante abbia i suoi 113 anni, ne dimostra appena 35.”
“Conosco anch’io la sua storia, era
amico di mio padre e ora lo è mio.”
“Io sono persuasa che il dottor Strange abbia condiviso il suo segreto della giovinezza con
voi.”
Fury fissò attentamente Afdera, indeciso
sul cosa dirle: se almeno avesse saputo le reali intenzioni della donna!
“Signorina, perché per voi è così
importante credere a questa illusione? Che differenza farebbe per voi?”
“Nessuna, in realtà, il mio è puro amore per la verità.”
“Lo S.H.I.E.L.D.
si basa sul proteggere il mondo da certe verità.”
“Concordo con questa filosofia. La
Verità è accessibile a tutti, ma non vuole essere volgarizzata, bisogna
accostarsi a lei con umiltà e sollevare i vari veli che la celano, mantenendo
sempre il segreto. La Verità ha molti gradi, c’è quella più grossolana per le masse
e poi via, via si fa sempre più sottile e luminosa. Per il mantenimento
dell'Ordine è necessario che ognuno conosca solo il livello di Verità che è in
grado di sostenere, senza togliere il diritto di progredire.”
Fury rimase molto colpito e ammirato da quelle
parole: era raro, in quei tempi, trovare qualcuno che considerasse la Verità
non un diritto, ma un dovere, una responsabilità, e che desse così tanta
importanza al segreto.
Era un peccato non aver portato quella
ragazza nello S.H.I.EL.D.: aveva la mentalità giusta.
Forse avrebbero potuto inserirla nel nuovo S.H.I.E.L.D.,
ma era un’archeologa, non poteva essere utile. “Chi le ha insegnato queste
cose? Phil?”
“No ...”
Afdera stava per dire di più, ma fu
interrotta da un gran fracasso che proveniva dall’atrio. La donna si alzò per
andare a controllare e l'ospite la seguì.
“Si calmi, si calmi!” si sentì intimare
dal maggiordomo a qualcuno.
“Mi faccia passare o le dovrò far del
male! O è anche lei in combutta con loro?”
Era chiaramente la voce di Clint. Fury
affrettò il passo e giunse per primo nell’atrio, chiedendo che cosa stesse
accadendo.
“Siamo stati traditi, signore. Un
drappello HYDRA è in città!” comunicò Barton, col suo
solito fare militare.
“Ti hanno fatto qualcosa?”
“No, signore, non mi hanno visto. Ero in
ospedale, sotto osservazione: i medici volevano essere certi che l’antidoto
funzionasse senza effetti collaterali. Guardando fuori dalla finestra mi sono
accorto di un gruppo HYDRA di cinque uomini, allora sono fuggito dall'ospedale,
sono arrivato qua, ho recuperato il mio arco e sono venuto ad avvisarla che
siamo stati traditi.”
“Ma che traditi!” esclamò Afdera,
facendosi avanti.
“Mi pare evidente che qualcuno li abbia
avvertiti della nostra presenza qua.” replicò Clint, aspramente “Tu, ragazzina,
non avresti dovuto essere qua; poi ci hai separati. È chiaro che sei per lo
meno in combutta con ...”
“Taci!” lo interruppe la donna,
fulminandolo con lo sguardo “Non vi siete rifugiati molto lontano rispetto a
dove siete stati attaccati, era ovvio che l’HYDRA vi avrebbe cercarti nei
paraggi. Il fatto che sia un drappello e non tutte le loro forze dimostra che
sono in perlustrazione e non hanno la certezza di trovarvi qui.”
Barton la guardò in
cagnesco.
DLIN-DLON
Suonò il campanello.
“Chiedi chi è.” ordinò Afdera, in
tedesco, al maggiordomo.
Il domestico prese la cornetta del
videocitofono e chiese chi fosse, avuta risposta, continuò: “Sua Altezza il
principe Ottone d'Assia non è in casa, in questi
giorni. … Sì, qui c’è la baronessa Franchetti. … Riferirò, attendete.”
Il maggiordomo agganciò il videocitofono
e riferì: “Ci sono cinque uomini, mi pare armati, che chiedono di parlare con
voi, non si sono qualificati, né hanno detto nomi.”
Afdera sentì il peso degli sguardi di
Fury e Barton su di lei. Ragionò qualche istante e
poi, risoluta, ordinò: “Apri il portone e dì loro di attendere nel cortile, li
ascolterò lì.” si voltò poi verso i due ospiti e disse: “Voi fate quello che
preferite: fuggite, appostatevi, quel che volete. Per quel che mi riguarda, io
andrò a parlare con quegli uomini e se sono dell'HYDRA me ne libererò.”
Detto questo, Afdera voltò le spalle e
uscì, senza attendere risposta. Barton guardò Fury e
si limitò a dire: “Signore?”
“Osserviamola, sono curioso di vedere
cosa combina.”
