Rientrarono nel castello, il maggiordomo
disse loro di portare la giovane nel salotto e di metterla sul divano, dove già
c’era una coperta da metterle addosso. Il maggiordomo, prima di uscire, disse
solo, rivolto alla donna: “L'acqua è già sul fuoco. Tra cinque minuti avrà la
sua tisana, poi porteremo il gulasch rimasto.”
Vedendo tutta quella prontezza ed
efficienza, i due uomini dedussero che non fosse la prima volta che capitasse
qualcosa del genere o che la ragazza si stremasse in quel modo.
“Che cos'è successo?” chiese di nuovo
Clint, che voleva assolutamente delle spiegazioni, perché anche se aveva visto
molte cose assurde, ultimamente, quella la superava, almeno a caldo.
“Lasciala riprendere un attimo.” lo
apostrofò Fury.
“Signore, se permette, io non mi sento
affatto tranquillo. Cos’erano quei cosi umanoidi che abbiamo visto? Da dove
venivano? Dove sono spariti?”
“Evocazioni ...” rispose Afdera, con un
filo di voce, si stava un poco riprendendo dalla stanchezza e debolezza “Sono
una maga. Esistono 38 sigilli per vari usi, ma non basta disegnarli e
pronunciare formule per farli funzionare. Occorre alimentari con la propria
energia, canalizzata dalla volontà.”
In quel momento entrò il maggiordomo con
una tazza fumante e la diede in mano ad Afdera; era seguito da un cameriere che
spingeva un carrello con un piatto di gulasch ancora caldo. La donna ringraziò
e congedò i due domestici. Rimasta di nuovo sola con gli ospiti, riprese a
spiegare: “I sigilli che richiedono maggiore energia, o per lo meno quelli più
faticosi che necessitano di molta energia in un unico momento e non diluita nel
tempo, sono quelli di evocazione. Di fatto si apre una sorta di varco con un
altro mondo, piano dimensionale e si trasporta qualcuno qui. I maghi più
potenti riescono ad evocare esseri in carne ed ossa. Alle prime evocazioni si
ottengono solo ombre; io sono già capace di proiettate qua i corpi astrali. Se
non sono presenti fisicamente qui, le evocazioni devono essere alimentate
dall’energia del mago. I cinque guerrieri, che avete visto, hanno combattuto
con le loro capacità, ma la forza l’hanno attinta da me. Io ho consumato la
stessa energia che mi sarebbe servita per combattere quel drappello, più quella
dell'evocazione.”
“Ecco perché sei così stremata!” esclamò
Fury “È come se avessi affrontato cinque soldati corpo a corpo e non è certo
qualcosa a cui si abituata o che ti riesce con facilità come a noi.”
“Inoltre subisco io i danni, al loro
posto: se una delle evocazioni fosse stata ferita, il taglio sarebbe apparso
sul mio corpo.” Afdera ringraziò di essere ancora intera e vuotò la tazza.
“Che evocazioni erano, quelle?” domandò Barton.
“Spiriti di Marte, è il nome
tradizionale, ma li ho scoperti essere Asgardiani.
Questa è stata la prima volta che ne ho evocati ben cinque. Di solito ne uso
solo uno o due, per difendermi, quando ce n'è bisogno.”
“Ti capita spesso di essere aggredita?”
si sorprese Fury.
“Tal volta. Comunque, oltre a questo, ho
sul corpo altri tre sigilli: guarigione, invisibilità e teletrasporto.”
“Teletrasporto?” si meravigliò Barton.
“Sì, ma per ora posso teletrasportarmi
solo nei posti in cui ho, per così dire, tracciato un sigillo di arrivo. Per
questo oggi mi avete trovata qua: dopo la telefonata di Phil che mi avvisava
della vostra situazione, mi sono teletrasportata qua per aiutarvi.”
“In che senso hai dei sigilli sul tuo
corpo? Non vedo tatuaggi.” osservò Fury.
