Libri > Il diario del vampiro
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Autore: Whiteeyes95j    16/12/2014    1 recensioni
In una notte la vita di Stefan e Bonnie cambia. Due avvenimenti tragici, due segreti che i due ragazzi non vogliono rivelare e che li porteranno alla disperazione. Non avendo nessuno con cui confidarsi cadranno in un incubo senza fine che li porterà addirittura a scappare da quella realtà troppo dolorosa che li circonda. Nel frattempo Damon, che ha intuito nei due ragazzi dei profondi cambiamenti cercherà di far luce ai loro segreti. Ma oltre a segreti, bugie, tradimenti e inganni un nuovo nemico brama vendetta e potere e farà di tutto per approfittare della situazione.
Genere: Drammatico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elena Gilbert, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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FAMILY BISSNESS - Part 1 - Sapphire
 
Bonnie e Stefan si stavano dirigendo in Oregon con la Ferrari rossa di Annabelle. Stefan stava guidando a velocità moderata, non voleva correre troppo. Ormai non era più un vampiro e questo significava che non aveva più i riflessi che aveva prima, se ci fosse stata un’emergenza non era sicuro che sarebbe riuscito a fermare la macchina o a sterzare in tempo senza far del male a qualcuno. Avevano trascorso la prima ora di viaggio in silenzio, entrambi immersi nei loro pensieri. Stefan stava riflettendo su quanto era accaduto nelle ultime ore, il duello contro quei tre tipi, la sensazione di potenza, di inarrestabilità che lo aveva pervaso, che lo aveva spinto a fare desiderare di più, a voler non solo vincere, ma anche a lasciare un segno permanente di sé negli occhi dei suoi avversari, far in modo che loro non dimenticassero mai il suo volto, la sua vittoria, il suo sguardo, diventare parte dei loro incubi. Diventare parte anche degli incubi di Damon. Il desiderio che aveva di fargli del male era forte almeno quanto la forza da vampiro di Damon, la sua sete di vendetta era forse anche più forte della sete che provava quando era un vampiro, se tra lui e Bonnie non ci fosse stato quel forte legame d’affetto molto probabilmente l’avrebbe usata per vendicarsi di suo fratello. Era diventato meschino, se ne rendeva conto. Quando guardava allo specchietto retrovisore vedeva solo un paio di iridi verdi, dure, fredde, prive di qualsiasi gioia, prive anche di quella malinconia che le aveva caratterizzate per secoli, l’unica cosa che vedeva era il vuoto, a volte qualche accenno di determinazione, o rabbia o odio. Tuttavia non rimpiangeva di non avere il suo cuore, era consapevole che se lo avrebbe rimesso nel petto, ne sarebbe uscito distrutto. Aveva un ricordo, seppur alquanto sbiadito, sul dolore che aveva provato quella notte, quando si era sentito crollare il mondo addosso, quando la rabbia e la il dolore gli avevano appannato la vista, ucciso ogni parte razionale di sé, fatto sanguinare il cuore, il petto, le labbra, le mani, qualsiasi parte del suo corpo che aveva accarezzato e sfiorato il corpo di Elena ed era certo che non avrebbe mai voluto provare un dolore simile ancora. Ne sarebbe uscito distrutto, perso, niente di lui a quel punto sarebbe sopravvissuto. Con la stessa intensità, Bonnie in quel momento stava pensando a Damon. Non sapeva se l’incontro avvenuto tra loro, ore prima, fosse stato reale o meno, ma sapeva solo che era stato davvero bello rivederlo, le aveva ricordavo quanto le fosse mancato in quei mesi, quanto lo amasse e quanto desiderasse vederlo ancora una volta. In quei mesi “felici”, lei non era riuscita a riflettere molto sui suoi sentimenti o sulla strana piega che aveva preso la sua vita. Quando era uscita da Neverland si era sentita soffocare, tutto il dolore che non aveva provato in quei mesi le era piombato addosso come un macigno, le aveva fatto mancare il respiro come se fosse in perennemente in apnea. Si era sentita così male che quando aveva visto Annabelle invece di provare a combattere aveva frignato come una bambina ed era rimasta inerme mentre lei la torturava. Si vergognava al solo pensiero, le sue “amiche” a Neverland l’avrebbero rimproverata, le avrebbero detto che era una debole ma la verità era che lei, lì dentro era debole, uscendo era diventata forte, pura, libera dalla sua debolezza.
 
<< Stefan, credo che io e te dobbiamo parlare >> disse Bonnie con voce sicura voltandosi verso il suo amico.
 
<< Aspettavo questo momento, anche se speravo che sarebbe arrivato il più tardi possibile. >> disse Stefan mordendosi il labbro inferiore.
 
<< Mi devi qualche risposta. Io… sono stata estromessa letteralmente dal resto del mondo negli ultimi mesi. Non so cosa sia successo a te, o a Sapphire o… >>
 
<< Stai mentendo >> affermò Stefan con un sorrisetto.
 
<< Di cosa stai parlando ? >> chiese Bonnie cercando di rimanere tranquilla.
 
<< Tu… sai molte cose, troppe… forse. Stai tergiversando per non so quale motivo, probabilmente perché temi che dicendo la cosa sbagliata io possa chiudermi nel mio mutismo e lasciarti i tuoi dubbi. >>
 
<< Non si possono definire dubbi cose di cui tu sei completamente all’oscuro. >>.
 
<< Non mi puoi nascondere il fatto che tu stia mentendo. Per tua sfortuna, ti conosco troppo bene. >>.
 
<< Può essere. Ma anche io, come a quanto pare hai intuito, so alcune cose su di te. E benché io continui a volerti bene vorrei non poter credere ad alcune cose che ho scoperto >>.
 
<< Per esempio ? >>.
 
<< So che hai chiesto ad Anastasia De Verdant di strapparti il cuore. Annabelle me l’ha detto. È vero ? Volevi morire ? >> chiese Bonnie senza troppi giri di parole.
 
<< Non morire… volevo solo smettere di soffrire >> disse Stefan senza scomporsi più di tanto.
 
<< Stefan, se una persona ti strappa via il cuore dal petto muori >> ribatté Bonnie.
 
Stefan sorrise, senza alcuna allegria e poi guardò Bonnie con sguardo tenero, come quando si guarda un bambino che non riesce a capire qualcosa di molto evidente. Bonnie dal canto suo ricambiò quello sguardo con un’espressione sul viso ricca di confusione e preoccupazione miste a palese curiosità.
 
<< Vedo che non sei stata molto attenta. Quello che Anastasia De Verdant ha eseguito su di me è un incantesimo molto antico. Mi ha strappato il cuore dal petto con la magia, così io posso continuare a vivere, tuttavia, senza provare sentimenti. Solo il vuoto. >>.
 
