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Autore: Damon Salvatore_Cit    10/12/2014    1 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Credo che potresti essere incinta”
Quelle parole dette da Chenille rimbombarono nella camera d’albergo, così tanto quanto rimbombavano nella testa di Francis.
La ragazza lasciò scivolare la valigia a terra, con un forte tonfo, che la riportò indietro nel tempo in un batter ciglia.
Era il 2002, pochi mesi prima dell’incidente e poche settimane dopo la scoperta di tutta la verità su Fabio.
Francis si era ridotta ad uno straccio, cominciava a non parlare molto, e a mangiava qualsiasi cosa si trovasse sotto mano di commestibile.
Era partita col mangiare tutto per le prime settimane, per poi ridursi al digiuno totale dopo che cominciava a vomitare regolarmente almeno due volte al giorno, a causa della gravidanza che non sapeva di star mandando avanti nel modo del tutto errato.
[…]
- So che non vuoi parlarne, Frans, so che praticamente non parli più… ma …
- Sto bene, Emma…
Le due amiche avevano ridotto il loro rapporto a qualche chiacchiera ogni tanto, ma non per volontà di Emma; era Fran che si era chiusa nel suo dolore, e l’amica nonostante le stesse accanto in ogni momento del giorno, era come se fosse lontana mille miglia.
Era mezzanotte passata, e Francis era nella cucina dell’appartamento di Luigi, che ormai condivideva con l’amica, a mangiare una fetta di torta al cioccolato.
Emma dormiva, ma si era alzata a bere dell’acqua, ma aveva trovato l’amica con la testa nel piatto, e non resistiva più nel vederla ridotta in quello stato:
- No, non stai bene, Frans! Ma guardati… sei ridotta uno schifo!
- Grazie Emms…
Fran rispondeva con disinteresse mentre continuava a mangiare un altro pezzo.
- Sono stufa di starmene zitta e guardare mentre ti autodistruggi. Ti stai rifugiando nel cibo…
- Hai paura che possa ingrassare?
- Ho paura che…
- Che?
- Lascia perdere…
Probabilmente Emma aveva già capito che l’amica potesse essere incinta, ma non ne era convinta al cento per cento; infondo avere molto appetito e mangiare in continuazione, non era sinonimo di gravidanza… non sempre almeno.
- Insomma, che vuoi? Non posso mangiare un po’ di più? Non mi sto drogando!
- Il cibo può diventare come una droga se ne assumi a dismisura!
- Smettila di rompermi! Comincio a non sopportarti più!
- Beh mi dispiace per te, ma non ho intenzione di starmene zitta!
- Dovresti farlo invece, perché sei insopportabile!
- Anche per me sei insopportabile! Non posso più sopportare di vederti così ridotta… e tutto questo per cosa? Per un ragazzo?
- Stai zitta!
- No, non lo farò! Lo amavi? Davvero?
- Tu non sai niente!
- Ti innamori così in fretta? E per di più di uno di cui neppure conosci il cognome?
- Emma, basta!
- Non puoi averlo amato davvero, era uno sconosciuto! Sai quante altre volte amerai davvero qualcuno e ne soffrirai? Cosa farai? Ti ammazzerai ogni volta? La vita è una sola, Fran! Devi reagire!! Basta!!
- STAI ZITTA, HO DETTO! STA ZITTA!!!
Fran sbottò furiosa a quelle parole dell’amica che apparivano come delle menzogne, come delle assurdità dette da qualcuno che non conosceva davvero la sua storia con Fabio.
Presa dalla rabbia, le scaraventò sul pavimento tutta la torta e andò via guardandola con sguardo incazzato e furioso.
Emma restò lì immobile a fissarla d’altro canto con delusione e dispiacere, sapeva che l’amica reagiva quasi sempre con la rabbia in situazioni simili, ma ogni volta era un dispiacere.
[…]
Nel ricordare quell’episodio, Fran per la prima volta, dopo tanti anni, cominciò a collegare alcuni pezzi del puzzle, e iniziava a credere che l’amica tentava di dirle qualcosa … qualcosa che poi avrebbe scoperto in modo tragico soltanto dopo l’incidente e per bocca dei dottori.
Possibile che la storia possa ripetersi?
Non voleva crederci, non poteva essere incinta, non di nuovo, non adesso.
Un senso di colpa la invase ripensando a come aveva trattato in quell’occasione Emma, proprio la sua Emma che cercava di aiutarla con i suoi modi di fare sempre buffi e adorabili allo stesso tempo; con la sua meravigliosa personalità forte e ostinata, che non temeva quella orgogliosa e nervosa di Fran.
Si mise a sedere su una sedia accanto a lei, e fissando nel vuoto disse rivolta a Chenille:
- Avevo la stessa fame cinque anni fa…prima dell’incidente…
Confessò con sguardo vacuo, e Chenille le si avvicino e per raggiungere la sua altezza, si piegò nelle gambe e cercò il suo sguardo:
- Non perdiamoci in chiacchiere, bella… facciamo un test di gravidanza…
Francis spostò lo sguardo verso l’amica , apparendo molto agitata e spaventata:
- Un… test…di…?
- Non temere, ne prendiamo uno in più per esserne sicure… vedrai che andrà tutto bene.
- E se fossi incinta?
Improvvisamente il suo stomaco cominciò a restringersi per la paura di come potesse reagire Justin alla notizia.
Avrebbe potuto rifiutare lei e quella probabile gravidanza, avrebbe potuto non volerla, e soltanto l’idea la spaventava da morire.
- Sta calma, bella… cominciamo a fare il test.. se sarà… ci preoccuperemo delle conseguenze.
Chenille le prese la mano e cominciò a stringergliela forte:
- Non fasciamoci la testa prima del tempo.
- Le somigli molto, lo sai?
La ragazza senza capire, accigliò lo sguardo, e Fran abbozzò un sorriso, con lo sguardo velato dall’emozione, nel ricordo della sua Emma.
- Hai la stessa caparbietà e forza di Emma…
Chenille sorrise a quella parole, piacevolmente sorpresa:
- Ne sono onorata, bella…
Le due si sorrisero ancora una volta dolcemente, poi Chenille convinse Fran a starsene in camera, mentre lei sarebbe andata in farmacia a comprare i test.
[…]
Trascorsero qualche minuto da quando Chenille aveva lasciato la camera, e d’un tratto si sentì bussare alla porta.
[Canzone consigliata per la scena Lenny Kravitz-Fly Away]
Era Justin, e Francis nonostante avesse aperto appena la porta, il ragazzo la spalancò ed entrò chiudendosela poi alle spalle frettolosamente, tirando Francis a sé per travolgerla in un bacio passionale.
Francis cercò di mettere fine a quel momento, ma sembrava non riuscirci, ogni volta che baciava la bocca di quel ragazzo, diventava insaziabile.
Il ragazzo distaccò le labbra da quelle della ragazza dopo aver rischiato di restare senza fiato, poggiò la fronte contro la sua guardandole le labbra, già pronto a riprendere a baciarla, e le disse:
- Ho visto che Chenille è uscita e ho approfittato che il mio agente non fosse tra i piedi per stare un po’ con te…
Francis non trattenne un sorriso dolce, che fece impazzire Justin, il quale ogni volta se ne innamorava sempre di più.
Il ragazzo provò ad avere un approccio carnale con la ragazza, cominciando a toccarle la pelle, sotto la maglia, accarezzandole la schiena dolcemente, mentre riprese a baciarla sulle labbra lentamente.
Francis, però lo bloccò per le braccia e tentò di smettere di baciarlo:
- No… Chenille sta per tornare… devi andar via…
- Non può…
Il ragazzo non demorse, e riprese a baciarla lungo il collo, sapeva che era il suo punto debole, e che aveva buone possibilità di convincerla a continuare per quella strada:
- … tornare più tardi?
Francis, come previsto, si lasciò andare a quei baci sul collo, e socchiuse gli occhi dal piacere, restando quasi senza fiato.
Ma dopo qualche attimo, tornò in sé e ricordò del test di gravidanza, e pensò che se non fosse stata incinta adesso, poteva esserlo sicuramente dopo essersi concessa a quel momento.
Così spaventata all’idea, mise le mani sul petto del ragazzo e lo costrinse ad indietreggiare.
- No!
Nello spingere via, lo mise spalle alla porta, e lo guardò per qualche secondo, desiderosa di strappargli i vestiti di dosso.
Justin la guardò con malizia, sperando di farla cadere in tentazione, ma lei distolse lo sguardo, prima di cedere.
- Devi andartene.
Aveva ancora una mano poggiata sul petto del ragazzo, e col capo chino, sembrava non volerlo lasciare andare, nonostante gli stesse imponendo di andarsene.
- Sei sicura?
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, carico di malizia, e sorridendogli tose via la mano:
- Sta zitto e baciami!
Ancora col sorriso sulle labbra, si affrettò a raggiungere le sue e a baciarlo con una passione superiore a quella di prima.
Gli teneva strette le mani, per tenergliele ferme dal toccarla, temendo che avrebbe potuto cedere nel fare l’amore con lui proprio lì in quel momento, e lui stette al gioco, e non la toccò nemmeno con un dito, ma ricompensò con quel bacio… che sembrò quasi essere ai livelli di un atto sessuale.
- Non provare a toccarmi…
Sussurrava lei, mentre continuavano a scambiarsi tocchi di lingue.
- Chenille sta tornando…
- Questo albergo ha tante camere…
- Shhh…
Lo zittiva lei baciandolo ancora, sorridendo a quelle parole.
- Mi piace il sorriso che fai prima di baciarmi…
- Quale sorriso…?
I due si parlavano tra un sussurro e l’altro tra tocchi di labbra rapidi e passionali.
- Quello che mi fa venir voglia di strapparti i vestiti di dosso…
Fran non si era mai resa conto di sorridere ogni volta che stava per baciarlo, lo faceva inconsciamente, dettata dalla felicità del momento e dal forte sentimento che lo legava a lui.
Quel sorriso che stava ripetendo proprio in quel momento, e proprio in quel momento Justin si liberò dalla presa di Francis, e provò a toglierle di dosso quella camicia e spogliarla.
Per fortuna (o sfortuna) il cercapersone di Justin cominciò a squillare, e maledicendolo, il ragazzo si fermò sul più bello e controllò chi fosse:
- E’ il mio agente.
Francis era ancora un po’ stordita, e provando a ricomporsi riabbottonandosi la camicetta si diede una sistemata ai capelli, poi schiarì la voce con un leggero colpo di tosse e disse, mentre rialzava lo sguardo verso di lui:
- Fantastico, vai…
Justin sorrise e la guardò accigliato:
- Fantastico?
Francis si portò le mani sui fianchi, ancora visibilmente sconvolta da quel loro travolgimento passionale, e schiarendosi ancora una volta la voce, disse:
- Il tuo agente ti chiama…
- Non cantare vittoria, tornerò!
Francis si lasciò andare ad un sorriso, e il ragazzo ricambiò dandole poi un bacio sulle labbra di fretta, ed uscì dalla camera in un baleno; come se fosse stato ansioso di tornare al punto in cui erano stati interrotti.
La ragazza sospirò e si poggiò alla porta, continuando a sorridere ripensando a lui e al suo modo di fare, di parlare, di agire… in ogni modo riusciva a farla stare bene, e le piaceva sempre di più.
Istintivamente però si portò una mano sul ventre ed alzò lo sguardo verso uno specchio messo su una parete difronte a lei.
Iniziò ad immaginarsi col pancione, eppure non ci riusciva… era tutto troppo strano, ma allo stesso tempo tutto fantastico.
L’idea di avere un figlio la spaventava, si sentiva troppo giovane ed immatura per diventare madre a quasi 23 anni, eppure il fatto che potesse avere un figlio da lui, da Justin le donava quella sicurezza e quella felicità che le mancava.
Realizzò che non avrebbe voluto avere un figlio se non con lui, riusciva benissimo ad immaginarlo come padre di suo figlio… e quasi cominciava a sperare di essere incinta.
[…]
Per fortuna, Chenille rientrò dopo che Francis si fosse data una sistemata, dopo l’uragano passionale che l’aveva avvolta con Justin poco prima.
La bustina con quei test di gravidanza le ghiacciarono lo stomaco, e tutta la paura che aveva accantonato con quelle dolci fantasie, la invase tutta in una volta.
- No… Chenille, ho paura….
- Sta calma, bella… vedrai che una volta fatto ti passa la paura.
- O potrebbe aumentare…
- Basta con questi se e ma! Va subito ad urinare su questo affare!
Chenille le allungò il test di gravidanza e con imponenza la costrinse a chiudersi in bagno per fare quel test.
[Canzone consigliata per la scena: Dido-White Flag]
I minuti d’attesa per quel risultato, sembrarono secoli, e Fran rischiava d’impazzire.
Per ingannare l’attesa, cominciò a pensare tra sé e sé, facendosi una promessa:
se quel test sarebbe risultato positivo, avrebbe affrontato la cosa con maturità e sarebbe andata lei stessa da Justin, per metterlo al corrente della verità.
Se invece quel test sarebbe risultato negativo, avrebbe fatto un altro test per sicurezza, e se anche quello sarebbe risultato negativo, allora avrebbe dato il via alla fondazione della scuola di ballo che sognava di aprire assieme ad Emma, e avrebbe passato la sua vita a realizzare il sogno della sua amica, e non si sarebbe fermata finché non sarebbe diventata la scuola di ballo più prestigiosa al mondo, e con sedi presenti in ogni paese della terra.
Chenille la destò dai quei pensieri, e con tono squillante, disse:
- Ok, bella, afferra quell’affare, e dimmi se sarò zia nel giro di nove mesi!
Francis fissò quel test poggiato sul tavolo, e prima di prenderlo fece il segno della croce con la mano storta.
Passarono interminabili secondi, e Chenille impaziente, le disse:
- Allora? Rischio un mancamento da un momento all’altro se non mi…
- Passami l’altro test…
Chenille si fermò di botto, e con un espressione seria, le chiese:
- E’ negativo?