“Sono invisibili fino a quando non li
bagno col mio sangue. È il prezzo che devo pagare, per non doverli disegnare
ogni volta.”
“Quindi sai usare solo questi quattro
sigilli?” chiese Barton.
“No, li conosco tutti; ho scelto questi
quattro da avere sempre pronti, perché li ho ritenuti quelli più adatti per le
emergenze, per quelle situazioni in cui non posso avere il tempo di
tracciarli.” la donna appoggiò la tazza e si mise a mangiare, si stava ben
riprendendo.
“È per questo, dunque, che conosci Strange?” domandò Fury, che voleva definire meglio la
situazione.
“Sì, anche se conoscere è una parola grossa. Lo conosco di fama e l'ho visto di
sfuggita un paio di volte, la terza, invece, l'ho visto in azione, intravisto
in realtà, perché dopo poco ho perso i sensi. Sono già passati un paio d'anni
da quella volta che è stata l'ultima in cui sia stato visto.”
“Intendi dire che è scomparso?” si stupì
e accigliò Fury “Anch'io non lo vedo o lo sento da un bel pezzo, però non me ne
sono preoccupato: sono abituato a vederlo ricomparire dopo anni in cui non si è
fatto vivo. Probabilmente sarà andato a fare un ritiro spirituale, ogni tanto
ne fa e perde totalmente la cognizione del tempo.”
Calò poi il silenzio e, dunque, dopo
poco, Barton fece cenno all’ex direttore di mettersi
un attimo in disparte, per parlare tra loro. Scostatisi dalla donna, dall'altro
lato del salotto, Clint chiese sottovoce: “E ora che facciamo? Temo che abbiamo
perso Rumlow, sarà ormai lontano, non conosciamo il
suo itinerario per poterlo precedere. Come procediamo?”
Fury era molto cupo: il compagno aveva
perfettamente ragione. Un tempo sarebbe stato semplice rintracciare Rumlow e scoprire i suoi spostamenti; adesso era molto più
difficile. Se avessero avuto un hacker a disposizione, avrebbero potuto
inserirsi nel sistema di video di sorveglianza stradale o qualcosa del genere,
ma non lo avevano. Inoltre, era praticamente sicuro che Rumlow
aveva abbandonato la Lamborghini per un mezzo più discreto. Fury valutò l’idea
di precipitarsi al confine slovacco e attendere lì l’HYDRA, ma era rischioso.
Lanciò un’occhiata verso la donna e pensò che lei fosse la migliore risorsa che
avessero a disposizione un quel momento.
“Afdera!” ne richiamò l'attenzione,
avvicinandosi nuovamente al divano “Noi stiamo inseguendo un uomo, ma ormai
sarà difficile trovarne le tracce per raggiungerlo, tu potresti aiutarci ad
individuarlo?”
“Sì, volentieri, tuttavia, mi occorre
averne una foto e sapere almeno nome, cognome e data di nascita. Se avete altre
informazioni, ditemele pure. Per divinare qualcuno occorre concentrarsi molto
su quella persona per poter individuare la sua proiezione astrale nel flusso
del pharn. Risulta dunque molto più semplice divinare
chi si conosce, rispetto agli estranei, ma con le giuste informazioni si può
scrutare chiunque, ammesso che non sappia occultarsi, ma è una capacità di
maghi potenti e non credo sia il caso del vostro uomo.”
“No, infatti.” rispose Fury “Riusciresti
a controllare già adesso o devi riposare ancora?”
“No, va bene, datemi le informazioni e
poi procedo.”
Nick prese il proprio tablet, ci lavorò un poco, più lo porse alla ragazza,
dicendole: “Stai accedendo a delle informazioni riservate ad agenti di livello
10, quindi ...”
“...me ne sento onorata e tacerò.” lo
interruppe Afdera, sorridendo e prendendo il tablet.
Mentre leggeva i file, richiese: “Barton, puoi dire al mio maggiordomo di portare qui il mio
scrigno speciale? Sai il tedesco, vero?”
