Un paio di ore dopo che la Vedova Nera
si era addormentata a Zilina, i suoi colleghi si
risvegliavano nel castello ad Hasselbach. Fury e Barton si destarono, si vestirono e si incontrarono nella
sala da pranzo dove li attendeva Afdera, assieme ad una ricca colazione.
I due uomini riempirono i piatti con
uova, pancetta e wurstel, la donna bevve caffelatte accompagnato da due brioche
al cioccolato. Dopo la colazione, Fury recuperò dal SUV tutto il necessario e
così furono pronti a partire. Salirono in cima alla torre più alta del maniero,
in cima alla quale si trovava lo studio di magia della ragazza.
“Non è un po’ da cliché il praticare
magia su una torre?” chiese Barton ironico.
“La torre è una forma che canalizza bene
le energie, pensa anche solo ai fulmini!” ribatté la ragazza.
“Dunque è questo il tuo laboratorio?”
domandò invece Fury, guardandosi ben attorno per memorizzare ogni dettaglio.
“Nì.” rispose
Afdera, sistemando il necessario per il teletrasporto “Questo è uno dei miei
studioli. In ognuna delle mie residenze ne ho pronto uno basilare, perché non
si sa mai, in ogni caso sono tutti collegati coi sigilli di teletrasporto e
quindi, quando manca qualcosa, mi è facile recuperarlo da qualche parte.”
“Ah, giusto, ieri hai detto che il
teletrasporto lo hai funzionante solo per dove hai lasciato un altro sigillo.”
Clint era sospettoso “Come mai ne hai uno proprio in stazione?”
“Ne ho ad ogni aeroporto o stazione a
cui abito vicino e a quelli più importanti. Non si consumano energie a
tracciarne e mantenerne tanti, ma solo quando li di usa.”
“Che ore sono?” domandò Fury.
“Otto e cinquanta, signore.” rispose
Clint.
“Perfetto, abbiamo il tempo per
ripassare il piano. Appena giunti, ci separeremo. Noi andremo in stazione per conto
nostro e lei arriverà più tardi, accompagnata da qualche domestico.”
“Domanda!” intervenne Clint “I domestici
da dove vengono? Non dovremo coinvolgere anche loro, spero.”
“No, come ho già detto ieri, evocherò
degli spiriti di Mercurio che mi aiutino nella sceneggiata.”
“E non ti affaticherai?”
“No, devono solo parlare e camminare.”
“Torniamo al piano!” li richiamò Fury
“Afdera farà in modo di farsi notare e andrà a prendere posto in prima classe
che è nelle carrozze di coda, in particolare lei sarà proprio nell'ultima. Noi
due, invece saremo in testa al treno, appena dopo la locomotiva, così che,
quando ci arriverà la notizia che Afdera è sul treno, avremo una scusa per
attraversarlo tutto e guardare i passeggeri in cerca di Rumlow.
Una volta individuato, lo osserveremo e capiremo quanti uomini ha di scorta e
quali sono. Durante il cambio a Vienna, noi due ci allontaneremo per precederlo
a Bratislava, dove l'attesa per il cambio sarà più lunga. Durante il transito a
Vienna, se te la sentirai, tu Afdera dovresti trovare la maniera di avvicinare Rumlow e tenerlo d'occhio per conto nostro e, una volta a
Bratislava, condurlo in trappola da noi.”
“Certo che lo farò, molto volentieri,
però non mi avete detto dove preparerete l'imboscata.” rispose la giovane.
“Te lo comunicheremo una volta arrivati
e studiata la zona, comunque sarà un locale, un ristorante, un caffè o un
albergo, vedremo.”
“Signore, ma è prudente lasciare lei,
inesperta, da sola con un agente dell'HYDRA?” poi si accostò all'ex direttore e
gli sussurrò: “Un deathlock, per giunta.”
“Sono convinto che se la caverà: metà
dei suoi parenti sono attori!” replicò Fury, quasi ridacchiando “Inoltre ha le
sue risorse. Vero?”
“Certo!” esclamò lei, raggiante; aveva
appena finito di preparare il sigillo.
I sigilli d'arrivo non erano tracciati
materialmente, ma erano impressi nella luce astrale e andavano rinnovati
annualmente. Quello che lei aveva sul proprio corpo era una cosa d'emergenza.
