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Autore: CottonCandyGlob    12/12/2014    1 recensioni
Anni di misteri, scorribande e viaggi in giro per il mondo... Finalmente anche i membri della Mystery Inc. hanno ottenuto una vita "normale": Fred e Daphne si sono sposati, e Velma e Shaggy hanno rivalutato la loro relazione, pronunciando anche loro il grande sì. Ma quando i loro figli, si trovano nei guai, i detective sono costretti a tornare in azione nell'isola degli spettri, Spooky Island, che sembra nascondere ancora molti segreti. E' solo un banale scherzo del destino che i loro primogeniti siano due coppie di gemelli?
Per scoprirlo basta seguire le avventure di Chris, Meg, Josh, Lily e l'insostituibile Scooby-Doo che tireranno fuori dal loro DNA la impareggiabile passione per i misteri e abilità di cacciarsi nei guai!
Mia prima fanfiction, un po' ingenua e adolescenziale, che mi ha tirato fuori da un brutto periodo (e rimane qui a mo' di monito personale)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Aprile lasciava il posto a maggio. Che dire, successero le solite cose. Ultime puntate del Vocalist Show alla tv prima della finale, i giornalisti che sbucavano coperti di foglie dalle siepi, compiti e interrogazioni. Sì, forse le Olimpiadi di Matematica erano state qualcosa di eccezionale, specialmente per Ralph Norton e Milly McAllen, che avevano portato la scuola alla vittoria.
Il motivo? Josh le aveva saltate per malattia, e ringraziò per averlo fatto, dato che guarì nei primi cinque giorni del mese. Lily aveva ceduto il posto alla sua compagna con i capelli neri, tanto per non esagerare col farsi notare, specialmente in quel momento.
Ma lasciamoli stare per ora, visto che sono ancora stressati dallo shopping compulsivo di Meg, che(notate bene) alla fine aveva fatto compere da sola, ma li aveva obbligati alle solite sfilate in camera sua.
In questi minuti, nel campo dietro il liceo, i Mosquitos stanno facendo cedere(sembra impossibile) quegli ossi duri dei Cougars.
-Più controllo, più controllo, più controllo, ragazzi!Noah, la palla non è tua, passala agli altri!
-Ma nessuno è libero!-si lamentò quello.
-Russell, hai gli scarpini slacciati!
-Sì, certo, mammina, provvedo subito!-rise lui.
Davvero, Chris stava per esplodere. Aveva un fiatone spezzato, i polpacci bruciavano dalla corsa e la testa gli scoppiava. Dai, questa dovevano vincerla per forza, a costo di svenire in campo. Per fortuna Luther lo ascoltava e cercava di fissare in testa gli schemi del coach Vallentine(sì, è sempre lui)per aiutarlo a guidare i compagni verso quelle furie vestite di blu.
-Ma se fanno così, non riusciranno mai ad arrivare alla fondo del campo! Che diavolo, Chris, datti una mossa!
-Fred! Non urlare, ci stanno guardando tutti!-lo zittì Daphne.
-E allora? Questo schema non può funzionare, non ha logica!
-Fred!Non è il momento di criticare, zitto e basta!
-Veramente...-azzardò un uomo davanti a loro-anche io, signora, credo che questo schema sia a dir poco insensato...ma voi due siete...?
I Mosquitos segnavano proprio in quell'istante, e l'uomo si girò verso gli amici per commentare, dimenticando la coppia seduta sullo scalino superiore.
-È importante mantenere la calma e non perdere la concentrazione, ricorda Lola, non fare mai questi gesti inutili che tuo fratello usa per vincere, sono davvero stupidi. Vedi, vedi? Il passaggio deve essere pulito e preciso, altrimenti il tiro sarà anche peggiore...guarda, guarda!
-Ma papà, come si fa a vincere a football?-chiese imbarazzata la bambina.
-Ecco, questa è colpa di tua madre. Se mi avesse lasciato parlarti di football mentre eri ancora dentro di lei, come ho fatto con i tuoi fratelli, tu le cose le capiresti al volo!
-L'unica cosa che ci mancava è che diventasse una criticona come te, tesoro-sorrise Daphne, dando un bacio sulla testa di Gloria-la mia piccola ha solo dieci anni compiuti da poco, non credo che il football le interessi, giusto fiorellino?
