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Autore: Chambertin    15/12/2014    14 recensioni
● || Mini-long | Arno Dorian X Elise de la Serre | SPOILER!ACUnity | Missing Moments || ●
Quando Arno Victor Dorian riapre gli occhi è in una stanza senza pareti, avvolta da una foschia insolita, violacea. E' in una folla di gente, e nota che tutti guardano dei quadri appesi nel vuoto, a delle pareti invisibili. Quei quadri rappresentano sè stesso, con delle diciture: Natus, Puerilis, Juventus e Mortis.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arno Dorian, Elise de la Serre
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Puerilis
 
agg
infantile, da ragazzo.
(da puerilis, -e)
 
Si guardava intorno alla ricerca di qualche indizio. Era mai possibile che con tutte le esplorazioni che aveva fatto nella sua vita, non riusciva a trovare un misero indizio?
Sbuffò, svoltando a destra verso il giardino sul retro. Cercò di concentrarsi, e per un attimo gli parve di sentire una leggera risata sommessa provenire da dietro un vaso di fiori.
Lentamente, quatto, quatto, il bambino si avvicinò all’angolo in questione; aveva anche notato uno sprazzo di colore azzurro, che di certo stonava col resto delle rose rosse, e all’improvviso, facendo leva sulle braccia, alzò i piedi da terra e si sporse dall’altra parte del vaso.
Arno rimase decisamente deluso: purtroppo la sua preda, però, non era lì ad aspettarlo. O almeno non tutta: quel colore azzurro che aveva intravisto attraverso i fiori era il cappello di Élise, che aveva accuratamente legato al gambo più robusto della pianta per distrarlo.
Un altro bambino si sarebbe stufato subito di giocare con lei, perché era più il tempo che stava lui sotto a fare le chat1 che lei; ma Arno invece amava giocare con Élise, perché lo spingeva sempre più in là, a concentrarsi sempre di più, a trovare indizi sempre più nascosti, e alla fine – anche se a fatica – riusciva a trovarla e a vincere.
In tre anni che ormai viveva a casa di François de la Serre, aveva avuto modo di conoscere tutti i nascondigli preferiti di Élise, dal giardino alla soffitta. Ma quel giorno, la caccia era più complicata che mai. Dove poteva essersi nascosta quella bambina?
«Arno!» si sentì chiamare da dentro l’edificio. Il bambino si voltò di scatto, spaventato dal tono con cui era stato pronunciato il suo nome. Che avesse… oh no, che avesse scoperto che era lui il ladro di biscotti?
Quando si mise di fronte a François de la Serre si sentì sopraffatto dalla sua altezza.
«Buongiorno, Signor de la Serre» salutò Arno, cercando di non far emergere il terrore che lentamente cresceva dentro di lui. Se l’avesse scoperto, probabilmente l’avrebbe cacciato di casa, e chissà magari sarebbe finito in un orfanotrofio malconcio, o peggio ancora, avrebbe mendicato un tozzo di pane per strada! «com’è andato il viaggio?»
«Oh, Arno, bene, grazie dell’interessamento.» rispose pacatamente l’uomo. Per un momento le sue paure vennero cancellate per quel cambio di tono. Forse, forse prima voleva solo fargli uno scherzo e indurlo all’attenzione.
Anche suo padre, spesso, usava quella tattica. Lo richiamava freddamente per farlo stare concentrato su quello che gli stava dicendo e poi alla fine della lezione, gli regalava una caramella. Ridendo.
Mentre i due parlavano, Elise si era nascosta dietro un divanetto alle spalle del padre, il quale con la sua mole, impediva ad Arno di vederla. Così, di soppiatto, senza far rumore si tolse la sottogonna azzurra2, ingombrante che le avrebbe impedito di passare fra il divanetto e una mezza colonna posta alla base della scalinata, per uscire fuori senza farsi individuare e così perdere il gioco.
Lei sapeva che suo padre sarebbe tornato esattamente a quell’ora, lasciando nei suoi nascondigli, indizi e trabocchetti, aveva solo preso tempo per arrivare a quel momento.
Il cocchiere stava già per spronare i cavalli al passo, quando la bambina ci corse davanti, spaventandoli. Nitrirono e si agitarono, lei sorrise e passò dalla parte opposta della carrozza, quella nascosta dalla porta di casa.
«Mi scusi, non volevo spaventarvi i cavalli! Però dovrei salire, io!» disse ridendo all’uomo mingherlino che la stava già per offendere a male parole. Ma comunque, alla fine, riuscì ad entrare nella carrozza di suo padre.
«Arno, ti sei distratto» lo rimbeccò il Signor de la Serre, portando le mani dietro la schiena.
«Scusate, pensavo a mio padre» Arno abbassò lo sguardo e cominciò a spostare un sassolino sul tappeto da un piede all’altro.
«Io non ci perdo niente se ti distrai, ma tu… rischi di perdere
Quando il François de la Serre sparì dietro la porta del suo studio al piano superiore, Arno prese a correre verso l’esterno dell’abitazione.
Si era distratto? Ma… aveva già controllato quella zona, e non aveva trovato altro se non le sue scarpette!
Si strofinò le mani sul viso, perché stava perdendo la pazienza, ed era sempre più amareggiato, però, però doveva continuare, perché non era possibile che Elise fosse sparita nel nulla, doveva essere lì. Era lì.
A quel punto, Arno, decise che era il caso di fermare il cervello e concentrarsi solo su quello che lo circondava: attorno alla casa c’erano solo vasi di fiori, qualche finestra aperta e il cancello aperto. Ma ai bambini era vietato uscire fuori dal perimetro della casa, quindi le colonne del cancello erano da escludere; i vasi li aveva già controllati, ma vicino a uno di questi notò qualcosa di strano: impronte di cavalli e segni di ruote.
«Ma certo!» Arno cominciò a correre a perdifiato verso le scuderie dietro casa. «Il Signor de la Serre è arrivato in carrozza poco fa, e ha coperto Elise facendomi perdere tempo! Perché non ci sono arrivato prima?» si disse il bambino nascondendosi dietro al muro per avere la visuale libera e non farsi scoprire da altri adulti nelle vicinanze.
La carrozza rossa era lì, ferma, e gli scudieri strigliavano i due cavalli dopo averli staccati dal mezzo; il cocchiere invece parlava concitato con Olivier, il maggiordomo di casa de la Serre.
Olivier odiava Arno, e Arno odiava Olivier, quindi doveva trovare un modo per entrare nella carrozza e non farsi vedere.
C’erano molti alberi, e più in là un altro edificio. Dal suo nascondiglio dietro al muro, prese la rincorsa e in scivolata si nascose dietro il cancello dell’abitazione affianco, avanzando lentamente, come un chat.
«No! Lasciami, Olivier, sto giocando!» urlò Elise, dimenandosi dalla stretta del maggiordomo, visibilmente su tutte le furie «Sapete, Signorina de la Serre, che vi abbiamo cercata per ore? Non siete neanche andata a dare il bentornato a Vostro padre!»
Arno si avvicinò, amareggiato, per l’intrusione e la sospensione del gioco, proprio ora che stava per vincere, ma adesso c’era un’altra emergenza: salvare Elise.
«Sì che sono andata a salutarlo! È stato lui che mi ha detto che potevo salire sulla carrozza per nascondermi!»
«Baggianate! Nessuno vi ha vista, quindi non ci siete andata!» Olivier continuava a tirarla contro la sua volontà «E poi guardatevi! Scalza e malconcia, buon Dio, siete la vergona della famiglia!»
«Solo perché voi, signore, siete più cieco di una talpa e non mi avete vista non vuol dire che non c’ero!» finalmente Elise si divincolò dalla presa e fece la linguaccia e prese a correre per non cadere nuovamente nelle sue grinfie.
Arno gli stava dietro, aveva preso qualche sasso rotondo dalla ghiaia e cominciò a tirarli addosso ad Olivier. «Ehi, ordure3! Guarda qua, prendimi!» lo canzonò per poi scappare dalla parte opposta.
Correva e rideva, e sapeva già che Elise aveva capito il suo piano: quando si sarebbero trovati dall’altra parte della casa sarebbero entrati dalla finestra senza farsi vedere, perché Olivier era più lento di loro. Infatti così accadde: si nascosero all’ombra, sotto il davanzale, da dove potevano sentire Olivier imprecare le peggio parole contro di loro.
Arno ed Elise, finalmente riuniti, se la sghignazzavano felici e soddisfatti della vittoria.
«Si stancherà presto vedrai, e tornerà a fare le sue corvées4 per non essere licenziato da papà!» bisbigliò divertita Elise, all’orecchio di Arno, il quale solo allora si rese conto che si stringevano le mani.
Per la prima volta sentì dentro il suo stomaco uno strano bollore, e un calore insolito sulle guance. Ma non lo preoccupò, anzi, ne fu felice e sorrise contento.

