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Autore: cup of tea    15/12/2014    0 recensioni
[Fic già pubblicata circa due anni fa, ma poi cancellata, riveduta e corretta e ora pubblicata nuovamente]
Kurt e Blaine non si parlano da quando (SPOILER! 4x04) si sono lasciati. Ora è passato qualche anno da quella sera e entrambi hanno le loro vite; Kurt lavora a Vogue.com e si sta preparando per rifare l’audizione per la Nyada, Blaine invece è all’ultimo anno alla NYU e frequenta Sebastian.
Ma il caso vuole che si rincontrino in un negozio di spartiti a New York: il riavvicinamento sarà tanto inevitabile quanto difficoltoso.
Note: I personaggi potrebbero risultare lievemente Out Of Character, ma solo perchè sono più adulti e teoricamente più maturi. Il racconto non tiene ovviamente conto delle vicende successive alla 4x04.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Finn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La tavola di cup of tea
No. Non può essere vero.
Siamo arrivati alla fine.E’ l’ultimo capitolo
 - per la seconda volta! 

Ho le lacrime agli occhi, ci credete?
Beh, volevo dirvi che scrivere questa storia per me non è stato solo un modo divertente per passare il tempo. Anzi, mi ha permesso di conoscere tante persone meravigliose.
Non ho idea se quelli che hanno avuto il coraggio di arrivare fino a qui siano tanti o pochi, ma quello che so è che significate il mondo, per me – passatemi il brutto italiano.
Ringrazio soprattutto chi ha recensito - mi avete reso una tazzina felice! 

E’ per questo che, per ringraziarvi tutti, vi invito al mio tea party virtuale.
Vi adoro tutti, dal primo all’ultimo.


 
 
 
P.s. Esiste una one shot di Distance, dal punto di vista di Sebastian… la trovate tra le mie fic!
 


 
“PUOI SCOMMETTERCI LA LACCA”
OVVERO IL CAPITOLO 12 DI QUESTA STORIA
 
 




 
“Falling slowly, eyes that know me
And I can't go back
Moods that take me and erase me
And I'm painted black
You have suffered enough
And warred with yourself
It's time that you won”

(Glen Hansard and Markéta Irglová – Falling Slowly)
 
 


 
Se l’euforia per aver superato la prima audizione per l’accademia dei suoi sogni fu incontenibile per ancora molte ore dalla lettura della lettera, l’angoscia che provò alla realizzazione che il tredici febbraio non era affatto lontano colpì violentemente Kurt come un fiume in piena.

“Due settimane! Capisci?!”

“Kurt, calmati. Hai tutto il tempo per prepararti al meglio.” Blaine era seduto a gambe incrociate sul letto del suo ragazzo e lo stava guardando agitarsi e fare avanti e indietro per la stanza come una trottola, rimbalzando prima contro l’angolo del comò e poi inciampando in Mr Claws che soffiò, decisamente irritato.

“Tutto il tempo?! Vuoi scherzare?! Sai quanto tempo ho dedicato alla preparazione di Le Jazz Hot?! Mesi! Anni, se consideri anche le prove al liceo!” La sua voce aumentava di tono ad ogni parola, raggiungendo note talmente acute che Blaine si chiese come fosse possibile che i vetri delle finestre non fossero ancora andati in mille pezzi. Ovviamente si guardò bene dall’esprimere il suo dubbio ad alta voce, onde evitare di aggravare la tensione.

“Avanti, vedrai che troveremo qualcosa nel tuo repertorio…”

“Blaine, tesoro – Kurt si lanciò sul letto e gattonò fino a due centimetri dal viso di Blaine, che teneva il mento appoggiato sui due pugni – tu non capisci. Da questo provino dipende il mio futuro e la considerazione che ho di me stesso. Non può assolutamente andare male, non ora che mi manca tanto cos- e smettila di ridacchiare! Cosa c’è di così divertente?!” Kurt cercò di tirarsi su per mettersi in ginocchio, ma qualcosa era appena saltato sulla sua schiena.