<< Beh… Annabelle non era scesa molto nei particolari e poi io volevo non crederci. Stefan… ci credo che tu ti sia pentito di ciò che… >> disse Bonnie allibita.
 
<< Bonnio… io non sono affatto pentito di ciò che ho fatto. >> la interruppe Stefan con fermezza e decisione.
 
<< Che cosa ? >>.
 
Bonnie non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito. Chi era quel ragazzo che le stava accanto ? Era davvero Stefan, il suo migliore amico ? Lei era certa che se in quel momento lo avesse toccato, un iceberg le sarebbe sembrato meno freddo.
 
<< Quello che ho detto Bonnie. Io non cambierei niente. Non mi sono pentito di essermi strappato il cuore dal petto, io volevo… questo, volevo non sentire niente. Sentirmi forte, impenetrabile, immune a qualsiasi dolore, a qualsiasi cosa che Damon potrebbe mai farmi >>.
 
<< Quindi è Damon il problema… >> disse Bonnie scoccando la lingua.
 
<< Certo che è lui il problema. È solo un inutile ipocrita. Tu parli in sua difese solo perché ti sei rincitrullita per lui, come tutte le altre. Tu pensi che lui sia diverso da come sembra, che sia buono, che valga qualcosa beh… mia cara, lascia che ti dica una cosa. Lui non ama, fotte e non solo le donne. Ha fottuto Elena, ha fottuto me rubandomi la ragazza e oh… ti ha presa in giro. Sin dall’inizio, non ha voluto proteggerti a Neverland e l’unico motivo per cui è qui è solo perché non gli piace sentirsi estromesso. >> disse Stefan con il tono della voce più freddo e tagliente che potesse usare.
 
<< Sei cattivo >> disse Bonnie guardandolo esterrefatta << E sei ingiusto. Damon non ha circuito Elena per convincerla ad andare a letto con lui ma a differenza tua non ho intenzione di infierire. Io sono solo preoccupata per te. Questo atteggiamento non è da te, tu non sei così. Puoi dare la colpa a Damon per quello che senti ma non per quello che dici e per come ti comporti. >> disse con fermezza.
 
<< Si vede allora che non sono così diverso da Damon, che incolpa tutti gli altri dei suoi errori. Incolpa me per avergli rovinato la vita, Katherine per la sua malvagità e ogni altro per chissà quali ragioni. >>.
 
<< Quindi ora tu ti senti in dovere di incolpare Damon per le tue colpe ? >> chiese Bonnie con un sopracciglio alzato.
 
<< Bonnie lasciami stare. Parli così solo perché sei innamorata di lui. >>.
 
<< No, non è vero. Parlo così perché potevi scegliere di affrontare il dolore come Stefan Salvatore e non come Stefan, l’uomo di ghiaccio, che non ha il coraggio di affrontare i suoi sentimenti. >>.
 
<< Stefan Salvatore era un debole, un ingenuo, uno stolto e un cretino. Non sei l’unica ad essere rinata da quest’esperienza, anche io sono diverso. Sono più forte. >>.
 
<< Stefan Salvatore era meraviglioso, e speciale. Talmente speciale che nessuno riusciva a fare a meno di amarlo. Una persona che io ammiravo per la sua forza, per la sua bontà e per il suo bellissimo cuore. Era una persona… che mi lasciava senza parole ogni giorno. Stefan… >> si interruppe, mentre una lacrime le scendeva lungo la guancia << Io ti capisco. So quanto sia brutto guardarsi allo specchio e… non riconoscersi, vedere solo la propria anima in frantumi ma… ti prego, non rinunciare a ciò che tu sei realmente. Damon ti ha portato via tante cose, non merita la soddisfazione di averti portato via anche te stesso. Tu mi hai insegnato a piegarmi e non a spezzarmi e… qualunque cosa accada io starò dalla tua parte. >>.
 
Bonnie cominciò a piangere silenziosamente. A quel punto Stefan le prese la mano, come per darle il conforto che sapeva che non era in grado di darle. Bonnie gliela strinse, cercando di trasmettergli una forza che in quel momento non aveva. Quella stretta di mano era ricca di pure illusioni e di propositi che non erano nelle condizioni di mantenere. Bonnie troppo presa dal suo dolore, Stefan troppo affezionato alla sua apatia. Entrambi non avevano più niente da dare all’altro se non il proprio appoggio.
 

 
Sapphire non poteva negare che era davvero soddisfatta per quanto era successo. Tutto stava procedendo come sperato, finalmente Stefan aveva definitivamente detto addio al suo legame con la famiglia Salvatore e presto sarebbe stato pronto per crearsene una nuova, con lei. Aveva aspettato tanto quel momento, aveva atteso pazientemente giorni, mesi, anni, secoli… così tanto tempo dopo la tragica morte di Claire. Lei aveva il compito di proteggerla ma aveva fallito, ma non sarebbe stato lo stesso anche con Stefan, lo aveva giurato a se stessa, lo aveva giurato sulla tomba di sua nipote Anna.
 
<< Qualunque macchinazione tu abbia in mente, strega, sappi che non funzionerà >> le disse Damon che era ancora intrappolato nella parete.
 
Sapphire si voltò, scuotendo i suoi bellissimi capelli blu e sorridendogli con scherno. Prese una boccetta contenente un liquido trasparente, l’aprì e mise qualche goccia del liquido sulla mano sinistra. Quando fu abbastanza vicino a Damon, schiacciò la mano sinistra sulla faccia di Damon che cominciò a irritarsi e diventare rossastra.
 
<< Aahhh… che cazzo è questa roba ? >> chiese Damon mentre Sapphire continuava a premergli la mano contro il viso.
 
<< Non la riconosci ?? È verbena, non ti piace ? Io personalmente l’adoro >> disse Sapphire con un ghigno.
 
<< Perché fai questo ? >> chiese Damon con la pelle del viso visibilmente irritata.
 
<< Perché te lo meriti. Tu non hai idea di quanto io abbia aspettato questo momento. Tu non sai da quanto tempo ho meditato la mia vendetta contro di te. >>.
<< Se vuoi vendicarti di me… devi metterti in fila, tesoro. >>.
 
<< Credo che per quello che mi hai fatto io abbia tutto il diritto di avere questo onore… per prima >> così dicendo gli premette di nuovo la mano sul viso.
 
<< Perché ? Posso sapere cosa ti ho fatto ? >>.
 
<< Non fingere di non saperlo, non mentire o ti giuro che ti strapperò il cuore dal petto e ti costringerò a ingoiarlo. Sai benissimo quello che hai fatto. >> ringhiò Sapphire premendogli sempre più forte la mano sul viso.
 