-Giusto, mamy.
-D'accordo, d'accordo.-ammise Fred, stringendo la bambina più vicina a sè, con le mani dentro i suoi bellissimi capelli rossi.
Un uomo alto, distinto, in un completo elegante color ocra pallida si sedette proprio accanto ai Jones in quel preciso istante. I capelli erano arruffati, di un bel colore scuro, il viso era, come al solito, rigido e impeccabile.
-Oh, professor Kyle. Aspetti che le tolgo la borsa.
-No, non si preoccupi, signora Jones. Ci sto.
-Come sta?-bisbigliò Daphne, per rompere il ghiaccio.
-Bene, bene. Ho visto vostro figlio in campo...un po' di confusione, se non sbaglio.
-Sarà per il suo test sugli acidi nucleici. È tutta la settimana che è in ansia per sapere il voto.
-Non dovrebbe, ha avuto un meritata B, in quel compito, glielo assicuro.
-Oh, che sollievo-sospirò la donna, sedendosi più comoda.
-Beh, si spera che riesca a giocare bene da questo preciso momento, allora-commentò silenzioso il professore di chimica.
-Si spera fortemente-sbuffò Fred con lo sguardo basso.
-Avete una bimba?
-Oh, sì...tesoro-disse Daphne, avvicinando la figlia-saluta il professor Timothy Kyle. È uno degli insegnanti dei tuoi fratelli.
-Salve, io mi chiamo Gloria.
-Un piacere, Gloria...quanti anni hai?-sorrise l'uomo.
-La mia bambina ha dieci anni-esclamò la madre, strizzandola per bene.
-Oh, che età bizzarra.
I Jones lo guardarono stupiti ed interrogativi.
-Sapete, avere dieci anni è davvero una seccatura, a mio parere. La gente non crede ai bimbi di quell'età, perchè sono già abbastanza furbi a creare bugie perfette. Non si è nè troppo bambini, nè troppo ragazzini. Dieci anni è davvero un periodo particolare e quasi assurdo. Ma vedrai, piccolina...-aggiunse vedendo il volto turbato di Gloria-che quando crescerai, allora saprai dare un senso a ciò che ti circonda, e le persone, sì, finalmente si ricorderanno che non eri solo una piccola bugiarda, ma che avrebbero dovuto trattarti meglio.
-Oh, interessante-sorrise con sforzo Daphne-ottima argomentazione.
-Scusate-mormorò imbarazzato il professore, muovendo i suoi capelli neri oltre la montatura degli occhiali-è che purtroppo non ho avuto la fortuna di avere una madre come...come lei, signora Jones.
-Mi dispiace, deve essere stato tremendo...
Una lacrima sottile scivolò sulla pelle ambrata di Timothy Kyle. Gli bagnò le labbra, che lentamente si aprirono in un inaspettato furbo sorriso.
-Ma le cose passano, per fortuna. Ora sono qui, non ho fallito dove altri l'hanno fatto e sono nettamente soddisfatto.
Wow! Che tiro!...haha, secondo me vi siete già scordati che c'era una partita in corso.
Chi vinse? Si accettano scommesse, fatevi avanti! Va beh, ve lo dirò più in là, altrimenti io cosa ci guadagno?
 
-Ciao, Eliza!
-Ciao, ragazzi! Una caramella?
-Sicuro!
-Passamene una!
La segretaria diede loro un largo sorriso, porgendo la ciotola piena di carta lucida e colorata.
-Papà è dentro?
-Sì, l'ho visto passare prima...è successo qualcosa?
-Niente di grave, ma dobbiamo parlargli...ci lasci entrare?
-Ragazzi, non posso lasciarvi passare. Siete troppo piccoli...
-Ma noi non toccheremo niente niente niente...per favore...
-Vi apro-disse lei con una voce dolce, quasi polmonare.
Con un breve schiocco, la massiccia porta di metallo liberò una sottile striscia di luce giallo pastello e riempì l'aria di un piacevolissimo odore di impasto.
-Mi raccomando! Fermi come statue!-esclamò verso i due che trotterellavano verso l'entrata.
