Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: DirceMichelaRivetti    12/12/2014    1 recensioni
Nick Fury non rimane certo fuori dai giochi, sebbene abbia lasciato la direzione del nuovo SHIELD a Coulson.
Fury porta avanti la sua lotta all'HYDRA: ha i mezzi per farlo e il supporto degli agenti Burton e Romanoff, all'occorrenza.
Presto scoprirà che l'HYDRA potrebbe essere ancora più pericolosa di quanto si creda; incontrerà nuovi alleati e nemici; oggetti e luoghi misteriosi e inquietanti.
Le indagini di Fury si intrecceranno con quelle del nuovo SHIELD e si rivolgerà anche a Coulson e ai suoi per poter far fronte alle varie minacce che si profilano.
Inoltre, rimane da svelare il mistero che circonda le origini di Skye.
Fitz, poi, sta cercando il proprio riscatto, il modo per tornare come prima o anche migliore.
Ho messo l'avviso "spoiler" perché seguo la serie in inglese e, quindi, ogni tanto potrebbero esserci delle anticipazioni.
Ho messo "What if" perché, pur cercando di aderire il più possibile alla serie, ho sviluppato una mia idea circa l'alieno della Guest House, circa Skye e circa le incisioni e la porterò avanti.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Rientrarono nel castello, il maggiordomo disse loro di portare la giovane nel salotto e di metterla sul divano, dove già c’era una coperta da metterle addosso. Il maggiordomo, prima di uscire, disse solo, rivolto alla donna: “L'acqua è già sul fuoco. Tra cinque minuti avrà la sua tisana, poi porteremo il gulasch rimasto.”

Vedendo tutta quella prontezza ed efficienza, i due uomini dedussero che non fosse la prima volta che capitasse qualcosa del genere o che la ragazza si stremasse in quel modo.

“Che cos'è successo?” chiese di nuovo Clint, che voleva assolutamente delle spiegazioni, perché anche se aveva visto molte cose assurde, ultimamente, quella la superava, almeno a caldo.

“Lasciala riprendere un attimo.” lo apostrofò Fury.

“Signore, se permette, io non mi sento affatto tranquillo. Cos’erano quei cosi umanoidi che abbiamo visto? Da dove venivano? Dove sono spariti?”

“Evocazioni ...” rispose Afdera, con un filo di voce, si stava un poco riprendendo dalla stanchezza e debolezza “Sono una maga. Esistono 38 sigilli per vari usi, ma non basta disegnarli e pronunciare formule per farli funzionare. Occorre alimentari con la propria energia, canalizzata dalla volontà.”

In quel momento entrò il maggiordomo con una tazza fumante e la diede in mano ad Afdera; era seguito da un cameriere che spingeva un carrello con un piatto di gulasch ancora caldo. La donna ringraziò e congedò i due domestici. Rimasta di nuovo sola con gli ospiti, riprese a spiegare: “I sigilli che richiedono maggiore energia, o per lo meno quelli più faticosi che necessitano di molta energia in un unico momento e non diluita nel tempo, sono quelli di evocazione. Di fatto si apre una sorta di varco con un altro mondo, piano dimensionale e si trasporta qualcuno qui. I maghi più potenti riescono ad evocare esseri in carne ed ossa. Alle prime evocazioni si ottengono solo ombre; io sono già capace di proiettate qua i corpi astrali. Se non sono presenti fisicamente qui, le evocazioni devono essere alimentate dall’energia del mago. I cinque guerrieri, che avete visto, hanno combattuto con le loro capacità, ma la forza l’hanno attinta da me. Io ho consumato la stessa energia che mi sarebbe servita per combattere quel drappello, più quella dell'evocazione.”

“Ecco perché sei così stremata!” esclamò Fury “È come se avessi affrontato cinque soldati corpo a corpo e non è certo qualcosa a cui si abituata o che ti riesce con facilità come a noi.”

“Inoltre subisco io i danni, al loro posto: se una delle evocazioni fosse stata ferita, il taglio sarebbe apparso sul mio corpo.” Afdera ringraziò di essere ancora intera e vuotò la tazza.