Il sigillo che avrebbero usato a breve, invece, era un sigillo in vera regola:
un cerchio d’oro di venti centimetri di diametro, con inciso un altro cerchio
concentrico, che a propria volta conteneva un quadrato, con inscritto un altro
paio di cerchi e in fine vi era una specie di croce, di cui le braccia
superiori a sinistra erano unite da
altre linee come per formare un rettangolo.
“Signori, ci siamo. Pronti a partire?”
chiese la donna.
Gli uomini risposero affermativamente e
attesero di vedere che cosa accadesse. La ragazza si concentrò e il suo sguardo
tornò vacuo come quello della sera prima, le sue labbra si discussero e la sua
voce iniziò a dire: “Imperocchè egli ha commessa di
te la cura ai suoi Angeli; ed essi in tutte le vie tue saran
tuoi custodi”.
L'aria, ad un metro e mezzo d'altezza
dal sigillo, iniziò a vibrare e crepitare, poi ci furono scosse elettriche che
apparvero come piccoli e sottili fulmini che partivano da varie direzioni ma
culminavano nello stesso centro che, presto, iniziò a vorticare e ad
espandersi, fino ad aprire un varco: una finestra circolare di un metro di
raggio che si apriva in un vicoletto nei pressi della stazione ferroviaria di
Francoforte.
Esortati, gli uomini attraversarono il
varco e poco dopo furono raggiunti dalla ragazza, che salutarono e lasciarono
sola. I due agenti entrarono in un bar assoldato e, senza dare nell'occhio,
raggiunsero la toilette e si chiusero dentro, per fortuna era di quelli con
l'antibagno. Fury aprì la 24 ore che aveva con sé e tirò fuori alcuni accessori
per il camuffamento: Rumlow conosceva bene i loro
aspetti.
Fury, dunque, indossò sgargianti abiti
da mussulmano malesiano, con tanto di turbante
applicò al volto una folta barba principalmente nera, ma anche un poco
brizzolata; infine si mise un naso finto, in modo che sembrasse orientale e non
si notasse la schiacciatura tipica africana.
Barton si vestì, invece, da
musulmano occidentale si mise una parrucca nera, lenti a contatto scure, un
fondotinta per dare un tono arabeggiante alla sua carnagione.
“Stiamo usando la strategia del mettersi
in mostra per non essere notati, signore?” domandò Barton,
mentre si sistemavano.
“Esatto, Rumlow
è troppo concentrato sulla sua missione, per perdersi a guardare la buffa gente
che ha attorno.”
“Perché musulmani, signore? Che pretesto
possiamo addurre per l'entusiasmo di voler incontrare Afdera? Che, tra l’altro,
è mezza ebrea?”
“Beh, tu sei un strano che vive a
Francoforte da ormai dieci anni, ne hai sentito parlare, una volta l’hai anche
vista, anzi avete discusso d'affari per dei terreni di Ottone. Io sono tuo
ospite, sono un iman molto noto nel Borneo e sono qui
per tenere delle orazioni in alcune moschee d'Europa. Mi hai parlato di lei e
mi hai incuriosito, quindi, quando sentiamo che è sul treno, ti chiedo di
presentarmela.”
“Perfetto.” Barton
sospirò e poi chiese: “Adesso, che siamo soli, signore, mi può dire come mai ha
acconsentito ad immischiarla in questa vicenda?”
“Mi fido di lei. Lo S.H.I.E.L.D.
ha bisogno di alleati e ho voluto metterla alla prova, voglio vedere come se la
cava, come sa impiegare le proprie risorse e così via. Per ora procede bene,
non trovi?”
“Sì, ma chissà come potrà reagire quando
la faccenda si farà seria e pericolosa. Non è abituata a questo genere di cose!
Potrebbe agitarsi e andare nel panico. Sono situazioni che richiedono nervi più
che saldi!”
“Ieri sera, mi è sembrata disinvolta
nell'affrontare cinque membri dell'HYDRA.” gli ricordò Fury, carezzandosi la
barba.
Clint dovette incassare, ma subito
chiese nuovamente: “Doveva proprio metterla alla prova con una missione delicata
e importante come questa?”