“Sì.”
Clint uscì per eseguire, manon era ancora tranquillo e non gli piaceva la fiducia
che l'ex direttore aveva in quella donna. D'altra parte lei aveva dimostrato di
non essere dell’HYDRA, quindi ci si poteva fare di lei. Aveva capacità
particolari, perché non sfruttarle a loro favore? Di fatto, però, l'unico mago
con cui lui aveva avuto a che fare era stato Loki e
l'esperienza non gli era per nulla piaciuta. Non aveva quindi una buona
opinione di chi praticasse magia. L'unico altro mago che conosceva di fama, era
quel dottor Strange che era stato nominato anche poco
prima. Non lo aveva mai visto, ne aveva solo sentito parlare qualche volta da
Fury o da Natasha; non sembrava una persona cattiva,
ma comunque nemmeno affidabile. Aveva visto Fury molto adirato nei suoi
confronti, ma non aveva mai smesso di essergli...amico? Beh, comunque non lo
aveva mai inserito tra i nemici e lo consultava in alcune situazioni
particolari.
Intanto,
nel salotto, la ragazza continuava a scorrere i file con attenzione. Fury la
osservava in silenzio, non volendo disturbare, ma poi gli venne in mente un
dettaglio e disse: “Credo che ci potrebbe essere un problema.”
“Quale?”
“Nell’intercettazione
che abbiamo, viene detto che Rumlow è stato
sottoposto ad un intervento di chirurgia plastica … effettivamente, dopo
l’ultimo scontro, aveva il volto ustionato e gravemente rovinato. È un ostacolo
per te?”
“In
parte; se l’intervento è avvenuto da poco, la sua vecchia immagine dovrebbe
essere comunque impressa nel flusso astrale …”
“Aspetta,
ridammi il tablet, forse
posso individuare il suo nuovo volto.”
Fury
iniziò a visionare le immagini delle telecamere di videosorveglianza
dell’aeroporto, che erano rimaste salvate nel tablet.
“Siamo
fortunati!” esclamò dopo un poco “Rumlow si è fatto
venire a prendere in Lamborghini davanti all’uscita e non ha raggiunto i suoi
compagni al parcheggio. Non è il massimo della definizione, ma in questo
fotogramma possiamo vedere i suoi nuovi connotati.”
Afdera
guardò: in bianco e nero e sfuocato non era il massimo, ma un indizio in più
non guastava. Un paio di minuti dopo, Barton rientrò,
seguito dal cameriere che consegnò alla ragazza uno scrigno di legno,
tempestato di pietre dure e colorate.
Afdera lo aprì,
c’erano vari oggetti dentro: un pugnale, delle piume, varie pietre, ossa
conchiglie e altro che i due uomini non fecero in tempo a spiare. La donna tirò
fuori un sottile specchio d’argento, specchio non come quelli moderni, ma come
quelli di una volta: una lastra d’argento sottile, levigata e lucidata a specchio; vie
erano delle incisioni: sul lato superiore il nome YHVH, a destra ELOHIM in
basso MITRA, a sinistra ADONAI.
Afdera
strinse lo specchio tra le mani, si concentrò alcuni minuti. Fury e Barton osservavano tacendo, un po’ incuriositi, un po’
scettici.
La
ragazza aprì gli occhi, fissò la lastra e disse: “O Signore Eterno e
Universale, che regni sopra ogni cosa e conosci i più profondi misteri del
creato, degnati di concedermi che io tutto veda, e che AZRAEL mi appaia in
questo specchio! In questo, con questo e per questo specchio desidero ottenere
sapienza, per volontà e intercessione dell'Angelo AZRAEL”.
