Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: DirceMichelaRivetti    10/12/2014    1 recensioni
Nick Fury non rimane certo fuori dai giochi, sebbene abbia lasciato la direzione del nuovo SHIELD a Coulson.
Fury porta avanti la sua lotta all'HYDRA: ha i mezzi per farlo e il supporto degli agenti Burton e Romanoff, all'occorrenza.
Presto scoprirà che l'HYDRA potrebbe essere ancora più pericolosa di quanto si creda; incontrerà nuovi alleati e nemici; oggetti e luoghi misteriosi e inquietanti.
Le indagini di Fury si intrecceranno con quelle del nuovo SHIELD e si rivolgerà anche a Coulson e ai suoi per poter far fronte alle varie minacce che si profilano.
Inoltre, rimane da svelare il mistero che circonda le origini di Skye.
Fitz, poi, sta cercando il proprio riscatto, il modo per tornare come prima o anche migliore.
Ho messo l'avviso "spoiler" perché seguo la serie in inglese e, quindi, ogni tanto potrebbero esserci delle anticipazioni.
Ho messo "What if" perché, pur cercando di aderire il più possibile alla serie, ho sviluppato una mia idea circa l'alieno della Guest House, circa Skye e circa le incisioni e la porterò avanti.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Il SUV volò per una decina di chilometri, poi tornò a correre sull'asfalto, perché un’automobile volante sarebbe stata un po’ troppo appariscente per entrare nel villaggio.

Fury si voltò per controllare le condizioni di Barton: era ancora cosciente, benché non sembrasse molto presente.

Si videro le prime case del paese: tetti molto acuti, travi a vista sulle facciate e balconi con parapetti in legno. Fury prese i comandi dell’auto e si domandò dove dovesse andare: in ospedale? Nell'abitazione del principe Ottone?

Il dubbio rimase per poco: passando per la piazza principale del villaggio, incrociò un’ambulanza e un pugno di persone che gli fecero segno di fermarsi. Fury si sorprese per tale accoglienza e un poco si insospettì, ma prima di darsi il tempo di ragionare, aveva già fermato il SUV.

Scese, guardò le persone lì attorno e salutò in un perfetto tedesco: “Buonasera. C'è un ferito in auto, avvelenato per la precisione.”

Una giovane donna, con addosso un lungo cappotto a doppio petto verde scuro, si avvicinò, porse la mano per presentarsi, in fluente inglese: “Piacere, baronessa dottoressa Afdera Franchetti. Benvenuto. Phil mi ha avvisata. Il nostro medico si occuperà del vostro compagno.”

Fury si voltò e vide che due infermieri stavano prelevando Barton dall’auto per trasferirlo sull’ambulanza. Tutta quella premura ed efficienza insospettirono ancor di più l'ex direttore.

“Preferirei stare vicino al mio amico.” puntualizzò l’uomo.

“Non preoccupatevi per lui, gli inietteranno l'antidoto e lo terranno un poco in osservazione, poi lo accompagneranno da noi.” lo rassicurò la giovane, con un tono parecchio formale “Avete per caso un campione del veleno o sapete di cosa si tratti?”

Fury porse la freccia alla donna che a sua volta la consegnò al personale medico. L’uomo non era convinto, ma aveva deciso di fingere di fidarsi, per poter avere più possibilità di difendersi, temeva però per Barton, lasciato solo e indifeso.

La donna tornò a rivolgersi a lui: “Potete seguirmi con la vostra auto e parcheggiarla al castello, dove alloggerete. Data l’ora, ceneremo assieme.”

“Se si tratta di un invito, devo dire che ne ho ricevuti di più gentili.” ironizzò l'uomo.

“Scusatemi, sono abituata a dare disposizioni, in effetti; poi la concitazione del momento ...” il tono della ragazza si era un poco addolcito “Ad ogni modo, Phil mi ha chiesto di ospitarvi e prendermi cura di entrambi ed è quello che ho intenzione di fare. Se volete, vi farò strada.”

Fury acconsentì. L’ambulanza era già partita. L’ex direttore salì in automobile e seguì quella su cui era salita Afdera, assieme ad altri due uomini, di cui uno era l’autista. Si spostarono di non più di un chilometro. Arrivarono davanti a una cinta muraria piuttosto imponente, con l’ingresso posto sotto un torrione circolare. Il grande portone venne aperto a distanza con un telecomando. Entrarono nel cortile e le due auto furono parcheggiate in quella che un tempo era stata una stalla.