“Tutte le nostre missioni lo sono. Conto
soprattutto sull'agente Romanov per impedire la compravendita. Dubito che Rostislav sia un brav'uomo, Natasha
lo ucciderà: spero che la bottiglia svanisca con lui. Noi riusciremo a uccidere
Rumlow o con discrezione, come preferirei, o facendo
baccano, se necessario.”
Clint era rassicurato e ringraziò per le
spiegazioni. Finito di indossare i travestimenti, i due uomini uscirono dal
bagno, ordinarono da bere e poi lasciarono trascorrere un’ora e mezza, prima di
lasciare il bar per raggiungere la stazione, a un centinaio di metri da lì.
Arrivati, constatarono con tutto era
tranquillo, con discrezione consultarono il tablet
per individuare il deathlock ed appurarono che si
trovasse in quel luogo che, tuttavia, era troppo affollato per poter
individuare con certezza, ad occhio, il fulcro d'energia segnalato. I due
uomini si avvicinarono a una biglietteria automatica e inserirono i dati del
loro biglietto acquistato online per poterlo stampare; poi cercarono il
tabellone delle partenze, guardarono il binario di partenza e lo raggiunsero.
Il treno era già lì, Fury si mise a fumare una sigaretta, per avere una scusa
per rimanere fuori ancora qualche minuto e scrutare i passeggeri che salivano.
Afdera, invece, dopo essere rimasta
sola, si era fermata nel vicolo il tempo necessario per evocare tre spiriti che
l'aiutassero nella sceneggiata, simulò anche numerose valigie. Preparato ciò,
andò anche lei verso la stazione, preceduta da uno degli evocati che faceva da
apripista, mentre gli altri due fingevano di portare i bagagli.
“Permesso! Permesso!” diceva a gran voce
il primo, per poi voltarsi verso la ragazza e dirle: “Venga, venga pure avanti,
signorina Franchetti.”
All'udire del nome, vari dei presenti
iniziavano a bisbigliare e a fare cenni verso di lei. Afdera avanzava con
cipiglio un po' snob, senza curarsi della gente attorno, ma con la dolcezza sul
volto, senza arroganza, un po' come quelle persone che camminano a un metro da
terra non per cattiveria, ma con ingenuità, poiché le era stato insegnato così.
Effettivamente era un po' il suo atteggiamento naturale, non si stava sforzando
troppo. Sapeva che per farsi notare bastava quello, quindi non fece nulla di
particolare per richiamare l'attenzione, nessun capriccio da nobile viziata,
anche perché aveva comunque una reputazione da mantenere. Dal momento che erano
appena le 9-15, decise di fare una breve sosta al bar della stazione; entrò nel
locale col suo seguito, si mise a sedere ad un tavolo e mandò uno degli evocati
ad ordinare al bancone. Il brusio sulla sua presenza alla stazione, dunque,
aumentò ulteriormente e qualcuno cercava di vederla o avvicinarla, ma i finti
domestici interpretavano anche il ruolo di tenere lontani i curiosi.
Perché tanto interesse per una
straniera, nobile sì, ma non famosa? Forse vi starete chiedendo. Beh, in
Germania erano ancora molto legati alla nobiltà, soprattutto quella locale che
continuava a ricoprire un forte ruolo economico e politico a livello comunale o
di regione. Tutti, dunque, conoscevano e rispettavano il principe Ottone d'Assia e quindi non era sfuggito loro che egli avesse
nominata sua erede una straniera e, per questo, si erano informati su di lei; i
personaggi di spicco dell'alta società e della politica l'avevano invitata a
feste e cene, poiché sapevano che sarebbe stata lei, in futuro, ad ottenere le
ricchezze, le terre e il potete d'Assia e perciò
volevano ingraziarsela. Afdera era così divenuta popolare nella mondanità della
regione e non passava inosservata.
Verso mezzogiorno Afdera si avviò al
treno, salì e si mise a sedere, mentre i tre sistemavano i bagagli, poi uno
prese posto di fronte a lei, mentre gli altri due presero congedo. Questi
ultimi cercarono un cantuccio nascosto e mutarono aspetto per poi risalire sul
treno e percorrerlo parlando tra loro di Afdera e, quando capitava che
sentissero qualche passeggero parlarne, interagivano con lui, in modo che il
brusio fosse generale e dunque che non paresse strano che qualcuno la cercasse.
