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Autore: mamogirl    13/12/2014    1 recensioni
Raccolta di flash e one shot a tema FrickNFrack.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Baby, it’s cold outside.

 

 

 

 

 


 

 

A Laphy,
Grazie di tutto. <3

 

 

 

 


 

 

Il fuoco scoppiettava allegramente all’interno del camino, regalando alla stanza un’aura dorata e un’atmosfera calda e accogliente; in un angolo lì vicino, infilato in una nicchia fra il camino e la finestra, un albero di Natale sonnecchiava sornione mentre le sue luci giocavano a nascondino, rincorrendosi sui fili e luccicando quando finalmente raggiungevano la tana. Ad allietare quel gioco ci pensavano le note allegre e festaiole che, magicamente, spuntavano sempre fuori quando il calendario annunciava l’apertura del periodo natalizio: per settimane, mille e più variazioni dei classici canti si sarebbero dati il cambio con le nuove leve, giovani promesse che si illudevano di poter ricalcare le loro orme e sostituire, con il trascorrere degli anni, i loro antenati e progenitori.

“Devo andare.”

“Fa freddo fuori. Ti ammalerai.”

“Ho il cappotto.”

“L’ho nascosto dove non potrai mai trovarlo.”

“Allora prestami il tuo.”

“E’ troppo leggero.”

“Sfiderò il tempo, allora. Ho ancora i miei guanti e la mia sciarpa, a meno che tu non li abbia fatti scomparire.”

“Sei davvero perspicace...”

“Nick, devo...”

Brian non riuscì a terminare la frase, la parola bloccata e rapita via dalle labbra di Nick che si chiusero sopra le sue. Un sospiro scivolò via, insieme a una piccola parte di resistenza: come poteva, d’altronde, continuare a opporsi quando le mani di Nick lo facevano sentire come se il suo corpo fosse stato gettato direttamente fra le fiamme rosse che crepitavano dietro di loro?

“Devi rimanere qui. E non devi fare nient’altro che respirare.” Nick regalò al compagno un sorriso malizioso prima di riprendere il suo attacco, questa volta preferendo accarezzare e rendere prigioniera la linea della mascella.

Anche volendo Brian era impossibilitato nel trovare e rendere fattibile una via di fuga, non fosse stato per il semplice dettaglio che Nick lo teneva imprigionato fra il divano, dove erano caduti distesi mentre fingevano di ballare una loro personale versione di un valzer, e il suo stesso corpo, ormai così stretto contro il suo da poter sentire e contare i respiri e i battiti del suo cuore.

Ma non avrebbe capitolato senza almeno aver preso parte a quella battaglia.

Brian piegò il viso di lato, in modo da poter intercettare le labbra di Nick ancora occupate a scivolare e risalire lungo la sua mascella; negli occhi azzurri notò, con una punta di orgoglio, un lampo di sorpresa rendere il celeste di una velatura più chiara prima di ritornare ad un languido colore. Usò, Brian, quel frammento di sorpresa per far scivolare le mani sotto la stoffa del maglione che Nick indossava, assaporando con trionfo il brivido che risalì lungo la spina dorsale e che le sue stesse dita cercarono di inseguire e catturare.

“Devo tornare a casa, lo sai.”

“Qualcuno potrebbe vederti sgattaiolare via di qua.” Fu la risposta di Nick, mormorata a fior di orecchio prima di lasciare un tocco di piacere misto a dolore su quel punto.

“E chi? I tuoi vicini sono già andati a dormire.”

“Kevin.”

“Kevin? – Domandò Brian, cercando invano di soffocare la risata che stava solleticando la gola per poter esse lasciata libera. – Ma se abita in un’altra città!”

“Ah, non puoi mai sapere. Magari le sue sopracciglia funzionano come antenne satellitari in grado di captare segnali nel raggio dei trecentomila chilometri.”

A quell’affermazione Brian non riuscì a non trattenere le risate, ritrovandosi quasi a soffocare sotto il peso di quell’attacco e del corpo di Nick sopra di lui. Fra gli attacchi di riso, il mal di pancia che quasi lo costringeva a piegarsi in due e le lacrime che, spontanee, cercavano anche loro di mostrarsi e unirsi a quell’ilarità, Brian riuscì a trovare un soffio di ossigeno per ribattere a Nick.

