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Autore: kikka_67    15/12/2014    1 recensioni
Una strana tristezza le invade il cuore mentre osserva le ombre presenti in quegli occhi che la fissano disorientati e il viso di un bambino sorridente le balena in mente, il suo cuore è puro ma “lacerato” da profondi tagli causati dal dolore patito. Un lento sorriso le fiorisce sul viso e scorgendolo il ragazzo si rianima.
- Il mio nome è Narfi…mia signora.....
In questo racconto ritroverete i personaggi di “Non pensarmi .. ti sento!”, premetto che non è necessario leggere la storia precedente per poter comprendere questa. Spero vi piaccia, buona lettura.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Ho passato le   prime settimane dopo il mio rientro dalle “vacanze” all’insegna dell’eccesso,  il mio umore passava repentinamente da uno stato   di euforica spensieratezza ad uno di pessimistica tetraggine.  Uscivo tutte le sere con gli amici e raramente rientravo prima  dell’alba. Ballavo,  bevevo, cantavo e urlavo con tutta la forza che avevo. Volevo stordirmi abbastanza da evitare di riflettere su chi o cosa ero diventata.  In una di quelle notti folli avevo rivisto Robert, l’uomo da cui mi ero separata  qualche mese  prima,  per prendermi una “pausa di riflessione”,  diceva di amarmi e di voler costruire qualcosa di più impegnativo con me, ma io non ero pronta per un rapporto  duraturo o forse non lo amavo abbastanza.  Mi aveva stretta a sé con forza e i suoi baci a cui avevo sempre risposto con trasporto, mi avevano lasciata assurdamente indifferente.   Mi parlava dei suoi progetti con entusiasmo, progetti che avrebbe realizzato in un futuro prossimo  che chiaramente avrebbero incluso anche me, se solo   avessi voluto  rimanere al suo fianco.  Ho cercato  di  fargli capire che ancora non ero sicura di quello che volevo e mentre parlavo,  mi fissava immobile, silenzioso,  il suo sguardo ferito era stato più eloquente delle parole che non aveva pronunciato.    Non era lui l’uomo che stavo aspettando,  l’uomo per cui perdere la testa.  
 
 La mia incoerente e inarrestabile irrequietezza ha  suscitato le ire dei miei genitori,  abbiamo dovuto affrontare una  discussione  difficile di quelle che fanno male,   non volevo accettare le loro imposizioni, mi stupiva  la loro incapacità di comprendere che  la mia  ribellione era  rivolta solo ed esclusivamente  contro me stessa, avevo bisogno di ritrovare la persona che credevo di essere, inconsciamente respingevo furiosamente questa nuova “percezione”  della mia vita . Ero rimasta chiusa nella mia stanza per giorni al buio a rimuginare, nessuno era entrato nella mia stanza, neanche Thomas che sicuramente aveva patito più degli altri a starmi lontano   visto la profonda ed esclusiva sintonia che  ci legava. Il trillo discreto di un messaggio in arrivo sul mio cellulare,  mi distoglie dai miei pensieri.