Francis si limitò a lanciarle uno sguardo penetrante, che non necessitava di parole, così Chenille capì che fosse negativo e subito afferrò il secondo test e attese che l’amica andasse in bagno e lo utilizzasse.
[…]
- Credo di non essere stata così nervosa quando feci io il test cinque anni fa…
Chenille rischiava davvero un attacco di panico da un momento all’altro, mentre Francis sembrava una statua, un accumulo di serietà, una faccia da cui non trapelava neanche una minima emozione, ma chi la conosceva bene, sapeva che se era così seria in situazioni simili, dento di sé stava morendo lentamente per il panico.
- Se anche questo sarà negativo, giuro su Dio che manterrò la promessa fatta ad Emma, e da domani in poi mi dedicherò all’apertura della scuola di ballo!
Fran sembrava assorta nei suoi pensieri, ma stava rendendo reale quel giuramento, esclamandolo a voce alta.
Chenille accigliò lo sguardo e per un attimo sembrò riuscire a dimenticare quel test:
- Di cosa stai parlando?
Fran spostò lo sguardo sull’amica e disse:
- Emma sognava di aprire con me una scuola di ballo aperta a tutti, senza obbligo di pagare alcuna rata d’iscrizione o mensile… una scuola dove imparavamo l’arte del ballo a chiunque avesse anche una sola briciola di talento. Riuscendo così a fare ottenere ad ognuno di loro delle possibilità di ballare con le grandi star, apparire nei loro video musicali, o nei loro tour. Giuro che lo farò per lei! Per Emma…
La ragazza strinse un pugno in una mano e alzò lo sguardo al cielo, quasi cercando il volto della sua amica, sperando con tutte le sue forze di non essere incinta.
Chenille le prese una mano e le diede coraggio.
- Andiamo ad aprire questa cazzo di scuola, allora!
Francis guardò il test sul tavolo, e soltanto dopo attimi interminabili, riuscì a prenderlo tra le mani, sapendo che il suo destino sarebbe stato scritto da una parola: negativo.
- E’ NEGATIVO!
Le urla di gioia di Chenille a quella notizia, si sentirono sino alla hall dell’Hotel, e travolse Francis in un abbraccio, la quale ancora aveva il test ben saldo in una mano, e tornando a respirare, si lasciò andare ad un sorriso liberatorio.
Ma proprio in quel momento, entrò nella camera Justin, il quale sorridendo, si domandò come mai quella gioia incontenibile delle ragazze; poi il suo sguardo cadde inevitabilmente su quel test tra le mani di Fran, e la sua faccia mutò lentamente, come quella di Francis e Chenille che si voltarono nella sua direzione.
Diventarono tutti molto seri, e Justin ebbe l’impulso di sparire da lì, e così tirò la porta a sé e mentre la chiudeva, abbassava lo sguardo e disse in un chiaro stato confusionale:
- Scusate… avrei… avrei dovuto bussare…
Chenille tentò di fermarlo, ma molto rapido a sparire, mentre Francis diventò una statua di ghiaccio.
- Fran! Francis! Ehi bella, vagli dietro! Cazzo, ehi, ehi bella sbrigati!
Chenille tentava di scuotere Francis e farla rinsavire, ma soltanto dopo vari tentativi, la ragazza tornò sulla terra.
Trascorse gli attimi più spaventosi della sua nuova vita, dopo l’incidente con Emma, nel guardare Justin che fissava spaventato quel test.
Mise una mano sul braccio di Chenille quasi a volerla ringraziare, poi corse in direzione di Justin, uscendo da quella camera.
Il ragazzo sembrava essere sparito nel nulla, ma per fortuna sulla sua strada incrociò l’agente del ragazzo:
- Hai visto Justin?
Gli domandò con tono leggermente allarmante, e l’uomo distrattamente si voltò a guardarla:
- Oh… Ehi, ciao Fran. Sì l’ho visto passare proprio poco fa, è in camera sua.
La ragazza immediatamente si voltò per raggiungerlo, ma l’uomo la fermò dicendo:
- Ehi, Fran…
Lei si voltò a guardarlo impaziente di andar via:
- Mi raccomando… non stancarmelo troppo… domani c’è lo Show…
Francis in un altro momento avrebbe risposto a tono a quelle insinuazioni dell’uomo, anche se non erano dette con cattiveria, ma in quel momento le importava unicamente spiegare tutta la verità a Justin, nient’altro: così dopo avergli lanciato una lunga occhiata confusa, si voltò e raggiunse la camera di Justin, che fortunatamente non era chiusa a chiave.
[Canzone consigliata per la scena: Jason Walker-Down]
Entrata in camera, non vide nessuno finché non spostò lo sguardo verso la finestra: Justin era in piedi, con le braccia incrociate sotto il petto, a fissare qualcosa di poca importanza fuori da quell’enorme finestra.
- Justin…
Francis sussurrò il suo nome, spaventata che potesse esplodere da un momento all’altro, e dirle cose che non avrebbe voluto sentirgli dire.
Il ragazzo però tacque, non una parola uscì dalla sua bocca, così Francis provò a farsi coraggio e si avvicinò a passi lenti:
- Ascolta… volevo dirti che quel test è…
- Non dire altro…
Francis fu turbata dal suo parlare improvvisamente, ed impaurita, non smetteva di guardare nella sua direzione, finché il ragazzo non si voltò.
- Non voglio sapere il risultato…
Francis se ne stupì e lo guardò confusa, mentre lui le si avvicinava:
- Dimmi solo perché non me l’hai detto!
Sembra incazzato, e chiedeva spiegazioni quasi come se ne fosse affamato:
- Io non…
- Perché me l’hai tenuto nascosto? Eh?
Con furia il ragazzo non nascondeva più la sua rabbia, e si rivolgeva con modi bruschi verso Fran, che di canto suo restava sconcertata da quel comportamento:
- Avevo il diritto di saperlo!! È per questo motivo che eri fredda e distaccata con me in questi giorni? Per questo mi evitavi? Rihanna non c’entrava nulla, non è vero? Tutta quella storia della gelosia, tutta una messa in scena? Eh?
- Cosa? Che cosa??
Francis, incredula cominciò ad urlare anche lei, per tentare di farsi ascoltare dal ragazzo che si era fatto un’idea totalmente sbagliata di come erano andate le cose:
- Ecco perché volevi che me ne andassi, poco fa, Chenille doveva portarti i test!!
- Questo è vero, ma…
- Ma, cosa? Perché me l’hai tenuto nascosto? Mi hai mentito per tutto questo tempo? Come hai potuto?
Francis mosse qualche passo in avanti ed urlò verso la sua direzione:
- ADESSO BASTA!!!
Il ragazzo fece silenzio, e la guardò dritto negli occhi.
Avevano entrambi il fuoco della rabbia in quegli occhi, che non avrebbero mai smesso di guardarsi.
La ragazza aveva il fiatone, causato dalla corsa per poterlo raggiungere il più in fretta possibile, e per l’ansia che quella situazione le comportava:
- Insomma, è vero che Chenille doveva portarmi il test, e per questo volevo che te ne andassi… ma tutto il resto non è vero!
Cercava di spiegarsi, di fargli capire che non stesse mentendo.
Si portò una mano tra i capelli spostando lo sguardo in un punto vacuo della camera, visibilmente scossa:
- Chenille mi ha fatto notare che mangiavo troppo in questi giorni, così si è insospettita e mi ha consigliato di fare il test, ma non credevo mai di poter essere…
La parola “incinta” le morì in gola.
Dopo alcuni secondi, alzò lo sguardo verso di lui e con rabbia e vigore gli disse:
- Insomma se mangiavo tanto era perché sono spaventata! Ho paura, ho una tremenda paura, perché mi sto rendendo conto che ti amo!
Justin restò pietrificato da quelle parole, e non riuscì a dir nulla per qualche secondo.
Aveva il fiatone anche lui, e deglutendo lentamente, le si avvicinò e disse:
- Sta zitta!
Francis lo guardava incredula, con sguardo accigliato, non erano quelle le parole che sperava le dicesse, non dopo tutto quello che le era scappato di bocca pochi secondi prima.
- Hai rovinato tutto! Non era così che mi ero immaginato di dirtelo…
- Dirmi cosa?
Chiese quasi balbettante la ragazza, mentre indietreggiava di qualche passo, mentre lui si avvicinava a lei sempre di più:
- Che ti amo…
Francis abbozzò un sorriso sorpreso a quelle due magiche paroline, poi lui la travolse in un bacio molto dolce, e con le braccia l’avvolse in un abbraccio quasi protettivo.
Sembrava che fosse convinto della sua gravidanza, ma non gli importava.
Non era importante sapere se fosse o non fosse incinta, l’avrebbe amata comunque, e si sarebbe preso cura di lei in entrambi i casi.
- Forse non dovremmo…
Sussurrò lei, riprendendo fiato dopo quel bacio.
Lui poggiò un dito indice sulle sue labbra e la invitò a fare silenzio:
- Shhh… non rovinare tutto.
Il ragazzo cominciò a sbottonare i bottoni della camicia che indossava Francis, e restava a fissarla a distanza riavvicinata, quasi come a voler imprimere nella memoria quel momento con più dettagli possibili.
Lei nel guardarlo, quasi cominciò a temerlo, quel suo sguardo era così strano, così serio ma anche molto dolce.
Era come se lo stesse guardando davvero per la prima volta, come se adesso riuscisse a leggergli tutto l’amore in quello sguardo, come se adesso quegli occhi non le nascondessero più niente.
Justin le sorrise con malizia, e le tolse di dosso quella camicia, facendo lo stesso con la propria t-shirt.
Restarono entrambi mezzi nudi, e lui volle avere un contatto con la sua pelle, così la strinse a sé e riprese a baciarla.
La camera di Justin, era composta da tre stanze: una specie di salottino lì appena si entrava, una camera da letto e un piccolo bagno.
Il ragazzo la tirò verso di sé e si mise a sedere sul divano poco distante da loro, facendo sedere Fran a cavalcioni sulle proprie gambe.
Le cinse il volto tra le mani, senza aver voglia di lasciarla più andar via, senza aver voglia di smettere di baciarla.
Neanche loro capirono quanto tempo passò, ma stettero su quel divano a baciarsi, toccarsi, accarezzarsi, spogliarsi, finché entrambi non restarono soltanto in mutande, e il desiderio di aversi aumentò a tal punto da volerlo fare su quel divano.
Justin però prese in braccio la ragazza, che stringendosi al suo collo, ridacchiava divertita dal suo modo di fare, e dal tocco delle sue mani che le procurava solletico:
- Dove mi porti?
- Su un letto…
Disse lui facendola saltare tra le sue braccia, quasi come se l’avesse fatta saltellare in aria come una bambina, una bambina di cui era follemente innamorato.
[…]
Finirono col fare l’amore su quel letto nel giro di qualche ora, per poi restare l’uno nelle braccia dell’altro.
Dopo un po’erano entrambi rivolti su un fianco, nella stessa direzione, a guardarsi negli occhi:
- Perché non vuoi saperlo?
Non fu necessario che gli dicesse altro, per fare in modo che capisse a cosa si stesse riferendo; Justin sospirò e restò a fissarla negli occhi:
- Non cambierà le cose…
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che… se aspetti o no un bambino da me, non condizionerà i miei sentimenti…
Fran non trattenne un dolce sorriso, e con una mano sinistra gli accarezzò una guancia lentamente, perdendosi nella bellezza del suo volto.
Si sentiva così fortunata nell’averlo nella sua vita, che cominciava a credere che si trattasse tutto di un bellissimo sogno.
- Ma… ti prego… puoi dirmelo prima che impazzisca?
Il ragazzo chiuse gli occhi, spaventato della reazione della ragazza, temendo che potesse ucciderlo con le sue mani a quella confessione, ma moriva dalla voglia di conoscere la verità.
Francis sprofondò con la faccia nel cuscino, e tra un sorriso e l’altro, cercò poi di tornare seria e guardarlo.
- Non lo sono…
La reazione del ragazzo fu totalmente inaspettata, fu come se ne fosse rimasto male, come se sperasse nel contrario.
Fran accigliò lo sguardo, visibilmente stupita e quasi costringendolo a guardarla, disse:
- Ehi…cos’è quella faccia?
Il ragazzo si posizionò disteso di schiena e fissò il soffitto:
- Cominciavo già ad immaginarmi una meravigliosa bambina con gli occhi della madre, i ricciolini, e magari uno spiccato accento spagnolo… insomma una piccola te…
Francis si lasciò andare ad un sorrisone a quelle parole tanto tenere, poi storse il naso, non concordando con la sua teoria e disse:
- Mmmh… non credo che si sarebbe trattato di una bambina, bensì di un bellissimo bambino, con occhi azzurri, capelli ricci biondi… un angelo proprio come te…
- Uhm… e sentiamo, come l’avresti chiamato questo angelo?
- Angél?
- Davvero? Cioè… con quella pronuncia spagnola così tremendamente sexy? Avrei potuto sbatterti al muro ogni volta che l’avresti richiamato…
- An…gél…
Pronunciò lentamente la ragazza, con un’impeccabile pronuncia spagnola, mentre tentava di trattenere una risata.
Justin provò a trattenere l’impulso di farla ancora una volta sua, e si passò la lingua sulle labbra inferiori, mordendosi un labbro, tentando di tenere a freno i suoi impulsi.
- Sei perfida!
Francis ridacchiò, poi tornò a guardarlo, divertita dall’argomento, che cominciava a piacerle. Si riposizionò girata su un lato e lo guardò negli occhi:
- E invece la tua bambina? Come l’avresti chiamata?
Justin tentò di far sembrare la cosa del tutto normale, e con leggero timore, disse:
- Avevo pensato… che avremmo potuto chiamarla… Emma…
Il sorriso sul volto di Francis, svanì lentamente sotto gli occhi del ragazzo, il quale si pentì immediatamente di averlo detto.