Afdera
soffiò sulla lamina e continuò: “Vieni, o AZRAEL in nome dell'infinita sapienza
con cui tu comandi e ordini. Vieni, o AZRAEL, nel Santissimo Nome FALMA, vieni
per me in questo specchio con amore, felicità, pace, mostrandomi ciò che ai
miei occhi è celato. O Spirito Supremo che regoli il moto dell’Universo,
ascolta le mie parole, appaga il mio desiderio. Fa’ che AZRAEL appaia in questo
specchio; colma di soddisfazione me, Tuo servo, perche Tu sei benedetto per
l’eternità. Amen”.
L'argento
iniziò a vibrare tra le mani della ragazza; la lamina lucida fu attraversata da
quelle che sembravano scariche elettriche. Fury e Barton
videro soltanto questo e lo sguardo di Afdera divenire vacuo. Non videro
nessuna immagine comporsi nello specchio, non videro nulla di quel che si
rivelò alla donna. Passati alcuni minuti, gli occhi della giovane tornarono
presenti, lei mormorò un ringraziamento, poi avvolse lo specchio in un piano di
lino bianco e lo rimise nello scrigno.
“Dunque?”
domandò Fury, severo e attento.
“Il
vostro uomo si trova a Francoforte, partirà domattina alle 12-21 con un treno
che lo porterà a Vienna, lì cambierà e andrà a Bratislava dove prenderà la
coincidenza per Zilina. Circa 13 ore di viaggio e un
costo di 180 euro.”
“Bene,
sappiamo dove trovarlo. Il fatto che viaggi in treno ci renderà le cose più
semplici.” affermò Clint.
“Non
proprio.” lo contraddisse Fury “Certo sappiamo dov'è, ma non possiamo
combatterlo a bordo di un treno. Sono certo che hanno scelto di muoversi così
proprio per metterci in difficoltà. Il SUV, al momento, non è in condizioni
ottimali, possiamo usarlo per andare fino a Francoforte, poi prendiamo anche
noi il treno fino a Vienna e lì recupereremo un altro SUV ...”
“Ne
ha un altro come quello, signore?” lo interruppe Barton,
stupito.
“Certo,
li ho fatti produrre in serie! Ad ogni modo, da Vienna procederemo per conto
nostro e faremo in modo di tendergli un'imboscata alla stazione di Bratislava.”
“Perfetto,
signore, allora dovremo partire già ora.” Barton,
ancora, preferiva allontanarsi al più presto da quel luogo.
“No,
fermatevi qui, a dormire.” li invitò Afdera.
“Domattina
dovremmo alzarci troppo presto e disturbare, per essere in stazione in tempo.”
ribatté Clint, anche se non era affatto vero.
“Non
preoccupatevi.” insisté lei “Domattina useremo il teletrasporto per essere
puntuali in stazione. L'unica cosa da fare adesso è comprare online i
biglietti: tre, io vengo con voi.”
“Cosa?!”
esclamò Barton “Questo è fuori discussione: è una
missione dello S.H.I.E.L.D. e tu sei una civile e ne
devi rimanere fuori.”
“C'è
un occultista, tra gli accompagnatori di Rumlow, la
mia presenza può tornarvi utile.” fu irremovibile lei.
“Signore,
glielo spieghi anche lei!”
“Puoi
venire, Afdera.” disse, invece, Fury “Ma sappi che non siamo responsabili di te
o della tua vita: se vieni, ti assumi anche tutti i rischi e non ti aspetterai
alcun nostro aiuto, se esso potesse essere a discapito della missione.”
“Signore,
non mi sembra opportuno.” replicò Clint “Oltre a ciò che ha appena detto, deve
considerare che potremmo dover ricorrere a pedinamenti, oppure dovremo
discretamente ispezionare il treno per individuare Rumlow,
lei non è addestrata, potrebbe farci scoprire e mandare tutto a rotoli.”
“Considera,
però, che il suo volto non è associato di certo allo S.H.I.E.L.D.,
non ha bisogno di camuffamenti. Anzi, lei fingerà di viaggiare per proprio
conto si metterà un po' in mostra, così le attenzioni saranno focalizzate su di
lei e noi passeremo maggiormente inosservati.”