<< No, non ne ho idea e mi piacerebbe tanto che tu mi aiutassi a fare chiarezza. >> ringhiò Damon cercando di urlare per il dolore.
 
<< Ok, se anche per questo dobbiamo fare uno dei tuoi patetici giochetti sarai accontentato. >>.
 
Sapphire si diresse verso la scrivania, aprì un cassetto e da lì prese due fotografie. Poi si avvicinò di nuovo a Damon e gli mostrò le due fotografie. La prima raffigurava il quadro di una donna con lunghi capelli bruni e gli occhi verdi, simili a quelli di Stefan, come lo erano anche i lineamenti del suo viso. Nell’altra foto c’era il ritratto di una giovane fanciulla sui diciotto o i diciannove anni, con i capelli scuri, lunghi e ricci e gli occhi neri. “Ma chi erano quelle due donne ?”, si chiese Damon.
 
<< Chi sono queste due donne ? >> chiese Damon senza riuscire a capire.
 
<< Ah, chi sono queste due donne ? Stai cercando di farmi ridere ? Se è così… mi stai solo facendo arrabbiare di più >> detto questo gli gettò gran parte del liquido della boccetta dritto in faccia e poi con la mano lo spalmò su tutto il viso, senza alcuna delicatezza.
 
<< Ti giuro che ti sto dicendo la verità. Chi sono queste due donne ? >>.
 
<< Vuoi continuare con i giochetti allora ? Bene, tanto nessuno dei due andrà da qualche parte per un bel po’. Allora… dove posso cominciare... mmm… la donna della prima foto è, come tu fingi di non sapere, la defunta madre naturale di Stefan e… >>.
 
<< Un momento, che cosa ? Ma cosa dici ? >> chiese Damon con un’espressione confusa.
 
Sapphire lo guardò intensamente, poi assottigliò gli occhi blu elettrico. Damon Salvatore le stava mentendo, ne era sicuro. Ma andava bene così, lei aveva una bella storia da raccontargli… prima di toglierlo di mezzo per sempre.
 

 
Anastasia De Verdant stava cucendo in soggiorno, davanti al camino con il fuoco acceso, l’autunno era alle porte e sebbene non facesse ancora molto freddo, lei adorava vedere il camino acceso, soprattutto quando lo accendeva Albert, il quale faceva in modo che il colore delle fiamme cambiasse ogni minuto. Inoltre adorava trascorrere quei momenti d’intimità con suo marito, il quale stava leggendo, e sua figlia Juliet stava studiando degli incantesimi dal Grimorio di suo padre. In quello splendido quadretto mancava solo Annabelle. Anastasia si era irritata non poco con Albert, il quale aveva lasciato partire sua figlia senza chiederle il permesso. Avevano litigato ma poi Albert era riuscito a convincerla che Annabelle era una ragazza in gamba e che doveva darle fiducia.
 
<< Albert ? Ti va di andare a fare una passeggiata in giardino ? >> chiese al marito.
 
Albert alzò lo sguardo dal libro e poi la guardò intensamente per qualche secondo, poi le sorrise. Posò il libro su un tavolino vicino al divano, poi si alzò e le tese la mano. Anastasia la prese e poi i due si diressero in giardino. Juliet li aveva osservati attentamente e sorrise con malinconia. Sapeva bene che quei momenti di intimità sarebbero finiti presto. Sua madre e suo padre avevano le idee ben chiare su quale sarebbe stato il futuro della loro famiglia. Un futuro che lei non condivideva né accettava e non lo avrebbe mai fatto. Nel frattempo Anastasia e Albert stavano passeggiando in giardino.
 
<< Al, ormai manca poco. Lo sento, il bambino sta crescendo troppo velocemente. Temo che possa nascere settimino. >> disse Anastasia con timore.
 
<< Vuoi che dia un’occhiata ? >> chiese Albert con gentilezza.
 
<< Non ora. Forse sono solo paranoica… non ci siamo mai avvicinato così tanto al nostro obbiettivo. Questo bambino sarà la nostra carta vincente Al, finalmente potremmo vendicare tutti i torti che la nostra famiglia ha subito a causa dei nostri cugini. >>.
 
<< E a causa di tuo padre. >> disse l’uomo con voce atona.
 
<< Non… non dire così. Lui non è mai stato veramente il problema. Lo sappiamo entrambi ! >>  ribatté Anastasia incrociando le braccia al petto.
 
<< Ah no ? Ana, non voglio litigare ma devi ammettere che la tua sofferenza è avvenuta anche a causa sua. Non puoi fidarti di lui. >>.
 
<< Cosa stai dicendo ? Se pensi che io stia facendo tutto questo per riportare in vita mio padre ti sbagli. >> urlò Anastasia.
 
<< So per cosa tu stai facendo tutto questo. Tu vuoi avere la famiglia che hai sempre desiderato, vuoi essere felice, chi tra noi due non lo vuole ? Io sono cresciuto nell’Inferno per colpa dei nostri cugini. Anna non ha avuto la famiglia che merita e… per quanto mi duoli ammetterlo non riuscirò mai a rendere felice Juliet, non come vorrei. >> disse Albert senza scomporsi minimamente.
 
<< Al, tu sei un padre meraviglioso >> disse Anastasia prendendogli le mani << Annabelle, anche se non lo dice, ti adora. Sei stato una perfetta figura paterna per lei ma io non posso negarle di avere suo padre, se so che glielo posso dare. Non voglio che mio padre torni in vita, so quello che ha fatto, so che lui non è senza colpe. Ma… se lui sa come posso riportare in vita Michael io… >>.
 
<< Ana, tuo padre ha già cercato di ingannarci. >> ribatté Albert usando un tono leggermente più alto del normale.
 
<< Non sono una sprovveduta Albert. So bene che mio padre tenterà di costringerci a usare il nostro bambino per riportarlo in vita e dovresti sapere che io farò di tutto perché ciò non accada. >> disse Anastasia con lo sguardo ferito lasciando le mani del marito.
 
<< Perdonami se te lo rammento, cara, ma l’ultima volta che tu hai cercato di cavartela da sola tu e Annabelle siete quasi rimaste bloccate nelle prigioni della Dimensione Oscura. >> disse Albert con tono saccente.
 
<< Non è necessario che tu me lo ricordi, Albert, per quello bastano le occhiatacce e le frecciatine che mia figlia continua a lanciarmi quando mi vuole far sentire in colpa per qualcosa. Per cui, se stai cercando di rimproverarmi, risparmiatelo. Almeno tu >> urlò Anastia.
 
<< Non credo ci sia bisogno di urlare, sto cercando di ragionare con te, con calma >> ribatté Albert cercando di calmare la sua consorte.
 