“Che evocazioni erano, quelle?” domandò Barton.

“Spiriti di Marte, è il nome tradizionale, ma li ho scoperti essere Asgardiani. Questa è stata la prima volta che ne ho evocati ben cinque. Di solito ne uso solo uno o due, per difendermi, quando ce n'è bisogno.”

“Ti capita spesso di essere aggredita?” si sorprese Fury.

“Tal volta. Comunque, oltre a questo, ho sul corpo altri tre sigilli: guarigione, invisibilità e teletrasporto.”

“Teletrasporto?” si meravigliò Barton.

“Sì, ma per ora posso teletrasportarmi solo nei posti in cui ho, per così dire, tracciato un sigillo di arrivo. Per questo oggi mi avete trovata qua: dopo la telefonata di Phil che mi avvisava della vostra situazione, mi sono teletrasportata qua per aiutarvi.”

“In che senso hai dei sigilli sul tuo corpo? Non vedo tatuaggi.” osservò Fury.

“Sono invisibili fino a quando non li bagno col mio sangue. È il prezzo che devo pagare, per non doverli disegnare ogni volta.”

“Quindi sai usare solo questi quattro sigilli?” chiese Barton.

“No, li conosco tutti; ho scelto questi quattro da avere sempre pronti, perché li ho ritenuti quelli più adatti per le emergenze, per quelle situazioni in cui non posso avere il tempo di tracciarli.” la donna appoggiò la tazza e si mise a mangiare, si stava ben riprendendo.

“È per questo, dunque, che conosci Strange?” domandò Fury, che voleva definire meglio la situazione.

“Sì, anche se conoscere è una parola grossa. Lo conosco di fama e l'ho visto di sfuggita un paio di volte, la terza, invece, l'ho visto in azione, intravisto in realtà, perché dopo poco ho perso i sensi. Sono già passati un paio d'anni da quella volta che è stata l'ultima in cui sia stato visto.”

“Intendi dire che è scomparso?” si stupì e accigliò Fury “Anch'io non lo vedo o lo sento da un bel pezzo, però non me ne sono preoccupato: sono abituato a vederlo ricomparire dopo anni in cui non si è fatto vivo. Probabilmente sarà andato a fare un ritiro spirituale, ogni tanto ne fa e perde totalmente la cognizione del tempo.”

Calò poi il silenzio e, dunque, dopo poco, Barton fece cenno all’ex direttore di mettersi un attimo in disparte, per parlare tra loro. Scostatisi dalla donna, dall'altro lato del salotto, Clint chiese sottovoce: “E ora che facciamo? Temo che abbiamo perso Rumlow, sarà ormai lontano, non conosciamo il suo itinerario per poterlo precedere. Come procediamo?”

Fury era molto cupo: il compagno aveva perfettamente ragione. Un tempo sarebbe stato semplice rintracciare Rumlow e scoprire i suoi spostamenti; adesso era molto più difficile. Se avessero avuto un hacker a disposizione, avrebbero potuto inserirsi nel sistema di video di sorveglianza stradale o qualcosa del genere, ma non lo avevano. Inoltre, era praticamente sicuro che Rumlow aveva abbandonato la Lamborghini per un mezzo più discreto. Fury valutò l’idea di precipitarsi al confine slovacco e attendere lì l’HYDRA, ma era rischioso. Lanciò un’occhiata verso la donna e pensò che lei fosse la migliore risorsa che avessero a disposizione un quel momento.

“Afdera!” ne richiamò l'attenzione, avvicinandosi nuovamente al divano “Noi stiamo inseguendo un uomo, ma ormai sarà difficile trovarne le tracce per raggiungerlo, tu potresti aiutarci ad individuarlo?”