Infatti, c'erano alcuni curiosi che cercavano di andare a sbirciarla. Quel
subbuglio era proprio la situazione che Fury aveva voluto: lui e Clint
sarebbero passati inosservati e, in più, potevano considerare maggiormente
sospetti coloro che erano rimasti impassibili.
Il treno era partito da un quarto d'ora
circa, quando il vociferare su Afdera arrivò nel vagone di testa. Fury e Barton diedero il via alla loro sceneggiata e poi si
alzarono e iniziarono la ricerca, alzandosi dal proprio posto, si portarono
dietro le loro valigette. Nell'intercapedine tra un vagone e l'alto, Clint
controllava sul tablet l'intensità del segnalatore
del deathlock, per vedere quanto fosse vicino, ma la
distanza era troppo poca per avere variazioni nell'intensità. Nel quarto vagone
individuarono Rumlow, ma non capirono quanti uomini
avesse con sé. Avrebbero dovuto soffermarsi un po' più a lungo per capire, ma,
se lo avessero fatto, sarebbero risultati sospetti. Arrivarono infine in coda e
si sedettero vicino ad Afdera: Fury accanto, Barton
di fronte. Erano soli nel vagone: la prima classe lusso era molto costosa e in
pochi la usavano. Quel giorno, per fortuna, Afdera era l'unica passeggera e
dunque aveva potuto disperdere lo spirito evocato e loro tre potevano parlare
tranquillamente. I due uomini spiegarono quello che avevano osservato e fecero
il quadro della situazione.
Dopo circa venti minuti che parlavano,
erano nel fitto del discorso quando Afdera iniziò ad avvertire una strana
sensazione, le sembrava di percepire delle presenze estranee. Si guardò attorno
per capire e notò un perturbamento nell'etere.
“C'è qualcuno!” esclamò la donna per
avvertire gli altri.
“Dove? Fuori dal vagone?” chiese Barton, voltandosi verso la porta “Non vedo nessuno; è
fuggito?”
“No, non fuori: qui!” dichiarò la
ragazza continuando ad osservare il vagone, ma il suo sguardo era divenuto
vacuo.
“Di cosa stai parlando? Spiriti?” chiese
Fury, precedendo qualsiasi commento sconveniente di Clint.
“Sì ...” rispose lei, assorta nel flusso
astrale “I peggiori di tutti, spiriti di Saturno, sono mortiferi, consumano,
risucchiano energia, prosciugano. L'unica nota positiva è che finché non si
concretizzano almeno un poco, non possono farci del male.
“Quindi per ora siamo al sicuro?"
domandò Fury, guardandosi attorno.
Del pulviscolo iniziò a vorticare per
aria e ad addentarsi in alcuni nuclei.
“Ora non più. Stanno prendendo
corpo." avvertì lei.
Barton prese una delle sue
pistole e sparò un colpo contro uno dei nuclei, disperdendolo; allora ghignò:
“Funziona!”
Intanto gli altri nuclei stavano
assumendo una forma umanoide.
“I proiettili non servono al
momento." comunicò lei, infatti il nucleo distrutto si stava riformando.
“Allora che si fa?!” chiese Barton, bruscamente.
Afdera si guardò attorno, un po'
spaesata e disse: “Voi cercate di non farvi toccate, io devo trovare il sigillo
che li ha evocati e manometterlo in qualche modo!”
“Riuscirai a scacciarli?” domandò Fury.
“Dipende da chi e come li ha evocati.”
rispose Afdera, velocemente e corse verso l'uscita del vagone.
I due uomini iniziarono a fronteggiare gli spiriti di Saturno che erano ormai
diventati esseri di sabbia compressa che li attaccarono, ma i due agenti
schivavano egregiamente gli attacchi. Una serie di pugni, un calcio o due ...
qualsiasi cosa quegli esseri sferrassero, i due uomini lo evitavano con grande
agilità e destrezza, divertendosi pure.
“Opera dell'occultista di Rumlow.” constatò Fury, prima di balzare all'indietro.
“O della nostra?” ipotizzò Clint,
abbassandosi.
Fury scosse la testa e non lo degnò di
una risposta.