Era buio, Fury non poté ben distinguere l’aspetto del castello, ma capì che era formato da un massiccio corpo centrale, con qualche torretta qua e là. Afdera affiancò l’ospite e gli fece strada fino al portone d’entrata, ma fu un altro uomo ad aprire la porta e poi a prendere i capotti di entrambi e portarli nello stanzino guardaroba. La donna invitò Fury ad aspettarla in un salottino vicino all’atrio. Era una stanza ben arredata, con un’eleganza ottocentesca, forse con un po’ troppo oro nelle cornici di un paio di quadri che ritraevano due importanti principi d'Assia, quasi fossero un biglietto da visita della famiglia per gli ospiti appena giunti.

Afdera lo raggiunse quasi subito e lo informò: “Tra un quarto d’ora la cena sarà in tavola. Intanto ci serviranno qui un aperitivo.”

“Non mi aspettavo una simile accoglienza.” ammise Fury, volendo testare la situazione.

“Siete ospite del principe d'Assia, i nostri mezzi sono molti.”

“Con così poco preavviso ...”

“L'ospitalità è sacra, siamo molto rigorosi in questo. Al giorno d’oggi si sospetta di chiunque, ma noi siamo ancora legati alla tradizione in cui si accoglie chi chiede aiuto e lo si onora.”

“Non mi aspettavo di trovarla qui.” Fury voleva capire se davvero tutto ciò fosse normale in quel posto, oppure se ci fosse sotto qualcos’altro “Coulson mi aveva detto che era parecchio lontana, in questo periodo.”

“È vero, ero a Teheran fino a poco fa.”

“Poco fa?"

“Sì, fino a quando altri affari non mi hanno richiamata qui.” Afdera sorrise.

“Che genere di affari?”

“Il genere che richiedeva la mia presenza qui.”

Fury era quasi divertito, l’atteggiamento di quella ragazza gli ricordava alquanto il modo di fare della Hill, la sua ex luogotenente: entrambe erano serie e avevano grande attenzione per il proprio ruolo. Comunque continuò il suo tastare il terreno: “Una fortunata coincidenza per noi.”

“Abbastanza.”

Entrarono due camerieri, portando uno un vassoio con delle tartine e l’altro spingendo un carrellino con varie bottiglie, per preparare qualsiasi aperitivo sarebbe stato ordinato. Serviti gli antipasti, i due camerieri uscirono, lasciando di nuovo soli la donna e l'ex direttore.

“Comunque, non vi siete ancora presentato. Mio zio ha detto che vi chiamate Theo Robinson.” riprese il dialogo la giovane, sorseggiando il proprio cocktail.

“Sì, esatto.”

“Siete da molto nello S.H.I.E.L.D.?”

“Non sono cose di cui mi è permesso parlare.” rispose Fury, reso ancor più sospettoso da quelle domande.

“Capisco. Posso almeno sapere in che condizioni avete lasciato i vostri aggressori?”

“Perché le interessa?”

“Perché mi è necessario sapere se l'HYDRA passerà in paese a cercarvi, oppure se possiamo stare tranquilli.”

Fury si accigliò un attimo, poi scosse le spalle e disse: “Immagino che ormai non sia più un segreto, la nostra lotta contro di loro.”

“Avete fatto parlare i telegiornali di tutto il mondo. Dunque?”

“Ci stanno cercando, sì.”

“Suppongo avrete controllato che non ci siano tracciatori attaccati alla vostra auto.”

“Sì, ho guardato, non c’era nulla, oltre a tanti fori di proiettili. È strano che un’archeologa, perché è questo che lei è, sia così accorta in una situazione del genere.”

Afdera sorrise, bevve un lungo sorso e con tono dolce rispose: “Voi sapete bene da che famiglia provengo. Vedete anche con chi ho a che fare, è naturale ch’io sia ferrata anche circa certe procedure.”