“Sì, volentieri, tuttavia, mi occorre averne una foto e sapere almeno nome, cognome e data di nascita. Se avete altre informazioni, ditemele pure. Per divinare qualcuno occorre concentrarsi molto su quella persona per poter individuare la sua proiezione astrale nel flusso del pharn. Risulta dunque molto più semplice divinare chi si conosce, rispetto agli estranei, ma con le giuste informazioni si può scrutare chiunque, ammesso che non sappia occultarsi, ma è una capacità di maghi potenti e non credo sia il caso del vostro uomo.”

“No, infatti.” rispose Fury “Riusciresti a controllare già adesso o devi riposare ancora?”

“No, va bene, datemi le informazioni e poi procedo.”

Nick prese il proprio tablet, ci lavorò un poco, più lo porse alla ragazza, dicendole: “Stai accedendo a delle informazioni riservate ad agenti di livello 10, quindi ...”

“...me ne sento onorata e tacerò.” lo interruppe Afdera, sorridendo e prendendo il tablet.

Mentre leggeva i file, richiese: “Barton, puoi dire al mio maggiordomo di portare qui il mio scrigno speciale? Sai il tedesco, vero?”

“Sì.”

Clint uscì per eseguire, manon era ancora tranquillo e non gli piaceva la fiducia che l'ex direttore aveva in quella donna. D'altra parte lei aveva dimostrato di non essere dell’HYDRA, quindi ci si poteva fare di lei. Aveva capacità particolari, perché non sfruttarle a loro favore? Di fatto, però, l'unico mago con cui lui aveva avuto a che fare era stato Loki e l'esperienza non gli era per nulla piaciuta. Non aveva quindi una buona opinione di chi praticasse magia. L'unico altro mago che conosceva di fama, era quel dottor Strange che era stato nominato anche poco prima. Non lo aveva mai visto, ne aveva solo sentito parlare qualche volta da Fury o da Natasha; non sembrava una persona cattiva, ma comunque nemmeno affidabile. Aveva visto Fury molto adirato nei suoi confronti, ma non aveva mai smesso di essergli...amico? Beh, comunque non lo aveva mai inserito tra i nemici e lo consultava in alcune situazioni particolari.

Intanto, nel salotto, la ragazza continuava a scorrere i file con attenzione. Fury la osservava in silenzio, non volendo disturbare, ma poi gli venne in mente un dettaglio e disse: “Credo che ci potrebbe essere un problema.”

“Quale?”

“Nell’intercettazione che abbiamo, viene detto che Rumlow è stato sottoposto ad un intervento di chirurgia plastica … effettivamente, dopo l’ultimo scontro, aveva il volto ustionato e gravemente rovinato. È un ostacolo per te?”

“In parte; se l’intervento è avvenuto da poco, la sua vecchia immagine dovrebbe essere comunque impressa nel flusso astrale …”

“Aspetta, ridammi il tablet, forse posso individuare il suo nuovo volto.”

Fury iniziò a visionare le immagini delle telecamere di videosorveglianza dell’aeroporto, che erano rimaste salvate nel tablet.

“Siamo fortunati!” esclamò dopo un poco “Rumlow si è fatto venire a prendere in Lamborghini davanti all’uscita e non ha raggiunto i suoi compagni al parcheggio. Non è il massimo della definizione, ma in questo fotogramma possiamo vedere i suoi nuovi connotati.”

Afdera guardò: in bianco e nero e sfuocato non era il massimo, ma un indizio in più non guastava. Un paio di minuti dopo, Barton rientrò, seguito dal cameriere che consegnò alla ragazza uno scrigno di legno, tempestato di pietre dure e colorate.

Afdera lo aprì, c’erano vari oggetti dentro: un pugnale, delle piume, varie pietre, ossa conchiglie e altro che i due uomini non fecero in tempo a spiare. La donna tirò fuori un sottile specchio d’argento, specchio non come quelli moderni, ma come quelli di una volta: una lastra d’argento sottile, levigata e lucidata a specchio; vie erano delle incisioni: sul lato superiore il nome YHVH, a destra ELOHIM in basso MITRA, a sinistra ADONAI.