Afdera si era precipitata fuori dal
vagone aveva ispezionato quello che aveva davanti, senza notare nulla; tornata
nell'intercapedine tra vagoni, notò che sulla porta esterna era stato tracciato
il sigillo di Saturno. Lo osservò qualche istante ed inorridì. Si mise subito
all'opera per alterarlo, prese un carboncino e un coltellino che aveva nella
sua borsetta e ci lavorò sopra.
Un paio di minuti dopo aveva finito, aprì la porta ed annunciò: “Ora i
proiettili avranno effetto.”
Poi richiuse la porta e si appiattì
contro la parete, per evitare proiettili volanti.
Udite quelle parole, Fury e Barton estrassero due
bocche da fuoco ciascuno e crivellarono gli spiriti di Saturno che tornarono
cumuli di polvere inermi.
Rinfoderando le armi, Fury lanciò un
occhiata a Barton, come per dire: Visto che ci si può
fidare?
Afdera rientrò. Fury si sorprese di non
vederla contenta del successo, bensì molto preoccupata.
“Sei pallida, che cosa succede?” le chiese, avvicinandosi “Stanca per lo
sforzo?”
“No, è che ... quel pentacolo che li ha
evocati rispecchia lo stile di magia di Kadosh! È più
rudimentale, non saprei dire se è un imitatore o se lui stesso è qui, ma ha
agito di fretta. Se è lui l’occultista di Rumlow, è
un grosso problema. Oppure potrebbe essere venuto per me, anche se sarebbe la
prima volta che agisce così.”
“Chi?!” fu la reazione di Barton.
“Kadosh?”
scandì Fury “Coulson me ne ha parlato, l'HYDRA lo ritiene il responsabile
dell'eruzione del Vesuvio ...”
“Ah, non mi sorprenderebbe, mi inquieta
molto, ma so che, oltre al dottor Strange, lui è
l'unico che può esserne in grado.” disse lei.
Si rimisero a sedere, questa volta
Afdera e Fury diedero le spalle alla porta d’ingresso, mentre Clint si accomodò
davanti a loro.
“Come lo conosci e perché pensi potrebbe
avercela con te?” chiese l'ex direttore, deciso ad andare più a fondo in quella
faccenda e in quell'ambiente che conosceva solo superficialmente; d'altra
parte, lui e Strange erano d'accordo così: il mago
sorvegliava e teneva sotto controllo le comunità dedite all'esoterismo,
misticismo, occulto e così via, mentre Fury si occupava di tutto il resto e di
ciò che era sovrannaturale anche per i maghi.
“Non ci sono molti maghi al mondo. Non
molti veri, almeno. Gli appassionati di occulto sono moltissimi, ma i maghi
reali sono rari. Ci conosciamo tutti tra di noi, almeno di vista. Una volta
all'anno ci ritroviamo per confrontare i nostri studi, parlare e così via.
Alcuni si tengono in contatto più o meno stretto, altri possono trovare un
maestro o un allievo e così via. Uno dei più promettenti maghi europei era il
Duca Ispas Vlad Dragos Bathory di Nagyecsed, nobile rumeno, trentacinque anni circa. Un paio
d'anni fa, durante il raduno, è come uscito di senno o, per meglio dire, ha
avuto un eccesso di tracotanza. Per farla breve, ha iniziato a dimostrare la
propria superiorità colpendo con della magia potentissima chi non volesse, per
così dire, sottomettersi a lui. Era un potere vastissimo e primordiale,
qualcosa di completamente diverso da ciò che conosco. Mi opposi, all'epoca ero
meno esperta di adesso, mi mise fuori combattimento in poco ... E poi è
arrivato lui, il dottor Strange che lo ha affrontato,
sconfitto e messo in fuga.”
“Eh, Stephen è sempre stato in gamba!”
esclamò Fury, con un sorriso.