Cadde il silenzio nella stanza. Fury prese una tartina da sbocconcellare, ma scrutò la giovane per studiarla: i suoi occhi erano scuri, dolci e ammalianti, ma allo stesso tempo parevano di facciata, come se nascondessero altro; le sue labbra, invece, abbozzavano un sorriso, ma con un cipiglio da dominatrice. Nel complesso, Fury la considerava affascinante, enigmatica e quindi pericolosa. Una sorta di Vedova Nera coi capelli lunghi e castani, resa meno micidiale perché di gran lunga meno sensuale di Natasha.

“Perché crede ch'io conosca la sua famiglia? Conosco solamente Coulson, un suo zio, niente di più.”

Fury continuava a voler cercare di mettere alla prova la donna: era certo nascondesse qualcosa e voleva capire di che si trattasse. Afdera lo guardò dritto negli occhi, o almeno ci provò, visto che l'uomo continuava a portare gli occhiali scuri. Non rispose alla domanda, ma prese a raccontare: “Tre sono gli esponenti famosi del passato della mia stirpe: la mia omonima nonna, nota solo per il matrimonio con Henry Fonda, il mio trisnonno che era compositore e il mio bisnonno: Raimondo Franchetti, esploratore! Iniziò le proprie avventure a diciotto anni, andando a caccia sulle montagne rocciose, tra USA e Canada, proseguì poi in Malesia e Indonesia, viaggiò per tutta l’Africa ed è stato il primo ad esplorare la Dancalia e uscirne vivo. Il mio nome è lo stesso di un vulcano di quella regione.” il tono era calmo e pacato.

Un domestico entrò nella stanza, annunciando che la cena era servita. I due andarono nella sala da pranzo e mentre mangiavano un ottimo gulasch, la ragazza proseguì: “Il mio bisnonno, però, non era solo in tutte queste avventure. Fin dal suo primo viaggio in America aveva trovato un amico inseparabile: Nikolao Yosef di Wollo, figlio minore del Ras Mikael di Wollo e di una figlia dell'imperatore d’Etiopia, il Negus Menelik secondo. Il Ras era un musulmano convertito al cristianesimo ortodosso e dunque aveva assunto nomi occidentali per sé e i figli.” nonostante parlasse con grande tranquillità e cenasse, Afdera non distoglieva lo sguardo dall’ospite “Il mio bisnonno divenne dunque grande amico di questo Nikolao e lo soprannominò Furio, per via del suo carattere e delle sue abilità nel combattere. Viaggiarono per il mondo assieme, rimasero separati durante la prima guerra mondiale e poi si riunirono per altre avventure, cacce ed esplorazioni. Questo Nikolao aveva un fratello più grande di qualche anno, Iyasu, che era stato nominato proprio erede da Menelik e per alcuni anni era stato imperatore di Etiopia, poi spodestato ed incarcerato. Nikolao era desideroso di aiutare il fratello a riprendere il potere e sapeva che gli italiani desideravano avere maggiore forza in Etiopia, credé dunque che si sarebbe potuta evitate la colonizzazione, se sul trono fosse tornato Iyasu e se avesse adottato una politica favorevole all’Italia. Fin dalla spedizione in Dancalia, i due amici iniziarono ad intessere una rete di contatti con i vari Ras dell'Impero, con i capopopolo e molte altre categorie. Insomma organizzarono un loro privato servizio segreto con lo scopo di favorire sia il ritorno di Iyasu, sia la benevolenza verso gli Italiani. Riuscirono a liberare Iyasu, che però venne presto ricatturato e tutto fallì. Poi, nel 1935, Raimondo morì, poiché il suo aereo esplose. Si diede la colpa agli Inglesi, altri pensarono ad una vendetta del Negus, altri ancora che il governo Mussolini, ormai avvicinatosi a Hitler, non potesse tollerare un ebreo come eroe nazionale...mah, è un mistero che è destinato a durare. C’è chi ipotizza che fosse andato troppo vicino a scoprire l’ubicazione dell’Arca dell’Alleanza, che alcuni sostengono essere in possesso proprio della chiesa Ortodossa Etiope, poiché Salomone l’avrebbe donata al figlio che avrebbe avuto dalla regina di Saba. Ah, giusto, la famiglia di Nikolao sosteneva di discendere da questa coppia biblica.”

“Il tuo bisnonno sembra essere stato davvero un uomo straordinario.”