<< A me sembra più che altro che tu stia cercando di utilizzare nostro figlio a tuo completo vantaggio, ignorando che grazie a lui potrei restituire un padre a mia figlia !!! >>.
 
<< Non sbagli, quando ti aiutai a uccidere tuo padre sapevo bene quale fosse il tuo fine ma adesso mi sembra che tu abbia voglia di bruciare le tappe. Ricorda bene, se il Rito non verrà celebrato non potremmo ottenere ciò che vogliamo e se non otterremo ciò che vogliamo… tu puoi star tranquilla, che non riporterai in vita Michael per almeno altri tre secoli >> ribatté Albert prendendo la moglie per le braccia ma senza farle male.
 
Anastasia lo guardò per un attimo che parve infinito. Odiava litigare con Al,  lui era il suo unico porto sicuro e odiava quando la rimproverava e la faceva sentire come una bambina.
 
<< Come fai a sapere che a volta contatto mio padre tramite i miei sogni ? >> chiese Anastasia guardando attentamente Albert.
 
<< Io ho delle visioni… ricordi ? Tramite i sogni. Quando tu di notte cerchi di avere un legame con tuo padre io non riesco ad avere visioni chiare. >> spiegò Albert con una scrollata di spalle.
 
<< Non vuoi sapere che mi dice ? >>.
 
<< No, se tu non me lo vuoi dire. Ma penso che sia arrivato il momento di dire a Juliet e ad Annabelle, nel caso in cui non riuscisse a scoprire nulla sul nostro passato, la verità. Non credo che avremo altra occasione. Quando abbiamo scelto di intraprendere questo percorso, insieme, abbiamo deciso che ci saremo giocati il tutto per tutto. Questa volta i nostri avversari sono più forti dei precedenti, sono legati da dei legami forti, non lasceranno morire uno di loro senza combattere. >>.
 
<< Non tutti, dimentichi che Elena Gilbert non è più molto gradita da molti di loro. Bonnie, anche se non lo mostra, è profondamente ferita dal fatto che la sua migliore amica sia andata a letto con Damon; Stefan, senza un cuore, non avrà il tempo di capire con certezza se l’ama ancora e se in futuro potrà perdonarla; Damon… lui non sentirà la sua mancanza, darà a lei la colpa se Bonnie non accetterà di stare con lui o se Stefan deciderà di cancellarlo per sempre dalla sua famiglia. Quando torneranno a Fell’s Church, lo faranno per salvare Meredith. Non sanno che Elena è un ingrediente fondamentale per la riuscita del rituale >>.
 
<< Su questo hai ragione. >>
 
<< Appunto Al. Non dimenticare che avevamo pensato anche a questo prima di intraprendere la nostra missione. Spezzare i loro legami era il primo passo e ci siamo riusciti. I draghi hanno una pista, per cui sono fiduciosa nel fatto che presto anche Elena Gilbert sarà nelle nostre mani. Stefan non è più un vampiro ma abbiamo qualcun altro… di molto speciale che potrebbe prendere il suo posto.  Per quanto riguarda la verità sul nostro passato… credo che possiamo aspettare ancora un po’. Ora, andiamo, voglio andare a controllare il bambino e per quel che vale… ti prometto che non contatterò mai più mio padre. >>.
 
Dopo aver detto ciò Anastasia diede un bacio sulla guancia di Albert e mano nella mano si diressero verso una piccola casetta di pietra, la quale si trovava a destra del giardino posteriore alla villa, dove i coniugi De Verdant nascondevano quanto al momento era di più prezioso per loro.
 

 
Annabelle era davvero stanca di quella situazione. Era state in un’antica biblioteca nella città di Salem, dove sapeva che viveva anche la zia di Bonnie, sperando di poter trovare qualcosa sulla sua famiglia nei testi antichi che trattavano delle prime famiglie che abitarono in quella zona, ma non riuscì a trovare nulla di interessante. Frustrata ripose con poca grazia il grande tomo che aveva in mano sul ripiano della libreria davanti a lei e uscì dalla biblioteca senza ricambiare il saluto che le aveva rivolto la commessa. Quando uscì si diresse verso una Maserati nera ( ovviamente rubata da Lorence ), dove il ragazzo-drago la stava aspettando, con il finestrino acceso mentre fumava una sigaretta.
 
<< Non sei stanco di aver a che fare con il fumo quando sei un drago ? >> chiese Annabelle  sedendosi sul sedile del passeggero.
 
<< Oh mio Dio, Barbie, quanto sei noiosa… e fastidiosamente sarcastica. A volte non capisco come abbiamo fatto a stare insieme per tanto tempo. >>.
 
<< Non stavamo insieme, Loris. Io e te ci divertivamo soltanto, poiché io avevo bisogno di qualcuno accanto quando ancora non accettavo la presenza di Albert nella vita di mia madre, prima di capire che lui la rende felice, anche se lei non lo ha ancora capito e tu, beh, avevi bisogno di qualcuno accanto per non impazzire dopo tutte le cose che ti erano successe. >> 
 
<< Oh ma che premurosa che sei, Barbie. Cambiando argomento, mi sembra inutile chiederti come siano andate le ricerche, dalla tua espressione capisco ogni cosa. Perciò, cosa facciamo adesso ? >> chiese Lorence picchiettando le dita sul volante.
 
<< Non lo so. Credevo che partendo dalle poche cose che so sulle origini della mia famiglia avrei potuto trovare qualcosa ma a quanto pare non è così. Non ho ancora abbastanza pezzi per poter costruire il puzzle. >>.
 
<< Prova a costruire i bordi non quelli che hai. Prova prima a ricostruire cosa sai sulla tua famiglia. Parlamene, magari riesci a fare ordine nella tua mente e a ricordare qualcosa che ti è sfuggito. >> propose Lorence.
 
<< Ok. Mia madre mi raccontò che mia nonna, Diana, ebbe un figlio con un altro uomo, mio padre. Nessuno lo sapeva fino a quando mia madre non confessò di essere rimasta incinta. Mio nonno le controllò il ventre, non mi ha detto il perché, forse aveva già qualche sospetto, le disse che doveva abortire, perché il bambino sarebbe nato maledetto dal fato e dalla natura. Mia madre non riusciva a capire il perché e a quel punto mia nonna fu costretta a confessare. Mio nonno si arrabbiò ma alla fine aiutò mia madre a partorire. Di mio padre non mi ha detto granché, mi ha detto solo che quando ha saputo della loro parentela se ne è andato per sempre dalla sua vita, non so il quale forma. Mi mancano troppi pezzi e c’è solo una persona che forse potrà darmi i pezzi necessari per scoprire la verità. >>.
 