"Elefanti in una cristalleria. Spero di non rischiare il licenziamento" e la ragazza piegò la testa sulla scrivania per riprendere la lista delle chiamate da fare, cercando di evitare il pensiero dei disastri che sarebbero potuti venir fuori da un gesto del genere. Ma lei li adorava quei bimbi. Era un colpo al cuore vederli tristi ad un suo rifiuto.
-Toad! Accidenti, stai fermo. Abbiamo promesso di non rompere niente!
-Uffa, sei sempre la solita guastafeste!
Alice prese il corridoio di destra con estrema sicurezza. Ogni tanto i tubicini che pendevano dalle pareti gettavano qualche sbuffo grigio, che lentamente si colorava dell'intonaco dei muri. Per qualche istante, prima di disperdersi, l'aria sembrava dimenticare la sua trasparenza e diventare variopinta.
-Credi che dopo faremo anche un assaggio, cioè...dopo che abbiamo visto papà?
-Devono farci fare un assaggio. Sarebbe una sofferenza se non ce lo lasciassero fare.
Tre dipendenti, imbottiti e coperti da una tuta di plastica, che li rendeva del tutto simili a degli orsetti gommosi versione gigante, fissarono sbalorditi i due bambini passare in direzione opposta alla loro. Si vede che erano nuovi impiegati, perchè il più alto fece qualche veloce passo indietro e bloccò con la mano la frangetta bionda di Alice, mentre le gambe serrarono il passo a Toad.
-Ehi, ehi, non siamo ad un parco giochi. Dove credete di andare?
La bambina fece una smorfia senza capire il perchè si comportassero così. Ma chi si credevano di essere?
Sorrise furtivamente al fratello, facendogli l'occhiolino.
-Oh, la prego, siamo solo due innocenti bambini, non ci faccia del male!
-Già, lei che è tanto grosso e forte, non ci mangi, signore!-pregò Toad, trattenendosi dal ridere.
-Hai sentito, Earl?-disse uno dei due rimasti da parte-Tu tanto grosso e forte! Ma quando mai!
-Ah, stai zitto, Ted! Cosa pensavate di fare? Chi vi ha fatto entrare qua dentro?
-No per favore, non ci faccia niente, ci porti solo fuori di qui...e non ci porti dal suo capo che probabilmente sarà orgoglioso di lei per aver trovato due intrusi e che magari le darà un aumento di stipendio, facendola entrare addirittura nel suo ufficio all'ultimo piano!-gridò Alice tutto di un fiato con tono supplichevole. Voi pensate che non erano così idioti, invece il giochetto funzionò alla perfezione.
-Sentito cosa ha detto, Earl? Penso che dovresti portarli dal tuo capo, così forse ti darà un aumento di stipendio e magari entrerai nel suo ufficio!-esclamò il terzo, cercando di fare un viso intellettuale.
-Ma piantala! Ti pare che sia sensato dare retta ad una bambinetta di sette anni?
-Veramente io ho dieci anni-alzò il viso Alice, indignata.
-Che vuoi che mi importi? Io sono più intelligente di te. Dunque ragazzi, secondo me dovremmo portarli al capo, magari entriamo nel suo ufficio, ci becchiamo un bell'aumento di stipendio e stasera vi pago una birra!
-Ma è esattamente quello che ha detto lei!-lamentò Toad.
-No, ti pare che lei abbia detto che avrei potuto offrire una birra ai miei amici?
-Ma a noi cosa ci importa della birra?-azzardò Alice.
-Blah, blah, a me cosa importa di due mocciosi? Forza, venite, prendiamo l'ascensore.
 
All'ultimo piano c'era un gran silenzio. E un immenso spazio vuoto con una porta vetrata e un tappeto rossastro steso fino a coprire i bordi delle pareti.
Proprio in quel momento una donna bionda e alta stava uscendo dalla soglia dell'ufficio.
-Oh...ma cosa ci...-iniziò, ma i due bambini scossero la testa per fermarla.
-Possiamo parlare con il capo? Questi bambini sono entrati non so come nel reparto A6-disse burbero quell'orsetto gomm...no, scusate quel tale di nome Earl.
-Oh, capisco...penso che possiate entrare anche subito-sorrise la donna, strizzando l'occhiolino ai bambini.