Una smorfia di dolore si dipinse sul volto della ragazza, la quale dopo aver abbassato lo sguardo per qualche secondo, gli disse:
- Non credo che avrei avuto la forza di richiamare il suo nome per tutta la vita… sarebbe stato troppo doloroso per me…
Justin storse le labbra in una smorfia dispiaciuta, e mentre le accarezzava una guancia per farla riprendere, le disse:
- Hai ragione… non avrei dovuto dirlo…
- No, non smettere di parlare… la tua voce è la medicina per ogni mio male… tu sei la mia medicina…
Il ragazzo le sorrise dolcemente, sembrava quasi stesse trattenendo le lacrime, mentre le si avvicinava per darle un dolce bacio sulle labbra.
- Insomma, come hai detto che avresti voluto che somigliasse questo piccolo Angél?
Francis tornò a sorridere teneramente, abbassando lo sguardo.
Era così strano parlare di una cosa simile con lui, ma al tempo stesso non poteva immaginare cosa migliore di quella.
- Beh… avrei voluto che avesse avuto gli occhi del papà, il naso, la…
- Come? Come? Assolutamente no!
Improvvisamente lui la interruppe e lei se ne stranì:
- Che c’è?
- Il bambino non dovrà avere il mio naso, insomma … guardalo… è orribile.
Francis si alzò, mettendosi seduta sul letto, coprendosi il seno nudo con un lenzuolo, e lo guardò come se stesse dicendo qualche pazzia:
- Ma che cosa stai dicendo?
Non trattenne una risatina, mentre lo guardava fissare il soffitto:
- Ho sempre odiato il mio naso, è un grosso naso…
- A me piace il tuo naso.
- Non dire stupidaggini.
Francis sembrò essere entrata in un oblio di un ricordo, e parlò senza badare alle sue parole:
- Ricordo ancora la prima volta che ti vidi, nel 2002… al momento delle audizioni per “Like I Love you”…
Un sorriso nostalgico si marcò sulle labbra della ragazza, che inevitabilmente ripensò anche ad Emma.
Justin si voltò verso la sua direzione, ed incuriosito, restò ad ascoltarla in silenzio:
- Tu parlavi con qualcuno sulla tua destra, e la prima visione che ebbi di te fu di profilo, tu neppure ti accorgesti di me e la stessa cosa successe poi quando ti rividi per i provini della tua crew, con la sola differenza che quella volta eri rivolto sulla tua sinistra e la prima cosa che pensai fu: “Il profilo di questo ragazzo mi perseguita… mmmh però è carino…”
- Carino?
- E’ già tanto se ti concessi il “carino”
- E perché?
- Beh… all’epoca non avevo molta simpatia per la razza maschile…
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi lui disse:
- E così è cominciato tutto dal mio naso?
- Credici o no, ma è stata la prima cosa che mi è piaciuta di te…
Fran si chinò su di lui e gli diede un leggero bacio sul naso, lasciando scappare un sorriso a Justin che chiuse gli occhi ed arricciò il naso in una smorfia tenera.
- E comunque ti sbagli… anche io ti notai nel 2002… e non mi riferisco alla coreografia…
[Canzone consigliata per la scena: Justin Timberlake-What Goes Around Comes Around]
Francis sorrise piacevolmente, e si mise con la schiena eretta, ancora seduta sul letto, e gli chiese:
- Davvero?
- Eri bellissima… indossavi una tuta che ti avevano procurato dei miei assistenti, tu e la tua amica Emma ne eravate sprovviste. Portavi il tuo immancabile cappello sulla testa, e non guardavi nessuno negli occhi, era come se fossi lì per vincere una scommessa fatta con qualcuno, come se dovessi dimostrare la tua bravura a qualcuno che non fosse presente.
Francis lo guardava con stupore, non si aspettava che all’epoca il cantante si fosse accorta di lei, prima dell’esibizione.
- Non sapevo che mi avessi notato…
- Il tuo sguardo triste mi catturò a prima vista. Capii subito che ti era successo qualcosa di spiacevole, eri un tipino niente male… non ti facesti problemi a dirmi in faccia quello che pensavi della mia idea del video, mentre tutte le altre facevano le carine e gentili soltanto per far sì che le scegliessi. Era come se tu non ne avessi bisogno, sicura del tuo talento, sicura che avrei scelto te e non loro, non avevi bisogno di arruffianarmi…
- Ehi… mi stai descrivendo come una sprucida ed arrogante…
- Beh un po’ lo sei…
Disse lui scherzosamente per poi lasciarsi andare ad una risatina mentre lei si finse offesa:
- Avanti… sto scherzando. Sei la persona più umile ed onesta che conosco.
- Sì, adesso prova a rimediare…
Justin sorrise ancora una volta, poi la costrinse a voltarsi verso la sua direzione per guardarlo, poi diventando serio le disse:
- Perché credi che ti ami?
Francis a quelle parole, si voltò a guardarlo, apparendo sorpresa e spaventata da quello che avrebbe potuto dirle:
- Non hai mai approfittato di me… ti sei sempre comportata in modo naturale, come sei, senza fingerti qualcun altro per riuscire a piacermi. Abbiamo litigato come cani e gatti su ogni cosa, e forse continueremo a farlo. Hai fatto le scelte sbagliate ogni volta, finendo per perdere il ruolo di prima ballerina, eppure lo hai accettato senza fare storie, senza reclamare il posto che ti spettava di diritto nemmeno una volta.
Justin si mise a sedere, e restando difronte a lei, le sfiorò una ciocca di capelli con tenerezza:
- Sei sempre stata umile… tu hai ideato le coreografie del mio show… tu sei l’artefice di tutto quello che faccio su quel palco, eppure te ne stai lì nell’ombra a fare quello che più ami al mondo: ballare. Senza prenderti neppure un secondo di gloria che ti spetterebbe di diritto. Neanche quando hai visto che ero innamorato di te… non hai approfittato dei miei sentimenti per convincermi a ridarti il ruolo di prima ballerina.
Il ragazzo fece un attimo di pausa, e le sorrise, notando l’emozione e lo stupore sul volto di Fran, che restò senza parole:
- Non pensare che non noti tutto quello che fai… resto minuti interminabili a guardarti durante le prove… e ogni volta riesci ad incantarmi come farebbe un mago con un bambino, mentre gli mostra i suoi numeri migliori.
Fran avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma lui dopo alcuni secondi di silenzio, continuò parlando:
- Ricordo ancora la gelosia che provai quando lessi di te e Di Caprio sui giornali… rischiavo di impazzire…
Justin si lasciò scappare una risatina nervosa, poi continuò:
- Tu non eri lì con la crew, eri via, e io per un attimo ti odiai, perché riuscivi a farmi stare male anche quando non c’eri, ma poi capii che non era te che dovevo odiare, ma me stesso perché ti permettevo di farmi morire di gelosia. Confesso che quando tornasti ed eravamo sul set del video e tu mi vedesti con Scarlett, provai un certo piacere… speravo che anche tu potessi ingelosirti almeno un decimo di quanto l’avessi fatto io per Di Caprio…
Lei lo guardò con un sorrisetto amaro sul volto, e dopo un attimo di silenzio, disse:
- Ero troppo presa dai fantasmi del mio passato… la canzone… quello che dicevi… mi ricordavano qualcun altro…. Ma poi…
Francis spostò lo sguardo nel vuoto e si immerse in un ricordo particolare, e sorrise:
- Ricordo di quella scena della piscina, ricordo il modo in cui recitasti quella parte… eri così bravo da far sembrare la scena vera, e io mi sentivo come una di quelle che spiano da dietro i cespugli due amanti.
Si voltò a guardarlo in faccia, e con una strana lucentezza negli occhi, gli disse:
- Nonostante i miei fantasmi del passato, ricordo che quando ti gettasti in quella piscina e afferrasti Scarlett, ebbi come un attacco di gelosia che provai a tenere sotto controllo… ma al momento del bacio, riuscivo a vedere le vostre lingue intrecciarsi e… fu in quel momento che capii che provavo qualcosa per te, perché sentii il mio cuore sprofondare nel vuoto. Avrei voluto fermare quelle riprese e prenderti a schiaffi. Ti odiai… o forse odiai me stessa per permetterti di farmi sentire in quel modo…
Alzò lo sguardo verso di lui, marcando l’ultima frase che sembrava citare le sue precedenti parole.
Justin sorrideva sotto i baffi a quelle parole, quasi lieto di sentirgliele dire.
Si avvicinò a lei e la costrinse a distendersi sul letto, mettendosi su di lei e restando a guardarla a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
- E io in quel momento immaginavo di baciare te…
Francis lo spintonò leggermente, provando a liberarsi dalla sua presa, ma con scarso successo:
- Sì, certo, come no… e ti aspetti che ci creda? Ogni uomo sulla terra vorrebbe baciarla, ora smettila di dire bugie.
- Non nego che quel bacio mi sia piaciuto… ma preferisco baciare te…
- Avanti, smettila…
- Sono sincero… non cedo che al mondo ci sia qualcosa di più bello di te… e non mi riferisco al tuo corpo, non soltanto a quello almeno…
- Mi stai uccidendo con tutta questa dolcezza, lo sai?
[Canzone consigliata per la scena: George Michael-Jesus to a Child]
- Non è così che mi sarei immaginato di dirtelo, Fran…
- Di cosa parli?
Chiese lei, restando a guardarla dal basso, con sguardo confuso:
- Avrei voluto rendere il momento speciale, bel vestito, bel panorama, tu ed io, con la giusta atmosfera e soprattutto… gli umori giusti. Mi sarei avvicinato a te, e ti avrei sussurrato…
Justin si chinò verso l’orecchio della ragazza e le sussurrò:
- Ti Amo…
Poi cominciò a baciarle il collo lentamente, come piaceva a lei…
Francis socchiuse gli occhi, credeva davvero di vivere in un sogno, eppure quei baci la tenevano ancorata alla realtà che era forse la più bella che avesse mai vissuto sino ad allora, in quella sua difficile vita.
Intrecciò le dita della mano nella sua, e gliela strinse, mentre lui continuava a farla impazzire con quel tocco di labbra umide sul collo, fino a scivolare lungo il suo seno.
Lentamente risalì suo volto, e smise di baciarla per guardarla in faccia, lei aveva ancora gli occhi chiusi per il piacere che le davano quei baci sul corpo, poi lentamente li riaprì e lo guardò:
- Non possiamo… rifare l’amore…
- Di cosa hai paura, Electric Lady?
Le sussurrò lui, sfiorandole il naso, mentre con una mano scivolava lungo le sue gambe e la lasciava sospirare di piacere che riusciva a darle anche con un tocco di mano.
Francis sorrise nel sentirsi chiamare in quel modo, e con occhi socchiusi, gli disse:
- Il test… non dovremmo prendere precauzioni?
- E se io volessi un figlio da te?
- Saresti un pazzo…
- Hai detto di amare questo pazzo…
- Justin…
Il ragazzo si fece spazio su di lei, e cominciò lentamente a spostarle lateralmente anche l’altra gamba, mentre con la lingua le sfiorò un lobo dell’orecchio, e le sussurrò:
- Ti fidi di me…?
Francis gli rispose con un tocco di labbra sulle sue, mentre lentamente cominciava a perdere il respiro a causa dei suoi movimenti di bacino, mentre si faceva spazio dentro di lei.
Ogni volta le sembrava di toccare il massimo del piacere, eppure ogni volta riusciva a superare quello che credeva fosse il suo massimo.
Fu diverso, fu come se fosse stata la loro prima vera volta insieme.
Lui la toccava diversamente, come se non si sarebbe più fermato, come se avesse voluto toccare il suo corpo di lì all’eternità.
Continuava a baciarle il collo, continuava a darle piacere, senza baciarle la bocca, per evitare che ne restasse senza fiato.
I suoi piccoli gemiti di piacere erano quasi musica per le orecchie del ragazzo… come se potesse eccitarsi sempre di più ogni volta che la sentiva sospirare.
Strinse tra le mani la sua coscia, il suo fianco, per poi accarezzarla lungo la sua pelle vellutata, arrivando a toccarle il seno per poi scivolarci su con le sue labbra per poterglielo baciare, ancora e ancora.
Lei sentiva il corpo caldo di lui sul suo, la sua pelle, le sue mani che non avevano più paura di toccarla ovunque volesse, mani che le davano sicurezza, mani che l’avevano toccata come mai nessuno prima d’ora.
Non avevano fretta di portare a termine quel momento, se lo godevano come se fosse stato l’ultimo, senza temere le conseguenze di quello che stavano facendo.
[…]
Passarono minuti interminabili a baciarsi, a scambiarsi saliva, ad intrecciare le proprie lingue quasi in una specie di gioco sincronizzato, anche dopo, mentre era lei adesso a stare poggiata sul suo solido corpo, mentre lui la stringeva a sé temendo che potesse andar via.
Il cercapersone di Justin cominciò a squillare, ma il ragazzo, senza mai smettere di baciarla, allungò un braccio e lo spense, per poi portare la mano sul volto della ragazza, delicatamente.
Poteva crollare il mondo sotto i loro piedi proprio in quel momento, ma non avrebbe importato, non volevano porre fine a quel bel momento d’intimità tra loro.
Momenti che con gli impegni del tour, erano sempre più rari.
Dopo interminabili minuti, anche il cellulare della ragazza cominciò a squillare, una, due, alla terza volta Fran allungò il braccio sul comodino e scaraventò il cellulare a terra che smise di squillare.
Justin la spinse via dal suo corpo e la lasciò scivolare accanto a sé, ponendosi entrambi su un lato restando abbracciati e separandosi per la prima volta dalle loro labbra, dopo un lungo ed interminabile gioco di baci.
Francis restò con la schiena poggiata sul letto, mentre lui si voltò restando poggiato su un fianco, lasciando che poggiasse le gambe lungo le proprie, in una posizione che sembrava molto comoda per entrambi.
- Dove hai imparato a baciare così bene?
Le domandò lei, portandosi una mano tra i capelli, riprendendosi da quei momenti infiniti di passione.
Lui si lasciò andare ad una risata melodiosa, che la fecero voltare a guardarlo e ad innamorarsene ancora di più.
- Ho fatto pratica negli anni…
Rispose ironicamente lui, mentre le diede un pizzico sul naso teneramente.
Francis sorrise, e lo scostò via divertita, poi guardandolo gli chiese:
- A chi hai dato il tuo primo bacio?