Afdera strinse lo specchio tra le mani, si concentrò alcuni minuti. Fury e Barton osservavano tacendo, un po’ incuriositi, un po’ scettici.

La ragazza aprì gli occhi, fissò la lastra e disse: “O Signore Eterno e Universale, che regni sopra ogni cosa e conosci i più profondi misteri del creato, degnati di concedermi che io tutto veda, e che AZRAEL mi appaia in questo specchio! In questo, con questo e per questo specchio desidero ottenere sapienza, per volontà e intercessione dell'Angelo AZRAEL”.

Afdera soffiò sulla lamina e continuò: “Vieni, o AZRAEL in nome dell'infinita sapienza con cui tu comandi e ordini. Vieni, o AZRAEL, nel Santissimo Nome FALMA, vieni per me in questo specchio con amore, felicità, pace, mostrandomi ciò che ai miei occhi è celato. O Spirito Supremo che regoli il moto dell’Universo, ascolta le mie parole, appaga il mio desiderio. Fa’ che AZRAEL appaia in questo specchio; colma di soddisfazione me, Tuo servo, perche Tu sei benedetto per l’eternità. Amen”.

L'argento iniziò a vibrare tra le mani della ragazza; la lamina lucida fu attraversata da quelle che sembravano scariche elettriche. Fury e Barton videro soltanto questo e lo sguardo di Afdera divenire vacuo. Non videro nessuna immagine comporsi nello specchio, non videro nulla di quel che si rivelò alla donna. Passati alcuni minuti, gli occhi della giovane tornarono presenti, lei mormorò un ringraziamento, poi avvolse lo specchio in un piano di lino bianco e lo rimise nello scrigno.

“Dunque?” domandò Fury, severo e attento.

“Il vostro uomo si trova a Francoforte, partirà domattina alle 12-21 con un treno che lo porterà a Vienna, lì cambierà e andrà a Bratislava dove prenderà la coincidenza per Zilina. Circa 13 ore di viaggio e un costo di 180 euro.”

“Bene, sappiamo dove trovarlo. Il fatto che viaggi in treno ci renderà le cose più semplici.” affermò Clint.

“Non proprio.” lo contraddisse Fury “Certo sappiamo dov'è, ma non possiamo combatterlo a bordo di un treno. Sono certo che hanno scelto di muoversi così proprio per metterci in difficoltà. Il SUV, al momento, non è in condizioni ottimali, possiamo usarlo per andare fino a Francoforte, poi prendiamo anche noi il treno fino a Vienna e lì recupereremo un altro SUV ...”

“Ne ha un altro come quello, signore?” lo interruppe Barton, stupito.

“Certo, li ho fatti produrre in serie! Ad ogni modo, da Vienna procederemo per conto nostro e faremo in modo di tendergli un'imboscata alla stazione di Bratislava.”

“Perfetto, signore, allora dovremo partire già ora.” Barton, ancora, preferiva allontanarsi al più presto da quel luogo.

“No, fermatevi qui, a dormire.” li invitò Afdera.

“Domattina dovremmo alzarci troppo presto e disturbare, per essere in stazione in tempo.” ribatté Clint, anche se non era affatto vero.

“Non preoccupatevi.” insisté lei “Domattina useremo il teletrasporto per essere puntuali in stazione. L'unica cosa da fare adesso è comprare online i biglietti: tre, io vengo con voi.”

“Cosa?!” esclamò Barton “Questo è fuori discussione: è una missione dello S.H.I.E.L.D. e tu sei una civile e ne devi rimanere fuori.”

“C'è un occultista, tra gli accompagnatori di Rumlow, la mia presenza può tornarvi utile.” fu irremovibile lei.

“Signore, glielo spieghi anche lei!”

“Puoi venire, Afdera.” disse, invece, Fury “Ma sappi che non siamo responsabili di te o della tua vita: se vieni, ti assumi anche tutti i rischi e non ti aspetterai alcun nostro aiuto, se esso potesse essere a discapito della missione.”

