La
scelta del cuore.
“Speravo che riuscissimo a parlare, avrei molte cose
da dirti, da chiederti, domande che mi sono tenuta dentro per tanti
lunghi anni
e adesso pensavo fosse giunto il momento di avere delle
risposte.” Gli rivolse
un timido sorriso, che subito scemò non appena
incontrò la sua espressione
indifferente.
“Quello che è accaduto oggi non
cambierà nulla tra
noi, abbiamo passato un’ oretta piacevole, ma niente di
più. Mi spiace, ma
è quello che sento e non voglio mentirti ,
e neppure illuderti.” Lei lo osservava di profilo senza
fiatare, ribellandosi a
quei pensieri che avevano preso a martellarle il cervello.
“Solo
sesso, solo sesso, lui ama Karim,
non sarà mai tuo, è inutile che ti illudi!”
Maledizione!
Dopo tanto tempo finalmente era riuscita a fare l’amore con
lui e non voleva
rinunciare alla speranza di farlo innamorare. Sapeva essere
paziente, sapeva
aspettare, non c’era assolutamente niente che potesse
scoraggiarla, nemmeno
quella punta di risentimento che leggeva negli occhi azzurri del
saiyan, come
se ora volesse addossarle tutta la colpa di ciò che avevano
fatto.
“D’accordo, me ne vado, farò una doccia
e poi ti aspetterò
in soggiorno, te l’ho detto che sono tua ospite per qualche
giorno, vero?
Domani se vuoi potremmo uscire un po’ per andare in centro
città, vorrei
comprarmi un paio di scarpe da abbinare a un vestito da sera, hai buon
gusto e
potesti consigliarmi.”
Lo prendeva in giro? Trunks si adirò e divenne rosso
in viso, la guardò accigliato mentre si sollevava e copriva
il corpo nudo con
il lenzuolo.
“Sai benissimo che sono molto impegnato, domani ho
una riunione alla società e inoltre devo studiare per dare
un esame, non ho
tempo per andare a fare shopping!” Si voltò
nervosamente e lei lo interruppe
acida.
“O meglio, vuoi
dire che non hai tempo per me? E Se fosse
lei a chiedertelo? Troveresti il modo per liberarti dai tuoi impegni,
vero? ” Aveva
infilato le mutandine agitatamente, si sentiva scoppiare la testa oltre
che al
cuore, mentre lui si la trafiggeva nuovamente con lo sguardo.
“Taci! Smettila! Non perdi occasione per parlare di
lei e sai che non lo sopporto, non sopporto che la nomini!”
Marron si chiese se sarebbe sopravissuta all’umiliazione
che Trunks le stava infliggendo, era ovvio che se avesse nutrito anche
solo un
briciolo di sentimento per lei non l’avrebbe trattata in quel
modo arrogante.
Giungendo ad un compromesso con se stessa si rivestì
in silenzio, senza ribattere, cercando di non fargli capire quanto la
stesse
ferendo.
“Ciao, a dopo.” Le era
sembrata la cosa giusta andarci a letto, Marron aveva sempre
aspirato a conquistarlo quasi con egoismo; ma ora quel ragazzo a pochi
passi da
lei non le sembrava più Trunks Brief, ma una persona confusa
e quasi stentava a
riconoscerlo.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma sapeva di non poter fare
nulla per lui, gli appariva debole, come svuotato.
Era incredibilmente pallido, distaccato, non faceva
niente se non lasciar vagare lo sguardo nel vuoto.
Non si era nemmeno accorto che la ragazza stava
andando via, solo quando sentì il rumore della porta che si
richiudeva il
saiyan si volse verso di essa.
“Ciao…” disse parlando in un sussurro.
Fece qualche
passo fino alla poltrona e vi si sedette , coprendosi il volto con le
mani.
“Cos’ho fatto? Come ho potuto essere
così debole da
cedere a Marron? Cosa sono diventato, un fantoccio senza
volontà?”
Fissò il pavimento e ripensò a tante cose,
sentì le
lacrime salirgli agli occhi, perché
l’unica verità gli tornò subito alla
mente.