- Mi stai davvero chiedendo una cosa simile?
- Che c’è? Non te lo ricordi?
- Divertente…beh no, in realtà lo ricordo bene.
Fran lo guardò curiosa, quasi sicura di sentirsi dire che fosse stato con la Spears…
- Si chiamava Danielle… avevo 12 anni.
- Hai dato il tuo primo bacio a dodici anni?
Fran sembrava sul punto di non trattenere una risata, e Justin accigliando lo sguardo quasi offeso:
- Che c’è? Tu a quanti anni lo hai dato?
- Davvero vuoi saperlo?
- Smettila con quella risatina.
Disse lui facendole il verso, un po’ irritato, ma continuando a sorridere guardandola curioso:
- Beh è che non vorrei sconvolgere i tuoi…
- A quanti anni hai baciato il tuo primo ragazzo?
La interruppe lui guardandola quasi sconvolto avendo paura della risposta e restando a guardarla con un sorrisetto malizioso:
- Ok, ok, a… nove anni… sono stata molto precoce in questo, a differenza di…altro…
- NOVE?
- Ehm…
- Non voglio sapere quando l’hai fatto per la pria volta…
- Guarda che non è come credi…
- Non credo niente…
Disse in una risatina lui, iniziando ad insinuare il falso.
- La mia prima volta con un ragazzo è stata a diciotto anni, ma avrei preferito aspettare…
- Davvero? Diciotto?
- Che c’è? Non mi credi?
- Beh… da una che ha dato il suo primo bacio a nove anni…
- Ma il bacio l’ho fatto per ripicca.
- Ripicca?
- C’era questo ragazzino a scuola… aveva undici anni e continuava a prendermi in giro assieme alla sua fidanzatina della sua stessa età.
- Perché ti prendevano in giro?
- Per il mio accento… all’epoca si sentiva di più il mio spagnolo…
- E ti prendevano in giro per come parlavi?
- Anche per come mi comportavo…Ero un maschiaccio. Usavo giocare a calcio con gli altri ragazzini, venendo anche alle mani con loro… insomma ero poco femminile, e quella ragazzina un giorno mi chiamò Francesco. Continuava a chiamarmi con la versione maschile del mio nome per tutto il giorno, eravamo in gita per la città. Ad un certo punto io mi stufo di sentire quella sua voce fastidiosa chiamarmi in quel modo, così sciolgo i miei capelli che avevo sempre legati in una coda, mi avvicino al suo ragazzo e comincio a baciarlo sotto i suoi occhi. Partì come un bacio tra bambini, ma volli dimostrarle il contrario e cominciai a baciare quel ragazzino come avevo visto fare agli adulti.
- Che stronza..
Commentò tra una risatina, Justin.
- Avresti dovuto vedere la sua faccia quando vide che il suo ragazzo stette al bacio.
Entrambi ridacchiarono, lui immaginandosi la scena e lei ricordandosela come se fosse successo ieri.
- E invece la tua prima volta? Perché a diciotto anni? Non dirmi che non avevi avuto nessun ragazzo…
- Nessuno che mi faceva desiderare di andare oltre qualche bacio…
- Poi hai conosciuto quel ragazzo di cui mi parlasti?
- Avrei dovuto aspettare…
- Ti penti della tua prima volta?
- Non sai quanto…
- Non pentirtene, fa parte della tua vita, ti ha donato un’esperienza di vita da cui hai imparato qualcosa…
- Possiamo cambiare argomento?
- Ti infastidisce così tanto parlare di lui?
- Tu perché vuoi parlarne?
- Non so niente di te…
- Sai tutto di me!
- Non è esattamente vero…
- E’ così che la metti?
- Beh è così che stanno le cose…
- Ok, allora sta bene a sentire la storia della mia vita.
Justin scosse il capo un po’ irritato:
- Non ntendevo questo…
- No, adesso ascoltami …
- Non voglio conoscere la storia della tua vita, Fran…
- Muori dalla voglia di saperlo, invece.
- Perché devi sempre rovinare tutto?
Francis si tirò su e si mise a sedere su quel letto enorme, e lo guardò.
- Non sto rovinando niente... Dici che ero la tua migliore amica, beh i migliori amici sanno tutto sulle loro vite, è giusto così.
- E va bene, AMICA…
Disse Justin mettendosi seduto con le spalle contro la spalliera del letto, posizionando un cuscino su cui poggiarsi comodamente, e la guardò incrociando le braccia sul suo petto nudo.
- Raccontami…
Aveva un lenzuolo che copriva il suo corpo nudo, a metà, e Francis gli sorrise con malizia sentendogli dire quelle parole:
- Diventi più carino quando ti incazzi…
- Mi incazzerò più spesso.
- Ricominciamo daccapo, ok? …Smettila di guardarmi così.
Il ragazzo non le rispose, e restò a guardarla visibilmente incazzato. Francis sospirò e si fece coraggio.
Non sapeva neanche lei perché volesse raccontargli tutto, ma Justin riusciva a farle fare cose che non pensava di poter fare, riusciva a renderla una persona diversa, forse migliore.
Si mise seduta coprendo il suo corpo nudo avvolgendosi con un lenzuolo, e cominciò a parlare:
- Come già sai… sono nata a Buenos Aires
- Puoi anche saltare questa parte della biografia…
- La smetti?
Justin alzò gli occhi al cielo, gli sembrava una cosa forzata, senza rendersi conto che Fran si fosse davvero convinta di dirgli tutto perché le andava di farlo, e non perché si sentisse costretta.
Notando il suo silenzio, la ragazza continuò col suo racconto.
[Canzone consigliata per la scena : Coldplay-What if]
- Dicevo! … Sono nata a Buenos Aires il 26 Maggio del 1984, avevo quasi due giorni di vita quando la mia presunta madre mi abbandonò fuori ad un convento delle suore appena fuori città. Sono stata rinchiusa in un orfanotrofio cattolico per i miei primi tre anni di vita.
[…]
- Mi hanno raccontato che c’era una giovane donna, madre di tre figli, di cui uno nato pochi giorni prima di me, che frequentava la chiesa delle suore che possedevano questo orfanotrofio, la quale si offrì di darmi da mangiare, perché per le mie condizioni avevo bisogno per forza del latte materno. Ma sembrava che non volessi accettare quel latte della donna che non fosse mia madre… così le suore furono costrette a portarmi in ospedale d’urgenza o rischiavo di morire. Lì i medici mi hanno nutrita con latte materno che mi iniettavano con dei tubicini, poco alla volta.
[…]
- Appena mi ristabilii tornai in orfanotrofio, e cominciarono a darmi latte in polvere dalla bottiglina e sembrava andare tutto bene, finché non cominciai a prendere uso della parola e della ragione a poco più di un anno. Le suore impazzivano per starmi dietro, buttavo via il cibo che mi preparavano,  mangiavo soltanto quello che mi preparava la giovane signora, madre dei tre figli. Ero la bambina più piccola di quell’orfanotrofio, abitato da ragazzini preadolescenti, così all’età di tre anni mi spostarono in un orfanotrofio con bambini della mia età, per la gioia delle suore.
[…]
- In questo orfanotrofio, diedi del filo da torcere alle signore che lo gestivano. Non volevo mangiare, rompevo tutto, creavo casino, e litigavo spesso con altri bambini della mia età per motivi sciocchi. Ricordo ancora la faccia felice della direttrice dell’orfanotrofio, quando all’età di cinque anni una famiglia si offrì di adottarmi.
[…]
- Erano di Cordova, una città al centro dell’Argentina, molto lontana dal mare. Erano due signori di cinquant’anni che erano rimasti senza alcun erede, erano molto soli, e avermi per casa loro sembrava renderli allegri per il primo periodo; io però non riuscivo ad abituarmi a loro due, troppo lenti, troppo casalinghi ed apprensivi. Non mi lasciavano giocare con nulla che potesse ricordare loro un arma pericolosa. Dicevano che chiedevo sempre di portarmi al mare, volevo vedere il madre, perché lì intorno dove abitavano c’era solo terra e montagne. Non avevo amici, non c’era l’ombra di un bambino nel vicinato, così per disperazione, i due coniugi mi riportarono in orfanotrofio dopo neppure un anno…
[…]
Justin interruppe il suo racconto restando accigliato e sconcertato da quella parte del racconto:
- Scusa, che cosa? E potevano farlo?
- Sì, se le adozioni erano in nero…
Rispose lei stringendosi nelle spalle, mentre lui ne restava allibito:
- Ma non furono la prima famiglia a farlo… dopo neppure un anno, un'altra famiglia si offrì di adottarmi. Erano di Buenos Aires, due giovani ragazzi un po’ Hippie, che vivevano in condizioni non troppo agiate. Lei non poteva avere figli, così pensarono che la cosa migliore da fare fosse quella di adottare un bambino. Lui non lavorava, lei invece si arrangiava facendo la sarta. Avevano una trentina d’anni, ed andavano avanti come meglio potevano, vivendo alla giornata, senza troppi pensieri. Abitavamo in un piccolo appartamento al centro della città, e avevano un gatto molto grasso di nome Gordo. Detestavo quel felino, sembra fosse geloso della mia presenza lì, e ogni volta mi graffiava. Così cominciai a tirargli la coda e a fargli male così come lui ne faceva a me. Finché un giorno non scappò di casa ed incolparono me, così trovandomi insopportabile, anche loro mi riportarono all’orfanotrofio quando ormai avevo sette anni.
[…]
- Venivo istruita da alcuni insegnanti che si offrivano di insegnarci a leggere e a scrivere, addobbando una camera dell’orfanotrofio ad una specie di classe. Non andavo d’accordo con gli altri bambini, le istitutrici li mettevano in guardia da me, perché dicevano che ero un soggetto pericoloso ed esposto alla violenza. Odiavo quel posto, odiavo tutti lì, tutori, bambini, tutti. Non volevo tornarci, non volevo starci, eppure dovevo perché sembrava che nessuna famiglia potesse volermi con loro.
[…]
- Esternavo la mia rabbia rompendo oggetti, o venendo alle mani con qualche bambino mentre giocavamo a calcio. Sapevo farmi soltanto nemici, ma preferivo starmene per conto mio. Inoltre vedere ogni giorno andar via dei bambini e non vederli più ritornare, mi scoraggiava sempre di più. Cominciavo a pensare che sarei rimasta lì finché non sarei stata abbastanza grande da potermela cavare da sola. Cominciavo a credere di essere diversa dagli altri miei coetanei, cominciavo a credere che nessuno al mondo potesse volermi con sé. Infondo se la mia madre naturale mi aveva abbandonato, perché non potevano farlo anche quegli estranei?
[…]
- La direttrice pensò bene di mandarmi in terapia da uno psicologo che veniva a farci visita una volta a settimana, ma durante ogni seduta, me ne stavo distesa su quel lettino in silenzio, mentre lui tentava di strapparmi qualche parola di bocca. Si stranì così tanto che io me ne stessi zitta tutto il tempo della seduta, da chiedere alla direttrice se sapessi parlare o se capissi la loro lingua. Trovavo quel tentativo di aiuto molto stupido ed inutile, quell’uomo voleva conoscere i miei pensieri, mi chiedeva come mi sentissi, perché non legassi con gli altri bambini, ma non capivo perché potesse interessargli. Insomma trovavo inutile che me lo chiedesse, non poteva aiutarmi perché l’unica cosa che volevo era la mia mamma. Lo psicologo si rifiutò, poi, di ricevermi, dopo che avessi trascorso l’intera durata della seduta a dormire su quel lettino.
[…]
Justin sbottò in una risatina divertito da quell’aneddoto.
Sembrava davvero toccato dalla storia della ragazza, come se avesse voluto far qualcosa per lei, come se avesse voluto rimediare a quel suo triste passato in qualche modo.
- E i tuoi genitori? … i De Laurentiis?
Francis abbozzò un mezzo sorriso, e disse:
- Arrivarono nel mio orfanotrofio quando avevo otto anni. Erano lì per fare beneficenza, e mio padre mi vide seduta in disparte da tutti gli altri bambini che ridevano e giocavano insieme, così si mise a sedere accanto a me. Cominciammo a parlare e lui decise di adottarmi in quel momento. Ricordo ancora che mi sentii subito a mio agio assieme a quell’uomo e alla sua dolce moglie. Era la prima famiglia che adottava qualcuno dell’orfanotrofio nonostante avesse già tre figli.
[…]
- Il loro primogenito, Luigi, mi accolse regalandomi del cioccolato. Ne rimasi sorpresa, perché nessuno sapeva che era l’unica cosa al mondo che mangiavo con piacere. Legammo sin da subito, lo trovavo molto gentile e buono, nonostante fosse più grande di me di cinque anni. Anche con mio fratello Edoardo, legai abbastanza velocemente, soltanto con la secondogenita Valentina non ho mai legato veramente. Era la cocca di papà, e la mia presenza lì era come se la facesse sentire rimpiazzata. Soltanto adesso riesco a capire come si sentisse all’epoca. Riuscivo ad essere me stessa soltanto assieme a quell’uomo col baffetto brizzolato, con un portamento e un fascino degno di un uomo d’altri tempi, uomo d’affari ben educato ed istruito.
[…]
Senza rendersene conto, Fran cominciò a piangere, le lacrime le scivolavano lungo la guancia senza sosta, mentre continuava a parlare del padre:
- Ricordo che mi regalò questo anellino d’oro bianco al mio diciottesimo compleanno. Ci sono incastonati dei zaffiri verdi, perché ha sempre detto che gli ricordavano i miei occhi. Da allora non l’ho mai più tolto.
Justin si avvicinò alla ragazza e la tirò verso di sé per abbracciarla forte, provando a consolarla e farla smettere di piangere.
Le accarezzò i capelli lentamente e dandole un bacio sulla cute della testa, le disse:
- Smettila di bagnare quegli enormi zaffiri che hai come occhi…
Fran provò ad abbozzare un sorriso, e cominciò a ricambiare l’abbraccio, trovandosi al sicuro tra quelle forti braccia.