Barton fissò ancora
qualche istante l'ex direttore, poi cedette e disse: “D'accordo, signore. Ha
sempre agito bene, quindi mi fiderò del suo giudizio.”
Rimasero
ancora tutti e tre assieme per qualche minuto, per comprare i biglietti e
definire alcuni dettagli logistici. Presi gli accordi necessari, Afdera chiamò
il maggiordomo e gli affidò i due ospiti, affinché li conducesse nelle stanze a
loro assegnate e già preparate. Quando fu solo, Clint prese il cellulare e
chiamò Natasha, era certo di non essere intercettato.
“Agente
Barton, che piacere, a cosa devo una vostra
telefonata?” lo prese un poco in giro lei, rispondendo.
“Sei
arrivata a Zilina? Tutto ok? Com'è stato il viaggio?”
“Sì,
sono arrivata, tutto perfetto. Guidare la tua moto mi mette sempre di buon
umore.”
“Trattala
bene, mi raccomando!”
“Certo,
so che tieni a lei quanto Coulson tiene a Lola. A proposito, perché non hai mai
dato un nome alla tua moto?”
“Eh,
non ho mai avuto tempo di pensarci, sai, tra una missione e l'altra!”
“Beh,
sei stato fermo per qualche mese, ne avresti avuto di tempo per pensare! Io la
chiamerei ... mmm, fammici
pensare...”
“Dai,
lascia stare.” cercò di distrarla lui.
“No,
no, ci tengo! ... Ecco! Faust! Mi piace un sacco, anche perché sembra fast.”
“Se
proprio deve avere un nome, dev'essere da donna.”
“Uff...pignolo! … e maschilista … Ad ogni modo, che cosa
volevi sapere?”
“Te
l'ho detto: com'era stato il viaggio, come ti sei sistemata e se hai già
trovato l'uomo in questione.”
“Sì,
l'ho trovato e gli ho anche parlato. È un uomo ricco, potente e parecchio
influente in città, non è stato difficile individuarlo. Mi ha invitato ad
uscire, infatti sto finendo di prepararmi: tra poco la sua limousine sarà qui a
prendermi.”
“Tra
poco? Sono quasi le 23!” esclamò Clint, contrariato.
“Eh,
noi si vive la notte! Non essere il solito gelosone...
e poi me la so cavare benissimo.” aggiunse con tono smaliziato.
“Appunto
e la cosa mi preoccupa ancor di più!”
“Via,
non essere apprensivo, piuttosto, da voi come va? Che cosa avete fatto?”
Barton le raccontò
quanto accaduto da quando si erano salutati ed espresse tutti i suoi dubbi e
perplessità.
“Mi
sembra decisamente azzardato portare con noi quella ragazza.” ribadì per
l'ennesima volta Barton, a fine resoconto.
“Effettivamente
è strano che il direttore coinvolga una civile, ma se lo fa, avrà sicuramente
valutato i pro e i contro e avrà le sue buone ragioni. Da quando dubiti di
lui?”
“Non
è che dubiti di lui è che...si, insomma, non riesco a capire cosa gli passi per
la testa!”
“Quando
mai qualcuno lo ha capito?”
“Ora
è diverso! Prima era il direttore dello S.H.I.E.L.D.,
era ai vertici del mondo, pur restando nell'ombra, era influente e importante.”
il tono dell'uomo era piuttosto nervoso “Poi è rispuntata l'HYDRA che ha
distrutto tutto, lui si è dimesso, ha iniziato a vagabondare agendo più o meno
da solo e...e...”
“E...?”
lo incoraggiò Natasha.