Eh sì, cari amici, sì. Non saprei come dirvelo. Beh, onestamente mi piacerebbe descrivere il momento con la classica poltrona che si gira dietro alla scrivania, e appare il supercattivo, vestito di nero, con il monocolo e quel dannatissimo coniglietto rosa che viene accarezzato come se fosse un cuscino.
Ma la persona che stava sulla sedia girevole dell'ufficio non era niente di tutto questo. Se non l'opposto.
Se non fosse stato per i suoi genitori, che avevano investito una parte del patrimonio in quella azienda da dieci anni, su quella sedia girevole probabilmente avremmo trovato una sofisticata e raffinata donna di nome Penelope. Invece, ironia della sorte, il suo posto lo occupava un altro.
Mai, dico mai, nella vita Shaggy Rogers avrebbe immaginato di sentirsi chiamare "capo" da qualcuno. Era già stato un trauma farsi chiamare "papà", ma "capo" gli faceva quasi sempre scappare una risatina sommessa.
-Cioè, posso aiutarvi?
Non ci crederete, quei tre ebbero paura a rispondere. Voglio dire, capisco se ci fosse stata la Beitcher, Penelope o quella pazza scatenata di Gilberte Holden, ma in quel caso si poteva anche evitare.
Per i primi istanti, osservarono indecisi l'ufficio, trovandolo pieno di spazio vuoto, spezzato da due scrivanie ai lati opposti delle pareti.
-A-abbiamo trovato questi due bambini giù nel reparto B6...-balbettò il più coraggioso.
-A6! Brutto idiota!-sussurrò nell'orecchio Earl, tirando uno sberlone dietro la nuca al compagno.
-Oh, sì! A6, scusi-arrossì l'altro.
-Bambini?-chiese Shaggy alzandosi, giusto in tempo per vedere le due testoline che coprivano le gambe ai tre operai.
-B-bambini, s-signore-disse Ted.
Earl sospirò leggermente, prese aria e finalmente si comportò da perfetto dipendente che è al servizio del suo capo, anche se il ruolo gli uscì malissimo, visto che sembrava piuttosto arrogante e brontolone.
-Questi bambini si sono intrufolati senza permesso alcuno dentro la fabbrica, e hanno ficcanasato ovunque(per forza! È genetico, mio caro). Sicuramente in futuro bisogna migliorare i sistemi di allarme, altrimenti non so cosa accadrà! Pensi se sono spie!
-Giusto, cioè, concordo perfettamente. Voi ragazzi che ne pensate?-e chinò la testa verso i bambini.
-Secondo me dovresti migliorare i criteri per assumere i dipendenti, sarebbe un ottimo miglioramento-scherzò Alice sorridendo.
Peccato che Earl non capì chi fossero realmente le due figure che tenevano attaccate a loro, e così fece il passo più lungo della gamba.
-Un po' di rispetto, bambina, lo sai con chi stai parlando? Con il supremo capo dell'azienda, il signore assoluto, il grande...
-Sì, sì, d'accordo basta così-lo fermò Shaggy.
-Guardi che so perfettamente chi è mio padre, signor tuta gommosa-sdegnò la bimba con le mani sui fianchi.
-Ma che vuoi che mi importi di tuo padre? Non riesco immaginarmi quale mostro abbiamo potuto generare una bambina così fastidiosa...
-Ehm...-cercò di bloccarlo Ted, che forse era l'unico furbo dei tre, e capiva le cose al volo.
-E non immagino la madre! Devono essersela proprio cercata!
-Earl!-lo scosse l'altro.
-Sa cosa dobbiamo fare, signor Rogers? Chiamare i suoi genitori, e anche quelli dell'altro marmocchio, per dire che sono davveri degli irresponsabili!-ruggì senza controllo, estraendo di tasca il suo cellulare, scavando fra la gomma della tuta.
-Non c'è bisogno del telefono, signor gommoso-sorrise Alice, voltandosi verso di lui-mio padre è proprio dietro di me.
-Ma che sciocchezze stai...stai...
Buttarsi dalla finestra non conveniva, perchè erano al quarto piano, fuggire era faticoso, perchè la tuta era piuttosto ingombrante, e sperare che il pavimento cedesse per scomparire, beh ci voleva un miracolo.