- Scusami…
- Non scusarti, piccolo angelo…
Francis chiuse gli occhi e lasciò che l’eco di quelle parole le risuonassero in testa ancora per un po’.
Il ragazzo però, esordì con una domanda:
- Perché ci hai litigato? Perché non ci fai pace? Vuoi bene a quest’uomo come una figlia vuole bene suo padre… il vostro è un amore profondo…cosa vi è successo?
- Ha sempre pensato che il mio sogno di ballare, fosse una cosa passeggera, una passione portata avanti due volte a settimana dopo la scuola… per hobby… Ho provato a convincerlo che facevo sul serio, ma ha sempre disprezzato questo mio sogno di diventare una ballerina…Credendolo poco utile. Voleva inserirmi negli affari di famiglia, nella Filmauro… Voleva inserirmi nella società di calcio che ha acquitato come avvocato ufficiale… Le ha provate di tutte per allontanarmi dal ballo. Poi… dopo l’arresto per quella faccenda dell’incendio… mi ha detto cose tremende… Mi ha cacciato di casa, non vuole più vedermi, non mi… non mi vuole più bene…
Presa da una stretta allo stomaco, si strinse a lui e cominciò a piangere senza sosta.
Era la prima volta che piangeva per suo padre dopo quello che era successo, e sentiva che non poteva esserci momento e posto migliore di quello, se non con lui, se non tra le sue braccia.
[…]
Justin la lasciò sfogare, senza smettere di stingerla tra le sue braccia, dopodiché tentò di farla riprendere, dandole qualche bacio per consolarla, non amava vederla così disperata.
Le prese il volto tra le mani e cominciò a baciarla, finché non riuscì a farla smettere di piangere.
Poggiò la fronte contro la sua e restò a guardarla a distanza riavvicinata.
- Sono sicuro che tuo padre non potrà mai smettere di amarti… e sai una cosa?
Fran, asciugò le lacrime, e domandò con ancora la voce rotta dal pianto:
- Cosa?
Justin le sorrise dolcemente, poi le confessò:
- Credo che neanche io potò mai smettere di amarti…
Il cuore di Francis si fermò per qualche secondo, dopo i primi attimi di stupore, lo avvolse in un abbraccio che lo costrinse ad indietreggiare tanto da finire disteso sul letto, con lei che lo travolse anche una volta in un profondo bacio.
- Ti Amo!
Gli disse mentre cominciava a dargli dei baci profondi sulle labbra, uno dietro l’altro.
- Ti Amo tantissimo!
Anche il cuore del cantante si riempì di gioia a quelle dolci paroline, così si concessero ancora un attimo di intimità, di dolcezza, fatto di baci e carezze, finché qualcuno non venne a bussare alla sua camera da letto, che per fortuna era chiusa a chiave.
- Ehi… Justin!!! Sei qui?
Era il suo agente.
Justin alzò il capo, restando disteso a metà sul corpo della ragazza, e prima di rispondergli, schiarì la voce.
- Sì… ma torna più tardi…
- Sai almeno che ore sono?
Justin e Fran si voltarono contemporaneamente verso un orologio a sveglia poggiato sul comodino di quella camera da letto, e notarono con sommo stupore che fossero le quattro del pomeriggio. Avevano trascorso ore ed ore lì dentro a stare insieme, senza accorgersi del tempo che passava.
- Ehm…sì!
- Beh… avete almeno intenzione di mangiare qualcosa voi due?
- Ciao Johnny!
- Ciao, Fran.
I due si salutarono rapidamente, come se si fossero incontrati casualmente per strada. Justin accigliò lo sguardo e fece segno alla ragazza di star zitta, senza trattenere un sorriso divertito.
- Insomma Johnny… lasciaci in pace.
Francis arricciò il naso in una smorfia:
- A me un po’ di fame è venuta…
- Abbiamo la pizza!
Esclamò l’umo dall’altra parte della porta, e Francis quasi balzò in piedi all’istante:
- Pizza?! Arriviamo subito!
La ragazza scivolò giù dal letto, mentre Justin restava senza parole.
- Vi detesto!!
Johnny diede un colpo di mano sulla porta e mentre andava via, urlò:
- Ti vogliamo bene, Justin…
- Oh andiamo… tu non muori di fame?
Francis si rivestiva velocemente sotto lo sguardo del ragazzo, che sembrava non saziarsi mai del suo corpo.
- Avevo dimenticato di avere fame…
Disse con finto tono offeso, mentre cominciava a cercare i suoi vestiti sparsi un po’ ovunque per la camera.
- Anch’io ho dimenticato tutto…
Gli disse alzando lo sguardo e sorridendo con leggera malizia mista alla dolcezza, mentre infilava i jeans, dopodiché ancora col reggiseno, e restando solo con i jeans, gli si avvicinò:
- Ehi…
Justin abbottonò i jeans, e poggiò le sue mani sui fianchi della ragazza, per guardarla dritta negli occhi e concedersi un altro momento di tenerezza.
- Promettimi che ci saranno altri momenti come questi… nonostante il tour…
- Ti riferisci al sesso?
Disse lui con un sorrisetto perfido, mentre lei si lasciava dondolare tenendo le braccia lungo il suo collo:
- Non chiamarlo così…
- Scherzavo…
- Io ero seria…
- Scusa…
- Non scusarti…
- Ti do un bacio?
- Anche due…
Sorridendo entrambi complici di uno scambio di battutine degne di un copione di una sit-com, si diedero un bacio, per poi tornare a guardarsi negli occhi.
- Te lo prometto…
Disse lui, riferendosi chiaramente alla sua proposta iniziale.
- Ti amo…
- Ti amo.
Lui le diede un altro bacio sulle labbra, poi le diede una pacca sul sedere e disse:
- Sbrigati, che hai fatto venir voglia di pizza anche a me, adesso.
- Chiamatela pizza…
- Non cominciare con la storia della pizza italiana…
- Un giorno ti farò assaggiare la vera pizza Napoletana, poi mi dirai…
[…]
I due innamorati raggiunsero la sala da pranzo dell’Hotel che era popolata da alcuni ballerini della crew, non tutti, che chiacchieravano tra loro, seduti a qualche tavolo qui e la, dopo aver mangiato della pizza.
Chenille corse in direzione di Fran, e prima di portarla in disparte, lanciò una lunga occhiata a Justin, che notando il suo sguardo indagatore, le disse:
- Ciao… Chenille…
Con una smorfia sul volto molto accigliata, la quale fece ridacchiare Francis, che sorrideva in modo diverso, sorrideva come quando era con Emma, come quando la sua vita sembrava essere perfetta come lo era adesso con Justin.
Chenille notando il sorriso dell’amica, dimenticò Justin, che si allontanò per mangiare della pizza, andando a sedersi accanto a dei ballerini che subito lo invitarono a sedersi con loro:
- Insomma, bella… sei completamente impazzita?
- Lo so, Chenille, ma…
- Tutto quel casino per niente?
Parlava la ragazza a voce bassa, ma allarmata:
- Due test di gravidanza buttati! Se dovevate chiudervi delle ore in camera da letto, li usavamo dopo!
- Non è come credi, Chenille…
- Vuoi farmi credere che ve ne siete stati seduti a parlare?
- N…o….
- Perfetto…
- Ma ascolta… dovevo spiegargli come stavano le cose…
- Sei andata via senza che potessi darti il mio regalo…
- Regalo?
Domandò Francis stranita, poi Chenille la tirò per un braccio e si allontanarono da occhi indiscreti.
- Beh… quando sono andata in farmacia, ho pensato di comprare dei pegni… uno che ti avrei dato se il test fosse stato positivo… e l’altro … se il test fosse stato negativo.
La ragazza sfilò dalla tasca uno scatolino di preservativi e lo diede a Francis che non trattenne una risata.
- Chenille!!!!
Chenille accompagnò la risata di Francis, poi disse:
- Beh almeno state attenti…
- E se fosse stato positivo? Cosa avevi preso?
Chenille ridacchiò e le mostrò un ciucciotto per bambini.
- Beh… penso che lo terrò come porta fortuna…
- Sei tremenda…
Disse Francis ridacchiando, e avvolgendola in un abbraccio.
Le due amiche si concessero un abbraccio affettuoso, poi Fran disse:
- Ho una fame che non ci vedo, torniamo di la prima che Justin finisca le pizze?
- Ecco, vedi? La fame…
- Smettila con questa storia, Chenille… Se sarò incinta… beh… sarò incinta.
- Eh? Come sarebbe a dire?
- Sì… insomma… a Justin sta bene.
- A Justin sta bene?
- Perché ripeti le mie parole? Mi metti ansia… Sì Chenille, ne abbiamo parlato e… siamo d’accordo sul fatto che se dovesse scapparci il bambino ne saremmo entrambi molto felici…
- Giuro che sto per mettermi a piangere.
- Puoi farlo mentre mangio un morso di pizza? Ti prego…
- Controlla se mi si scioglie il mascara…
Francis tirò via l’amica, che cominciava davvero a commuoversi dalla gioia.
[…]
Il tour si spostò a Manchester, tutto andava a gonfie vele nella vita di Fran, anche le esibizioni nel tour andavano bene, nonostante continuasse ad essere nell’ombra degli altri suoi amici.
Il numero di Justin ed Ashley fu cancellato dallo stesso cantante, che senza dir niente a Francis, le dimostrò di rispettarla al disopra della sua carriera artistica.
Aveva mantenuto la sua promessa, e tra i due continuavano ad esserci momenti di intimità, non appena avesse avuto del tempo libero dagli impegni professionali che l’occupavano quasi tutti i giorni, escluse le serate del tour in cui entrambi erano coinvolti.
Più di una volta, Justin le chiese se avesse voluto prendere il posto di Ashley come prima ballerina: posto che era suo sin dall’inizio, ma ogni volta Fran si opponeva.
Non trovava giusto dover sostituire Ashley, dopo che si fosse impegnata così tanto e avesse occupato il posto da prima ballerina per tutta la durata del tour.
Fu molto corretta nei suoi riguardi, nonostante avesse potuto approfittarne per darle una lezione che si sarebbe meritata.
[…]
Trascorse quasi un mese, e il tour proseguì a gonfie vele per Timberlake e la sua crew: toccarono le tappe di Belfast, Sheffield, NewCastle, Glasgow, Birmingam, Manchester, Nottingham, tra Irlanda, Scozia e Inghilterra passarono per tutto il Regno Unito fino ad arrivare in Francia, con le due date Parigine il 22 e 23 Maggio.
Fran si era sentita al telefono con Timbaland, il suo amico le chiese di collaborare ad un brano che avrebbe inserito nel suo nuovo album prossimo all’uscita.
Le inviò i demo via computer e la ragazza li scaricò sul suo mp3 per poterci fare l’orecchio e cominciare a pensare a qualche coreografia.
In realtà, Timbo non desiderava alcuna coreografia per qualche suo futuro video musicale, bensì le presentò in anteprima le canzoni che avrebbero fatto parte della colona sonora del film “Step Up 2”.
Francis era stata riconfermata come coreografa del film, e anche se di largo anticipo, fu ben lieta di sentire alcune di quelle che sarebbero state le canzoni del film su cui avrebbe dovuto lavorare.
Arrivata a Parigi assieme alla crew, fecero un rapido giro per la città, prima di rientrare in albergo.
Justin non era presente con loro, ma impegnato con certi servizi fotografici e interviste per dei giornali locali.
[…]
- Sarei dovuto venirci con una ragazza a Parigi…
- Di quale ragazza parli, amico? Tu non hai l’ombra di una ragazza…
- E’ qui che ti sbagli, zucchero…
- Non chiamarmi zucchero, potrebbero sentirci e scambiarci per due checche.
- E che male ci sarebbe, eh playboys?
Eddy e Jay camminavano assieme alla crew nei pressi del Louvre, e come al solito si lamentavano della loro vita sentimentale poco attiva, prendendosi in giro l’uno dell’altro.
Francis camminava a passo regolare, restando dietro al resto della banda con le sue cuffie nelle orecchie, ascoltando le canzoni di Timbo, mentre Chenille scambiava qualche chiacchiera con gli altri, e l’aveva lasciata da sola con sue idee per delle coreografie.
Ma nel vedere Eddy e Jay nelle vicinanze, si incuriosì e tolse via le cuffie, restando ad ascoltare le loro buffe conversazioni.
I due ragazzi non si accorsero di essere ascoltati, così quando si voltarono e videro la loro amica, se ne stupirono per non averla notata in precedenza.
- Ehi, Fran!
- Francis!!
Entrambi le si avvicinarono sorridenti, quasi dimenticando il loro precedente argomento di poco conto.
- Mes petits garçons!
- Ohh oui oui madame
- Ma chère!
- Sapete dire soltanto questo?
- Siamo in Francia da nemmeno un’ora, dacci più tempo perfida donna!
- Femme, credo che donna si dica femme…
- Bravo Eddy!
Eddy cominciò a pavoneggiarsi sotto gli occhi accusatori di Jay che cominciò a fargli il verso.
Francis si lasciò andare ad una risatina, riuscivano sempre a farla divertire quei due burloni.
- Avete davvero portato uno stereo?
- Amo gli stero portatili… mi sa di altri tempi, mi sa di ballo vero, puro.
- Mi sa che stai male, Jay…
- Ma se eri d’accordo con me? Ora non cambiare versione soltanto perché c’è Fran.
- Ok, ero d’accordo, ma soltanto se avessimo improvvisato un flash mob, che era il motivo principale per cui ce lo siamo portati dietro.
I due amici battibeccavano come due coniugi ormai in pensione, mente Francis guardava quello stereo rettangolare con grandi casse.
- Ehi… questo affare ce l’ha il cavetto USB per gli mp3?
I due ragazzi, alzarono contemporaneamente lo sguardo verso di lei, smettendo di battibeccarsi:
- Sì, perché?
Rispose Jay incuriosito da quella domanda dell’amica, che cominciò a sorridere in modo accattivante.
- Volete farlo oppure no questo flash mob?
I due amici sorrisero euforici e si diedero il cinque.