Kate: AIUTOOOOOOO!! Corri al St Patrick, Barby sta maleeee!!
Balzo sotto il letto dove ho buttato le mie scarpe e dopo aver infilato  una giacca mi catapulto in cucina dove sono sicura di trovare mia madre. – Barby è al St. Patrick, sta male! Devo andare! – dico velocemente  correndo  fuori dalla porta.
Barbara è una delle mie migliori amiche, ci siamo conosciute all’asilo e frequentiamo lo stesso corso all’università e se Kate, sua sorella,  nonché fidanzata di Tom mi manda a chiamare dev’essere successo qualcosa di grave. Non ho tempo di aspettare la metro quindi corro verso il primo taxi parcheggiato e mi butto dentro l’abitacolo.
- Al Saint. Patrick per favore e molto velocemente. E’ un’urgenza! –  sbraito agitata. –
- Stai male?  - mi chiede una voce melliflua che conosco bene.
- Narfi?!! Ma che diavolo ci fai qui? E…… perché guidi un taxi? – chiedo sbalordita.
- Salve cugina! Anche per me è un piacere rivederti e…… -
- La sai guidare la macchina? – chiedo perentoria.
- Si certo, non ti pare….che..-
- Allora sbrigati… portami all’ospedale! Una mia amica è stata ricoverata!!  -  lo interrompo di nuovo con la disperazione nella voce.
- Metti la cintura… cugina. – mi consiglia accendendo la macchina.
Narfi sa davvero guidare molto bene e si destreggia nel traffico londinese lasciandomi  basita, arriviamo davanti all’ospedale in tempo record e dopo avermi lasciata all’ingresso si allontana a tutta velocità. Trovo Kate in lacrime, seduta nella sala d’attesa  che  tormenta il fazzoletto  che ha tra le mani  mentre aspetta fuori dall’ambulatorio.
- Kate! Cosa è successo? – le chiedo abbracciandola.
- Oh…Jane! E’ svenuta e ha battuto la testa….. era così pallida! Il medico non è ancora uscito, la sta visitando! Ho paura! – mormora disperata.
- Stai tranquilla … i medici di questo ospedale  sono molto competenti!  Dai, siediti.. vuoi che prenda dell’acqua? –
- Jane! Tutto bene? – chiede Narfi arrivando di corsa.
Io e Kate alziamo in sincronia perfetta gli occhi su di lui, sono abituata a vederlo in un altro contesto e trovarmelo davanti  all’improvviso in un ambiente più vicino alla mia quotidianità mi destabilizza, non avevo mai notato così prepotentemente quanto fosse …..figo… ehm…..bellissimo…. Riesco a sentire il  silente gemito  di estatico apprezzamento che esala  la mente  della mia amica quando  Narfi si inginocchia davanti a lei  sorridendo sereno. Lo guardo lievemente sorpresa mentre la  rassicura  con dolcezza tenendole la mano, sembra così tranquillo e fiducioso nel lavoro dei medici  che una sensazione di  serenità invade anche me.  Kate è talmente persa nei suoi occhi chiari che ritengo opportuno riportarla sul pianeta Terra con una gomitata.
- AHIAAA!! -
- Oh scusami….Kate questo è mio cugino Narfi… ehm…. si è trasferito da poco qui a.. Londra e mi ha accompagnata in macchina. Narfi,  questa statua… è la mia amica Kate nonché fidanzata di mio fratello Thomas e sorella dell’ammalata. –
- Ciao..Kate, lieto di conoscerti. –
- C-ciao…… Narfi… Hai un nome ….insolito … oh…ma simpatico! – si affretta ad aggiungere  ancora persa in un limbo di venerazione.
- E’ di origine….ehm…. Greca. – borbotto in modo convinto.
- Wow… greco… -
- Kate!! Allora mi dicevi? Dove è caduta? – la sprono irritata.
- Ah..si… eravamo in giro per negozi, quando si è lamentata che le girava la testa e poi è caduta senza esalare un solo lamento.  Ho provato a chiamare Richard ma non mi risponde! –
L’arrivo del medico  mette fine ai suoi borbottii. Il giovane dottore ci spiega con voce monotona  che le condizioni di Barby non destano nessuna preoccupazione , ma  che sarebbe stata tenuta sotto osservazione tutta la notte per precauzione.
- Lei è il padre del bambino?  - chiede girandosi verso mio cugino.
- Ah…è questa la causa del malore? No, non sono il padre del bambino. Ma ci prodigheremo affinché venga avvisato.  Possiamo vederla? – chiede fissando il medico tranquillamente.
- B-bambino? – mormora con voce strozzata Kate sedendosi di schianto sulla sedia.
- Kate.. ma tu lo sapevi? Dov’è Rick? – chiedo preoccupata e un atroce dubbio mi stringe il cuore.
Scambio una breve occhiata con Narfi che sembra  comprendere i miei timori,   forse  l’ assenza del ragazzo della mia amica non è  casuale. Rick è un compagno di corso di Thomas, un attore molto apprezzato, pieno di talento e….. purtroppo.. anche di sé. Forse Barby gli ha detto del bimbo e lui si è dileguato. Una rabbia violenta mi scuote, se quel brutto vigliacco non si presenta entro questa sera al capezzale della sua ragazza, se la  vedrà con me!