-I-io non s-so c-cosa dire-singhiozzò con gli occhi sbarrati-i-io non volevo proferire...soprattutto verso questa dolce e graziosa bambina.
-Non c'è da preoccuparsi troppo, cioè, le non conosceva mia figlia e non sapeva cosa stava dicendo, giusto?
-Lei non mi licenzierà, vero? Voglio dire, faccio le più sentite scuse a lei...e a sua moglie...e alla piccola...come ti chiami, cara?
-Alice-disse decisa la bimba.
-Oh, Alice, certo, la piccola e meravigliosa Alice.
-Io direi che voi possiate andare tranquilli, come non fosse successo...cioè, l'azienda non va avanti se distraggo anche un solo operaio dal suo lavoro-sorrise Shaggy, andando di persona ad aprire loro la porta.
-Sì, agli ordini-fece Earl-ma prima di andare, avverta anche i genitori dell'amico della sua carissima bambina, perchè non devono lasciare incustodito il loro figlio anche se è con la sua graziosa figlia, e che diventino più responsabili di...
Ted gli diede a sua volta uno sberlone sulla schiena.
-Grazie del suo tempo signore, la prossima volta che vedremo i suoi figli glieli porteremo immediatamente, così eviteranno di finire in posti pericolosi-disse con voce caritatevole l'operaio. Ma il suo tono non era tedioso e ipocrita, anzi, suonava davvero sincero e riconoscente.
-A presto.
E chiuse la porta trascinando i due compagni fuori dall'ufficio.
-Ma quale stupido non si sarebbe accorto che i due bambini erano i figli del capo?
-Già, sei proprio uno scemo, Earl!
-Ma che dite, quei due marmocchi, specialmente la biondina, non gli assomigliavano per niente!-protestò lui.
-Con la brutta figura di oggi dovrai pagarci una birra davvero!-esclamò Ted.
-Addio all'aumento di stipendio!
-Non vi pago un bel niente, miei cari!-urlò lui.
-D'accordo-disse il terzo-forza Ted, lasciamo Mr. Presuntuoso a godersi il suo momento di gloria!
-Dove andate?
-Non rompere!-gli gridarono i due, quando l'ascensore si era già chiusa, lasciandolo solo al quarto piano.
 
Non tutte le questioni aziendali, o meglio, tutte le relazioni capo-dipendente erano andate bene quel giorno. Perchè se bisogna essere sinceri, lontano dalla città di Coolsville, che cadeva lentamente nel buio, c'erano due dipendenti che non se la passavano altrettanto bene. Quello sì che era un capo di cui aver paura, se ti sbagliavi, la cosa migliore che poteva accadere, era che ti congedassero per sempre.
-Anche l'altra? Ne avete trovata un'altra? Dove?
-Il Guiscardo dice che non ne è sicuro, ma ci ha fatto riferire che ne esistono sette identiche, di cui solo una è quella che cercate.
-Bene, dite al vostro capo che gli conviene rigare dritto e portarmela senza ricatti nè trucchetti. Ho già abbastanza problemi qui, non vorrei che ce ne fossero anche nel continente.
-Ovvio-sorrise con sforzo uno dei servitori.
-E la ragazza? Lei sta bene?
Forse per la prima volta, la voce del padrone tentennò leggermente, come da sfogare qualcosa di profondo e nascosto.
-Intende se sospetta qualcosa?
-Ti ho chiesto se sospetta qualcosa? No! Ho detto che voglio sapere come sta!
-C-certo-rispose il secondo servo-lei sta bene, è serena e...sire, è meravigliosa.
-Ah, perfetto, ottima notizia. Spero che il suo cuore non sia già impegnato...
-Beh, sire, al momento non sappiamo nulla...ma...
L'altro servo deglutì amaramente.
-...il Guiscardo ha detto che questa storia vi distrarrà solo dalla ricerca.
-Cosa ha detto? Come si permette? La storia della ragazza è collegata in tutto e per tutto al mio piano, quindi sarà solo una mia conquista personale, il resto lo faccio per tutti voi! Per il potere! Per il popolo!
-Sire, mi perdoni-si inginocchiò lui-ma non credete di essere già troppo avanti con gli anni, per una ragazza? È solo una bambina, una fragile fanciulla. Voi meritate molto di più!