 << Tua madre ? >> ironizzò Lorence.
 
<< No, Deborah, la zia di Bonnie. Lei vive qui, lei sicuramente sa qualcosa. Al matrimonio di Mary lei sapeva chi eravamo noi, ci guardava in un modo strano, non ci ha tolto gli occhi di dosso ed era alquanto turbata quando mia madre si è alzata per andare a salutarla. >>.
 
<< Non credi sia rischioso per noi avvicinarsi a lei ? Credo che anche Bonnie e Stefan si stiano dirigendo da lei per delle risposte. >>  ribatté Lorence accendendo un’altra sigaretta.
 
<< Infatti non sarà lei a darmele. Ho un piano, ce l’ho sempre. >> disse Annabelle guardando fuori dal finestrino.
 
Lorence annuì poi porse il pacchetto di sigarette che aveva in mano, ma Annabelle lo scostò leggermente. Odiava fumare, anzi, odiava il fumo in generale. Appoggiò la fronte contro il finestrino, osservando distrattamente il traffico. Odiava vivere in quell’epoca, avrebbe tanto voluto tornare nell’epoca del Rinascimento, quelli si che erano bei tempi. Gli uomini non erano ancora così cafoni e arroganti, non andavano in giro con le mutande da fuori, non esistevano ancora tante schifezze come il fumo, la droga e il sesso non era una semplice attività per i depravati. Lei apparteneva a quell’epoca e in quell’epoca, lo ricordava bene, aveva incontrato il suo primo amore.
 

 
Sapphire aveva avvicinato uno specchio davanti a Damon poi aveva usato un incantesimo e lo specchio aveva cominciato a mostrare delle immagini. Sapphire cominciò a raccontare…
 
INIZIO RACCONTO…
 
Era il 6 marzo del 1253, l’anno precedente era stato stipulato la bolla Ad Extirpanda, Innocenzo IV aveva appena autorizzato l’uso della tortura e Giovanni XXII estese i poteri dell’Inquisizione contro la stregoneria. In quegli anni molte streghe e vampire furono bruciati sul rogo, tra le creature della notte regnava il caos. Due anni prima la mia famiglia era riuscita a fuggire dall’Europa e si era rifugiata in un posto sicuro in America. Ma dopo... a causa di un conflitto siamo stati costretti a tornare in Europa, quando abbandonammo quel posto segreto dove tu hai trovato Bonnie ci siamo ritrovati in un’epoca nuova, il Rinascimento. L’America era stata scoperta, le creature della notte volevano vendicarsi della mia famiglia così fummo costretti a scappare. La mia famiglia fu uccisa prima di abbandonare l’America, sopravvivemmo solo io e mia nipote Anna. Anna era la figlia di mia sorella Esmeralda, la quale è morta per poterci trarre in salvo, lei era l’unica che potesse salvarci, io non avevo. Stavamo correndo lungo un bosco quando l’hanno uccisa.
 
<< Esmeralda !! Esmeralda !! >>.
 
Ero molto giovane, sui quattordici o i quindici anni, con i capelli mori e gli occhi scuri, il viso bagnato dalle lacrime, ancora tremendamente ingenua, e stavo correndo verso il corpo morente della mia sorella maggiore Esmeralda insieme ad Anna, che aveva solo sei anni. Quando le fui vicina, le sollevai delicatamente la testa e l’appoggiai sulle mie gambe. Lei era stata colpita da un violento incantesimo, non sarebbe mai sopravvissuta.
 
<< Zaffira, Za… Zaffira >> mi disse lei prendendomi la mano.
 
<< Esme… ti prego, possiamo ancora scappare insieme >> la implorai io.
 
<< No, Zaffira. Per quanto mi duoli accettarlo io… io non potrò più far parte della vostra vita, il destino ha scelto per me un’altra strada e se per salvarvi dovrò percorrerla, allora lo farò senza voltarmi indietro. Voi dovete fare la stessa cosa !! >>
 
<< No, mamma >> disse Anna abbracciando la sua mamma.
 
<< Anna, abbi cura di te, ti amo tanto bambina mia. Ti proteggerò per sempre. Zaffira, ti prego, prenditi cura di Anna, amala come se fosse figlia tua. Ora andate. >>
 
 Quando mia sorella è morta, giurai che avrei protetto Anna fino alla morte. Quando tornammo in Europa eravamo povere, non avevamo niente di cui vivere. Io iniziai a lavorare come cameriera per la famiglia dei Conti di Salvatore, la peggiore scelta che avessi mai potuto fare. Ma era l’unica famiglia che si mostrò disponibile ad assumere una ragazzina come cameriera e sua sorella minore come “compagna di giochi” per la loro figlia, Maria di Salvatore, che, poverina, morì prematuramente all’età di tredici anni. Ma questo non è importante. Tutto ciò che devi sapere è che in quegli anni, mia nipote Anna, si avvicinò a una persona in particolare, ma noi sappiamo chi. Il giovane Giuseppe Salvatore, tuo padre e, con mio grande dispiacere, anche il padre di Stefan. Lui e Anna erano compagni di giochi da piccoli, erano amici del cuore, io ovviamente non avevo mai visto quell’amicizia di buon occhio, sapevo che quell’insignificante moccioso l’avrebbe rovinata. Con il passare degli anni, abbandonai il mio lavoro da cameriera, a venticinque anni iniziai una mia attività e riuscì a comprare una casa accogliente e portai con me Anna , per allontanarla da Giuseppe. Quando seppi che Giuseppe si era sposato con Margherita il mio cuore si riempì di gioia, finalmente credevo di aver chiuso quell’orribile capitolo della nostra vita. Invece mi ero sbagliata, quello fu il mio secondo errore. Quando ebbi all’incirca trent’anni anni, Anna una volta tornò a casa, felice come non mai. Io credetti che aveva incontrato un giovanotto e che se ne fosse invaghita, aveva ventiquattro anni, sarebbe stato anche normale. Inoltre Anna era una ragazza molto bella, la quale facilmente attirava l’attenzione degli uomini. Ma Damon, non puoi immaginare la paura, il dolore e lo sconforto che provai quando capii che lei aveva una relazione segreta con tuo padre. Ovviamente Anna cercò di nascondermelo, credo che avesse capito  che lui non mi piaceva affatto. Quando nascesti tu io cercai di convincere Anna a interrompere il suo rapporto con il conte di Salvatore, ma lei si rifiutò.
 
<< Anna >> la implorai << Ti prego, non puoi avere una relazione con un uomo sposato. Ha anche un figlio adesso e in città la gente mormora. Ti prego, rinuncia a questa fantasia. >>.
 