“Sì. Non si seppe più nulla, però, di Nikolao. Si fece vivo un paio di volte con la vedova e poi scomparve. Strano. Un uomo con le sue capacità avrebbe dovuto farsi piuttosto notare, aveva un animo irrequieto, avrebbe dovuto darsi ad altre imprese e, invece, sembra sparire nel nulla. Eppure avrebbe potuto usare la sua rete di spie e contatti per qualcosa; possibile che dopo la morte di Raimondo abbia rinunciato a tutto? No, io non credo.”

“Che cosa crede, allora?”

Afdera si fece solenne e severa: “Io credo di averlo davanti a me, in questo momento.”

Fury si scosse leggermente, come se sorpreso, oppure attraversato da un brivido. Rise a bocca chiusa e replicò: “Si rende conto dell'assurdità della sua affermazione? L'uomo di cui parla dev'essere morto ormai da un pezzo! Scusi, quanti anni dovrebbe avere, adesso?”

“All'incirca 125.”

“Ecco, io mi sento profondamente offeso, se lei sostiene che le sembri un uomo che possa avere più del doppio dei miei anni! E poi gli etiopi hanno una carnagione più chiara della mia.”

“Ci sono almeno cinque etnie principali differenti in Etiopia.” ribatté Afdera, senza battere ciglio “Inoltre, non dico affatto che voi sembriate un ultra centenario, bensì che portiate così bene il vostro secolo e un quarto che parete per nulla cambiato da allora. Se foste invecchiato, forse non vi avrei riconosciuto, ma così... siete identico alle fotografie.”

“Quali? Posso vederle?”

“Certamente.”

Afdera si alzò da tavola e uscì dalla sala da pranzo. Fury la guardò uscire e rimase pensieroso.

 

Non avevo affatto valutato l'ipotesi che la piccola potesse riconoscermi. Mi aspettavo che conoscesse bene la storia di Raimondo ma arrivare ad ipotizzare che Nikolao sia ancora vivo e riconoscermi, addirittura! Quante possibilità c'erano? Tante come che l'HYDRA fosse infiltrata nello S.H.I.E.L.D. Ultimamente, le ipotesi più assurde si stanno rivelando vere, il rasoio di Occam ha fallito ... Devo essere più prudente e aperto di mente. Ecco, a proposito di prudenza, Barton starà bene?

Mi sembra veramente strano che Afdera, che era in Iran fino a pochi giorni fa, sia tornata qua, proprio adesso, proprio in tempo per soccorrerci!

 

La ragazza tornò nella stanza con in mano una decina di foto e le mostrò all’ospite. Erano immagini delle varie esplorazioni di Raimondo e del suo amico: America, Indonesia e molta Africa. C’erano anche ritratti scattati in occasione di feste.

“Ammetto che c’è una grandissima somiglianza tra me e quest’uomo, ma sì sa che i sosia esistono. Su internet si trovano foto di divi confrontate con quelle di sconosciuti del passato che sembrano identici.”

“Con voi è diverso.”

“Perché? Mi dica, come avrei fatto, secondo lei, a rimanere giovane? Che cosa le fa credere a questa assurdità?”