-Silenzio! Cosa ne vuoi capire tu, eh? Cosa ne capisci dell'amore?
-Io so che è una cosa pura, una cosa stupenda...ma se lei non ricambia il vostro amore, è perchè voi state solo dandole prova di superbia, e la schiavitù non è, nè sarai mai, quello che voi inutilmente definite amore!
-Mi hai stancato!Portatelo in cella!-ruggì il padrone-E se il suo capo lo vuole libero, dovrai supplicarmi di scioglierlo, ricordatevi!
 
Roba raccapricciante. Non mi immagino Earl in quella situazione. Ma in realtà, preferirei lasciarlo camminare a testa bassa, mogio mogio, verso il suo reparto, mentre cerca di schivare inutilmente i sorrisetti dei colleghi, che a quanto pare hanno già saputo della sua orrenda figura.
Nell'ufficio al quarto piano si stava consumando un'altra sonora risata, quella di Samantha Rogers Herrera, che, dimenticandosi il gran da fare che aveva, era rimasta qualche minuto ad ascoltare quel che i suoi due nipotini avevano appena fatto.
Peccato che sotto l'acquazzone che era piombato da dieci minuti, Lilian si stesse già spazientendo di aspettare i due fratelli. Aveva pensato che fosse una buona idea lasciare che raggiungiessero il padre con le loro gambette vispe. Ma a questo punto si stava ricredendo.
-Eliza mi faresti entrare, cortesemente!
-Oh, sì certo...-rispose affannata la segretaria d'entrata, davanti al viso infuriato e inzuppato della ragazza.
Lily corse subito verso la porta. Poi però fece due passi indietro.
-Posso?-disse imbarazzata fissando la ciotola di caramelle sulla scrivania.
La donna alzò distratta gli occhi dalla tastiera-Certo, Lilian, fai pure.
-Cosa, cosa, cosa? Bloccata?
-Lo so che l'avevamo portata in riparazione l'altro giorno...ma la mamma dice che non riparte più!-esclamò Alice, che all'ingresso della maggiore si era improvvisamente ricordata cosa ci facevano lì.
-Cioè, la mamma vi ha chiamato?-chiese Shaggy rivolto anche a Lily.
-La mamma ti ha chiamato, papà-sorrise Toad.
-Eh?
Shaggy prese il cellulare in tutta fretta, passandoselo di mano in mano mentre lo accendeva.
Tra le chiamate perse, tredici erano di sua moglie.
-Chiamala!-lo incoraggiò Lily, con un che di malvagità.
Squillava. Squillava. Squillava. Squillava. E poi un ultimo squillo.
-Pronto?!
La voce non era delle più promettenti, ma passò oltre-Ehi, Velms...tutto bene?
-Tutto bene?! Accidenti, i ragazzi non sono venuti a dirti cosa è successo alla macchina?
-Sì, sì. Scusa per le chiamate, cioè, ho spento il telefono per un incontro...non pensavo che...
-Beh invece questa maledetta macchina non funziona sempre e comunque! Sono bloccata sul Furry Avenue, per fortuna sono riuscita ad accostare in tempo...dovresti venire a prendermi perchè il carro attrezzi qui non ha intenzione di passare a quest'ora...c'è un traffico tremendo!
-Certo, cioè, porto i ragazzi a casa e ti raggiungo...
-Grazie, Shag. Fai solo presto, perchè Angela si è spaventata dopo la mia frenata e non riesco a calmarla!
Lui chiuse il cellulare e spinse i due figli più piccoli verso la porta.
-Venite, ho la mia macchina vicino all'entrata...Joy?
La sorella accennò un "mhn?" continuando a scrivere senza interruzione come se il foglio dovesse prendere necessariamente fuoco.
-Cioè, devo andare a prendere Velma...la macchina si è bloccata...
-Ancora? Deve avere qualche maledizione addosso quella carrozzeria!-disse un po' preoccupata Samantha, o Joy, come volete.
-Sarà che ha la stessa guida di sua figlia-sorrise Alice guardando Lily.
-No, voglio dire-rise la zia-non era quella la macchina dove per poco non ci nasceva Toad?
-In una macchina? Ma è la cicogna che ha regalato la macchina alla mamma?-domandò il bimbo, tutto confuso.