“Scusami – Blaine continuava a sghignazzare – ma Mr Claws ti ha appena fatto un agguato e tu non te ne sei neanche accorto!” Senza smettere di ridere, Blaine prese il gattone e lo lasciò andare sul pavimento, dove la micetta bianca ancora senza nome lo stava aspettando. Finalmente liberato, Kurt si sdraiò teatralmente come una sirenetta sugli scogli, perché era fermamente convinto che una posizione del genere conferisse la giusta quantità di dramma per dimostrare la sua disperazione e frustrazione. Come poteva il suo ragazzo pensare al gatto in un momento del genere?! Si sarebbe anche toccato la fronte con il dorso della mano su cui non era appoggiato, per essere sicuro che il suo stato d’animo fosse inequivocabile, ma Blaine lo precedette prendendola tra le sue.

“Kurt,” gli disse, “andrà tutto bene. Te lo prometto.” Provò a dargli un bacio, ma Kurt stava già cavalcando l’onda di un nuovo pensiero ed era rotolato giù dal letto, riprendendo ad andare di qua e di là.

“Ho trovato! Oh sì, è perfetto! Decisamente perfetto!” Si riavvicinò a Blaine e gli stampò un bel bacio sulla guancia, prima di chiedergli solennemente: “Blaine Warbler, vuoi preparare un duetto per la Nyada con me?”

Lo stupore sul viso del suo ragazzo era tanto evidente quanto il suo uso sconsiderato di gel. “Io… Kurt, è la tua audizione… non credo sia una buona idea…”

Kurt impallidì. “Non- non vuoi duettare con me?” Era già agitato come il cielo il quattro di luglio, ora ci mancava solo quel rifiuto.

“Kurt, andiamo, sai che non è perché non voglia. Io amo duettare con te, ma-“

“E allora qual è il problema?! Le nostre voci insieme sono sempre esplosive!” Kurt sentì la speranza divampare di nuovo.

“Sono d’accordo. E te lo dissi proprio io prima che cantassimo Candles alle Regionali… e, ricordi? Abbiamo perso.”

“Ovvio, le Nuove Direzioni si esibivano con canzoni originali, e  quella è stata l’unica ragione per cui possano aver vinto contro di noi… o forse è stata la scelta di cantare una canzone che parla di due che si mollano durante un black out a non essere stata opportuna… ancora mi chiedo come ti fosse venuta.”

“Eddai, tu volevi sapere che canzone avremmo cantato, mentre io morivo dalla voglia di baciarti. E’ stata la prima che mi è venuta in mente e l’ho buttata lì.” Blaine si finse un po’ offeso solo per farsi abbracciare.

“D’accordo, ti perdono per quella tua caduta di stile solo se duetterai con me il 13.” Kurt fece appello a tutte le sue doti seduttive – ormai ben più efficaci di quelle di un cucciolo di pinguino – ma non servì a niente, perché Blaine rifiutò di nuovo.

“Kurt, me lo stai chiedendo solo perché al momento sei spaventato a morte. Sono sicuro che a mente lucida la  penseresti come me, e cioè che questa è la tua battaglia. Tu devi farcela. Tu devi fargli vedere chi sei, e devi farlo da solo. Io, puoi starne certo, sarò nel pubblico e ti guarderò trionfare, perchè sono sicuro che ce la farai. Convincitene anche tu.” I suoi occhi profondi color nocciola avrebbero convinto anche un muro e Kurt finalmente smise di insistere. Si accomodò meglio accanto a Blaine  e dopo qualche attimo di silenzio gli disse un semplice e sincero “Grazie di essere qui”.

Blaine gli accarezzò una guancia con dolcezza e rimasero così per un po’, cullati dalle fusa dei mici. Blaine intanto rifletteva. Voleva davvero aiutare Kurt, ma non poteva farlo duettando con lui. Doveva trovare un altro modo. Ma quale?

L’unica conclusione a cui giunse quel pomeriggio fu che non fosse salutare per Kurt continuare a rimuginare. Doveva uscire all’aria aperta e pensare ad altro o la testa gli sarebbe scoppiata, perciò gli propose: “Usciamo, Kurt. Ti offro un gelato.”

Intanto gli sarebbe venuto in mente qualcosa di meglio.
 