“Non fu facile nemmeno per il dottor Strange sconfiggerlo.” rispose Afdera con espressione
funerea “Da allora Strange si è ritirato chissà dove,
nessuno l'ha più visto, mentre Ispas ha assunto lo
pseudonimo di Kadosh, fa video per coccolare il suo
ego ed è diventato la minaccia principale nell'ambiente esoterico. Poco dopo il
suo colpo di testa, mi ritirai in meditazione e compii viaggi astrali per
capire che cosa avesse dato tutto quel potere eccezionale a Kadosh
e come fermarlo. Dopo alcuni giorni mi apparve una figura di luce, femminile,
con una piuma in testa. Capii che era la dea Maat:
l'Ordine universale stesso, sorto assieme al cosmo, emerso dal Nun. Mi rivelò che Kadosh è
legato al Nun, l'energia primordiale da cui tutto ha
origine, ma priva di leggi e quindi caotica e nemica del creato. Noi maghi
padroneggiamo il pharn, detto anche luce astrale, che
è l'energia che tutto pervade, ma ben sottomessa alle regole dell'Ordine. Il Nun è energia e potere puri e selvaggi. Maat
mi affidò il compito di fermare Kadosh e così, in
questi ultimi due anni, ho fatto di tutto per sventare i suoi piani.”
Afdera tacque, rimase assorta nei propri
pensieri, sembrava molto preoccupata e turbata.
“Penso che tuo zio sarà interessato alle
tue informazioni su Kadosh.” Fury cercò di scuoterla
dai suoi pensieri.
“Preferirei non ne avesse bisogno.” la
donna scosse la testa “Che voi sappiate, Kadosh è
nell'HYDRA?”
“Phil si è imbattuto in un paio di
intercettazioni che lo nominano. Un nuovo collaboratore dell'HYDRA ha coinvolto
anche lui, per quello che si è potuto dedurre.”
“Allora la vostra situazione è molto
pericolosa.”
“Siamo noi che abbiamo deciso di
assumerci questo rischio e non solo questo.” Fury parlava con grande fierezza
“Siamo lo scudo che difende il mondo da qualsiasi minaccia, abbiamo deciso di
fronteggiare il pericolo in tutte le sue forme, senza mai temere o
indietreggiare.”
“Scusate se interrompo.” disse Clint,
che era rimasto all'erta, inoltre era il solo rivolto col viso verso la porta
“C'è uno che ci sta spiando.”
Barton, grazie alla sua
grande esperienza, sapeva notare gli intrusi, senza che essi si accorgessero
che lui li avessi visti.
“Allora non è Kadosh.”
dichiarò Afdera “Lui ha altri mezzi, più discreti, per osservare le persone.”
“Chiunque sia, sta continuando a
spiarci.” ribadì Clint “E io voglio catturarlo e fargli qualche domanda.”
“Appena ti muovi, quello scappa.” gli
fece osservare la donna.
“No. Sta a vedere.” Barton
sorrise, rapidamente si chinò e aprì la valigetta che teneva tra i piedi.
Estrarre il suo arco, invocare una freccia e scoccarla fu pagare di un secondo.
Il dardo volò veloce a circa un metro
d'altezza, perforò senza problemi la porta di ferro, poi si sentì un urlo: la
freccia si era conficcata nella coscia dell'uomo.
Clint lanciò uno sguardo trionfante
verso la donna, poi si alzò e andò alla porta, l'aprì e trovò l'uomo ferito,
appoggiato alla parete che si teneva la coscia sanguinante. Barton
lo afferrò per un bavero, lo tirò dentro e lo mise a sedere, poi lo perquisì e
disarmò, mentre Fury teneva una pistola puntata contro il prigioniero, per
evitare che reagisse.
Nel frugare nelle tasche, Clint trovò un
taccuino, pensando potesse contenere informazioni sull'HYDRA, prese anche
quello e lo diede alla ragazza, dicendole: “Guarda se c'è qualche informazione
interessante.”
Afdera iniziò a sfogliarlo, sgranò gli
occhi esterrefatta e balbettò: “Questa è la calligrafia di Kadosh!”
guardò con furia l'uomo, gli di avvicinò minacciosamente e ringhiò: “Com'è che
hai il suo quaderno? Sei un suo discepolo?”
“No! No!” si affrettò a dire il ferito,
spaventato da tale veemenza.
“Come li spieghi questi appunti?! Sono
le sue annotazioni su incantesimi, pentacoli, rituali ... Dove lo hai preso?!”
“Gliel’ho rubato!” esclamò l’uomo.
“No! Non può essere!” reagì,
confusamente, la donna “Non si possono rubare cose a Ispas
… insomma, lui … lui è Kadosh!”