-Nah, tesoro, intendevo...-iniziò la donna.
-Ehm, ultimamente, cioè, le cicogne sono davvero le poche ad avere offerte di automobili convenienti!
-Ah...
Ma Toad non era così convinto come sembrava.
Sei anni, c'era ancora un bel po' di tempo per spiegargli certe cose. Per raggiungere la moglie, invece non c'era abbastanza tempo, perchè più tardi diventava, più traffico si incastrava nelle quattro corsie della strada.
Appena trovarono le due poverine che erano rimaste bloccate sul margine di quel tratto, Angela saltò fra le braccia del padre senza tanta esitazione. Stava sorridendo, non sembrava per niente agitata come l'avevano descritta prima.
E l'altra Angela, sua nonna, non mancò di fare la sua solita ramanzina alla figlia per aver permesso uno "spiacevole e del tutto evitabile inconveniente". C'era una cosa buffa di quella donna: era sempre stata abbastanza distratta alle sue figlie e piuttosto superficiale, eppure ora pretendeva di giudicare Velma e di etichettarla come una cattiva madre quando voleva.
Basta dire che quando sua figlia le aveva detto al suo compleanno che come regalo le avrebbe dato due nipotini, lei si era battuta una mano in fronte e si era messa a ridere incredula.
-Avete lasciato che due bambini vagassero per una pericolosa azienda tutti soli?? E se cadevano da qualche parte? Nell'impasto ad esempio? E se qualcuno li rapiva? E se invece quando ti sei allontanata per prendere campo al cellulare, la piccolina fosse uscita sulla strada? Lo hai chiuso il seggiolino? Con due cinture almeno!
-Ciao, nonna-disse distratto Josh, passando dalla cucina.
-Ciao tesoro-si distrasse invece la nonna, attaccando poi subito la figlia-Glielo lasci fare?
Si era scandalizzata del fatto che Josh si stesse spruzzando mezza bomboletta di panna in bocca.
-Lo sai che si rovina lo stomaco in questo modo? Non siamo neanche a cena!
-Ma mamma, Josh è capace di mangiare "cena" almeno sei volte al giorno...lascialo stare.
-Velma, tu tolleri questo comportamento?
La figlia si alzò sfinita dalla sedia.
-Ho sposato questo "comportamento"-sorrise furbamente alla madre.
-Ringrazio il Cielo di aver avuto un marito senza queste stranezze...
-E io maledico il Cielo per avermi fatto ereditare da un padre "senza queste stranezze" la statura di una cassetta della posta!
D'accordo, ne abbiamo abbastanza per adesso.
So benissimo che forse sarebbe stato più interessante tagliare questa parte, ma credo che sia più interessante muovere lo sguardo altrove, come se dalle gradinate del campo da football della Coolsville High usassimo un'enorme lente di ingrandimento per spiare i Rogers e tutti i disastri che succedono nella loro casa quasi ogni giorno.
Ma era anche un'occasione per spiegarvi cosa sono diventati quei quattro ragazzi che hanno attraversato il mondo a bordo di un furgone coperto di fiori arancioni, risolvendo misteri da amici e parenti, e di fatto sostenuti economicamente da genitori invisibili. Beh, uno dei grandi interrogativi che mi sono sempre posta è che fine abbiano fatto, per ben sei lunghi anni, Skip e Peggy Jones, George ed Elizabeth Blake, Dale e Angela Dinkley, Colton e Paula Rogers e persino Dadà e Mamma Doo.
Insomma, anche loro un giorno avranno sbattuto fuori di casa i loro figli dicendo che dovevano sistemarsi e arrangiarsi da soli. Ed è da lì che si può ricostruire le diverse strade che intrapresero i membri della Mystery Inc, seguendo il proprio cammino(che cosa filosofica!) e guadagnarsi da vivere(che cosa tristemente reale!).
Ecco perchè le righe che ho scritto sopra, vi parlano un po' di quello che successe a Shaggy dopo che il gruppo si sciolse. O meglio, venne sciolto nella più totale delicatezza, in occasione del matrimonio fra Fred e la sua dolcissima Daphne.