Non aveva mai desiderato nessun’ altra donna al
posto di quella che amava, la passione del momento spariva subito
quando andava
con le altre, mentre con Karim non aveva mai fine, bastava un nulla per
scatenarla, anche quando faceva un gesto banale lei gli procurava un
brivido di
desiderio così violento da farlo sussultare.
Fare l’amore con Marron era stato come scoprire in
se stesso una vulnerabilità tutta nuova, era stata una
debolezza che ora lo
privava di tutte le sue difese, Trunks non sapeva più chi
era e che cosa era.
°°°°°°°°°°
Non esisteva altro che Karim per lui, viveva nella
sua mente, la vedeva ovunque posasse lo sguardo.
Goten si nutriva di quei ricordi per sopravvivere e
non aveva nessuna intenzione di spartirli con nessuno, ne era geloso
quasi in
modo ossessivo.
“Non ho niente da dire, niente da raccontarti,
niente di niente.” Le parole gli sfuggirono dalle labbra con
violenza, con una
rabbia incontrollata.
Si voltò di scatto per non incontrare gli occhi
chiari di Nives, ma lei, anziché impaurirsi, divenne ancor più
insistente. Avvicinò il
volto al suo e lo guardò male.
“Bravo, continua a chiuderti in te stesso, rifiuta
di ammettere quanto stai male, volta le spalle a chi ti vuole bene,
continua
così e presto ti ritroverai solo a roderti, a darti delle
stupido per non aver
saputo reagire. Tutti abbiamo sofferto, io a sedici anni sono finita
nelle mani
di un bastardo, mi ha usata a suo piacimento facendomi credere che mi
amava e
poi è sparito lasciandomi incinta, ho perso il bambino un
mese dopo, ma non ho
perso la forza di lottare, ho stretto i denti ed eccomi qua a cercare
di
aiutare te che invece ti lasci andare, non fai nulla per cercare di
stare
meglio.” Si interruppe e ingoiò amaramente.
Goten si soffermò per qualche istante ad ammirare il
suo viso delicato illuminato dalla tenue luce del lampione, trovava
inaccettabile che anche lei avesse già sofferto
così tanto. Improvvisamente
una sorta di istinto lo spinse
a farle una carezza, la guardò un attimo negli occhi e poi
distolse lo sguardo
imbarazzato.
Aveva avuto il coraggio di essere sincera ed era
riuscita a turbarlo, a fargli provare una struggente tenerezza.
“Mi dispiace, non so cosa dire, mi sento solo
egoista adesso.” Si era appoggiato sull’orlo di
legno della panchina e tremava,
tremava e faticava a parlare, i capelli erano dritti sulla testa come
se avesse
preso una scossa elettrica.
“Volevo farti capire che anche per me non è mai
stato facile tirare avanti, dopo che ho perso il bambino credevo di non
farcela, lo desideravo anche se aveva un padre degenere, sarei stata
felice di
diventare mamma benché fossi così
giovane.” Gli
stava di fronte e lo guardava con occhi lucidi, che
talvolta si alzavano
verso l'alto per cercare la falce di luna che brillava nel cielo
notturno.
“Anche lei aspetta un figlio”.
La sua linea di difesa era crollata.
Goten abbassò
la testa sconfitto, al pensiero di raccontarle tutto provava un misto
di
sollievo, di piacere, ma anche di delusione. Sentiva che stava per
tradire quel
ricordo, quella figura che viveva racchiusa nel suo cuore, quella
ragazza che
aveva sempre amato fin da quando era bambino.
“Un figlio tuo?” Proruppe
lei con impazienza fissandolo con occhi
sgranati, con evidente apprensione, con rammarico all’idea
che stesse per
diventare padre; ciò era la rivelazione peggiore che potesse
offrirle, in quel
caso di certo prima o dopo sarebbe tornato da Karim e a lei non sarebbe
rimasto
altro che il rimpianto di un amore infelice.