“Signore, non mi sembra opportuno.” replicò Clint “Oltre a ciò che ha appena detto, deve considerare che potremmo dover ricorrere a pedinamenti, oppure dovremo discretamente ispezionare il treno per individuare Rumlow, lei non è addestrata, potrebbe farci scoprire e mandare tutto a rotoli.”

“Considera, però, che il suo volto non è associato di certo allo S.H.I.E.L.D., non ha bisogno di camuffamenti. Anzi, lei fingerà di viaggiare per proprio conto si metterà un po' in mostra, così le attenzioni saranno focalizzate su di lei e noi passeremo maggiormente inosservati.”

Barton fissò ancora qualche istante l'ex direttore, poi cedette e disse: “D'accordo, signore. Ha sempre agito bene, quindi mi fiderò del suo giudizio.”

Rimasero ancora tutti e tre assieme per qualche minuto, per comprare i biglietti e definire alcuni dettagli logistici. Presi gli accordi necessari, Afdera chiamò il maggiordomo e gli affidò i due ospiti, affinché li conducesse nelle stanze a loro assegnate e già preparate. Quando fu solo, Clint prese il cellulare e chiamò Natasha, era certo di non essere intercettato.

“Agente Barton, che piacere, a cosa devo una vostra telefonata?” lo prese un poco in giro lei, rispondendo.

“Sei arrivata a Zilina? Tutto ok? Com'è stato il viaggio?”

“Sì, sono arrivata, tutto perfetto. Guidare la tua moto mi mette sempre di buon umore.”

“Trattala bene, mi raccomando!”

“Certo, so che tieni a lei quanto Coulson tiene a Lola. A proposito, perché non hai mai dato un nome alla tua moto?”

“Eh, non ho mai avuto tempo di pensarci, sai, tra una missione e l'altra!”

“Beh, sei stato fermo per qualche mese, ne avresti avuto di tempo per pensare! Io la chiamerei ... mmm, fammici pensare...”

“Dai, lascia stare.” cercò di distrarla lui.

“No, no, ci tengo! ... Ecco! Faust! Mi piace un sacco, anche perché sembra fast.”

“Se proprio deve avere un nome, dev'essere da donna.”

Uff...pignolo! … e maschilista … Ad ogni modo, che cosa volevi sapere?”

“Te l'ho detto: com'era stato il viaggio, come ti sei sistemata e se hai già trovato l'uomo in questione.”

“Sì, l'ho trovato e gli ho anche parlato. È un uomo ricco, potente e parecchio influente in città, non è stato difficile individuarlo. Mi ha invitato ad uscire, infatti sto finendo di prepararmi: tra poco la sua limousine sarà qui a prendermi.”

“Tra poco? Sono quasi le 23!” esclamò Clint, contrariato.

“Eh, noi si vive la notte! Non essere il solito gelosone... e poi me la so cavare benissimo.” aggiunse con tono smaliziato.

“Appunto e la cosa mi preoccupa ancor di più!”

“Via, non essere apprensivo, piuttosto, da voi come va? Che cosa avete fatto?”

Barton le raccontò quanto accaduto da quando si erano salutati ed espresse tutti i suoi dubbi e perplessità.

“Mi sembra decisamente azzardato portare con noi quella ragazza.” ribadì per l'ennesima volta Barton, a fine resoconto.

“Effettivamente è strano che il direttore coinvolga una civile, ma se lo fa, avrà sicuramente valutato i pro e i contro e avrà le sue buone ragioni. Da quando dubiti di lui?”

“Non è che dubiti di lui è che...si, insomma, non riesco a capire cosa gli passi per la testa!”

“Quando mai qualcuno lo ha capito?”

“Ora è diverso! Prima era il direttore dello S.H.I.E.L.D., era ai vertici del mondo, pur restando nell'ombra, era influente e importante.” il tono dell'uomo era piuttosto nervoso “Poi è rispuntata l'HYDRA che ha distrutto tutto, lui si è dimesso, ha iniziato a vagabondare agendo più o meno da solo e...e...”