“Pare
sempre lo stesso di prima! Calmo, sicuro, non sembra affatto scosso per quel
che è successo. Forse tu, che gli sei stata vicina nei momenti peggiori, l'hai
visto agitato, ma io no! E mi pare impossibile che un uomo, la cui vita è stata
così ribaltata all'improvviso e dal proprio peggiore nemico per giunta, possa
essere così calmo come se niente fosse. Io mi aspettavo di trovarlo almeno un
poco nervoso, sospettoso o ...non so, qualcosa, qualsiasi segno di turbamento
e, invece... Vederlo così tranquillo mi fa pensare che lui ancora non abbia
accettato quel che è accaduto, che sia come nella fase di negazione, che non
sia riuscito a superare il trauma e quindi...”
“Sei
sicuro di non essere tu, quello che non ha superato il trauma?” lo apostrofò Natasha con dolcezza “So quanto ti pesa non essere più un
operativo e non vuoi vivere una vita diversa da quella che hai vissuto finora.
Prima, tra una missione e l'altra, andavi a riposarti nella tua fattoria, ti
piaceva state in campagna e con gli animali, lo trovai piacevole e rilassante e
mi hai invitata molte volte a condividere quel piacere con te. Ora, da quando
sei stato congedato, non mi risulta tu ci sia stato nemmeno una volta, eppure
sono convinta ti farebbe bene, ti aiuterebbe a rilassarti e a schiarirti le
idee circa il tuo futuro e, se proprio non c'è altro che vuoi fare nella tua
vita, allora potrai chiedere a Coulson di inserirti attivamente nel nuovo S.H.I.E.L.D.”
Clint
sentiva il suo animo essersi un poco placato: parlare con Natasha
era sempre un toccasana per lui; lei sapeva sempre cosa dire e come per farlo
state meglio. Gli era stata di grande aiuto, poco prima della battaglia di New
York, per eliminare i sensi di colpa per essere stato controllato da Loki.
“Ti
ringrazio, Natasha, finita questa missione proverò a
seguire il tuo consiglio.” le rispose con tono caldo e placido, poi domandò,
ancora con una punta di incertezza: “Posso stare tranquillo, quindi, per Fury, secondo
te?”
“Sicuramente!
Il fatto che ti sembri imperturbabile è perché lui, ormai, ne ha viste di tutti
i colori, ne ha superate di tutti i tipi, ha un'esperienza vastissima e aveva
già le idee chiare su come andare avanti.”
“D'accordo, grazie Natasha, per tutto! Sei sempre
fondamentale.”
“Dai,
Clint, non esagerare, non ho fatto niente di che, lo sai che per te farei
questo e altro.”
I
due agenti parlarono ancora un poco, poi si diedero la buona notte, chiusero la
telefonata e Clint si addormentò, mentre Natasha si
apprestò ad uscire.
La
donna si guardò allo specchio: era splendida, come sempre, sensuale e col viso
innocuo e innocente. Gli uomini che non la conoscevano rimanevano tutti avvinti
dalla sua bellezza e dal suo fascino e non sospettavano la sua micidialità, non immaginavano che conoscesse almeno 53 modi
diversi per ucciderli a mani nude. Natasha si
considerava, ormai, una trappola, una trappola mortale in cui ogni uomo cadeva.
Chi non era riuscito a sedurre? Chi non era rimasto conquistato dal suo
fascino?
Soltanto
uno, soltanto Loki, ma in effetti non si poteva certo
dire che lei avesse provato a sedurlo e poi lui non era un uomo, ma un dio...
Com'è
che l'aveva chiamata? Vulvetta lamentosa...
Via,
basta con questi pensieri, Rostislav stava per
arrivare e lei aveva una missione da compiere.
Ancora
una volta avrebbe sedotto, carpito e distrutto. Per tutta la vita non le
avevano mai chiesto altro a parte quello: ammaliare e spiare, oppure ammaliare
e uccidere, nient'altro. Sia nello S.H.I.E.L.D. che
prima nella sua vita, non l'avevano mai considerata diversamente.
Ovvio,
quello era il suo lavoro, le piaceva, ma a volte avrebbe preferito essere meno
bella, tal volta era arrivata ad odiare il proprio visino e il fisico perfetto
perché pensava di essere ritenuta utile solo per il suo aspetto e non per le
sue molte altre qualità.