***
 
Quando ci si prepara per una qualsiasi forma di test, si instaura con la data fatidica una certa forma di Sindrome di Stoccolma. Odi quel giorno con tutto te stesso, ma lo aspetti e non vedi l’ora che arrivi, così da mettere fine alle torture.

Kurt aveva passato le due settimane precedenti all’audizione dividendosi tra Blaine, il lavoro, i gatti e le prove. Aveva scelto la canzone da solo e si era rifiutato di rivelare quale fosse, come forma di scaramanzia.
Persino lui si era meravigliato della scelta, trattandosi di qualcosa di completamente fuori non solo dal suo repertorio, ma proprio dai suoi gusti personali. Eppure il testo l’aveva colpito in modo particolare e gli era sembrato perfetto, visto quello che lui e Blaine avevano passato da quel giorno al negozio di spartiti.

Il 13 poi era arrivato e ora si trovava esattamente dietro le quinte della Sala Ovale.
Niente costume, niente trucco. Solo lui, al naturale. E con la stessa sensazione del mese prima di essere vecchio come un maglione infeltrito.

Ashley, che era stata anche lei inclusa tra i finalisti, sbirciava il pubblico tra le pieghe del sipario delle quinte, mentre sul palco i primi aspiranti studenti si stavano esibendo e venivano giudicati dalla Tibideaux.

“AAAAAAH!!! Kurt! Kuuurt!”

“Shhh non urlare! Non vorrai far infuriare Carmen!” Kurt le tappò la bocca.

“Bbbah wee recelll mewwwi!” mugolò lei.

“Cosa?!” liberò la bocca della ragazza quel poco che le bastasse per articolare i suoni.

“C’è Rachel! Rachel Berry!! Nel pubblico!”

“Cosa?!” ripetè Kurt, ma questa volta non perchè non avesse capito. Non poteva essere. Rachel era davvero lì?! Si precipitò dove prima si era messa Ashley e sbirciò. Il pubblico era al buio, ma era illuminato quel tanto che bastava per riconoscere i volti di chi era seduto nelle prime file.

E Rachel era lì, accanto a Blaine.

Le due persone più importanti della sua vita erano lì a sostenerlo.

Sentì le lacrime pungergli gli occhi per la commozione, ma le respinse.

Non poteva fallire.

Ce l’avrebbe fatta.



“KURT ELIZABETH HUMMEL” la Tibideaux riusciva sempre a fargli tremare le ginocchia.

“Dai, Kurt.” Ashley gli sorrise incoraggiante e lui uscì sul palcoscenico.
Il silenzio in cui fu inglobato era quasi opprimente e riusciva a sentire ogni singolo battito del suo cuore che aumentava di velocità.

TU-TUM. Prendi un bel respiro.
TU-TUM. TU-TUM. Coraggio, non hai dimenticato come si fa.
TUTUMTUTUMTUTUM. Ora o mai più.

“Sono Kurt Hummel e dedico questa canzone all’amore della mia vita.” Solo dopo si rese conto che forse una dichiarazione del genere era inopportuna da fare di fronte ad un’insegnante lì per giudicarlo. Un po’ come il bacio tra Rachel e Finn alle Nazionali al terzo anno. Beh, ormai.

La musica partì e Kurt cominciò a cantare, sentendo ogni parola nascere dal suo cuore.
 
I don't mean to run
But everytime you come around
I feel more alive, than ever

 
Guardò Blaine negli occhi e fu felice di trovarli già ad aspettare i suoi. Gli tremavano ancora le gambe, ma le ignorò.
 
And I guess it's too much
Maybe we're too young
And I don't even know what’s real
But I Know I've never
Wanted anything so bad
I've never wanted anyone so bad

 
Era vero: Kurt non voleva altro che non fosse Blaine. Forse persino la Nyada perdeva importanza se avesse dovuto metterla sulla bilancia e sarebbe stato felice comunque anche se malauguratamente non fosse andata bene. Dal momento che Blaine sarebbe rimasto con lui, tutto si sarebbe sistemato. Probabilmente era per quello che si era lasciato andare alla dedica. Perché voleva farglielo sapere.
Vide il suo ragazzo guardarlo rapito e mangiucchiarsi le unghie per la tensione.