Non ci fu bisogno di prepararsi in anticipo, non furono necessarie alcune indicazioni sui passi da fare, una volta partita la musica, sia lei che i due ragazzi si mossero con passi sincronizzati.
[Canzone consigliata per la scena : Justin Timberlake-Love Stoned]
Francis partì per prima, cominciando anche a mimare con le labbra le parole della canzone dette da Justin; fingendosi una cantante acclamata che faceva la sua esibizione davanti al suo pubblico.
Jay ed Eddy si finsero dei passanti che sotto invito della ragazza, cominciarono a ballare con lei passi di hip hop molto azzeccati al tipo di musica che risuonava.
Si spostarono lungo la strada, occupando il passaggio di pedoni e autovetture.
Il resto della crew si voltò in direzione dei ragazzi e con entusiasmo ed euforia, si unirono ai ragazzi, dando vita ad un vero e proprio flash mob degno di scalpore.
Alcuni ragazzi tra i passanti, riconobbero Francis, e indicandola con un dito si sentivano esclamazioni tipo:
- Quella è la ragazza di Timberlake!
- Sì, anch’io la conosco, è la ballerina!
- Vero! E’ lei! E’ Francis!
Ad un certo punto, le urla di alcuni fan di Timberlake (che si sarebbe esibito in serata nella città) si issarono così tanto da far accorrere alcune tv locali che cominciarono a riprendere quel fantastico e spettacolare flash mob capitanato da Francis.
La crew di Timberlake creò scalpore e divertimento tra la folla, un po’tutti, sotto invito di Fran e altri ballerini della crew, cominciarono a ballare e a muovere qualche semplice passo.
C’erano gente di tutte le età: Bambini che si improvvisavano ballerini sotto esempio della crew, ragazzi adolescenti e non, che mostravano le loro carte esibendosi in passi di danza moderna ed hip hop, e anche persone anziane che accompagnavano qualche ballerino in buffi passetti di danza.
Francis si esibiva in prima linea, fiancheggiata da Jay, Eddy e Chenille, poi si allontanò per raggiungere un gruppetto di una scolaresca di elementari che era in gita e che vedendo il flash mob si era fermato ad osservarli.
In perfetto Francese, Fran li invitò a partecipare muovendo qualche passo, incitando anche le maestre che li accompagnavano che soltanto dopo qualche minuto di titubanza, si lasciarono andare e se ne infischiarono del rigido regolamento scolastico.
I bambini entusiasti, parteciparono con gioia al balletto di Fran, tenendosi per mano formando un cerchio ampio, in cui giravano in tondo assieme alla ragazza.
Chiunque passasse di li, entrava nella mischia sotto lo sguardo di curiosi passanti, turisti, o delle telecamere di decine di canali della tv differenti.
Verso l’entrata del Louvre, Francis adocchiò dei turisti Argentini, riconoscibili dalla maglietta ufficiale della nazionale di calcio Argentina, la ragazza senza pensarci su due volte, si avvicinò a loro e cominciò ad abbracciarli.
Sembravano conoscenti di lunga data e non sconosciuti incontrati per caso.
Sembrava che la gente la conoscesse, sembrava che cominciassero a ricordarsi di lei e non vi era gioia più grande per la giovane ragazza che cominciava a credere in lei, nel suo talento e nella sua potenzialità.
[…]
Il pomeriggio la crew di Justin lo trascorse in albergo: c’era chi si allenava in palestra, chi sulle basi musicali, chi restando a letto, chi mangiando o chi guardando un po’ di tv, e questo era il caso di Francis.
La ragazza si era chiusa in camera sua per fare dello zapping in tv, e su molti canali televisivi locali fu trasmesso il flash mob: ma non volle restare a guardare quei servizi televisivi, perché temeva di cadere in una palla di panico prima dello spettacolo di quella sera, quindi lasciò che le tv parlassero di lei e dei suoi amici della crew, senza interessarsene (almeno per il momento).
Sembrò che l’intera Parigi stesse parlando di Justin Timberlake, e infatti finì col seguire molto interessata, un intervista a Justin ad un talk show della città; la quale partì abbastanza bene con domande davvero professionali e ben studiate, ma poi finì col concludersi su aspetti personali della vita dell’artista.
Fran avrebbe voluto cambiare canale, ma sembrava che ogni muscolo del corpo non rispondesse alle sue volontà, o era semplicemente lei che voleva restare ad ascoltare cosa avessero da dire.
Gli mostrarono parti del flash mob, e gli fecero domande sulla sua relazione con questa ballerina, alle quali lui rispose molto vagamente, dicendo che preferiva tenere la cosa strettamente privata.
Alla fine del programma, fu mandato in onda un servizio sulle vecchie fiamme di Justin, e ovviamente ci fu una lunga parentesi dedicata alla sua storia con la nota cantante Britney Spears, che turbò un po’ l’animo di Francis.
Sembravano la coppia perfetta, nel rivederli insieme, sembravano davvero felici, eppure si diceva che lei fosse stata infedele al ragazzo, nonostante lo amasse indiscutibilmente.
Francis non si era mai interessata al gossip, non conosceva i dettagli di quella storia, né tantomeno li aveva chiesti a Justin.
Credeva di non importarsene, eppure con quel lungo servizio alla tv, si accorse che forse avrebbe voluto saperne di più.
Venne a sapere di molti dettagli di cui non era a conoscenza: come per esempio un tatuaggio in comune tra i due amanti, tatuaggio che aveva visto più volte sul corpo del ragazzo e che non immaginasse fosse legato a lei, particolari romantici sul loro amore, come ad esempio qualche vezzeggiativo con cui i due usavano chiamarsi teneramente, o canzoni scritte e dedicate l’uno all’altro.
Spense la TV prima che potessero cominciare a parlare della sua storia con Cameron Diaz, non avrebbe retto un ennesimo servizio del genere.
In quel periodo dell’anno cominciava sempre ad essere un po’ triste, era tutta la vita che odiava il giorno del suo compleanno, eppure era a pochi giorni di distanza.
Ad aumentare il suo pessimo umore, oltre al suo compleanno che soltanto Emma riusciva a rendere meno insopportabile, oltre al fatto che non avrebbe ricevuto gli auguri da suo padre (il quale festeggiava il proprio compleanno due giorni prima del suo) , oltre a tutto quello si era aggiunto quel servizio in tv che l’aveva turbata parecchio.
Cominciò a pensare che la storia di Justin con Britney era stata davvero importante, cominciò a non sentirsi all’altezza di quell’amore, cominciò a non sentirsi abbastanza, cominciò ad avere dubbi ed incertezze sul loro rapporto, temendo che il ragazzo non avesse potuto ricambiarla al cento per cento.
Provò a smettere di pensarci, cercò di non pensare più a nulla che potesse turbarla ancor di più, così iniziò a prepararsi per lo spettacolo della serata.
[…]
Fece il suo solito rituale che comprendeva: Una doccia fredda, cospargersi il corpo con una crema alla menta che le lasciava il corpo fresco e non appiccicaticcio a causa del sudore causato da nervosismo o ansia iniziale, applicò delle specie di ammortizzatori per le dita dei piedi, ovvero dei cerotto di gomma che si ponevano tra gli spazi che dividevano le dita, e frontalmente, in modo da alleviare tagli o bollicine d’acqua durante le esibizioni mentre indossava scarpe chiuse tutto il tempo.
Praticò qualche minuto di stretching per riscaldare i muscoli, poi si vestì con la “divisa” da palcoscenico, ed uscì dalla camera con la giacca poggiata sul braccio, mentre raggiungeva la sala trucco per farsi truccare quanto bastava dalle truccatrici che truccavano ballerini, coristi eccetera.
[…]
- Ehilà baby, cos’è quel muso lungo?
Neal, un ballerino della crew, era seduto accanto a Francis mentre dei truccatori si dedicavano a truccarli per l’esibizione, curando la loro pelle e i loro capelli.
Francis abbozzò un sorriso, mentre anche la truccatrice, cominciò a guardarla stranita:
- E’ vero, Fan… è successo qualcosa?
- No, no, ragazzi… grazie per l’interessamento, ma va tutto bene. Sono un po’ tesa per stasera.
Sembrò convincerli, e la giovane parrucchiera tornò ad aggiustarle i capelli.
- Vedrai che andrà benissimo.
- Come al solito, Fran. Ormai sono mesi che andiamo avanti con questo spettacolo, io mi sono quasi abituato a tutti quegli occhi addosso.
Fran e le due parrucchiere si lasciarono scappare un sorriso:
- Beh forse non mi ci abituerò mai…
- A proposito, Fran, oggi sei stata favolosa… anzi, SIETE stati favolosi!
- Ho visto che in tv tutti ne parlavano…
- Beh, era prevedibile, si è rivolta Parigi.
- Avrei voluto esserci…
- Già.. anch’io…
Commentavano le due parrucchiere quasi come se stessero parlando tra loro.
Fran abbozzò un sorriso, ma era troppo di pessimo umore per poter godere di quei complimenti sinceri delle ragazze.
[…]
Mancavano pochi minuti all’inizio dello show, e soltanto lungo il corridoio riuscì ad incrociare Justin.
Lo vide parlare con dei coristi, quasi vicino all’entrata del palco, preferì non farsi notare e provare ad evitarlo il più possibile, almeno finché non le sarebbe passato quell’umore che era sotto i piedi.
Si mise in fila, dietro Jay e Chenille, che la salutarono affettuosamente per poi tornare a chiacchierare tra loro, mentre Fran si concentrava unicamente sull’esibizione, chinandosi ad alzarsi una gamba del pantalone, e fermarla con un elastico.
Usava fare quel gesto scaramantico prima di ogni esibizione, in onore ad Emma… la sua Emma che in quel momento le mancava più di qualsiasi altra cosa o persona al mondo.
Cercò di spegnere quei pensieri e concentrare la sua mente soltanto sull’esibizione.
[…]
Andò tutto a gonfie vele, lo spettacolo piacque moltissimo al pubblico(come al solito) e in certi momenti le sembrò che il pubblico l’acclamasse perché la riconoscesse, la ricordasse.
A fine spettacolo, come di prassi, dei massaggiatori le massaggiavano i muscoli a lei e all’intera crew, per aiutare a scioglierli e ad evitare ipertensioni o distorsioni muscolari.
Chenille non la smetteva di parlare, andando fuori di testa per come la folla avesse acclamato la sua amica, ma la testa di Fran era da tutt’altra parte.
Riuscì a restare un po’ da sola, soltanto quando rientrò in camera sua in albergo, attorno alle 3 del mattino.
Distrutta, si lasciò cadere sul letto, ma non trascorse neppure un minuto in quel silenzio pacifico, che il suo cellulare cominciò a squillare ininterrottamente.
Non aveva voglia di rispondere, era ancora di pessimo umore, non voleva parlare con nessuno, ma quel telefono non la smetteva di squillare: così alla terza telefonata di fila, rispose:
- Pronto…
Il tono risuonava secco e privo di entusiasmo.
Nel rispondere per disperazione, non si era neppure presa la briga di leggere chi fosse a chiamarla:
- Ehi, hermana…
Era Luigi.
Nel sentire la voce di suo fratello, Fran si drizzo e si mise a sedere, cominciando a parlare frettolosamente, come se volesse rimediare a quella risposta poco entusiasmante di poco fa:
- Hermano! Ehi!
- Ti disturbo? Dormivi?
- Ehi no, no, no, anzi scusa tu se ho risposto soltanto adesso ero…riposavo… siamo rientrati ora in albergo dopo lo spettacolo.
- Dai va a letto, ti richiamo domani.
- NO! No…Luigi, resta al telefono…
- Stai bene? Ti sento… strana…
- Sono solo un po’ stanca, ma mi va di sentirti, mi va sempre di sentirti.
- Sicura non ci sia dell’altro che non mi stai dicendo?
- Sicura…
- Voglio crederci.
- Oh avanti, finiamola con questa storia. Scusami se non ti ho telefonato prima, ma dall’ultima volta che mi hai telefonato per mettermi al corrente del processo contro il mio vecchio agente, ho avuto molto da fare qui con la crew e tutto il resto…
- Lo so, ti ho vista in tv. Si parla molto di te in giro ultimamente…
Il ragazzo fece una pausa di qualche secondo, la sua voce calda e profonda, metteva sempre di buon umore la sorella, la quale non poteva far a meno di ricordarsi del padre, dato che entrambi avevano un tono di voce molto simile:
- Fa strano, non è così?
- Perché dovrebbe? Non saresti la prima della famiglia che finisce in tv o sui giornali…
Sentir parlare di famiglia, le faceva ancora un po’ strano dopo la sfuriata del padre, eppure continuava ad essere una De Laurentiis.
La ragazza si lasciò scappare un sorriso abbozzato, poi dopo qualche secondo, Luigi riprese a parlarle:
- Anzi… ne approfitto per dirti che mi sto frequentando con una ragazza… insomma non mi piacerebbe che venissi a saperlo dai giornali.
Francis sembrò colpita da quelle parole, forse un po’ toppo e non sapeva spiegarsene il motivo: infondo suo fratello era stato legato ad altre donne in passato, ma avendo vissuto separati per molto tempo, dato che lui per anni aveva studiato cinema in America, le sue storie le erano sempre sfuggite.
Adesso sembrava diverso, pensò che per arrivare a dirle una cosa simile significava che la storia potesse essere importante e seria per lui:
- Oh…
Non riuscì ad aggiungere altro per lo stupore, in più una leggera gelosia cominciava a farsi spazio dentro di lei, lei che era sempre stata un po’ gelosa di quel fratello con cui aveva sempre avuto un rapporto speciale.
- E’ tutto ciò che hai da dire?
Disse sbottando in una risatina, il fratello.
- E’ che… beh non me l’aspettavo…
Tagliò a corto lei, cercando di cambiar tono e risultare almeno un po’ entusiasta.
- … ma, lei chi è? La conosco?
- Michelle…
- Michelle?
Domandava stranita la ragazza, non capiva il riferimento. Cominciò a pensare se c’era un’amica in comune che si chiamasse Michelle, ma non le venne in mente nessuno. Così Luigi le tolse via ogni dubbio e disse:
- Michelle Hunziker
- CHE COSA?