Così i Rogers decisero di destinare la enorme eredità di un lontano zio tedesco(si vergognano a dirlo, ma onestamente non sapevano neanche che esistesse) al loro figlio maggiore, che da quando si era messo la fissa in testa di dover mantenere la sua famiglia che si stava già da subito allargando, non faceva altro che sgobbare dalla mattina alla sera come cameriere in un ristorante del centrocittà. Lascio le conseguenze alla vostra immaginazione. E visto che i Rogers tutto sommato non stavano per niente male in quanto a denaro, usarono l'intera somma ricevuta per comprare la fabbrica degli Scooby Snacks da quella sofisticata Penelope.
Et voilà, c'era abbastanza denaro da incoraggiare Velma a lasciare lo stage alla NASA, e tornare in un laboratorio periferico in modo da non staccarsi mai dall'adorata Coolsville.
L'unica che non lavorava, dei quattro, era proprio Daphne. Voglio dire, era ricca sfondata, suo marito faceva un oneroso e onesto lavoro come l'avvocato, e insegnare arti marziali una volta alla settimana era comunque uno stress. Poi venivano gli incarichi da assegnare a Madleine, fare visita ai suoi numerosissimi parenti e scrivere talvolta commedie teatrali di sua penna. Mica facile?
Ok, ora possiamo sorvolare su questioni più importanti. Sulla partita, ad esempio.
Se tra voi c'è qualche sportivo, sono sicura che abbia appena saltato tutto il capitolo fino alla riga precedente, dove ha visto la parola"partita".
Mi dispiace, avrei voglia di non dirvi chi ha vinto solo per fargli torto, ma credo di aver guadagnato abbastanza in quanto a scommesse.
Ebbene sì. Vinsero, anche se per un pelo. Anche se furono distrutti. Anche se la loro tecnica risultò pessima e Fred si sbracciò per il resto della partita.
I Mosquitos apparivano già schiacciati da un acchiappamosche(non c'è limite alla creatività dei fumettisti)proprio in copertina al giornale scolastico.
A Lily sarà scappata qualche risatina.
 
-Buonasera-balbettò un ometto, tremante nel buio della sera.
-Buonasera...posso aiutarla?
-Ecco, sì...credo di sì. Sto cercando una ragazza.
-Una ragazza?-rispose il padrone di casa, sporgendosi.
-Sì, c'è una lettera con il suo indirizzo...ma dice solo di recapitarla ad una ragazza...
-Cioè, non c'è il mittente?
-Neanche il francobollo, a dirla tutta...-ammise il postino, capovolgendo la busta che stringeva nella mano destra.
-Strano, è il nostro indirizzo...cioè, aspetti solo un attimo.
-C-certamente.
Ci vollero alcuni minuti, prima che tornassero in tre sulla soglia.
-Cioè, sei sicura di non aspettare posta da nessuno?
-No, papà, al cento per cento-rispose Lily, confusa.
-Neanche io-arrossì Suzanne.
-Beh, se volete il mio parere è probabilmente un ammiratore segreto...lo sapete no? Le voci che girano in città...-azzardò il postino, sorridendo.
-Sì, certo, Hiram, sarà proprio così. Grazie ancora.
-Prego.
E veloce se ne andò pedalando deciso sulla sua piccola bicicletta.
-Prendila tu, non credo mi interessi-sbuffò la minore, rientrando.
La ragazza non aspettò un attimo ad aprirla. Non aveva mai ricevuto una lettera di ammiratori. D'accordo, ultimamente aveva ricevuto lettere d'amore da Trent e dichiarazione di pace dalla preside Beitcher, ma quello era molto più di quanto lei potesse desiderare.
Però fu molto cauta nell'aprire la busta, tutta emozionata. Tirò fuori un bel foglio bianco e perfettamente pulito. Sbirciò con la coda dell'occhio tra le parole, e si ritrovò davanti una grafia confusa e disordinata, veloce, frettolosa.
A dire il vero si aspettava che nella lettera si parlasse anche degli altri, di Meg, di Chris, di Josh, di Scooby, della Mystery Inc. E se ne parlava, ma l'intenzione era alquanto diversa.
-Lilian, sono venuto al corrente di ciò che sta avvenendo lì dove tu abiti e davvero non potrei spiegarti tutto in questa poca carta.
  
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