“Io sono appassionata alla storia della mia famiglia e senza dubbio Raimondo è l’esponente più affascinante e misterioso, ha creato una sorta di leggenda, ai suoi tempi era presentato come l'incarnazione di tutti i più alti valori e di tutte le qualità dell'italianità! Era una sorta di Capitan Italia, proprio come il vostro Capitan America, ma senza super poteri. Cinque anni fa, ritrovai alcuni bauli, in solaio, c’erano dentro i suoi cimeli, gli oggetti che aveva usato nelle sue spedizioni, foto e, infine, anche i suoi diari e le sue lettere. Lessi tutto quanto e fu così che scoprii l’esistenza di questo Nikolao, ormai obliato dalla memoria della nostra famiglia. Mia nonna e il mio prozio Nanuk ricordarono di aver sentito qualche volta quel nome, ma non seppero darmi informazioni. Iniziai quindi a cercare per conto mio. Disturbai la polizia mortuaria di tutto il mondo, ma nessuno seppe indicarmi la sua tomba: un nome e basta non era sufficiente. Mi misi a peregrinare da un archivio all’altro in cerca di indizi; il tempo per farlo era poco, dal momento che stavo anche studiando. Alla fine trovai del materiale interessante: in alcuni giornali dell’immediato dopoguerra, che riportavano le imprese di Peggy Carter e dell'RSS, notai che in alcune foto compariva un uomo estremamente somigliante a Nikolao. Cercai di approfondire, ma tutti i documenti ufficiali relativi all’RSS sono secretati, perché confluiti poi nello S.H.I.E.L.D. e nemmeno io potevo arrivarci. Decisi di indagare a ritroso e riuscii a rintracciare qua e là articoletti relativi a un’organizzazione forse criminale, le cui intenzioni e i cui mandanti non furono mai chiari, che agì negli anni successivi al 1935, in Etiopia, Italia e Inghilterra, per poi apparire qua e là in Europa durante la seconda guerra mondiale e poi sparire nel nulla. Ultima informazione: l’RSS aveva deciso di mettersi sulle sue tracce, temendo un collegamento con l’HYDRA o con qualcosa di parimenti pericoloso. Dedussi che Nikolao e i suoi ebbero a che fare con l’RSS, si allearono con loro e confluirono nello S.H.I.E.L.D. Mi ero ripromessa di parlarne con lo zio Phil, ma prima che potessi rivederlo, ci giunse la notizia della sua morte. Seguii in televisione l’invasione di New York e poi continuai a tenermi aggiornata circa il fatto che lo S.H.I.E.L.D. fosse ormai rivelato al pubblico mondiale. Ecco, allora, che sugli schermi comparve qualche volta il direttore Nicholas Joseph Fury. La prima volta che lo vidi notati subito la somiglianza con l’amico del mio bisnonno, poi sentii il suo nome e improvvisamente capii che erano la stessa persona.”

Fury era perplesso, ragionò rapidamente su cosa sostenere, poi sospirò e disse: “Ammetto di essere l'ex direttore Fury e di essere figlio del Nikolao di cui parli, ma non sono mio padre. Il tempo passa per tutti, perché ti sfugge questo concetto?”

“Non è il tempo, ma siamo noi che passiamo. Certi scienziati stanno negando l'esistenza del tempo. Ad ogni modo, c’era un altro uomo amico vostro e del mio bisnonno, il dottor Stephen Strange. Un po’ più giovane di voi, meno inseparabile, ma ugualmente caro. Raimondo lo conobbe solo come medico, gli chiese di accompagnarlo nella spedizione in Dancalia... Quando il mio bisnonno morì, Strange non era ancora diventato quel che è ora, non aveva ancora seguito la sua vera vocazione. Nei diari è descritto come un giovane medico dalle capacità straordinarie e col pallino dell’occulto, che era rimasto deluso nello scoprire che Raimondo, pur essendo ebreo, non conosceva i segreti della qabala.”

“Continuo a non seguire il tuo ragionamento.”

Fury lo capiva benissimo in realtà, ma non voleva ammetterlo. Sperava che la donna non avesse abbastanza informazioni, in modo da non dover ammettere la verità. Supponeva che lei avesse sospetti, ma non prove e che cercasse da lui una conferma che non le avrebbe dato.

“Il dottor Strange è il mago più potente della terra. Conosco la sua storia: durante la seconda guerra mondiale, venne ferito in modo tale da compromettere la sua abilità di chirurgo. Troppo orgoglioso per accertare il ruolo di medico generico, si dedicò allo studio della magia, peregrinò a lungo, trovò il migliore dei maestri e apprese tutto da lui. Ora, Strange, nonostante abbia i suoi 113 anni, ne dimostra appena 35.”

“Conosco anch’io la sua storia, era amico di mio padre e ora lo è mio.”

“Io sono persuasa che il dottor Strange abbia condiviso il suo segreto della giovinezza con voi.”

Fury fissò attentamente Afdera, indeciso sul cosa dirle: se almeno avesse saputo le reali intenzioni della donna!

“Signorina, perché per voi è così importante credere a questa illusione? Che differenza farebbe per voi?”
“Nessuna, in realtà, il mio è puro amore per la verità.”

“Lo S.H.I.E.L.D. si basa sul proteggere il mondo da certe verità.”

“Concordo con questa filosofia. La Verità è accessibile a tutti, ma non vuole essere volgarizzata, bisogna accostarsi a lei con umiltà e sollevare i vari veli che la celano, mantenendo sempre il segreto. La Verità ha molti gradi, c’è quella più grossolana per le masse e poi via, via si fa sempre più sottile e luminosa. Per il mantenimento dell'Ordine è necessario che ognuno conosca solo il livello di Verità che è in grado di sostenere, senza togliere il diritto di progredire.”