“Sei l’idiota più idiota che abbia mai conosciuto, Nickolas Gene Carter. Ti amo.”

Furono quelle ultime due parole, cinque semplici lettere, a porre fine all’assedio delle labbra di Nick. Questi rimase sempre a stretto contatto con il corpo di Brian ma il viso si era allontanato quel tanto sufficiente per poter osservare Brian con l’espressione più seria che avesse mai potuto tirare fuori in un baglio di secondi.

“Lo... sei serio? Non mi stai prendendo in giro, vero?”

Brian riuscì ad alzarsi, non molto ma almeno ad appoggiare il peso sui gomiti.

“Sul fatto che sei un idiota?”

Nick scosse la testa, quasi intimidito. Titubante. Impaurito.

“L’altra cosa che hai detto.”

Brian ci rifletté sopra nemmeno un secondo e, sul suo volto e nei suoi occhi, la confusione scomparve e si dissolse per lasciare spazio alla più genuina e amorevole naturalezza_ gli occhi risplendevano, il sorriso sapeva e trasmetteva una sensazione che Nick aveva sempre guardato e osservato con gelosia esser sempre rivolto ad altri. Mai, prima di quel momento, si era lasciato davvero convincere dall’onestà dei sentimenti che Brian aveva professato con i suoi baci e le sue carezze, con gli abbracci e i tocchi che avevano fatto breccia nelle sue difese ancor prima di quelle cinque lettere.

“Ti amo.” Mormorò con tono soffice ma determinato, un sussurro che non ammetteva repliche o obiezioni tanto quanto poteva pretendere un urlo. Appoggiò la mano sulla guancia di Nick, una carezza che Nick seguì e si protese affinché non finisse in un soffio; per esserne ancor più sicuro, trattenne quella mano all’interno della sua e, in quel contatto, trovò la conferma che sottolineava quelle cinque parole.

Amore.

Nick lo sentiva pulsare sotto le sue dita come mai prima d’allora, percepiva il suo potere risvegliarsi dentro e lungo vene e arterie fino a raggiungere il cuore e farlo battere più velocemente: non per paura, non per eccitazione ma per una ragione di pura e mera gioia. Essere amato, senza condizioni e senza recriminazioni; essere amato e amare al contempo stesso, ma senza che questi due fossero una condizione necessaria alla sopravvivenza dell’altro. Essere amato semplicemente per essere se stesso, per essere Nick con tutti i suoi pregi e i tanti, forse infiniti, difetti.

Ed era finalmente una sorta di liberazione poter dar sfogo a quelle sirene che avevano iniziato a cantare da parecchio tempo ma che la paura, il timore di essere solamente un giocattolo pronto per essere gettato, aveva tenuto imbavagliate e silenziose fino a quel preciso momento.

“Ti amo anch’io. – Mormorò Nick, abbassandosi quel tanto che serviva per dare anche lui conferma di quelle parole, seppur convinto che Brian già sapesse e avesse semplicemente aspettato che lui se ne rendesse conto. – E ora non puoi proprio andartene.”

“Beh, fa davvero freddo fuori.” Ribatté Brian, indicando con lo sguardo i vetri appannati della finestra.

Nick seguì il suo sguardo e un sorriso si dipinse sul suo volto quando prese nota di ciò che Brian stava indicando: oltre i vetri, in un cielo nero che veniva rischiarato e colorato dalle luci scintillanti delle decorazioni natalizie esterne, punti bianchi apparivano qua e là, scendendo lentamente e silenziosamente fino a posarsi sul manto erboso. Ormai quasi già spruzzato di una prima passata di bianco soffice.

“Già. Troppo freddo. – Confermò Nick, ritornando a osservare Brian con sguardo malizioso. -  E non posso di certo permettere alla persona che amo di ammalarsi.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Oh sì.
Un'altra one - shot, scritta a tempo di record. E altro fluff. *__*
Ben venga il Natale se mi porta quest'ispirazione.
Ne approfitto per ringraziare non solo chi mi sopporta e ascolta i miei rimbrotti da scrittrice sempre in cerca di conferme, ma anche tutte le persone che, silenziosamente, dedicano anche solo un minuto per leggere le mie parole. <3

   
 
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