- Stai tranquilla cugina, a lui penseremo dopo. Andate a vedere Barby. – mormora pacato.
- E tu dove vai? – chiedo sospettosa.
- Vi raggiungo tra poco. Devo….. ehm… spostare la macchina, l’ho lasciata in divieto di sosta! – lo seguo con lo sguardo mentre si allontana con il cellulare in mano.
Non capisco come riesca a trovarsi a suo agio sulla Terra, sembra che sappia come muoversi,  riconosco con una punta di invidia,  quando ero a palazzo non ho mai smesso di sentirmi un’estranea fuori posto.  Barby è sdraiata su di un lettino,  sembra così giovane e indifesa tristemente abbandonata sui cuscini.  Dovrà affrontare  molte difficoltà per crescere suo figlio e   se in un momento delicato come questo non avesse anche il sostegno del padre del bambino tutta la maternità  potrebbe diventare  anche una fonte inesauribile di  dolore. Appena ci sente entrare nella  stanza socchiude gli occhi e il suo sguardo è pieno di paura,  ma luminoso come non lo è mai stato.
- Barby…. –
-  Ciao.. – mormora stancamente.
- Come stai? – lo so è una domanda inutile! Ma al momento sono a corto di idee, non so che dire.
- Avete parlato con il medico? –
- Si… - risponde esitante sua sorella.
- Aspetto un bimbo….. -. Sussurra sottovoce quasi a sé stessa.
- Barby non preoccuparti, ti aiuteremo noi. Non sarai mai da sola. – le dico abbracciandola.
- Grazie…. Ho una paura tremenda….ma… Jane, sento una  forza enorme dentro di  me. Non so cosa mi si presenterà davanti, ma non  mi arrenderò tanto facilmente, sono una mamma adesso…. – mormora dolcemente accarezzandosi il ventre con una mano.
OH NO…. Non devo piangere!...Non devo piangere! Ma non riesco a trattenermi e due lacrimucce fanno capolino tra le ciglia e mi rigano  le guance. Kate invece piange senza ritegno e ride istericamente a fasi alternate, abbraccia sua sorella e poi si lancia a parlare con la “pancina” …. Insomma è uscita fuori  di senno! All’improvviso con un gran trambusto Rick oltrepassa la porta  “accompagnato premurosamente”  da Thomas e Narfi, che  sorridono e fanno tanti complimenti alla futura mamma.  Un silenzio imbarazzato scende tra noi mentre Barby  e Rick si fissano  incerti.
- Vi lasciamo soli per un po’, va bene Barby? Se hai bisogno siamo qui fuori. – la rassicura sua sorella  dolcemente.
Dopo aver chiuso la porta Kate vola tra le braccia di Tom che la stringe forte sussurrandole parole dolci che non riesco a cogliere.  Esausta mi lascio cadere su una poltrona fissando attentamente mio cugino.
- E così dovevi spostare la macchina vero? – chiedo ironicamente.
- Beh…. È quello che ho fatto per andare a prendere Tom e … quel…. Rick.- risponde tranquillamente sedendosi lontano da me.
- Come lo avete convinto a venire qui? Non ne vuole sapere del bambino? –
- E’ solo in preda di un attacco di panico, come la tua amica non si aspettava di certo di procreare così presto, ma lo abbiamo “convinto” che diventare padre è l’ultimo dei suoi problemi. – ribatte sorridendo perfidamente soddisfatto.
- Già…. Narfi gli ha  mostrato… la questione…. sotto un’altra prospettiva e Rick … si è mostrato …ehm….. più disponibile a cambiare atteggiamento….verso  Barby e il bambino!  – racconta ridacchiando Tom.
- E posso sapere cosa gli hai detto?  - chiedo irritata guardando mio cugino  che sembra  distratto da qualcosa  che lo costringe ad alzarsi di scatto per raggiungere Barby che troviamo piegata in due dal dolore.
- Chiama il medico …….subito! – urla con forza strattonando Rick che è paralizzato dal terrore. 
Sembra un film dell’orrore! Barby urla disperata tenendosi il ventre e Rick mortalmente pallido si gira di scatto e da di stomaco,  mentre il medico  arriva di corsa e ordina alle  infermiere di buttarci  fuori dalla stanza.  Non so quanto tempo è  passato da quando l’hanno trasportata d’urgenza in sala operatoria,  non ce la faccio più ad aspettare, ormai è notte fonda e il silenzio che regna sull’ospedale produce un “frastuono” assordante dentro il mio cuore.  Passeggio senza meta nei corridoi bui aspettando e sperando in una buona notizia,  mentre ripenso a tutti gli anni passati accanto alla mia amica, alle risate, ai pianti davanti ai film, sento   un lieve eco  di passi e una figura solitaria  attira  tutta la mia attenzione, ansiosamente  fisso gli occhi chiari di mio cugino aspettando che parli.  Di nuovo il suo sguardo sereno placa la mia paura,  muovo alcuni passi verso di lui ma all’improvviso  ricordo che non mi vuole vicina.
- Il bambino è salvo e la tua amica sta bene, adesso dorme. – mormora dolcemente sorridendo appena.
-  Grazie al Cielo! – non sono mai stata così consapevole della fiducia che ripongo  sull’esistenza di un’entità caritatevole che alcune volte premia le persone buone come Barby.

