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Autore: tobbywolf    17/12/2014    1 recensioni
Un docile Kida Masaomi si ritrova improvvisamente trascinato via dallo scenario ordinario della sua ormai noiosa vita. Dopo aver sistemato alcune cose, il biondo si era semplicemente stanziato in un piccolo e tranquillo villaggio, lontano dai problemi che gli aveva causato Ikebukuro. Senza alcun apparente motivo, però, qualcuno decide di coinvolgerlo in un malsano gioco insieme ad altri incoscienti partecipanti..
Genere: Avventura, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Masaomi Kida, Mikado Ryūgamine, Shizuo Heiwajima, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Ovviamente il resto dei ricordi era annebbiato e confuso, ma poteva considerarsi già un buon inizio. Purtroppo non riusciva a focalizzare il viso dei due tizi che lo avevano portato sull’isola, quindi decise di cercare qualcosa qua e là.
Camminando per qualche metro, scorse nel bel mezzo della strada alcune carcasse, probabilmente di leprotti, ridotte in uno stato disumano da qualche carnivoro alquanto affamato.
Il sangue ancora colante e fresco, le ossa spolpate e le mosche ronzanti sui cadaverici animaletti allarmarono il ragazzo, rendendolo pallido come un cadavere.
Forse anche loro stavano cercando qualcosa. Una via di uscita, un indizio o del cibo e, da un momento all’altro, si sono ritrovati con delle zanne conficcate nella carne. Può anche darsi che non avevano sofferto molto la loro morte, concludendo la loro esistenza in un modo alquanto sereno, magari senza neanche rendersene conto.
Un predatore esperto conosce i punti deboli della propria preda e non azzarda mosse sbagliate, soprattutto per non lasciarsi coinvolgersi in un inseguimento che forse lo lascerebbe a bocca asciutta. Il biondo, dopo alcuni pensieri agghiaccianti sulle veloci morti del leprotto, si rese finalmente conto del grande pericolo che stava correndo. Se un animale, capace di tale aggressività per un piccolo bocconcino di carne, gli fosse saltato addosso, non avrebbe avuto scampo.

All’improvviso, distogliendolo dai suoi pensieri, una cantilena iniziò a risuonare attraverso le disabitate vie della città fantasma. La fonte dei suoni sembrava essere un altoparlante collegato agli strani aggeggi sui tetti, ecco svelato il mistero della loro utilità.
La canzoncina proseguì per alcuni secondi, terminando con un’agghiacciante urlo, non si capì nemmeno se di animale o di una persona.
Incusse di nuovo il silenzio, che ora pareva anche più profondo. Kida si guardò intorno con aria sospetta, come se lo stridulo provenisse da qualche ragazza nelle vicinanze, magari in pericolo ed in attesa di un eroe come lui. Poi i marchingegni elettronici ricominciarono a fischiare, fino al momento in cui una voce acuta e allegra iniziò ad echeggiare contro i muri delle abitazioni spoglie.
“Buongiorno concorrenti! State tutti bene?” il ragazzetto ascoltava con un’espressione confusa. Non aveva mai aderito a nessun genere di concorso, soprattutto in uno dove fosse previsto un rapimento per partecipare. “Spero che siate ancora tutti vivi, non distruggete il divertimento senza nemmeno aver ascoltato le regole!” il microfono fischia rumorosamente nel corso della frase, così il conduttore ne approfitta per schiarirsi la voce.
“Prima di tutto, in questo gioco non si vince nulla. Al contrario, se non parteciperete o vi farete sopraffare da altri concorrenti, perderete tutto. Tutti voi avete delle targhette con il vostro nome ed un numero. Quello, miei cari, sarà la chiave di tutto” una risatina accompagnò la frase, prima di riprendere fiato e continuare
“Coloro che uccideranno il concorrente con il numero uguale al proprio, dovranno poi trovare il giocatore bianco, l’agnello senza peccati, e convincerlo a darvi la chiave per la salvezza. Qualsiasi metodo è accettato.” la voce si fece improvvisamente più cupa, lasciando da parte l’eccitazione del momento.
“Mi dispiace per i più docili, ma qui regna la regola dell’uccidi o sii ucciso”. Boom, i microfoni si spensero con una serie di “bip” a intermittenza.
Alcuni corvi, disturbati da tutto il frastuono, migrarono verso il nord della città, gracchiando e sbattendo furiosamente le ali.
Il biondo si accomodò per terra, riflettendo sugli strani avvenimenti, il discorso da psicotico e le “regole” del gioco. L’uomo o donna dietro a tutto questo, in mancanza di identificazione a causa della voce modificata da qualche programma, era probabilmente un qualche emarginato sociale, vista la leggerezza e la frettolosità con le quali aveva appena spiegato queste cose così poco ordinarie.
In ogni caso, non avrebbe mai ucciso qualcun altro, pensò. Analizzò vari piani per convincere le altre persone a fare un gruppo, senza usare la violenza, magari uscendo indenni da questo posto. Un po’ come i Turbanti Gialli, che però un giorno si spinsero troppo in là. Non avrebbe fatto un secondo errore, questa volta nessuno si sarebbe dovuto far male.
“Ma, le persone da convincere, quante saranno? Contando il fatto che il tizio ha detto che ci sono due concorrenti per ogni numero, e io sono il numero nove.. Possono esserci diciotto o più potenziali assassini. Chi lo sa, se tra tutti questi, c’è qualcuno con del buon senso?” Il biondo continuò a scandire i propri pensieri ad alta voce, incurante dell’oscurità ormai incombente e degli strani rumori provenienti da qualche casa.