“Beh, ciò non toglie che gliel’ho
fregato da sotto il naso. Io e altri due eravamo stati inviati a prendere
contatti con lui e così ci ha ricevuto nel suo manieruccio
a Nagyecsed: infilarmi in tasca quel libricino è
stato un gioco da ragazzi.”
Afdera esterrefatta: non riusciva a
sopportare l’idea che qualcuno, un sempliciotto, fosse stato iun grado di rubare qualcosa a Kadosh,
la sua nemesi!
“Forse non è poi un gran genio, il tuo
amico.” la punzecchiò Barton.
La donna stava per ringhiargli qualcosa,
ma Fury si intromise: “Credo che siano altre le domande da fare a costui, non
trovate?” poi si voltò verso il prigioniero “Rumlow
sa che siamo qui?”
“Certamente.” era una cosa palese e il
ferito non aveva motivo di mentire su ciò “Visto che ti piacciono tanto i
supereroi, potresti diventarlo anche tu: Capitan Ovvio!”
“Tu sei sempre stato nell'HYDRA, vero?”
gli chiese Clint con scherno e commiserazione “È evidente che non sei mai stato
infiltrato nello S.H.I.E.L.D., altrimenti sapresti
che provare a deridere il direttore Nicholas J Fury è la peggiore idea che
possa mai venire in mente a qualcuno.”
Fury, infatti, si stava preparando a ottenere
informazioni dall'uomo. Si sentì però scricchiolare l'aria che si caricò di
elettricità. Tutti guardarono Afdera, credendola la responsabile, invece era
stupita quanto gli altri, l'unica differenza era che lei guardava verso l'alto.
Alzarono tutti lo sguardo e videro che,sopra la testa del ferito, si stava
aprendo una sorta di varco misto ad un vortice nero; oltre di esso c'era Kadosh che, senza nulla dire, afferrò l'agente HYDRA e lo
tirò dalla sua parte.
Afdera, senza esitare e probabilmente
senza ragionare, per l'istinto di conflitto verso Kadosh,
spiccò un balzo e si tuffò a propria volta nel varco, lasciando cadere il
taccuino a terra.
Tutto ciò accade in una manciata di
decidi di secondi.
Fury e Barton
rimasero soli e allibiti.
“Che cosa è successo?” chiese Clint,
cercando di vincere lo sbalordimento.
“Credo che Kadosh
abbia aperto un portale simile al teletrasporto che abbiamo usato stamane e lo
abbia sfruttato per rubarci il prigioniero. L'inimicizia con Afdera dev'essere davvero forte se lei si è gettata a capofitto al
suo inseguimento.”
“Oppure avevano un piano fin
dall'inizio.” Clint tornò subito sospettoso.
Fury scosse la testa negativamente, poi
disse: “Dovremo cambiare i nostri programmi. Avviso il mio contatto a Vienna di
farci trovare il SUV e una moto. Ci divideremo: tu vai in moto a Bratislava e
uccidi Rumlow e, inoltre senti da Natasha
se ha concluso la sua missione.”
“Lei dove andrà, signore?”
“A Nagyecsed.
L'omuncolo ha detto che Kadosh abita là. Voglio fare
luce sulla faccenda e procurarmi informazioni direttamente.”
“E salvare la ragazza.” aggiunse Clint,
con una punta di ironia.
“E salvare la ragazza.” ammise Fury, ma
prima che Barton potesse dire che si era intenerito,
aggiunse: “Gli occultisti li ho sempre lasciati a Strange
e non hanno mai creato problemi che dovessimo risolvere noi. Ora questo Kadosh è pericoloso e ce ne dovremo occupare noi, se Strange è davvero scomparso. Avere come alleata la sua
principale avversaria degli ultimi anni ci sarà utile, molto più che partire da
zero.”
“Aspettiamo qui, fino a Vienna, allora?
Speriamo che Rumlow non faccia cercare noi o il suo
uomo?”
“Cambiamo travestimento e torniamo ai
nostri posti.”
Fury prese la sua valigetta e i due
uomini si affrettarono a cambiare look. Mentre si sistemavano, Clint notò che
il sipario taccuino di Kadosh era rimasto sul treno:
decise di prenderlo e tenerlo tra i suoi bagagli.