  ~~
trad: "il gatto". In Francia il classico gioco dell' "acchiappino" viene chiamato "il gatto". Chi sta sotto è il gatto.
   2 il vestito di Elise è ispirato all'opera di Francis Cotes "Anna Maria Astley, Aged Seven, and her Brother Edward, Aged Five and a Half"
   3 trad: "sacco di merda" volg.
   4 trad: faccende, mansioni domestiche
  
Ciao a tutti! <3
Come vedete non sono sparita, ma purtroppo l'università mi toglie gran parte del mio tempo libero fra studio e trasporto, e quel che ho lo passo col mio ragazzo o agli allenamenti della contrada
 ┐_┐

Questa fanfiction si articola in tre capitoli, raccontando dei momenti particolarmente importanti nella storia d'amore fra Elise e Arno.
Anche se nel gioco, i soldati e il resto degli adulti usano turpiloqui vari anche nei confronti dei bambini, io ho voluto restare sul classico: niente parolacce contro i bambini, se non per necessità!
Questo capitolo parla di quando Arno finalmente capisce di essere attratto da Elise: ha undici anni, e a quell'età si capisce già quando ti piace una persona! 
(´ ▽`)
Per il resto spero direi che non dovrete aspettare molto tempo! (◡‿◡✿)

Salute e pace, e che la Luce Divina ci guidi sempre! <)
   
 
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