Il sollievo è così forte che mi toglie le ultime forze che mi hanno sostenuta finora, un pianto liberatorio mi scuote  mentre mi abbandono contro il muro. Stranamente piangere mi libera l’anima dall’angoscia di cui ero prigioniera  in  queste  ultime settimane. Mi rendo conto  che non sono cambiata,  sono sempre la stessa, nonostante abbia sviluppato  una capacità sconosciuta, che   adesso sono sicura di riuscire a  governare,  perché  ho, finalmente,  capito  che è una  qualità celata  in me dalla nascita  e che  si è mostrata solo al momento  opportuno, potevo e dovevo  considerarlo  come un nuovo ciclo della mia vita.  Narfi mi guarda tranquillo addossato alla parete di fronte a me, avrei bisogno di un abbraccio in questo momento, ma intuisco la sua ritrosia ad avvicinarsi.   
- Posso chiederti una cosa irrazionalmente stupida che non riguarda tutto ciò che abbiamo passato questa sera? – chiedo asciugando  le lacrime intorno  agli occhi con le dita.
- Certo cugina….. puoi chiedermi …tutto quello che vuoi…. – il suo tono casualmente suadente  mi mette a disagio e non so spiegarmi il motivo.
- Perché hai paura  di essere toccato da me? – chiedo stancamente.
- Non ho paura …… non posso toccarti.  – ammette tranquillamente.
- Ehm…. c’è una ragione particolare per cui non puoi? Questo divieto vale  solo per me? Ho  visto che hai toccato tranquillamente la mano di Kate senza remore.  –
- Sono tre domande non una!  Non essere avida, preferisco che tu capisca le cose un po’ per volta. Per il momento posso solo dirti che sono soggetto ad un vincolo che mi vieta di toccarti anche per sbaglio…. anche per poco….e si, questo limite riguarda solo te, l’unica, tra i figli della Dea Kali’,  che abbia raggiunto un’essenza divina. Ti ho costretto a leggere dei libri che non apprezzavi per portarti a conoscere e comprendere i tanti misteri che governano l’universo e  se avessi fatto più attenzione….. –
- Avrei scoperto prima chi sei?  Ho letto tutto sulla famiglia di Odino, su Thor e anche sulla tua famiglia.  Dopo che sei andato via, li ho letti tutti, con molta attenzione e anche se devo riconoscere che più  della metà erano letture inutili e tediose. In altri ho trovato  delle leggende molto … ehm…. folcloristiche,  se mi passi il termine. Ho letto di storie di Dei potenti dominati da grandi passioni e sentimenti inaspriti dai tradimenti subiti.  Nulla  di più di quello che  non abbia trovato nei nostri  libri di storia. –
- Non è così semplice…. cugina. I miei ascendenti avevano delle … ehm…. particolari peculiarità che non sempre erano   in “sintonia”  con quelle dei tuoi.  Non vorrei  mai  far subire a te l’inestricabile  divario esistente tra le nostre razze.    – mormora esitante.
- Ehm….. in particolare cosa potrebbe succedere, se mi tocchi?  Ti trasformi in una specie Yeti tutto blu? Potresti aggredirmi tirando fuori i tuoi denti a sciabola?  Scusami. Non te la prendere,  non ti sto prendendo in giro. Sono scettica di natura e per me è difficile credere alla  mitologia.   Aspetterò fino a quando non ti sentirai pronto a raccontarmi la tua versione. Per il momento ti chiedo una tregua, cerchiamo di andare d’accordo, ti va?   E  io  ti prometto che ti starò molto “lontano”. Siamo parenti tutto sommato….. no?   -
- Già….. –


Jane  è appoggiata al muro del corridoio semi buio, stremata dalle emozioni di questa giornata movimentata, i suoi capelli setosi le scendono come una cascata d’ebano sulle spalle e sul seno, mosso ritmicamente dai  suoi respiri affrettati. I suoi occhi arrossati splendono come smeraldi e la loro calda luce dilania la mia resistenza. Devo allontanarmi subito da lei, dal suo profumo che mi stordisce, prima di venire meno alla parola data a  sua madre.  Le  sue parole  non riescono a superare la mia soglia di percezione uditiva, perché  tutto il mio  essere è concentrato  sulla contrazione  a cui sono costrette le sue labbra  mentre le  pronuncia. La dolorosa prigione che mi sono costruito attorno con le mie mani inizia a lacerarmi l’anima. Mi basterebbe allungare le mani per toccarla e strapparle di dosso quella collana con la pietra …per averla….. subito.  Un doloroso spasmo piega  il mio corpo che reagisce furiosamente alla sua vicinanza…..per mia “fortuna” sono celato quasi totalmente dall’oscurità e Jane non se ne accorge.

 

 
  
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