“E...?” lo incoraggiò Natasha.

“Pare sempre lo stesso di prima! Calmo, sicuro, non sembra affatto scosso per quel che è successo. Forse tu, che gli sei stata vicina nei momenti peggiori, l'hai visto agitato, ma io no! E mi pare impossibile che un uomo, la cui vita è stata così ribaltata all'improvviso e dal proprio peggiore nemico per giunta, possa essere così calmo come se niente fosse. Io mi aspettavo di trovarlo almeno un poco nervoso, sospettoso o ...non so, qualcosa, qualsiasi segno di turbamento e, invece... Vederlo così tranquillo mi fa pensare che lui ancora non abbia accettato quel che è accaduto, che sia come nella fase di negazione, che non sia riuscito a superare il trauma e quindi...”

“Sei sicuro di non essere tu, quello che non ha superato il trauma?” lo apostrofò Natasha con dolcezza “So quanto ti pesa non essere più un operativo e non vuoi vivere una vita diversa da quella che hai vissuto finora. Prima, tra una missione e l'altra, andavi a riposarti nella tua fattoria, ti piaceva state in campagna e con gli animali, lo trovai piacevole e rilassante e mi hai invitata molte volte a condividere quel piacere con te. Ora, da quando sei stato congedato, non mi risulta tu ci sia stato nemmeno una volta, eppure sono convinta ti farebbe bene, ti aiuterebbe a rilassarti e a schiarirti le idee circa il tuo futuro e, se proprio non c'è altro che vuoi fare nella tua vita, allora potrai chiedere a Coulson di inserirti attivamente nel nuovo S.H.I.E.L.D.

Clint sentiva il suo animo essersi un poco placato: parlare con Natasha era sempre un toccasana per lui; lei sapeva sempre cosa dire e come per farlo state meglio. Gli era stata di grande aiuto, poco prima della battaglia di New York, per eliminare i sensi di colpa per essere stato controllato da Loki.

“Ti ringrazio, Natasha, finita questa missione proverò a seguire il tuo consiglio.” le rispose con tono caldo e placido, poi domandò, ancora con una punta di incertezza: “Posso stare tranquillo, quindi, per Fury, secondo te?”

“Sicuramente! Il fatto che ti sembri imperturbabile è perché lui, ormai, ne ha viste di tutti i colori, ne ha superate di tutti i tipi, ha un'esperienza vastissima e aveva già le idee chiare su come andare avanti.”
“D'accordo, grazie Natasha, per tutto! Sei sempre fondamentale.”

“Dai, Clint, non esagerare, non ho fatto niente di che, lo sai che per te farei questo e altro.”

I due agenti parlarono ancora un poco, poi si diedero la buona notte, chiusero la telefonata e Clint si addormentò, mentre Natasha si apprestò ad uscire.

La donna si guardò allo specchio: era splendida, come sempre, sensuale e col viso innocuo e innocente. Gli uomini che non la conoscevano rimanevano tutti avvinti dalla sua bellezza e dal suo fascino e non sospettavano la sua micidialità, non immaginavano che conoscesse almeno 53 modi diversi per ucciderli a mani nude. Natasha si considerava, ormai, una trappola, una trappola mortale in cui ogni uomo cadeva. Chi non era riuscito a sedurre? Chi non era rimasto conquistato dal suo fascino?

Soltanto uno, soltanto Loki, ma in effetti non si poteva certo dire che lei avesse provato a sedurlo e poi lui non era un uomo, ma un dio...

Com'è che l'aveva chiamata? Vulvetta lamentosa...

Via, basta con questi pensieri, Rostislav stava per arrivare e lei aveva una missione da compiere.

Ancora una volta avrebbe sedotto, carpito e distrutto. Per tutta la vita non le avevano mai chiesto altro a parte quello: ammaliare e spiare, oppure ammaliare e uccidere, nient'altro. Sia nello S.H.I.E.L.D. che prima nella sua vita, non l'avevano mai considerata diversamente.