“No, non è mio il bambino, ma del mio migliore
amico.” Goten non si sentiva di fingere, anche
se sapeva bene di non poterle raccontare
ogni particolare, non poteva svelarle di essere un saiyan, di aver
ucciso
barbaramente il padre di quel bambino e nemmeno delle sfere del drago
Sherron che lo
avevano riportato in vita.
“E’ per questo che ti sei allontanato da casa? Lei
non ti ama? Ama il tuo amico?” chiese
lei con molto interesse.
“Ho fatto del male, mi sono comportato in maniera
spregevole.” Era insopportabile
ripensarci, Goten soffriva, era sbiancato, lo sguardo assente, gli
occhi
socchiusi.
“Non voglio giudicarti, parlami di lei, non avere
paura, voglio sapere."
La voce calda di Nives gli provocò un’ ondata di
ricordi che lo travolsero come un fiume in piena, che
straripò con prepotenza
dalle labbra, il giovane cominciò a raccontare senza
fermarsi, senza prendere
mai fiato, riempiendo l’aria con le sue parole.
Nives ora provava invidia per quella ragazza, gli
occhi di lui traboccavano d’amore mentre ne parlava, mentre
raccontava delle
giornate che avevano trascorso assieme, delle corse nei prati mano
nella mano,
della promessa che si erano fatti tanti anni prima.
“Mi ha detto che non mi ama, che ama Trunks, che lui
è migliore di me e ha ragione.
Sul suo viso malinconico passò un lampo di gioia al
pensiero di quando avevano fatto l’amore, che subito
scomparve, lasciandogli
amarezza in ogni fibra del corpo.
“Così lei sposerà questo Trunks e tu
sei scappato
per non accettare la realtà, ma continui ad amarla, a farti
del male! Ti sembra
sensato tutto questo? Vivere trascorrendo le notti ad odorare la stoffa
di un
vestito?” Lo scosse
con forza, con tutta
la forza che aveva, gli afferrò le braccia con rabbia, era
al limite delle
forze, stanca, assonnata, ma gli dette un’occhiata che lo
gelò.
“Cosa devo fare Nives? Non so più cosa fare? Mi
sento impazzire, a volte vorrei dimenticare tutto, ritornare alla mia
vita,
vorrei trovare un po’ di tranquillità.”
Tutte le delusioni accumulate
emergevano con prepotenza, alimentavano la sua insicurezza, il suo
bisogno
d’amore, Goten sembrava un bambino, trapelava incertezza,
fragilità,
confusione.
“Fatti aiutare, ti
prego, voglio starti vicina. Non pretendo
il tuo amore, ma non scacciarmi sempre, non respingermi in
continuazione, non
chiuderti in labirinto senza uscita, lotta Goten.” Il giovane strinse le labbra e
poi stranamente
sorrise, poi in silenzio, con delicatezza prese fra le mani il viso di
lei.
“Grazie…” Le
sussurrò sulle labbra e la ragazza chiuse gli
occhi, godendo del
piacevole calore del suo respiro che le carezzava la pelle del viso.
Sul
prato i fiori ondeggiavano al lieve venticello
che ad un tratto aveva ripreso a soffiare e a gemere tra i pini, Karim
si alzò
in piedi e rimase immobile a guardare verso l’orizzonte la
sfumatura della
striscia rossa del crepuscolo, che
stava
ormai invadendo l’azzurro del cielo.
“Non verrà più, non gli importa, non mi
ama come
pensavo, ha già dimenticato i nostri momenti, quello che
avevamo giurato.” Si
sentiva vulnerabile, terribilmente sola, il cuore le batteva forte, le
lacrime
le scendevano copiose sul viso.
In quei giorni aveva trascorso ore e ore a
immaginare l’attimo del loro incontro, era rimasta a rimirare
le vecchie
fotografie, le espressioni buffe di lui, i momenti di tenerezza che
avevano
vissuto.
“Perché? Perché mi fai questo Goten?
Perché mi fai
soffrire così?” Cominciò a camminare
barcollando, senza sapere dove andare, con occhi velati di nero;
l’unica cosa
che le rimaneva distinta nella mente era il volto di lui, quegli occhi
neri che
parevano guardarla con spietata indifferenza.