Fran rischiò uno svenimento per quella notizia.
Conosceva benissimo Michelle Hunziker, in Italia era molto conosciuta nel mondo dello spettacolo, e venire a sapere che suo fratello usciva proprio con lei, la turbò e non poco…
Luigi la prese sullo scherzo, e ridacchiava un po’ in imbarazzo anche lui improvvisamente stranito da quella situazione e dalla reazione della sorella:
- Ehi… perché ti sorprende così tanto?
- Michelle Hunziker!??
- Parli proprio tu che esci con Justin Timberlake? Mh?
In quella frase, Francis percepì una vena di rimprovero o forse di frecciatina per il fatto che lei, a differenza sua, gli aveva fatto giungere la notizia dai giornali e tv.
- … non cambiare discorso, voglio sapere tutto! Raccontami!
- Cosa vuoi che ti racconti?
- Beh ogni cosa! Come vi siete conosciuti, chi ha fatto il primo passo, cosa ne pensi di lei, come ti sembra, insomma questo genere di cose…
- Sai bene che non sono mai stato il tipo che parla di questo genere di cose…
- Beh ma hai voluto dirmelo e per di più a telefono… Dai, racconta!
Fran si mise a sedere sul letto, incrociando le gambe a stile indiano, e cominciò ad avere un certo interesse sulla questione.
- Non c’è molto da dire, Fran… ci siamo conosciuti sul set del nuovo film di natale ed è nato qualcosa…
- Oh…
- La smetti con questi “Oh”?
- Scusa, scusa… continua!
- Non so cos’altro dirti…
- Beh… la…
Temeva la risposta che avrebbe potuto darle, così tardò qualche secondo a porgli la domanda:
- …la ami?
- Che cosa???
- Ehi!! E’ una domanda lecita…
- No che non lo è!
- Come sei burbero!
- Possiamo chiudere qui la questione?
- Perché la chiami questione? E’ una notizia… una bella notizia… Sembra quasi che tu te ne vergogna a parlarmene…
- Ma no che non me ne vergogno, che dici!
- Mah… mi era sembrato…
Disse con riluttanza la ragazza, stringendosi nelle spalle, poi il fratello cambiò radicalmente argomento.
- Insomma, com’è Parigi? Ho visto i video del flash mob… pazzesco!
Francis non si aspettava che il fratello apprezzasse così tanto… ma poi realizzò di non star parlando con suo padre, Luigi era diverso… lui aveva sempre appoggiato il suo sogno, lui era diverso…
Il ragazzo con quelle poche parole riuscì a strapparle un sorriso che lo contagiò lieto di sentirla finalmente serena:
- Tutti in famiglia ne parlano…
Francis si immobilizzò a quelle parole e i suoi pensieri andarono subito a suo padre, che tra due giorni avrebbe compiuto 58 anni.
Non disse una parola, spaventata all’idea che il padre avesse potuto dire qualche altra cosa spiacevole sul suo conto, di cui faceva volentieri a meno di sapere.
- Anche papà ne è rimasto colpito, sai?
Il fratello, tentò di alleviare l’umore della sorella con quella notizia, la conosceva meglio di chiunque altro, dopo Emma, era forse l’unico a conoscerla davvero e sapeva benissimo che fosse triste a causa dell’avvicinarsi del suo compleanno e quello del padre, con cui ormai non si parlava più.
- Smettila di dire sciocchezze…
La ragazza non voleva, non poteva credere che stesse parlando sul serio; piuttosto cominciò a credere che il fratello le stesse mentendo di proposito per farla sentire meglio, ma non abboccava.
- Dico sul serio.
- Luigi, ti prego…
- Perché dovrei mentirti su una cosa simile sapendo che ci soffri molto? Ti assicuro che è la verità. Giusto oggi ne abbiamo parlato… e credimi… da quando avete litigato non è più lo stesso… lo vedo sempre…
- Basta…
La ragazza era sul punto di piangere, ma non voleva farlo, non oggi, non ancora una volta a causa del padre.
Dopo alcuni secondi di silenzio, gli disse:
- Scusami Hermano… sono molto stanca e vorrei andare a letto… prometto che mi farò sentire in questi giorni, ok?
- Aspetta, aspetta un attimo!
Il fratello si affretto a fermarla, timoroso che potesse riagganciare da un momento all’altro, come di solito faceva in situazioni simili.
- Tra quattro giorni è il tuo compleanno. Posso liberarmi di tutti gli impegni e stare con te, se ti va.
Francis ritirò le lacrime, e sorrise alle dolci parole del fratello, trovandolo terribilmente adorabile.
- Certo che mi va.. ma non voglio crearti problemi… dopotutto …
- Non dire altro. E’ il tuo ventitreesimo compleanno, posso prendermi un giorno libero per la mia sorellina…
- Sarò a Monaco di Baviera per uno spettacolo, Hermano…
- Siete in tour in quel giorno?
- Sì… ma preferisco così… almeno sarà diverso… Ma sarebbe bellissimo se potessi esserci…
- Sicura?
- Come sarebbe? Certo che sì!
- Non lo so, è che pensavo che sei in tour, col tuo ragazzo…
- E allora? Sei mio fratello, vieni prima di chiunque altro.
- Ah sì?
- Cominci a darmi sui nervi, lo sai?
Luigi si lasciò andare ad una risatina divertita, dopo aver preso un po’ in giro la sorella, poi aggiunse:
- Pensavo che quest’anno volessi trascorrerlo con lui, infondo sono anni che lo festeggiamo insieme… se saltiamo un anno non…
- Non salteremo un bel niente. Posso procurarti i biglietti, per te e … per Michelle, se vuoi…
- Anche lei? Davvero?
- Sì… insomma se ci stai insieme perché non portarla con te? Così ne approfitti per presentarmela…In più gioca in casa… magari ci indica una buona pizzeria in cui andare a mangiare.
- Mmmh… pizza…
Disse in un tono goloso il ragazzo, che amava il tipico piatto Napoletano, poi aggiunse:
- Beh se vuoi… va bene.
- Perfetto…
- Ok… allora… buonanotte piccolina…
- Buonanotte, Hermano… e grazie per la telefonata…Saluta Mamma, Edo e Valentina… ti voglio bene.
- Io te ne voglio di più. Sogni d’oro.
[…]
Risentire Luigi l’aveva migliorato leggermente l’umore, sapere che sarebbe stato con lei il giorno del suo compleanno la fece sentir meglio.
Richiudendo il cellulare, notò delle notifiche di sms: era Justin.
Le aveva inviato due sms, il primo riportava l’ora di quando era al telefono con Luigi, che diceva:
“Ehi, sei in camera tua? Devo parlarti…”
Il secondo, le arrivò giusto pochi secondi dopo aver riagganciato e diceva:
“Forse dormi, buonanotte amore mio.”
Francis mise via il telefono e si lasciò sprofondare nel letto, fissando il soffitto per qualche minuto, poi si convinse a telefonarlo, provando a smettere di essere di pessimo umore e dimenticare la storia del suo compleanno, del padre, e della Spears.
Il telefono di Justin squillò varie volte, prima che potesse risponderle:
- Ehi… credevo dormissi.
- Scusami, mi ha telefonato mio fratello.
- Oh..
- Tutto bene? Hai detto che avevi qualcosa da dirmi…
- Ho appena fatto una doccia, perché non mi raggiungi in camera e ne parliamo?
Capì che forse quel “parlare” era soltanto una scusa per stare un po’ insieme, e non se la sentiva. Così provò a tirar su una scusa.
- Ehm… magari, magari domani, ok? Scusami ma ho mal di testa e vorrei riposare.
Justin capì che era tutta una scusa, ma non insistette e portò verso la conclusione quella telefonata.
- ok, va bene. Tranquilla… buonanotte.
Non le diede modo di rispondere che riagganciò.
[…]
[Canzone consigliata per la scena: Lana Del Rey-National Anthem instrumental]
Si mise a letto e non fece altro che pensare a lui, a quel servizio alla tv che raccontava della sua storia d’amore con Britney, non pensava ad altro che a quanto avesse potuto amare quella cantante tanto stravagante quanto bella.
Rigirandosi nel letto, non riusciva a smettere di pensarci, si portò una mano tra i capelli mentre restava rivolta a fissare il soffitto, e ad un certo punto cominciò ad immaginarsi la sua amica Emma che le diceva:
“La smetti di comportarti come una stupida adolescente con complessi di inferiorità?”
Sembrava che potesse vederla, sentirla, proprio davanti ai suoi occhi che le diceva quello che pensava senza farsi alcun problema di risultare troppo diretta:
“Insomma cosa aspetti? Va da lui e comportati da donna. Basta con questo nascondersi. Il ragazzo ti ama!”
Non riusciva a capire se si trattasse della vocina della sua coscienza, o della sua amica; probabilmente si trattava di entrambe le cose; fatto sta che riuscì a convincerla e si alzò quasi simulando un dialogo con Emma:
- E va bene, va bene… non c’è bisogno di essere così rudi.
Borbottando, si infilò il pantalone di una tuta grigio, e restò con la canottiera bianca, che indossava per dormire, dopodiché legò i capelli in una coda di cavallo alta, e senza calzare nulla ai piedi, uscì dalla sua camera dirigendosi in quella di Justin che distava qualche piano.
Arrivata fuori quella porta, bussò ripetutamente per due volte, finché lui non venne ad aprire.
Era a petto nudo ed indossava un pantalone a vita bassa di pigiama, a tinta unita blu scuro.
Inevitabilmente, Francis abbassò lo sguardo sul suo corpo mezzo nudo, e lui soltanto dopo alcuni secondi, riuscì a mettere a fuoco che fosse lei: era ancora tra sonno e veglia mezzo addormentato.
- Che ci fai qui? Lo sai che ore sono?
Disse in un lamento assonnato, mentre sbadigliava.
- Ehm… veramente no, non ho controllato l’orologio… scusa…
Disse arricciando il nasino in una smorfia nel chiedergli scusa.
Lui spalancò la porta e mentre si strofinava un occhio, la lasciò passare:
- E va bene… entra…
Francis fece un lungo passo in avanti ed entrò in camera, guardandosi attorno.
- Wow… la mia camera è più grande della tua…
Notò con stupore che non era una camera lussuosa né tanto grande come invece era la sua:
- Lo so…
Disse lui, mentre chiudeva la porta e continuava a stropicciarsi gli occhi per abituarsi alle luci accese. Lei si voltò a guardarlo in modo curioso, e lui aggiunse:
- Sono stato io a richiedere la camera più grande per te…
- E perché?
Domandò lei voltandosi completamente verso di lui, accigliando lo sguardo:
Lui si strinse nelle spalle con disinvoltura e disse:
- Volevo che stessi comoda… a proposito, ho visto quello che hai fatto oggi assieme agli altri…. Wow!
Francis sorrise a quelle tenere parole del ragazzo, cominciando a credere alla vocina di Emma che le risuonava nella testa poco prima:
- Mi stai dicendo che questa doveva essere la mia camera, e la mia doveva essere la tua?
- Mi hai tirato fuori dal letto per questo?
Domandò lui chiaramente assonnato:
- Volevi davvero dirmi qualcosa prima, o intendevi soltanto stare insieme?
Il ragazzo le si avvicinò e la cinse per i fianchi:
- Ok, sto davvero crollando per la stanchezza… che ne dici se ci accoccoliamo sul letto e ne riparliamo domani? Mh? Ti prego…
La sua faccia era così buffa che non riuscì a trattenere una risatina.
Gli prese le mani ed accettò la proposta di dormire insieme.
- E va bene, riesci ad arrivare sul letto o c’è il rischio che inciampi sui tuoi stessi piedi?
- C’è questo rischio..
- Occhi aperti!
- Sto praticamente dormendo in piedi.
- Oh avanti… ti guido io.
- Piano a non svegliarmi eh…
- Sembri mio nonno.
I due dialogarono velocemente, mentre lei lo accompagnava sul letto, e lui chiudeva gli occhi, lasciandosi guidare da lei, non appena si poggiarono sul letto, lui si voltò su un lato, abbracciando lei e crollò a dormire nel giro di pochi secondi.
Francis restò immobile cercando di non svegliarlo, mentre si concesse un sorrisino divertito.
Probabilmente quello era il posto migliore al mondo in cui avesse dormito, era raggomitolata su sé stessa, con lui che l’abbracciava saldamente, e poggiava una gamba lungo la sua come se fosse stato un guscio.
[…]
Il giorno seguente, Francis si svegliò prima del ragazzo e ne approfittò della sua lontananza dal suo corpo, per potersi alzare ed andare in bagno senza rischiare di svegliarlo.
Quando vi uscì, dopo essersi data una sciacquata veloce, lo vide attaccato al telefono, mentre ancora era disteso sul letto.
Parlava col suo manager, e sentiva che fissava appuntamenti per il pomeriggio per delle ennesime interviste, neanche quel giorno avrebbe avuto del tempo per stare insieme.
Si avvicinò al letto e si mise a sedere sul bordo, voltandosi a guardarlo parlare al telefono, mentre la invitava a dargli un bacio sulle labbra.
Lei si chinò ed esaudì quel suo piccolo desiderio, dandogli un leggero bacio, per poi ricambiare il suo dolce sorriso, poi restò ad aspettare che terminasse quella telefonata.
[…]
- Scusami…
- Tranquillo.
- Non mi riferivo soltanto alla telefonata, ma anche a ieri notte e ad oggi pomeriggio che non ci sarò.. vorrei trascorrere un po’ di tempo insieme a te… mi sei mancata da morire.
Lo sguardo di Fran, ricadde sul braccio sinistro del ragazzo, dove aveva quel tatuaggio, che aveva sentito che fosse legato alla sua precedente relazione con la cantante.
Passò qualche secondo a ripensarci, e Justin la richiamò all’attenzione:
- Ehi… mi stai ascoltando?
Francis scosse il capo:
- Sì, ti ascolto…
Justin seguì lo sguardo della ragazza e guardò anche lui il proprio tatuaggio, poi accigliato le chiese:
- Che ti prende?