<< Zia Zaffira, non puoi chiedermi questo ! Io lo amo !! >> mi disse lei con il volto bagnato dalle lacrime.
 
<< Anna, tu che cosa puoi saperne dell’amore ? Pensi che questo sia amore ? Non capisci che ti sta solo prendendo in giro ?? >>.
 
<< Non parlare di lui in questo modo zia !! Non se mi ami e non se vuoi continuare a far parte della mia vita !! >> urlò Anna. << Tu parli così perché non lo hai mai accettato !! Non lo hai mai capito !! Lo hai sempre guardato con disprezzo solo perché credi che lui sia diverso da noi !! >>.
 
<< Anna !! Lui è diverso !! Lui non è come noi. Credi davvero che quando scoprirà le tue origini lui accetterà di restare con te ? >>.
 
<< Stai zitta. Non ho intenzione di ascoltarti zia !! È alquanto chiaro che tu non tieni a cuore la mia felicità come io ho a cuore la tua !!! Tu non vuoi che io sia felice con l’uomo che amo e che mi ama >>.
 
<< Non si può amare qualcuno quando non lo si conosce affatto. >>.
 
<< Si, invece. Poiché abbiamo intenzione di avere un figlio insieme e di creare una famiglia nostra. >>.
 
In quel momento mi cadde il mondo addosso, perché avevo capito che avevo appena fallito. Niente che avrei potuto dirle le avrebbe fatto cambiare idea. Niente. L’unica cosa che mi restava da fare era avvertirla del rischio che stava correndo, come ogni madre avrebbe fatto.
 
<< Spero allora che il bambino, se e quando lo concepirete, non prenda da te, Anna. Prega la tua buona stella che il bimbo nasca normale, perché nel momento in cui Giuseppe Salvatore scoprirà quello che tu sei in realtà… ti vedrà come un mostro e a quel punto avrai rovinato non solo la tua vita… ma anche quella del tuo bambino >>.
 
Dopo aver detto ciò uscì di casa sbattendo la porta e non la rividi più per tre anni. In quel momento provai una rabbia così forte che distrussi metà del mobilio che c’era nel soggiorno. Non seppi mai perché i miei poteri erano comparsi nella mia vita in quel momento, a trent’anni, in una maniera così inaspettata e violenta. Elettrizzata, ma anche spaventata, mi diressi verso il mio armadio dove avevo messo un vecchio scatolone che conteneva il Grimorio di mia madre. Da quel momento mi impegnai in nell’arte della magia, imparai la maggior parte degli incantesimi del Grimorio di mia madre e poi, quando al terzo anno scoprii l’esistenza della Dimensione Oscura decisi di andarci. Speravo che avrei imparato qualcosa di nuovo, ma conoscevo ancora troppo poco, non solo sui miei poteri ma anche sul mondo delle creature della notte, così l’abbandonai dopo un solo anno. Quando tornai a  casa vi trovai Anna ad aspettarmi. Fui felicissima di vederla. Lei mi abbracciò e poi scoppiò a piangere tra le mie braccia. Mi implorò di perdonarla, mi disse che avrebbe dovuto ascoltarmi, che avrebbe dovuto lasciar perdere. Mi raccontò che durante quando lei se era andata di casa aveva cominciato a lavorare come cameriera per i conti di Salvatore, dove si occupava della casa e intanto continuava la sua relazione con Giuseppe. Mi raccontò di quanto entrambi erano stati felici quando lei era rimasta incinta durante l’ultimo anno. Mi disse che era nato un bellissimo bambino, con gli occhi verdi come i suoi, di nome Stefano. Purtroppo mi disse anche che quando Stefan nacque si svilupparono anche i suoi poteri, mi disse che per sbaglio aveva fatto una piccola magia davanti a Giuseppe e che l’uomo, terrorizzato, dopo averle dato del mostro, le aveva strappato il bambino dalle braccia e le aveva intimato di andarsene, prima che l’avrebbe uccisa lui con le sue mani. Io mi arrabbiai così tanto che decisi di mettere in prova le mie capacità. Io scagliai una maledizione su Margherita, che la fece ammalare gravemente, fino alla morte. Se Stefan non poteva crescere con sua madre, allora nemmeno tu, Damon saresti cresciuto con la tua e se Anna non poteva essere felice insieme a suo figlio e all’uomo che amava, anche Giuseppe, avrebbe vissuto come un miserabile. Anna non fu felice di ciò che feci ma con il tempo riuscì a farsene una ragione. Si creò una nuova famiglia, con un soldato, ebbe una bellissima bambina, Claire ma vedevo che lei era ancora infelice per aver essere stata allontanata da Stefan. Una volta trovai una lettera che Anna voleva inviare a Stefan, ovviamente una lettera piena di bugie, perché lei non voleva rovinare ancora di più il rapporto che Stefan aveva con suo padre, ma io la feci desistere. La nostra vita era riuscita ad avere un equilibrio che a lungo avevamo agognato ma poi la nostra vita è di nuovo andata a rotoli. Il marito di Anna morì durante una guerra, Anna rimase vedova e distrutta. Io stavo invecchiando, così decisi di tornare nella Dimensione Oscura, dove speravo che avrei potuto incontrare qualcuno che avrebbe potuto aiutarmi a non invecchiare. Non l’ho mai sopportato, è una mia debolezza, ne prendo atto. Quando tornai, Anna era stata uccisa da un vampiro, Claire era scomparsa e in città si vociferava che i due figli del conte di Salvatore si erano uccisi a vicenda per una donna. Mi diressi a casa mia e notai che era quasi del tutto distrutta, ma riuscì a trovare, sotto una mattonella rotta, una lettera, per me. Anna mi chiedeva di proteggere Claire, diceva che da giorni un vampiro minacciava la sua famiglia e che aveva spinto Claire ad andare a lavorare per la famiglia Salvatore, nella speranza che potesse avvicinare il fratello ma era troppo tardi, Stefan era già diventato un vampiro. Quando la trovai, convinsi Claire ad abbandonare il suo lavoro e a venire nella Dimensione Oscura con me. Io avevo imparato il Rituale della reincarnazione, lo insegnai anche a Claire. Insieme abbiamo vissuto per tanto tempo, io le insegnai tutti gli incantesimi che conoscevo, la crebbi come una strega, lei mi voleva bene. Quando ebbe compiuto i sedici anni durante la nostra ultima vita insieme, ci facemmo una promessa.
 
<< Zia Zaffira, sono felice che tu sia rimasta con me >> disse Claire abbracciandola.
 
<< Claire, io ti voglio bene, tanto bene. Non ti avrei mai abbandonata >> dissi io abbracciandola.
 
<< Zia Zaffira ? Tu pensi che riusciremo mai a ricongiungerci con Stefan ? >> mi chiese Claire.
 