Poco dopo, socchiuse gli occhi e si concesse qualche minuto di relax, accarezzato dalla leggera brezza, quasi autunnale, che trasportava con sé un piacevole odore di mare e salsedine. Durante questi minuti persi come uno sprovveduto, qualcosa di abbastanza grande si mosse nell’oscurità. Agile e veloce, ma non abbastanza occulto per essere un animale. Lui non si accorse di nulla, ancora intento a ciondolare nella sua beneamata innocenza. L’ombra si avvicinò sempre di più, strisciando e acquattandosi per non far saltare il piano. Quando fu a pochi metri di distanza dall’obbiettivo, gli balzò addosso con una velocità tale da far fischiare anche il vento. Ovviamente, il biondo si accorse troppo tardi di essere in pericolo, sobbalzò di sorpresa all’impatto e subito provò ad allontanare le mani del predatore, che cercavano in tutti i modi di stringergli la carotide. L’aggressore, nonostante il fisico slanciato e allenato, si dimostrò poco tenace nell’affronto. Kida, notando queste debolezze, riuscì a liberarsi con qualche calcio e spintone che fecero rotolare l’altro per qualche metro, tra qualche colpo di tosse e respiri affannati.
Ora che si trovavano ad una distanza di sicurezza, osservava i dettagli del viso dello sconosciuto, dagli occhi mori e senza vita, ai capelli castani che terminavano poco sopra alle spalle, con delle punte che ricoprivano buon parte del viso. I lineamenti ricordavano quelli di un adolescente, poco più grande di lui.
Pareva parecchio affaticato, con la mano destra si stringeva furiosamente il petto, gli occhi fuori dalle orbite e le ginocchia tremanti, una figura davvero pietosa pensando al fatto che proprio lui credeva di essere in grado di poter sopraffare un tenero ragazzino.
L’ansimante, nonostante l’accaduto, pareva alquanto sicuro di sé; Non indietreggiò, non si guardò intorno e non abbassò lo sguardo, puntava semplicemente la vittima con lo sguardo, come se ne stesse osservando i movimenti.
Ma Kida rovinò il silenzio e l’imbarazzo del momento con un sospiro seguito da parole sconsolate, quasi fosse in pena per l’altro.

“Tu.. Sei quel tizio che occupa tutti i grandi schermi di Ikebukuro, giusto? Cavolo, senza fard e fondotinta quasi non ti riconoscevo!”

Il solito impertinente che pensa solo alle vaccate, ma la battutina funzionò meglio di quanto si aspettasse.
Il diretto interessato rimase di sasso, come se uno shock lo avesse colpito all’improvviso, poi la sua maschera di impassibilità cadde e, come una reazione a catena, scattò via dalla vista del biondo. Probabilmente quelle parole lo avevano riportato alla realtà, magari provava ribrezzo per ciò che aveva fatto, rancore, vergogna.. Chi lo sa, ma di certo lo sbarbatello non lo inseguì nelle buie e strette vie dove l’altro si era slanciato.
Non pensava neanche più con logica, ormai niente aveva più un senso, tutto sembrava così fuori dall’ordinario, proprio come era accaduto poco tempo prima durante la sua permanenza a Tokyo. Ah, la cara vecchia Tokyo.. Non vedeva l’ora di tornarci, avrebbe voluto rivedere il suo migliore amico al più presto; aveva così tante cose da raccontargli, tra cui le varie disfatte amorose e le denunce per disturbo alla quiete pubblica, dettagli esilaranti e trascurabili per quanto ne diceva lui. Oh, santa gioventù, anche in un momento simile pensava a tutt’altro tranne che a qualche soluzione per il suo maggior problema.
Pensava al curry caldo, al suo gatto rimasto in casa solo soletto, al computer che non aveva staccato dall’alimentatore, pensava persino a quali videogiochi sarebbero dovuti uscire quella settimana.
Ancora non si sentiva parte di un circolo assassino, non percepiva ancora il sangue che sarebbe colato dalle sue mani, soprattutto il fatto che quel sangue.. Non sarebbe stato il suo.

“Okay, okay.. Particolarmente eccitante, anche se parecchio pericolosa come esperienza. Mikado dovrà ergermi una statua se esco vivo, o almeno sano di mente, da ‘sto posto.”

E con queste parole si avviò dalla parte opposta della strada, sempre seguendo la fiacca luce della luna ormai scintillante nel limpido cielo di una notte che pareva senza fine.

 

 

 

   
 
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