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Autore: Xandalphon    15/12/2014    8 recensioni
L'inizio di tutto.
Quando Kaguya era ancora una normale ragazza, in un mondo molto lontano e diverso da Konoha; quando ancora non aveva compiuto il viaggio che l'avrebbe portata al potere e, con esso, alla pazzia; quando prese la decisione di intraprendere questo viaggio, per salvare l'umanità. E perdere sé stessa.
Genere: Azione, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaguya Otsutsuki, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Prima dell'inizio
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3)Gauntlet

 

“Enjoy, era ora.”

 

La minuta ragazza dai capelli color rame aveva un'espressione indispettita. Vederla così, con le braccia incrociate, mentre batteva ritmicamente (e nervosamente) il piede era una scena impagabile per Hendrick Joyce.

 

Infastidire Alice Carroll, incrinare quella sua maschera da reginetta viziata... Ah, era una delle piccole gioie della vita.

 

“Mai sentito il proverbio 'meglio tardi che mai'?”

 

“Nessuno mai che si ricordi il primo pezzo, di quel detto: 'la necessità non tollera attesa'.”

 

Joyce sorrise appena. Necessità? Se avesse dovuto dare ascolto al suo capitano alto un metro ed un barattolo, qualsiasi cosa si sarebbe trasformata in una missione di primaria importanza. Avrebbe fatto sembrare il portarle il caffè mattutino un questione di vita o di morte... Peccato che non avrebbe mai potuto dargli una ridimensionata come si conveniva.

 

Teoricamente era pur sempre il suo capitano. Per non parlare del fatto che i Carroll di Crystal Lake erano una famiglia influente. Troppo influente. Una di quelle che non conveniva molto far incazzare. Ultima ragione, non meno importante, era la sua abilità nelle arti marziali. Quel nanetto perennemente mestruato, cui a prima vista nessuno avrebbe dato un soldo, se si fosse impegnato a dovere, avrebbe potuto ridurlo a poltiglia informe nel giro di un paio di minuti.

 

Per quanto Joyce odiasse ammetterlo, Alice era un vero talento nell'utilizzo del gauntlet, il braccio metallico da combattimento.

 

“Allora, ti vuoi muovere a tirare fuori quel che ti ho chiesto?” La vocetta petulante di lei lo riscosse dai suoi pensieri.

 

Con studiata lentezza, Hendrick estrasse dalla sua borsa a tracolla un gauntlet. Il metallo era lucido, come se fosse stato nuovo. Le linee degli intarsi, fittissime e minute, creavano un caleidoscopio di forme e disegni.

 

Per un lungo momento, l'uomo lo tenne davanti a sé, fissandolo con un misto di timore e ammirazione, poi, dopo un sospiro disse: “E' pur vero che inizialmente l'idea è stata mia, ma... Non lo so, Alice. Credo che il vecchio Alex non ne sarebbe molto contento...”

 

“Mi hai detto tu che ha steso Bill the Bear senza nemmeno un'arma che fosse una. Quello si chiama talento, o io sono la donna più alta del mondo. Posso capire che Yates volesse dare una vita il più possibile normale alla sua allegra nipotina di cui ci parlava sempre. Ma allora non avrebbe nemmeno dovuto insegnarle a fare a botte. E poi, per inciso: fare il minatore non è fare una vita normale, è fare una vita di merda.”

 

“Non che tu abbia tutti i torti. D'altro canto cosa pretendi che le dica: ciao Kassandra Yates, lo sapevi che tuo nonno da giovanissimo ha inventato un aggeggio, che si chiama gauntlet, che aumenta a dismisura la potenza fisica, ma che è difficilissimo da padroneggiare? Lo sapevi che ha addestrato me ed un bel po' di altra gente nel suo utilizzo e che ora vorremmo fare la stessa cosa con te?”

 

“Beh, il succo del discorso è quello, no?”

 

“Ok, ma... Ci sarebbe un minuscolo particolare da tenere in considerazione, non credi?”

 

“Cioè? Se stai parlando del fatto che la piccola potrebbe incazzarsi come una bestia perché suo nonno gli nascosto questo trascurabile dettaglio della sua vita, sappi che non sono problemi né miei, né tuoi. A me interessa che la convinci ad entrare nella nostra squadra per sfruttarne le abilità. Sul perché e sul come, sbrigatela da solo.”

 

“Tsk... Sei sempre la solita ragazzina viziata...” Fece lui, sbuffando.

 

“E tu sei sempre il solito senza palle, enjoy. Dai, andrà bene... Hai sempre avuto fascino con il gentil sesso, no? Circuire una poco più che bambina non dovrebbe esserti troppo difficile.” Replicò sogghignando lei.

 

“Ti faccio notare che la 'poco più che bambina', lì davanti non ha una pianura sterile come qualcuno di mia conoscenza...”

 

“Il solito stronzo...”

 

***

 

“Kassie Gee, puoi andarmi a prendere l'acqua?”

 

Un lampo feroce con lo sguardo investì per un istante il ragazzo che aveva appena emesso fiato.

 

“Ehi bionda, rilassati. Ti ho chiesto solo un po' d'acqua. Niente scherzi, giuro.” Insisté ridacchiando ed alzando le mani in segno di resa quello.

 

“Uff... 'Kay...” Kassandra strappò quasi di mano la borraccia al giovane e si incamminò verso il pozzo trascinando i piedi. Tornò dopo una decina di minuti con aria scocciata, porgendo con aria di sfida il contenitore al giovane.

 

Senza darsene per inteso, quello prese e bevve tranquillamente, quindi, con un sorriso, disse: “Ahhh, grazie. Ci voleva proprio...”