<< Non lo so. Stefan è cresciuto lontano dal nostro mondo, lui non sa quanto lui sia speciale. La sua famiglia l’ha rovinato, irreparabilmente temo >>.
 
<< Ho sentito dire che c’è una creatura, nella dimensione Oscura che possiede un roseto con rose bellissime, ho sentito dire che queste rose sono magiche. Sono in grado di far tornare un vampiro umano. Se noi riuscissimo ad averne una potremmo usarla per far tornare Stefan umano. >> mi disse Clair sorridendomi con uno sguardo carico di speranza.
 
<< Claire… non lo so. Ho paura, questo posto non è molto sicuro. Ho paura che ti accada qualcosa. >>.
 
<< Zia, io voglio bene a mio fratello, oltre a te è l’unica cosa che mi resta della mia famiglia. Voglio che lui stia con noi. Voglio averlo nelle nostre vite. E infatti… domani mi recherò personalmente a chiedere una di quelle rose. >>.
 
<< CLAIRE NO !! >> urlai io << Claire… se c’è una cosa che ho imparato in questi anni è che la magia ha sempre un prezzo, molte volte impossibile da pagare. >>.
 
<< Zia… non mi fermerai. Io farei di tutto per Stefan e devi promettermi che lo farai anche tu. >> disse Claire prendendomi la mano.
 
<< Che cosa  ? >> chiesi io senza capire.
 
<< Devi promettermi che farai tutto il possibile affinché Stefan sappia la verità sulla sua famiglia e affinché sia felice. Me lo devi promettere. >>.
 
Io guardai intensamente Claire, sapevo che c’era qualcosa che non mi stava dicendo, qualcosa che mi sfuggiva. Mi ci sono voluti anni per capirlo, ma alla fine avevo scoperto che lei mi aveva parlato di quel roseto perché ci era già andata e aveva già pagato caro il suo prezzo. La sua magia. Quando tornammo nel mondo reale, nel 1762, decidemmo di andare a vivere in America, l’Italia ormai non era più casa nostra, era piena di brutti ricordi e noi volevamo ricominciare da capo. Purtroppo poco tempo dopo Claire cominciò a stare male, la notte aveva degli incubi orrendi, sanguinava a volta durante il giorno, stava lentamente perdendo la vista. A quanto pare perdere la magia l’aveva danneggiata molto di più di quanto pensasse.
Io purtroppo non potevo prendermi cura di lei costantemente, dovevo lavorare per dare da vivere entrambe. Una volta fui chiamata da lavoro, mi dissero che Claire aveva cercato di suicidarsi gettandosi sotto una carrozza. Inoltre mi dissero che avevano trovato sul suo corpo diverse ferite e tagli. Mi dissero che Claire era pazza e pericolosa e che andava rinchiusa in un istituto psichiatrico dove avrebbe potuto starle accanto. Io risposi che ci avrei pensato ma alla fine qualcuno ha preso una decisione al posto mio. Qualcuno le squarciò la gola quel tanto che bastava per tenerla in vita pochi minuti, come se desiderasse che io la vedessi morire.
 
<< Claire, Claira… mi dispiace tanto >> dissi accarezzandole i capelli.
 
<< Non… non devi… non mi sono mai sentita così bene, zia. Adesso potrò raggiungere la mamma. Finalmente potrò tornare a stare di nuovo insieme a lei... e a papà. Tu invece… ricorda la tua promessa. Stefan ora è tutto ciò che ti resta. Trovalo, fa che mi voglia bene… come io ho voluto bene a lui e come gliene ha voluto anche la mamma >> lacrime dolci cominciarono a scendere lungo le guance morbide di Claire.
 
<< Claire… dimmi solo… chi è… >>.
 
<< È stato un vampiro… ho sentito i suoi canini nel mio collo… mi ha detto di chiamarsi Damon… aveva un’aurea così oscura e una voce così cattiva. Ma ora non voglio parlarne, so che tu mi vendicherai. Ora voglio solo… solo restare qui tra le tue braccia. >>.
 
Restai lì a tenerle la mano, a cullarla dolcemente come avevo fatto tanto tempo fa con mia sorella Esmeralda, pensando a quando Claire era bambina e io le cantavo le ninna nanne per farla dormire. Fu in quel momento che la mia magia si sviluppò come mai prima d’ora. I miei capelli divennero blu elettrico, così come anche gli occhi, la pelle più chiara, le labbra più rosse e la mia magia più forte. In quel momento Zaffira morì… e nacque Sapphire. Da quel momento la mia vita divenne buia e vuota, ero sola, sconsolata. Avevo fallito sia con Anna che con Claire. A quanto pare non sapevo prendermi cura delle persone. Così decisi di trasferirmi in un’altra parte dell’America e lì scoprii il mio dono per gli zaffiri. Feci carriera in fretta, divenni un’importante gioielliera, le dame più ricche venivano a fare le loro compere nel mio negozio. Tuttavia, decisi di condividere la mia fortuna con altre persone. Streghe e maghi, soli, indifesi, che erano stati allontanati da tutti perché erano diversi trovavano accoglienza nel mio negozio. Vedi, Damon, il mio negozio è protetto da una magia molto particolare. Lì, le persone che accettano di lavorare per me ottengono l’immortalità. Rinunciano a tutto, mi promettono eterna fedeltà e io prometto loro protezione, eterna giovinezza e eternità, con la loro magia avrebbero alimentato l’incantesimo che sarebbe diventato ogni anno più forte. Fu difficile eseguire quella magia ma ci riuscii. La mia aveva finalmente raggiunto nuovamente un equilibrio e a quel punto capii che ero pronta a cercare mio nipote e a mantenere la promessa fatta a Claire. Grazie ad alcune mi dipendenti riuscii a trovare Stefan. Il nostro primo incontro avvenne il 1789, Stefan era in Francia, erano gli anni della Rivoluzione Francese, conoscendo Stefan ormai non mi stupisco più del fatto che lui volesse assistere personalmente agli eventi. D’altronde sono consapevole della sua partecipazione a diverse guerre degli anni passati. Quando lo incontrai ebbi un attimo di esitazione, aveva gli stessi occhi di Anna e di Esmeralda e assomigliava tantissimo a Claire. Ma avevo un compito da svolgere e lo avrei portato a termine, a qualunque costo. Riuscì a parlargli per la prima volta nell’attuale Cafè de La Regence, mi presentai a lui con un aspetto da ventiseienne.
 
<< Bon jour monsieur ! È una bella giornata, non trova ? >> gli chiesi io sedendomi di fronte a lui.
 
<< Bon jour madame. Si, è una proprio una bella giornata >> mi rispose Stefan forzando un sorriso.
 