Fury rimase molto colpito e ammirato da quelle parole: era raro, in quei tempi, trovare qualcuno che considerasse la Verità non un diritto, ma un dovere, una responsabilità, e che desse così tanta importanza al segreto.

Era un peccato non aver portato quella ragazza nello S.H.I.EL.D.: aveva la mentalità giusta. Forse avrebbero potuto inserirla nel nuovo S.H.I.E.L.D., ma era un’archeologa, non poteva essere utile. “Chi le ha insegnato queste cose? Phil?”

“No ...”

Afdera stava per dire di più, ma fu interrotta da un gran fracasso che proveniva dall’atrio. La donna si alzò per andare a controllare e l'ospite la seguì.

“Si calmi, si calmi!” si sentì intimare dal maggiordomo a qualcuno.

“Mi faccia passare o le dovrò far del male! O è anche lei in combutta con loro?”

Era chiaramente la voce di Clint. Fury affrettò il passo e giunse per primo nell’atrio, chiedendo che cosa stesse accadendo.

“Siamo stati traditi, signore. Un drappello HYDRA è in città!” comunicò Barton, col suo solito fare militare.

“Ti hanno fatto qualcosa?”

“No, signore, non mi hanno visto. Ero in ospedale, sotto osservazione: i medici volevano essere certi che l’antidoto funzionasse senza effetti collaterali. Guardando fuori dalla finestra mi sono accorto di un gruppo HYDRA di cinque uomini, allora sono fuggito dall'ospedale, sono arrivato qua, ho recuperato il mio arco e sono venuto ad avvisarla che siamo stati traditi.”

“Ma che traditi!” esclamò Afdera, facendosi avanti.

“Mi pare evidente che qualcuno li abbia avvertiti della nostra presenza qua.” replicò Clint, aspramente “Tu, ragazzina, non avresti dovuto essere qua; poi ci hai separati. È chiaro che sei per lo meno in combutta con ...”

“Taci!” lo interruppe la donna, fulminandolo con lo sguardo “Non vi siete rifugiati molto lontano rispetto a dove siete stati attaccati, era ovvio che l’HYDRA vi avrebbe cercarti nei paraggi. Il fatto che sia un drappello e non tutte le loro forze dimostra che sono in perlustrazione e non hanno la certezza di trovarvi qui.”

Barton la guardò in cagnesco.

DLIN-DLON

Suonò il campanello.

“Chiedi chi è.” ordinò Afdera, in tedesco, al maggiordomo.

Il domestico prese la cornetta del videocitofono e chiese chi fosse, avuta risposta, continuò: “Sua Altezza il principe Ottone d'Assia non è in casa, in questi giorni. … Sì, qui c’è la baronessa Franchetti. … Riferirò, attendete.”

Il maggiordomo agganciò il videocitofono e riferì: “Ci sono cinque uomini, mi pare armati, che chiedono di parlare con voi, non si sono qualificati, né hanno detto nomi.”

Afdera sentì il peso degli sguardi di Fury e Barton su di lei. Ragionò qualche istante e poi, risoluta, ordinò: “Apri il portone e dì loro di attendere nel cortile, li ascolterò lì.” si voltò poi verso i due ospiti e disse: “Voi fate quello che preferite: fuggite, appostatevi, quel che volete. Per quel che mi riguarda, io andrò a parlare con quegli uomini e se sono dell'HYDRA me ne libererò.”

Detto questo, Afdera voltò le spalle e uscì, senza attendere risposta. Barton guardò Fury e si limitò a dire: “Signore?”

“Osserviamola, sono curioso di vedere cosa combina.”

“Si fida di lei?”

“Se ci tradisse, noi non faremmo in tempo ad allontanarci, quindi tanto vale restare qua, pronti ad attaccare appena varcheranno la soglia. Sono solo cinque, ce ne libereremo in un attimo. Se non ci tradirà, potrebbe correre dei pericoli e io vorrei proteggerla.”

“Allora preparo le frecce, ne avrò bisogno in ogni caso.”