 
If I let you love me
Be the one adored
Would you go all the way
Be the one I'm looking for
(If I say It’s ok You can stay)

 
Si sarebbe lasciato amare per tutta la vita. Ora non aveva più paura.

 
Help me come back down
From high above the clouds
You know I’m suffocating, But I blame this town
Why do I deny
The things that burn inside,
Down deep I'm barley breathing
But you just see a smile
 
Lo aveva negato a se stesso per fin troppo tempo, Blaine era tutto ciò di cui aveva bisogno e l’unico che sarebbe stato in grado di amare. Si diede dell’idiota per aver cercato scuse inutili per tenerlo lontano. E, di nuovo, voleva farglielo sapere.

 
And I don't wanna let this go
Really I just want to know

If I let you love me
Be the one adored
Would you go all the way
Be the one I'm looking for
If I let you love me
Be the one adored
Would you go all the way
 
Be the One I'm looking for
 
Lasciò andare le lacrime solo a quell’ultimo ritornello e solo perchè non resistette alla vista di quelle di Blaine. Era completamente commosso e Rachel gli stava tenendo la mano, mentre sorrideva a Kurt.
Kurt chiuse gli occhi e aspettò che la musica finisse.
“Bene signor Hummel.” Esordì la Tibideaux. Ci siamo.
“Noto con piacere che ha smesso di propormi esibizioni condite di payettes e cigni. Finalmente ha smesso di mostrarmi solo la sua superficie. Qui alla Nyada istruiamo artisti, performers che non hanno paura di mostrare la loro vulnerabilità e il loro cuore. Questo è proprio ciò che ho visto oggi, e questo è ciò che esigerò da lei fin dal primo giorno di lezione. Benvenuto alla Nyada, signor Hummel.”
Oddio. Sono campane quelle che sento? Cori angelici?!
Ce l’ho fatta. Bontà Celeste, ce l’ho fatta!
Santo Alexander McQueen, appena arrivo a casa devo farti un altarino!

 “Signor Hummel?” lo incalzò la Tibideux.

“Cosa? Oh, sì certo! Grazie Madame Tibideaux – si inchinò – grazie, non se ne pentirà!” Era completamente entrato in un mondo parallelo e dovette impegnarsi per ricordare come muovere le gambe per lasciare il palco o come chiudere la bocca dopo aver ringraziato. Ma continuava a sorridere come un ebete.

Rachel e Blaine nel frattempo erano corsi dietro le quinte e poi sul palco per portarlo via, mentre Ashley veniva chiamata per esibirsi.

“O mio Dio, Kurt! Ce l’hai fatta!”

“Rachel, oh sei qui! Sei venuta! Non posso crederci!” Kurt l’abbracciò forte come se non volesse mai più lasciarla andare.

“Certo che sono venuta! Un certo Usignolo mi ha detto ora e luogo e io sono volata qui. Per una volta il teatro potrà fare a meno di me!” Rise lei.

 Kurt la baciò su una guancia e la lasciò andare per rivolgersi a Blaine che era in attesa del suo turno. Kurt non gli aveva più permesso di partecipare alle prove per il provino – e solo ora capiva il perché – così, l’unico sistema che aveva trovato per aiutare il suo ragazzo era quello di riportargli a casa la sua migliore amica. Si sentì circondare dalle braccia di Kurt, e gli vennero di nuovo gli occhi lucidi. “Pensavi davvero a ciò che cantavi?” chiese contro il suo petto.

“Ogni singola parola.” Gli rispose Kurt, staccandosi da lui solo per guardarlo bene. “Ti amo, Blaine Anderson. Da questo momento non voglio più separarmi da te.” Blaine sentì le labbra di Kurt premere gentilmente sulle sue e mai come in quel momento si sentì veramente vicino a lui. Non si sarebbero mai più separati, poteva scommetterci la lacca.

In tutto questo, Rachel non poté che farsi sfuggire un “Awwwww!” sognante.
Risero tutti e tre e poi, su richiesta di Kurt, ascoltarono la fine dell’esibizione di Ashley.