“Si fida di lei?”
“Se ci tradisse, noi non faremmo in
tempo ad allontanarci, quindi tanto vale restare qua, pronti ad attaccare
appena varcheranno la soglia. Sono solo cinque, ce ne libereremo in un attimo.
Se non ci tradirà, potrebbe correre dei pericoli e io vorrei proteggerla.”
“Allora preparo le frecce, ne avrò
bisogno in ogni caso.”
Afdera aveva attraversato metà cortile
quando incrociò il drappello di cinque uomini armati. Uno di loro, il
comandante, si fece avanti, dicendo: “Che razza di accoglienza è questa? Mi
aspettavo che la casa d'Assia facesse almeno
accomodare chi bussa alla sua porta.”
“Mi spiace, signori, ma il principe non
è in casa, come vi è stato detto, e io non posso permettere a chicchessia di
entrare. Devo prima sincerarmi circa chi siete e, vedendovi così armati, non
sono certo rassicurata.”
“Senta, stiamo cercando dei fuggitivi, i
vostri concittadini ci hanno riferito che oggi avete dato ospitalità a degli
stranieri. Ora ci faccia controllare: è già tanto che abbiamo suonato il
campanello, anziché fare irruzione. Se non ci lascia passare, noi procederemo
con la forza e dopo il controllo daremo fuoco a tutto.”
“Chi credete di essere?!”
Il comandante sorrise e disse: “Hail HYDRA!”
Gli altri quattro fecero il doppio
salutò romano, ripetendo: “Hail HYDRA!”
Afdera sorrise e disse, portandosi il
pollice vicino alla bocca: “Carino il vostro saluto.” si morse a sangue il dito
“Sembra una resa!” sorrise coi denti macchiati di rosso e un inquietante
bagliore nelle pupille.
La giovane si passò il pollice
sanguinante sotto il collo, tra le clavicole. Il sangue, spontaneamente,
tracciò un cerchio con al centro una sorta di asterisco, ogni braccio del quale
terminava con un simbolo alchemico differente.
E disse a gran voce: “ESHIEL ITHURIEL
NADAMIEL BARZACHIA.”
Il cerchio si fece luminoso, emanò
cinque sfere splendenti che crebbero e presero la forma di uomini, guerrieri,
dalle armature appariscenti.
Questo accade nel giro di pochissimi
istanti. La donna ordinò: “Difendetemi! Annientate questi uomini e portatene
via i cadaveri!”
Prima che potessero capire che cosa
stesse accadendo, i soldati dell’HYDRA si ritrovarono assaltati dai guerrieri
evanescenti, ma le cui lance e spade ferivano realmente. Non ebbero il tempo di
difendersi e caddero morti in poco tempo. I guerrieri apparsi, dopo il breve
combattimento, si ricomposero e uno di loro, che si distingueva perché non
indossava armatura e perché impugnava uno stocco e per i capelli e baffi biondi
ben curati, si rivolse alla giovane: “Milady, possiamo rendervi altri servigi?”
“Per questa volta va bene così. Grazie
mille.”
“È sempre un piacere e un onore.”
Detto ciò, il guerriero le fece il
baciamano e poi si dissolse assieme agli altri quattro e ai cadaveri. Afdera
sorrise, poi sentì la testa girarle. Si volse verso il castello e si mosse
verso di esso, barcollando parecchio: era assai indebolita.
Fury e Barton,
che avevano assistito a tutta la scena, si precipitarono fuori per sostenerla e
impedirle di cascare a terra.
Afdera, pur avendo un poco la vista
annebbiata e vedendo piccoli luccichii, vide e riconobbe i due uomini che le
andavano incontro, quindi si fermò per aspettarli e, appena le fu abbastanza
vicino, si appoggiò a Fury, mormorando: “Aiutami...portami in casa...”
“Che cos'è successo?” chiese invece Barton, sbigottito per quel che aveva appena visto.
“Dopo...” sussurrò la donna.
Note
dell’Autrice: Innanzitutto un grazie a tutti i miei lettori e a chi commenta!
^-^
Come
detto nella premessa cronologica dello scorso capitolo, questo e i seguenti
sono da considerarsi svolti in contemporanea agli episodi 9 e 10.
Per
sapere qualcosa di più sul Barone Franchetti, qui troverete un breve video:
https://www.youtube.com/watch?v=eGwy6aslwiw&hd=1
Per
quanto riguarda ciò che ho scritto sul background di Fury è ovviamente
inventato da me, tuttavia ho voluto inserire una caratteristica del personaggio
presente nei fumetti, ovvero che fa uso dell’Infinity
Formula per restare giovane.
Bene,
direi che è tutto. Spero che la fanfic vi piaccia,
anche se in questi capitoli lasceremo un poco da parte Coulson e il suo team,
ma torneranno presto! ;)
I
commenti e le osservazioni sono sempre gradite.
Grazie
ancora!