Ovvio, quello era il suo lavoro, le piaceva, ma a volte avrebbe preferito essere meno bella, tal volta era arrivata ad odiare il proprio visino e il fisico perfetto perché pensava di essere ritenuta utile solo per il suo aspetto e non per le sue molte altre qualità.

Per questo, appena sciolto il vecchio S.H.I.E.L.D. lei aveva deciso di chiudere, almeno per un po' con quel genere di vita e di dedicarsi più approfonditamente alle sue passioni, come la pittura ad esempio, per dimostrare che non era solo un'assassina sexy, ma che valeva molto di più.

C'erano due soli uomini che non la consideravano principalmente per il suo aspetto: Fury e Barton. Il direttore, tuttavia, si limitava a trattarla come qualsiasi altra spia, magari a volte era più amichevole, ma nulla di che; Clint, invece, era totalmente diverso!

Lui l'aveva conosciuta nel profondo, era suo amico, sapeva tutto o quasi di lei e le voleva davvero bene. Lei gli era molto grata.

Ora, però, non doveva pensarci. Ora era seduta sulla limousine di Rostislav e doveva concentrarsi a fare la bella sciocchina e, soprattutto, far bere fino all'ubriachezza l'uomo; per fortuna lei era Russa, cresciuta a pane e vodka e quindi reggeva molto bene l'alcool e poteva fare ubriacare gli altri e rimanere sobria.

Rostislav portò Natasha in un paio di locali differenti e lei recitò alla perfezione la propria parte e, piano, piano riuscì a farsi raccontare dall'uomo la sua vita; lo ascoltò vantarsi delle proprie malefatte e dei propri raggiri, infine, verso le tre e mezza di notte Rustislav nominò la fatidica bottiglia dei desideri. Natasha, allora, lo incalzò: si mostrava ammirata affascinata ed entusiasta; l'uomo si compiaceva di ciò e allora raccontava ancora di più, reso ancora più sciolto dall'alcool bevuto.

Quando le sembrò il momento opportuno, la donna gli disse: “Sai, mi piacerebbe davvero tanto vedere questa bottiglia di cui tanto parli. Vorrei vederla all'opera.”

“Oh, hai poco tempo, allora, domani sera o dopo domani al massimo, la venderò!”

“Venderla? E perché?!” la donna simulò un ingenuo stupore “È una cosa così fantastica! Magari l'avessi io, me la terrei ben stretta!”

“Ha i suoi svantaggi. Inoltre, diciamo che, quando l'acquistai, fu per tenerla in custodia per degli amici che presto verranno a prendersela.”

Ohu...”

Quindi Rustislav è per lo meno filo HYDRA, dedusse Natasha.

“Me la farai vedere adesso, allora?” chiese lei, per poi aggiungere maliziosa e seducente: “Se mi porti da te e mi mostri la bottiglia, io ti mostrerò qualcos'altro e ti proverò che anch'io possa esaudire i desideri.”

L'uomo capì al volo quel che intendesse e si sfregò le mani, pregustando nella sua testa quel piacere e poi le disse: “Questa notte non possiamo: a casa c'è mia moglie, vieni domani pomeriggio e te la mostrerò e le chiederò qualcosa per te. Intanto, però, potremmo andare da te e...”

“No!” lo bloccò subito lei “Domani pomeriggio anche quello, prima voglio vedere la bottiglia.”

“Perché per forza prima?”

“Perché conosco voi uomini, se adesso andiamo da me, tu domani non mi mostrerai nulla. Forse te la sei inventata questa storia.”

Natasha si finse offesa.

“Ma certo che no, bellezza mia! Va bene, vieni da me domani alle quindici, mia moglie non ci sarà; io ti mostrerò la bottiglia e poi ci dedicheremo a noi.”

Natasha soddisfatta, proseguì la sceneggiata ancora un'ora, poi n tornò all'albergo e si mise subito a dormire: doveva essere riposata per l'azione del giorno seguente o, per meglio dire, per quel che avrebbe fatto appena dopo dieci ore o poco più.

   
 
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