“Non mi ami più? Goten…” Un
singhiozzo.
“No!” Gridò impetuosamente e le parve
che tutto il
suo cuore gelasse, improvvisamente si rese conto di non riuscire
più a
respirare, tutto il corpo stava sussultando di un fastidio
insopportabile.
Cominciò
a
correre, corse a perdifiato per avviarsi verso la cascata, senza mai
fermarsi,
con le mani che stringevano il vestito, il volto travisato dal dolore.
Era pura immaginazione, ma udiva come sussurrare
l’acqua, era una voce e sembrava cantare una filastrocca,
raccontava di due
ragazzi, del loro grande amore, di un sogno che moriva fra le onde.
Le tenebre avvolsero la sua mente, non provava più
alcun desiderio, nessuna emozione, la sua faccia pallida rigata di
lacrime
aveva perso ogni espressione.
Karim si fermò sul ciglio del torrente accanto a un
cespuglio fiorito, guardò le vette in lontananza e poi si
lasciò cadere in
ginocchio. Restò a fissare le rapide che scorrevano a valle
prima di
trascinarsi in avanti, sempre di più nel precipizio.
Era certa che tutto sarebbe finito, bastava solo
chiudere gli occhi e gettarsi, perdersi tra i flutti agitati, era
così ripido
in quel punto il ruscello, che non avrebbe avuto nessuna speranza di
sopravvivere.
Guardò ancora verso il basso e, mentre si affacciava
pericolosamente nel vuoto, intravide un’ ombra familiare
sbucare dagli alberi,
era curva e tremava, sentì la sua voce e si rese conto che
piangeva.
“Ti prego piccola , non lo fare, sono qui,
non sei sola.” Il
nonno si sporse in avanti, le avrebbe
impedito di fare quella sciocchezza, ma ad un tratto ebbe quasi paura
di
guardarla: la nipote pareva una bimba spaurita.
Ben sentì il cuore balzargli nel petto.
“Nonno,
vattene!”
rispose Karim freddamente.
Era delusa di non essere stata
compresa
nemmeno da lui, si sentiva tradita da tutti, dal mondo intero.
Era stata così
sciocca a credere che Goten sarebbe tornato dopo aver letto la lettera
e invece
aveva solo costruito un’ illusione, che
adesso le era crollata rovinosamente addosso.
Continua
…
Ciao
^^ scusate gli
aggiornamenti sporadici, ma sono
molto indaffarata in questo periodo e il tempo libero a mia
disposizione è
sempre meno.
Ringrazio
di
cuore coloro che continuano a leggere questa storia e che recensiscono,
grazie
è molto importante per me.
Un
bacio a :
raffa_94-
Ciao cara ^^ come vedi Karim è proprio disperata, Goten
invece si sta
affezionando molto a Nives e TRunks, beh lui è pentito di
aver ceduto a Marron.
Grazie di esserci, un bacio graaande.
miss
miyu 91-
Ciao carissima, anch’io non sopporto Marron, spero
che il capitolo ti sia piaciuto,
un
bacione.
Molly_Brief-Ciao
tesoro, certo che hi ho “perdonata” come non
potrei? Sei adorabile!
Comunque rispondo alle tue domanda, non so se farò una
versione hot della notte
tra Trunks e Marron, ci sto pensando, forse tra un po’ di
tempo ^^ mi fanno
sempre contenta i tuoi complimenti,
ti ringrazio infinitamente. Un bacio.
hachi88-
Ciao cara, sono davvero felice che ci sei, fammi sapere se il capitolo
tiè piaciuto, un bacione grande. ^^
Ishyna-
Ciao ^^ è sempre un piacere trovare un tuo commento, piano
piano ci
avviciniamo al finale, da un lato non vedo l’ora, ma
dall’altro mi dispiace. =(
Grazie, sono felice che continui a leggere questa storia, un bacione
grande.
Ciao,
a presto.
LORIGETA
^^