- Nulla… comunque…
Tentò di spostare la sua attenzione su quello che le avesse appena detto.
- Avremmo tempo per stare insieme… hai i tuoi impegni e lo capisco…
- Non ti sono mancato neanche un po’?
Domandò lui mettendo su un finto muso, che riuscì a strapparle un sorriso:
- Certo che mi sei mancato, ma non intendevo dire…
- Domani restiamo un giorno a Parigi, solo noi due… ti va?
La interruppe per proporle una romantica permanenza parigina insieme.
- M…ma il tour…
- Domani abbiamo un giorno libero… siamo qui fino a stasera con lo spettacolo… perché non ne approfittiamo?
. Sicuro di poterlo fare?
- Che cosa? Starmene con la mia ragazza nella città dell’amore?
Le si avvicinò e le diede un rapido bacio sulle labbra.
- Non farti problemi che io non mi faccio, e tieniti libera per domani, ok?
Le fece l’occhiolino e non si disturbò ad attendere una sua risposta, gli fu sufficiente il sorriso che aveva dipinto sul volto, mentre lo guardava andar via.
[…]
Durante il pomeriggio, Francis si interessò ad un modo per ottenere soldi sufficienti per aprire una struttura di ballo, e cominciare a costruire quel sogno che per troppo a lungo aveva accantonato.
Facendo lunghe e snervanti ricerche al computer, lesse in giro di un concorso che aveva lanciato l’Adidas: la famosa azienda offriva un investimento monetario a degli artisti che ne avevano bisogno, avrebbero ricoperto qualunque costo fosse stato richiesto al vincitore che sarebbe stato scelto dagli addetti; Poteva parteciparvi chiunque, e Fran non doveva fare altro che inviare un video messaggio per convincerli a scegliere lei piuttosto che qualcun altro.
Era un’occasione d’oro che non poteva farsi sfuggire, una di quelle fortune che capitano una volta soltanto nella vita, così cominciò ad organizzarsi per dar vita a questo video amatoriale che avrebbe poi spedito via computer all’Adidas.
[…]
Ne parlò a lungo con Chenille e gli altri ragazzi della crew, durante il primo pomeriggio, radunandoli tutti nella hall dell’albergo:
- So che alcuni di voi sono già a conoscenza di questo mio progetto, ma volevo estendere l’invito a tutti voi.
Erano presenti tutti, anche Ashley e Mike, che in fondo alla sala, restavano ad ascoltare le parole della ragazza, che da sola, fronteggiava gli altri quattordici ballerini della crew.
- Ho questo sogno di aprire una scuola di ballo aperta a tutti, una scuola autofinanziata, che non chiederà nessuna tassa d’iscrizione o mensili a chiunque vorrà iscriversi. Qui insegnerei, con l’aiuto di chiunque vorrà proporsi di collaborare con me, qualsiasi tipo di ballo esistente sulla terra: partendo dalla danza classica, all’hip hop, la salsa, il tango, il merengue, i balli tipici Africani, o anche il folk stroke se sarà necessario…
Le scappò un sorrisino, ripensando alle stesse parole che le disse Emma, quando le illustrò la sua idea di scuola di ballo, proprio come stava facendo adesso lei con i suoi amici:
- Diventerebbe una di quelle compagnie di ballo mondiali. Voglio che sia plateale, che ci sia una nostra affiliata in ogni nazione del mondo, e i nuovi iscritti non dovranno pagare nulla. Chiunque avrà anche solo un briciolo di talento, sarà aiutato a coltivarlo per poterlo accrescere assieme a noi, e daremo loro l’opportunità di essere scelti da artisti di fama mondiale per i loro tour, video musicali… un po’ come quello che facciamo noi…
Francis sembrava una donna della politica, che nei convegni, cercava di far valere le sue idee rivoluzionarie:
- Offriremo a tutti i giovani di questo mondo una possibilità concreta di realizzare i loro sogni, entrando a far parte della nostra scuola.
Francis restò a guardare i volti di ognuno dei suoi amici, notando alcune espressioni perplesse, così dopo qualche secondo di silenzio, disse:
- Non so se sono stata chiara…
- Senza soldi come diventi plateale? Serviranno fondi per mandarla avanti…
Mike le fece esattamente la stessa domanda che fece lei ad Emma, anni fa.
Stette in silenzio per qualche attimo, ripensando a quanto fosse stato buffo il destino, che la stava riportando a ricordare quella conversazione ancora una volta.
Sorrise in direzione del ragazzo, che le ricordava sé stessa e il suo scetticismo, poi cominciò a dare spiegazioni:
- Faremo tutto questo perché amiamo quest’arte, amiamo il ballo, amiamo praticarlo e amiamo insegnarlo. Cresceremo, saremo in tanti, e moltissimi avranno talento da vendere. Chi non ne avrà, lo acquisterà nella nostra scuola, e quando un cantante vorrà ingaggiarlo per qualche coreografia di qualche suo video, o quando in qualche film servirà qualcuno che sappia ballare il folk stroke alla perfezione, è noi che chiameranno! Noi manderemo una squadra di ballerini e dal loro ingaggio prenderemo che so… il 30 o anche il 50% dei loro guadagni, così ci permetteremo di espandere sempre più il nome della nostra scuola in ogni angolo del mondo.
La ragazza si fece forza e ripetette esattamente le stesse parole che le disse Emma.
Aveva ripensato così tanto a quella scena nel treno tra lei ed Emma, che ormai aveva impresso nella mente ogni singola frase che le disse.
Mike sembrò capire tutto il progetto, assieme agli altri presenti, ma poi Jay si guardò intorno e disse:
- Zucchero… mi piace da morire questo progetto, ma per quanto io possa volerti bene… non ho un soldo per finanziarti l’apertura della scuola….
Sembrò aver letto nella mente di tutti gli altri, che borbottarono qualcosa per dargli ragione, così, Francis ridacchiando, disse:
- Tranquillo… Tranquilli! Non è un prestito che sono venuta a chiedervi…
- E allora cosa vuoi?
Chiese Ashley, con tono scortese.
Francis le lanciò una lunga occhiata penetrante, e mentre il sorriso cominciava a svanirle dal volto, disse:
- Ho letto che c’è un concorso dell’Adidas che potrebbe finanziare un progetto come questo, se si viene scelti tra gli altri partecipanti. Non dovrei far altro che inviare un video in cui mostrerei il mio talento e illustrassi loro la mia idea… Quindi avevo pensato di chiedere aiuto a voi…
Li guardò a lungo, uno ad uno, poi aggiunse:
- Vi va di partecipare ad una coreografia che avevo pensato? I passi non sono tanto diversi da quelli che sapete per la canzone di “My Love”. Sono sicura che se dovessi trovare qualcuno che riprenderebbe tutto con la telecamera, riusciremmo a farlo entro oggi.
- Entro oggi? Ma stasera c’è lo spettacolo!
Borbottò qualcuno tra loro.
- Vi prometto che non vi ruberò più di due ore… lasciate che vi indichi cosa ho in mente per i passi…
- Ma Fran… non possiamo farlo domani, che è il nostro giorno libero?
- Purtroppo ho tempo fino alle 24 di oggi per mandare il progetto. Ho letto del concorso soltanto poco fa…
Francis aveva quasi gli occhi lucidi dettati dalla determinazione e dalla volontà di esaudire questo sogno.
Gli amici la guardarono a lungo, poi Eddy fece un passo avanti ed esclamò:
- Io ci sto!
- Anche io! Diamine, zucchero apriamo questa scuola!!
Jay fiancheggiò subito l’amico, e subito dopo si aggiunse Chenille e man mano tutti gli altri ballerini, compreso Mike.
Un sorriso emozionato si marcò sul volto di Fran, che mancasse poco che si mettesse a piangere dalla gioia.
Poi però spostò lo sguardo verso Ashley, che era rimasta sulle sue.
La ragazza incontrò il suo sguardo, e con aria seccata, disse:
- Non capisco… perché non chiedi i soldi al tuo ragazzo? Lui è miliardario…
Francis si irritò a quelle parole, così a muso duro mosse qualche passo nella sua direzione, e con aria seria le rispose:
- Perché non mi piace approfittare degli altri!
Passò secondi interminabili a fissarla dritto negli occhi, e per un attimo sembrò che i suoi occhi potessero sputare fuoco.
Ashley si rimpicciolì sotto quello sguardo, e non seppe contraddirla, dopodiché Francis le disse:
- Allora? Sei dei nostri?
Tentò di addolcire leggermente lo sguardo, per renderlo meno minaccioso.
Ashley ci pensò su qualche secondo, poi lanciò uno sguardo attorno, guardando gli altri che la guardavano in attesa di una risposta.
- Dai, Ash…
- Avanti Ash!
Jess ed Anna (altre ragazze della crew) tentarono di convincerla:
- Smettila di fare la stronza…
Esclamò a sorpresa Mike, e Francis immediatamente si voltò nella sua direzione, mentre lui continuava a parlare con la sua presunta ragazza:
- Infondo le balli già le sue coreografie…
Francis si voltò a guardare la ragazza, e con un mezzo sorrisetto le disse:
- Non farti pregare troppo… ASH!
La ragazza irritata, si allontanò raggiungendo Mike.
- Va bene… va bene…
Francis si voltò a guardarla e non trattenne una risatina divertita dal suo buffo modo di fare: ormai cominciava a guardarla con occhi diversi e non più con odio.
[…]
Francis progettava in grande, voleva ottenere quei soldi, era determinata ad aprire quella scuola senza che passasse altro tempo.
Non badò a spese, e di tasca sua procurò delle tute dell’Adidas ad ognuno di loro di colore diverso, procurò degli amplificatori di due metri ciascuno, ed ingaggiò ben tre uomini per fare le riprese video nel modo più professionale possibile.
L’esibizione si sarebbe svolta sotto la metropolitana Parigina, tra la gente comune, così come avvenne per il flash mob del giorno precedente, ma questa volta le cose erano fatte meglio, organizzate nei minimi particolari dalla ragazza stessa.
Tutti i quindici ballerini indossavano una tuta dell’Adidas uguale: pantalone con strisce laterali, maglietta o canotta con la scritta “adidas” lungo il fianco, o sul petto; c’era chi portava il giacchetto addosso, e chi no, oppure c’era chi lo teneva legato attorno la vita.
Francis indossava una tuta di color azzurro, Jay rosso, Eddy verde scuro, Chenille arancione, Ashley bianco, Mike nero, Neal blu scuro, Frenk grigio, Anna rosa, Jess giallo, Vicki turchese, Josh blu elettrico, Michelle viola, Chris verde chiaro e infine, Susan ne indossava una dell’ultima linea uscita di color oro.
Non era obbligatorio indossare capi d’abbigliamento della marca, ma voleva far colpo su di loro anche per l’abbigliamento, e in più ne approfittò per fare un regalo ai suoi amici che si erano offerti di aiutarla.
Non ebbe modo di dare la notizia a Justin, che era super impegnato col suo lavoro, avrebbe desiderato ricevere un po’ di incoraggiamento da parte sua, ma era successo tutto troppo in fretta.
[…]
Le casse degli altoparlanti, furono trascinati giù per la stazione, dai ragazzi della crew, che facendo partire la musica, diedero vita ad un vero e proprio spettacolo, che si estese lungo tutta la zona sotterranea della città riservata ai treni.
[Canzone della scena : T-Pain - Church Main Version Explicit]
E’ difficile poter descrivere passo dopo passo il ballo in che modo si svolse, ma la partenza fu col botto: si vide Francis uscire da un treno (su cui era salita una fermata prima di quella in cui si svolse tutto) coperta da un enorme scialle di lana, mentre teneva una borsetta sotto braccio, improvvisamente Eddy e Jay le corsero incontro e in un lampo le sfilarono via la borsa.
La ragazza, sotto gli occhi increduli dei passanti, si spogliò da quello scialle e mostrando a tutti chi fosse, corse in direzione dei suoi amici che se la davano a gambe come da copione; al che la ragazza con un balzo e una capriola in aria, riuscì a sbarrare loro la strada, salendo su delle scale mobili e dando via alla coreografia del ballo.
Chiunque fosse presente per caso in quella stazione, si avvicinò per guardare incantanti quel ballo ben studiato e pensato.
Dei ragazzini addirittura si presero la briga di filmarli con i cellulari.
Francis sembrava far parte di una banda di ginnasti da circo, che riuscivano a realizzare numeri favolosi.
Ognuno dei quindici ballerini riuscì a mostrare una propria caratteristica, eseguendo un breve passo di danza in cui erano molto esperti: Francis non mancò all’appello, ed eseguì la sua famosa finta scossa elettrica, sotto gli occhi increduli di alcuni passanti, che per un attimo credettero davvero che la ragazza fosse stata avvolta da scosse elettriche, ma l’unica elettricità che aveva in corpo la ragazza era alimentata dal suo amore per la danza.
[…]
Fu un successo planetario, giravano video amatoriali di quell’esibizione su youtube, la rete impazziva di quei video.
Tutti quel giorno parlavano di quell’esibizione, e tutti da quel giorno in avanti impararono il nome di Francis De Laurentiis, non come la fidanzata di Timberlake, ma come La formidabile Ballerina.
Assieme al video montato dagli esperti che ripresero tutta l’esibizione con le tre telecamere, Francis aggiunse un video-messaggio agli addetti del concorso, in cui illustrava loro il suo progetto della scuola e i suoi progetti futuri, oltre che i ringraziamenti per averle dato questa possibilità, e i cordiali saluti.
Ora non le restava altro che aspettare una risposta da parte loro, e sperare con tutte le sue forze che avessero scelto lei.
[…]
L’ultimo spettacolo a Parigi fu anche meglio del precedente.
Fran sotto richiesta del pubblico, che andava in delirio per lei, eseguì un passo a due col suo Justin, il quale non chiedeva altro da quando non nascondeva più l’amore per lei.
Tutto andava a gonfie vele nella sua vita, tutto era perfetto, stava vivendo un momento magico, e l’unica cosa che le mancava per essere davvero felice erano la presenza di Emma e di suo Padre…
[CONTINUA…]

   
 
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