Afdera aveva attraversato metà cortile quando incrociò il drappello di cinque uomini armati. Uno di loro, il comandante, si fece avanti, dicendo: “Che razza di accoglienza è questa? Mi aspettavo che la casa d'Assia facesse almeno accomodare chi bussa alla sua porta.”

“Mi spiace, signori, ma il principe non è in casa, come vi è stato detto, e io non posso permettere a chicchessia di entrare. Devo prima sincerarmi circa chi siete e, vedendovi così armati, non sono certo rassicurata.”

“Senta, stiamo cercando dei fuggitivi, i vostri concittadini ci hanno riferito che oggi avete dato ospitalità a degli stranieri. Ora ci faccia controllare: è già tanto che abbiamo suonato il campanello, anziché fare irruzione. Se non ci lascia passare, noi procederemo con la forza e dopo il controllo daremo fuoco a tutto.”

“Chi credete di essere?!”

Il comandante sorrise e disse: “Hail HYDRA!”

Gli altri quattro fecero il doppio salutò romano, ripetendo: “Hail HYDRA!”

Afdera sorrise e disse, portandosi il pollice vicino alla bocca: “Carino il vostro saluto.” si morse a sangue il dito “Sembra una resa!” sorrise coi denti macchiati di rosso e un inquietante bagliore nelle pupille.

La giovane si passò il pollice sanguinante sotto il collo, tra le clavicole. Il sangue, spontaneamente, tracciò un cerchio con al centro una sorta di asterisco, ogni braccio del quale terminava con un simbolo alchemico differente.

E disse a gran voce: “ESHIEL ITHURIEL NADAMIEL BARZACHIA.”

Il cerchio si fece luminoso, emanò cinque sfere splendenti che crebbero e presero la forma di uomini, guerrieri, dalle armature appariscenti.

Questo accade nel giro di pochissimi istanti. La donna ordinò: “Difendetemi! Annientate questi uomini e portatene via i cadaveri!”

Prima che potessero capire che cosa stesse accadendo, i soldati dell’HYDRA si ritrovarono assaltati dai guerrieri evanescenti, ma le cui lance e spade ferivano realmente. Non ebbero il tempo di difendersi e caddero morti in poco tempo. I guerrieri apparsi, dopo il breve combattimento, si ricomposero e uno di loro, che si distingueva perché non indossava armatura e perché impugnava uno stocco e per i capelli e baffi biondi ben curati, si rivolse alla giovane: “Milady, possiamo rendervi altri servigi?”

“Per questa volta va bene così. Grazie mille.”

“È sempre un piacere e un onore.”

Detto ciò, il guerriero le fece il baciamano e poi si dissolse assieme agli altri quattro e ai cadaveri. Afdera sorrise, poi sentì la testa girarle. Si volse verso il castello e si mosse verso di esso, barcollando parecchio: era assai indebolita.

Fury e Barton, che avevano assistito a tutta la scena, si precipitarono fuori per sostenerla e impedirle di cascare a terra.

Afdera, pur avendo un poco la vista annebbiata e vedendo piccoli luccichii, vide e riconobbe i due uomini che le andavano incontro, quindi si fermò per aspettarli e, appena le fu abbastanza vicino, si appoggiò a Fury, mormorando: “Aiutami...portami in casa...”

“Che cos'è successo?” chiese invece Barton, sbigottito per quel che aveva appena visto.

“Dopo...” sussurrò la donna.

 

 

 

 

Note dell’Autrice: Innanzitutto un grazie a tutti i miei lettori e a chi commenta! ^-^

Come detto nella premessa cronologica dello scorso capitolo, questo e i seguenti sono da considerarsi svolti in contemporanea agli episodi 9 e 10.

Per sapere qualcosa di più sul Barone Franchetti, qui troverete un breve video:

 

https://www.youtube.com/watch?v=eGwy6aslwiw&hd=1

 

Per quanto riguarda ciò che ho scritto sul background di Fury è ovviamente inventato da me, tuttavia ho voluto inserire una caratteristica del personaggio presente nei fumetti, ovvero che fa uso dell’Infinity Formula per restare giovane.

 

Bene, direi che è tutto. Spero che la fanfic vi piaccia, anche se in questi capitoli lasceremo un poco da parte Coulson e il suo team, ma torneranno presto! ;)

I commenti e le osservazioni sono sempre gradite.

Grazie ancora!

   
 
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