<< Io trovo che le giornate di sole siano stupende. Soprattutto in questo periodo di fermento. Io credo che fosse giunto il momento in cui in Francia avvenissero dei cambiamenti >> dissi io con un sorriso.
 
<< Quindi… lei favorisce il Terzo Stato ? >> mi chiese con un’espressione stupita.
 
<< Oui. Perché ? >>.
 
<< Ecco… lei non sembra una donna… povera >> mi disse indicando con gli occhi la mia collana di zaffiri.
 
<< È  vero. Ma io mi ritengo un’eccezione. Tu cosa ne pensi ? >> gli chiesi io.
 
<< Penso… che sono d’accordo. >>.
 
Io sorrisi. Lo conoscevo da poco meno di un minuto ma già sentito che era un bravo ragazzo. Gentile, educato, intelligente, timido, non mi ha mai guardata dritto negli occhi. Ed era un vampiro. Questa era l’unica pecca che riuscì a trovargli.
 
<< Sei un giovanotto interessante. Ed è interessante anche il tuo gioiellino >> dissi indicando l’anello << Come ti chiami ? >>.
 
<< Stefan… Salvatore. >> mi rispose evitando il mio sguardo.
 
<< Non hai nulla di cui vergognarti. Stefan Salvatore, sono brava a mantenere i segreti, inoltre… >> dissi prendendogli la mano << Credo che tra me e te si creerà una bella amicizia. >> dissi facendo brillare i miei occhi blu.
 
A quel punto Stefan mi guardò con curiosità, prima di chiedermi << Come si chiama ? Madame ? >>.
 
Io sorrisi. << Sapphire… Sapphire Mon Bijour >>.
 
FINE DEL RACCONTO.
 
Le immagini nello specchio svanirono e Damon non sapeva che dire. Aveva scoperto così tante cose sulla sua famiglia nelle ultime due ore che aveva le idee molto confuse. Davvero Stefan non era suo fratello, bensì il suo fratellastro ? La sua famiglia era davvero così incasinata ? Perché Claire lo accusava di averla uccisa se due ore fa lui non sapeva nemmeno della sua esistenza ? Quella bastarda di Sapphire aveva davvero ucciso sua madre ? Ed era anche la zia di Stefan ?
 
<< Ora ti è tutto più chiaro ? Damon ? >> gli chiese Sapphire mentre si sedeva sullo scrittoio e lo fulminava con i suoi occhi blu elettrico.
 
<< Sinceramente no. Ho solo le idee più confuse. Com’è possibile che tutta questa storia sia reale ? >> chiese Damon che non voleva crederci.
 
<< Beh è reale. E i poteri di Stefan ne sono una prova. Lui è un ragazzo speciale, io l’ho capito dal primo momento che l’ho visto e da quel momento ho fatto di tutto per proteggerlo. Mi sono presa cura di lui, senza interferire nella sua vita. Sono stata un’amica, una confidente, una spalla. Gli sono stata vicino mentre tu lo denigravi, lo umiliavi, lo maltrattavi, lo allontanavi. Cercavo di renderlo felice nonostante un fratello che si comportava come una bestia >>.
 
<< Ehi !! Attenta a quello che dici ! >>.
 
<< E poi… quanto lui aveva trovato una ragazza da amare, dopo quella prostituta di Katherine, tu gliel’hai portata via. Io glielo dicevo che doveva abbandonarti, la tua presenza, anzi la tua famiglia è sempre stata dannosa per lui. L’ha reso insicuro, subordinato alle vostre prepotenze, una vittima. Io ho atteso pazientemente il momento di renderlo forte. Nel momento in cui Stefan ha marcato la soglia del mio ufficio mesi fa… ho capito che quel momento era arrivato.  Privo del suo cuore, privo dei suoi sentimenti… ha capito da solo quanto tu lo abbia rovinato. E adesso… quando tutta questa storia finirà… o avrò finalmente ciò che ho sempre desiderato >>.
 
<< E cioè ? >>.
 
<< Di creare una famiglia, con mio nipote. Una famiglia di cui tu non farai parte. Una famiglia dove potrò tenere Stefan al sicuro, dai vampiri ma soprattutto da te. Tu hai cercato di trasformalo in una bestia, perché tu sei una bestia. Ma Stefan è troppo per te… lo è sempre stato. Tu sei insignificante, Damon. Katherine con te si divertiva soltanto, Elena ti ha usato solo per sfogare la sua tristezza e mentre andava a letto con te pensava a Stefan, tuo padre ha amato Stefan molto più di quanto ha amato te. Tu sei niente e sono felice che finalmente Stefan lo abbia capito >>.
 
Sapphire si diresse verso uno specchio, con un gesto della mano lo specchio cominciò a brillare. Damon cercò di liberarsi. Desiderava ardentemente staccare il collo a quella bastarda manipolatrice.
 
<< Ora vado da mio nipote, alla fine di tutta questa storia potremo essere una famiglia. Lo renderò felice e manterrò la promessa che ho fatto a mia nipote Claire. >>.
 
<< IO NON HO UCCISO CLAIRE !! PRIMA DI DUE ORE FA NON SAPEVO NEMMENO CHE STEFAN AVESSE UNA SORELLA !! >> urlò Damon con tutta la rabbia che possedeva in quel momento.
 
<< Tra tre ora una strega verrà a liberarti. >> disse Sapphire con sguardo freddo e impassibile prima di oltrepassare lo specchio.
 

 
Deborah Mccoulough stava stirando alcuni vestiti in soggiorno. In quel periodo era davvero preoccupata, sua figlia Rosalie non la chiamava da molto tempo e lei non riusciva a rintracciarla. Sperava con tutto il cuore che sua figlia stesse bene. A un certo punto il campanello di casa sua suonò. Spegnendo il ferro da stiro corse verso la porta principale.
 
<< Rosalie ? Sei tu ? >> chiese aprendo la porta.
 
Tuttavia, dall’altro alto non c’era Rosalie, ma Bonnie, insieme a un altro ragazzo.
 
<< Bonnie ? Che cosa ci fai qui ? >> chiese Deborah sorpresa.
 
<< Mi dispiace tanto per la visita inaspettata zia. Ma… noi due dobbiamo parlare, urgentemente >>.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE DELL’AUTRICE
 
Ciao a tutti !! Mi scuso profondamente per il mio ritardo. Per scusarmi ho scritto un capitolo più lungo degli altri con cui spero di farmi perdonare. Spero che l’abbiate gradito. Nella seconda parte, tratterrò della storia dei De Verdant, di cui tuttavia ho scritto diversi accenni anche in questo capitolo.
Un MeGa BaCiO a TUTTI !!! 
  
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