Purtroppo, la Tibideaux la ritenne ancora troppo acerba per la Nyada, perciò si vide costretta a respingerla.
Quando la ragazzina ritornò dietro le quinte in lacrime, Kurt le corse incontro per abbracciarla e confortarla.

“Ashley, non devi mollare, mi hai capito? Conosco più di una persona che ha dovuto fare qualche tentativo prima di riuscire a entrare. Una di loro ora è la leggenda di questa accademia e presto anche di Broadway. L’altra ce l’hai davanti. Ce la farai, ok?”

“Ok”, singhiozzò lei.

“Vieni, devo presentarti una persona.” La trascinò dai suoi amici.

“Ashley Pevensie, ti presento Rachel Barbra Berry, la migliore amica che si possa desiderare, nonché il tuo mito vivente.”

Tra urletti e salti, per Rachel e Ashley fu come guardarsi allo specchio. Due gemelle separate alla nascita. Non c’è bisogno di dire che si piacquero subito, anche se Rachel dovette soffocare il pensiero che di come lei ce n’era una sola.
 
Kurt guardò Blaine.
Vide il suo sorriso spontaneo.
Vide i suoi occhi teneri e rassicuranti.
Vide il loro futuro.

Finalmente tutto sarebbe andato come doveva andare.

 
***

 
EPILOGO

 
Le settimane successive furono alquanto frenetiche per Kurt.
Dovette preparare i documenti di iscrizione per la Nyada, perché stava per iniziare il secondo quadrimestre e come nuovo studente poteva già cominciare a frequentare i corsi.
A Vogue.com dovette pregare Isabelle di modificare lievemente i turni per non farli coincidere con le lezioni, e grazie a chissà quale coincidenza astrale riuscirono a far incastrare tutto.
Infine, dovette aggiornare parenti e amici delle novità - e quella fu la parte più impegnativa, lunga e snervante.
 
Anche per Blaine le cose stavano andando decisamente alla grande. Aveva ricevuto un’offerta di lavoro per insegnare musica in un corso extracurricolare ai bambini di una scuola elementare, e il fatto che non fosse ancora laureato non sembrava essere un problema.

Proprio per questi nuovi impegni e i nuovi orari a cui dovevano fare fronte, avevano deciso insieme di alternarsi a dormire una volta da uno e una volta dall’altro. Kurt si portava i gatti appresso quando andava da Blaine e Blaine aveva cominciato a lasciare la sua chitarra da Kurt quando sapeva che avrebbe dovuto lavorare il giorno dopo.

La ripetitività della loro vita quotidiana era diventata dolce e rassicurante.
 
Un giorno, mentre sistemava casa, Kurt si rese conto che la micetta bianca non aveva ancora saputo il suo nome.
Rachel era dovuta partire al volo il giorno successivo alla sua audizione e non avevano fatto in tempo a deciderlo.

(15.12)
Rach, che ne dici di chiamarla Mrs Claws?

(15.15)
Banaaaaaaale.

(15.17)
Proponi qualcosa tu, allora.

(15.30)
Uhm, pensavo a qualcosa come Hope, speranza.
(17.00)
Kurt?
 
(22.15)
Matrimonio.
 
(22.16)
Ok, ok. Se proprio ci tieni. Sposeremo Mr Claws e lei, che diventerà Mrs Hope Claws, per quanto suoni male.
 
(22.19)
No, Rach. Non hai capito.
Io mi sposo.
 
(22.22)
Scusa, cosa?!
 
(22.25)
Blaine, lui… è venuto qui, con fiori e cioccolatini e mi ha rapito. “Sposami”, ha detto. E io ho detto “Sì”.
 
 
 
 
 
Ovviamente, riferimenti alla seconda stagione e alla terza e le parole della Tibideaux sono prese dalla 4x09.
La canzone che Kurt canta all’audizione è “Adore” dei Paramore. Lo so, del tutto fuori dai suoi gusti. Ma è una bella canzone, piuttosto melodica, e penso ci stia bene :)
 
Un bacio, vi adoro! <3
   
 
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