 

la ragazza mugolò qualcosa di indefinibile, a metà tra un borbottio ed un'imprecazione, riprendendo il proprio piccone. Nonostante i guanti, le mani cominciavano a farle male.

 

“Ehi, Kassie Gee, vuoi un consiglio? - insistette nuovamente il ragazzo – Esci dalla modalità 'orso risvegliato dal letargo' e calmati un attimino. Accumulare acidità di stomaco non fa bene, soprattutto con lo schifo che ci danno da mangiare.”

 

La ragazza si girò verso si lui con una faccia molto eloquente.

 

Con sua somma sorpresa, però l'altro scoppiò a ridere: “Sei mitica... Si poteva leggere distintamente il vaffanculo come se lo portassi scritto in fronte...”

 

A quel punto, l'espressione di Kassandra virò verso il rassegnato. Con uno sbuffo gli rispose: “Ehi, tizio, cerca un po' di metterti nei miei panni... E poi com'è che conosci il mio nome? Ah, già, che scema... Tutti qua dentro conoscono il mio nome, dato che sono la nuova attrazione del circo...”

 

“Ahahah! Beh, è vero, sei la nuova attrazione. In più di un senso, anche...”

 

“Chissà perché sento arrivare l'ennesima battuta idiota sulle mie tette o sul mio culo...” Replicò lei, sospirando.

 

“Che ci vuoi fare? Se butti un osso ad un cane affamato, quello ci si fionda! Comunque, dopo quel simpatico spettacolino del tuo primo giorno dovresti stare più che tranquilla. Sei già entrata nella lista guardare ma non toccare...”

 

“Quindi hai pensato bene di provare una nuova strategia? Facciamocela amica così almeno, se provo a metterle le mani addosso, non mi morde?”

 

“Beh, può darsi.” Fece lui con un ghigno, generando l'ennesimo sospiro di rassegnazione della giornata in Kassandra.

 

“Ehi, guarda che scherzavo... Primo perché la mia fidanzata, se solo sospettasse che ci provassi con qualcuna, mi taglierebbe le palle... Secondo, perché, al momento, sono abbastanza certo di poterti battere.”

 

“Le ultime parole famose dello spaccone?” ribatté lei con un ghigno divertito.

 

“Non nego che detta così possa essere sembrata una vanteria, lo ammetto... Però ti assicuro che stavo semplicemente constatando un fatto. Tu non conosci la IER e non la sai utilizzare... Io sì. Questo ti rende automaticamente inferiore.”

 

“IER? Che diavolo è?” chiese incuriosita Kassandra.

 

Inner energy reserve. Una strana energia che deriva dalla capacità di ignorare le limitazioni del corpo e acquisire, di conseguenza, capacità fisiche superiori. Sembra assurda come cosa, vero? Eppure ti assicuro che è reale. E' stato mio padre ad insegnarmi ad usarla, almeno un pochino.”

 

Kassandra notò che il viso del suo interlocutore si era oscurato per un istante. Riconosceva quell'espressione. Era la stessa che aveva lei quando pensava a quella mattina in cui nonno Alex era partito per non tornare mai più. Esitante azzardò a dire:

“E tuo padre è...”

 

“...Morto. L'avevi capito dal mio sguardo mentre lo nominavo, eh? Che ci vuoi fare, la vita va così. Al mondo esisterà sempre qualcuno più forte di te. Lui ha avuto la sfortuna di vedere la dimostrazione di questo detto, quando una banda di fuorilegge ha attaccato la nostra fattoria, a sud di Crystal Lake.”

 

“Mi dispiace, sono stata indelicata...”

 

“Ahahah! Nah, non preoccuparti. Come ho detto, la vita va così. Per quanto ti possa dispiacere, non è che ci puoi fare niente, per cambiarla, no? E comunque, un lato positivo c'è. Con questa storia strappalacrime ho ottenuto il ragguardevole risultato di far abbassare al guardia a miss 'non allungate la mano oltre le sbarre, che morde', no?”

 

A quell'ennesima frecciata, Kassandra fece una faccia infantilmente imbronciata, inducendo nell'altro una sincera risata. Per tutta risposta, la ragazza replicò:

“Veramente divertente, guarda sto proprio morendo dalle risate... Piuttosto, l'idiota che ho davanti ha un nome o devo rassegnarmi a chiamarlo 'ehi tu'?”

 

“Anche se 'ehi tu' da' quel tocco di mistero, direi che sì, ho un nome, Nathanael Wilde. Ma se vuoi puoi chiamarmi 'Wild Nat', come fanno tutti. Devo dire che come soprannome suona bene, tu che dici?”

 

“Dico che secondo me te la tiri troppo...” Rispose, ironica, Kassie Gee.

 

***

 

Usagin uscito dal suo nascondiglio, osservò a lungo Kassandra, a distanza di sicurezza. Sì, quella ragazza era davvero speciale. Si trovava a più di venti metri da lei e la pietra che teneva tra le zampe già brillava di un azzurro intenso.

 

Già, davvero speciale, se anche l'ambra dell'albero aveva quella reazione.

 

Angolino dell'autore

Visto? Il nonno di Kaguya/Kassandra era un inventore. Solamente? O c'è dell'altro? Ma cos'è poi di preciso il gauntlet, oltre ad una specie di guanto di ferro? Siamo sicuri che sia semplicemente un'arma?

E lo IER di cui ha parlato Wild Nat? E la misteriosa ambra che tiene tra le zampe il bianconiglio?

 

Ah, misteri, misteri...

  
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