Per
questo, appena sciolto il vecchio S.H.I.E.L.D. lei
aveva deciso di chiudere, almeno per un po' con quel genere di vita e di
dedicarsi più approfonditamente alle sue passioni, come la pittura ad esempio,
per dimostrare che non era solo un'assassina sexy, ma che valeva molto di più.
C'erano
due soli uomini che non la consideravano principalmente per il suo aspetto:
Fury e Barton. Il direttore, tuttavia, si limitava a
trattarla come qualsiasi altra spia, magari a volte era più amichevole, ma
nulla di che; Clint, invece, era totalmente diverso!
Lui
l'aveva conosciuta nel profondo, era suo amico, sapeva tutto o quasi di lei e
le voleva davvero bene. Lei gli era molto grata.
Ora,
però, non doveva pensarci. Ora era seduta sulla limousine di Rostislav e doveva concentrarsi a fare la bella sciocchina
e, soprattutto, far bere fino all'ubriachezza l'uomo; per fortuna lei era
Russa, cresciuta a pane e vodka e quindi reggeva molto bene l'alcool e poteva
fare ubriacare gli altri e rimanere sobria.
Rostislav portò Natasha in un paio di locali differenti e lei recitò alla
perfezione la propria parte e, piano, piano riuscì a farsi raccontare dall'uomo
la sua vita; lo ascoltò vantarsi delle proprie malefatte e dei propri raggiri,
infine, verso le tre e mezza di notte Rustislav
nominò la fatidica bottiglia dei desideri. Natasha,
allora, lo incalzò: si mostrava ammirata affascinata ed entusiasta; l'uomo si
compiaceva di ciò e allora raccontava ancora di più, reso ancora più sciolto
dall'alcool bevuto.
Quando
le sembrò il momento opportuno, la donna gli disse: “Sai, mi piacerebbe davvero
tanto vedere questa bottiglia di cui tanto parli. Vorrei vederla all'opera.”
“Oh,
hai poco tempo, allora, domani sera o dopo domani al massimo, la venderò!”
“Venderla?
E perché?!” la donna simulò un ingenuo stupore “È una cosa così fantastica!
Magari l'avessi io, me la terrei ben stretta!”
“Ha
i suoi svantaggi. Inoltre, diciamo che, quando l'acquistai, fu per tenerla in
custodia per degli amici che presto verranno a prendersela.”
“Ohu...”
Quindi Rustislav
è per lo meno filo HYDRA,
dedusse Natasha.
“Me
la farai vedere adesso, allora?” chiese lei, per poi aggiungere maliziosa e
seducente: “Se mi porti da te e mi mostri la bottiglia, io ti mostrerò
qualcos'altro e ti proverò che anch'io possa esaudire i desideri.”
L'uomo
capì al volo quel che intendesse e si sfregò le mani, pregustando nella sua testa
quel piacere e poi le disse: “Questa notte non possiamo: a casa c'è mia moglie,
vieni domani pomeriggio e te la mostrerò e le chiederò qualcosa per te.
Intanto, però, potremmo andare da te e...”
“No!”
lo bloccò subito lei “Domani pomeriggio anche quello, prima voglio vedere la
bottiglia.”
“Perché
per forza prima?”
“Perché
conosco voi uomini, se adesso andiamo da me, tu domani non mi mostrerai nulla.
Forse te la sei inventata questa storia.”
Natasha si finse
offesa.
“Ma
certo che no, bellezza mia! Va bene, vieni da me domani alle quindici, mia
moglie non ci sarà; io ti mostrerò la bottiglia e poi ci dedicheremo a noi.”
Natasha soddisfatta,
proseguì la sceneggiata ancora un'ora, poi n tornò all'albergo e si mise subito
a dormire: doveva essere riposata per l'azione del giorno seguente o, per
meglio dire, per quel che avrebbe fatto appena dopo dieci ore o poco più.